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Autore: Julia Weasley    10/06/2011    18 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.'
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 Non può piovere per sempre

Capitolo 26
Intrusi nel maniero
 
 
Il momento di entrare in azione era infine giunto. Rachel e Regulus avevano pianificato tutto nei minimi dettagli.
Lei aveva scoperto quali fossero gli orari in cui Lucius Malfoy andava al Ministero, per assicurarsi che non fosse in casa durante la loro visita.
L’altro aveva trascorso l’ultimo mese a preparare la Pozione Polisucco. Non era stato facile evitare che i signori Queen si accorgessero di quello che combinava nella sua stanza. Per fortuna gli lasciavano molta privacy, quindi era riuscito a tenerli all’oscuro delle sue attività, anche perché aveva avuto l’accortezza di lavorarci soltanto la notte, o quando i padroni di casa erano usciti.
Nel frattempo, avevano stabilito un piano abbastanza buono, anche se entrambi avevano una gran paura che qualcosa potesse andare storto.
Avevano individuato le due persone di cui avrebbero assunto le sembianze, un mago e una strega che lavoravano da Telami e Tarlatane. Rachel li aveva spiati per qualche giorno e infine era riuscita ad annotare molte cose sul loro conto: Brigid Moon era una donna alta e sottile, con una voce molto squillante, che stonava molto col suo aspetto quasi etereo. Ciar Whitehorn invece era un uomo scuro, ben piantato, e sembrava avere solo un paio di espressioni, che andavano dall’arcigno all’arrabbiato cronico. Rachel aveva giustificato la sua scelta affermando che, con quei caratteri, per loro sarebbe stato più facile interpretarli.
« Non sono così burbero » aveva protestato Regulus, invano.
Infine, la ragazza aveva prelevato una piccola ciocca di capelli ciascuno, modificando poi la loro memoria, e convincendoli a fare un viaggio di almeno una settimana nell’Europa del sud, in modo che non potessero smascherarli.
All’inizio di febbraio, tutto era pronto per mettere in atto il recupero del probabile secondo Horcrux.
Quel giorno, sia Perseus che Diane sarebbero rimasti a lavoro fino all’ora di cena. Rachel aveva ordinato a Sory di tenere per sé il fatto che sarebbero usciti di casa. L’elfa non ne era stata molto felice, ma aveva dovuto obbedire.
Regulus aveva chiamato Kreacher, affidandogli temporaneamente il medaglione: non era il caso di portarselo dietro, considerato dove dovevano andare.
Quanto a Silente, il ragazzo non aveva intenzione di riferirgli le loro intenzioni, ma Rachel su questo si era imposta, perché se fosse successo loro qualcosa, almeno una persona avrebbe saputo dove si trovavano e avrebbe potuto salvarli.
Il Preside non era d’accordo sulla loro decisione di andare insieme, ma Regulus su questo punto era stato irremovibile. D’altronde le sue argomentazioni erano state convincenti, soprattutto l’ipotesi che sotto il salotto dei Malfoy potessero esservi veleni molto potenti e capaci di distruggere un Horcrux.
« Sei proprio sicuro che vada bene Telami e Tarlatane? Non era meglio Madama McClan? » chiese Rachel.
Era la decima domanda dubbiosa che gli rivolgeva quel giorno.
« Fidati, conosco bene mia cugina. Madama McClan è troppo di massa per i suoi gusti » rispose lui, senza riuscire a reprimere un sospiro.
« D’accordo, la smetto di fare domande. È che sono preoccupata. Se si scopre la tua identità… »
« Ne abbiamo già parlato a sufficienza, non credi? »
« Sì, ma io continuo a non dormirci la notte. Da quando sono diventata così condiscendente con te? » commentò lei, mordendosi la lingua per la stizza che nutriva nei confronti di se stessa.
Lui sorrise.
« In effetti ti sei rammollita un po’… » scherzò, cercando di sdrammatizzare.
Rachel gli riservò un’occhiataccia, fingendosi offesa, e rivolse lo sguardo verso l’imponente edificio che si stagliava di fronte a loro.
Il maniero dei Malfoy non era stato di certo costruito con l’intento di nascondere tutto il suo sfarzo, anche a chi lo guardava da lontano. I due ragazzi si trovavano all’inizio di un viale delimitato da un’altissima siepe di tasso, di fronte ad un imponente cancello in ferro battuto.
Avevano già assunto le sembianze dei malcapitati commessi di Telami e Tarlatane. Regulus non era molto convinto del suo aspetto: con quelle spalle larghe, sperava che la botola del salotto dei Malfoy fosse abbastanza grande da lasciarlo passare senza farlo incastrare.
« Ti senti pronto? » fece Rachel, respirando affannosamente per l’ansia.
Lui annuì, teso.
« E tu? »
« Credo di sì ».
Di comune accordo ma senza parlare, fecero qualche passo avanti, fermandosi a pochi centimetri dal cancello.
« Non c’è il campanello » notò Rachel.
Regulus avanzò, afferrò il cancello e lo scosse leggermente.
Questo iniziò a contorcersi, e le sbarre formarono un volto dall’aria inquietante che, con una voce metallica, si rivolse direttamente a loro:
« Dichiarate il vostro intento! »
« Ehm… siamo di Telami e Tarlatane. Abbiamo preso appuntamento con la signora Malfoy per prenderle le misure di un abito da cerimonia » rispose Rachel.
A quel punto il cancello si aprì.
