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Autore: ElseW    14/06/2011    7 recensioni
Ci tengo a puntualizzare che io in questa storia avrò un ruolo ben diverso da quello della tipica ragazzina da salvare.
Solitamente infatti sono gli altri che vogliono essere salvati da me.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Shadow
Capitolo 15:
Guardami
 
-
 
Il piano di Shine è pura follia.
In effetti però salvare un condannato a morte il giorno della sua esecuzione non è certo uno scherzetto, bisogna essere folli per volerci provare e grazie a Dio la follia è forse l'unica cosa che non ci manca.
Sono passati solo due giorni da quando abbiamo chiesto aiuto ad Asia e di tanto in tanto passa a trovarci.
È strano vedere Shine alle prese con un'altra ragazza: non ce la vedo proprio a passarsi lo smalto sulle unghie mentre spettegola su qualche ragazzo.
Oh. Ridicolo. Adesso sono anche geloso dell'ipotetico ragazzo su cui Shine potrebbe teoricamente spettegolare nella mia mente.
E qui riprendo il discorso della follia.
Scuoto la testa, dicendomi che in effetti neanche Asia sembra il tipo da smalti colorati e risolini affettati.
Myers mi ha impedito di riprendere a smistare la sua posta - me lo sono meritato - di conseguenza sono mollemente stravaccato sulla poltrona, mentre la mia mano destra pigia i pulsanti del telecomando. In questi giorni mi sento terribilmente teso, riesco a rilassarmi solo guardando questi maledettissimi cartoni animati.
Sento bussare alla porta e Shine, dopo un mio cenno di assenso - ho Visto l'identità del visitatore - si alza dalla sua postazione sul tappeto per andare ad aprire. Asia fa il suo ingresso, facendo un cenno di saluto ad entrambi. “Ehi. Tutto ok?” Faccio spallucce e Shine risponde con un grugnito.
Ad un tratto dalla televisione si sprigiona il rumore di un'esplosione e un grido.
Dorian, non c'è null'altro che ti interessi quanto quei maledetti cartoni?”
Inutile sottolineare che Shine è di pessimo umore in questi giorni. Non ha fatto altro che prendersela con il sottoscritto per ogni cosa e naturalmente abbiamo litigato un sacco di volte. Ho tentato di trattenermi, ma anche io oggi non sono dell'umore giusto. Spero capisca l'antifona.
No, al momento no.” Ribatto pacato.
Ma capisco che ha semplicemente voglia di discutere, perché replica, cattiva, “Un'occupazione un po' meno fanciullesca? Sai, esiste una cosa chiamata maturità.”
Esiste una cosa chiamata -fatti gli affari tuoi-” Comincio ad innervosirmi.
Sul serio Dorian, non c'è nient'altro che catturi la tua attenzione? Non lo so, la cronaca, qualche film istruttivo… non fai altro che guardare cartoni animati.”
Mi volto verso di lei, con occhi vuoti. “Sai Shine.” Spengo il televisore e mi alzo. “A me piacciono i cartoni animati. Mi piacciono tanto. Mi fanno ridere, mi divertono. Non guarderò mai più un maledetto telegiornale per fare un piacere a te, perché a me non piacciono i telegiornali. Mi intristiscono e a me non piace essere triste.” Vorrei urlare. “A me non piace essere ferito, Shine e tu sembri molto brava nel farlo. Quindi adesso me ne vado in camera. Lontano da te. Quando la smetterai di usarmi come parafulmine, fammelo sapere.”
Mi dirigo verso la camera da letto e mi chiudo la porta alle spalle.
E comincio a pensare che, forse… non dovrei stare qui.
 
