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Autore: FallingInLove    24/06/2011    6 recensioni
Roba da pazzi! Poggiai una mano su un fianco cominciando a gesticolare animatamente con l'altra.
-Punto primo: mi stai rinfacciando tutte le volte che sono venuta a piangere da te? -domandai sentendo il veleno fra i denti -Perché io pensavo di trovare supporto fra le braccia di un amico e non di uno stronzo pronto a portarmi il conto!
-Non sto facendo niente di tutto questo -tentò di difendersi, ma io ormai ero partita come un treno e non mi sarei fermata tanto presto
-Punto secondo: io non sono una guerra che vi giocate tu e Riccardo, non sono una battaglia da vincere!
-Per me invece lo sei -mi interruppe, guardandomi dritta negli occhi; rimasi in silenzio, colta alla sprovvista e lui ne approfittò per continuare -Sei una di quelle poche cose per cui vale la pena lottare.. ed è per questo che non rinuncerò facilmente, soprattutto se ti so con quell'idiota
Avevo detto che non mi sarei fermata? Be' non avevo tenuto conto di questo. Proprio no.
-E punto terzo -aggiunse lui alla mia lista -non hai risposto alla mia domanda
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3. Dormire alla stazione


-Come sei scettica -mi rimproverò -vedrai -e, inaspettatamente, prese una viuzza sulla sinistra appena usciti dalla stazione.


-Non sono scettica -ribattei -sto solo cercando di capire

-Abbi pazienza -rispose -Non è lontano da qui

-Ma cosa?

-Il parco giochi dove venivo sempre da bambino -rispose, lasciandomi di stucco

-Oh -feci senza sapere minimamente cos'altro aggiungere.

Era strano che mi stesse portando così, come se niente fosse, in posti che fino ad allora avevo sempre pensato che odiasse.

Cioè, non gli avevo mai chiesto più di tanto, specialmente dopo aver capito che a lui non faceva per niente piacere parlarne. A mio avviso certe cose andrebbero dette, per sfogarsi, per sentirsi meno soli.. ma ognuno di noi è diverso, e ad ognuno spetta la decisione di affrontare certe faccende come meglio crede.

Nemmeno Nick parlava molto del padre o di Milano, anche perché ne ricordava poco.

-Eccoci -fece ad un tratto Mirko

Non mi ero accorta di starmi fissando le scarpe, assorta com'ero nei miei pensieri; alzai lo sguardo, trovando davanti a me un grande parco verde, con qualche scivolo e delle altalene qua e là. I bambini scorrazzavano dappertutto, le mamme passeggiavano con le carrozzine e qualcuno leggeva seduto sulle panchine.

Osservai il lungo scivolo tubulare intrecciato e provai a immaginarmi un mini Mirko là dentro.

-Che c'è? -mi chiese -Stai ridendo

-Sto cercando di immaginarti mentre scivoli su quel coso

Lui sorrise -Ho perso il conto delle volte che mi sono sbucciato le ginocchia, sia sugli scivoli che a giocare a calcetto qua in mezzo.

-E tua madre non protestava per tutti i lividi che ti sarai fatto?

Ok, sapevo di doverci andare piano quando si trattava del suo passato, ma vederlo rabbuiarsi così di colpo mi lasciò interdetta. Che avevo detto?

Distolse lo sguardo, e le sue labbra si strinsero in una linea sottile.

-Mia madre.. mi lasciava fare -rispose, celando chissà che cosa.

Capii che era meglio cambiare discorso, e in fretta -Passeggiamo? -gli chiesi

-Sì -rispose mettendosi al mio fianco

Osservai due bambini fingere una sparatoria per poi rincorrersi a vicenda; Mirko seguì il mio sguardo -Noi avevamo molta più fantasia di loro

-Tu e Nick?

-Sì. Quando venivo qua con lui non potevo scatenarmi più di tanto perché dovevo evitare che si facesse male, o almeno provarci.. ma era uno spasso lo stesso.

E cominciò a raccontarmi qualcuno degli aneddoti più divertenti e dei giochi più stravaganti che si erano inventati.

Il sole intanto cominciava a tramontare e decidemmo di sederci su una panchina.

-A volte vengo qua per farmi venire l'ispirazione -confessò

-Qua? -chiesi -A Milano?

Annuì -Precisamente su questa panchina. Non lo faccio spesso, perché il biglietto costa.. però sono capace di buttare giù fiumi di rime quando me lo concedo

-Fammi vedere -lo esortai allora

-Come?