Dopo aver fatto un gran respiro, i due avanzarono, entrando nel parco che circondava il maniero.
Regulus sapeva già che sarebbe stato difficile mettere di nuovo piede lì dentro, ma si sentiva molto più agitato di quanto si era atteso. Aveva dedicato ogni pensiero al recupero del diario di Riddle, senza fermarsi a riflettere sul fattore emozione che gli avrebbe provocato rivedere Narcissa. Cercò di tornare lucido e impassibile. Quella volta ne andava non solo della sua vita, ma anche di quella di Rachel: non poteva commettere errori.
Superarono la fontana e raggiunsero il portone, bussando ai battenti.
Dovettero attendere pochi istanti, e qualcuno aprì.
Era Dobby, l’elfo domestico dei Malfoy.
« Entrate, signori. La padrona vi aspetta. Se volete lasciare i mantelli… »
« Graz- » esordì Regulus, ma si bloccò quando Rachel le lanciò un’occhiata di avvertimento. « Cioè… mh… » mugugnò, mordendosi la lingua per la stizza.
Che diamine mi prende? pensò tra sé. L’agitazione non gli permetteva di restare lucido: non gli era mai successo prima, a parte nella caverna. Forse aveva paura che mettere le mani sul diario sarebbe stato altrettanto letale…
Fece un gran respiro e strinse i denti, obbligandosi a darsi una calmata. Non poteva permettersi di farsi prendere dal panico.
Dobby li condusse attraverso l’ingresso, arredato e pieno di ritratti che li osservavano. Quando passarono davanti al salotto, Regulus sbirciò dentro. Non c’era nessuno. Rachel seguì il suo sguardo, individuando il salotto a sua volta.
Salirono una rampa di scale di marmo verde e percorsero un ampio corridoio pieno di specchi con cornici d’oro, finché non raggiunsero una stanza arredata come un soggiorno, ma più piccola.
Narcissa era lì. Li aspettava seduta su un divano foderato di pelle nera. La gravidanza le aveva fornito delle forme più morbide, ma il suo modo di fare era quello aristocratico e freddo di sempre. Quando li vide entrare al seguito di Dobby, si alzò in piedi.
« Buongiorno, signora. Sono Brigid Moon e questo è il mio collega Whitehorn » esordì Rachel con una voce squillante e acuta.
Ci fu una pausa di silenzio, ma Regulus riuscì a controllarsi e a salutare la padrona di casa.
Narcissa era la prima parente che incontrava, dopo Sirius, e lui riteneva di non essersi preparato a sufficienza. Un miscuglio di emozioni lo aveva assalito non appena l’aveva vista, e non sapeva se essere davvero contento di rivederla: dover fingere di essere qualcun altro quando lei era convinta che lui fosse morto gli sembrava tremendamente ingiusto.
« Signora Malfoy, permetteteci di mostrarvi le stoffe che avete ordinato una settimana fa » disse Rachel, cercando di portare avanti il piano.
« Sono arrivate? Bene » commentò Narcissa in tono neutro.
In quel momento Regulus fu contento di interpretare il ruolo di un misantropo: era così agitato da non riuscire nemmeno a deglutire. Si chiese se Rachel avesse pensato anche a quello, e si sentì riempire di gratitudine.
Posò per terra la borsa che aveva portato con sé e ne estrasse una stoffa color pervinca, porgendola a Rachel. Quest’ultima la prese e la mostrò a Narcissa, che la osservò con aria critica.
« Se volete il mio parere, credo che questa vi doni molto: vi fa risaltare il colore degli occhi. Sei d’accordo anche tu, Ciar? »
Lui bofonchiò qualcosa che doveva sembrare un “sì”, cercando di apparire indifferente quando Narcissa gli riservò un’occhiata di disapprovazione: non le piacevano le persone così scortesi.
« Il colore mi piace molto » disse lei. « Ma non mi convince il tessuto. Forse è troppo leggero ».
« Avete ragione, ma potete sempre pensarci per quando arriverà la bella stagione. Comunque, ne abbiamo altre. Ciar? »
Regulus le porse un’altra stoffa più pesante, blu notte.
« Questa poi potrebbe essere ravvivata da nastri dorati » commentò Rachel.
Narcissa sembrava soddisfatta.
« Devo ammettere che avete indovinato i miei gusti ».
Regulus fece finta di niente. Era stato proprio lui a scegliere quali stoffe prendere: conosceva fin troppo bene sua cugina e i tipi di abiti che adorava.
« Bene, allora vi prendo le misure ».
« Seguitemi, qui non è molto agevole » disse Narcissa, avviandosi verso la porta. Poi si rivolse all’elfo domestico, che era rimasto lì fino a quel momento. « Dobby, vai a preparare del tè per i signori e portalo il prima possibile ».
« Dobby torna presto » obbedì lui, affrettandosi poi a dirigersi verso le cucine.
Narcissa guidò quelli che credeva commessi di Telami e Tarlatane al piano di sopra, fermandosi nell’anticamera della sua stanza. C’era uno specchio alto quanto una persona e un divisorio di legno intagliato, sempre sfarzoso come ogni cosa che si trovava in quel maniero. Rachel non poté fingere di non esserne impressionata.
« Ciar, aspettaci fuori mentre la signora si cambia » disse Rachel, lanciandogli uno sguardo d’intesa. « Ehi, ma che cos’hai? Sei pallido come un lenzuolo! »
« In effetti non mi sento molto bene… È che stamattina ho fatto indigestione » borbottò lui, sforzandosi di suonare convincente.
