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Autore: Aika Morgan    27/06/2011    23 recensioni
Michael ama giocare con le stelle: le osserva, traccia i loro contorni e poi aiuta Andy ad orientarsi e a trovare se stesso.
Vivono in un mondo tutto loro, come se appartenessero ad una costellazione fatta di due sole stelle.
E quando all'improvviso una delle due stelle muore, l'altra diventa una stella perduta, che continua a vagare nell'universo alla ricerca di qualche motivo per continuare a splendere.
Questa introduzione ha partecipato e vinto il contest " La trama di una storia." di DearJulietefp
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Stelle perdute' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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A voce alta.

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Essere più piccolo dei suoi fratelli non è mai stato un problema, per Andy.

Anzi di solito era un vantaggio. Quando era solo un bambino era quello più coccolato e vezzeggiato. Eleanor si divertiva a giocare con lui come se fosse un bambolotto, mentre David gli insegnava a giocare a calcio anche se lui era quasi più piccolo della palla e non riusciva nemmeno a tenerla fra le mani.

Allora era bello, essere il più piccolo di casa, nonostante a volte Andy sbuffasse quando i fratelli si rinchiudevano in camera a parlare di cose “da grandi” e lo tagliavano fuori dai loro discorsi.

Poi, col passare degli anni, la nozione di figlio minore gli era cominciata a stare stretta ed era diventato più difficile essere tale.

Tutto quello che faceva era già stato fatto dai fratelli, fosse un compito in classe o una vittoria sportiva e c'era sempre il metro di paragone a pesargli addosso e a farlo sentire inadeguato. Le loro strade si sono separate da tempo, lui studia medicina, sua sorella è avvocato e suo fratello ingegnere, ma non è cambiato il modo in cui cercando di imporgli il loro punto di vista, mascherandolo da voglia di proteggerlo e fargli capire qual è la via giusta da prendere.

Michael non è mai stato la via giusta, secondo loro. Hanno tentato di farglielo capire in maniera diversa rispetto le urla e gli improperi del padre, ma il succo del discorso era sempre lo stesso, tanto che un giorno Andy si è stancato e ha chiesto di non seccarlo più con la stessa tirata.

Adesso, nel sentire la voce di David, si irrigidisce involontariamente e la sua voce diventa più fredda mentre il fratello gli chiede come sta e gli fa le solite domande di cortesia.

- Sto bene, Dave. Mi dici che è successo?

- Nulla, Andy. Volevo solo sentirti. È da tanto che non ti telefonavo. E ho ormai perso le speranze che sia tu a farlo.

A volte Andy si chiede se i suoi fratelli abbiano capito che è stato suo padre a rompere i ponti con lui, a chiamarlo frocio schifoso e ad intimargli di non rimettere più piede in casa. Nonostante questo, David, e anche Eleanor, si ostinano a far finta che sia stato lui ad allontanarsi volontariamente dalla famiglia.

- Mh.

- Eleanor mi ha detto di quello che è successo al tuo... ragazzo.

Non lo dice con cattiveria, ma il suo tono di voce risulta lo stesso distaccato, come se ancora l'idea di avere un fratello omosessuale continui a dargli fastidio.

E ancora la ferita torna ad aprirsi, come se qualcuno ne scavasse i contorni con un bisturi, stando attento a lacerare la pelle pian piano, per fare più male.

- Già.

Andy è diventato bravo ad estraniarsi del tutto quando è costretto in qualche modo ad accennare a quello che è successo. Quasi si stupisce della sua calma, come se stesse riferendo una notizia come un'altra, invece di un evento che l'ha emotivamente distrutto.

- Mi dispiace, Andy.

Per quanto quelle parole sembrino sincere, Andy è nauseato dal sentirle. David è l'ultima persona alla quale permetterebbe di consolarlo e dal quale vorrebbe farsi vedere soffrire.

- Dave, ho degli ospiti di là, ci sentiamo un'altra volta?

O, meglio ancora, risparmiati le telefonate.

- Oh, sì, sì va bene. Volevo solo dirti... Fra qualche giorno passo a Greenville per lavoro, ti andrebbe di vederci per pranzo? O anche solo per bere qualcosa.

La risposta arriva ancora prima che Andy possa elaborarla.

- No, meglio di no, Dave. Non adesso, perlomeno. Non sto passando un bel periodo e ho bisogno di stare da solo.

Liquida i dubbi del fratello con poche altre parole di circostanza, tirando un profondo sospiro di sollievo quando finalmente mette giù il telefono.