-Inventa una strofa. E guarda che se imbrogli con una già fatta me ne accorgo -certo che me ne sarei accorta: conoscevo tutte le canzoni del suo gruppo.

-Ok -accettò la sfida divertito -dammi un tema

-No -ribattei -fai come fai di solito: guardati intorno e crea

Lui sorrise, forse contento di come avevo appena descritto il suo scrivere canzoni, poi lasciò vagare lo sguardo. Lo osservai incuriosita e interessata e notai che insisteva molto a guardare gli ultimi sprazzi rosso intenso rimasti nel cielo dopo che il sole se ne era andato; tornò a guardarmi un istante e poco dopo era già pronto con una strofa intera
-Anche se spaventati dai giorni che son più brutti
preghiamo per i nostri sogni tutte le notti
tutte le notti nei nostri sogni c'è un po' di realtà
abbiamo negli occhi la luce della libertà
Dobbiamo solo dare il nostro amore a chi lo vuole
capire se è il momento di parlarsi sotto voce
tutto quanto accade in modo rapido e veloce
tutto quanto accade in modo così naturale
a volte ci fa star bene, a volte ci fa star male
e vale la pena di evadere
senza avere regole come le favole
senza la paura di sentirsi inutile

Lo guardai impressionata, conscia che quei versi erano tutti per me -Cavolo, mi aspettavo due o tre rime, non mezza canzone

Lui scrollò le spalle -Un verso tira l'altro, è sempre così

-La fai facile.. io non riuscirei a trovare nemmeno una rima con.. cavolo!

-Questione di abitudine -rispose con una certa soddisfazione -tavolo

-Eh?

-La tua rima con cavolo

-Gatto -lo sfidai raddrizzandomi a sedere

-Matto -mi imitò divertito

-Cioccolato!

-Stellato

Ok, dovevo trovare qualcosa di più difficile -Acquatico!

-Selvatico -rispose in tutta tranquillità

-Sanguinaria! -provai ancora, con una vaga sensazione che la mia espressione dovesse essere proprio come descriveva la parola

-Straordinaria -rispose con un sorriso

-Testardo! -insistei alzandomi in piedi

-Traguardo -rispose in meno di un nanosecondo

-Panorama!

-Brama -rispose ammiccando

-Ok, basta, mi arrendo -gettai al spugna: non era una sfida ad armi pari -sei peggio di un rimario

Lui rise -E se un giorno cominciassi a parlare in rima, oltre che a scrivere?

Lo guardai come chiedendo pietà e lui rise di nuovo -Scherzavo

-Bravo

-Nooo! -esclamò mettendosi le mani fra i capelli con troppa enfasi e guardandomi con gli occhi spalancati

-Che c'è? -chiesi allarmata

-Hai fatto anche tu una rima!

-Che..? -poi ci pensai -Ah.. scherzavo.. e bravo! -realizzai soddisfatta

-Una giornata storica -decretò e io gli tirai una manata sulla spalla -diventerai una rapper professionista

-Smettila! -risposi tirandogli un altro cazzotto.

Finì, a “botte” come di consuetudine, mentre tutti e due ridevamo come matti.

Quando, esausti, ci fermammo, ci accorgemmo che ormai era calata la sera e il parco era deserto.

-Ti va di provare lo scivolo? -mi chiese

-Lo scivolo? Perché secondo te ci entriamo?

Be', ci si entrava perfettamente, ed era anche divertente; la cosa diventò un po' meno divertente quando lui cominciò a spingermi giù in modo da farmi scivolare a tutta velocità e farmi quasi venire i capelli bianchi.

-Tu sei matto -decretai -Non ci sono più abituata a queste cose!

-Nick non si lamentava mai!

-Cosa? Gli facevi queste cose? Ma povero bambino! E menomale che dovevi stare attento che non si facesse male!

Lui rise -Ognuno ha i suoi metodi. Hai fame?

-No -risposi a bruciapelo, poi ascoltai meglio il mio stomaco -Oddio, un pochino sì

Mirko sorrise soddisfatto -Ti porto nel ristorante più buono della città; lo è sin da quando ero bambino

-E non sarà cambiata gestione nel frattempo? -gli chiesi mentre ci avviavamo

-No: sono stato qui con Nick l'estate scorsa e c'erano ancora le stesse persone

-Ok, mi fido di te -risposi apprendendo che anche Nick allora, a volte, tornava nella loro città natale.