Rimango in silenzio per qualche secondo, dandomi il tempo di registrare le sue parole.
Accidenti.” Mi volto verso Asia, sperando che dica qualcosa tipo -emotivo il ragazzo- oppure -perché se l'è presa tanto?- ma le mie speranze vengono deluse quando, dopo una smorfia esplicativa dice, “Sei proprio stronza”.
Strabuzzo gli occhi, sorpresa. “Cosa?!”
Asia scuote le spalle. “Be', non sei stata propriamente gentile. Stava semplicemente guardando i cartoni.”
Se non fossi come sono, arrossirei. “Beh, lui… lui li guarda sempre.” Giustificazione patetica.
Uhm. Già. Terribile.” Replica lei, atona.
Non rispondo.
Asia sospira, quindi si avvicina. “Ti piace.” Sussurra, per non farsi sentire da Dorian nell'altra stanza e stavolta arrossisco.
Cosa?! No! No, assolutamente no, no che non mi piace, perché dovrebbe piacermi? È… è… lui guarda i cartoni!” Rispondo io in un sibilo frenetico. L'espressione di Asia è di pura pietà; e a me non piace la pietà. Stringo gli occhi e continuo, “Senti, non mi piace, ok? È un - un amico. Un conoscente, ecco. Un allea... ”
Oh, ti prego. Potrai ingannare lui, magari anche te stessa, ma non prendi per il culo me. Ti piace. E anche tanto. Ti sei aggrappata all'unico difetto evidente in modo da poterlo attaccare senza sentirti una merda; tra l'altro, pensaci, perché te la prendi sempre con lui? Probabilmente perché pensi possa minacciare di schiarire la tua aria da misantropa-depressa-autolesionista.
Sono furiosa. Mi avvicino ancora un po', fino ad arrivare a fronteggiarla. È un po' più alta di me.
Non osare giudicarmi. Non sai che cosa ho… ”
Sì, blablabla, hai sofferto tanto, bu-hu, frigna un altro po'.” Lo sguardo di Asia è d'acciaio e questo mi lascia talmente basita che non riesco neanche a ribattere. Lei continua. “Ho vissuto la maggior parte della mia vita nei quartieri più schifosi della città, mio padre era alcolizzato e picchiava mia madre un giorno sì e l'altro pure. Probabilmente se mia mamma non avesse volutamente irritato mio padre spingendolo a prendersela con lei, avrebbe picchiato anche me. Quando il Gene della Telecinesi si è manifestato e sono diventata abbastanza grande, io e mia madre siamo scappate. Abbiamo vissuto per strada per due anni. Mia madre ha fatto la prostituta. Mi nascondeva e faceva il suo lavoro. Con i soldi guadagnati siamo riusciti a comprarci una piccola casa dalle parti del porto; non proprio una zona chic, non trovi?”
Ho passato i primi anni dell'adolescenza tra marinai e maschi maiali di vario genere e sono sfuggita un paio di volte alle mani lunghe di qualche omone peloso dal pisello insoddisfatto solo grazie al mio maledetto Gene. Per entrare all'Accademia mi sono fatta un culo così senza dover andare a letto con nessuno e, indovina, continuo a lavorare comunque, per poter mandare qualche soldo a mia madre.” Riprende la giacca che aveva posato sulla scrivania. “Non sono quella che si dice lo spirito della festa ma non me la prendo con il mondo solo perché ho avuto una vita difficile. Se mi sono successe tutte queste cose non è stata colpa mia, quindi non ho alcuna intenzione di punirmi ulteriormente o di allontanare da me persone che potrebbero darmi qualcosa di buono... ” Dicendolo arrossisce lievemente, probabilmente riferendosi ad Elijah. La osservo mentre conclude quella che, credo, possa essere classificata come ramanzina. “Piantala di fare la vittima e prenditi quello che la vita ti dà. Non buttare via qualcosa di bello solo perché pensi di non meritarlo; non cancellerai il tuo passato in questo modo. L'unico modo che hai per redimerti è costruirti un futuro.” Il suo sguardo saetta verso la porta della camera da letto. “E tu sei talmente concentrata su te stessa da non renderi conto di avere qualcuno disposto a costruirlo con te.” Infila la giacca, apre la porta e se ne va.
Mi siedo lentamente sulla poltrona.
Credo – poi magari mi sbaglio – di non essermi mai vergognata tanto in tutta la mia vita.
È stato peggio di quei sogni in cui ti ritrovi nudo davanti a centinaia di persone.
Molto peggio.
 
