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Autore: ornylumi    17/07/2011    5 recensioni
Un immaginario capitolo extra di Harry Potter e i Doni della Morte, posto subito dopo la fine della battaglia di Hogwarts. Un viaggio nei ricordi di Bellatrix, visti attraverso gli occhi di Harry, alla ricerca della vera ragione per cui è diventata quello che era: la più spietata e fedele Mangiamorte.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Harry Potter, Narcissa Malfoy, Rodolphus Lestrange, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Rodolphus/Bellatrix
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Quell’ora passò velocemente, più di quanto Harry si sarebbe aspettato. L’unica scena che Bellatrix aveva conservato nei ricordi era la stessa che lui conosceva già: l’incontro finale, il suo offrirsi alla morte. Riviverla fu meno strano di quanto pensasse, e scoprì di sentirsi incredibilmente leggero nel rivedere il “film” della sua vita. Ora che sapeva di essere sopravvissuto, anche le grida di Hagrid facevano mano male. Scoprì che Voldemort era caduto a terra nello stesso istante in cui l’aveva fatto lui, indebolito da quell’attacco inconsapevole alla sua stessa anima. I Mangiamorte si erano avvicinati esitanti, ma Bellatrix gli era letteralmente corsa incontro e gli si era accovacciata accanto, spaventata come non mai. Nel timore di perderlo l’aveva persino circondato con le braccia, un gesto che Voldemort ancora svenuto non poteva avvertire. E infine lui, rialzandosi, l’aveva respinta con freddezza dicendo di non aver bisogno d’aiuto.

Tutto il resto lo conosceva, era stato abbastanza facile ricostruirlo pur aprendo gli occhi di tanto in tanto. I suoi nemici esultanti si avvicinavano sempre più verso la fine, proprio nel momento in cui credevano di aver vinto. Bellatrix ritornava trionfante al fianco del suo padrone, mentre Lucius e Narcissa restavano piuttosto in disparte dai festeggiamenti, parlando sottovoce. Harry non riusciva a sentire cosa dicevano ma immaginò che parlassero del figlio, e che l’improvvisa opportunità di trovarlo li avesse riavvicinati. Rodolphus non si era più fatto vivo, ma nessuno sembrava preoccuparsene.

Udì ancora una volta le grida terribili della McGranitt e dei suoi amici, contrapposte al riso impietoso di Bellatrix, e la testa sembrò scoppiargli tanto era divisa tra quelle sensazioni. Rivide l’atto coraggioso di Neville, l’attacco inaspettato dei centauri e il colpo di spada che aveva ucciso Nagini, l’ultimo Horcrux. Seguì se stesso e una folla in tumulto fino alla Sala Grande, dove lo attendeva la fine di quel viaggio.

Bellatrix avanzava sicura di sé, senza mostrare la paura, mentre affrontava chiunque le capitasse a tiro. Gli altri Mangiamorte cadevano sconfitti uno ad uno, e Harry sapeva bene che tra non molto sarebbe rimasta soltanto lei, a combattere a qualche metro da Voldemort. Con un tuffo al cuore vide Ginny e Hermione farsi avanti per affrontarla, raggiunte quasi immediatamente da Luna, e lesse sui loro visi un’espressione di puro dolore: credevano che Harry fosse morto, ma nonostante ciò non perdevano la tenacia, così che il suo sacrificio non fosse stato vano. Quando l’Anatema che Uccide sfiorò l’orecchio di Ginny, Harry rivide la furia di Molly Weasley esplodere.

Nel mezzo della Sala Grande, d’un tratto, quasi tutti si erano fermati a guardare. Gli spettatori trattenevano il respiro, sembrava non esserci più nessuno al di fuori di loro. Erano due avversarie pronte a uccidere, ma anche due donne – ormai lo sapeva – che combattevano per difendere il loro amore: protettivo e materno quello di Molly, viscerale e ossessivo quello di Bellatrix. E se la loro forza era probabilmente alla pari, quella di Bellatrix non aveva scampo contro il dolore recente che aveva colpito Molly.

Ora che Harry rivedeva la scena col senno di poi, senza più temere per la vita della signora Weasley, notò qualcosa che non aveva visto la prima volta. Per un solo attimo, una frazione di secondo tra gli incantesimi e le risa di scherno, Bellatrix si era distratta. Aveva spostato lo sguardo da Molly per guardare Voldemort, e lui aveva guardato lei. Ma se nel suo caso quell’attimo non aveva significato molto, per Bellatrix era stato fatale: era bastato ad abbassare le sue difese, permettendo a Molly di colpirla al cuore.

