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Autore: ornylumi    28/06/2011    5 recensioni
Un immaginario capitolo extra di Harry Potter e i Doni della Morte, posto subito dopo la fine della battaglia di Hogwarts. Un viaggio nei ricordi di Bellatrix, visti attraverso gli occhi di Harry, alla ricerca della vera ragione per cui è diventata quello che era: la più spietata e fedele Mangiamorte.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Harry Potter, Narcissa Malfoy, Rodolphus Lestrange, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Rodolphus/Bellatrix
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Tutto era fermo, congelato, spento. La battaglia imperversava ancora dentro e fuori dal castello, ma per la prima volta a Harry sembrava totalmente lontana. Il mondo si era fermato in quel cortile, e l’unica immagine ad avere senso era quella dei due corpi a terra, immobili, le mani allungate l’una verso l’altra senza essersi toccate un’ultima volta. Sapeva che erano morti, ma non che fossero stati così consapevoli della fine e così in trappola, senza neppure combattere davvero. Non era possibile, non era umano… Senza riuscire più a trattenersi, Harry si avventò su Bellatrix e tentò di strattonarla, di urlarle contro tutto il suo odio, ma ogni suo gesto aveva meno effetto di quello di un fantasma. La donna era immobile come il resto della scena, respirava affannosamente e guardava la vittime con espressione indecifrabile. Non era certo rimpianto il suo, ma non era neppure trionfo. Sorprendentemente i suoi occhi erano umidi quasi quanto quelli di Harry, e la cosa lo fece infuriare ancora di più, perché lei non aveva alcun diritto di piangere… Ma forse Tonks ci aveva visto giusto. Aveva scavato nel profondo della sua aguzzina e le aveva sputato in faccia la verità, quella che non poteva nascondere neppure a se stessa. Bellatrix era ancora vittima dei sentimenti, di una felicità che non aveva avuto, e Harry capì che in fondo erano Lupin e Tonks ad aver vinto davvero, perché sarebbero rimasti insieme oltre la morte. Bellatrix era sola, e neppure altri mille omicidi potevano cambiare questa realtà.

“Dobbiamo andare”. L’improvvisa voce di Dolohov suonò come una nota stonata. “Se ci trovano qui, saremo in minoranza”.

Bellatrix annuì, e finalmente staccò gli occhi dai corpi. “Raggiungiamo gli altri” gli disse.

La scena si dissolse e si riformò più e più volte nell’arco di pochi minuti. Harry rivide vari sprazzi della battaglia, amici e insegnanti che fronteggiavano coraggiosamente i Mangiamorte e per una volta non dovette preoccuparsi per loro, poiché sapeva che sarebbero rimasti illesi. Bellatrix affiancò Rodolphus e continuarono a combattere insieme, instancabili, mentre i loro incantesimi sembravano sempre più mirati e precisi, come rinvigoriti dalla loro vicinanza. D’un tratto, però, Bellatrix ebbe un piccolo cedimento: il suo braccio sinistro prese a tremare e dovette fermarsi per afferrarlo. Subito dopo strinse anche quello del marito, costringendolo a voltarsi.

“Basta” gli disse. “Dobbiamo andare”.

“Perché?” Rodolphus era seccato, sembrava non voler rinunciare all’adrenalina della battaglia.

“Perché ci sta chiamando!” gridò lei. “Non lo senti?”

“Sì” ammise, ma sembrò costargli una gran fatica.

Un attimo dopo, la voce di Voldemort risuonò come un boato e Harry ricordò bene di averla già sentita. Era il momento in cui ritirava le sue forze, per nascondersi nella foresta in attesa che lui lo raggiungesse. I Mangiamorte non potevano sottrarsi al comando, e chi più chi meno convinto dovettero allontanarsi dal castello. Bellatrix fu la prima ad andar via, seguita da Rodolphus.

