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Autore: lames76    06/06/2011    2 recensioni
Tutto ha avuto inizio quando Elos mi ha fatto leggere alcuni racconti che aveva preparato come background per un suo personaggio di un gioco online. Mi appassionarono molto e decisi di scrivere qualcosa nella stessa ambientazione.
E' passato molto tempo da allora e sono scucesse varie cose, ora l'ispirazione pare essere tornata e mi sono deciso a publicare qui quello che ho prodotto finora.
Ho integrato il racconto con un'ambientazione originale da me inventata, l'ho dovuto solo leggermente modificare per farcelo stare.
Spero vi piaccia e vi appassioni, attendo e spero di ricevere commenti e consigli!
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1


Il cavallo entrò nell'accampamento con passo impettito. Era uno splendido esemplare di frisone occidentale, un cavallo da guerra, un vero destriero. I ciuffi di pelo poco sopra gli zoccoli erano perfettamente puliti nonostante il sentiero fosse zuppo di fango, quasi come se il cavallo non stesse affondando le sue zampe in quella mota ma vi scivolasse sopra senza immergervisi.
Il colore del suo manto era nero, un nero lucido, con la criniera pettinata in una lunga treccia e la coda, anch'essa perfettamente pulita, che sbatacchiava a destra e sinistra allontanando le poche mosche che parevano, anch'esse come gli uomini, restie ad avvicinarsi alla magnifica bestia.
Sopra di esso cavalcava un cavaliere, la sua armatura era fatta di cuoio ispessita da alcune piccole placche di metallo ed era lucida; alcune delle placche erano ornate con dei ghirigori e molti dei presenti nell'accampamento si chiesero perché fosse necessario abbellire un oggetto destinato a subire immancabilmente dei danni per salvarti la vita,
Anche l'andatura del cavaliere pareva leggermente impettita, restava rigido sulla sella in posizione molto formale; tratteneva con una mano le redini quasi distrattamente, come se non ce ne fosse stato bisogno e l'animale avesse saputo perfettamente dove andare e cosa fare. L'altra mano era appoggiata all'elsa della spada che gli pendeva dal fianco; anch'essa era splendidamente ornata e recava inciso all'attaccatura della lama un simbolo, una spada sopra due fulmini incrociati.
Sulla testa il cavaliere indossava un elmo corinzio che lasciava solo intravedere un paio di occhi castani che saettavano a destra sinistra attenti ed una bocca serrata.
Sulla schiena portava legato uno scudo, l'emblema ivi impresso era di nuovo una spada che sormontava due fulmini incrociati in campo nero ed anche questo pareva perfettamente nuovo, come se non fosse mai stato utilizzato prima.
La sua figura, all'interno di quel rozzo accampamento, costruito in mezzo ad una pianura sporca di fango ed escrementi di cavallo, stonava terribilmente.
Il cavaliere si fece largo tra gli uomini che lo osservavano stupiti ed avanzò fino a portarsi di fronte alla tenda più grande, posta proprio centro. Una volta giunto, diede una leggera carezza sul collo del cavallo che, in risposta, si fermò scalpitante. Senza dire nulla, agilmente nonostante il peso che portava sul corpo, scivolò a terra e poi si mise a qualche metro dai lembi della tenda, senza pronunciare alcuna parola, come in attesa.
Uno dei soldati che fino a quel momento era rimasto distrattamente appoggiato ad un barile, si alzò sbuffando e strascinando i piedi, forse a causa di tutto l'alcol ingurgitato la sera precedente, sfilò di fianco al cavaliere e infilò la testa all'interno della tenda, «C'è qui un bellimbusto che credo voglia vedere te!»
Nel frattempo il cavaliere si era tolto l'elmo, mettendolo sotto il suo braccio destro, il suo volto era quello di un ragazzo abbastanza giovane, non avrà avuto più di vent’anni, ma l'espressione che albergava sul suo viso era fiera e determinata.

Dalla tenda sbucò fuori un uomo alto quasi due metri e largo in proporzione. Stava a petto nudo e si poteva notare perfettamente che un bagno era qualcosa che aveva fatto solo una vita prima, visto il sangue raggrumato ed il fango secco che gli adornavano i pettorali muscolosi e si impastavano con i peli del suo petto e delle sue braccia. Non sembrava pienamente sveglio e, forse, anche lui pativa i postumi di una sbornia recente.
Osservò il cavaliere dall’alto in basso, visto che gli dava almeno venti centimetri e poi sputò per terra, da un lato.
«E tu che diavolo vuoi!», ruggì senza preamboli investendo il volto del ragazzo con una zaffato di alito pestilenziale dal forte odore di alcool ed una pioggia di goccioline di saliva.
Il cavaliere non parve particolarmente colpito dalla sfuriata, sollevò lo sguardo fino a puntare i suoi occhi castano scuri su quelli dell’uomo e poi parlò con voce calma, «Sono Sir Pardisan Stormblade e sono qui per unirmi a voi»
L’uomo rimase un istante immobile, come se cercasse di capire se quello scherzasse o meno, ma quando vide che sembrava serio buttò indietro il capo e rise.
«Damerino questo non è posto per te!», sbraitò tornando a fissarlo e trattenendo un sigulto, «Tu ed i tuoi vestitini puliti non durereste un giorno, vattene!», si voltò barcollante pronto a infilarsi nuovamente nella tenda.
Fu costretto a fermarsi perché qualcuno gli aveva bloccato il polso della mano destra in una morsa, trattenendolo. Tornò a voltarsi e notò il cavaliere che lo stava guardando con espressione torva, «Ho detto che sono qui per unirmi a voi»
Non avrebbe mai detto che quel ragazzetto avesse una stretta così forte. Diede uno strattone e se ne liberò, «Ok hai bisogno di una lezione», mormorò portandosi da un lato ed afferrando una delle spade che era stata conficcata nel terreno a punta in giù vicino all’ingresso della sua tenda.
Il cavaliere arretrò, si sfilò lo scudo dalla schiena assicurandolo alla sella del cavallo. Il destriero sbuffò e poi fece qualche passo indietro, così come si fecero indietro anche gli uomini che però si assieparono tutto attorno a loro incuriositi, formando un ampio cerchio.
«Cercherò di non ammazzarti, ma non te lo prometto», bofonchiò l’uomo, «Dopotutto sei ancora un poppante», fece roteare la spada con destrezza, facendo fischiare la lama nell’aria.
Il cavaliere estrasse a sua volta la sua arma. La spada pareva essere nuova, come il resto dell’equipaggiamento, perfettamente lucida e pulita. La sollevò parallelamente a se stesso portando l’elsa al volto in una sorta di saluto.
L’altro scoppiò in una risata iniziando ad avanzare verso di lui.
   
 
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