- Va tutto bene? - chiede Elena, quando lui la raggiunge di nuovo nella sua stanza.

Si porta una mano alla testa, prima di fare un vago cenno di assenso.

- Chi era al telefono?

- David. Mio fratello.

Fratello.

Forse era suo fratello quando da piccoli giocavano a pallone, ma ha smesso di esserlo quando in tutti i modi cercava di fargli capire quanto stesse sbagliando a mettersi contro la sua famiglia per amore di Michael.

Te lo dico per il tuo bene, continuava a ripetere, mentre mangiavano qualcosa alla mensa dell'università, dove lui andava a trovarlo. Finirai per soffrire.

E di soffrire, adesso soffre, solo in modo completamente diverso dal modo in cui gli era stato prospettato.

Stringe i denti, in un moto di rabbia.

- Non ci parliamo da un po' di tempo. - spiega ad Elena, sperando che la ragazza capisca che non ha voglia di portare avanti la discussione. Fortunatamente lei non obietta nulla, anzi abbozza un timido sorriso.

- C'era una cosa, dell'agendina di Michael, che mi era piaciuta molto. Credo di aver quasi pianto quando l'ho letta. Ti va di vederla?

In realtà non sa se è ancora pronto a riprendere in mano quel diario, sfogliarlo e provare a decifrare i pensieri di Michael. Ma Elena sembra convinta che potrebbe fargli bene.

- Eccola, la tengo in questo cassetto! - le dice, dopo che sono scesi in soggiorno.

Elena fa scorrere le pagine velocemente, fino a fermarsi a ciò che evidentemente stava cercando. Gli porge l'oggetto, ma lui le chiede:

- Leggi tu, per favore.

La voce di Elena non ha nulla a che vedere con quella di Michael. Ha un timbro femminile, e non è roca e carezzevole come la sua, ma è dolce, e, nonostante sembri sul punto di spezzarsi per le lacrime, ad Andy piace ascoltarla leggere le parole di Michael, come se la ragazza lo stesse cullando.


     Andy ha detto ai suoi che è innamorato di me.

Vorrei avere la sua stessa forza e il suo stesso coraggio di affrontare le cose.

Suo padre gli ha detto che è un frocio schifoso e che non vuole più vederlo e lui l'ha presa male. Non vuole ammetterlo, ma me ne rendo conto dal suo sguardo. È diventato triste e sfuggente, inoltre parla davvero poco, come quando c'è qualcosa che non va.

A volte mi chiedo se merito davvero quello che ha fatto per me, vorrei essere davvero all'altezza di meritare questa ribellione nei confronti della sua famiglia. In grado di dargli tutto quello di cui ha bisogno. E credo che non basti un bacio o un abbraccio, per ringraziarlo di tutto questo. Questi sono i momenti in cui mi sento davvero inutile e vorrei trovare un modo per rimediare a tutto quello che non riesco a fare.

 

Quando Elena finisce di leggere, hanno entrambi gli occhi lucidi. Andy di accorge di stare tremando come se avesse freddo.

- Credo che Michael fosse davvero felice con te, Andy. E in fondo quest'idea rende felice anche me. Sai, sapere che stava bene, anche se non me lo raccontava.

Andy continua a pensare alla discussione con David, a quello che gli direbbe adesso, a mente fredda. Non ricorda di aver mai chiesto ai fratelli se per loro contasse qualcosa la sua vita e la sua felicità, mentre per Elena è questa l'unica cosa importante.

- Vorrei avere una sorella come te, Elena. - ammette dopo qualche attimo.

Una sorella come Elena sarebbe lì ad abbracciarlo, a consolarlo e a lasciarlo sfogare, senza condannarlo per essersi innamorato.

- Beh, stiamo diventando amici, no? Non pensi sia già qualcosa? - ribatte prontamente Elena. Non ci pensa su nemmeno un attimo, prima di dirlo, ed è questo ciò che sorprende di più Andy, da sempre abituato a studiare le persone prima di decidere se vale la pena essere loro amico. A difendersi anche quando non è necessario, per prevenire il male che potrebbe fargli svelarsi troppo.

- Amici? - ripete, confuso.

- Beh, sì. Sai, quando due persone passano del tempo insieme e parlano di cose alle quali sono entrambi interessati... - ride Elena.

Michael.

È davvero questa l'unica cosa che hanno in comune, oltre al dolore per averlo perso? Ed è sulla morte di Michael che hanno gettato le basi per fare amicizia? O c'è qualcosa di più profondo, aldilà di questo, che li ha portati a conoscersi?