Sembrò che la maledizione si fosse abbattuta anche su di lui. Senza sapere perché Harry provò un dolore lacerante, non tanto fisico quanto piuttosto mentale, come se sentisse che tutto era perduto… Pensieri vorticosi e confusi gli annebbiarono il cervello, indistinguibili l’uno dall’altro. Sapeva che Bellatrix stava lasciando proprio in quel momento i migliori ricordi della sua vita, ma non riuscì a individuarne nessuno. Tutto ciò che riuscì ad ascoltare furono le due parole che non aveva mai pronunciato, e che mai un tempo si sarebbe aspettato di sentire da lei: ti amo.

Mentre la scena si diradava per l’ultima volta, in un barlume di lucidità Harry pensò che Voldemort, in fondo, aveva avuto ragione: era stata proprio la sua unica debolezza ad ucciderla. Perché anche se si era sposata, anche se aveva tentato di chiudersi con tutte le sue forze a quello che realmente provava, alla fine l’aveva fatto: l’aveva aspettato per sempre.

*

Quando i suoi piedi toccarono finalmente il pavimento dello studio, Harry dovette appoggiarsi alla scrivania per non cadere. La testa gli girava terribilmente, parole e immagini continuavano a sovrapporsi l’una all’altra lasciandolo più confuso che mai, e incapace di formulare un qualsiasi pensiero. Eppure, visitare dei ricordi non gli aveva mai fatto un tale effetto.

“È meglio se ti siedi, Harry”. La voce, calda e carezzevole, veniva da qualche parte sopra la sua testa. Harry alzò lo sguardo e con difficoltà mise a fuoco l’immagine di Silente, che gli sorrideva comprensivo dal suo ritratto.

Non se lo fece ripetere due volte. Liberare le proprie gambe dallo sforzo di reggerlo fu una benedizione, e mutamente ringraziò il Professore per quel consiglio. Avrebbe voluto parlargli, in realtà; c’erano mille cose che non capiva, mille domande che avrebbe voluto porgli su ciò che aveva visto e sentito, ma era sicuro di non riuscire a dire alcunché in quelle condizioni. Si rassegnò ad aspettare che passassero gli effetti di quella strana magia, e fu Silente a parlare per lui.

“Si chiama Compassio Veraque” spiegò, come se sapesse esattamente cosa Harry si stava chiedendo. “È una sorta di empatia. Viene aggiunta ai ricordi nei momenti più critici della vita di qualcuno, come in punto di morte. È una magia quasi inconsapevole, oserei dire… Si genera quando il mago o la strega in questione sente di aver lasciato dietro di sé qualcosa in sospeso, di non detto, e desidera con forza che qualcun altro lo comprenda”.

A poco a poco, confortato dal tono di Silente e da quella pronta risposta, Harry iniziò a riprendersi. Riusciva a concentrarsi sulle parole che aveva ascoltato, e finalmente gli parve di capire. Ecco cos’era quella strana capacità di sentire i pensieri più intimi di Bellatrix, ecco cos’erano quelle emozioni assurde e innaturali che lo spingevano a stare dalla sua parte, a capirla… Non stava impazzendo, era solo vittima di quella Compassio. Bellatrix aveva voluto che chi si fosse trovato a vivere i suoi ricordi potesse entrare in empatia con lei. E Merlino, se ci era riuscita! Certo, mai avrebbe pensato che proprio Harry ne sarebbe stato vittima… ma chi, allora? Da chi desiderava così tanto essere capita? La risposta era ovvia, non avrebbe nemmeno dovuto chiederselo dopo quel viaggio interminabile nelle sue memorie. A proposito, quanto tempo era passato da quando era entrato in quella stanza? Doveva essere un’ora al massimo, ma gli sembrava decisamente di più… una vita intera, per l’esattezza.

A mano a mano che la mente gli si snebbiava, almeno abbastanza da ricordargli chi era e dov’era, un’altra domanda gli venne subito alle labbra. Se lo chiedeva da molto tempo, ancor prima di accorgersi dell’empatia, forse dal primo momento in cui aveva visto Neville raccogliere quelle boccette. Con fatica immane, riuscì a ritrovare la voce per domandare a Silente: “Come ha fatto?” Gli sembrò di non aver aperto bocca da un’eternità.

