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Autore: Epicuro    29/06/2011    12 recensioni
Non sempre le cose sono come ce le aspettiamo. Il Sommo Sion lo capì aprendo le tende che davano sulla grande sala del trono. Dopo aver dato una rapida occhiata nell’ambiente le richiuse e disse:
«Ragazzi, li lascio a voi. Mi sono appena ricordato di avere un appuntamento dal dentista!»
«Eh?! Sta scherzando vero?» esclamarono in coro Aiolos e Saga.
«No! Ecco la lista con i nomi e i segni corrispondenti. Là ci sono le armature e i templi sapete dove sono! Buona fortuna!»
Due inesperti quattordicenni alle prese con degli irruenti piccoli eroi in armatura: disastro assicurato!
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Servi, padroni e dei: il nuovo Grande Sacerdote!'
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L’ALLEGRA MASNADA

 

Nella sala del Grande Sacerdote c’era trambusto.

I futuri cavalieri d’oro non erano infatti esattamente disciplinati e i due poveri soldati messi a guardia del portone d’ingresso (più per figura, che per altro) stavano letteralmente impazzendo per evitare ad un teppistello dall’accento italiano di continuare a staccare pezzi di stucchi dalle pareti della sala.

Poco più in là, un ragazzino dai tratti spagnoli stava invece cercando, invano, di pacificare una zuffa tra due bambine: una dai capelli azzurri e con una rosa in bocca e una dai capelli lilla e con due strani nei sulla fronte.

Motivo della disputa: la bimba dai capelli azzurri aveva chiesto a quella dai capelli lilla se era una femminuccia, cosa che aveva fatto arrabbiare la bimba dai capelli lilla, che a sua volta aveva dato della brutta mocciosa a quella dei capelli azzurri; cosa che aveva lasciato interdetto il ragazzino spagnolo, che non riusciva a capire il motivo per cui si erano arrabbiate così tanto, visto che entrambe erano decisamente delle femmine.

Intanto un altro bambino alto e ben piantato, forse anche un po’ troppo per la sua età (una sorta di mini armadio per intenderci), stava cercando di consolare un bimbetto greco, riccio e biondo, che stava frignando a più non posso perché voleva vedere il fratello, mentre un altro greco dai capelli blu-viola stava cercando di attaccar bottone con un bimbo dall’accento francese, che non ne voleva sapere di fare amicizia con lui (soprattutto perché ad ogni domanda del greco, il francese riceveva una puntura al braccio per attirare la sua attenzione). L’unico tranquillo era un pacioso bambino o bambina (gli altri non l’avevano ancora capito) con una sorta di bollino rosso sulla fronte, che si era pacatamente seduto a gambe conserte e occhi chiusi nel bel mezzo della sala senza calcolare nessuno.

 

Sion entrò quindi completamente inosservato dai bambini che avevano continuavano imperterriti a farsi i cavoli loro, cosa che fece adocchiare a Sion le finestre in vista di una fuga strategica, ma venne nuovamente fermato da Aiolos e Saga, per nulla intenzionati a beccarsi sulle loro spalle la patata bollente.

“Maledetto Doko! Lui a poltrire ai Cinque Picchi e io qui a farmi venire l’emicrania! Altro che gesto di fiducia e amicizia nei miei confronti! L’avermi lasciato la carica di Gran Sacerdote e stata una vera bastardata!” pensò Sion, per poi rassegnarsi all’idea di dover per forza presenziare alla cerimonia delle investiture.

La depressione si trasformò però presto in arrabbiatura quando, dopo il terzo richiamo all’ordine dei baby gold saint, che continuavano a vociare manco fossero al parco giochi, Sion perse letteralmente le staffe e fece esplodere il suo cosmo:

«Smettetela di comportarvi come se foste al circo e tu scendi da quelle tende, non sono una liana!» sbraitò Sion in direzione dell’italiano. «Questa è una cerimonia ufficiale ve ne rendete conto?»

Domanda a cui risposero gli sguardi perplessi dei bambini.

«Deduco di no» sospirò Sion «Bene, addio sogni di gloria! Avranno anche un cosmo da record, ma come temevo il loro comportamento non è esattamente consono al ruolo che ricoprono!».

«Non si abbatta sommo Sion, sono ancora piccoli, ma siamo sicuri che con il tempo prenderanno consapevolezze del loro compito! Guardi noi due!» e Saga e Aiolos sfoderarono uno smagliante sorriso al sacerdote, che borbottò:

«Andiamo bene!» per poi aggiungere rivolto ai pargoli vocianti in sala: «A mali estremi, estremi rimedi; tutti zitti o a letto senza cena e niente cartoni animati per un mese!»