Harry prese a camminare dietro di loro, in quella che poteva sembrare una tranquilla passeggiata nei boschi. L’oscurità era sempre più fitta, non dovuta solo alla notte ma soprattutto alla presenza dei Dissennatori, che risucchiavano l’aria nelle loro bocche mostruose. Bellatrix, con la bacchetta puntata, fece luce verso di loro e storse le labbra: anche da alleati non le andavano molto a genio.

Rodolphus sembrava più distratto e pensieroso. La rabbia per la fine della battaglia era già svanita, ma quel ripiegamento improvviso continuava a non convincerlo. “Ricordi quante volte ci siamo inoltrati qui dentro?” le chiese, d’un tratto. “Il pericolo non ci ha mai spaventati, piuttosto ci esaltava. Ma era tutto così diverso, allora… Era più facile”.

“Certo che era più facile” rispose lei, come se fosse un’ovvietà. “Eravamo bambini, che giocavano per il solo gusto di farlo. Poi, del pericolo abbiamo fatto una scelta di vita. Ma direi che ci esalta ancora”.

Bellatrix gli sorrise con aria complice, e suo marito fece altrettanto. “Già. Te ne sei mai pentita?”

Harry si aspettava una risposta pronta, ma sorprendentemente Bellatrix impiegò qualche secondo a dirgli di no.

Restarono in silenzio. I rumori misteriosi della foresta accompagnavano quello dei loro dei passi, mentre Bellatrix si voltava spesso verso Rodophus come in attesa di altre parole, che non arrivavano. “E tu?” si decise, infine, a chiedergli.

“Non lo so” rispose lui, ma era evidente che non ci pensava per la prima volta. “A volte vorrei tornare indietro, solo per la curiosità di scoprire se avrei fatto le stesse scelte. Non esiste un Giratempo tanto ampio, ma probabilmente conosco già la risposta”.

Bellatrix si voltò a guardarlo, in un modo che Harry non aveva mai visto e che sembrava carico di aspettative, e anche di una certa agitazione. “Ed è la stessa che mi hai dato tu” concluse lui.

L’ansia di Bellatrix si sciolse: era la risposta che voleva. “È la nostra natura” aggiunse, a mo’ di conferma. ”Non potevamo essere niente di diverso da ciò che siamo”.

Rodolphus annuì lentamente. “Perché mi hai sposato?” La domanda fu chiara quanto improvvisa, come se avesse aspettato tanto per uscire da quelle labbra. Sembrava che i due avessero scelto quella notte per chiarirsi, quasi sapessero che sarebbe stata l’ultima.

“Non costringermi a darti risposte che non ti piacerebbero” rispose lei, solo leggermente seccata.

“Allora mentimi”. Rodolphus pronunciò con tono autoritario quella singolare richiesta. “Per questa volta accetto anche una bugia. Sei stata fin troppo sincera con me in questi anni”.

Entrambi avevano smesso di camminare. Bellatrix lo fissava sbalordita e non sapeva come reagire a quella frase inaspettata, se rifiutarsi di rispondere o accettare di mentire. Dopo un tempo che parve lunghissimo, distolse lo sguardo dagli occhi di lui e replicò, in un sussurro: “Non posso. Mi dispiace”.

C’erano tanti, tantissimi significati in quel mi dispiace. Le dispiaceva di non essere stata una buona moglie, quella che lui avrebbe voluto. Le dispiaceva di amare, così palesemente ai suoi occhi, un altro uomo. E, forse, le dispiaceva di averlo condotto lì con lei, dopo anni di prigionia e in una guerra che poteva segnare la fine di entrambi. Per quanto Rodolphus dicesse di aver scelto con la sua testa, in effetti, molto di quelle scelte aveva il sapore di Bellatrix. E mentre Harry scopriva di sapere tutto questo, capì di essere nuovamente in empatia con lei.

Rodolphus era malinconico e rassegnato, come se non si fosse mai aspettato un risposta diversa. “Non importa” le disse, alla fine. “È la tua natura”.

*

La coppia riprese a camminare senza più parlarsi. Il silenzio li accompagnò per alcuni metri, fino a quando furono distratti da una figura incappucciata che veniva loro incontro correndo tra gli alberi. Non diede alcun cenno di riconoscerli o volersi fermare, ma Bellatrix richiamò la sua attenzione.

