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Autore: Doralice    09/06/2011    5 recensioni
« E adesso? – le chiese d’impulso – Sei felice? »
« Che cos’è la felicità? » fece lei di rimando.
« Se vuoi ti leggo la definizione dell’Enciclopedia Treggufi. »
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Luna Lovegood
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da VI libro alternativo
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Note

Questa breve one-shot – mio unico esperimento di Harry/Luna, già pubblicata su Acciofanfiction, ma che pubblico qui in versione riveduta e corretta – è stata partorita nella lontana estate del 2006, subito dopo la lettura del Principe Mezzosangue. Sembra passato un secolo.

Già allora sapevo bene come sarebbe andata a finire e non m'illudevo che zia Row avrebbe cambiato registro... oltretutto devo dire che condivido le sue scelte finali. Ma so anche che, in fondo, non smetterò mai di essere una Harry/Luna shipper... ed una recente rilettura del Principe Mezzosangue mi ha ricordato il perché.

Buona lettura! :)







Faceva fresco nel giardino della Tana, era già la fine di Maggio ma si stava ancora bene – unico aspetto positivo di quella giornata.

Harry riuscì a schivare l'ennesimo placcaggio ansiogeno di Hermione, tutta tesa a carpire le sue emozioni e consolare eventuali traumi. Si rifugiò in un angolo poco affollato, dunque, con la ferma intenzione di passare il resto della giornata sorseggiando in pace la sua Burrobirra e guardandosi attorno con aria torva.

Davanti a sé si stava svolgendo un scena surreale: sotto il pergolato, un Ron dal colorito verdastro – come di chi sta per rigettare – stringeva la mano ad un indifferente Draco Malfoy.

Non invidiava Ron. Anzi, ringraziava il cielo di non essere imparentato con i Weasley, altrimenti avrebbe dovuto congratularsi anche lui con gli sposi. E in quel caso non sapeva se sarebbe riuscito a controllarsi dal prendere a calci Draco.

Era pur vero che la colpa non era tutta sua. Era stata Ginny – la piccola, dolce, cara, fedifraga Ginny – a dargli il ben servito. E quel demente di Malfoy aveva colto la palla al balzo.

Lo sapeva che non avrebbe dovuto nutrire quei pensieri ostili: ne era appena uscito e già ci ricascava. Troppo tempo sprecato a compiangersi, a chiedersi “dove ho sbagliato?”, ad odiarla – e a sentirsi in colpa per questo. Troppo, troppo tempo…

Eppure non poteva farne a meno.

E come poteva? Già faceva fatica a non essere incazzato con Ron, che l’aveva pregato, supplicato di venire al matrimonio per sostenerlo in quel nefasto momento. Ce l'aveva con lui, ma non riusciva – non poteva – essere troppo duro: da quel momento Malfoy sarebbe stato suo cognato. Insomma, con una sciagura del genere, non poteva mettersi anche lui a complicare le cose.

Tuttavia, la faccenda aveva dei lati divertenti. Un esempio? Be', c'erano le neo-consuocere che cercavano di intavolare un discorso senza guardarsi in faccia. Oppure Remus che scoteva la testa sconsolato mentre Tonks, con l’ausilio di un albero genealogico disegnato su un tovagliolo di carta, cercava di convincerlo che ora lui era imparentato con i Weasley. Senza contare Arthur, che non perdeva occasione per esprimere ad alta voce il suo rammarico del fatto che Lucius non potesse essere presente – Harry non si stancava mai di sentirglielo ripetere.

Insomma, non era una giornata gradevole, ma non si stava certo annoiando.

« È insolito, non trovi? »

Harry si voltò. Due grandi, bulbosi occhi grigi lo fissavano.

« Che cosa? Il fatto che un Malfoy sposi una Weasley o che una Weasley ami un Malfoy? » fece sarcastico.

Si sarebbe aspettato di tutto, ma non che Luna Lovegood venisse a dirgli una frase tanto scontata.

« No, intendevo l’abito. – disse lei sposando lo sguardo su Ginny – È di un colore che stona tremendamente con i suoi capelli. »

Harry si appuntò mentalmente di non dare nulla per scontato con Luna. Chi l’avrebbe detto che prima o poi si sarebbe tagliata i capelli, per esempio? E lui – proprio lui a cui piacevano tanto le donne con i capelli lunghi – notò come Luna, nonostante quell’aria da pulcino appena uscito dall’uovo, avesse acquisito una certa grazia.

