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Autore: IoNarrante    21/06/2011    14 recensioni
Cosa vi aspettereste da una vacanza in un villaggio? Sole, mare, magari qualche flirt estivo.. niente di più! Questo è ciò cui pensava Francesco, quando, con i suoi amici dell'università, è partito per la Puglia, per una vacanza post-laurea. Ma è bene fare attenzione a scegliersi le compagnie con cui passare quattordici giorni della propria vita.. altrimenti si può incappare in una scommessuccia, dapprima innocente, ma che costringe il nostro povero protagonista, sciupafemmine e perennemente single, ad imbarcarsi in un'avventura con una ragazza.. come dire.. non proprio della sua 'taglia'..
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo quattordici
Io non so parlar d’amore

La guardai andare via, che correva sulla sabbia, illuminata soltanto dalla luce della luna e accompagnata dallo sciabordio delle onde in sottofondo.
Era sfuggita via dalle mie mani e non avevo avuto il tempo di chiuderle che lei era già corsa via, come una farfalla nel vento. Ogni passo che faceva verso il villaggio, si trasformava in una voragine che si allargava nel mio cuore, come un buco nero che avrebbe inghiottito la mia anima, e forse troppo tardi realizzai che non avevo più possibilità di tornare indietro.
«Se l’è meritato» disse una voce alle mie spalle e finalmente ricordai il motivo per cui Sole era fuggita via da me. «Lo rifarei anche due volte se potessi».
Sara era l’essere che aveva rovinato non solo la mia vacanza, ma aveva allontanato da me la sola ed unica persona che era riuscita a smuovere qualcosa dentro il mio cuore.
«Sta zitta» ringhiai, stringendo a pugno le mani.
«Cosa pretendevi? I patti erano chiari e tu li hai infranti facendo gli occhi dolci a Moby» ridacchiò cominciando a scendere le scale.
«Ma non hai un cuore? Cosa ti ha fatto per meritarsi tutto questo?» le urlai contro, inveendo ormai conscio di non avere più nulla da perdere.
Sara si voltò, fissandomi con quegli occhi verdi da serpente. «Se l’è cercata» sibilò ed io non risposi più di me stesso.
La rincorsi per le scale e la afferrai per un braccio, costringendola a fermarsi e ad affrontarmi per una volta. «Non hai idea di quanto lei abbia sofferto?!» le chiesi, totalmente privo di senno.
«Lei?!» s’infurio. «E io?! Non mi chiedi quanto IO abbia sofferto?!».
La lasciai andare all’improvviso, come se la sua pelle scottasse, per poi ritrovarmi davanti una Sara che non avevo mai visto. Il suo viso era rigato di lacrime, e quell’espressione così sincera e sofferente non era da lei.
«È la seconda volta che mi porta via qualcuno che amo» singhiozzò, con la voce incrinata dal pianto. «Non puoi sapere come ci si sente.. n-non puoi capire!».
«C-cosa stai dicendo?» le domandai, sempre più confuso.
Sara era indecisa se confessarmi tutto oppure mandarmi a quel paese, ma non avevo più nulla da temere, ormai, il vincolo della scommessa era stato sciolto ed io potevo ritenermi libero da quella prigione di bugie.
«Sapevi che io e Moby eravamo andate allo stesso liceo» cominciò. «Quindi posso dirti che non è cambiata poi tanto da quegli anni».
«Ti sbagli» la interruppi. Anche se non sapevo com’era stata negli anni precedenti, dentro di me era come se sentissi che la Sole-adolescente era cresciuta, diventando quella di cui mi ero invaghito.
«Pensala come ti pare» mi apostrofò «ma era lo zimbello del Montale e non c’era giorno che non fosse presa di mira per uno scherno».
Quelle sue parole mi fecero ancora più male, sapendo quali pensieri orribili avessi fatto su di lei i primi giorni di vacanza. Tutte quelle volte che l’avevo chiamata ‘Moby’, tutte le occasioni in cui avevo sminuito la sua presenza o avevo riso alle sue spalle con gli amici. Lei aveva già passato cinque anni di quel calvario, cosa avrei fatto io al suo posto?
Francesco Russo aveva sempre avuto tutto dalla vita: a scuola, nelle relazioni sentimentali, all’università e, fra qualche anno, anche nel mondo del lavoro, ma avrebbe dato tutto per tornare indietro nel tempo e dire la verità.