Il destino, forse, quello stesso destino che ha imparato ad odiare da quando Michael è uscito di casa per non farvi più ritorno.

- Ehi, ma sai che non abbiamo ancora cenato? - chiede Elena, forse accortasi del suo atteggiamento taciturno.– E sono le undici! Si vede che chiacchierare ci fa bene. - aggiunge ridendo.

- No... Non ho fame. Credo che andrò a leggere qualcosa prima di dormire. - risponde. Poi la sensazione di non starsi comportando esattamente da buon padrone di casa – Anzi, se vuoi preparo qualcosa per te, d'accordo?

- E se ci pensassi io? Non cucino male come Michael, giuro! Non puoi studiare e andare a letto a stomaco vuoto. Allora? Dai dimmi, cosa ti piacerebbe mangiare?

Non sembra più la stessa ragazza sperduta che qualche giorno prima ha bussato alla sua porta chiedendogli di raccontarle la verità su Michael. Con tutta probabilità è molto più forte di lui, o forse ha solo scelto di non mostrare quanto sta male, dirottando i pensieri negativi su altro.

- Io e Michael cucinavamo sempre gli spaghetti quando la notte ci veniva fame. - risponde – Mettevamo solo dell'olio, dell'aglio e del peperoncino. Non so su quale sito avesse trovato la ricetta, roba italiana, credo.

Di nuovo un sorriso malinconico al pensiero delle notti che trascorrevano a chiacchierare davanti ai libri o a mangiare qualcosa nonostante l'ora.

- Oh sì, Michael li adorava. Ma li cucinava lui? Di solito quando era a casa delegava il compito a me o a mia madre.

- Credo ci abbia provato due o tre volte, ma era sempre tutto immangiabile. Così abbiamo deciso di comune accordo che il suo compito in cucina era quello di lavare i piatti, altrimenti avremmo finito per avvelenarci!

Michael era negato in cucina, Andy ripensa ancora alle poche volte che tentava di mettere insieme qualcosa per la cena e finivano puntualmente col dover ordinare una pizza o qualcosa al cinese. Ripensa all'espressione corrucciata di Michael quando lui lo prendeva in giro per la sua incapacità, al bacio con il quale lo faceva smettere di parlare. Alle mani sui fianchi, alla sua voce che mormorava “Beh, ma nessuno è perfetto, no?” e alla conseguente fine di ogni discussione.

- Ci penso, io, Elena. Sai che adesso che ne abbiamo parlato è venuta fame anche a me?

Mentre sminuzza l'aglio nella padella, gli viene naturale pensare alle prime volte in cui lui e Michael hanno iniziato a cenare insieme ai tempi dell'università. Raccontarlo ad Elena, spontaneamente, è il passo successivo. Forse lo fa solo per ascoltare il suono della sua voce ed essere certo che i ricordi abbiano una consistenza e non si confondano con i pensieri della mente, fumosi e spesso fatti di fantasie. O forse è anche per Elena che parla, per renderla parte di un mondo che prima apparteneva solo a lui e Michael, ma del quale adesso è rimasto unico abitante.

 

***

 

A giudicare dalle uscite serali di Michael, lui e Robert dovevano aver fatto pace.

Andy cercava di mostrarsi disinteressato, del resto Michael nemmeno gliene aveva parlato esplicitamente, ma gli era parso di cogliere un certo disappunto nei discorsi di Allie quando capitava che la ragazza si fermasse nel dormitorio a chiacchierare con l'amico.

Una sera gli capitò di vederli baciarsi dalla finestra: era notte fonda e il campus era deserto, forse per questo Robert si stava concedendo quel gesto d'affetto in un luogo che non fosse nascosto. Aveva una mano sul fianco di Michael, mentre con l'altra gli accarezzava il viso.

Andy rimase immobile per qualche attimo, sentendosi infinitamente lontano da Michael e dall'ideale di persona che avrebbe dovuto essere per essere alla sua altezza. Poi vide Michael incamminarsi verso il dormitorio, così si rimise a leggere sul divano, facendo finta di nulla.

Michael spalancò la porta ed entrò portando con sé una ventata di aria gelida. Andy alzò lo sguardo e gli rivolse un cenno di saluto.

- Sei ancora sveglio? Credevo che domani avessi lezione alle otto! - gli disse Michael, con tono di voce intriso di complicità che riservava agli amici.

- Sì, stavo leggendo qualcosa, non ho sonno.