« Sta diventando verde. Senta, credo sia meglio che torni a casa e si riguardi » disse Narcissa, che sembrava molto preoccupata per quello che sarebbe potuto succedere al tappeto nuovo di zecca che si trovava ai piedi di Regulus.
« Sì, Ciar, è meglio che te ne stia a riposo, oggi. Non so nemmeno perché hai insistito tanto a lavorare » fece Rachel. « Non preoccuparti, posso cavarmela da sola, qui ».
Lui annuì, e fu con un crescente senso di agitazione che si rivolse a Narcissa.
« Se non vi dispiace tolgo il disturbo, non vorrei creare problemi ».
« Non si preoccupi. Il mio elfo ora è occupato, altrimenti la avrebbe accompagnata lui. Conosce la strada? »
« Certo. Vi ringrazio ».
Detto questo, la salutò e rivolse a Rachel un’occhiata, che lei ricambiò come a volergli augurare buona fortuna.
Regulus si incamminò attraverso il corridoio, sempre in silenzio.
 
Rachel lo vide uscire dall’anticamera e poi si rivolse a Narcissa.
« Temo sia colpa mia se ha fatto indigestione » ammise. « Oggi gli ho dato un po’ della mia colazione, ma non sono molto brava a cucinare. La cosa strana è che io sto benissimo, ma forse è perché ci sono abituata, che ne dite? » chiese in tono amichevole.
Narcissa la gelò con un’espressione di superiorità.
« Signorina, non è una questione di mio interesse. Piuttosto, pensiamo agli abiti » rispose, andandosi a cambiare dietro il divisorio.
« Oh, certo » fece Rachel, senza scomporsi minimamente.
Il giorno prima aveva assicurato a Regulus di essersi informata a sufficienza e che fingere di fare la sarta non sarebbe stato troppo complicato, e ne era convinta anche lei. Finché si limitò a prendere le misure in effetti non ebbe difficoltà, poi però iniziò a rendersi conto che non si trattava affatto di un mestiere facile.
Dopo un po’ comprese che, se non fosse stata abbastanza accorta, presto avrebbe ridotto Narcissa ad un puntaspilli.
« Ahi… vuole fare più attenzione? » sbottò la signora Malfoy dopo che Rachel, nel tentativo di aggiustarle la manica, le ebbe conficcato uno spillo nella pelle per la terza volta. Ed erano solo all’inizio.
« Vi chiedo scusa, davvero, non mi è mai successo prima » cercò di giustificarsi lei, senza riuscire a capire perché tutt’ad un tratto, fosse diventata così poco precisa. « È che… questi spilli sono davvero piccoli. Per metterli a fuoco ci vedo doppio… »
« Forse avrebbe bisogno di un paio di occhiali » replicò Narcissa, inspirando profondamente per mantenersi calma e reprimere i nervi.
Inavvertitamente, Rachel urtò contro la tasca della veste, e ne estrasse proprio un paio di occhiali cerchiati di corno.
« Oh… » fece. Non aveva mai spiato Brigid Moon al lavoro, quindi non conosceva la sua abitudine di cucire con gli occhiali. Si diede della stupida per non averci pensato prima.
« Li avevo dimenticati! » disse, inforcandoli. « Ecco, adesso sono sicura che andrà meglio ».
« Me lo auguro » sospirò Narcissa, alzando gli occhi al cielo con rassegnazione.
 
 
Regulus si affacciò dalla colonna dell’ingresso, lanciando un’occhiata alle scale che conducevano alla cucina. Dall’interno provenivano dei rumori, segno che Dobby era ancora lì a preparare il tè: la via per il salotto era libera.
Assicurandosi di camminare sempre sui tappeti per attutire i propri passi, riuscì a raggiungere il salotto senza fare alcun rumore, e si guardò intorno con attenzione.
Non sapeva esattamente in che punto del pavimento si trovasse quella botola cui Lucius una volta aveva accennato, ma non si scoraggiò. La prima cosa che doveva fare, piuttosto, era ottenere che Dobby, passando di lì, non lo vedesse all’interno della stanza.
Dal momento che chiudere la porta sarebbe risultato sospetto, Regulus si impose un incantesimo di Disillusione. Non aveva mai avuto problemi nell’eseguirlo, ma quella bacchetta nuova lo rendeva più complicato del solito. Gli mancava molto la sua vecchia bacchetta, ma andarla a recuperare in fondo al lago era fuori discussione. Probabilmente sarebbe rimasta lì per sempre.
In ogni caso, nel mese precedente si era allenato a usarla, e l’incantesimo di Disillusione funzionò abbastanza da renderlo quasi del tutto invisibile.
Dopodiché avanzò verso il centro del salotto, estrasse la bacchetta di betulla e la puntò in basso, rivolta verso il pavimento.
« Regredere » sussurrò. Un filo di luce colpì il tappeto che ricopriva il pavimento, ma tornò subito indietro, facendo vibrare la bacchetta.
Regulus si spostò di qualche passo e ripeté l’incantesimo. Anche quella volta, la luce tornò subito indietro, dopo neanche due secondi.
Per almeno cinque minuti buoni, l’operazione ebbe sempre lo stesso risultato, e Regulus continuò a tentare, percorrendo lentamente tutto il salotto. Infine, scoraggiato, tornò in piedi e si guardò attorno, ansimando per la fatica e l’ansia.
Aveva già perso abbastanza tempo e ancora non aveva trovato nulla. Rachel non poteva trattenere Narcissa in eterno.
