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Autore: giuggiolina_93    10/06/2011    0 recensioni
I figli dei salvatori del mondo magico, Rose Weasley e Albus Potter, iniziano la scuola. Il destino non rispetterà le aspettative delle loro famiglie e ci saranno vari problemi... ma fortunatamente il valore della vera amicizia, che può nascere anche per uno scherzo di quel pazzo e solito fato, farà risolvere tutto... La vita nella nuova Hogwarts...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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So che mi odiate. E’ quasi un anno che mi sono bloccata, ma credo capirete quando vi dirò che la scuola mi ha tenuta occupatissima quest’anno e ho avuto un vero e proprio blocco…
Piano piano cercavo di scrivere, ma non mi veniva niente. Ho scritto quasi tutto il capitolo in questi due giorni. Spero vi piaccia perché è la conclusione della storia. Fatemi sapere cosa ne pensate JRingrazio tutti quelli che mi hanno seguita e incoraggiata ad andare avanti
 
 
 
 
 
 
25.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“- Jack lo ha sentito piangere -”  spiegò Ellen. “Stava andando al fiume, in un posto a nord di qui dove se si sa tirare bene si possono ammazzare le anitre coi sassi…
Rose leggeva appassionata quel libro babbano. Gli occhi scorrevano veloci, così come le immagini che la sua mente elaborava. Scene d’amore, uccisioni, momenti piatti, rivelazioni e descrizioni si susseguivano l’una dopo l’altra in modo perfetto. Le spuntava un sorriso ogni tanto, quando leggeva qualche frase o passaggio che la colpiva particolarmente.
Era un libro di più di 1000 pagine, dato che erano stati messi insieme i vari volumi della saga e non era certo il primo libro così lungo che leggeva.
Fuori si sentivano i rumori dei maschi di famiglia mentre si allenavano con partite improvvisate a Quiddich. Urla e incitamenti le riempivano la testa e cominciava a deconcentrarsi.
Albus, James e gli altri cugini e parenti erano tutti ospiti a casa sua, quindi chiedere un po’ di calma era come chiedere di prendere la Luna e incastonarla in un anello, quindi si era armata di tanta pazienza sin dal loro arrivo e teneva la mente occupata per non sbottare.
Il chiasso, ad un certo punto si interruppe. Così di colpo. Riprese poco dopo, ma più flebile, come se fuori non volessero disturbare la quiete che era in casa.
Molto probabilmente sua madre le era passata davanti senza che se ne accorgesse e, avendola vista leggere, aveva chiesto di abbassare i toni. Sicuramente era così… Però non l’aveva sentita parlare o urlare e nemmeno aveva sentito scricchiolare i vecchi scalini davanti al salotto dove si trovava: quel rumore era impossibile da ignorare.
Era tutto un po’ strano. E poi, ora che ci pensava bene, erano le 5.30 del pomeriggio e sua madre a quell’ora era sempre fuori con zia Ginny a fare una lunga passeggiata. Chiuse di malavoglia il libro e si alzò per dirigersi in cucina dove c’era la porta che dava direttamente al “campo di Quiddich”. Entrò e si diresse alla porta, ma venne bloccata dalla vista delle sue gelatine preferite sul tavolo. Guardandosi intorno si chiese chi le avesse comprate, quando e perché le aveva portate lì senza avvertirla.  Erano una nuova specialità di Mielandia. Erano normali gelatine, ma avevano un gusto tutto loro e Rose ne andava matta.
Aprì la scatola e ne prese una. Notò una scritta sotto al coperchio: “Sono dolci queste prelibatezze, ma non fermarti qui! Ai piani alti vecchi ricordi amari ti aspettano J
Oddio…  una caccia al tesoro??? A chi cavolo era venuta in mente? Il primo indizio era stato scritto con ben poca fantasia. Bene, questo restringeva il cerchio a… tutti quanti! Nessuno della sua famiglia e dei suoi amici aveva fantasia.
Be’, quel giorno non aveva niente da fare… avrebbe giocato.
Allora: ai piani alti ci sono ricordi amari che mi aspettano, pensò Rose.
I piani alti… sicuramente intendevano i piani superiori della casa. Si avviò verso la sua stanza: era quella al piano più alto. Entrò e vide che la sua intuizione era giusta: davanti alla finestra era poggiata la scopa che aveva usato per… oh… per scappare da casa quando aveva undici anni. Ma credeva di averla lasciata da Scorpius!
   -Bene, tutto questo è opera di quel malato mentale-
Alla scopa era attaccato un biglietto. Rose l’aprì e lesse: “Non voglio lasciarti con  brutti pensieri, amore mio. Ricorda: dietro le lacrime c’è una grande dolcezza”.
   -Ricominciamo coi dolci- disse. Questo cosa diamine voleva dire? Cerco sotto cuscini, sotto al letto, dentro ai cassetti! … Allora, dove aveva pianto quella volta? Sul letto. Cosa c’è dietro al letto? L’armadio! Controllò e sotto varie scatole ne trovò una dorata. L’aprì e trovò il suo caro miele di rose.  Aprì il barattolo e ne prese un po’ col dito. La sua dolcezza infinita, ma per niente nauseante, le fece spuntare un sorriso come prima aveva fatto quel libro. In fondo alla scatola l’ennesimo biglietto. Rose alzò gli occhi e con un sospiro ricominciò la caccia.
 