Un'ora dopo sono ancora nell'ufficio di Myers.
Ho preferito lasciare che Dorian sbollisse, per evitare di piombare in camera pretendendo il suo perdono e peggiorando quindi la situazione, in quanto sono abbastanza sicura che il perdono non si pretenda.
Sospiro e mi passo una mano tra i capelli, quindi mi alzo e mi dirigo verso la porta, sapendo che una volta entrata Dorian avrà il coltello dalla parte del manico.
Nessuno fino al suo arrivo era mai riuscito ad esercitare un tale potere su di me.
La mia mano si tende in avanti e si posa sulla maniglia, quindi apro la porta.
Dorian è seduto al centro del letto con un'espressione corrucciata. Trattengo un sorriso di scherno nel vederlo così acciambellato come un bimbo di quattro anni. Nonostante il suo amore viscerale per i cartoni e nonostante negherò strenuamente di averlo anche solo pensato, il suo lato infantile mi piace. Faccio finta di non aver pensato che in generale mi piaccia un po' tutto, cartoni compresi, e mi siedo ai piedi del letto.
Dorian alza gli occhi su di me, fulminandomi e leggendomi con una facilità sorprendente.
Potresti anche evitare di guardarmi con quell'espressione condiscendente, non ti pare?” Comincia lui, con tono bellicoso.
Il mio sguardo si sposta su un punto sopra la sua spalla. “Mi sono solo seduta” rispondo, inghiottendo fiotti di orgoglio e istinti primari.
Già. Mi sei sembrata mia madre: seduta ai piedi del letto del figlio capriccioso, quelle poche volte che si interessava a me invece che al suo maledetto circolo del libro.” Sbuffa, quasi infastidito dalle sue stesse parole. “Senti, lascia perdere ok? Per quanto io sia pieno di buone intenzioni finiamo sempre per litigare.” Si volta di nuovo verso di me con un'espressione un po' contrita. “Per motivi diversi forse comincio a capire perché mi hai sempre tenuto lontano da te.” I suoi occhi guardano nervosamente in basso per un attimo, quindi tornano su di me: “Siamo troppo differenti. In tutto. Non... non possiamo... ”
Sento una strana sensazione farsi largo nel mio stomaco: è fredda, tagliante, pesante…
Panico.
Sto perdendo anche lui; e in un lampo, con una certezza dolorosa e brutale, capisco che se lui mi lasciasse io non ce la farei.
Sono riuscita a tirare avanti senza Brayden solo perché c'era Dorian. Una volta andato anche lui, non mi rimarrebbe altro che… me. E di me non c'è più niente.
Apro la bocca per dire qualcosa - non so neanche bene cosa - ma lui mi interrompe. “Ti aiuterò a liberare Brayden. Lo farò, ma una volta fatto questo troverò un modo per andare via. Ti lascerò libera.”
Sento qualcosa di caldo e scoppiettante sostituire il freddo: rabbia.
Comodo.”
Dorian solleva lo sguardo, stupefatto. “Cosa?”
