Ho perso completamente il controllo sul mio vecchio HTML editor... e purtroppo i risultati con il nuovo non sono incoraggianti!
Mi spiace ragazze! spero vi piaccia lo stesso il capitolo!
Buona lettura!
20 gennaio 1934
Non mi vedranno
mai più piangere, lo giuro.
Non sarò mai
più così debole.
È stato più
forte di me, mi hanno rinchiuso nel vecchio pozzo e ho avuto paura, così tanta
paura da impazzire.
Mi hanno
lasciato laggiù per una notte intera, e non sapevo se mi avrebbero mai fatto
risalire.
Il buio ,la fame,
il freddo e i ratti mi facevano impazzire.
Ho cercato di
arrampicarmi, ma è stato tutto inutile.
Quando mi hanno
tirato su, la signorina Wilks sorrideva.
Rideva della mia paura.
Non sarò mai
più così debole, preferisco morire.
Ma mi
vendicherò. Vedranno di cosa sono capace.
Cap.13 –
“Hai invitato Tom Riddle al ballo? Ma sei
impazzita?!” sbottò Sarah mentre Hermione rimescolava col cucchiaio la sua
zuppa di funghi ormai gelata.
“Sssh!!” le
intimò con un occhiata assassina. “Per le mutande di Merlino!Vuoi che lo sappia
tutta la scuola?”
“Scusa…” bisbigliò l’amica guardandosi intorno
preoccupata. “Ma sul serio sei impazzita? Vuoi finire come Violet? E lui cosa
ha risposto?”
Hermione si morse il labbro inferiore, nervosamente.
“Ha detto che ci avrebbe dovuto pensare”
Quella risposta la aveva delusa e piacevolmente
stupita allo stesso tempo. Certo, non era un sì ma neanche un no!
“Oh cavolo!” esclamò Sarah. “Oh cavolo! Questo vuol dire… vuol dire che sicuramente un po’ gli piaci! Pazzesco!”
ma vedendo lo sguardo offeso di Hermione subito si affrettò a dire “Voglio dire, pazzesco per uno come Riddle,
insomma, non che tu non possa piacere a un ragazzo Mione! È lui che è uno strambo!”
Hermione annuì, con un sorriso nervoso sulla faccia.
Non sapeva perché aveva deciso di dire dell’invito a Sarah, forse aveva semplicemente bisogno confessare a qualcuno le sue colpe.
Anche se ovviamente Sarah non sapeva nulla, del motivo per il quale l’invito di
Hermione la rendeva così tremendamente colpevole. Colpevole di tradimento.
“Quindi… Cam è libero? Se Tom accetta,intendo…”
domandò Sarah arrossendo un po’ sulle guance.
“Ma certo, non ho mai avuto intenzione di andarci
con lui!” esclamò Hermione indignata, mentre si alzava dalla sedia.
“Devo andare a studiare per il compito di Pozioni,
ci vediamo più tardi ok?” mentì, mentre salutava l’amica e si dirigeva verso la porta della Sala Grande.
Aveva un disperato bisogno di riflettere.
Da quando
aveva rivisto Tom, il pomeriggio, era come se tutta l’ansia e l’agitazione di
quella notte in infermeria l’avesse assalita di nuovo, non permettendole di
pensare ad altro.
Non si era aspettata di essere ringraziata, come non
era stata preparata alla vista di quegli occhi di solito così freddi e apatici
riempirsi di qualcosa… di così vivo e palpitante.
Le sue parole continuavano a suonare nella sua testa
come un disco rotto.
Sei la prima persona a cui sembra importi qualcosa di me.
Davvero non era mai stato amato da nessuno? Come poteva crescere un bambino completamente solo e senza amore? Rabbrividì.
La sola idea le parve agghiacciante.
Poi le ritornò alla memoria la follia…
l’idea improvvisa e sventata di invitarlo al ballo,che
era lievitata dal suo cervello alla sua bocca senza darle il tempo fisico di
fermarsi.
L’espressione
negli occhi di lui a quella domanda la sconvolsero. Smarrimento, incredulità,
paura persino.
Forse non
avrebbe dovuto farlo. Dannazione non avrebbe dovuto assolutamente farlo!
Cosa
diavolo le era saltato in mente?
Cosa
sperava di ottenere? Un altro bacio?