 
Era passata circa un’ora e Rose aveva girato ogni angolo della casa e ora era passata al giardino. Non si annoiava affatto. Quel gioco la teneva occupata e poi c’erano molto biglietti romantici da Sy. Un gesto molto carino da parte sua. Trovò l’ultimo biglietto: “La notte si avvicina, le stelle sono belle e rivelano silenziosi segreti”.
Era estate, quindi il Sole era ancora occupato a illuminare il cielo. Quel biglietto le fece capire che avrebbe dovuto aspettare fino a sera. Era proprio da Scorpius! Mostrare l’osso al cane per poi non darglielo. Sbuffò e tornò indietro ad aspettare impaziente lo spuntare delle stelle.
 
Era a cena coi suoi e aveva la mente occupata a pensare a quel pomeriggio. Il sole era ormai tramontato del tutto, ma c’erano poche stelle che ornavano il cielo. Tagliava e mangiava la carne con sguardo assente.
Si accorse di avere gli occhi di tutti puntati addosso. Li guardò e disse: -Che c’è?- come se non avesse fatto niente e, in effetti, non l’aveva fatto. Era solo immersa nei suoi pensieri.
 
  -Rose, sembri pensierosa… è successo qualcosa?- le chiese sua madre.
Rose scosse lievemente la testa. -Assolutamente niente, mamma- sorrise.
  -Sicura che ce la stai raccontando giusta?- chiese Al guardandola con un sorrisetto malizioso- Lei gli inviò uno sguardo per dire che non capiva. Lui le fece l’occhiolino. Ok, era d’accordo con Sy. Sospirò. I coglioni girano sempre in coppia, pensò Rose.
Al tratteneva le risate e adesso gli altri guardavano anche lui. Non era strano che quei due facessero comunella, però non vedeva davvero l’utilità di quel gioco. Farla girare per casa ricordandole vari momenti passati insieme con indovinelli che la conducevano al biglietto successivo. Dove sarebbe arrivata? Qual’era il premio finale? Conoscendolo avrebbe fatto qualcosa di teatrale.
Riprese a mangiare in silenzio.
Passò qualche minuto e tutti continuavano a mangiare e a parlare dei fatti propri.
Rose cominciò a guardare insistentemente fuori dalla finestra e il buio stava prendendo lentamente il sopravvento.
Le prime stelle cominciarono a comparire nel cielo nero e a ornarlo come diamanti su un panno di velluto.
Dopo una decina di minuti ancora il cielo era talmente colmo di stelle e la luna era così splendente che si riusciva a vedere benissimo senza candele o quelle cose babbane.... torce forse...
Era troppo curiosa per perdersi in quei pensieri inutili.
  -Beh io avrei finito- disse e si alzò dirigendosi verso la porta.
Sentì qualcuno tossire e si voltò.
Suo padre la guardava severo.
  -Solo perchè hai i tuoi affari non vuol dire che non possa dare una piccola mano a tua madre e a tua nonna a sparecchiare e lavare i piatti-.
 -Dato che sono tua moglie e tua madre, perchè non le aiuti tu?- disse acida.
Suo padre si alzò di scatto e le si avvicinò.
Rose capì di aver esagerato, ma non lo diede a vedere.
Suo padre era strano, però.
  -Non ti azzardare a parlarmi così. Sono tuo padre, non uno dei tuoi amici, chiaro? E adesso aiuta tua madre o non potrai pensare ai tuoi affari per parecchio tempo!-.
Rose lo guardò fisso negli occhi per quasi cinque minuti.
Suo padre non era mai riuscito a tenere lo sguardo fisso. Infatti dopo poco lo abbassò, ma non perse la sua rabbia.
Rose alla fine sbuffò e andò ad aiutare sua madre.
Suo padre non l'aveva mai costretta a fare qualcosa, soprattutto con quell'atteggiamento.
Chissà che avevano tutti.
  -Rose non essere arrabbiata con tuo padre. è nervoso per il lavoro. Questo periodo è davvero stressante- le disse sua nonna con gentilezza.
Non riusciva a restare arrabbiata quando sua nonna le parlava in quel modo. Aveva la capacità di calmarla. Annuì e cominciò a lavare i piatti, mentre sua nonna li asciugava e sua madre puliva la cucina.
Sorrise ricordando quando era piccola e restava sola con sua nonna e suo nonno.
Cominciava a fare i capricci perchè voleva qualcosa che non poteva avere e loro non la raccoglievano da terra, anzi, non la guardavano neppure.
Quando invece si faceva male o veniva sgridata da suo padre, sua nonna, con fermezza ma al contempo una dolcezza infinite, la faceva ricominciare a ridere e lei dimenticava tutto. Suo nonno giocava con lei ogni volta che poteva e quando tornava a casa dal lavoro le portava sempre qualche regalino o dolcetto. Suo nonno e sua nonna erano come secondi genitori.
Finì di lavare e uscì.
Andò sulla collinetta davanti casa sua e si sedette.
Cominciò a guardare le stelle cercando di riconoscere qualche costellazione.
Vide Cassiopea, il piccolo e il grande carro, ma nulla di più. Non era abbastanza concentrata. Voleva davvero sapere che cosa aveva in mente Scorpius.
Fissava intensamente le stelle, perchè era quello che lui le aveva chiesto di fare.
Ad un certo punto scorse un movimento tra le stelle.
Ma non erano proprio stelle... erano come lucciole che ora si avvicinavano e componevano delle parole.
Si avvicinavano ancora e ancora e ancora...
Rimase senza parole quando vide la frase che componevano:
 