Salgo ginocchioni sul letto, spingendolo con forza. “Comodo! Naturale! E hai intenzione di fuggire in qualche paese caldo? O preferisci la neve? Ma forse il signorino non sopporta il freddo!” Continuo, come acqua che sgorga da una diga distrutta, incapace di essere fermata. “Prima insisti per venirmi dietro, ficchi il naso anche dove non dovresti, ti prendi una grossa fetta di quel poco di me che è rimasto e adesso te ne vuoi andare!” Sto urlando, credo. Continuo a spingerlo, mentre anche lui si tira in ginocchio, per accusare meglio i miei colpi. “Non te lo permetterò. Me l'avevi promesso,” E questo da dove sta uscendo? “Avevi detto che non mi avresti abbandonata, avevi detto che non te ne saresti andato, ecco cosa avevi detto e io mi sono fidata di te! Mi sono fidata di te, Dorian! Tu adesso te ne andrai e vivrai tranquillo dove ti pare, mentre io continuerò a stare qui, da sola, perché sono una stronza egocentrica, sempre più distrutta, sempre più vuota, sempre più sola, perché è questo che faccio, allontano tutti e tutti se ne vanno, perché… perché non ho niente da dare e sono stronza ed egocentrica!” Concludo il mio monologo con un ultimo pugno ben assestato sulla spalla di Dorian.
Mi accascio ancora di più sulle ginocchia mentre il mio soldato fa lo stesso, più lentamente. I suoi occhi mi scrutano, indecifrabili, come se vedessero qualcosa che prima non erano riusciti a vedere. Una sua mano si allunga a toccarmi la guancia.
Mi accorgo adesso che è bagnata.
Non mi sono neanche resa conto di aver versato qualche stupida lacrima: patetica.
Anche l'altra mano si posa sul mio viso ed entrambe scivolano tra i capelli, fin quasi a sfiorare la nuca. Siamo vicini.
Mi rendo conto che ogni volta che litighiamo non facciamo altro che avvicinarci sempre di più; una parte di noi si spezza e cade ai piedi dell'altro.
Forse abbiamo raccolto i reciproci cocci senza neanche accorgercene;
Forse ci siamo ricostruiti a vicenda;
Forse Asia aveva capito tutto prima di me.
Sento il suo respiro sulle labbra ma i suoi occhi sono fissi nei miei, decisi e fermi.
L'ultima volta che siamo arrivati a questo punto sono stata io a trovare abbastanza fiato per dire no. Questa volta invece è lui a parlare, quando ormai tra di noi c'è a malapena spazio per muovere le labbra senza che queste si tocchino.
Mi osserva e infine dice “Perdonami” E colma quel poco di spazio rimasto.
Fa davvero male. È un po' come se avessi passato tutta la vita appallottolata su me stessa e adesso, in questo istante, dopo anni e anni passati in questa posizione, stendessi gambe e braccia e raddrizzassi schiena e testa, tutto in una volta.
Fa male.
Le sue mani sono meno leggere adesso, mentre una viaggia sulla mia schiena e l'altra gioca con i miei capelli; mi avvicina e io mi ritrovo a spingermi contro di lui tirandomelo contro allo stesso tempo, mentre cozziamo l'uno contro l'altro, come abbiamo sempre fatto e come continueremo a fare fino alla fine del nostro rapporto - o dei nostri giorni se vogliamo essere poetici - perché, per quanto faccia male, non riuscirò più a fare a meno di tutto lui, cartoni compresi.
Forse, dopotutto, era esattamente quello che volevo.
 
