Anime & Manga > Captain Tsubasa
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Autore: eldarion    10/06/2011    5 recensioni
Tsubasa e Sanae stanno per sposarsi. Sono felici. Tuttavia, la felicità a lungo sognata viene bruscamente spazzata via da una tragica fatalità.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi non sono miei, appartengono a Yoichi Takahashi.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Note personali: non amo scrivere storie con più di un capitolo, perchè ho poca pazienza, ma ho voluto tentare. E’ una specie di sfida e spero di fare un buon lavoro!
Ringrazio coloro che dedicheranno del tempo alla lettura della mia storia e coloro che avranno la pazienza di recensirla.
Buona lettura!
 

La sola speranza
 

Rideva felice, sereno.
Correva nel prato. Le preoccupazioni e i brutti pensieri erano svaniti.
"Tsubasa!...Tsubasa!...Eccovi. Vi ho trovati..."
Sanae lo chiamava allegra mentre, correndo, lo raggiungeva. Lui era fermo e teneva per mano un bambino. Lo sollevava per farlo volteggiare nell'aria e rideva. Rideva abbracciando il bambino e Sanae.
Sanae, il bambino, lui e l'acqua del ruscello che scorreva placida. Erano felici, insieme, tutti e tre...
 
 

   ...La luce del sole faceva capolino dalla finestra...