Osservò Michael aggirarsi per la stanza senza cercare nulla di particolare. La sua presenza riempiva il vuoto attorno ad Andy, tutto sembrava ruotare attorno a lui e alla sua straordinaria capacità di tenergli compagnia anche senza dire una parola.

- Fuori inizia a far freddo sul serio. Qui si sta bene. Avete acceso i riscaldamenti? - disse, sfregandosi le mani. Si tolse il giubbotto e lo gettò su una sedia.

- Beh, è normale, siamo quasi in dicembre. - osservò Andy.

- Tu non hai fame? - chiese Michael, avvicinandosi verso il mobile della cucina a grandi passi. Aprì la dispensa e iniziò a frugarvi dentro, forse alla ricerca di un pacco di biscotti.

- Fame? A quest'ora? - Andy si lasciò andare ad una risata incredula e divertita, prima che i suoi occhi incrociassero quelli di Michael e lo stomaco si contraesse misteriosamente.

- Beh, sì. Io e Rob siamo stati in giro fino ad adesso e non abbiamo nemmeno cenato. Dai, fammi compagnia... Ti piacciono gli spaghetti? Sai dove li hanno messi gli altri?

Michael continuava a parlare, ma la mente di Andy si era fermata al nome di Robert. Allora era vero che erano tornati insieme. E lui si era illuso di aver capito male le discussioni di Allie...

- … Solo che avrei bisogno di una mano... Andy, mi stai ascoltando?

- Sì... sì, scusami. Dicevi?

- Ecco, sono un disastro in cucina e avrei bisogno di una mano, altrimenti finisce che do fuoco a qualcosa. - confessò Michael, grattandosi la nuca, come se fosse in imbarazzo. Era spontaneo anche nel confessare le sue debolezze, quei piccoli difetti che agli occhi di Andy lo rendevano più umano, meno lontano dall'ideale di perfezione irraggiungibile che si era creato.

In meno di un quarto d'ora erano seduti a tavola a mangiare e a parlare tranquillamente del più e del meno. Michael raccontava dei bambini dell'ospedale, Andy di un club di chitarra al quale aveva intenzione di iscriversi e il tempo passava senza che se ne accorgessero.

- Quindi... con Robert è tutto risolto? - si costrinse a domandare Andy, mentre risciacquavano i piatti.

- Più o meno. Cioè, la situazione è sempre la stessa. Litighiamo perché evita in tutti i modi di farmi conoscere i suoi amici, anche presentandomi come semplice conoscenza, poi ci lasciamo, poi facciamo pace. Nemmeno nelle soap-opera che guarda mia nonna! - l'ironia finale non riusciva a celare la delusione nei suoi occhi, probabilmente stava davvero male a quella situazione.

- Perché non lo lasci tu, stavolta sul serio? Insomma, se è innamorato di te dovrebbe accettare di mettersi in gioco, no?

Andy non voleva intromettersi così impulsivamente, dispensare consigli non richiesti non era sua abitudine, ma Michael non parve prenderla male.

- Cos'è, tu ed Allie vi siete messi d'accordo? Lei dice sempre la stessa cosa.

Abbassò lo sguardo e mormorò:

- Non è così facile. Un po' capisco quel che prova Rob. Nemmeno io vado in giro a sbandierare la mia sessualità. Ed è normale avere paura, in questi casi.

- Capisco. Però devi trovare un modo per risolvere il problema, no?

Era facile parlare e dispensare consigli, pensò subito dopo, quando lui era il primo ad essere perennemente bloccato in situazioni di stallo dalle quali non provava nemmeno ad uscire. Eppure sembrava facile consigliare agli altri ciò che avrebbe dovuto fare lui.

- Ci proverò, promesso. E tu? - chiese Michael per cambiare argomento. Il suo sorriso era amichevole, ma Andy si sentì lo stesso in imbarazzo per quella domanda diretta.

- Io cosa?

- Esci con qualcuno? Sei sempre chiuso in stanza a studiare... - sorrise l'altro.

- Non... non ho tempo.

E in un certo senso era vero. Andy aveva sempre messo lo studio davanti a tutto, evitando di concedersi qualsiasi distrazione. Non l'aveva fatto solo perché voleva raggiungere i suoi obiettivi, spesso si rendeva conto che lo studio era solo una scusa, un modo come un altro per isolarsi e non essere costretto a confrontarsi con ciò che provava.