Alla tremenda minaccia il silenzio calò in sala e i nove gold saint si misero in fila come diligenti soldatini.

«Era ora, non ne potevo più...ma cosa mi tocca fare per essere ascoltato!» sospirò Sion per poi dare ordine a Saga di fare da araldo, e chiamare ad uno ad uno i pargoli, e ad Aiolos di consegnare gli scrigni dei cloth, dopo la benedizione del Grande Sacerdote.

Il primo a ricevere la benedizione di Atena e l’armatura dell’Ariete fu Mu, che salutò sorridente il suo lontano parente chiamandolo maestro, cosa che fece commentare ad un Sion alquanto contrariato e deluso un “Scusa, ma quando ti avrei allenato?”, un “Lo sapevo che anche qua funzionava tutto per raccomandazione” da parte del ragazzino italiano e un “Ma allora è un maschietto! Ecco perché si era arrabbiato tanto!” da parte del ragazzino spagnolo.

Poi fu il turno del Toro e anche Aldebaran ricevette l’armatura con uno sguardo sollevato di Sion, felice di constatare che qualcuno dei poppanti avesse un carattere docile, educato e rispettoso e un fisico da guerriero degno di quel nome.

Poi venne convocato al cospetto di Sion il teppista italiano; ovvero Calogero che, dopo aver intimato ai presenti di chiamarlo con il suo nome d’arte “Death Mask”, ricevette l’armatura del Cancro e una punizione per la sua sfacciataggine e per aver praticamente devastato le decorazioni della sala.

Dopo di lui venne il Leone, la cui armatura fu data ad un festante Aiolia, che continuava a saltellare per tutta il tredicesimo tempio convinto che, da ora in poi, avrebbe potuto tornare a vivere con il fratello.

Sion leggermente alterato: «Aiolos, lo sapevi che tuo fratello era il candidato al cloth del Leone?»

Aiolos: «Certo, l’ho allenato io!»

«E perché non me l’hai detto?»

«Il suo nome era riportato sulla lista»

«Ma io ho sperato fino all’ultimo che fosse un omonimo! Non avrei mai pensato che quella mina vagante potesse essere un gold saint!»

Saga: «Lo so che è un brutto colpo, ma se ne faccia una ragione!»

Aiolia, tirando il mantello del fratello: «Fratellone, mi cola il naso: me lo soffi?»

Sion, rivolto a Saga: «Ti prego, uccidimi prima che la dea si reincarni o ci faccio una figura di melma colossale!»

Saga: «Ehi! Ma mi avete preso per il cattivo di turno! Se vi siete stancato di fare il Grande Sacerdote date le dimissioni e mettete un sostituto!»

«Non male come idea, anzi la prenderò in seria considerazione..., ma ora andiamo avanti, prima me li levo di torno e meglio starò!»

E così venne il turno della Vergine. Sion, Saga e Aiolos guardarono perplessi il piccolo Shaka che, dopo aver sciolto la posizione del loto, si diresse a passi solenni e altezzosi verso di loro, dopo aver sentito il suo nome:

Sion: «Non per essere indiscreto piccolo, ma sei ceco?»

Shaka: «Chi vede egualmente presente in tutti gli esseri il supremo signore, che non perisce sebbene quelli periscono, quegli vede davvero. (Cit: Bhagavad Gita)»

Saga e Aiolos: «Eh?»

Sion: «Ma i saint di Virgo li fanno tutti con lo stampino? Uno normale, mai?»

Shaka, visibilmente infastidito dall’ignoranza dei tre: «Non sono cieco, ma ho rinunciato ad uno dei miei sensi per potenziare il settimo, in quanto la vista non è altro che una percezione ingannevole e fuorviante della realtà, che sta nell’essere e non nell’apparire. “In natura, l’azione e la reazione sono continue. Tutto è legato a tutto. Niente è separato. Tutto è collegato, interdipendente. Ovunque, ogni cosa è collegata a tutte le altre. Ogni domanda riceve la sua risposta corrispondente” (Cit: Swami Prajnanapada)»

Aiolos sottovoce a Saga: «Ci hai capito qualcosa?»

Saga: «Assolutamente no!»

Sion: «Sì, sì, va bene, fai pure come vuoi, ma prendi lo scrigno e smamma!»

Giunse quindi il turno dello Scorpione e un piccolo Milo gasato poté finalmente prendere dalle mani di Aiolos il contenitore del cloth del suo segno. Lo scrigno era però il doppio di lui e il piccolo scorpioncino perse l’equilibrio inciampando in uno dei gradini, che dividevano il trono del Grande Sacerdote con il resto della sala. Lui finì a gambe all’aria, mentre lo scrigno cascò sui piedi del bimbo dall’accento francese:

«AHIA! Cosa ti ho fatto di male? Non ti ho mai visto prima!» Chiese irato il francesino massaggiandosi il piede dolorante:

«Non mi hai fatto nulla! Anzi, mi stai simpatico!» e Milo dopo essersi alzato andò ad abbracciare (praticamente stritolare) il francese, che cercava di mantenere le distanze.