«C’era un ragazzo a scuola» mi riscosse lei dai miei pensieri. «Lo chiamavano il Moro, ma il suo vero nome era Dario Vitrano».
D.. come Dario…
«Era bello, ricco, simpatico, sensuale.. insomma, il re del ginnasio» mormorò con nostalgia e cercai di dare nuovamente un volto a quella voce che avevo udito solamente per telefono. «Come avrai potuto capire ero innamorata cotta di lui, ma sapevo che andava dietro un’altra ragazza».
«Sole» sospirai, capendo soltanto in quel momento parte della storia epica che sostava alle spalle di quella ragazza.
«Ma cosa ti viene in mente?» mi riprese subito Sara. «Hai sentito oppure no quello che ti ho detto sulla reputazione di Moby?».
Ero notevolmente confuso da tutto quel discorso, soprattutto per quanto riguardava Dario e Sole. Da quanto mi aveva fatto capire al telefono, per lui era estremamente importante, ma allora perché non c’era stato nulla tra di loro al liceo?
«Dario faceva parte del gruppo che la scherniva ogni santo giorno!» insistette Sara, scuotendo la testa con ovvietà. «Lui e Romandini stavano nella sua stessa classe e non perdevano mai occasione di umiliarla, anche pubblicamente!».
Dopo quella rivelazione desiderai con tutto il cuore non aver ceduto così presto alle parole ingannevoli di quel farfallone poco di buono con cui avevo parlato al telefono. Se soltanto avessi saputo prima tutta la storia, non mi sarei limitato a chiamarlo, ma sarei montato sulla mia Audi e avrei guidato fino a ovunque si trovasse pur di spaccargli la faccia a suon di pugni.
Aveva avuto anche il coraggio di dirmi che lui e Sole erano anime gemelle?! Che faccia da cazzo!
«E allora cosa c’entra lei in tutto questo?!» sbottai furente, non tanto per l’incazzatura con Sara ma più che altro me la presi con me stesso e con il fatto di essere stato così maledettamente cieco.
Sara sorrise e indossò nuovamente quella maschera d’impassibilità. «Lei e quello stronzo ipocrita di Vitrano erano nemici giurati a scuola, ma nessuno sapeva che si conoscevano sin da bambini e che una volta da soli, facevano tutt’altro che prendersi in giro» ringhiò furente. «La tua Sole è soltanto una volgare puttana che tradisce quando meno te lo aspetti!».
Senza volerlo, la mia mano si mosse da sola e andò a colpire la guancia di Sara, costringendola a tenersi il viso dolorante con entrambe le mani. Ero uno stronzo, e lo sapevo, ma non avevo mai picchiato una donna, né lo avevo mai pensato, ma quando la parola ‘puttana’ era stata associata al nome ‘Sole’ il mio cervello non ci aveva visto più e la mano si era mossa da sola.
«Non ti azzardare mai più» mormorai, quasi come se avesse offeso me. «Sono sicuro che la storia è ben più complicata di quanto la fai credere tu, e Sole avrà sicuramente una spiegazione a tutto. Non hai idea di quanto lei abbia sofferto per quelle prese in giro e il tuo cuore spezzato non è niente in confronto a quello che lei ha dovuto passare per anni!
«Col tuo odio hai fatto complice anche me di questa sua sofferenza ed io, come un cretino, ho avuto paura che il mio migliore amico potesse scegliere te al mio posto, ma mi ero completamente sbagliato. Sin dall’inizio avrei dovuto mandarti a quel paese, ma di una cosa devo esserti grato» le dissi sincero. «Senza la tua stupida scommessa, non avrei mai conosciuto la persona meravigliosa che è Sole e avrei continuato a vivere nell’ombra di quello che aveva fatto mio padre in passato, preferendo relazioni saltuarie e non impegnandomi affatto».
Sara mi fissava basita mentre pian piano, parola dopo parola, realizzavo quello che era stato chiaro fin dall’inizio, ma che non avevo mai avuto il coraggio di ammettere.
«N-non posso crederci..» sospirò, sgranando gli occhi. «A-anche tu sei innamorato di lei..».
Non le risposi, perché non avevo più nulla da dirle, così cominciai a correre verso l’albergo, seguendo i passi di Sole che aveva lasciato sulla spiaggia argentata. Ero deciso a fare tutto per riaverla, a mettermi in gioco completamente.