   Si svegliò tranquillo. Si alzó deciso, senza perdere tempo. Fece una doccia e si preparó la colazione.
Era rilassato.
Quel sogno, ormai ricorrente, non lo angosciava. Anzi, tutt’altro: veniva a consolarlo quasi ogni notte.
Strano: lui non sognava mai!
O meglio, se sognava, non ricordava nulla una volta sveglio e cosciente.
Sanae lo prendeva in giro per questo: lei sognava spesso e gli raccontava sempre ogni suo sogno. Alcuni erano veramente inverosimili. Sognava a colori, in bianco e nero, persino a cartoni animati certe volte!...Rise tra sè, ripensando a quel lato della sua compagna. Chissà come avrebbe interpretato quel sogno?
Era particolare, sembrava vero, sembrava proprio di stare là, in quella radura. Sentiva anche il profumo del prato e il profumo di Sanae. Quell'aroma che ti pervade e ti avvolge quando passi la giornata all'aria aperta, al sole. La scena era sempre più o meno la stessa. Ogni volta che arrivava il momento di svegliarsi, si sentiva come risucchiato. Una forza estranea e incontrollabile lo ricacciava, controvoglia, dentro il suo corpo, a Barcellona. Era una sensazione stranissima e mai vissuta prima.
Si svegliava sempre con un grande senso di pace. Anche se, ogni  risveglio, era accompagnato dall’amarezza di ritrovarsi solo nel letto della sua casa.
Nonostante tutto, quelle immagini oniriche lo rendevano fiducioso nel futuro. Non tutto era perduto. Probabilmente era solo una sua illusione ma si convinse che quel sogno fosse un messaggio, un segno: non doveva arrendersi, non doveva perdere la speranza.
Sanae era viva, si trovava in quel luogo, e lui l'avrebbe raggiunta per riunirsi a lei e riportarla a casa. Lei lo aveva sempre aspettato, aveva fatto mille rinunce per lui. Glielo doveva, e poi... Sì... Poi c'era quel bimbo e lui lo voleva. Voleva quel futuro, lo voleva a tutti i costi, lo desiderava disperatamente.
Quel sogno rendeva il suo cuore gonfio di speranza: lei era viva, da qualche parte ed era lei il suo destino...Solo lei!
Nessuno credeva più che sarebbe tornata o che sarebbe stata ritrovata, ma a lui non importava.
Sanae era scomparsa senza lasciare traccia. Mesi di meticolose ricerche non avevano prodotto alcun risultato apprezzabile. La ragazza sembrava essere stata inghiottita dal nulla. Tuttavia Tsubasa, nel suo cuore, sapeva che lei lo amava e se non tornava da lui doveva esserci un valido motivo.
Quel sogno, del quale non poteva certo parlare agli amici, ne era la conferma.
Il detective che dirigeva le ricerche aveva torto. Torto marcio quando, fin dall'inizio, asserì...
 "...Dunque...La sua fidanzata era nel bosco insieme alle amiche. Improvvisamente si è alzata la nebbia e la sua ragazza non è stata più vista... Mmhh...Vi dovevate sposare vero?...Magari non era convinta e non ha avuto il coraggio di... Bhe!...Non le ha detto proprio tutto...Sono cose che capitano sa..."
Tsubasa aveva risposto a tono e visibilmente accalorato "Che cosa vuole insinuare? Non la insulti, non la conosce neanche! Sanae mi ama, vuole sposarmi e non ho ragioni per dubitarne!"...
In quel momento gli sembró che quell'investigatore avesse tratto le sue brave conclusioni senza badare troppo ai fatti. Come avrebbe condotto le indagini uno che pensava già di aver risolto il caso?
Certo, le apparenze non aiutavano Sanae: poteva sembrare veramente una fuga la sua.
Tsubasa rimase a lungo in Giappone per seguire le ricerche. Purtroppo però, esse si dimostrarono particolarmente lunghe e infruttuose.
Il capitano, alla fine, dovette rassegnarsi a partire: non poteva più rimandare. Doveva rispettare i suoi impegni sportivi. La societá, il mister, i compagni lo avevano capito e agevolato in ogni modo ma era il momento di passare oltre, guardare avanti, con coraggio.
Ritornò a Barcellona.
Solo.
Anche per questo, il giovane calciatore affidó le ricerche a un'agenzia privata. Neanche quella via peró aveva dato risultati.
In un certo senso era come se la terra si fosse aperta per inghiottire Sanae e tutte le tracce del suo ultimo giorno in Giappone.
Quella spensierata settimana in montagna, organizzata dagli amici subito prima del Matrimonio, si era tramutata in una tragedia.
Era solo il secondo giorno di soggiorno nella località montana quando a Tsubasa crollò il mondo addosso. Quella mattina non poteva immaginare la piega catastrofica che gli eventi avrebbero preso. Pareva una frizzante mattinata, piena di sole e di cose belle per lui, Sanae e tutti gli altri.
La sua "manager" si comportava come al solito, verso di lui e verso gli altri. Sanae non era capace di nascondere i propri sentimenti, era una specie di libro aperto, se avesse avuto l'intenzione di tradirlo e abbandonarlo se ne sarebbe accorto.
Si salutarono: lui andava a pescare con i ragazzi mentre lei e le altre pensavano alla legna per il fuoco...Pesce alla brace!...Questo era il menù per la serata.
Fu l'ultima volta che la vide.
Di lì a poche ore di lei non seppe più nulla, non rimase che un ricordo. Il suo saluto, il suo bacio, il suo sorriso... Non avrebbe mai dimenticato l'ultima immagine di lei che si allontanava con le altre.
E pensare che avrebbe voluto chiederle di lasciar perdere la legna per stare con lui. Tsubasa non era molto bravo a pescare, Sanae, al contrario, era molto abile nella pesca. Lei avrebbe pescato sicuramente qualcosa e lui avrebbe goduto della sua piacevole presenza. Tuttavia, non le chiese nulla. In fondo, pensò, stavano per sposarsi: avrebbero avuto molto tempo da condividere, avevano davanti tutta la vita!
Si maledisse per aver taciuto.
Tutto ciò che venne fuori dalle deposizioni delle ragazze che erano con Sanae non fu molto d'aiuto per risolvere l'enigma della scomparsa.
Yukari era disperata per non essere stata accanto all'amica con la dovuta attenzione, ma anche lei diede una versione simile a quella delle altre. Tutte asserivano la stessa cosa: furono sorprese da una nebbia improvvisa e finirono col perdersi l'un l'altra...Perchè proprio Sanae era sparita?...Proprio solo Sanae...
Il giovane calciatore, suo malgrado, si ritrovò improvvisamente proiettato in una di quelle situazioni che capitano agli altri, quelle cose che senti in televisione ma, di fatto, non ti riguardano. Provi pena per chi ne è coinvolto, certo, ma sei lontano, protetto e circondato dalle persone che ami.
Non sei tu, non sono loro a fare notizia.
Questa volta però non stava guardando la televisione, questa volta doveva lottare per riabbracciare Sanae.
Tsubasa aveva la speranza.
La sola speranza.
Sarebbe impazzito senza di essa.
Era quella che lo aiutava ad andare avanti. Continuava a fare progetti, a inseguire il suo sogno, il suo sogno di bambino. Lottava, per sè e per Sanae. Non avrebbe rinunciato a cercarla e non avrebbe rinunciato al suo  desiderio di giocare a calcio.
Anego, ovunque fosse, sarebbe stata orgogliosa del suo capitano e, quando si fossero ritrovati, lei non sarebbe rimasta delusa. Che cosa avrebbe detto la sua Sanae se, tornando, lo avesse ritrovato demotivato, seduto su una sedia a commiserarsi? Lo avrebbe rimproverato.
Lei era lontana, chissà dove, ma lui doveva vivere e sperare!
Decise di vivere, sperare e sognare come se Sanae stesse per tornare da un momento all'altro. Del resto, non poteva escludere che fosse proprio così.
Era viva, ne era certo e, comunque, non c'erano prove del contrario.
Naturalmente i primi tempi non fu facile.
La casa di Barcellona l'aveva arredata insieme a Sanae. C'erano già tutte le sue cose: si sarebbero sposati entro poco e quindi avevano deciso di vivere insieme i pochi mesi che li separavano dalla fatidica data. Era la cosa più pratica: sarebbe stato più semplice per la ragazza sistemarsi e abituarsi alla vita nella città spagnola.
Tutto gli parlava di lei.
Era triste tornare a casa e non trovarla. Si buttó con tutte le sue forze nel calcio.
Aveva esordito dietro le punte giocando nella squadra B. Fu un duro colpo ma non si arrese. Poi, finalmente, venne il momento di esordire in prima squadra. La sua vita era interessante, felice: poteva fare ciò che amava di più.
Non era la felicitá piena che aveva sognato con Sanae, la bellezza di poter condividere la vita con la persona che ami...Quella che ami con tutto il cuore. Tuttavia era felice.
Gran parte del merito lo doveva ai suoi piccoli amici. Tsubasa passava molto del suo tempo libero, a volte persino prima delle partite, al parco. Si divertiva giocando a calcio con Pinto e i suoi compagni. Era rilassante stare con loro. Quei bambini gli davano calore e affetto. Tutte cose che il successo professionale non dava.
Aveva trovato un suo equilibrio.
Non sopravviveva.
Viveva. Così come era giusto.
Legò particolarmente con il piccolo Pinto, il suo primo tifoso. Sapeva infondergli fiducia, un po’ come sapeva fare Sanae...Con lei al suo fianco avrebbe potuto affrontare tutto. Lei era fantastica. Non aveva la soluzione per tutto ma, in ogni situazione, sapeva cosa dire per farlo sentire meglio, per aiutarlo a combattere...Ecco...Con Pinto era un po’ così!
Era un bambino maturo e dolcissimo e anche a lui mancava Sanae.
Preso da tale confidenza aveva finito col raccontare quello strano sogno al suo piccolo amico, il quale lo lasciò con un palmo di naso quando diede la sua interpretazione...”forse Sanae ha avuto un bambino!...Mi piacerebbe conoscerlo il tuo bambino...Se è bravo a giocare a calcio come te mi divertirei un sacco! Mi lasceresti giocare con lui? Starei attento a non fargli male sai?!.."
Tsubasa sorrise senza dire nulla, un po’ a disagio, arrossì e distolse lo sguardo.
Non ne parlarono più.
Dopo le giornate con Pinto il capitano si chiedeva spesso se mai avrebbe avuto un bambino da Sanae. Come sarebbe stato avere un bambino suo?
Anche se molto giovani si erano detti che non era il caso di aspettare e così quell'idea divenne subito parte della loro vita. Era concreta nella loro mente. Ció li unì ancora di più...Purtroppo peró, Sanae scomparve e la loro vita insieme tornò ad essere un'idea astratta. Un sogno che gli faceva visita la notte. Una speranza per il futuro, solo una speranza.
Forse Pinto gli aveva dato un’altra illusione ma...Non poteva escludere che Sanae, ovunque fosse, stesse aspettando un bambino...
 

