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Autore: Katniss85    06/06/2011    1 recensioni
Il primo amore non si scorda mai. Luce lo sapeva bene. Soprattutto quando si trovò seduta su una seggiola di plastica rossa a tenere la mano del suo primo amore:Riccardo.
Riccardo aveva fatto un incidente. Due giorni prima,in moto. Gli era andata bene,poteva andare peggio. Questo avevano detto i dottori.
Riccardo sarebbe rimasto paralizzato. Dalla vita in giù. Non avrebbe sentito più nulla,come se non avesse più le gambe.
Lui ancora non lo sapeva.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao ragazze,vi ringrazio per l'affetto che riservate anche a questa micro storia. Questo capitolo è più corto del solito,ma recupererò con il capitolo 5,che invece sarà più lungo. Grazie a tutte.

Silvia

 

Capitolo 4

Poi lei tornò.

Una sera di gennaio,con una valigia in mano e la promessa di non lasciarlo mai più.

E Luce affogò,nel cappio d'amore che lei stessa aveva preparato con cura.

Il sorriso di Riccardo,alla vista di Cristina,lo strinse così forte,quel cappio, che fu costretta ad andarsene per cercare respiro altrove.

Luce aveva smesso di galleggiare. E aveva iniziato ad affogare.

Ad affondare aveva iniziato molto prima.

Dormendo accanto a lui.

Sintonizzando il suo cuore sul suo respiro.

Immagazzinando ogni informazione,ogni smorfia,ogni sorriso di lui.

Ogni giornata bella,ogni giornata brutta trascorsa con lui e per lui.

Giorno dopo giorno,notte dopo notte,si era sintonizzata sulla vita di Riccardo,smettendo di vivere la sua di prima,e plasmando la sua del momento su quella di lui. Con quella di lui.

Per lui.

E per se stessa,perché credeva di non poter farne a meno.

Luce se ne andò in silenzio,quella sera di Gennaio,con la stessa quiete e la stessa delicatezza con cui era entrata nella vita di Riccardo.

Senza far rumore.

A piccoli passi.

Lasciando che lui si abituasse a lei,senza sconvolgere ulteriormente la sua vita.

In fondo Luce lo sapeva:era un veicolo per il bene,non il bene di Riccardo.  

Si era solo illusa di contare qualcosa di più per Riccardo.

Si era illusa che aiutandolo,avrebbe conquistato un piccolo spazio nel suo cuore e con il tempo,poco a poco,lui avrebbe iniziato a provare una briciola dell'amore che lei provava per lui.

Ma tutto questo era avvenuto nella sua mente.

La verità era che Riccardo non aveva mai smesso di pensare a Cristina,non aveva mai tolto la foto di loro due sorridenti dal comodino della sua camera,non aveva mai cancellato il numero di lei dalla rubrica del telefono.

Luce sapeva tutto questo,eppure era stato così facile cadere nella menzogna della sua mente.

Era stato facile cadere in trappola,ora era impossibile liberarsi.

Tornò alla sua vecchia vita. Tornò a passare le serata in casa,nella sua casa,da sola. Tornò ad occuparsi di nessuno,a parte sé stessa.

Ma non aveva gran voglia di pensare a lei.

Non voleva pensare a lei senza Riccardo.

Pian piano nella sua mente affiorò un pensiero che le parve la verità.

Lei aveva sperato che Riccardo sentisse il bisogno di lei,come lei sentiva il bisogno di lui.

Sperava che,in quel modo,da quel bisogno,nascesse l'amore.

E pianse per questo. Perché si rese conto di essere stata egoista,di aver approfittato di quel momento così delicato della vita di Riccardo per estromettere Cristina dal suo cuore.

Non era meglio degli altri. Non era meglio di chi se n'era andato incurante di lui.

◊◊◊

Riccardo sorrideva a Cristina.

Cristina che era tornata e che diceva di amarlo.

Cristina che si scusava per averlo lasciato in quel letto di ospedale,senza una spiegazione,senza una parola,senza una carezza,come se fosse un gioco rotto abbandonato su un letto,su un angolo.

Ma pensava a Luce.

Quando Cristina lo svegliava,alla mattina, pensava che il profumo di Luce era più buono e che la dolcezza di luce era più dolce.

Pensava che voleva di nuovo la mano di Luce che,prima ancora che lui aprisse gli occhi,quando credeva che ancora dormisse,le passava un mano sulla fronte e si chinava su di lui.

E allora poteva sentire il suo respiro. Allora riusciva ad aprire gli occhi. Allora capiva che avrebbe potuto ad affrontare un'altra giornata.

Quando andava a letto alla sera e Cristina si coricava al suo fianco,pensava che non era lo stesso. Il calore che emanava Luce era più forte e gli riscaldava la schiena, e le ossa e tutto quello che si era spezzato in lui.

Anche senza toccarlo.

Perché Luce non lo toccava.

Non si stringeva al suo corpo,come faceva Cristina. Non appoggiava le sue mani,la sua fronte,il suo viso sulla sua schiena.

Si rannicchiava dietro di lui,il viso verso le sue spalle e dormiva,quasi fossero due coinquilini dello stesso letto.

Cristina lo abbracciava,ma il calore non era lo stesso.

Era un calore freddo,sterile che lo faceva rabbrividire e lo faceva sentire solo.

Luce possedeva il calore di cui Riccardo aveva bisogno.

Luce se n'era andata e aveva portato via con sé quel calore,e tutto quello di cui Riccardo aveva bisogno.

 

   
 
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