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Autore: alessia21685    08/06/2011    9 recensioni
Cosa fareste se vi innamoraste perdutamente del vostro peggiore nemico?
Se sapeste che per salvare il futuro del mondo e delle persone a voi più care dovrete uccidere la vostra unica ragione di vita?
Quando l'amore e la passione sono così forti da strapparti l'anima, anche il bene e il male si mescolano, al punto da non riuscire più a discernere l'uno dall'altro.
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Tom O. Riddle
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Eccomi qui con un nuovo capitolo! Scusate se ci ho messo tanto!! è tempo di esami e sto impazzendo!

Buona lettura a tutte e grazie mille per i bellissimi commenti che mi regalate sempre! :)


 17 gennaio 1934

Oggi è venuto il prete. Volevano che mi vedesse.

Ha cercato di parlare con me ma io avevo paura,continuava a parlare in latino e a puntarmi il crocifisso addosso.

Non ho aperto bocca.

Il direttore dell’orfanotrofio ha bisbigliato qualcosa alle istitutrici, non so bene cosa, ma suonava come “stupido”.

Mi hanno afferrato per le spalle e mi hanno scosso ,facendomi male.

Le unghie nere e affilate del prete mi entravano nella carne delle braccia, proprio sulla pelle ustionata dall’olio bollente che mi è schizzato ieri sul braccio destro al turno di punizione in cucina.

Continuava a scuotermi e a gridare, il dolore mi faceva appannare gli occhi di lacrime, ma non piansi.

Ero  così arrabbiato.

Ho sentito di nuovo quello strano formicolio alle mani, quella sensazione di potere.

D’un tratto la Bibbia appoggiata sul tavolino accanto a me ha preso fuoco.

Fiamme rosse e blu alte quasi un metro, che fecero gridare le istitutrici, mentre il prete cercava di spegnerle buttandoci sopra l’acqua santa della sua bottiglietta.

Ovviamente, credono che sia stato io, anche se non sanno bene come.

Magari avessero preso  fuoco tutti, l’intero orfanotrofio,  insieme al libro.

Hanno detto che prenderanno provvedimenti, visto che non voglio collaborare.

“Una punizione che ti farà passare la voglia di fare scherzi” così han detto.

Evidentemente hanno capito che le bacchettate con la stecca di bambù non mi fanno più né caldo né freddo. Ci vuole altro.

 Ma io l’ho  giurato: Non riusciranno, a vedermi piangere.

 

Cap. 12: Vorresti...


Le giornate, alla vecchia Hogwards, passavano veloci come non mai.

Hermione si rendeva a malapena conto di quello che capitava attorno a lei.

Passava le sue giornate in una sorta di automatismo, andava a lezione, studiava, parlava con Sarah e con qualche altra ragazza simpatica.

Ma era come se non esistesse, come se non vivesse veramente.

Quando si prova, anche solo per un attimo, l’ebbrezza della vera felicità, quella che ti scuote dentro riempiendo le tue vene di pura linfa vitale, è come se tutto il resto venisse sostituito da un vago,appannato senso di vuoto. Una esistenza priva di vita, come il guscio vuoto, abbandonato, di una crisalide .

Da quella mattina all’infermeria, non era più riuscita  a parlare con Tom.

Lui non glielo permise.

Ogni volta che era andata a trovarlo al suo letto d’ospedale,  lui dormiva –o fingeva di dormire-, e lei si era dovuta accontentare di sedersi per un po’ a guardarlo mentre respirava lentamente sul cuscino, sperando che prima o poi si svegliasse, o si stufasse di quella pantomima.

Alla fine, si decideva ad andarsene, con una profonda sensazione di vuoto e delusione nel petto.

L’infermiera diceva che si stava rimettendo in fretta, era una ragazzo forte, diceva, e che ne aveva viste di peggio.

Quando Hermione le chiese a cosa alludesse, lei si limitò ad alzare le spalle, e quindi non approfondì l’argomento con ulteriori domande.

D’altronde poteva intuire facilmente a cosa alludesse.

Dopo aver visto le cicatrici che sfregiavano la sua pelle, sia sulle mani che sulla schiena, e soprattutto dopo aver letto alcune pagine del suo diario, si era fatta un’idea.

Quel ragazzo era stato sottoposto a ogni genere di punizione fisica, già dalla tenera età di sei, sette anni.