Devo dire che il passato di Mirko mi incuriosiva. Non per sapere tutto di tutti, assolutamente no; ma perché capitava spesso, come quel giorno, che appena qualcuno faceva un riferimento anche sottile a qualcosa di preciso della sua infanzia, lui subito si rabbuiava. Io gli volevo bene come a un fratello, e vedere come stava male in quei momenti anche se brevi, mi turbava; se ci fosse stato qualcosa per poterlo far sentire meglio lo avrei fatto..

Comunque, dopo poco arrivammo ad un ristorante semplice e accogliente, con i tavoli quasi tutti pieni.

-Mirko! -un vocione alle nostre spalle. Ci girammo e vidi quello che probabilmente doveva essere il proprietario del negozio

-Jim! -fece Mirko andandogli in contro e stringendogli la mano

-Che ci fai da queste parti? -gli chiese l'uomo

-Sono qui con un'amica -rispose lui

-Piacere, sono Ludovica -mi presentai porgendo la mano che l'uomo strinse con calore

-Piacere mio -rispose Jim sorridendo -tuo fratello dove l'hai lasciato?

-Questa volta sono venuto con lei -rispose -Non preoccuparti, non si è dimenticato di te

-E chi potrebbe dimenticarsi mai di me? -rispose Jim fingendo indignazione -Tua madre come sta?

-Tutto a posto, grazie. Te la saluto?

-Certo! Va be', sbrigatevi prima che si riempiano anche gli ultimi tavoli. Mettetevi... là -disse indicando un tavolo vicino alla finestra

-Ok, grazie Jim

-Vi mando un cameriere! Ciao Ludovica! -e si dileguò

-Quindi tu e Nick venite spesso in questo ristorante -dedussi mentre ci sedevamo

-Sì -rispose -Jim ci conosce da quando eravamo piccoli, mia madre ci portava spesso a mangiare qui.

Chiacchierammo per tutta la sera, e io non potei fare a meno di lodare ogni pasto che ci veniva servito: era tutto squisito, anche le cose che aveva ordinato Mirko. Come facevo a saperlo? Be' perché a metà piatto ci scambiammo le pietanze, come facevamo ogni volta che andavamo a mangiare da qualche parte insieme.

A fine cena eravamo strapieni (tre dessert a testa senza contare tutto il resto) ma il prezzo non fu eccessivo. Mirko andò nelle cucine a salutare Jim, poi uscimmo.

-Sazia? -mi chiese

-No, a dire il vero ci starebbe bene un dolce -ironizzai

-Non ne voglio più vedere in tutta la mia vita -commentò mettendosi una mano sullo stomaco dolente.

Dopo un po' che camminavamo, lui si fermò di botto.

-Che c'è? -gli chiesi; aveva lo sguardo fisso davanti a sé ma quando ne seguii la direzione, vidi solo palazzi

-Niente -rispose -è solo che.. questa era casa mia -e indicò uno fra i palazzi che avevo visto prima.

Era di un verdino pallido, con qualche crepa nell'intonaco, che forse allora non c'era.

-Oh..

-Dai, andiamo -si riprese subito cambiando strada -non mi va di stare qui, e tra poco abbiamo il treno di ritorno

-Ok -risposi preferendo non aggiungere altro

Al parco giochi sì, ma davanti casa no.. constatai con un grande punto interrogativo stampato in fronte.

-A che ora è il treno? -gli chiesi, essendomelo dimenticata

Lui tirò fuori i biglietti dalla tasca -Undici e mezzo

Questa volta fui io a bloccarmi, cominciando a sudare freddo; lui mi guardò allargando le braccia in una muta domanda.

-Lo sai che è mezzanotte meno un quarto? -gli chiesi in preda al panico

Lo vidi stupirsi mentre realizzava, ma non sembrò per niente preoccupato -Pensavo fosse più presto.. ma possiamo farci cambiare l'orario e prenderne uno più tardi

-E secondo te ci sono ancora corse più tardi?

-Certo!

Non stava capendo quello che volevo dire.

-Mi correggo: ci saranno ancora corse per la nostra cittadina sperduta?

Questa volta lo vidi corrucciarsi -Cazzo..

-Appunto. E a mezzanotte finisce anche il servizio navette!