Mentre cercava di fermarsi a riflettere, lo sguardo gli capitò sul camino. Era enorme, alto quasi quanto lui e profondo almeno un metro. Una botola ci sarebbe entrata tranquillamente, pensò. Tanto valeva provare.
Si accovacciò davanti all’imboccatura del camino e formulò di nuovo l’incantesimo.
« Regredere ».
E questa volta, toccato il pavimento ricoperto di cenere, la luce sparì, per poi tornare indietro e far vibrare la bacchetta soltanto dopo un’attesa molto più lunga delle precedenti.
Emozionato, Regulus iniziò si rese conto di aver fatto bene a seguire quell’intuizione. Nessuno avrebbe potuto pensare ad una botola all’interno di un camino, ma Lucius d’altronde sapeva bene come difendersi.
Spolverò in tutta fretta la cenere che ricopriva il fondo, cercando di non bruciarsi, e difatti si ritrovò presto di fronte ad una botola quadrata talmente parallela al pavimento da risultare molto difficile da individuare, a meno che non se ne conoscesse già l’esistenza.
Regulus tornò alla porta del salotto, facendo appena in tempo a vedere Dobby salire le scale con il vassoio del tè. Non lo avrebbe disturbato. In un attimo, Regulus fu di nuovo sopra il passaggio, lo aprì con un incantesimo, e si calò al suo interno.
L’ambiente era completamente buio e mancava l’aria, così Regulus non richiuse completamente la botola, ma lasciò un sottilissimo spiraglio che gli permettesse di respirare. Tuttavia si augurò che nessuno si facesse venire la voglia di entrare in salotto e osservare il camino.
« Lumos » sussurrò ancora.
La segreta si illuminò. Era esattamente come la aveva immaginata, con le fredde pareti scavate direttamente nella pietra, alcuni scaffali stracolmi di libri dall’aria pericolosa e oscura, armadietti tarlati ricolmi di pozioni, probabilmente veleni, candele velenose, ingredienti dei più svariati generi, e infine ripiani riempiti di manufatti oscuri.
Ma fino a quel momento Regulus non aveva notato alcuna traccia del diario di Tom Riddle. Non se ne stupì, perché un oggetto così importante non poteva essere accatastato in disordine, ma si chiese dove potesse trovarsi.
 
 
« Posso chiederle come è stata assunta? » domandò Narcissa con aria indispettita, mentre Rachel le sistemava maldestramente la gonna.
« Ero la migliore delle candidate » rispose con semplicità, sperando di non aver appena assicurato il licenziamento alla persona di cui aveva preso il posto.
Narcissa evitò di commentare, limitandosi a guardarla dall’alto in basso. Rachel finse di non accorgersene: doveva trattenerla il più a lungo possibile, quindi doveva sforzarsi di restare gentile.
« A che mese siete? » le venne in mente di chiedere, alludendo alla gravidanza.
Narcissa per un attimo parve raddolcirsi.
« Sono ancora al quinto » rispose.
« Sarete emozionata, immagino ».
« Sì, abbastanza. È il mio primo figlio ».
Rachel le sorrise. Non se ne rese conto immediatamente, ma l’espressione di Narcissa le aveva ricordato quelle di Alice e Lily. Nonostante parteggiassero per fazioni opposte, erano tutte e tre madri, e avevano in comune qualcosa che sembrava andare oltre ogni tipo di differenza dovuta al sangue.
« Vi auguro tutte le fortune, allora » disse, ed era sincera.
Narcissa aprì la bocca per rispondere, ma fu interrotta da un suono che rimbombò dal piano di sotto, facendo tornare di colpo Rachel nella realtà: qualcuno era appena entrato nel maniero.
Per sua fortuna, Narcissa si era voltata verso la porta mentre lei scattava in piedi per l’ansia. Regulus era ancora nel salotto – non sapeva se fosse già dentro la botola oppure no – e quella visita inaspettata non ci voleva. Lucius non avrebbe smesso di lavorare prima di tre ore. Possibile che fosse tornato così presto?
« Dobby, fai aspettare nell’ingresso, di chiunque si tratti » ordinò Narcissa all’elfo domestico. Poi si rivolse di nuovo a Rachel, che cercò di mascherare il panico che la aveva assalita. « Senta, ho deciso che li compro tutti e due. Le misure le ha prese, quindi direi che abbiamo finito. Mi cambio e le do subito i galeoni in contanti ».
Rachel notò che adesso la donna aveva una certa fretta, e non riuscì nemmeno a prendere tempo. Narcissa la pagò, chiedendole di riportare le stoffe al negozio e di farle riavere gli abiti pronti entro la settimana seguente. Poi la condusse fuori dall’anticamera.
Rachel la seguì, mentre il cervello lavorava febbrilmente. Stava per cacciarla, e Regulus probabilmente era ancora dentro la botola… magari neanche aveva sentito dell’arrivo di un intruso. E se fosse uscito dalla botola proprio mentre Narcissa si trovava nel salotto?
La sua mente ripeteva imprecazioni silenziose alla velocità della luce.
Questa non ci voleva! Come faccio? Come accidenti faccio?
Non appena ebbero raggiunto l’ingresso, i timori che fino a quel momento aveva cercato di ricacciare indietro la assalirono tutti insieme, facendola sprofondare nell’angoscia.
Aveva sperato che si trattasse solo di qualche venditore porta a porta, ma uno del genere non sarebbe mai passato attraverso il cancello. L’ospite era di tutt’altro genere.