“Cissy! Dove stai andando?”

Narcissa Malfoy sollevò appena il capo verso la sorella. Solo una ciocca di capelli biondi sfuggiti dal cappuccio lasciava intuire la sua identità. “Devo cercare mio figlio” le disse, senza smettere di avanzare.

“Aspetta!” Bellatrix la seguì, col preciso intento di farle cambiare idea. Narcissa doveva aspettarsi quella reazione, perché la sua fu altrettanto decisa: si voltò all’istante e l’allontanò duramente da sé, urlandole contro con tutta la rabbia che aveva dentro.

“Non tentare di fermarmi!”

“Narcissa, ragiona… Non puoi andare al castello adesso. L’Oscuro Signore ci ha richiamati, come credi che reagirebbe se sapesse…”

“Non m’importa di come reagirebbe!” Narcissa era a dir poco stravolta, i suoi timori per Draco andavano al di là di qualsiasi altro pensiero. “Non sono mai stata una di voi, io non ho mai voluto tutto questo!”

“Lo so”. Bellatrix, invece, era stranamente remissiva quella notte. Sia con il marito che con la sorella sembrava adottare una tecnica diversa dall’attacco. “Ma devi essere paziente. È solo questione di ore prima che finisca, e potremo cercare Draco. Sono sicura che sta bene, ha sempre saputo cavarsela…”

“Draco è solo un ragazzo! Ma tu e tutti gli altri non ve ne rendete conto, lo trattate come fosse uno di voi! Io… io non posso restare qui. Devo sapere…”

Aveva la voce rotta dalla paura. Persino Bellatrix non sapeva come prenderla in quella circostanza, probabilmente non aveva idea del suo dolore. “E allora vuoi farti uccidere?” le chiese, secca. “La battaglia è sospesa, cosa credi che faranno gli Auror vedendoti? Che ti lasceranno gentilmente passare? Hanno perso molte vite, non risparmieranno la tua. E non hai neppure una bacchetta per difenderti”.

Harry dubitava che avrebbero ucciso Narcissa da sola, disarmata e soprattutto in quello stato; ma la donna non sembrava dello stesso parere, perché per la prima volta esitò. Sua sorella approfittò immediatamente di quell’attimo di cedimento, rincarando la dose: “Per favore Cissy, non peggiorare la situazione. La cosa più sensata che puoi fare è tornare indietro con noi. Se vai al castello adesso, metterai tuo figlio ancora più in pericolo”.

Forse si riferiva a una possibile ritorsione di Voldemort, o forse era una semplice trovata per convincerla a restare. In ogni caso ebbe l’effetto sperato, perché Narcissa chinò la testa con rassegnazione.

“Un’ora” precisò. “Se Potter non arriva entro un’ora, torno al castello. Con o senza di voi”.

Era strano, quanto una semplice scelta come andare o restare potesse cambiare il corso di molte vite. Se Narcissa non avesse scelto di restare, probabilmente non sarebbe stata presente al tentato omicidio di Harry, che dal canto suo poteva morire davvero senza la sua bugia. Ed era ancora più strano che proprio Bellatrix, ignara di tutto ciò, avesse contribuito tanto a tracciare quel destino. Ma lei non sapeva, non poteva neanche immaginare di star vivendo le ultime ore della sua vita. Il suo sguardo era diabolico e trionfante, mentre realizzava di aver convinto la sorella, ma allo stesso tempo addolcito e arrendevole, mentre ritornava sui suoi passi. Lo stesso sguardo che aveva sempre, ogni volta che raggiungeva il suo amore.