Hermione si chiese se fosse  per questo che non riusciva a evitare di andarlo a trovare mattina e sera.

Sapeva che aveva un debole per le ingiustizie, per le vittime di soprusi , e soprattutto per le cause perse.

Glielo avevano ripetuto più e più volte Ron e Harry, fin dai tempi della fondazione del C.R.E.P.A.

Eppure, anche se non voleva ammetterlo, c’era qualcosa di più, qualcosa di molto più grosso e spaventoso della pietà, a spingerla a pensare a lui sempre, notte e giorno.

Qualcosa per cui, lo sapeva bene, sarebbe dovuta andare all’inferno.

Dopo il sogno che aveva fatto la notte dopo il loro… “incidente” , si era imposta di non pensare più al loro bacio.

Si era obbligata con tutte le sue forze di dimenticare tutto. Lo doveva fare, se non voleva impazzire.

Si era messa a studiare come una matta, non solo sui libri di scuola, tra l’altro ormai obsoleti e di cui conosceva i paragrafi a memoria, ma su qualsiasi libro della biblioteca le capitasse a tiro.

Certo, teneva anche sempre un occhio aperto su ogni possibile “stranezza” o segnale d’allarme. Dopotutto, quello era l’anno in cui la Camera dei Segreti era stata aperta, e la consapevolezza che un Basilisco si nascondeva tranquillamente sotto le fondamenta del castello in attesa di essere liberato non era molto tranquillizzante.

Eppure con Tom ancora in infermeria poteva stare  tranquilla, per ora.

Ma quanto sarebbe durata? Ormai era passato più di un mese, un tempo incredibilmente lungo per una degenza in infermeria. Il veleno di Avvincino era molto potente, certo. Ci volevano settimane per depurare il sangue e molti giorni per recuperare le forze.

 

Mentre pensava a tutto ciò, Hermione sedeva al tavolo dei Serpeverde, succhiando la punta della penna  tra le labbra.

Era pomeriggio, e la Sala Grande era piena di ragazzi che ripassavano, o che per lo più chiacchieravano allegramente.

Mancavano poche settimane ad Halloween , e lei in quanto Prefetto doveva occuparsi dell’allestimento delle decorazioni.

Sarebbe stato tutto molto più semplice se mentre scriveva le varie  idee che le venivano in mente non ci fosse stato Cam, a infastidirla con le sue occhiate lascive.

Non sapeva da quando fosse iniziata quella storia,forse dalla cena col Lumaclub che aveva frequentato  lo scorso sabato.

Mentre Hermione si gustava il suo soufflé alla vaniglia e zenzero, aveva notato due occhi azzurri fissarla, attraverso il ciuffo di capelli dorati. Non era un occhiata casuale, né uno sguardo casto.

Lei era arrossita e aveva subito abbassato lo sguardo.

Poi aveva sentito sotto il tavolo un piede che si strusciava sulla sua gamba e aveva fatto un salto all’indietro sulla sedia, alzando la testa di scatto verso di lui, che le faceva l’occhiolino e si leccava le labbra sporche di zucchero a velo.

Da allora, anche se lei cercava di evitarlo come la peste,se lo ritrovava sempre fra i piedi.

Qualsiasi ragazza della scuola avrebbe ucciso per essere al suo posto, Cam era uno dei più ricchi, arroganti e affascinanti  figli di buona donna di Hogwards.

Ma a lei dava solo il vomito. Era una persona disgustosa, viscida. Poteva percepire il male dentro di lui.

Eppure nessuno sembrava accorgersene. Tutti vedevano il male in Tom Riddle, era lui, quello da evitare, da temere.

Ma Hermione sentiva che dietro quella facciata gelida e impenetrabile,dietro la maschera del futuro mago più oscuro di tutti i tempi, forse si nascondeva solo un orfano spaventato.

Ci doveva essere del buono in lui, dopotutto le aveva salvato la vita!

“Un penny per i tuoi pensieri!” Sarah si era seduta di fianco a lei, con il suo sorriso a trentadue denti a illuminarle il faccino spruzzato di lentiggini color caramello.

Hermione sbuffò.

“meglio pipistrelli vivi o zucche incantate per decorare il salone?” mentì.

“Hum… tutti e due…” mormorò Sarah tamburellando le dita sulla pergamena scribacchiata di Hermione.

“Lo sai che Cam Middleton ti sta fissando vero?” aggiunse con una vocetta sottile ed eccitata.