« Buongiorno Rabastan » disse Narcissa, con un’espressione perplessa.
« Volevi parlarmi? » le domandò l’uomo all’ingresso.
« In realtà temo ci sia un equivoco. Avevo chiesto di parlare con tuo fratello ».
« Rodolphus è molto impegnato al momento, ma puoi dire tutto a me ».
Narcissa non sembrava molto convinta ma acconsentì.
« Congedo la signorina e sono subito da te » rispose, col suo solito tono controllato. Ma la sua espressione non era più serena come pochi minuti prima.
« No, aspettate! » esclamò Rachel, senza riuscire a controllarsi. Di fronte alle occhiate perplesse e sospettose dei due presenti, deglutì a stento e cercò di calmarsi. « Non… non volete provare le altre stoffe…? » domandò, con la voce flebile.
« Mi dispiace ma sarà per la prossima volta, adesso sono impegnata » rispose Narcissa, laconica. « Arrivederci e grazie di tutto ».
Rachel rabbrividì, lanciando una rapidissima occhiata al salotto. Era paralizzata dallo shock. Lestrange aveva mandato tutto a monte. Possibile che avesse la stessa capacità del fratello di piombarle tra capo e collo nei momenti peggiori?
Mentre Dobby la accompagnava gentilmente all’uscita, non riuscì neanche ad opporre resistenza, anche se in effetti fu un bene: se si fosse rifiutata di uscire, avrebbe insospettito tutti.
Quando la porta si chiuse alle sue spalle, non poté fare a meno di mettersi le mani tra i capelli. Se li sarebbe voluti strappare.
E odiò se stessa, perché aveva acconsentito a fare venire Regulus insieme a lei. Ora lui era all’interno, insieme a due persone che non sapevano neanche della sua esistenza, e uno di loro era pure un Mangiamorte.
Ma nel giro di qualche secondo il panico si dileguò, lasciando spazio ad una fredda determinazione. Non era ancora detta l’ultima parola, pensò, incamminandosi intorno alla villa e spiando con discrezione e prudenza all’interno. Poteva entrare da una finestra e raggiungere Regulus nella botola.
Narcissa infatti non aveva fatto entrare Rabastan nel salotto, almeno non ancora. Rachel capì di dover agire in fretta.
Individuò una delle finestre del salotto e riuscì a forzarla con un colpo di bacchetta. Si issò sul davanzale, calandosi con non poche difficoltà all’interno del salotto dei Malfoy.
Dall’ingresso proveniva la voce di Rabastan. Rachel si guardò intorno, alla disperata ricerca della botola.
« Regulus, sono io. Dove sei? » provò a sussurrare, trattenendo il respiro quando udì dei passi che si avvicinavano. Per fortuna Rabastan parlò di nuovo, e i passi all’ingresso si fermarono.
« Sono qui » le rispose la voce altrettanto bassa di Regulus, proveniente dalla parete in fondo. « Muoviti ».
Rachel vide qualcosa che si sollevava dal fondo del camino e individuò la botola. In un attimo, fu dentro. Regulus la socchiuse di nuovo, soltanto un attimo prima che Narcissa e Lestrange mettessero piede nel salotto.
Le ci volle un po’ per abituarsi al buio, infranto solo dall’incantesimo Lumos proveniente dalla bacchetta di Regulus. Rachel trasse un respiro di sollievo.
« E adesso come faremo ad uscire? » domandò, tornando immediatamente a preoccuparsi.
« Aspetteremo che se ne vadano » le rispose lui. « Intanto abbiamo ancora molto da fare qui dentro ».
« Hai trovato il diario? »
« Forse ».
Regulus si incamminò verso il fondo della stanza segreta e lei lo seguì, cercando di non fare rumore, anche se era complicato evitare di urtare qualche oggetto e farlo cadere per terra. C’erano tantissimi manufatti oscuri, e il buio non la aiutava di certo a vedere bene dove mettesse i piedi.
Regulus le indicò un piccolo scrigno riposto sopra un tavolino molto più ordinato degli altri.
« Stavo cercando di aprirlo, ma il semplice Alohomora non funziona… » spiegò.
« Potremmo sempre disintegrarlo… ma faremmo troppo rumore, e sarebbe meglio lasciarlo intatto ».
« Ci deve essere per forza una chiave da queste parti. Dubito che Lucius se la porti dietro: se la perdesse o gliela requisissero passerebbe i guai ».
Così si misero a cercare la chiave. Non fu una ricerca facile né breve. Alla fine Rachel la trovò all’interno della copertina di un libro finto, ma nel frattempo si era fatta cadere addosso una boccetta di uno strano filtro corrosivo, che le aveva bucato la manica della veste, provocandole anche una leggera ustione; Regulus aveva rischiato di ferirsi con una lancia che aveva tutta l’aria di essere avvelenata; e intanto l’effetto della Pozione Polisucco era svanito, facendo riassumere loro le sembianze di sempre.
Fu con trepidazione che Regulus girò la chiave nella serratura dello scrigno, sollevò il coperchio e ne estrasse un vecchio diario foderato di pelle nera, con le pagine completamente bianche. Era la seconda volta che gli capitava sotto mano, ma ora sapeva di cosa si trattava.
« È questo? » chiese Rachel con un filo di voce.
« Sì » rispose lui, roco per l’emozione. « L’abbiamo trovato ».