“A fare cosa, Harry?” Sfortunatamente, quella volta Silente non aveva capito al volo. Ciò costrinse Harry a un ulteriore sforzo per spiegargli i suoi dubbi.

“Voglio dire… stava per morire! Avrà avuto sì e no tre secondi per accorgersene, come ha fatto a lasciare tutti quei ricordi in così poco tempo? E ad aggiungerci questa… questa Compassio, per giunta!”

In barba ad ogni previsione, Silente sorrise a quell’affermazione. Doveva sembrargli molto stupido, un ignorante come al solito, se si faceva quella domanda? Forse lo era, ma la cosa lo infastidì non poco.

“Avrai sentito dire qualche volta, anche dai Babbani, che negli ultimi istanti prima di morire si riesca a vedere tutta la propria vita. Per i maghi significa questo, riuscire a generare tutti i ricordi più importanti del proprio passato e lasciarli al mondo. Ma è naturale che tu non lo sappia… “aggiunse, notando la sua espressione corrucciata. “Per fortuna non sai ancora tutto nella morte, nonostante le tue terribili esperienze”.

“Quindi… è tutto qui”. Improvvisamente gli sembrava tutto chiaro, quasi ovvio. E stranamente, più ne parlava più riusciva a stare meglio. “Mi sento così a causa della Compassio, che naturalmente Bellatrix non credeva di lasciare a me”.

“Sì, credo sia così. È una magia potente, ma i suoi effetti dovrebbero passare nel giro di un’ora”.

Harry ne fu confortato, ma una parte di sé era convinta che qualcosa di quei ricordi gli sarebbe rimasta dentro per sempre. Gli tornarono in mente le parole di Madama Chips: “I pensieri possono lasciare cicatrici più profonde di qualunque altra cosa”. Non gli era mai sembrato così vero.

“Credo che volesse lasciarli a Voldemort” disse poi, senza un vero perché.

“Credo anch’io” confermò Silente.

"Voleva che fosse lui a capirla… Sperava che così, finalmente, potesse sentire quello che lei sentiva. Ma non avrebbe avuto effetto su di lui, vero? Era solo l’ultima delle sue illusioni… un’idea stupida”.

“Non potresti trovarmi più d’accordo. Ma le persone innamorate, seppure a modo loro, fanno spesso delle cose stupide”.

Harry restò in silenzio. Quella verità, seppure ormai scontata, faceva un certo effetto nelle parole di Silente.

“Lei lo sapeva, Professore?” gli chiese poi, fissando la sostanza argentea che ancora vorticava nel Pensatoio.

“Lo sospettavo. È stata una mia studentessa, l’ho vista crescere assieme alla sua ossessione per le Arti Oscure e per il potere. Sapevo che in qualche modo, da adolescente, avesse incontrato Voldemort e si fosse unita a lui in maniera speciale, morbosa. Quando la incontravo per caso nei corridoi, il suo sguardo era carico di disprezzo quanto quello di Tom Riddle”.

“E lui?” chiese ancora Harry. “È possibile che ricambiasse almeno in parte i suoi sentimenti?” Non sapeva perché glielo lo stava domandando, in realtà non gli interessava neppure. Doveva essere la parte in empatia con Bellatrix, ancora viva dentro di lui, a desiderarlo con così tanta forza.

“Davvero pensi questo, Harry?” Per la prima volta dall’inizio della conversazione, Silente sembrava sorpreso. E piuttosto perplesso, a giudicare dalle sopracciglia inarcate.

“Non lo so… certo, lui non conosceva l’amore, però… le riservava un trattamento speciale. Le ha affidato l’Horcrux, le ha salvato la vita per ben due volte, si è infuriato e ha tentato di vendicarla quando è morta. Non ci avevo mai riflettuto prima, ma adesso mi sembra tutto molto strano”.

“Non farti ingannare dalle apparenze, Harry. Tu conosci profondamente l’amore e riesci a vederlo dietro quei gesti, ma per Voldemort era diverso. Aveva sempre uno scopo personale ed egoistico dietro le sue azioni, l’ha dimostrato ogni volta. Non era uno stupido, aveva capito di potersi fidare di lei più di chiunque altro, ma i sentimenti… quelli non gli appartenevano”.

Harry annuì piano, riflettendo. Non era ancora convinto di quella opinione, ma doveva ammettere che le argomentazioni di Silente erano più efficaci delle sue.

“C’è qualcos’altro che vuoi sapere?”