Al solo
pensiero un brivido le percorse la schiena, e non era un brivido di freddo.
-Oddio
Hermione smettila di comportarti come una ragazzina in preda a una tempesta
ormonale!- si rimproverò mentre si accorse di essersi persa.
A che diavolo di piano era finita? Diamine!
Era stata così assorta in quei pensieri
da aver vagato a vuoto nel castello. Dopo un attimo di smarrimento, però si
orientò. Riconobbe la porta del Bagno dei Prefetti .
Mentre ammirava gli intarsi dorati sul pomello della porta, un’idea lentamente si fece strada nella sua mente.
Visto la piega che avevano preso i suoi pensieri su
Riddle, avrebbe avuto bisogno di una doccia fredda, ma anche un bel bagno caldo
probabilmente avrebbe disteso i suoi nervi.
Aveva sempre
adorato quel bagno, dai tempi in qui era stata prefetto alla vecchia-futura-
Hogwards.
Dopotutto
le avrebbe fatto bene rilassarsi un po’ nell’acqua calda e profumata, prendersi
una mezz’ora tutta per se, senza pensare a nulla.
Oltretutto a quell’ora tutti erano a cena, non
sarebbe stata disturbata da nessuno.
Così si fece coraggio, disse la parola d’ordine, “Uva Fragola”
-che le era stata rivelata da Lumacorno la prima settimana di
scuola - alla statua di Boris il Basito,prese un bel respiro ed entrò.
Il bagno era identico a come la ricordava, una sala meravigliosa, interamente in marmo bianco, con un' enorme vasca rettangolare posta al centro della sala circondata da almeno un centinaio di rubinetti in oro.
Hermione si chinò ad
aprire una decina di rubinetti dai quali iniziò a sgorgare acqua mischiata a
diversi tipi di bagnoschiuma,ognuno di un colore e un profumo diverso : viola
,glicine, gelsomino, ambra…
In men che non si dica
l’aria si saturò di vapore profumato e bolle di sapone, ed Hermione cominciava già a rilassarsi.
Si sfilò la divisa
ripiegandola accuratamente e appoggiandola di fianco alla pila di asciugamani
candidi e soffici.
Poi, si immerse nella
vasca ormai quasi piena, e il contatto dell’acqua calda al punto giusto la fece
sospirare di piacere.
Chiuse i rubinetti e si
immerse del tutto nell’acqua, nuotò un
poco in apnea e riemerse con il fiato corto, sentendosi veramente rigenerata.
Avrebbe dovuto andarci prima, si disse.
Mentre giocava con la
schiuma colorata si rilassò ammirando il dipinto della bellissima sirena che
dormicchiava pacifica.
Stava quasi per
rituffarsi sott’acqua quando un rumore le fece andare il battito a mille. C’era
qualcuno nella stanza?
“Ciao Granger, ti
spiace se mi unisco a te?L’acqua sembra deliziosa.”
Hermione rabbrividì.
Era la voce di Cam.
“Sai, ho visto che uscivi come una furia dalla Sala Grande, e mi chiedevo dove andassi di tutta fretta. Così ti ho seguito.
Non credevo ne sarebbe valsa …così tanto la pena.”
Mormorò allusivo studiando attentamente il corpo di Hermione, che lo fissava
sgomenta dalla vasca.
Improvvisamente conscia
della sua nudità Hermione arrossì e si immerse nella schiuma più che poteva.
“Vattene Cam!” Gridò in preda all’isterismo.
“Come sei entrato qui?Non
sei un prefetto!”
Lui ridacchiò e si
avvicinò al bordo della vasca con un’espressione maliziosa e arrogante sul
viso.
“Già, è una gran fortuna che questo posto sia aperto anche ai Capitani delle squadre di Quidditch, non credi? Una fortuna per te intendo… “
concluse con fare allusivo, mentre si
sfilava il maglione e si allentava la cravatta.
“Ma è il bagno delle
donne!” Controbatté Hermione ,sempre più nervosa.
“Già, è quello che affermava anche quel babbeo di Boris…l’ho visto un po’ “basito” quando gli ho chiesto di entrare!”
Mentre rideva da solo alla sua stupida battuta si pettinò
indietro il ciuffo di capelli biondi, con una mossa studiata e collaudata per
affascinare le ragazze.