Dall’altra parte del tavolo, Cam mosse le dita della mano per salutare, e con le labbrà  schioccò un bacio in sua direzione.

“E tu lo sai che non me ne importa un accidente vero?” ribattè lei, aggiungendo subito dopo un sorriso per non apparire troppo acida. Dopo tutto non era colpa di Sarah se a lei invece Cam piaceva da morire.

“Lo so che pensi sia un figo da paura, però…io davvero non lo sopporto!”

“Un… figo?” mormorò Sarah sollevando un sopracciglio in modo interrogativo.

Già, Hermione spesso di dimenticava che negli anni quaranta certi termini non erano ancora in voga, fra gli adolescenti.

“A volte parli davvero strano…comunque non preoccuparti, lo so che  Suor Hermione non si abbasserebbe mai alle avance di uno dei più belli e affascinanti ragazzi della scuola.”

Hermione stava per sbuffare, ma si trattenne.

“Ah, a proposito di…  “fighi” come dici tu…” continuò Sarah mentre si mordicchiava le unghie della mano destra. “Lo sai chi è appena ritornato dal quasi-aldilà?”

Stupidamente, Hermione non capì a chi stava alludendo.

“Tom Riddle…” bisbigliò alla fine l’amica, quasi spaventata dal pronunciare quel nome.

Per un attimo Hermione  sentì una strana sensazione di testa vuota e dolore al petto. Poi si accorse che aveva smesso di respirare, e prese una bella boccata d’aria per riprendersi.

Cercando di comportarsi nel modo più disinvolto possibile, gracchiò un “Ah si?” poco convinto.

A  Sarah brillarono gli occhi. “Lo sapevo! Lo sapevo che ti piaceva!” mormorò piano per non farsi sentire.

“No!” si affrettò a gridare Hermione. “Non mi piace affatto.”

“Va bene, come vuoi tu…” disse l’amica con un tono di voce accondiscendente, come quando di parla con un bambino o con un matto.

“Allora non ti spiacerà se lo invito al ballo di Halloween?”

Hermione quasi non si strozzò con la saliva. “Cosa!!”

“Hey, Hey! Stavo scherzando!” disse Sarah ridacchiando. “Figurati se io inviterei mai lui al ballo…nessuno lo farebbe. Lo sai com’è… strano.” Si scostò un ciuffo di spaghetti color carota dal viso.

“Sarà come tutti gli altri anni. Tom non  ci è mai andato al ballo, con nessuna. Ed è meglio così.”

 “Fate spesso un ballo, per Halloween?” Domandò perplessa. Nella Hogward a cui era abituata, non avevano mai organizzato balli, a parte quello del ceppo.

Ad Halloween il massimo che si poteva fare era il banchetto.

“Si, certo, tutti gli anni. è una tradizione millenaria!” Ribattè Sarah con gli occhi sognanti.

“Chissà chi mi inviterà quest’anno…”

Tutti gli anni. Tutti gli anni organizzavano una festa con un ballo per Halloween. E Tom non vi aveva mai partecipato. Non che la cosa la stupisse.

Eppure si chiedeva come mai la tradizione del ballo di Halloween non fosse stata mantenuta anche ai tempi moderni.

Forse per qualcosa che era successa durante una di quelle feste? Qualcosa di terribile,come un omicido?

Hermione non poteva non pensare a Mirtilla, agli enormi occhi del basilisco che lei aveva visto solo attraverso uno specchio, e che pure le avevano fatto gelare il sangue.

Proprio mentre le stava venendo la pelle d’oca, sentì una mano, appoggiarsi sulla sua spalla, e prima di voltarsi un fresco odore di sapone e spezie le solleticò le narici.

“Dobbiamo parlare.” La sua voce vibrò sulla sua pelle come una scossa elettrica.

Quando sollevò il viso, vide il volto bianco e liscio di Tom, dagli occhi stanchi e segnati da occhiaie bluastre, che la fissavano.

Non rispose, non aveva abbastanza fiato in gola per farlo, come se la sua sola vicinanza le avesse aspirato tutta l’aria dai polmoni. Si limitò ad annuire, e sentì le sue gambe molli come gelatina alzarsi in modo autonomo, per seguire il ragazzo che ora procedeva rapido verso l’uscita della sala.