ROSE MI VUOI SPOSARE?
 
Cosa??? avevano soltanto 17 anni! come gli veniva in mente? Era una cosa che non stava né in cielo né in terra.
Era proprio... beh... tante volte si era immaginata con l'abito bianco accanto a lui e poi in una grande casa con dei figli.
Però... a quell'età... così su due piedi...
Rifletteva e in quel momento la scritta scoppiò e ne uscì un oggetto volante.
Una scopa.
Era velocissima.
Era sicuramente Scorpius.
Infatti quando la scopa si avvicinò lui scese e se lo ritrovò davanti agli occhi con una scatolina in mano, sorridente come non mai.
Quello sguardo era dolce come non lo era mai stato e si capiva che avrebbe accettato un 'no' come risposta con serenità e che non si sarebbero lasciati comunque. Si inginocchiò davanti a lei aprendo la scatolina e l’anello che conteneva era una delle sette meraviglie. Oro bianco con tre ‘piccoli’ diamanti. Era bellissimo. Semplice ed elegante, proprio come piaceva a lei.
  -Ma sei scemo???? Che significa tutto questo?- disse lei cercando di sembrare indignata.
Lui non perse affatto il suo sorriso e continuò a guardarla.
  -Significa quello che c'è scritto- le rispose. Questa non era una delle sue solite risposte. Aveva un atteggiamento sicuro, ma la voce non lo era. A quanto pare anche il rigido e freddo Scorpius Malfoy provava nervosismo. Questo pensiero la fece sorridere.
  -Beh... non credi sia un po’ prematuro?- disse lei un po’ meno convinta di quanto lo fosse prima.
  -Lo so. Però io ti amo e anche se non mi vuoi sposare ora, mi basta un sì a lungo termine- le disse.
Era quello che sperava. Non si sentiva affatto pronta ad affrontare un passo così lungo.
Annuì.
Lui le sorrise e quello fu il sorriso più bello, dolce e raggiante che potesse esistere sulla faccia della terra.
  -Io voglio sposarti, Scorpius. Ma non adesso. Magari... quando avremo finito la scuola- disse.
Lui annuì felice. Forse si aspettava un termine più lungo, e sapere che lei aveva pensato ad aspettare solo un anno lo rendeva felice.
Quella frase, infatti, le era uscita senza che lei lo volesse.
Non era riuscita a controllare tutti i pensieri che le frullavano in testa.
Voleva sposarlo... sì!
Tra un anno sarebbe stata la signora Malfoy e anche solo pensarlo la faceva sentire al settimo cielo.
Anche i suoi si erano sposati giovanissimi... due anni dopo che avevano finito la scuola, quindi perchè non poteva farlo anche lei?
Si abbracciarono forte e rimasero così per un tempo che le parve infinito, ma quando vennero interrotti le parve troppo poco.
  -Ehy! Allora alla fine ce l'hai fatta! Accidenti mio zio ha anche dovuto trattenerla in casa con la forza!- disse Al uscendo e camminando disinvolto.
Ecco perchè i suoi erano tutti così strani, soprattutto suo padre!
Non l'avrebbe mai pensato... mio padre che fa comunella con un Malfoy.... wow.
Entrarono tutti insieme a parlarne con gli altri... anche se non c'era molto da spiegare...
Era assolutamente il giorno più bello della sua vita.
 