È proprio vero che le persone acquistano coraggio quando non hanno più nulla da perdere.
Arrivai fino alla hall con il fiato ormai mozzato, mentre guardavo a destra e a manca alla ricerca di Sole o della fisionomia del suo corpo.
Intravidi Tarzan che mi fece il cenno della ‘decapitazione’ con il pollice, ridacchiando come un’idiota, perciò doveva aver visto Sole in lacrime che passava di lì. Poteva essere in un posto solo, quindi imboccai le scale e mi precipitai verso il secondo piano per andare a bussare alla sua stanza.
La camera 213 era l’ultima in fondo al corridoio, ma quando ormai ero a pochi passi dalla porta, ne vidi uscire una testolina bionda e una mora, perciò inchiodai appena in tempo.
Le due amiche di Sole, Elisabetta e Serena, alzarono lo sguardo contemporaneamente e lo incrociarono col mio, che subito divenne colpevole. Era chiaro come il sole che erano venute a conoscenza di tutto, ma avevo anch’io il diritto di spiegare la mia parte di verità.
«Non è come sembra» iniziai, ma dal loro sguardo furente compresi di aver iniziato col piede sbagliato.
«È proprio come sembra, invece!» iniziò la mora, picchiettandomi il petto con l’indice.
«E io che mi fidavo di te» singhiozzò la bionda, con gli occhi lucidi.
«Hai distrutto il suo cuore.. glielo hai strappato via dal petto e poi ci hai camminato sopra senza alcun ritegno. Non hai capito che ha passato la stessa identica cosa con Dario? Lui l’ha trattata alla stessa maniera in cui tu hai appena fatto..».
«M-ma.. io non volevo.. è stata colpa di Sara.. e.. volevo dirglielo..» arrancai, capendo in quel momento che non avevo scusanti.
«E allora perché non le hai detto la verità?» mi chiese Serena, quella che, fra le due, sembrava la meno pazza inferocita. «Sono sicura che avrebbe capito..».
«Ho tentato!» inveii, insistendo e aumentando il tono di voce.
«Sì, certo.. hai aspettato l’ultimo momento!» continuò la mora, sempre più incazzata.
«…»
«Ecco, bravo, rimani in silenzio!».
Quando avevo lasciato Sara alla spiaggia, mi ero diretto da Sole armato solo di buone intenzioni ed ero quasi sicuro di ottenere il suo perdono, magari come nei film romantici di serie B che la week-girl di turno mi costringeva a vedere ogni tanto, ma davanti alle migliore amiche di Sole mi sentii finalmente messo a nudo e non riuscii più a parlare.
Elisabetta mi superò, dopo avermi lanciato l’ennesimo sguardo furente, ma la biondina, quella che somigliava a Hilary Duff le disse di andare avanti e di aspettarla vicino l’ascensore. Mi ritrovai allora sotto attento esame degli occhi chiari di Serena, mentre come al solito il mio silenzio prolungato mi faceva venire il sangue freddo.
Ora ti manderà a quel paese anche questa.
Piantala.
Una volta ti ha salvato, ma non hai nove vite come un gatto, mio caro.
Vuoi stare zitta per una volta? I tuoi consigli non mi sono serviti ad una ceppa, quindi tappati quella boccaccia!
Uhm.. se lo dici tu.. ma se ricordo bene io lo avevo detto fin dall’inizio che eri innamorato di Sole..
Non sono innamorato di Sole.. ma ormai questa tiritera non convinceva nemmeno il vero me stesso.
«Vai via, per favore» mi chiese lei gentilmente, perdendo tutta l’aggressività con cui si era contraddistinta la sua altra metà dai capelli neri. «Sole ha bisogno di stare da sola, di elaborare ciò che è successo, lasciale del tempo e vedrai che s’aggiusterà tutto».
Le sue parole potevano sembrare rassicuranti, ma lo sguardo che assunse fu tutt’altro che rincuorante. Nei suoi occhi azzurri c’era chiaramente scritto che Sole non mi avrebbe mai perdonato e nel giro di cinque fottutissimi minuti, avevo mandato a puttane tutto.
«Se soltanto potessi parlarle..» tentai, ma Serena fu irremovibile e mi pregò silenziosamente di andarmene.