...Sentì il suono di un clacson che si avvicinava...

Tsubasa abbandonò i ricordi.
Era ora di affrontare la giornata.
Finì la sua spremuta.
Guardò l'orologio e poi guardó  fuori dalla finestra: era assediato dalle ammiratrici. Ora che non c'era Sanae poi...
Vide in lontananza l'auto che doveva portarlo agli allenamenti.
Per il resto la sua libertà era condizionata dalla massiccia presenza delle fan...Cercava di essere gentile ma distante e, per quel che poteva, le evitava.
Ed evitava, come era sempre stato, tutte le occasioni mondane. Quella vita non gli interessava, la considerava vuota, effimera, non adatta a chi decide di dedicarsi seriamente allo sport.
L'auto era ormai sotto casa, prese la borsa e uscì.

Lo accolse il vociare delle ragazze. Salì velocemente in macchina...Era ancora innamorato di Sanae.
Si sentiva come tornato bambino, quando pensava solo al calcio!
Solo Sanae gli aveva fatto capire che esisteva anche l'amore.
Solo Sanae gli aveva fatto desiderare altro.
Appena la conobbe sentì che lei era speciale: non era una ragazzina qualsiasi.
Lei ci capiva di calcio!
Inizialmente fu solo questo e poi, pian piano, fece breccia nel suo cuore.
"Anego, Anego..." mormoró.
Era arrivato.
Scese dell'auto, i compagni lo salutarono calorosamente.
Si cambió e uscì sul campo insieme alla squadra.
Una nuova giornata stava per cominciare. Respirò a pieni polmoni.
L'allenamento inizió...
"Coraggio piedi!" ...Si disse allegramente...
 
Non sapeva quanto precario fosse l'equilibrio così faticosamente raggiunto. Una distrazione, una leggerezza e....
 

Continua...
 
 

 
 

N.B.
Lo spunto per questa storia mi è stato offerto da una novella tedesca “Germelshausen” scritta da Friedrich Gerstacker. Questa storia, nel 1954, ispirò un musical della MGM “Brigadoon”. Dal musical, Vincent Minnelli, trasse l’omonimofilm. Fu il suo primo film girato in Cinemascope. 

  
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