Il suo corpo sembrava così robusto e forte, nonostante avesse passato l’ultimo mese a letto, mentre sfilava fra i tavoli, ignorato da tutti, come se nessuno volesse incrociare il suo sguardo.

Hermione lo seguì fuori dalla Sala Grande,fino alla biblioteca ,stranamente deserta visto l’ora.

L’odore di pergamena,legno vecchio e polvere la avvolse come in un abbraccio, calmandola un poco.

Per un attimo rimase a fissare la schiena di Tom,il silenzio interrotto solo dai tuoni attutiti di un temporale imminente.

Poi lui si voltò, e il cuore le rischizzò in gola.

“Volevo ringraziarti.” La sua voce era flebile, il suo tono così diverso dal solito che per un attimo Hermione non lo riconobbe.

 “Grazie per avermi portato in infermeria quella notte.”

I suoi occhi color giada erano fissi alle assi di legno liso del pavimento.

Hermione era così sorpresa che per un attimo fu come se avesse perso la parola.

“Grazie?” Balbettò.

“Se non fosse stato per te sarei morto.” Mormorò lui tra i denti, come se odiasse ammettere a se stesso, quanto doveva essere apparso debole in quel momento.

“Ma sei tu che mi hai salvato la vita, sei tu l’eroe Tom, non io!” esclamò con forza Hermione.

Lui ridacchiò amaro.

 “Non sono affatto un eroe,credimi. Tu non mi conosci. Non sai cosa sono capace di fare.Le cose che ho fatto.”

Hermione fissò addolorata la ruga che si formava sulla sua fronte, una piega di dolore che le strinse il cuore.

“Non ti sei mai chiesta, perché qui tutti mi temono?”

Un bagliore sinistro baluginò nei suoi occhi,facendo rabbrividire Hermione fino al midollo.

“Perché mi hai salvata?” disse Hermione tutto d’un fiato, incapace di trattenersi.

La domanda lo prese alla sprovvista.

Per un attimo i suoi occhi si spalancarono in modo terrificante ed Hermione temeva potesse colpirla o scappare da un momento all’altro.

Si voltò verso la finestra, osservando le gocce di pioggia che avevano iniziato a scorrere come lacrime sui vetri opachi .

Il bagliore di un lampo illuminò il suo profilo, i suoi riccioli neri perfettamente pettinati da una parte, il suo naso dritto , la bocca carnosa e infantile. Poi un tuono rimbombò lungo le pareti di pietra,facendole tremare la cassa toracica.

 “Perché  sei la prima persona a cui sembra importi qualcosa di me.”

La semplicità e la fragilità di quelle parole la sconvolsero. Nel cervello le apparvero i caratteri di inchiostro impressi sul suo diario con una scrittura infantile, i cupi pensieri e le paure di un bambino abbandonato.

“Oh, Tom…” mormorò facendo un passo avanti per prendergli la mano, ma lui si retrasse.

“Ma non capisco il perché.” Continuò lui, con voce gelida.

“Perché sei così diversa dagli altri, persino dalle altre ragazzine stupide e infatuate? Perché mi hai portato all’infermeria quella notte? Perché venivi sempre a vedere come stavo?Che ti importa di me?”

Il cuore di Hermione sussultò. Allora lui sapeva, la aveva sentita quando andava a trovarlo. Arrossì pensando a tutte le volte che era rimasta ore a fissarlo mentre fingeva di dormire.

“Non lo so.” Rispose con un soffio flebile fra le labbra secche.

Ed era la verità. Non sapeva perché aveva fatto quelle cose, mentre in teoria il suo compito era quello di ucciderlo.

Non sapeva perché anche  in quel momento  sentiva stringersi il cuore,guardando il dolore e la solitudine nei suoi occhi, o perché mentre lo fissava, bello come un angelo alla tenue luce del cielo grigio, le sue labbra formicolassero, nell’incalzante desiderio di baciarlo, di sentire ancora le sue labbra farsi avide e bollenti sulle sue.

Sapeva solo due cose.

Odiava Lord Voldemort.  Amava Tom Riddle.

“Io…non lo so. Davvero.” balbettò Hermione mentre il suo cuore galoppava .

Tom la fissò per un attimo, contraendo la fronte per la concentrazione .

Poi come niente fosse si voltò e si avviò verso la porta in silenzio.

“Tom!”

Lui si bloccò sulla porta.

“Vorresti venire al ballo con me?”

  
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