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Autore: Ely79    15/06/2011    2 recensioni
Charlie è entrato a far parte dell’Ordine della Fenice e, per la prima volta in vita sua, si trova a riflettere sulla sua vita e su quella di chi gli sta attorno.
Storia seconda classificata al "Modà Contest" indetto da xela182.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Charlie Weasley, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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- Questa storia fa parte della serie 'Charlie Wesley'
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Cap. III
III

18 luglio 1995, ore 02:23
Maramures, Romania
Sede della Riserva di Protezione dei Draghi
Laghetto davanti alla Sede


Il Guardiadraghi si fermò, levando il viso alle nubi che passavano lente sopra la sua testa. La luce argentea di quell’artiglio nel cielo ne segnava a malapena i contorni, ma Charlie riusciva a distinguerne i veli sottili sparsi sopra la vallata. Un refolo d’aria fredda saliva dal pendio, portandogli la nota pungente del sottobosco e facendo rabbrividire la superficie dell’acqua.
Aveva deciso di accompagnare Siglinde fino al laghetto dove riposava, nella speranza che quattro passi riuscissero finalmente a scacciare la ridda di pensieri che gli rimbombava in testa. Aver bevuto quasi mezza bottiglia di ţuică non l’aveva aiutato e per restare dritto doveva sorreggersi al fianco del drago.
La Zaffiro si era fermata a sua volta, sedendo sui posteriori, la coda elegantemente avvolta attorno alle zampe. Non sembrava aver molta voglia di andarsene a dormire. Charlie barcollò per qualche passo, dandole le spalle. Chiuse gli occhi, ignorando il mondo che girava sotto i suoi piedi e lasciò cadere indietro la testa, inspirando con calma. Allargò le braccia, per sentire la brezza scorrergli intorno. Un attimo dopo, anche l’ala di Siglinde era distesa e fremeva nel catturare la debole corrente.
Weasley si girò un poco per osservarla. Anche lei teneva il capo sollevato e gli occhi socchiusi: intravedeva il luccichio dell’iride fra le palpebre violette. Lo stava imitando.
Sorrise e tornò a volgersi al fondovalle.
«Bill dice che i draghi non hanno un’anima. Non come la nostra. Io invece credo di sì. Anche tu devi aver sofferto: hai combattuto per salvare tua madre da Isterica, Andrea e Helia me lo hanno raccontato un miliardo di volte» disse, ripensando la grossa cicatrice su cui aveva tenuto la mano fino a pochi attimi prima. «Non succedono queste cose a chi scappa, a chi lascia indietro gli altri. Mia madre dice sempre che “se vuoi regalare del miele, devi essere disposto a farti pungere dalle api per prenderlo”. È così che va di solito, no? Bisogna prendersi dei rischi» le disse, parlando però più a sé stesso.
Valeva la pena sacrificarsi, in un modo qualunque, per un futuro senza paure? L’ipotesi di Varga era così invitante eppure così stonata. Lui che aveva combattuto prima con e poi contro il regime rumeno, ora se ne stava lontano, in quei luoghi sperduti, e non per non dover fare i conti con un passato scomodo. Era lì per avere una speranza. La speranza di essere un uomo qualunque, libero. Ne aveva abbastanza di mani altrui allungate sul suo destino. Ciò nonostante, Charlie era convinto che Ioan sarebbe tornato a combattere, se il ritorno di Colui-che-non-doveva-essere-nominato avesse toccato la sua famiglia. Pregava di non doverlo fare, sperava di non dover mai più combattere, ma nei suoi occhi aveva letto il dubbio d’essere in errore.
Charlie stava ancora riflettendo, quando il muso del drago scivolò lungo il suo fianco. Era una strana, lunghissima carezza. Aveva l’impressione che una grande coperta di cobalto lo proteggesse dai cattivi pensieri fatti fino a poco prima. La Zaffiro si mosse dietro di lui, stendendosi nel prato che cominciava ad inumidirsi di rugiada. Le zampe palmate si allungarono nell’erba, producendo un fruscio sottile.
«Grazie, piccola» mormorò prendendola per un corno e scuotendola leggermente.
Con un guizzo rapido, Siglinde circondò Charlie con il collo e diede uno strattone, trascinandolo contro di sé. Il Guardiadraghi fece un risolino strozzato, lasciandosi cadere a terra. Sotto le squame morbide del petto sentiva i battiti possenti del cuore del rettile. Un ritmo dolce, tranquillo e  rilassante, che gli ricordava l’andirivieni delle onde del mare. Era una specie di ninnananna ed il giovane percepì chiaramente una gran pace riversarsi nel suo animo.