Voldemort li attendeva nel cuore della foresta, accanto al fuoco, nello stesso posto dove Harry l’avrebbe raggiunto di lì a poco. Quando tutti i Mangiamorte furono al suo cospetto, ripeté loro che la battaglia era interrotta e che non era necessario riprenderla, perché il ragazzo sarebbe arrivato di sua volontà. Ci furono assensi poco convinti, varie persone si disposero in cerchio preparandosi a una lunga attesa. Narcissa era glaciale, tentava di fingere che ciò che accadeva non la riguardasse. Anche Lucius portava una maschera di indifferenza, ma sotto di essa cercava lo sguardo di sua moglie, che gli veniva negato. Solo Bellatrix, in effetti, non fingeva: era estasiata e felice, e quando tutti si furono allontanati fu la sola ad avvicinarsi a Voldemort.

“Mio Signore…”

“Che cosa c’è?” Lui era brusco e freddo, non desiderava parlare durante quell’attesa.

“Volevo solo dirvi che l’ho fatto. Ci sono riuscita, ho tagliato i rami malati dell’albero e restituito l’onore alla mia famiglia. Grazie, grazie per avermene dato la possibilità”. Niente del suo modo di pronunciare quelle parole faceva pensare a un omicidio. Era dolce come una donna qualsiasi, scarmigliata come una bambina che aveva appena giocato nell’erba e incredibilmente, tremendamente bella. L’altro lato di lei, così diverso da quello che il mondo conosceva e temeva, veniva fuori ogni volta che parlava al suo padrone, e lasciava Harry completamente spiazzato.

“Bene” fu l’unico commento di Voldemort, nello stesso usuale tono privo di entusiasmo. Restò a fissarla solo per qualche istante, poi si voltò e fece per allontanarsi da lei.

“Mio Signore…” ripeté Bellatrix, più intensamente della prima volta. Lui si limitò a guardarla di nuovo, ancora più infastidito.

“Siete orgoglioso di me?”

C’era molto coraggio in quella domanda. Harry percepiva quanto una richiesta di elogio non fosse contemplata nei loro rapporti: era Voldemort a decidere, se e quando giudicarla. Ma sapeva anche che Bellatrix non vi avrebbe rinunciato. Attendeva quella risposta da tempo, forse da anni, dopo aver subito il peso della sua delusione per ogni singolo fallimento. Voleva essere di nuovo la migliore, riconquistare appieno la stima del suo padrone. Tonks non era stata che una pedina per raggiungere quello scopo.

Voldemort la fissava senza tradire alcuna emozione. Impossibile dire cosa pensasse, se fosse più offeso o sorpreso di quella domanda. Dopo più di vent’anni, Bellatrix era la stessa ragazza ammaliata dal maestro, ma con quel coraggio o quell’ambizione che le aveva permesso di farsi notare ai suoi occhi. Puntargli contro una bacchetta però non serviva più: contava solo su se stessa per convincerlo a rispondere. Il silenzio sempre più lungo non la spaventava, i bisbigli allusivi degli altri Mangiamorte non avevano importanza. C’era solo il suo Signore, luci e ombre gettate dal fuoco sui loro corpi, vent’anni di una realtà che nessun altro poteva conoscere… E c’era lei, riflessa in quegli occhi rossi, ragione e follia della sua esistenza.

”.

La risposta infine arrivò, senza preavviso. Il tempo di scorgere un lampo di pura gioia negli occhi di lei e Voldemort si allontanò di nuovo, senza accettare altre interruzioni. Bellatrix andò a sedersi nello stesso posto che occupava da sempre, accanto a lui. A pochi metri di distanza, Rodolphus aveva assistito a tutta la scena; ma quando Bellatrix e Harry si voltarono nella sua direzione era sparito.

Note:

Con ENORME ritardo, ecco l'aggiornamento... questo doveva essere il capitolo della morte di Bellatrix, ma ho finito per dilungarmi con gli ultimi incontri della sua vita e così ho dovuto rimandare la fine. Spero che vada bene lo stesso e non risulti noioso!

Bella è leggermente diversa qui rispetto al solito, quasi più diplomatica, e d'altra parte è soddisfatta per la recente vittoria contro Tonks. Questo mi ha dato la possibilità di mostrarla per una volta più accondiscendente con Rod, anche se non al punto da fingere sui suoi sentimenti. E questo è tutto, alla prossima!

   
 
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