 
 
 
 
 
 
 
Le urla si diffondevano per tutto il castello. Rimbombavano per i corridoi vuoti e anche chi era chiuso nei propri dormitori poteva sentirle.
Il tempo fuori era nuvoloso, ma il sole, con la sua luce ovattata, illuminava il prato.
Le urla continuavano facendo intuire quanta sofferenza doveva patire.
Correvano per i corridoi spaventati e sudati.
  -Cosa possiamo fare?-
  -Non lo so, non mi sono mai trovato in questa situazione, accidenti!-
  -Sei inutile. Inutile!-
  -Zitto e corri!-
Albus e Kevin stavano portando Lily in fretta e furia in Infermeria.
Stava per avere il bambino.
Kevin credeva di essersi preparato psicologicamente a quell'evento, ma quando il tutto si era materialmente presentato a lui era andato nel panico.
Lily urlava di dolore, era sudata e non riusciva ad andare più molto veloce.
  -Oh mio Dio, sta uscendo!- disse fermandosi e contorcendosi un po’.
  -Tranquilla tesoro siamo quasi arrivati!- la rassicurò Kevin, ma non riusciva a essere molto convincente.
  -Tranquilla? Non provare a dirmi di stare tranquilla!- urlò lei.
Kevin spalancò gli occhi e aprì la bocca per rispondere, quando incontrò lo sguardo di Al che gli fece intuire di non azzardarsi a replicare.
In effetti suo padre l'aveva avvertito sulle donne incinte. Erano intrattabili e non dovevi nemmeno far finta di capirle, perchè avrebbero insinuato che non era possibile ch un uomo potesse capire tutto quello straziante dolore che stavano sopportando.
E in effetti... Kevin non avrebbe mai capito. Anzi, non VOLEVA capire.
Arrivarono finalmente all'infermeria dove Madama Chips era già pronta ad accogliere la ragazza.
Doveva aver sentito le urla.
La fecero sdraiare e Madama Chips le aprì le gambe e le intimò di spingere.
  -La testa è quasi uscita del tutto- disse.
Lily respirava ritmicamente e questo sembrava aiutarla a calmare il dolore.
Si voltò verso di lui e Kevin le prese la mano per farle forza.
La sentì rilassarsi un po’.
  -Spingi, tesoro- intimò Madama Chips.
Lily spinse e spinse ancora.
Il dolore sembrava dilaniarla e questo fece soffrire anche Kevin.
Quando la sentì rilassarsi di colpo e il respirò si calmò si voltò di scatto per vedere come mai avesse smesso di agitarsi.
Sentì il pianto del bambino e Lily sorrideva.
Possibile che il dolore fosse finito in un istante? Un dolore così forte...
Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto dalla vista del suo... del suo bambino.
Anzi, della sua bambina.
Era una stupenda femminuccia che piangeva e agitava le gambe tenendo stretti i minuscoli pugnetti.
Era bagnata e sporca con il cordone ombelicale che madama Chips si apprestò a tagliare.
Aveva il visino contratto e la pelle arrossata e il pianto le conferiva l'aspetto di un folletto della Foresta Proibita.
Ma per lui era la creatura più bella del mondo.
I capelli non erano rossi come quelli della madre, bensì neri come i suoi.
Madama Chips prese la bambina e la lavò. Questo tolse la bambina dalla sua visuale e lo fece soffrire.
Guardò Al che sorrideva insieme a lui e respirava affannosamente per l'emozione.
Infine si voltò verso Lily che aveva ripreso a respirare regolarmente.
Era sudata pallida e i capelli erano attaccati alla fronte.
Ma anche lei... era bellissima in quel momento.
Le sorrise e lei ricambiò felice.
La baciò dolcemente e si staccò quando portarono la bambina.
La prese in braccio un momento e si spaventò un poco.
Era così piccola e fragile e aveva paura di farle male.
Non piangeva più e aveva gli occhi chiusi, ma non dormiva.
La porse a Lily che prese subito ad allattarla. Le scese qualche lacrima di commozione e questo fece inumidire anche gli occhi di Kevin.
Le sue donne.
Erano le sue donne quelle che aveva di fronte. Era la cosa più bella del mondo.
Non avrebbe voluto distogliere mai più lo sguardo.
In quel momento arrivarono anche gli altri e rimasero immobili anche loro a guardare quella scena così dolce e bella.
Non salutarono neppure Lily e Kevin che erano ipnotizzati da quella dolce creatura rosea che veniva allattata.
Le nuvole si diradarono lentamente illuminando la stanza di una luce che Kevin non aveva mai visto così splendente.
Lily e Kevin si guardarono.
  -Voglio chiamarla Amanda- sussurrò.
Lui annuì.
Piaceva anche a lui quel nome.
La piccola si staccò e cominciò a bere all'altro seno.
Kevin sorrise e una piccola lacrima gli scese dagli occhi.
Era in assoluto il giorno più bello della sua vita.
 
  
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