Si voltò verso Ginny e pensò che, inevitabilmente, Luna aveva ragione.

« Sì, in effetti è un pugno in un occhio. » commentò, non senza una punta di soddisfazione.

« Quindi pensi che Ginny non lo ami. » aggiunse lei, ed era proprio un’affermazione.

Harry la guardò incuriosito.

« È incinta. – disse semplicemente – Neanche un Malfoy lascerebbe un bastardo in giro sapendo che è suo figlio. »

« Non è un commento carino nei confronti di Ginny. » notò Luna.

« Non sono io che ho combinato il guaio. » ribatté lui con un sorriso aspro.

Luna lo scrutò un attimo: « Ma avresti voluto. »

Harry per poco non si strozzò con la Burrobirra. Lei prese a dargli sonore manate sulla schiena, come aveva fatto tanti anni prima, a quell'assurda festa di Slughorn.

« Ma che stai dicendo?! » biascicò tra un colpo di tosse e l'altro.

« Non è mica una cosa di cui vergognarsi. – fece lei – Anch’io volevo fare un figlio con Neville, ma quando mi ha lasciata ho capito che una famiglia non era nei suoi progetti. »

La guardò allibito: « Tu… volevi un figlio da Neville? »

Aveva saputo che si erano lasciati. E adesso che sapeva il motivo, era un po' stupito: non sapeva spiegarsi perché, ma l'immagine di un quadretto famigliare che comprendeva Luna, Neville e un paio di marmocchi, non lo convinceva per niente.

« Ho ventotto anni, Harry. Non voglio diventare madre quando sarò troppo stanca per farlo. » spiegò lei semplicemente.

Harry si rese improvvisamente conto di non aver usato molto tatto. Ma qualcosa gli diceva che a Luna non importava granché.

« E adesso? – le chiese d’impulso – Sei felice? »

« Che cos’è la felicità? » fece lei di rimando.

« Se vuoi ti leggo la definizione dell’Enciclopedia Treggufi. » fece Harry ironico.

Luna lo fissò interrogativa.

« Ok, – sospirò lui – vogliamo fare un discorso serio? Non lo so cosa sia la felicità. Qualche volta mi è capitato di provarla, credo… ma non è una cosa alla quale ti metti a pensare. Cioè, non è che quando sei felice ti dici “sono felice”. Perché quando lo dici non è vero, stai mentendo a te stesso. Oppure… oppure è già troppo tardi, e ancora non te ne sei reso conto. »

Harry si interruppe di colpo. Aveva parlato a ruota libera, senza rendersi conto che stava dischiudendo i suoi pensieri più intimi ad una persona con la quale non aveva poi tutta quella confidenza. Sì, conosceva Luna da molti anni, avevano vissuto insieme esperienze incredibili eccetera, ma non si poteva dire che fossero amici intimi. E allora com'è che lei lo stava guardando come se lo capisse perfettamente?

« C'è un unico errore innato, ed è quello di credere che noi esistiamo per essere felici. » la sentì dire in tono ispirato.

Harry sorrise, vagamente stupito: « Schopenhauer. Ma... filosofia? Non avevo capito che stessimo facendo un discorso così serio. »

« Ogni tanto la filosofia aiuta ad orientarsi. – replicò lei – Come una bussola. »

« Quindi pensi che non dovremmo perseguire la felicità? » le chiese, scettico.

« Non credo che siamo in vita per questo. Sarebbe troppo riduttivo, non trovi? » commentò scrollando le spalle.

« Allora cosa ci si deve fare di questa benedetta vita? – obbiettò Harry allargando le braccia – E non dirmi che bisogna cercare di fare grandi cose per l’umanità, perché quella parte l’ho già realizzata. »

Luna annuì: « Allora è giunto il momento che tu viva. Per te stesso, intendo. »

« Quindi dovrei semplicemente… vivere? – rise amaramente – Allora tanto varrebbe essere in coma: anche quello è “vivere”. »

« Oh, sì! – saltò su lei, estasiata – Ed è un’esperienza insostituibile... abbandonare il proprio corpo, lasciare che l’anima vaghi per i mondi senza catene. È qualcosa che desidererei provare. »

Harry sgranò gli occhi e la guardò sinceramente preoccupato: « Essere in coma? »

« Essere libera. » lo corresse.