Mi teste la mano; io rimasi interdetta e lo fissai senza capire.

Lui sbuffò, e prese da solo la mia mano -Corri -mi disse un attimo prima di trascinarmi con lui in uno scatto che avrebbe fatto invidia a Di Cecco, campione maratoneta italiano.

-Mirko! -strillai rischiando quasi di cappottarmi.

-Corri, Nina -mi esortò lui senza fermarsi e sempre stringendo la mia mano -se siamo fortunati e il treno è in ritardo, lo prendiamo lo stesso.

Come era ottimista il ragazzo: qui ci voleva altro che fortuna!

Decisi comunque di risparmiare il fiato e continuare a correre, correre, correre e ancora correre in vie e viuzze che nemmeno conoscevo (ma Mirko per fortuna sì).

Ad un tratto, come un miraggio, la stazione. Da brava stupida rallentai, ma la presa e la velocità di Mirko non diminuirono mentre continuava a trascinarmi: la corsa non era ancora finita.

Sfrecciamo dentro alla velocità della luce, tutte le nostre speranze riposte nel cartellone degli annunci.

Avevo il fiatone, ma mi sentivo carica come non mai. Cominciai a cercare fra i vari treni il nostro, ma Mirko fu più veloce di me

-E' già partito ed è quasi a Pavia -mi informò con voce piatta

-Posso aiutarvi? -chiese una voce maschile alle nostre spalle

-Sì -rispose Mirko ancora prima di voltarsi. L'uomo indossava l'uniforme della stazione e Mirko gli chiese se c'era un treno per portarci a casa.

-No, mi dispiace. L'ultimo è partito circa venti minuti fa.

Ero in una città che nemmeno conoscevo, di notte, né io né Mirko avevamo abbastanza soldi per permetterci un albergo o una pensione e non c'era un treno per tornare a casa.

Perché mi veniva da ridere invece che da piangere?

Mirko salutò garbatamente l'uomo che si allontanò, poi mi guardò con aria colpevole; fu allora che gli scoppiai a ridere in faccia.

-Questa è una grave forma di isteria -commentò lui, però abbastanza sollevato del fatto che non l'avessi presa in tragedia.

-No -risposi cercando di contenermi -è che è assurdo! Abbiamo corso come matti, non è servito a niente, e adesso non sappiamo nemmeno dove dormire -giù a ridere, ancora

Anche lui sorrise della mia insensata risata -Ci adatteremo

-Ok, ora mi calmo -dissi frenando le risate a suon di respiri profondi

-Ho un'idea -annunciò poi lui

-Per cosa?

-Per la nostra sistemazione notturna -rispose cominciando a risalire la banchina

-E cioè, uomo dalle mille risorse?

Fece ancora qualche passo, poi si fermò davanti ad una panchina -Questa è perfetta

Io la osservai, e sentivo lo sguardo di Mirko su di me; probabilmente temeva un nuovo attacco isterico ma stavolta di panico, non di risate, per il fatto che avremmo dovuto dormire all'aperto.

Invece alzai lo sguardo verso il cielo notturno, stellato e bellissimo, e sorrisi -C'è una vista magnifica

Lo vidi rilassarsi -Tieniti stretta quella giacca, ti servirà -poi si stese sulla panchina, per intero senza lasciarmi neanche un angolino

-Ma..? -domandai indispettita -Ti sei preso tutto lo spazio! -voleva che dormissi per terra?

-Di che ti lamenti? Così ti faccio da materasso, a meno che tu non preferisca dormire sul marmo

Ah, ora ero tutto chiaro: avrei dovuto dormire su di lui. Oh.

-Che c'è? -lesse la titubanza sul mio viso -Dai, non ti stupro, al massimo ti tocco le tette un'altra volta.

-Cretino -lo apostrofai per poi decidere di saltargli addosso invece che sdraiarmi delicatamente.

-Hey! -fece lui preso alla sprovvista mentre io sghignazzavo

-Mi ci sdraio così sui materassi, io

-E quanti ne hai rotti? -domandò dolorante

-Con te fanno cinque

Mi sistemai meglio su di lui, sdraiandomi di fianco contro il suo torace.

-Delicata come un'elefantessa -commentò lui a denti stretti

-Ho quasi fatto -replicai per poi appoggiare la testa sulla sua spalla

-Dimmi che non ti girerai per tutta la notte -mi implorò massaggiandosi un braccio

-Vedremo -poi mi venne un dubbio atroce- E se ci vedono quelli della sicurezza?