Avrei dovuto fregarmene e buttare giù la porta a suon di testate, ma quella ragazza era stata tanto gentile con me, aveva addirittura cercato di aprirmi gli occhi, ma io, da coglione quale ero, non le avevo dato ascolto.
«Puoi farmi un ultimo favore?» le chiesi con il cuore in mano.
Serena ci pensò un po’ su, indecisa se fidarsi ancora di me, ma tentai di farle capire che ero sincero e che non meritavo di essere preso a bastonate fino a questo punto.
«L’ultimo» precisò, mordendosi il labbro inferiore.
Deglutii a vuoto e la ringraziai con lo sguardo. «Dille che mi dispiace e che se non fossi stato così dannatamente vigliacco, le avrei detto tutto già da tempo» feci una pausa, per non farmi prendere troppo dalle emozioni. «E dille anche che..» e lì m’interruppi.
«Cosa?» mi esortò Serena speranzosa.
In quel momento le parole esatte sarebbero dovute essere ‘dille che la amo’, ma la voce non riusciva ad accarezzare quelle lettere, non ancora, almeno.
«Basta, dille solo questo» aggiunsi sospirando.
Lei puntò le iridi cerulee verso il pavimento di moquette e aggiunse un ‘va bene’ piuttosto stiracchiato, così io mi voltai e raggiunsi nuovamente le scale, salendo un altro piano e trascinandomi verso la mia stanza.
La 315 era a pochi passi da me, perciò estrassi la mia chiave magnetica dalla tasca e feci per inserirla, quando la porta si spalancò e davanti a me c’era la figura di un Giorgio talmente incazzato da farmi paura.
«Entra» mi ordinò, senza nemmeno salutarmi ed io obbedii.
Nemmeno aveva aperto bocca, ma già sapevo che era venuto a conoscenza di ciò che avevo detto a Sole e mi aspettavo un cazziatone coi fiocchi. Mossi appena un passo e sentii la porta chiudersi alle mie spalle, ma quando mi voltai mi arrivo un dritto in piena faccia, che mi costrinse ad indietreggiare.
«’tacci tua, Giò..» bofonchiai, tamponandomi un rivolo di sangue che mi usciva al lato della bocca. «Se continuiamo a darcele andremo al pronto soccorso prima o poi!».
«Dovresti andarci tu per quello che le hai fatto!» ringhiò, avvicinandosi con la guardia alzata.
«IO?!» mi indicai scioccato. «Devo forse ricordarti che tu ci stai dentro tanto quanto me?».
E m’ero stufato di prendermi tutta la colpa, Santo Dio! Se dovevo mettere le carte in tavola, tanto valeva che anche lui smettesse di indossare la maschera del ‘santarellino’ e si assumesse le sue dannate colpe.
«È diverso» si giustificò, abbassando i pugni ma avvicinandosi troppo.
«Perché?! Cosa c’è di fottutamente diverso?» gli chiesi, sperando me lo spiegasse una buona volta.
Giorgio questa volta non rispose più di sé e mi afferrò per i lembi della maglietta, sbattendomi con forza contro il muro giallo della stanza da letto. «Io non ho finto che mi piacesse per poi scoparmela senza ritegno» ringhiò.
«I-io.. n-non..» tentai di dire, ma mi stava letteralmente soffocando.
«Se fossi stato al tuo posto.. io con lei avrei fatto l’amore» sibilò, mostrandomi i denti come un lupo.
Stufo di averlo così addosso, lo spinsi via e stavolta mi avvicinai io per farlo indietreggiare. «Non ci ho fatto niente con lei, sappilo! Non sono stronzo fino a ‘sto punto!» ringhiai puntandogli l’indice contro.
«E allora perché non le hai detto la verità quando te ne ho dato l’occasione?! Cosa diavolo avete fatto in quella tenda?!» mi urlò contro.
In quel momento sbiancai, conscio di cosa veramente fosse successo in quel giorno di pioggia. Era vero, io e Sole non ci eravamo spinti molto oltre, ma quello che era successo nella canadese non poteva definirsi ‘niente’.
Inghiottii l’aria e lasciai che le mie braccia ciondolassero lungo i fianchi.
«Possibile che non t’importi nulla di lei?» mi domandò di nuovo, trovando un po’ di calma.
«Tu non capisci..» risposi, digrignando i tenti e soffocando un ringhio.
«Cosa? Cos’è che c’è di così complicato in te, eh, Russo?».
