Dieci
anni dopo, dalla vita aveva ottenuto tutto quello che voleva. Il lavoro
dei suoi sogni era lì, a portata di contratto, i binari del
treno, distorti, erano tornati a correre verso
l’orizzonte. Nessuno si ricordava più di lei: ogni
tanto tornava a percorrere le strade del suo paese, passando attraverso
le bocche della gente senza essere definita puttana.
Sembrava che il suo fantasma, quello che aveva perso il treno ed aveva
pianto sulla tomba bianca, si fosse volatilizzato tra le pieghe del
tempo, rimasto immobile, cristallizzato, in un vecchio cassetto
polveroso. Lalla se n'era andata via, Fede era sparita dietro le sue
menzogne. Del passato non le rimanevano che briciole, foglie secche e
qualche ombra di vecchi sorrisi che ogni tanto- forse troppo spesso- le
passavo sulle labbra rosse.
Davide le era rimasto dentro, leggero e
docile, ormai dimenticato e sostituito da visite, ricette, operazioni.
Famosa in un mondo distante, si era lasciata alle spalle il treno delle
7 e 32. Aveva corso più veloce di lui oppure era
rimasta indietro? Il passo accelerava, i minuti diventavano
anni ed il suo mondo continuava ad urlare. Frammenti di bottiglie erano
rimasti nascosti sotto il letto, insieme a quel bagaglio di foto, libri
e –perché no?- speranze, che si era portata via
prima di cambiare aria.
Aveva sconfitto la morte, così come i principi sconfiggevano
i draghi e poi sposavano le principesse. Aveva sconfitto il dolore,
mandandolo giù come una di quelle pillole amare che era
costretta a prescrivere ai suoi pazienti. Aveva sconfitto quella parte
di sé che si era lasciata andare, deviando da una vita un
tempo perfetta. Un muro di mattoni la divideva dal passato.
Maddalena- perché ora il suo nome andava bene- aveva
ottenuto tutto. La morte di Davide era stato un incidente di percorso,
l’amicizia di Lalla l’ultima delle finzioni, la
cattiveria di Fede un esempio da imitare. Aveva schiacciato ogni
emozione, riducendola ad un flebile agglomerato di anni.
E quando tornò alla loro
stazione per l’ultima volta, il bagaglio che si portava
dietro era pesante. Lo stringeva affannata, il peso degli anni che le
incurvava la schiena, la mente annebbiata dal lavoro. Maddalena stava
per intraprendere il suo ultimo viaggio, quello vero, quello definivo.
Dentro la sua valigia aveva messo tutto, perfino il suo passato. E nel
silenzio della stazione – perché alla fine il
rumore si era spento- lo rivide. Era bello come quando aveva diciannove
anni, e lei era vecchia, con i suoi ottanta. Gli sfiorò la
mano in un gesto d’affetto dimenticato. E poi chiuse gli
occhi, invasa dalla musica del silenzio.
Due giorni dopo, morì. Il mondo era corso avanti, le nuove
generazioni avevano pianto per lei, l’uomo che aveva sposato
–forse per finzione- era rimasto solo. E Maddalena aveva
aperto il suo bagaglio. Era rimasto ancora qualche coccio di bottiglia,
qualche sigaretta, la laurea, il lavoro, i tacchi di vernice, il
rossetto rosso e la collana di perle. E, in fondo, l’amore
per Davide.
La valigia rimase vuota.
Dovunque lei fosse finita, ormai c’era silenzio.