2070.
Blaise Zabini aveva
perso tutto quello splendore che doveva aver avuto in gioventù. Aveva l’aspetto
di un fantasma, sembrava un uomo condannato che aspetta solo di sentire le
gelide mani della morte che lo afferrano. La sua espressione era vuota, lo sguardo
perso e il portamento altezzoso che aveva tenuto durante gli anni della sua
carriera scolastica era stato completamente abbandonato.
Sradicato dal suo mondo
e gettato in una realtà totalmente diversa, Blaise era destinato a passare gli
ultimi anni della sua vita legato ad un letto del San Mungo. Aveva perso tutta
la sua dignità e questo lo aveva fatto sprofondare sempre di più. Veniva
persino trattato con sufficienza dalla infermiere pettegole.
Quando cercai di
attirare la sua attenzione non mi guardò nemmeno. Fu solo quando mi presentai
che la sua testa si alzò e gli occhi si spostarono dal pavimento al mio viso.
- Malfoy? –.
- Si signore, sono la
figlia di Scorpius Malfoy -. Allora l’uomo mi fece cenno di avvicinarmi al
letto e di sedermi su una sedia lì vicino. Mi studiò attentamente come per
assicurarsi che non lo stessi prendendo in giro.
- Gli occhi – disse –
Hai gli stessi occhi di Malfoy. Grigi, freddi, glaciali-. Si portò le mani al
viso e nascose il volto in esse, poi iniziò a singhiozzare-.
Mi sentì totalmente a
disagio e fuori posto, come non mi era mai successo. Non sapevo come
comportarmi. Avrei dovuto andarmene? Avrei dovuto rinunciare ai suoi ricordi?
Ma lui era l’unico rimasto della sua cerchia di amici.
- Signor Zabini, mi
dispiace, non volevo esserle causa di turbamento – mi scusai.
Blaise Zabini si
riprese e tolse le mani dal viso. – Non sei un disturbo, scusami, Cloe, giusto?
Sono solo un vecchio pazzo che pensa ancora di essere un giovane serpe verde.-
prese fiato – Qualche volta vedo i miei vecchi compagni proprio qui, in questa
stanza. Sono tutti intorno al mio letto. – Rifletté un attimo pensieroso – C’è
Theodore Nott, col viso scuro e imbronciato, sempre a braccia conserte, sta un
po’ più in là di dove sei tu ora. Dall’altra parte rispetto a lui, qui alla mia
sinistra, stanno Pansy Parkinson e Millicent Bulstrode. La camicia di Pansy è
sporca si sangue, proprio dove c’è il cuore. Millicent ha il volto sfigurato,
povera, ero affianco a lei quando l’incantesimo l’ha colpita. Ero presente alla
sua morte. Non è mai stata una bella ragazza, ma una grande amica, quello si.
Noi sapevamo vedere ciò che tutti gli altri non vedevano il lei: la voglia di
vivere e realizzare i suoi sogni. Ma il suo destino era un altro. Pansy non ho
mai saputo come sia morta…nemmeno Nott. È sparito in una giornata nuvolosa di
primavera, ha lasciato la sala dei Serpeverde e non è più tornato. Ai piedi del
mio letto, comunque, siede Cassandra Lestrange, non so se ne hai mai sentito
parlare, insegna Difesa ad Hogwarts. Dietro di lei c’è Draco, in piedi, nel suo
perfetto abito nero con la camicia slacciata sul petto. E infine alla mia
destra, proprio dove sei tu ora, al fianco di Nott, Talim Evans. Ho saputo che
è scomparsa anche lei, dopo la morte di Draco.- fece una pausa.
- Dopo la morte di
Draco? – chiesi. Cosa c’era fra loro due?
- Si, rimase sconvolta
alla notizia della sia morte. Nessuno sa dove sia andata. Forse è morta, forse
è ancora viva. Non potremmo mai saperlo. –
- Chi è esattamente Theodore
Nott?- domandai.
- Discendente di una casata
nobile tanto quanto quello dei Malfoy ma drammaticamente decaduta. La sua famiglia
cadeva a pezzi già durante gli anni di Hogwarts. Qualcuno era anche finito ad Azkaban.
Nott non era uno a cui piaceva parlare di certe cose. Era un ragazzo molto taciturno.
Tuttavia provava una grande simpatia verso Talim. Erano migliori amici. Chissà cosa
deve aver provato Talim alla sua morte. Avevamo sedici anni-.
Parole dure come sassi erano
quelle che uscivano dalla sua bocca, avevano un suono amaro.
- E Talim? Quanto è stata
importante nella sua vita?-.
Zabini rimase un attimo
in silenzio e mi guardò dritto negli occhi. Le sue iridi scure scrutavano i miei
lineamenti. Le sue labbra erano sigillate in una smorfia di dolore.
- Talim? Un angelo caduto
dal cielo, dannato da Dio, portatore di discordia e guerra, ma elegante e seducente
come un felino. Il peccato in persona. Ingannatrice e guerrafondaia.- rise – Ma l’ho amata come una sorella! Tutto stava nello
starle simpatico, e ti dava l’anima. Se non le andavi a genio, eri morto. Tuttavia
penso che negli ultimi anni mi abbia tenuto all’oscuro di qualcosa, ma tutti hanno
i loro segreti-.
- conserva dei chiari ricordi
di lei?- tentai, senza sperare di ricevere una risposta affermativa. D’altronde,
cosa potevo aspettarmi da un vecchio pazzo che vedeva i fantasmi? Ma Blaise Zabini
mi stupì.
- Non ho dimenticato un
solo anno di quelli trascorsi come Serpeverde in quei luridi sotterranei…-.