Come potevo spiegarglielo? Non c’erano parole per descrivere quello che provavo in quel momento, la confusione che regnava sovrana nella mia testa.
Vuoi ammetterlo una buona volta? Possibile che sei così duro di comprendonio?
La coscienza non mi aiutava di certo in quel momento, e ormai era divenuto quasi impossibile ignorarla.
«Allora se è evidente che t’importa di lei, avevi il dovere di parlarle!» continuò a tampinarmi. «Lei è così sensibile, estremamente dolce.. tanto indifesa che hai sempre paura di romperla. Non so cosa ti avrei fatto se non fossi stato il mio migliore amico e..».
E dai ammettilo, che ti costa? Ormai lo sappiamo entrambi che in quella tenda non è stato solo puro erotismo..
Fai silenzio!
La pensi sempre, il tuo cuore sta battendo all’impazzata, vorresti buttarti di sotto per averla ferita.. ti senti in colpa anche se è stata Sara l’artefice di tutto questo..
Ho detto piantala..
Solo due parole.. ‘la amo’…
«Smettila!» mi ritrovai a gridare contro Giorgio che mi fissava incredulo. «P-pensi che non lo sappia, cazzo!».
Il mio cuore stava pompando irrequieto nel mio petto e non mi ero mai sentito così strano in tutta la mia vita. Stavo balbettando, ero confuso, mi sentivo crollare il mondo addosso per la paura di non poter rivedere mai più Sole.. insomma.. mi sentivo una vera schifezza!
«Ti senti bene, Frà.. hai una cera..» mi fece notare il mio amico, tutto a un tratto spaventato dalle mie reazioni.
«No» ammisi con un soffio. «Non sto bene per niente. Mi fa male qui» e mi indicai all’altezza del petto. «Sto per avere un infarto?» chiesi a Giorgio, sentendomi un po’ stupido.
A quel punto tutta la rabbia che lo aveva accompagnato sin da quando mi aveva aperto la porta, fu spazzata via da quelle sue iridi nocciola che si spalancarono per lo stupore.
Mi sedetti sul letto e lui si inginocchiò davanti a me, sorridendomi come un’idiota.
«Che c’è?!» sbottai io, subito sulla difensiva.
«Io so perché ti fa male, Frà» mi disse quasi gongolando.
Compresi che la verità era ormai ovvia per tutti, tranne che per il sottoscritto che faceva ancora fatica ad ammetterlo.
«Quand’è che ha cominciato a farti male, amico?» mi chiese.
Aspettai qualche minuto a rispondere, valutando se confidarmi o no, poi compresi che io e Giorgio ci conoscevamo fin dalla nascita ed era quasi impossibile nascondergli qualcosa a questo punto.
«Da una settimana, ormai..».



Mi alzai dal letto con un tremendo mal di testa che mi costrinse a sedermi quasi subito per non crollare.
Avevo passato la notte completamente in bianco, a piangere come una bambina, mentre la mia mano sfiorò il cuscino e si rese conto di quanto fosse zuppo delle mie stesse lacrime.
Abbiamo preso una ragazza a caso, una cozza che nemmeno il più sfigato del villaggio si sarebbe filato..
Le parole di quella vipera della Giglio ancora mi risuonavano nella mente, nonostante avessi passato l’intera notte a rimuginare e a disperarmi su quanto era successo. Una parte di me aveva sempre saputo che Francesco Russo era troppo per la piccola e rotondetta Sole, ma dopo quanto era successo tra di noi in quella tenda, avevo letto nei suoi occhi azzurri un barlume di sentimento.
Evidentemente avevo preso una bella cantonata.
Per la seconda volta mi ero presa una sbandata per qualcuno che era notevolmente al di sopra delle mie possibilità, e ancora una volta ero rimasta bruciata.
Non potevo credere che dietro quel suo sorriso, quello con le fossette che mi aveva stregata, c’era stata la consapevolezza di una frivola scommessa architettata con i suoi amici, con l’unico scopo di ferirmi.
Mi sentivo usata, mi ero data della stupida per tutta la notte, e nemmeno Betta e Sere avevano avuto il coraggio di parlarmi. Di gran lunga avevano preferito lasciarmi sfogare, piangere sino a quando il mio corpo aveva esaurito la dose di lacrime da versare, ma niente di tutto quello era servito a farmi sentire meglio.
