Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: castilla    03/06/2011    0 recensioni
un incontro casuale, iniziato nel modo meno ortodosso possibile, che cambia la tranquillità di una vita. si è disposti a cambiare tutto ciò di cui si è certi per questo o è meglio scappare, vivere un altro amore, certi di conservare il proprio io?
Proprio questo è il dubbio che nessuno mai vorrebbe affrontare, ma succede, a volte capita...e, quindi, in questo caso: cosa fareste?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dopo aver girovagato per due orette sotto l’acqua ad osservare i negozi chiusi, era Domenica dopotutto, mi costrinse ad andare a casa sua.

Cercai di oppormi ma il fattore fisico era a mio sfavore: anche se conoscevo l’autodifesa basilare, anche se correvo ogni giorno, Manfred era sicuramente più forte di me. Che facesse judo o pugilato?

Tutto il complesso in cui abitava gridava classe dal primo gradino dell’ingresso: era un bel palazzo di pochi piani con la facciata in stile liberty ristrutturata. Appena entrati si apriva una dolce scala ad ampia chiocciola che abbracciava ogni piano fin al sottotetto. Il corrimano era in ferro battuto con le tipiche decorazioni floreali che mi riportavano a quello di Victor Horta all’hotel Tassel.*

Tutto il quel luogo suggeriva la leggerezza e la freschezza che lo stile liberty aveva infuso nella sua epoca, era di una bellezza scanzonata, giocosa, che risvegliava la passione per il bello che c’è in ogni essere umano con le sue linee curviformi, con i colori rarefatti dell’oro, con l’attenzione alle arti minori che quotidianamente avevamo sotto mano. Mi piaceva notare questi piccoli dettagli a cui molti non davano caso.

“Saliamo?” Manfred teneva aperto l’ascensore guardandomi interrogativo, probabilmente era cieco nei confronti di una bellezza che non lo sfiorava più di tanto, perché succedeva?

Stavo per negarmi, non mi fido molto degli ascensori a cinghie e non a pressione idraulica, semplicemente per un atavico terrore della possibile rottura delle cinghie.

Manfred mi afferrò per un braccio, avrei voluto avere in mano un macete per amputarlo. 

Potei capire il perché di quella indifferenza solo vedendo il suo appartamento. Se lo stile liberty trasmette il calore della sua vivacità, della novità e della gioia di vivere, l’appartamento di Manfred ti catapultava esattamente nell’opposto: viveva in una casa di perfetto desine asettico, di fretto acciaio e forme amorfe. Non era una casa dove tornare, non era una casa dove avrei vissuto io. Forse, eravamo due antipodi.

“Non ti piace?” mi studiava con attenzione.

“Ho detto forse il contrario?” piegai la testa di lato: no, più la guardavo, più trovavo questa casa assurdamente lontana da tutto ciò che io ritenevo bello, confortevole e accogliente.

“Non a parole” scrollò le spalle deciso e s’avviò verso il salotto. In fondo, chi ero io per giudicare? Non avrebbe di certo cambiato tutto l’arredamento per un mio giudizio negativo.

Io non avrei resistito molto in una casa così controllata, perfetta, pulita.

Necessitavo del disordine, del caos primordiale, come l’attimo in cui nacque l’universo: quel momento di infinito atemporale che si raccoglie in sé ed esplode creando il cosmo con le sue galassie, le sue stelle e i suoi sistemi.

In quel momento di grandiosa maestà, trovavo il mio kósmos* nel caos.

Non ci fu alcun tipo di preliminare delizioso e stuzzicante, mi trascinò verso il soppalco dove c’era la sua camera da letto, mi lanciò al centro di questo e mi saltò addosso.

Non nego che il sesso rude sia anche piacevole, ma non come lo intendeva lui: morsi, graffi e strattoni di quell’intensità suggerivano quasi un’incapacità emotiva, come se non volesse perdere il controllo della situazione.

Mi risvegliai in un letto sfatto come un gatto, con Manfred addormentato al mio fianco.

Sentivo le labbra farmi male per esser state baciate, morse e succhiate a più riprese.

Massaggiai qualche muscolo dolorante, ma sapevo che se avevo ricevuto qualche carezza pesante, anch’io ne avevo date e n’ero soddisfatta.

Se guardavo le pareti mi sentivo a disagio: tutte grigie e prive di fotografie. Come si poteva abitare costretti in quelle mura soffocanti?

Mi concentrai sul bell’addormentato: rilassato nel suo sonno sembrava letteralmente un’altra persona, era bello da osservare come un quadro che catalizza su di sé tutta la luce di una stanza.

Poteva continuare a dormire quanto voleva, io non lo avrei di certo svegliato, era pur sempre l’alba e mi piaceva davvero osservarlo: chissà quali sogni stava vivendo in quel momento?