- Non è possibile. Secondo me sei solo pantofolaio. Dovresti provare ad uscire più spesso, vedrai che ci prendi gusto. Ad esempio potremmo andare a correre di mattina. Ti farebbe bene prendere un po' d'aria, che ne dici?

- Andare a correre? - ripeté Andy, come se Michael gli avesse proposto di fare un viaggio sulla luna.

- Sì, non ti sei accorto che la mattina mi alzo prima del solito, ultimamente? Vado a fare un giro nel campus quando inizia ad albeggiare, oppure quando finisco le lezioni. Non hai idea di come mi senta meglio. Aiuta a scaricare i nervi. E ai miei polmoni fa bene l'aria pulita.

- Considerato tutte le sigarette che fumi... - ridacchiò Andy – Te l'hanno mai detto che dovresti smettere? Sarebbe sicuramente meglio delle tue corse mattutine. Le statistiche dicono che...

Dimenticarsi delle barriere che aveva eretto nei confronti di Michael era divertente, rilassante. Prenderlo in giro e parlargli come avrebbe fatto con un amico, senza pensare prima alle parole da pronunciare, sciogliendo la tensione che aggrovigliava i suoi pensieri.

- Sì, lo so cosa dicono le statistiche. - Michael lo interruppe con un gesto scherzoso – Però diciamo che cerco di bilanciare le cose, contento? E poi mi pare che anche tu abbia un certo rapporto con le sigarette. O sbaglio?

Andy abbassò lo sguardo e rischiò di arrossire, colto nel suo punto debole.

- Dai, andiamo a dormire, domani mattina ci alziamo alle cinque e mezza così alle sei e mezza siamo già fuori! - decretò l'amico, nel pieno del suo entusiasmo. Andy sgranò gli occhi.

- E quand'è che ti avrei detto di sì?

- Oh, beh... pensavo fosse sottinteso, no? Davvero vuoi lasciarmi da solo? Che amico sei se non mi fai compagnia?

Solo Michael, negli anni, aveva avuto il potere di trascinarlo ovunque avesse voluto, trasmettendogli entusiasmo per ogni cosa che amava. A volte Andy si stupiva di come riuscisse a convincerlo con meno di tre battute a fare ciò che gli proponeva, fosse una serata in discoteca qualche giorno prima di un esame o una semplice corsa mattutina. E non che Andy non mostrasse una ferrea volontà nell'inseguire quelli che considerava i suoi doveri, ma Michael riusciva a convincerlo lo stesso. Con un bacio, o con un semplice sorriso, ricordandogli a mezza voce che era nei suoi diritti concedersi una pausa di tanto in tanto. Prendendolo per mano e conducendolo lentamente nella sua vita, includendolo fra le sue cose importanti e promettendogli che tutti i suoi sogni si sarebbero realizzati.

 

***

 

Raccontare di Michael non lo ferisce più come all'inizio, quando il suo nome era diventato quasi un tabù e Andy cercava di girare attorno all'argomento senza nominare apertamente il compagno. Forse sono i ricordi ad essere più dolci, meno duri e spigolosi di come pensava che fosse nominarli.

Ed è strano come anche i dettagli più insignificanti – un piatto di spaghetti, ad esempio – possano assumere importanza assoluta, se legati al ricordo di qualcuno che adesso non c'è più.

La consapevolezza che l'odore di quel cibo non sarà lo stesso, che sarà diverso il tempo e lo spazio in cui quel cibo verrà consumato, è sconcertante, per quanto sia un ragionamento ovvio e logico.

- Andavate a correre ogni mattina? - sta chiedendo Elena quando lui torna a concentrarsi sulla realtà che gli sta intorno.

- Quando riusciva a buttarmi giù dal letto sì. - ride Andy. Ma tutto gli suona come distante e falso, forse per via di quelle lacrime che continuano a premere negli occhi. Vorrebbe poter chiedere ad Elena di lasciarlo da solo, non è ancora in grado di farsi vedere veramente triste.

- Mi piace ascoltarti. - l'affermazione di Elena arriva improvvisa, uno squarcio nel buio che ha iniziato ad avvolgerlo.

Non sa nemmeno se ringraziarla, se gli faccia piacere ciò che la ragazza gli ha appena detto. I suoi pensieri sono altrove. C'è ancora la voce di David nella sua mente. O meglio, è tornata ad esserci.

Volevo sentirti.

Mi dispiace.

Vorrebbe lasciarsi cullare dalle sue parole, vorrebbe che David lo abbracciasse e lo consolasse come quando era piccolo e si sbucciava un ginocchio correndo. Vorrebbe tornare ad essere bambino e avere il diritto di piangere senza un motivo concreto.