…e abbiamo deciso che il nostro caro Russo, il più figo della Luiss, avrebbe dovuto corteggiarla, farla innamorare di lui, e alla fine rubarle la verginità. Non è un passatempo geniale?
E Francesco aveva accettato tutto quello..
Anche se i suoi occhi, dopo la rivelazione di Sara, mi erano sembrati disperati, così come i suoi tentativi di fermarmi, ciò non avrebbe mai giustificato quello che aveva fatto all’inizio. Quella scommessa sarebbe stata orribile per chiunque, e se fosse stato la persona che mi aveva fatto credere, non avrebbe mai dovuto accettare, per nulla al mondo.
Non si poteva giocare in questo modo con i sentimenti degli altri, anche se si trattava di una persona a noi sconosciuta, e magari nemmeno poi così attraente.
«Come va, tesoro?» mi domandò Betta, aggirando il letto e stringendomi tra le sue braccia.
«Sei riuscita a dormire almeno qualche ora?» si preoccupò Sere, afferrandomi la vita e abbracciandomi da dietro.
Rimanemmo così, intrecciate l’una all’altra come un groviglio di corpi, mentre fuori albeggiava e il mondo si preparava ad una nuova giornata all’insegna del divertimento.
«Avevate ragione, ed io non vi ho dato ascolto» dissi loro, ammettendo la mia parte di colpa.
«Ma cosa dici?».
«Non dire stupidate!».
«No, è tutto vero!» insistetti, scostandomi da loro gentilmente. «Fin dall’inizio mi avete messo in guardia su Francesco e sul suo modo di comportarsi da ‘bello e impossibile’, ma io, come una scema, ho creduto che potesse essere diverso da Dario..».
Ogni volta che il discorso verteva sul mio ormai ex-migliore amico, gli occhi mi si riempivano automaticamente di lacrime e sentivo un groppo salirmi alla gola. Quella storia era stata tutto il mio mondo per me, e non avrei mai creduto di poterci ricadere un’altra volta.
«Sono stata una stupida a pensare che uno bello come Francesco potesse accontentarsi di una cozza come me..» sospirai, ammettendo finalmente le mie paure.
«Forse avresti dovuto puntare più in basso» ammise Elisabetta, senza essere troppo maligna.
«Betta!» l’apostrofò Serena indignata. «Non darle retta, Sole!» s’impuntò.
Io la guardai confusa e non capii perché, a differenza della mora, lei continuava, anche se impercettibilmente, a difendere Francesco.
«A volare troppo in alto rischi di farti male cadendo..» continuò Betta, fissando l’amica di traverso.
«Può essere» sorrise Serena, tirando fuori quel suo sguardo romantico e sognatore. «Ma quello che ha visto dopo essere salita sin lassù, credo valga la pena di ogni dolore ricevuto precipitando».
Serena aveva un cuore grande, lo avevo sempre saputo, e nonostante tentasse di fare la dura come Elisabetta, nascondeva in sé il cuore di una vera Romances.
«E questa dove l’hai tirata fuori?» le chiese Betta stizzita.
La bionda fece spallucce e mi sorrise. «Prima di trarre conclusioni affrettate, dagli occasione di parlarti» soffiò sincera.
«Certo! Come quando lo abbiamo incontrato qui fuori ieri sera, che voleva entrare dopo tutto quello che era successo!» ringhiò la mora ancora infervorata.
«E-era q-qui?» balbettai incredula, venendo a conoscenza soltanto in quel momento che Francesco mi aveva seguita ed era venuto a cercarmi.
«Sì..» sospirò Serena prendendomi le mani.
«Non farti incantare come ha fatto lei, Sole! Reagisci, porca miseria!» insistette Betta.
«Siamo state noi a non farlo entrare» mi confessò la bionda. «Ma lui mi ha chiesto di dirti che gli dispiace».
«Capirai!» sentii commentare Betta. «Come se le sue sciocche scuse servissero a riparare quello che le ha fatto!».
Da una parte aveva pienamente ragione.
Due semplici parole non avrebbero mai cancellato tutto il dolore che mi aveva provocato quella sera, e ancora non riuscivo a spiegarmi come avesse potuto accettare quelle orribili condizioni postegli da Sara.
«Andiamo a fare una passeggiata» mi propose Serena. «Vedrai che con un po’ d’aria fresca ti si schiariranno le idee e valuterai se sia giusto o meno dargli la possibilità di spiegarsi».