Presto, però, avrebbe dovuto abbandonarli, tornare alla realtà per l’inizio di una nuova settimana di lavoro.

Anch’io dovevo prepararmi e forse, tornare a casa, non era una malvagia idea.

Mi rivestì quietamente nel silenzio della casa, scesi in salotto e uscì diretta a casa mia.

Non mi sentivo in obbligo, ero libera come l’aria, non c’era alcun legame tra noi, nessun contratto; però, questo non placava l’ansia che provavo in fondo all’anima, un senso di vuoto come se qualcosa fosse perso in me e niente potesse riempire questa voragine incolmabile. Era così importante dare un’etichetta ad una relazione? No, non era questo quello che mi preoccupava; avevo vissuto per troppo tempo storie chiamate “fidanzamenti” e n’ero rimasta delusa, forse adesso volevo vivere qualcosa di meno impegnativo, che non mi condannasse a mettere in gioco tutta me stessa emotivamente con il rischio di uscirne ammaccata e sanguinante nell’animo.

 Non avevo alcuna intenzione di soffrire, non ora, non per amore.

Chissà perché si cerca dannatamente qualcuno che colmi quel nostro spazio vuoto, ho sempre odiato le leggende sulla “metà della mela” o “un anima divisa in due corpi”: io ero io, un’entità singola ed indivisibile che si era formata da una serie di trascorsi ed esperienze, che non poteva avere affatto una metà perfetta le cui labbra combaciassero alle mie come parti di una tazzina rotta.

Erano tutte sciocchezze da innamorati, non romantici: i romantici trovavano il sublime nella potenza terribile della natura, nello sconvolgimento dei sensi, nel sentirsi un granello nel mare dell’universo; non centravano affatto con le sviolinate pacchiane di San Valentino o affini, odiavo la gente che definiva questo tipo di cose “romantiche”. Il romanticismo è una corrente di pensiero, un sentimento artistico ben preciso che nell’attuale viene banalizzato, privato di una bellezza indescrivibile con mere parole e mi deprime nel profondo.

Probabilmente, però, ero io a non voler accettare la possibilità di mettermi in gioco, di non accettare il fatto che per amare si deve mettere a nudo tutta un’anima a 360°, qualcosa che poteva venir rifiutato e non ero pronta a tale possibilità.

Cara era già in ufficio quando arrivai, sembrava felice ma non capivo l’esatto motivo di tale euforia e non mi sbilancia nemmeno a chiederne il perché, presa com’ero dall’impellenza di consegnare un pezzo prima che il mio capo uscisse dai meandri del suo ufficio e sbraitasse, come l’infernale Minosse dantesco, parole minacciose in mia direzione.

 

--------

nuovo chappy che posto solo ora, in gran ritardo! mmm, però qualche commentino ogni tanto non sarebbe un dispiacere, anzi, sarebbe un toccasana per il mio ego...speriamo!

primo * vi chiederete di cosa stia farneticando, ebbene ho una insana passione per il liberty e per quest'uomo. linkiamo un pò:

            hotel tassel(bruxelles): la scala che cito http://www.google.it/imgres?imgurl=http://www.settimatorre.com/_immagini/articoli/architettura_e_fantasy/21_Casa_Tassel_Bruxelles_Victor_Horta.jpg&imgrefurl=http://edio71.splinder.com/tag/art%2Bnouveau&usg=__2A_cMgkPhRuj1fE1diC9HlDpp7c=&h=800&w=631&sz=166&hl=it&start=2&sig2=cOvu9AUAm1o0zVVdyTdb4w&zoom=1&tbnid=HOosetilbJGFpM:&tbnh=143&tbnw=113&ei=UgroTfHyMIm0-QbB_Z2-Dw&prev=/search%3Fq%3Dhotel%2Bsolvay%2Bcorrimano%2Bin%2Bferro%2Bbattuto%26um%3D1%26hl%3Dit%26sa%3DX%26biw%3D1230%26bih%3D533%26tbm%3Disch&um=1&itbs=1

              esterno:http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/3/34/Victor_Horta_Hotel_Tassel.JPG

            per chi non ha una idea precisa del liberty o per chi ha voglia di vedere qualche immagine di questa corrente:

             http://www.treadwaygallery.com/ONLINECATALOGS/December2005/catalog/images/large/0547.jpg

            http://www.artrenewal.org/pages/artwork.php?artworkid=4417&size=huge

            http://share.dschola.it/itcpascal-giaveno/arte/Art%20Nouveau/54-Klimt,%20Giuditta%20I%20[1901-Aureo%20(Adele)].jpg non le rende giustizia ma dovevo mettere quest'opera di Klimt.

secondo * = ci tenevo a metterlo in greco perchè significa "ordine" nell'accezione massima che gli si può dare, cosmo mi sembrava riduttivo!

 

sperando vi sia piaciuto, al prossimo capitolo!!!!

bises, casty!!

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: castilla