Harry alzò lo sguardo ancora fisso sul Pensatoio e fissò l’azzurro degli occhi di Silente. Sì, c’era ancora qualcosa che voleva sapere… la domanda a cui di più, in assoluto, non sapeva rispondere. Forse neppure il più grande mago di tutti i tempi poteva sapere quello, ma decise comunque di tentare.

“Mi chiedo com’è possibile” esordì. “Amare qualcuno come lui, così privo di pietà, senza nulla che lo renda umano… Non che Bellatrix fosse migliore, ma almeno aveva una ragione più profonda per quello che faceva, era pur sempre in grado di sentire qualcosa. Non capisco perché non si sia fermata in tempo, perché non abbia capito che tutto ciò che faceva era inutile, se non poteva darle quello che voleva. Perché abbia scelto lui, sempre e comunque, anche a discapito della sua stessa vita”.

“Questa è probabilmente la domanda più difficile”. Quella volta, Silente era assolutamente serio. “Ma tu, mio caro ragazzo, non hai vissuto ancora abbastanza per conoscere tutti i lati dell’amore. Hai avuto accanto solo le persone migliori, non ti sei lasciato attrarre dal male e sono certo che sarà così sempre. Purtroppo, non è lo stesso per tutti. Su una persona crudele, o solo troppo debole, la forza della Magia Oscura e di chi la rappresenta può esercitare un grande fascino, che può portare fino all’amore. Ma tutti hanno il diritto di essere amati, e in fondo è giusto che sia così… è la loro speranza di diventare migliori, di comprendere la grandezza del dono che ricevono! Bellatrix ha accolto dentro di sé l’anima frammentata di Voldemort e lui non ne ha afferrato l’importanza. Non è che l’ennesimo dei suoi errori”.

Ancora una volta, le parole di Silente gli apparivano profondamente sagge e lo spingevano a riflettere. Harry pensò a Ginny e la immaginò come una persona diversa: Serpeverde magari, una Weasley fuori dal comune attaccata al suo stato di Purosangue, una strega in grado di fare del male… l’avrebbe amata comunque? Forse no, se l’avesse conosciuta come tale. Ma se fosse d’un tratto cambiata, se per qualche motivo avesse scelto un’altra strada… allora sì, sarebbe stato difficile rinunciare a lei.

“La scelta tra amare una persona e il resto del mondo può essere molto difficile. Non è scontato scegliere ciò che è giusto, richiede una forza d’animo che non tutti sono in grado di trovare. Vedi, Harry, credo che essere innamorati di un Mago Oscuro sia una delle peggiori sventure che possano capitare”.

Era evidente che non stava più parlando di Bellatrix, perché lei non avrebbe mai scelto il giusto. Silente si era inoltrato in un terreno diverso, legato a esperienze che Harry non comprendeva. Fissò più attentamente gli occhi bassi dell’amato Preside, cercò di leggervi dentro la verità che celavano, e fu allora che la vide: una lacrima perlacea, spuntata dietro gli occhiali a mezzaluna, solcò per intero il suo volto fino a perdersi più in basso, nella barba d’argento.

Note:

Alla fine ho dovuto farlo, Bella doveva morire :( E nonostante ciò non sono riuscita a mettere la parola "fine", perchè il capitolo sarebbe diventato eccessivamente lungo. In ogni caso avrete a breve l'aggiornamento, mancano solo paio di fatti importanti anche se molte spiegazioni le troverete già qui.

La frase "l'aveva aspettato per sempre" è legata a quello che Voldemort le dice nel capitolo 7. Se qualcuno se lo stesse chiedendo, la "Compassio Veraque" non è presente in nessun libro, è semplicemente una mia invenzione che spiega le sensazioni di Harry (dovrebbe essere la traduzione latina di empatia). La frase di Madama Chips è presente invece in Harry Potter e l'Ordine della Fenice, l'ho trovata perfetta in questa circostanza!

Nel discorso con Silente ho lasciato volontariamente un punto aperto all'interpretazione: potete pensarla come lui, che Voldemort non sia affatto in grado di provare sentimenti, o condividere i dubbi di Harry. La commozione finale del preside non è affatto un caso, sa bene cosa voler dire amare un mago oscuro e quanto sia difficile combatterlo per restare nel giusto. Ho trovato interessante mettere a confronto la sua scelta con quella totalmente opposta di Bellatrix, spero che l'idea sia piaciuta anche a voi :) Grazie e a presto!

   
 
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