Annuii poco convinta, ma indossai il primo vestitino che mi capirò a tiro e le seguii nella hall dell’albergo, per poi incamminarci lungo il bagnasciuga.
L’aria di primo mattino era fredda e un brivido mi percorse la schiena mentre vedevo Elisabetta e Serena procedere a braccetto davanti a me, lasciandomi indietro per pensare. Loro sì che erano amiche d’oro e non le avrei scambiate per nulla al mondo.
Tastai una tasca del vestito da mare, alla ricerca del telefono, dopodiché afferrai il cellulare per vedere l’ora e fui sorpresa di trovare un SMS lampeggiante sul display.
Notai che mancavano pochi passi al pontile, quello dove attraccavano le piccole imbarcazioni per fare scalo a Peschici, quindi rallentai il passo e decisi di leggere quel messaggio, che probabilmente non era altro che pubblicità da parte di un qualsiasi gestore.
Pigiai su ‘leggi’ e il messaggio venne caricato, fino a quando mi mancò il respiro leggendo il mittente.
D…
Dario mi aveva scritto e non potevo credere ai miei occhi che si fosse fatto risentire, dopo tre anni di assoluto silenzio.
Ehi, Rayo de Sol
Dovrei buttarmi sotto un ponte per essermi fatto sentire solo adesso, dopo che ci siamo lasciati in quel modo orribile…
Dopo che MI hai lasciata in quel modo orribile..
…ma l’altro giorno ho ricevuto una telefonata particolare, che mi ha lasciato perplesso e mi sono sentito in dovere di indossare, forse per l’ultima volta, i panni del tuo migliore amico.
Q-quale telefonata?
Quel Russo ha del fegato, porca miseria! Non avrei mai creduto di ricevere una telefonata da uno dei tuoi fidanzati gelosi, complimenti Rayo de Sol.
F-fidanzato g-geloso? Oddio ma Francesco cosa aveva fatto?
E a quel punto mi fu tutto chiaro. Il cellulare ritrovato da lui.. il nostro incontro fortuito nella cabina e dopo la misteriosa sparizione del telefono.
Oddio! Aveva telefonato a Dario quel mentecatto!
Ma veniamo al punto, credo proprio che quel tizio, per quanto strambo mi sia parso al telefono, dev’essere cotto a puntino e ancora una volta sei riuscita a far cadere un poveraccio nella tua rete.. e tu che al liceo dicevi ti buttavi sempre giù! Vecchia mascalzona!
Uno di questi giorni ci risentiamo, io alla fine di questa settimana sono a Roma.
Mi manchi tantissimo, Rayo de Sol. Ti amo.
D.
Il mondo mi crollò addosso tutto insieme, senza alcun preavviso. Il cellulare tremava incontrollabilmente tra le mie mani, mentre nella mia mente sfilavano ancora le parole di Dario.. del mio Dario.. di quel ragazzo che mi aveva da sempre ghermito il cuore.
Quel tizio dev’essere cotto a puntino..
Non riuscivo a togliermi quelle parole dalla testa, mentre ormai Betta e Sere erano lontane ed io mi ero rifugiata sul pontile a pensare.
Il cielo terso di quella giornata nascente mi diede modo di riordinare le idee, per quanto il mio cuore fosse in subbuglio. Sentivo di essere ancora irrimediabilmente legata a Dario, ma al suo viso, ora si sovrapponeva quello di Francesco, che amavo quasi con la stessa intensità.
Si potevano amare due persone con la stessa intensità?
Forse sì.. oppure mi sarei dovuta sentire un’ipocrita, una mezza poco di buono a cui non bastava un ragazzo solo, ma addirittura ne desiderava due.
Quei pensieri mi stavano distruggendo e se Francesco non fosse mai apparso nella mia vita, a quest’ora Dario non si sarebbe più fatto sentire. Entrambi mi avevano ferita allo stesso modo e avevano frantumato quel mio piccolo cuoricino, ma nonostante tutto quello, non riuscivo a smettere di amarli.
Rayo del Sol… Dario.
«Sooooleee!». Francesco.
Li sentivo così vicini, dentro la mia testa, dannatamente reali entrambi. Non riuscivo più a credere cosa fosse vero e cosa, invece, era solo il risultato della mia mente confusa e dilaniata.
