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Autore: HachiXHikaru    14/06/2011    1 recensioni
L’Acqua e il Fuoco sono due elementi opposti.
Il Fuoco è rosso, l’Acqua è azzurra.
L’Acqua genera la vita, il Fuoco la distrugge.
Il Fuoco crea gli incendi, l’Acqua li spegne.
L’Acqua e il Fuoco non potrebbero mai convivere in armonia, sono troppo diversi.
Ma che succederebbe se il Fuoco si innamorasse dell’Acqua?
Se i due elementi entrassero in contatto uno sopraffarebbe l’altro.
Ma che succederebbe se entrassero in armonia?
Si verrebbe a creare qualcosa di nuovo, qualcosa di magico e potente.

Ma Fuoco e Acqua potrebbero mai entrare in armonia?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Katara, Quasi tutti, Zuko
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Scusate se il carattere risulta troppo piccolo, ma sono un'impedita e non so come migliorarlo ç___ç scusate ancora e grazie a chi segue la fic^^ i primi due capitoli sono i più corti, ma vi prometto che il terzo sarà più lungo, baci!

2. “Alone”
Quando il sole illuminò l'interno del rifugio, la dominatrice dell'acqua alzò lentamente la testa; non aveva dormito molto, ogni volta che percepiva un singolo rumore sperava fossero i genitori che, raggiungendoli, assicuravano loro che andava tutto bene e che i nemici erano stati allontanati. Speranza vana e inutile. Si alzò in piedi e chiamò il fratello che si stiracchiò un poco.
-Andiamo al villaggio, forse ci aspettano tutti lì-
La guardò e, per niente convinto, annuì. Lei camminava velocemente, le premeva arrivare subito, come se qualche minuto in più o in meno avessero fatto la differenza e il fratello la seguiva da dietro. Ormai lui aveva capito che era tutto inutile, ma non sapeva come dirlo a lei; forse vedere coi suoi occhi avrebbe aiutato; ad un certo punto la vide bloccarsi e si mise al suo fianco. Fissava il villaggio davanti a sé, anzi, ciò che ne rimaneva; le case erano andate tutte distrutte e non erano rimaste che macerie. Cominciò a piangere e fece uno scatto in avanti, come se volesse raggiungere qualcosa che non c'era più, ma il castano la bloccò prendendola per un braccio; lei non cercò neanche di liberarsi. Sokka l'abbracciò e cominciò ad accarezzarle i capelli, le lacrime della sorella gli stavano bagnando la maglietta ormai. Rimasero così per un po', finchè il ragazzo non disse che era meglio spostarsi e magari raggiungere qualche altro luogo, era inutile rimanere lì, in fondo. Camminarono per un po' nel bosco, il castano teneva stretta la mano della sorella, probabilmente per assicurarsi che non scappasse via; delle volte le lanciava qualche veloce occhiata e vedeva che teneva lo sguardo basso. Ad un certo punto arrivarono in una radura e il ragazzo decise di far riposare la castana; la fece sedere per terra, la schiena poggiata al tronco di un albero. Si guardò un po' intorno, gli stava venendo fame, non avevano neanche fatto colazione...
-Katara, tu non ti muovere da qui, io vado a cercare del cibo-
Ed eventuali “compagni” che avrebbero potuto aiutarli, ma questo non lo disse; la vide annuire debolmente con la testa e, dopo averle lanciato un'ultima occhiata, se ne andò. La castana aveva la fronte poggiata sulle ginocchia, che teneva vicino al petto; le braccia cingevano le gambe. I vestiti ormai erano in uno stato pietoso, ma a lei non importava; i capelli erano sporchi a causa della pioggia e i piedi erano ricoperti di terra. Ma tanto a lei cosa importava? Non aveva più i suoi genitori... Il suo villaggio era andato distrutto... Si morse il labbro. E lei non aveva potuto fare niente... Niente! Era stata inutile, completamente inutile. Sentì che le lacrime stavano per tornare fuori e cercò di bloccarle; non voleva piangere, non voleva far preoccupare il fratello. Già il fatto che non aveva parlato per quasi tutto il giorno doveva averlo fatto preoccupare; in fondo lei non smetteva quasi mai di parlare, di infondere sicurezza al fratello. Peccato che in quel momento non ci riuscisse, si sentiva come vuota e trovava inutile parlare; in fondo che poteva dire? Le parole non avevano più molto senso... Sforzò un sorriso. Per fortuna Sokka era ancora al suo fianco, il suo fratellone... Bastava lui a parlare per entrambi. Alzò la testa, ma non lo vide. Dov'era finito? Si alzò in piedi. Le aveva detto qualcosa prima... Forse... Però non ricordava cosa... L'aveva abbandonata? Questa volta non riuscì a trattenere le lacrime. Perchè, Sokka? Perchè l'aveva lasciata lì da sola? Era il suo destino? Era il suo destino a volere che rimanesse da sola per sempre? Prese una direzione a caso e si mise a camminare velocemente; non voleva rimanere lì, ma non sapeva neanche dove poter andare. Sokka, Sokka... Perchè non si faceva trovare? Sentì che le forze le stavano venendo meno; non aveva mangiato nulla, e questo era il risultato; la stanchezza stava prendendo il sopravvento su di lei. Scosse la testa. No, non doveva... Non doveva arrendersi, doveva continuare a cercare Sokka. Cadde in ginocchio e rimase ferma per qualche momento a fissare il terreno; perchè le stava capitando tutto questo, perchè? Tornò in piedi a fatica e, poggiandosi a un albero guardò avanti a sé. Il bosco ormai era finito e da lì in poi si estendeva un terreno desolato. Che fare? Mosse un passo; naturalmente avrebbe continuato a camminare. Mosse faticosamente anche il secondo passo. Barcollante riprese a camminare; si sentiva stanca, tremendamente stanca, forse la fine era vicina; ma in fondo cosa le importava? Continuò a fare piccoli passi finchè, esausta, non cadde al suolo; rimase ferma per un po', finchè non riuscì ad alzare la testa. I suoi occhi rimanevano aperti a stento e distingueva difficilmente il paesaggio, ma fu sicura di vedere qualcuno davanti a sé; era una figura avvolta in un mantello e con il cappuccio sulla testa. Forse era della Nazione del Fuoco. Sorrise tra sé; bene, la fine era arrivata. Prima di chiudere gli occhi notò che quello strano soggetto aveva una bruciatura su metà faccia.
  
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