“Ovviamente ho dovuto
ricordargli chi fosse mio padre, per convincerlo.” continuò mentre lentamente
si slacciava i bottoni della camicia e rimaneva a petto nudo.
Hermione distolse
subito lo sguardo. Se sperava che sarebbe rimasta a fissare i suoi muscoli
sospirando languida, come una delle stupide ragazzine che gli sbavavano dietro,
si sbagliava di grosso.
Cam si chinò sul bordo e allungò una mano per
immergerla nell’acqua, pericolosamente vicino ad Hermione.
“Si sta raffreddando…vuoi
che entri a tenerti calda?” sussurrò alzando un sopracciglio con fare da
sbruffone.
Le guance di Hermione
assunsero una tonalità vermiglia preoccupante,mentre goffamente si allontanava
spostandosi nell’altra parte della vasca coprendosi il petto nudo con le
braccia.
“Vattene o giuro che mi
metto a urlare.” Sibilò.
Lui scoppiò in una
fragorosa risata. “Sono tutti in Sala Grande, ad almeno quattro piani di
distanza,chi credi che ti sentirebbe?”
“Io.”
La voce che era
risuonata nel buio dell’ingresso era roca e fredda come il ghiaccio, ma
Hermione nell’udirla non potè che provare una sorta di sollievo.
Cam si voltò di scatto,
con tutti i muscoli del corpo irrigiditi.
“Riddle. Che diavolo ci
fai qui?”
Tom, immobile sulla porta
di ingresso non rispose.
Cam sogghignò. “Loquace
come al solito eh? Vattene mezzosangue.Non c’è niente che ti possa interessare
qua dentro. Tornatene a parlare ai tuoi serpentelli.”
Tom rimase in silenzio, ma Hermione vide il guizzo
del muscolo della sua mascella che si contraeva.
Sembrava combattuto,
come se stesse vivendo un duello interiore.
Poi, come se fosse
arrivato alla conclusione che quello non era davvero affar suo, si voltò verso
la porta.
“Tom!” gridò Hermione.
Avrebbe voluto
chiedergli aiuto, ma non trovò le parole.
Non la avrebbe mai
aiutata. Che cosa si aspettava? Il fatto che una volta l’avesse salvata non
significava nulla.
Nulla. Lei non era nulla
per lui. Lui era Voldemort. E Voldemort amava solo se stesso.
A quel pensiero un
singhiozzo le uscì dalle labbra e quel
suono risuonò sulle mattonelle appannate di condensa.
Tom si voltò . I suoi
occhi avevano lo stesso colore del mare prima della tempesta.
“Ti sta importunando,
Hermione?” disse , con un tono stranamente calmo e pacato.
“Non ti riguarda
Riddle. Vattene.” Hermione notò che a Cam, nonostante le parole arroganti ,tremava
la voce. Anche lui aveva paura di Tom. Ma forse non ne aveva abbastanza.
Hermione vide il viso
dell’erede di Serpeverde trasformarsi in una maschera di odio e ferocia. Non l’aveva
mai visto così e una morsa di paura le strinse il petto.
I suoi occhi erano
spalancati e folli d’ira, e Hermione si chiese se avessero potuto uccidere un
uomo solo fissandolo.
Poi tutto accadde
velocemente.
Hemione vide la mano
destra di Tom muoversi sotto il mantello ma Cam aveva già sfoderato la sua
bacchetta dalla tasca dei pantaloni.
Hermione gridò a Tom di
stare attento, ma in quell’istante la sua voce venne sovrastata dalle grida dei
due ragazzi e un lampo di luce rossa la accecò.
“STUPEFIC…” “EXPELLIARMUS!”
La bacchetta di Cam
volò in aria e venne gettata a una decina di metri da lui.
Lui cadde a terra disarmato, mentre Riddle lo
sovrastava , puntando la bacchetta alla sua gola.
Cam alzò il viso,
terrorizzato ed Hermione poteva sentire il suo respiro accelerato dalla paura.
Gli angoli della bocca
di Tom si piegarono in un sorriso crudele.
“CRUCI…” aveva iniziato
a gridare, ma l’incantesimo cruciatus venne interrotto dalle grida di Hermione.
“Non farlo Tom! Ti
prego !!”