Se il mio cervello funzionasse a dovere, in questo momento mi definirei disperatamente felice. Ovviamente però non sono nelle condizioni di formulare pensieri molto complessi visto che tutto quello che sento – e che voglio – sono le sue labbra sulle mie, i suoi capelli tra le mie mani e le sue mani su di me, serrate come artigli.
La sua bocca è morbida, tiepida e sorprendentemente dolce. La mia mano destra scende sul suo collo, dove traccia dei piccoli cerchi, mentre il bacio si fa via via più tranquillo e paziente nel momento in cui entrambi capiamo che nessuno dei due ha intenzione di scappare da qualche parte.
Respiro profondamente e mi allontano quel tanto che basta per parlare – o quantomeno, rantolare, “Guardami.”
Sento il respiro di Shine accelerare e il suo cuore battere ancora più forte sotto la mia mano premuta sul collo.
Mi ritrovo a fissare gli occhi blu della terribile assassina del Mondo Lume.
Brillano.
Brilla.
Per me.
 
È dolce, Dorian. Sorprendentemente deciso, sì, ma dolce.
Probabilmente quando tornerò in me negherò di aver pensato cose del genere o di aver desiderato che mi baciasse ancora, ma per il momento permetto ai miei neuroni un piccolo break.
La mano sinistra di Dorian traccia degli arabeschi sulla mia schiena, mentre la destra continua a disegnare cerchietti sul mio collo. Probabilmente non si rende conto di bloccare le mie facoltà di pensiero in questo modo. O forse lo sa perfettamente.
Mi sento stupidamente felice e vibrante e…
Ragazzi, sono io!” La voce di Myers nello studio ha lo stesso effetto di una secchiata d'acqua gelida. Scattiamo giù dal letto, rossi in viso e col fiatone.
Lancio un'occhiata furtiva a Dorian e vedo che sta sorridendo sotto i baffi.
La porta si apre quando siamo ancora un po' sconvolti.
Myers ci scruta dall'alto dei suoi due metri e cinque, quindi chiede con aria perplessa, “Tutto ok?”
Dorian annuisce e io sibilo un poco convinto mentre il suo sguardo ci trapassa da parte a parte.
Se non fossi certa che è un Guerriero potrei pensare che ci stia Vedendo. Una volta capito che nessuno dei due è intenzionato a dire una parola, sospira e ci fa cenno di seguirlo nello studio. Lo seguiamo in silenzio, mentre entrambi torniamo nel mondo reale.
Porto brutte notizie. Bruttissime.” Il tono con cui lo dice non lascia adito a dubbi.
Che succede? Brayden sta bene?” chiedo nervosamente. Dorian mi si accosta notando la mia tensione improvvisa, ma dopo quello che è appena successo non fa che aumentare il mio flusso di adrenalina. Myers annuisce. “Sì, è ancora imprigionato ma sta bene. Il problema è che... ” tace.
Dorian allarga le braccia, esasperato da tanta tensione. “Cosa?”
Myers butta fuori l'aria e poi, con tono grave dice, “Ci hanno raggirati. Non stanno isolando la popolazione.” Sento qualcosa di freddo scivolarmi lungo la schiena, mentre Myers conclude: “Stanno isolando noi.”
Dorian trasale. "Sì, ma- "
Myers lo interrompe tenendoci un documento. Lo prendo tra le mani, mentre Dorian si posiziona dietro di me per leggere da sopra la mia spalla.
Se non fossi rimasta raggelata da quello che sto leggendo, probabilmente avrei i brividi per la sua vicinanza.
Dopo un minuto di attenta lettura e crescente orrore, io e Dorian alziamo lo sguardo verso Myers. “Non può farlo.”
Myers sospira. “Lo farà passare per un comune vaccino contro un virus che attacca solo gli Evoluti. È già capitato cinque anni fa con l'influenza EVO, nessuno sospetterà nulla. Isoleranno la popolazione comune con la scusa di volerli tutelare da un possibile ceppo influenzale che possa colpire anche loro e poi cominceranno a iniettare i vaccini. Quando si accorgeranno della scomparsa dei loro poteri in contemporanea all'assunzione del vaccino… sarà troppo tardi.”
Tutta la vibrante felicità di prima si è ridotta ad un caldo bozzolo in fondo al mio stomaco.
L'unica cosa che riesco a pensare è che ho sbagliato tutto.
Ho protetto le persone sbagliate.
Ho condannato il mondo.
Guardo il foglio con una sensazione di gelo in fondo allo stomaco... e alcune cose nella mia testa cominciano ad andare al loro posto.
Forse sono ancora in tempo per rimediare.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Spazio Autrice:
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Pciù pciù, i piccioncini hanno tubato, eh?
Ok, scusate, lo so, non devo dire nulla.
Grazie ancora, come sempre e alla prossima!
Besos*
 
P.S. Vi chiedo perdono per i possibili errori, non ho avuto modo di RI-rileggere (l'avevo già riletto, ma di solito prima di pubblicare do sempre un'altra controllatina) @.@
La prossima volta mi impegnerò e rileggerò anche tre volte di seguito se necessario.
 
 
Moony
   
 
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