-Sai quanti senza tetto ci sono adesso in questo momento nella stazione?

Forse questo avrebbe dovuto spaventarmi, ma rimasi tranquillissima: ero con Mirko e, modestamente, nemmeno io scherzavo in quanto a forza bruta!

-Sembri uno che se ne intende, di dormite all'aperto -gli feci notare

-Già -confermò con un sorrisetto che non potei vedere -comunque se qualcuno si avvicina ti difendo io -disse con tono volutamente pomposo

-Grazie mio eroe, ma so meglio di te come spaccare la faccia alla gente -gli ricordai

-Non credo proprio: a quante risse vere hai partecipato?

-Ma che c'entra?

-Guarda che per strada non è come nella kick boxing, a nessuno gliene frega niente se uno continua a massacrarti anche se tu sei steso a terra ad aspettare la fine del round.

Ebbi un brivido, immaginandomi Mirko in una situazione simile; non era messo male in quanto a muscoli, ma c'era anche tanta altra gente più grossa di lui.

-Ecco, brava, comincia a tremare -mi canzonò e io scossi la testa senza rispondere

-Comunque -dissi dopo un po' -mi è piaciuta un sacco oggi Milano.

Lo sentii soffiare come se stesse sorridendo -Sono contento.

-Ma perché hai deciso di portarmici? -questo era il vero mistero

Lui scrollò le spalle -Te l'ho detto, volevo farti cambiare idea.. e soprattutto volevo distrarti, non farti pensare a tutto il resto: serviva un posto lontano, e Milano è stato il primo a venirmi in mente.

Tutto il resto.. tutto il resto che adesso riaffiorava. Mi incupii, senza quasi rendermene conto.

-Non dovevo nominarlo -concluse lui tetro, dopo aver scrutato la mia espressione.

-Non è colpa tua.. anzi grazie: non ci ho pensato per tutto il giorno

In effetti mi ero totalmente dimenticata di Riccardo, di come ci stavo male e della mia incazzatura. Mi ero semplicemente divertita.

Adesso, però..

Lo sentii sollevare il collo, come se avesse voluto guardarmi, e così mi girai incrociando il suo sguardo; restò qualche istante in silenzio, valutando la mia espressione.

-Va così male? -mi chiese poi

Io sospirai, e il mio respiro si trasformò in tanti minuscoli batuffoli di vapore che si dispersero nell'aria.

-Quando stiamo insieme, parliamo, va tutto bene.. il punto è che poi, appena è finita la serata, devo aspettare un altro suo invito a uscire, neanche fossimo negli anni due: quando ci provo io a chiedergli di stare un po' insieme, è sempre impegnato.

-E che ha da fare? -mi chiese dubbioso; non era né ironico né scettico, voleva solo capire la situazione

-Il più delle volte nemmeno me lo dice, oppure ha gli allenamenti, o deve studiare..

A quel punto però Mirko scoppiò a ridere -Studiare? Lui?

Mi irritai leggermente -Cosa vorresti insinuare? Guarda che è intelligente, oltre che bello! Lo vorresti avere tu il suo cervello

-Neanche mi pagassero -rispose riluttante -Comunque.. a te sta bene questa cosa?

-Per niente, e gliel'ho pure detto

-E lui?

-Ha risposto che non è colpa sua se è pieno di impegni

Mirko scosse la testa -Ma non lo capisci che non ha un briciolo di cervello se ti tratta così?

Probabilmente aveva ragione, ma io ero troppo accecata (sia da Cupido sia dal ricordo del suo sorriso di 32 denti scintillanti) per rendermene conto; e poi quando riuscivamo a stare un po' insieme era così tenero e dolce..

Oh, giusto: a questo proposito, mi venne in mente un'altra cosa.

-E.. -arricciai le labbra in un momento di esitazione -Siamo stati di nuovo a letto insieme.. e di nuovo non.. -preferii lasciare intendere- Secondo te ho qualche problema grave?

Era un dubbio che mi attanagliava da un po', ma non avevo mai avuto il coraggio di pronunciarlo ad alta voce; tuttavia in quella stazione vuota (si fa per dire), solo io e Mirko sdraiati sotto un cielo di stelle, non mi sembrò così impronunciabile e orribile. Era come se tutto fosse più distante.. e in un certo senso lo era, dato che avevamo percorso i kilometri.