Maschera la sua inquietudine dando la buonanotte ad Elena e andando ad accendere il suo computer. Rimane a fissare il desktop, un cielo stellato, per qualche minuto, senza avere ben chiaro per quale motivo si trovi lì.

Ha caldo, la testa ha di nuovo ripreso a fargli male e lui ha solo voglia di rannicchiarsi contro il muro ad aspettare che anche questo momento passi. Perché passerà, come tutto, e a lui resteranno altre cicatrici invisibili sulla pelle e dentro l'anima.

Spegne il computer e fa per uscire sul patio a prendere una boccata fresca, nella speranza di riuscire a dormire qualche ora. Mentre ripone il portatile, gli occhi gli ricadono su un gruppo di fogli compilati accuratamente: la domanda per la specializzazione post-universitaria che non ha ancora consegnato alla segreteria dell'università. Ricorda che l'aveva compilata insieme a Michael, una delle ultime cose che avevano fatto insieme. E Michael continuava a ripetere quanto fosse orgoglioso di lui, anche se non c'era nulla di cui essere davvero fieri, a detta di Andy.

La domanda è ancora lì, già firmata, ma senza ancora la data di compilazione. Andy l'ha dimenticata per qualche settimana e quando se ne è ricordato era troppo distrutto per decidere di consegnarla. Al momento non sa ancora che fare. E dovrebbe decidere, considerato che adesso mancano solo cinque giorni alla scadenza. Il sogno di specializzarsi in oncologia infantile è ancora lì, ma non c'è più la certezza di essere in grado di farcela.

Va fuori e si siede sul dondolo, rileggendo attentamente la domanda, cercando di ritrovare dietro quelle fredde informazioni – età, indirizzo di casa, media universitaria, esami sostenuti – un po' di se stesso, un po' del suo passato, della felicità per ogni esame superato. È come se quello che legge non gli appartenesse, come se fossero solo frammenti di una vita appartenuta a qualcun altro.

Forse, pensa mentre rientra in casa per andare a dormire, dovrebbe chiedere un consiglio ad Allie. Che, sicuramente, gli direbbe che è stupido mollare proprio adesso e che a Michael non farebbe di certo piacere sapere che si è arreso.

Ma quello che Allie e nessun altro possono comprendere, è come ogni voglia di fare qualcosa si sia affievolita e ogni energia sdradicata dalla morte di Michael.

Si addormenta con qualche lacrima che gli bagna le guance e con la speranza che domani sarà meno duro prendere una decisione per il suo futuro.

Sempre che ancora, da qualche parte, ci sia un futuro meno buio che lo aspetta.

 

______

 

Ed eccoci con un nuovo capitolo ^^

Scusate se ci ho messo più del solito, ma sto affogando sommersa dai libri *rolls* In questo capitolo Andy mi fa più tenerezza del solito, avrei davvero voglia di coccolarlo per bene e farlo sentire meno solo. Voi che ne dite?

Questa volta non ho molto da dire, solo un ringraziamento a tutte le persone che leggono/recensiscono/seguono in silenzio. Le vostre parole sono tutte preziose per me, vi giuro, a volte ho gli occhi lucidi a leggervi. In particolare ringrazio Jerry93 che non solo ha segnalato la storia per le scelte (!) ma soprattutto ha saputo leggerla esattamente come concepisco tutto io. Questa è la cosa più importante, credo. Così come sapere che questa storia vi arriva nel cuore ^^

Grazie a chi mi segue su Facebook e a chi sopporta i miei scleri quotidiani ^^

Ah, prima che mi dimentichi: ho in cantiere una storia romantica *rolls* che, udite udite, non sarà piena di angst! Ho iniziato a scrivere il primo capitolo (sarebbe più giusto dire che ne ho scritto la parte finale e manca la parte iniziale) e spero di pubblicarlo nei prossimi giorni, sperando che siate interessati. Sarà una storia (ovviamente) slash, ambientata al Festival del Cinema di Taormina e non sarà nemmeno lunghissima ^^

Detto ciò, potrei ritardare (anche per questo motivo) con il prossimo capitolo di Stelle Perdute, ma voi mi perdonerete, vero?? *occhioni dolci*

Ultima cosa: questo capitolo è dedicato ad Ale, che in questi giorni sta studiando e sostenendo gli esami di maturità ^^

Baci e pandistelle,

Aika.

   
 
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