Tom si voltò verso di
lei e questo bastò a distrarlo, Cam con
un balzo gli saltò al collo, disarmandolo.
“Ti ammazzo lurido
bastardo!” Gridava Cam stringendo l’avversario alla gola. Probabilmente Tom non
avrebbe avuto problemi a difendersi, in condizioni normali, ma Hermione vide
con orrore la sua mano stringersi il fianco,proprio dove l’aveva morso l’avvincino.
Un gemito di dolore
fuoriuscì dalle sue labbra mentre una smorfia di sofferenza deformava il suo
volto. “Tom!” esclamò Hermione terrorizzata.
Senza farsi vedere da
Cam, che comunque era troppo fuori di sé per accorgerse, Hermione si sporse sul
bordo e raccolse la bacchetta di Tom. “LEVICORPUS!”
In un attimo il corpo
di Cam era appeso in aria e Tom si rialzava faticosamente.
Hermione lasciò cadere
a terra il suo assalitore,che avvilito e frustrato imprecò.
Tom riprese dalle mani
tremanti di Hermione la sua bacchetta e la puntò contro Cam , ma non concluse
la maledizione che prima aveva inziato.
Lo fissò adirato e gli
intimò di andarsene.
“Ve ne pentirete, tutti
e due!” sibilò lui, ma poi girò i tacchi e fuggì dalla porta.
Tom riprese fiato, ma si piegò di nuovo in due
gemendo dal dolore, la fronte imperlata di sudore.
“Tom!” Gridò Hermione preoccupata. “Stai bene?”
Lui si raddrizzò,
riprendendosi, e si voltò verso di lei.
E accadde.
Quando i suoi occhi
incontrarono quelli di Hermione una strana luce,limpida e bellissima, illuminò
il suo sguardo.
Le sue labbra si mossero
piano, gli angoli della sua bocca di sollevarono in un sorriso timido e dolce.
Era la prima volta,che
Hermione lo vedeva sorridere.
Certo, tante volte
aveva riso, o sogghignato con arroganza e spregio.
Ma questo era diverso,
questo sorriso assomigliava al sole che sorge fra le nuvole dopo un temporale,
aveva un calore che Hermione non aveva mai visto in nessun sorriso.
Eppure, come il sole si
nasconde in fretta dietro un'altra nuvola, anche il suo sorriso non durò che un
battito di ciglia.
E un’arcana angoscia
prese il suo posto, mentre i suoi occhi si abbassavano a terra, senza più luce.
Hermione era così
sconvolta che rimase immobile, muta.
Tom si mosse verso la
pila di asciugamani puliti e gliene porse uno.
Come risvegliandosi da
un coma, riprese coscienza della situazione imbarazzante in cui si trovava, e
arrossì, afferrando in fretta l’asciugamano che lui le porgeva.
Tom di voltò per
permetterle di uscire dalla vasca e di avvolgersi con il telo.
La stanza era immersa
nel silenzio, rotto solo dal rumore delle goccioline di acqua che cadevano dal corpo
e dai capelli fradici di Hermione.
“Grazie Tom. Se non
fossi arrivato tu…”
Vide i muscoli delle
braccia di Tom irrigidirsi.
“Non avrei mai permesso
a quel viscido verme di toccarti.” Sibilò ancora di spalle.
Poi si voltò e si avvicinò a Hermione , ancora grondante gocce d’acqua e avvolta solo da un minuscolo asciugamano che a malapena le copriva le coscie.
Il suo sguardo era come una carezza rovente,
che lentamente scorse dai suoi occhi al suo corpo, per poi soffermarsi alle sue
labbra.
Hermione sentì dentro
di sé riaccendersi il fuoco che da un mese la divorava, consumandola
lentamente.
“Tom…” mormorò, solo
per assaporare la sensazione del suo nome sulle labbra.
A quel suono lui sembrò
ridestarsi da un sogno, e la fissò spaventato negli occhi.
“è tardi. Faremo meglio
a tornare al dormitorio.” Disse con voce spenta, voltandosi.
Hermione avrebbe voluto
fermarlo. Avrebbe voluto afferrargli la mano e stringerlo a sé.
Avrebbe voluto fare un’infinità
di cose che non era lecito neanche immaginare,ma non potè fare altro che
annuire e attendere che lui uscisse per rivestirsi.