«SOLE!» sentii nuovamente quel grido, e questa volta alzai lo sguardo, trovandomi davanti agli occhi un veliero bianco con un ragazzo biondo che si sbracciava a prua.
«F-francesco..» balbettai quasi incredula.
«Sole!» gridò lui, sorridendomi e facendomi palpitare il cuore non appena rividi quelle fossette e quegli occhi azzurri che mi avevano tanto fatta penare.
Cosa diavolo ci faceva su una barca? Non soffriva il mal di mare?
In quel momento mi ricordai cosa fosse successo nemmeno ventiquattro ore prima, e decisi di non cedere così facilmente a quel suo modo di fare che riusciva sempre a sorprendermi.
«Cosa vuoi?!» urlai, tentando di  non mettermi a piangere di nuovo.
Francesco manovrò la barca e la avvicinò il più possibile, tentando di non farla arenare sulla spiaggia, dopodiché gettò l’ancora e si sporse sul parapetto.
In quell’istante vidi il nome del veliero e il cuore mancò d’un battito.
Rayo de sol.. e poi venivano a dirmi che il destino non c’entrava nulla.
«Mi dispiace Sole» gridò, superando il suono delle onde. «Sono stato uno stupido ad accettare quella scommessa, ma tu non sai com’ero prima di conoscerti. Uscivo con una ragazza diversa a settimana, la usavo senza ritegno e poi troncavo di netto, perché non potevo permettermi di innamorarmi».
Le week-girl.. quelle di cui avevano parlato Claudia e Ginevra.
«Ma poi sei arrivata tu..» disse, guardandomi intensamente negli occhi e sorridendo. «Tu mi hai insegnato a guardare il mondo in un modo diverso, ad apprezzare la bellezza delle cose non solo dall’aspetto che mostravano, ma soprattutto da ciò che racchiudevano. Mi hai detto di guardare il mondo con occhi diversi, di aprire finalmente il mio cuore e lasciarvi entrare tutto ciò che gli altri avevano da offrirmi.
«Sei stata tu che mi hai insegnato ad amare».
E in quel momento non riuscii più a trattenere le lacrime che sgorgarono libere agli angoli dei miei occhi, rotolando giù per le guance e incuneandosi sul bordo delle labbra fino a quando non le assaporai. D’improvviso sparì Sara e la sua scommessa, sparirono Elisabetta e Serena con i loro consigli, sparirono il villaggio, il mare e la barca, per un attimo anche Dario sparì dal mio cuore.. perché adesso non c’era lui lì al mio fianco e lui non mi tendeva la mano per salire a bordo.
«Ti fidi ancora di me?» mi domandò Francesco e mai prima d’ora lo avevo visto tanto sicuro di una cosa.
Forse avrei dovuto riflettere prima di rispondere, avrei dovuto valutare quanto mi aveva fatto soffrire e quanto tempo ancora avrebbe avuto per ferirmi di nuovo, ma Dario se n’era andato, era lontano chilometri e chilometri da me, aveva scelto di voltare le spalle al mondo e non affrontarlo, mentre Francesco aveva preso di petto la cosa ed ora la mia mano stringeva la sua.
«Ancora per poco» sorrisi, ma quel mio gesto gli diede l’occasione per issarmi a bordo del veliero e stringermi tra le sue braccia con forza tale da non lasciarmi più andare via.

E siamo arrivati alla fine di questo sudatissimo 14° capitolo.. sudatissimo più che altro perché qui nella capitale si muore di caldo ç_____________ç
E insomma questo pseudo-lieto fine, eh? Ci voleva dopo quel brutto finale dello scorso capitolo! >.< Ma anche in questo non poteva mancare il mitico Dario! *fa una statua alla sua Lover per averlo inventato* Chissà se qualcuno di voi ha capito un certo messaggio subliminale lasciato dal bel 'Moro' nel suo SMS alla nostra piccola Sole.. chissà!
uahahhah, come sono maligna!
Ma veniamo al dunque:
Ringrazio moltissimo le 9 persone che hanno trovato il tempo di recensire, sono un po' calate dall'ultima volta, ma va bine, vi lovverò ugualmente! >.< Le 31 che l'hanno messa tra i preferiti, le 9 tra le ricordate e le ben 71 persone che l'hanno aggiunta alle seguite! *________* Vi amo!
Ringrazio tantissimo anche i lettori silenziosi 1369 visite! *__*

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