Lo osservarono per alcuni istanti, in perfetto silenzio e col fiato sospeso, come se temessero che all’improvviso il diario potesse prendere vita…
Un rumore sopra le loro teste li indusse a tornare vigili e attenti. Narcissa e Rabastan erano sempre sopra le loro teste.
Regulus si riscosse, duplicò il diario e ripose la copia falsa all’interno dello scrigno, per poi richiuderlo e posare la chiave dove si trovava prima. Rachel lo guardava con aria perplessa.
« Siamo sicuri che si tratti davvero di un Horcrux? Sembra solo un vecchio diario mai utilizzato » chiese.
« Se lo fosse, non lo avrebbe fatto nascondere. Ha scritto qualcosa qui dentro, anche se non sembra: su questo non ho dubbi » rispose lui, infilando il diario nella tasca interna del mantello. « Ora abbiamo altre cose da cercare ».
Rachel annuì. La stanza sotto la botola era piena di oggetti oscuri, ed era probabile che trovassero qualche ingrediente o sostanza che potesse tornare utile.
« Indossa questi ».
Regulus tirò fuori dalla sacca due paia di guanti in pelle di drago e gliene porse una coppia. Poi le consegnò anche quattro provette da riempire.
« Hai idea di che genere di veleni dobbiamo prendere? » chiese lei, osservando con apprensione una vetrina piena di strani liquidi imbottigliati.
« Non importa, prendi tutto quello che puoi ».
Lei lo guardò, stupita. Regulus le fece capire che le spiegazioni erano rimandate a più tardi. In effetti non avevano tempo per parlare.
I Malfoy avevano nascosto davvero di tutto in quella stanza segreta. Nel giro di pochi minuti avevano riempito quasi tutte le provette con veleno di Acromantula e sangue di drago, tutti ingredienti che non si trovavano facilmente; altri, come il cedro del Libano e gli artigli del diavolo, non erano solo illegali, ma non si trovavano neanche a Notturn Alley.
« Se solo ci fosse del veleno di Manticora… » sbuffò tuttavia Regulus.
« Serve per forza? »
« Diciamo che sarebbe d’aiuto. Speriamo che sia questo » disse, versando un liquido nero nell’ultima provetta. « Credo che possa bast-… Che succede? »
Rachel si trovava a diversi metri di distanza da lui, e fissava la botola sopra la sua testa con un’espressione preoccupata. Quando gli fece cenno di raggiungerla in silenzio, Regulus ripose tutto nella sacca e le si avvicinò in fretta.
Rachel indicò il soffitto. Le voci di Narcissa e Rabastan si sentivano abbastanza bene.
« Sai bene a cosa mi riferisco » stava dicendo lei.
Lui sospirò, annoiato.
« Stai parlando di Alphard, vero? »
« Esatto. Ho saputo solo ora che tuo fratello sta costringendo Goyle ad appostarsi tutto il giorno sotto casa sua. Cos’ha intenzione di fare? »
« Bella non te l’ha detto? »
Ci fu una lunga pausa di tensione.
« Non me l’ha detto, ma non ci vuole molto ad intuirlo. Vuole ucciderlo ».
« Ti sbagli. Lui deve ucciderlo. E non è esatto neanche questo, a dire il vero. Alphard ha assistito ad una scena che non doveva vedere, ma finché se ne starà buono e chiuso in casa non avrà motivo di temere nulla ».
« E nel caso in cui uscisse? » domandò Narcissa con un filo di voce.
« Allora Rodolphus sarà costretto a farlo fuori » rispose Rabastan con indifferenza.
Regulus si sentì assalire da una furia cieca. Sarebbe voluto balzare fuori all’improvviso per fargliela pagare cara. Anche Rachel condivideva i suoi timori e la sua rabbia, a giudicare dall’espressione. E Narcissa non doveva essere da meno.
« Vorrei chiederti un favore. Potresti convincere tuo fratello a rinunciare? »
« Perché? È pericoloso lasciare testimoni in vita ».
« Non può farlo. Non si tratta di un Sanguesporco qualunque ».
« Mi era parso di capire che fosse stato lui a convincere Andromeda a scappare con quella feccia. Credevo che ce l’avessi a morte con tuo zio ».
« Non fino a questo punto » ribatté Narcissa freddamente.
Rabastan continuava a fissare il vino nel calice di cristallo che Dobby gli aveva servito.
« Non capisco cosa ti aspetti da me. Se pensi che sia più caritatevole di mio fratello, ti sbagli di grosso ».
« Lo so bene » disse Narcissa, perfettamente calma. « Ma so anche che dovete più di un favore a Lucius. Vi ha salvati parecchie volte in cui avete rischiato di essere incriminati e arrestati. Quindi… »
Rabastan sbuffò con sarcasmo.
« Voi Black non vi smentite mai, eh? Non vi si può dire di no ».
« Esattamente ».
« Tua cugina è un mito » commentò Rachel, sollevata.
Regulus si lasciò sfuggire una smorfia soddisfatta. Era sollevato di constatare che certe cose non erano cambiate, come la sua ammirazione per Narcissa.
« D’accordo, proverò a parlargli. Sei contenta? » bofonchiò stancamente Rabastan.
In quel momento, il campanello dell’ingresso suonò.
« Ah, è già arrivato » disse Rabastan. « Narcissa, mi sono permesso di dire ad un mio amico che mi avrebbe trovato qui. Abbiamo una cosa da fare per conto del Signore Oscuro, adesso… »
« Non c’è problema. Dobby, vai ad aprire ».
Narcissa aveva un tono teso e irritato, anche se cercava di moderarlo il più possibile.