« Ma noi siamo liberi, Luna. – ribatté lui – Oppure consideri il corpo come una prigione? »

Lei si fece pensierosa.

« No, ma a volte ho la sensazione che starei meglio senza. – spiegò – Sai, mi sta stretto. »

Harry scoppiò a ridere.

« Perché ridi? » gli chiese con aria curiosa.

« Scusa, non rido di te. – si affrettò a dire – Ma… è così buffo! A te sta stretto il corpo, a me sta stretta l’anima. Alle volte vorrei essere un animale: vivere alla giornata, senza coscienza, senza capacità di pensieri profondi. »

« Gli animali hanno la coscienza. » obbiettò Luna.

Aveva l'aria profondamente sicura di chi sta dichiarando una verità assoluta. Harry s'era dimenticato che lei era una studiosa di Creature Magiche.

Scosse la testa, un po' affranto e un po' divertito: « Insomma, non ho proprio vie di scampo. »

Luna annuì: « Mhm… no, credo che dovrai vivere la tua vita, dopotutto. »

I due si guardarono per un momento, in silenzio. Un silenzio che però non aveva niente d'imbarazzante. Ed era bizzarro, perché spesso gli occhi di Luna e il loro scrutare senza malizia gli avevano messo un certo disagio.

« Lo sai? – fece perplesso – Mi hai fatto dimenticare che sono al matrimonio della donna che amavo. »

« Ed è un bene? » gli chiese inclinando appena la testa.

Harry fece spallucce: « Non lo so… ma dovremmo vederci più spesso. »

« Lo penso anch’io. – disse Luna battendo le palpebre – Mi sei sempre piaciuto. »

Harry si sentì come sotto l'effetto di un Petrificus Totalus.

« Come? » riuscì a dire con un filo di voce.

« Mi sei sempre piaciuto. – ripeté lei con convinzione – Ma ho pensato subito che tra noi non avrebbe funzionato. »

Harry fissò un punto nel vuoto e non parlò. Era troppo colpito dalla rivelazione. O dal fatto oche in un certo senso l'aveva sempre saputo? Forse entrambe le cose.

« Ti ho messo in imbarazzo. » fece lei dopo un po’.

Alzò lo sguardo su di lei e la vide per la prima volta dispiaciuta. I grandi occhi grigi avevano assunto una sfumatura opalescente.

« No, è solo che... – si schiarì la voce – lo pensavo anch’io, sai? »

« Veramente? »

Era tutta illuminata. Harry si trovò a pensare che non gli era mai sembrata così carina. E si chiese perché: lei carina lo era sempre stata.

« Sì, – disse con un gran sorriso – ma forse ci sbagliavamo entrambi, no? »

« Forse. » gli fece eco, trasognata.

Seguì un lungo silenzio. Entrambi non riuscivano a trovare niente di sensato da dire, e così ebbero la buona idea di non parlare.

Harry finì la sua Burrobira e si trovò come impacciato. Cosa doveva fare? Conosceva abbastanza bene Luna da sapere che con lei non ci si poteva comportare come con una ragazza qualsiasi. Perché lei era speciale, anche se non nel modo che aveva sempre pensato – o non solo il quel modo, per lo meno.

« Credi che… » cominciò.

« Vuoi baciarmi? » lo interruppe lei.

Harry arrossì. E si diede dello scemo: neanche avesse avuto quindici anni.

« Puoi baciarmi se vuoi. – aggiunse, con quello che Harry aveva l'impressione che fosse una tono adorabilmente imbarazzato – Non ho molta esperienza in queste cose, ma non mi dispiace se mi baci. »

Harry non se lo fece ripetere due volte.

« Baci meglio di Neville. » commentò Luna dopo un lungo, delizioso momento.

« Non è un commento carino nei confronti di Neville. » ribatté lui, facendo il verso a ciò che lei gli aveva detto poco prima.

« Hai ragione. – fece lei divertita – Riproviamo, magari mi sbaglio. »

   
 
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