Saga e Aiolos: «Ma che carini, non fanno tenerezza?»

Il francese: «Mi fai male con la tua unghia appuntita!»

Milo: «Non è un’unghia, ma la cuspide dello scorpione ed è pure velenosa! Non è fantastica? Ci catturo le lucertole!»

«Lasciami in pace!»

«No, dobbiamo stare vicini, vicini!»

«FREEZING COFFIN!»

«Direi che il piccoletto con l’accento francese è l’Acquario e ha anche un bel caratterino!» esclamò Sion osservando il povero scorpioncino sotto ghiaccio.

«Sì, sono qui per l’armatura dell’Acquario. Mi chiamo Camus» disse il piccolo inchinandosi come se non fosse successo nulla.

«Bene, vai dal cavaliere del Sagittario a ritirare la tua armatura!»

«Ehm... Sion...non avrete intenzione di lasciare lo scorpione in quella teca di ghiaccio?» chiese preoccupato Saga, osservando il pargolo surgelato.

«Una mezza idea ce l’avrei, ma vedrò di ridargli la libertà» cosa che fece guadagnare a Sion uno sguardo di disappunto da parte di Camus, che però non servì a nulla. Il potente cosmo di Sion sciolse la bara di ghiaccio lasciando Milo bagnato fradicio.

Milo tremante, ma sorridente, rivolto a Camus: «Brrr, che freddo. Forte però, lo rifacciamo?»

Camus: «Non sei uno scorpione, ma una piattola! Lo voi capire che non voglio diventare tuo amico?»

«Riuscirò a farti cambiare idea perché un cavaliere non deve mai perdere le speranze e io ho deciso che tu diventerai il mio migliore amico!»

«Ottimo, ci manca solo più Maria de Filippi e siamo a posto... andiamo avanti con questa buffonata, che non ne posso più?» disse Sion, passandosi una mano sulla fronte, mentre Aiolos cercava di dividere Camus, in assetto da guerra dei 1000 giorni, da Milo, che si era appiccicato all’Acquario stile gomma americana sotto una scarpa.

Appena Aiolos riuscì nel suo intento, Saga ripristinò l’ordine con la sua migliore voce autoritaria e proseguì:

«Si presenti al cospetto del Grande Sacerdote Shura, titolare della sacra armatura del Capricorno!».

«Signor sì, per la giustizia e per Atena!» esclamò Shura portandosi sull’attenti.

ZAK, «ARGH!» BRADABOUM, STUMP «AHIA!»

«Ma sei impazzito?» Urlò Saga, mentre sul viso di Aiolos scendeva un grosso lacrimone. Il Sagittario era stato infatti centrato in pieno dal lampadario della sala, il cui cavo di sostegno era stato tranciato di netto da un colpo fatto partire accidentalmente dal Capricorno. Saga, Aiolos e Sion erano riusciti a evitare il colpo diretto gettandosi di lato, ma il saint di Sagitter non era riuscito a schivare in tempo anche il lampadario.

«Scusate, ma non riesco ancora a gestire bene la forza della mia Excalibur e a volte, quando faccio il saluto militare, mi parte il colpo inavvertitamente!» Balbettò imbarazzatissimo Shura.

«Ce ne siamo accorti!» Sbuffò Sion rialzandosi da terra insieme a Saga e Aiolos «Per favore ditemi che il prossimo è l’ultimo!»

«Sì, Sion. All’Acquario abbiamo già consegnato l’armatura e quindi manca solo più il saint dei Pesci: Afrodite»

Sion, Saga e Aiolos rimasero stupiti nel vedere il saint che avanzava, ed esclamarono in coro:

«Che bella bambina, sembra la versione in miniatura di Lady Oscar!» per poi fiondarsi a pacioccare il malcapitato sint manco fosse una bambola:

Saga, prendendo Afrodite in braccio: «Come può essere che una bimba graziosa come te sia diventata saint. É un’ingiustizia!»

Aiolos, pizzicandole le guanciotte: «È vero, le bambine dovrebbero giocare con le bambole e imparare a cucire e cucinare con la mamma; non sottoporsi a duri allenamenti!»

Sion: «Questa è la modernità! Probabilmente Atena vorrà portare le pari opportunità anche al Santuario!»

Afrodite, rosso come un peperone per la rabbia: «SMETTETELA! IO SONO UN MASCHIO!»

Saga, Aiolos, Sion: «.......................»