Udirono i passetti di Dobby dirigersi fuori dal salotto, poi la porta che si apriva e chiudeva, e infine dei passi più pesanti che si avvicinavano.
« Buongiorno » salutò il nuovo arrivato.
Nel sentire quella voce, Regulus si sarebbe messo volentieri le mani tra i capelli se non fosse stato paralizzato dallo shock. Si voltò solo perché Rachel gli diede una gomitata.
« Non ti sembra di conoscere questa voce? » sussurrò lei, seria.
« No… non mi pare » mentì lui, ansioso. Come poteva sperare che non la riconoscesse?
« Eppure sono sicura… »
« Che cosa fai? »
Rachel si era levata in punta di piedi, con l’intenzione di sollevare la botola tanto quanto bastava per vedere a chi appartenesse quella voce familiare. Regulus le impedì di farlo, ma fu inutile, perché proprio in quel momento, Rabastan parlò.
« Conosci Narcissa? È la moglie di Lucius. Narcissa, questo è Barty Crouch, uno dei nostri recenti acquisti ».
Rachel si immobilizzò. Regulus in quel momento avrebbe voluto imprecare in tutte le lingue del mondo.
« Mi hanno parlato tutti molto bene di te » stava dicendo Narcissa.
« Davvero? » fece Barty, senza riuscire a nascondere la propria soddisfazione.
« Sì ma non ti montare troppo la testa, ne hai di strada da fare prima di raggiungere il mio livello. Io ho dovuto guadagnarmi a caro prezzo la fiducia del Signore Oscuro » gli rispose Rabastan.
« Mi sto dando da fare anche io » replicò Barty in tono di sfida.
« Mi sembra il minimo… Sei in anticipo o dobbiamo già andare? »
« Sono in orario. Mi dispiace di avervi interrotti » rispose il ragazzo.
« Allora andiamo. Perdonami, Narcissa. E per quella cosa di cui parlavamo prima, non angustiarti troppo. Ci penso io ».
« Grazie, Rabastan ».
Una poltrona strusciò contro il pavimento di marmo. Dobby e Narcissa accompagnarono i due Mangiamorte alla porta, finché le chiacchiere non si spensero e la porta non si fu richiusa.
Improvvisamente immerso nel silenzio, Regulus si azzardò a lanciare un’occhiata a Rachel. Era pallida e aveva un’espressione colma di incredulità e delusione.
« Dobbiamo andarcene » le sussurrò, cercando di farla tornare in sé.
« Reg, ma… com’è possibile? »
Lo stava guardando con un’espressione quasi supplichevole, come se gli stesse chiedendo di smentire quello che aveva appena sentito.
« Ne parleremo quando saremo fuori di qui. Avanti ».
Lei cambiò d’un tratto atteggiamento. Ora lo fissava dritto negli occhi, con aria sospettosa.
Regulus distolse lo sguardo, impacciato. Dentro di sé aveva sempre saputo che prima o poi quel momento sarebbe arrivato, ma quella non era la situazione migliore per affrontare l’argomento.
« Per favore, andiamo ».
Rachel non disse nulla e si chiuse in un silenzio cupo e ostile.
Regulus cercò di non farci caso: ora dovevano solo trovare il modo di uscire dalla botola e dal maniero senza essere visti.
Si assicurò che Narcissa fosse tornata al piano di sopra, prima di aprire la botola e issarsi su. Una volta nel salotto, si sporse e tese la mano a Rachel, per aiutarla a salire.
Lei esitò, ma alla fine gli afferrò la mano e si fece aiutare, ma si rifiutò di guardarlo. Lui non capiva se fosse più triste, delusa o arrabbiata, e decise che al momento preferiva non saperlo.
Si diresse con prudenza verso la finestra e la scavalcò, ritrovandosi nel giardino. Guardò in alto: ormai era quasi il tramonto. Quando porse il braccio alla ragazza per aiutarla di nuovo, lei stavolta lo ignorò e atterrò sull’erba da sola, senza darsi troppo da fare per evitare di pestargli un piede.
Lottando contro le lacrime che gli erano sorte spontanee per il dolore, Regulus la seguì attraverso il sentiero che costeggiava la siepe, in direzione del cancello, lanciandosi ogni tanto degli sguardi all’indietro per assicurarsi che Narcissa non si affacciasse a qualche finestra.
Non ebbero problemi ad uscire. Dal cancello non sarebbero mai passati, così fecero un buco nella siepe e si ritrovarono fuori dalla proprietà dei Malfoy.
Quando si Materializzarono nelle vicinanze di casa Queen, nonostante la loro impresa avesse avuto un successo insperato, il loro morale era sottoterra. E Regulus immaginava che di lì a qualche secondo il mutismo di Rachel si sarebbe concluso. Infatti…
« Tu lo sapevi ».
Non era una domanda ma un’affermazione.
« È per questo che mi avevi detto di non fidarmi di lui. Lo sai da un sacco di tempo! Perché non me l’hai detto? »
Regulus esitò. Sapeva che ormai mentirle non sarebbe servito a niente, ma non aveva idea di cosa risponderle.
« Io non… »
« E non provare a dire che ti era sfuggito di mente. È una cosa troppo grossa per essere dimenticata » lo anticipò. Poi aggiunse: « Pensavo che la avessi fatta finita con le bugie ».
« Nemmeno tu mi racconti mai cosa combini con quelli dell’Ordine » ribatté Regulus, improvvisamente irritato.