«Ma come siamo affettuose, stasera. Ti sembro così depresso da meritare d’essere trattato come un piccolo appena uscito dall’uovo?» le domandò, fingendosi offeso mentre si sistemava meglio fra le sue zampe.
Il drago rispose leccandogli il viso, quasi avesse compreso le sue parole. La lunga lingua tiepida risaliva dal mento fino alla tempia sinistra per poi ridiscendere. Le punte gli solleticavano l’orecchio ogni volta che lo sfioravano.
Doveva ammettere d’essere molto fortunato. Siglinde era la sola a manifestare certi atteggiamenti con gli esseri umani. Nessun altro drago della Riserva – e presumibilmente del mondo intero – avrebbe mai riversato simili attenzioni su una creatura di un’altra specie. Burak si era raccomandato spesso di evitare di renderla “domestica”, ma per quanto avessero tentato, alla fine era stata lei a decidere come gestire i loro rapporti. Si sentì come i protagonisti di alcune vecchie leggende di cui parlava talvolta Stefan, il suo capo. Dal bacino del Mar Nero e fin sulle coste del Baltico, si udivano storie dove bambini abbandonati nelle foreste venivano adottati dalle femmine di drago. Una volta cresciuti, i bambini divenivano cavalieri, principi o grandi stregoni, a seconda delle versioni. E tutti portavano un drago come insegna o, in alternativa, ricevevano dalle madri adottive parte della livrea, delle corna e degli artigli, per farne la propria armatura. O parte del proprio cuore per il nucleo della bacchetta, nel caso dei maghi. Secondo Stefan, era stata la figura del Draconarius ad aver permesso alla fantasia popolare di sbizzarrirsi, dando origine a quelle storie. Per Charlie era il contrario: credeva che l’esistenza di quei miliziani e dei draghi che accudivano fosse stata la naturale evoluzione di eventi realmente accaduti.
Guardò la Zaffiro, che se ne stava col muso poggiato sulle sue gambe.
«Sei davvero fantastica, lo sai?» sospirò, pizzicandole le creste degli zigomi.
Dietro di loro si udirono i tonfi sordi della coda che sbatteva sul prato.
«Un certo Rolf Scamandro farebbe carte false per essere al mio posto, potrei scommetterci mille galeoni a occhi chiusi» osservò divertito mentre si stiracchiava.
Era indeciso se attribuire la strana sensazione di ilare beatitudine che provava in quel momento all’alcol, al sonno o alla stanchezza in generale. O alla presenza di Siglinde. Cominciava a sentirsi stranamente bene, lì, accoccolato contro la sua amica. Il respiro lento del drago lo cullava, la vallata silenziosa gli parlava di casa e amici vicini, la notte lo invogliava a sogni tranquilli.
«Non so se Ioan ha ragione. Forse sì. Forse il mio aiuto si fermerà su queste montagne e un domani sarò comunque un eroe anche senza aver mai combattuto davvero. Ci sarà qualcuno che troverà straordinario quello che faccio, almeno quanto è straordinario per me. Sarò il Draconarius, l’amico dei draghi, quello che se ne sta a chiacchierare a notte fonda con una bellissima Zaffiro di Santorini che mi lecca e mi accudisce come se fossi il suo cucciolo preferito» disse d’un tratto. «Non so se ci tengo ad incrociare la bacchetta con i Mangiamorte. Fino ad oggi credevo di sì. I miei zii l’hanno fatto e l’hanno pagato con la vita. Diggory pure e ha fatto la stessa fine».
Non parlò più per quello che parve un tempo infinito, durante il quale la finissima falce di luna giunse a sfiorare le cime degli alberi.
Levò lo sguardo sul muso del drago, che ora si stagliava bordato d’argento contro la boscaglia.
«Che dici, Siglinde? Diventerò anch’io un eroe? Un eroe qualunque, di quelli che incontri per strada e nemmeno sai che sono degli eroi?» le chiese.
Gli risposero un soffio ed una serie di bassi schiocchi. Se aveva interpretato bene, si trattava del richiamo per riunire il branco per il letargo. Insomma, gli stava chiedendo di andarsene a letto, come aveva già suggerito Ioan.
A malincuore, il giovane si alzò e seguì la Zaffiro di Santorini fino alla pozza.
«Starai ancora con me quando avrò bisogno di parlare a vanvera? Perché, ti avviso, se non torni a farmi compagnia allora vengo io da te. Anche in fondo al laghetto» l’avvertì.
Siglinde disegnò un ampio cerchio nell’acqua e scomparve per un attimo, riemergendo poco più in là. Si avvicinò nuovamente a Charlie, per un ultimo saluto.
Lui tese la mano, pronto pizzicarle di nuovo le creste o a darle quel bacio alla biforcazione della lingua com’era loro abitudine.
Un poderoso schizzo d’acqua proruppe dalla gola del drago, lavandolo da capo a piedi.
Siglinde grugnì divertita, tornando ad inabissarsi.
Un Charlie grondante rimase a fissare inebetito la scia di bollicine che scompariva.
«Lo prendo per un sì».