-Non devi pensarci nemmeno per un secondo -rispose lui, risoluto, forse anche leggermente alterato dal fatto che fossi arrivata a pensare una cosa simile di me stessa -La tua unica colpa è di esserti messa con un idiota che non è bravo a letto e ti chiama solo.. quando gli pare, per non essere volgare

-Volgare?

-Che ti chiama solo quando ha voglia di scop.. -tradusse

-Ok, mi piaceva di più quando non eri volgare -lo interruppi- E poi non è vero

Lui non rispose, ma quel silenzio non sapeva per niente di consenso.

Adesso che eravamo fermi da un po' e che il calore provocato da quella corsa matta si era esaurito, pur stando a contatto con il suo torace caldo, cominciai a sentire il freddo della notte milanese e mi strinsi più forte addosso la giacca.

-Se ti sdrai di pancia forse riesco a riscaldarti di più -mi disse lui probabilmente notando quel gesto

-Non avevi detto che non dovevo più girarmi per tutta la notte?

-Sì ma non voglio ritrovarti incastonata in una lastra di ghiaccio domani mattina

Mi girai, ma stavolta con più cautela, poggiandomi lentamente sul suo petto e attenta a non schiacciare parti delicate..

Quando mi fui sistemata, lui mi avvolse con le sue braccia strofinando le mani contro la mia schiena per riscaldarmi, e io adagiai di nuovo la testa sulla sua spalla.

-Meglio? -mi chiese dopo un po'

-Sì -annuii e mi accorsi di essere già mezza intorpidita: il sonno stava arrivando -ma tu stai comodo qua sotto?

-Per niente, infatti dovrai ricompensarmi in qualche modo -rispose in un tono che non faceva presagire niente di buono; sbuffai, pronta ad una delle sue -Posso toccarti le tette? -domandò infatti cominciando a portare le mani sulle mie spalle

-Provaci e oltre a quelle manine ti taglierò anche qualcos'altro -risposi minacciosa

-Mmm.. speriamo che Mr. Figo ti inviti di nuovo in uno di quei posti eleganti mettendoti di nuovo in crisi sulla scelta del reggiseno-commentò tornando a cingermi la schiena come un cane bastonato

Io scossi la testa -Sei il materasso più stressante che abbia mai avuto

-Lo faccio per vendicare gli altri quattro che hai sfondato

Chiusi gli occhi senza rispondere, lasciando che il torpore si diffondesse dentro di me. Avevo sonno e il corpo di Mirko riusciva a riscaldare il mio torace abbastanza da non farmi sentire freddo. Chissà come stava lui invece, a contatto con il marmo gelato della panchina.

Gelato.. buono, colorato, fresco.. Sì, mi stavo decisamente abbandonando alle braccia di Morfeo

Qualcosa di caldo mi sfiorò la guancia, come una carezza, ma ero troppo intorpidita per capire se si trattasse di sogno o realtà e, qualche istante dopo, dormivo come un ghiro.




*******************************************

Sono stata indecisa fino all'ultimo sulla scelta dei versi che Mirko ha messo insieme così su due piedi al parco giochi! Per essere venuta a capo di questa tremenda decisione, devo ringraziare Mariam, una fra le mie più care amiche, che ieri sera su skype a 400 Km di distanza, mi ha aiutata a scegliere questo pezzo di “Parole da dedicarmi”, di Nesli. Grazie I love you!! xD

Spero che l'abbiate gradito e, per chi vuole leggere fra le righe, forse proprio da questi versi si incomincia a presagire qualcosa..

Parlo sempre troppo, cavolo!

Comunque, nel prossimo capitolo, dopo questa nottata passata alla stazione, Mirko e Ludovica ritorneranno nella loro città (non mi chiedete quale sia, perché non lo so, sappiate solo che è sperduta! xD) e faremo la conoscenza di Nick, il fratello minore.

Grazie a AlidaDreamer, Carocimi, chefame93, kikkina97, laga92, MartiNile, manu07, t3s0r4, _passing wind_ per aver inserito la storia fra le seguite e a acido clorico, namina89 e SchwarzMeer483 per averla inserita fra le preferite!

Mi fa sempre piacere ritrovare, ogni tanto, persone che mi hanno seguita anche nelle storie precedenti! :)

Grazie a tutte quante voi che state leggendo questa storia!

Un bacione grande, al prossimo chap!;)


  
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