« Questo cosa c’entra? Non ti nasconderei mai una cosa che potrebbe… riguardarti » esordì lei, ma mentre lo diceva il suo tono perse convinzione sempre di più, finché non tacque del tutto, mordendosi il labbro.
« Visto? Anche tu sicuramente mi nascondi qualcosa di grosso » la rimbeccò Regulus che, anche se non sapeva nulla sulla licantropia di Lupin, aveva notato il cambio di tono della ragazza. « Se sono stato zitto finora è per un motivo valido. L’ho fatto solo per te e per non farti correre rischi ».
« Sì ma alla fine ero più a rischio quando non sapevo nulla e potevo farmi sfuggire qualcosa che avrebbe messo te in pericolo! »
Regulus sbottò.
« Può darsi che io abbia sbagliato, però tu smettila di sfogarti su di me solo perché ci sei rimasta male ma non puoi prendertela con lui! »
Rachel tacque, colpita.
La vide voltargli le spalle e per un folle istante gli parve di rivivere il momento in cui, mesi prima, le aveva confessato di essere un Mangiamorte e lei lo aveva lasciato: si trovavano nello stesso posto e lei aveva appena compiuto lo stesso gesto.
Ma quando la raggiunse, si accorse che Rachel stava versando lacrime di rabbia.
« È proprio un bastardo! » singhiozzò. « Non… non mi sarei mai aspettata una cosa del genere… Non riesco a crederci… »
Lui le posò una mano sulla spalla, cercando di consolarla.
« E continuava a fare l’amico! È venuto anche qui a casa dopo la tua scomparsa… Pensavo che fosse disperato come me, e invece forse voleva solo sapere se mi avessi detto qualcosa su di lui! »
« Lo so… »
« Ma come ha fatto a diventare così? Io non credevo che sarebbe arrivato a questo punto! »
« Il Signore Oscuro sa giocare bene le sue carte. Ha conquistato la sua fiducia. Però è Barty che è cambiato da solo, il Signore Oscuro c’entra relativamente. È diventato più crudele di quanto avrei mai immaginato ».
Rachel tirò su col naso.
« Da quando è un Mangiamorte? »
« Dalla fine della scuola, anche se ci pensava già dall’ultimo anno ».
« Questo spiega molte cose… »
Si asciugò gli occhi.
« Scusa se me la sono presa con te. Sono sconvolta… »
« Non preoccuparti. Ti assicuro che volevo dirtelo, ma… »
Rachel si voltò a guardarlo, gli occhi lucidi.
« Cosa? »
« Ecco… magari ti sembrerà un’idea stupida, ma non volevo tradirlo finché non fosse stato necessario » confessò Regulus, sentendosi a disagio. « Era mio amico. Riesci a capirmi? »
Lei annuì, cupa.
« Non è un’idea stupida, anche se lui non si merita tutta questa lealtà » mormorò con amarezza.
Regulus la fece voltare.
« Lo so che è difficile, ma per il momento pensa a quello che siamo riusciti a fare. Abbiamo abbastanza ingredienti per creare una pozione abbastanza potente da eliminare gli Horcrux, e abbiamo il diario, per non parlare del medaglione. Ci manca solo qualcosa con cui distruggerli e ne avremo già eliminati due ».
Rachel abbozzò un sorriso molto stirato.
« Hai ragione » rispose, cercando di calmarsi. « Ah, Reg? »
« Cosa c’è? »
« Scusa anche per averti pestato il piede ».
« Non importa. Però la prossima volta non metterti queste scarpe, fanno male ».
« La prossima volta riserverò loro un utilizzo migliore » affermò lei con un tono inquietante.
« Cioè? »
« Le userò per prendere Barty a calci finché non riuscirà più a stare seduto per un mese ».
« Ora sì che ti riconosco » concluse lui.

 
 
 
 
 
*Angolo autrice*
S
iamo arrivati all’ultimo capitolo prima della pausa estiva. =(
Non pensavo di riuscire a pubblicare prima del previsto, ma quando l'ispirazione chiama, è meglio darle retta! All'inizio volevo rendere il finale un po' più movimentato, magari farli scoprire da qualcuno e poi modificargli la memoria... però alla fine ho deciso che sarebbe stato troppo. Non mi va di fare un minestrone, e in questo capitolo ho già trattato parecchi argomenti, direi che basta così.
Dei vari ingredienti citati, alcuni sono frutto della zia Jo, altri invece li ho ricavati da vari siti. Non voglio anticipare troppo perché la spiegazione ci sarà nel prossimo capitolo, ma ho "studiato" le proprietà dei vari ingredienti in modo da creare un filtro potenzialmente efficace. E' stato fortissimo, era come sentirsi a Hogwarts! *-*
E come al solito ringrazio Circe per i suoi utilissimi consigli! Se non ci fossi bisognerebbe inventarti! xD

E' arrivato il momento dei saluti! ç__ç
Non so ancora quando ricomincerò a pubblicare il prossimo capitolo, ma penso che per la metà di settembre potrete leggerlo.
Cercherò di avvisarvi in qualche modo, tramite Efp e Facebook, come al solito!

Le risposte alle recensioni per questo capitolo arriveranno un po' a rilento perché ormai sono segregata tra i libri fino a inizio luglio, ma conto di rispondere almeno ad una persona al giorno! xD
Detto questo, posso concludere le mie infinite chiacchiere e augurarvi buone vacanze!
Arrivederci a metà settembre!
Julia  =)
  
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