Avrei voluto postare questo capitolo domani sera, ma visto lo spostamento del server, ho preferito anticipare.
Eccovi il giudizio del giudice del contest, xela182:

Secondo posto, medaglia d'argento, 39,8 punti
Ely79, "Diventeremo eroi?"

Grammatica e stile: 5/5
Dire che non ho trovato errori rilevanti è riduttivo; non ci sono! E se ci sono si sono nascosti bene!
Scherzi a parte, lo stile è perfetto, fluido e sereno, mi vedevo accanto a Charlie, anche se non sono mai stata in Romania e hai adattato perfettamente il modo di scrivere al soggetto.

IC: 5/5
Charlie non è uno dei protagonisti, certo, ma ho riletto più volte le parti del quarto libro, quando appare e credo che tu abbia centrato il personaggio.
forse meno fine del fratello maggiore, ma alla mano, affabile e soprattutto appassionato a quello che fa, che si tratti di draghi o di ideali. I dubbi che ha sono legittimi data l'età e il rischio della missione ma traspare soprattutto la voglia di restituire la libertà che lui probabilmente ha trovato nella sua dimensione.

Canzone: 13/13
Tutte e tre le citazioni si amalgamano perfettamente nel tuo meccanismo, tanto che ho faticato per trovarle; mi è piaciuta in particolare la seconda che fa capire quanto stia bene Charlie in quel mondo, seppur lontanissimo dalla famiglia e seppur non ne abbia una sua.

Originalità: 5/5
Il personaggio è indubbiamente uno dei meno noti e forse meno usati, almeno così magistralmente, e l'hai colto in un momento di profonda riflessione che dai libri non traspare.
Viene detto che lui ha accettato senza esitazioni, ma sappiamo che non può non avere dei dubbi uno assennato come Charlie.

Giudizio personale: 1,8/2
La descrizione della sua vita quotidiana mi ha messo una pace interiore che non immagini, una persona che ha trovato tutto ciò a cui aspirava e le sue perplessità le ho trovate molto attuali; il solito conflitto tra ciò che è giusto e ciò che è comodo che hai descritto alla perfezione.
   
 
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