Saga, posando a terra il pargolo: «Hem, che figura di emmental che ci siamo sparati! Afrodite, non è che potresti sorvolare su questo episodio?»

Aiolos osservando basito il piccolo Lord: «Scusaci e che dal nome...»

Afrodite: «Sì, il mio nome inganna tutti, come il mio aspetto curato. Ma non è colpa mia se in questo mondo di cavernicoli, se un maschio ci tiene al suo aspetto, viene subito visto male o scambiato per una femmina!»

Sion: «Ehm, giusto, non bisogna giudicare dalle apparenze, ma cambiando discorso... ora le armature sono vostre! Provatele no? Indossandole sancirete il vostro definitivo legame con loro!»

Non l’avesse mai fatto. Alla vista dei poppanti in armatura a Sion passò anche l’ultimo briciolo di ottimismo nei confronti della nuova generazione dei gold e per poco non gli prese male, mentre Aiolos e Saga ridevano senza ritegno alla vista dei loro mini colleghi in armatura.

Infatti i pargoletti, dopo aver aperto gli scrigni si erano ritrovati ad indossare delle armature decisamente troppo grosse per loro!

Mu brancolava con le mani in vanti perché l’elmo, troppo grande, gli impediva la visuale, senza contare gli spallacci decorati con le corna dell’ariete che lo sbilanciavano indietro.

Stessa cosa per Shaka e Afrodite, che tra l’altro avevano seri problemi (come agli altri) con i gambali che non sapevano bene dove collocarli visto che la protezione per il busto arrivava ben oltre le ginocchia dei proprietari e lasciava ben poco spazio per i restanti pezzi del cloth.

Non che agli altri pargoli andasse meglio: a Camus e ad Aiolia cadeva il diadema che, essendo troppo largo, non ne voleva saperne di restare al suo posto. Milo, invece, aveva seri problemi con il codino decorativo del suo, che era troppo lungo e lo faceva puntualmente inciampare; senza contare che, con gli spuntoni dei suoi spallacci, rischiava di fare seriamente male ai malcapitati che gli finivano vicino, mentre Death si rigirava fra le mani, con evidente disgusto, quella che a lui sembrava più una coroncina che un elmo degno di tale nome! (povero cucciolo, lui aveva in mente le armature dei cavalieri medioevali italiani!)

Gli unici a non avere disastrosi problemi con l’armatura furono Shura, per via dei suoi 12 anni compiti (anche se gli mancavano ancora diversi centimetri in altezza e spessore per poterla indossare facendo una figura degna di un cavaliere) e Aldeberan, che, nonostante i suoi 6 anni, era già quasi alto come il Capricorno.

Sion, con lo sguardo rivolto al cielo: «Atena, cosa ho fatto di male?»

Saga: «Uhmm...era meglio se i cloth li facevano elasticizzati!»

Aiolos: «Dai, facciamo loro una foto ricordo?»

Sion alterato e disperato: «Vuoi morire giovane? Non voglio testimonianze di questo totale sfacelo! Non sono riuscito a mettere in piedi nemmeno una dozzina di cavalieri decenti: uno è decrepito, due sono imbranati e i restanti sono dei dannati marmocchi! Sono rovinato, passerò alla storia come il più inutile sacerdote del Santuario!»

Saga: «Prendetela con filosofia e pensate positivo, magari il prossimo Grande Sacerdote riuscirà a fare peggio di lei!» poi maligno tra se “Anche se bisogna proprio impegnarsi!”.

Sion: «Come al solito hai ragione Saga! La prenderò con filosofia!» e guardando subdolo Saga e Aiolos aggiunse:

«Ormai il mio compito è finito, quindi posso anche levare le tende. Sagittario e Gemelli, vi do un’importante missione da svolgere: accompagnare i poppanti ai loro templi, far loro vedere come funziona al Grande Tempio e, in virtù della vostra anzianità, dovrete occuparvi di aiutarli ad ambientarsi e a prendere coscienza del loro compito. Buona fortuna!»

«No, aspettate! Non può sbolognare tutto a noi!» esclamarono Saga e Aiolos.

«Oh sì che posso e voi siete ufficialmente in missione da adesso. Comunque se avete bisogno io sarò sempre a vostra disposizione!» per poi pensare tra se, mentre spariva oltre le pesanti tende: “Col cavolo che mi faccio trovare! Piscina olimpionica del tredicesimo tempio sto arrivando!”.

Al Sagittario e ai Gemelli non restò altro da fare che guardare depressi i marmocchi cercando di aiutarli a rimettere le loro armature nei rispettivi contenitori:

Aiolos: «Mi sa che sarà una lunga giornata!»

Saga: «Lascia perdere! Quando Sion fa così, mi viene voglia di ucciderlo!»

  
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