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Autore: HachiXHikaru    30/06/2011    3 recensioni
L’Acqua e il Fuoco sono due elementi opposti.
Il Fuoco è rosso, l’Acqua è azzurra.
L’Acqua genera la vita, il Fuoco la distrugge.
Il Fuoco crea gli incendi, l’Acqua li spegne.
L’Acqua e il Fuoco non potrebbero mai convivere in armonia, sono troppo diversi.
Ma che succederebbe se il Fuoco si innamorasse dell’Acqua?
Se i due elementi entrassero in contatto uno sopraffarebbe l’altro.
Ma che succederebbe se entrassero in armonia?
Si verrebbe a creare qualcosa di nuovo, qualcosa di magico e potente.

Ma Fuoco e Acqua potrebbero mai entrare in armonia?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Katara, Quasi tutti, Zuko
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Muahaha XDDD ho internet!!! XDD *sclero* ok, basta... sono qui solo per poco, ovvero per regalarvi un altro capitolo ù-ù byebye :D

 

8. “Memories in the rain”

Suki saltò in alto e con la gamba destra colpì il fantoccio che aveva davanti; Sokka la guardava con la bocca spalancata. Erano andati ad allenarsi nel solito posto tranquillo e isolato; a ognuno piaceva stare da solo con l’altro e, anche se non lo avevano mai confessato a parole, ognuno dei due lo sapeva. Così erano lì, e il castano guardava la sua bella allenarsi, rimanendo scioccato da quanto lei fosse brava e forte; in un certo senso era simile a Katara, solo che Suki non era una dominatrice dell’acqua. Smise di fissarla per un momento e guardò il suo boomerang; questo era tutto quello che lui aveva. Quello e le sue strategie di guerra che un giorno la castana definì geniali. Anche a suo padre piacevano e ogni volta gli ripeteva che un giorno sarebbe diventato un bravo stratega e che avrebbero combattuto fianco a fianco. Papà…

-Sokka?-

Alzò la testa incrociando gli occhi di Suki, in volto le si leggeva chiaramente che era preoccupata; le sorrise.

-Va tutto bene, mi stavo solo perdendo nei ricordi-

Rimase in silenzio continuando a guardarlo, avrebbe voluto fare di più, ma per il ragazzo della Tribù dell’Acqua stava facendo anche abbastanza, così almeno pensava Sokka. Gli prese la mano libera e la strinse.

-Ricordati che se vuoi parlare sono disposta ad ascoltarti-

Non disse niente, ma avvicinò il suo volto a quello della ragazza, chiudendo gli occhi e lasciando cadere il boomerang per terra e la baciò. Proprio mentre lei stava ricambiando due ragazzini interruppero quel momento, piombando nel campo di addestramento leggermente preoccupati; ovvero, solo il dominatore dell’aria era preoccupato. Mentre Aang chiedeva di Katara il castano lo guardava scocciato; che tempismo!

-Non è alla sua tenda?-

La mora scosse la testa.

-Sennò non ti avremmo cercato, rubacuori-

Arrossì leggermente e guardò male la ragazza cieca, infine rispose che non ne aveva la minima idea. Alle esclamazioni di disappunto di Aang ribattè affermando che sua sorella era grande e vaccinata e sapeva badare benissimo a se stessa; il dominatore, però, non demordeva. Fortunatamente per Sokka il braccio destro del capo degnò i quattro della sua presenza e cominciò a dire loro dov’era la castana. Tutto solo perché Zuko glielo aveva ordinato.

-Katara è andata a caccia, quindi vedete di non preoccuparvi inutilmente. C’è Zuko con lei, è al sicuro-

Sentendolo Aang si tranquillizzò e chiese a Toph se voleva andare a allenarsi; lei non aspettava altro e Sokka e Suki non vedevano l’ora che tutti i seccatori si levassero dalle scatole. Mentre Jet si allontanava dal campo di allenamento ripensava alla chiacchierata avuta col suo capo. Zuko aveva insistito per andare a caccia con Katara sapendo che era il turno suo e di Jet e non aveva accettato le richieste del braccio destro di portarlo con lui. Tsk. Ma in fondo era il capo, non poteva certo andargli contro. Eppure non capiva quel suo bisogno di stare solo con Katara. No, non lo capiva affatto e più pensava a una risposta più la trovava assurda.

 

Katara rimase a guardare il ragazzo che le insegnava come pescare, infilzando il pesce con la lancia. Non era poi tanto abile, trovava più bravo Sokka e continuava a chiedersi come mai non usasse il suo dominio. Sì, alla fine se n’era accorta, forse dalla prima volta che aveva incrociato il suo sguardo. Era un dominatore del fuoco, probabilmente uno dei migliori. Moltissime volte si era chiesta come mai non glielo avesse detto e come mai non avesse parlato del suo passato; poi, però, pensava che anche lei aveva fatto lo stesso e smetteva di domandarsi. In fondo Zuko era libero di fare cosa meglio credeva, così come stava facendo lei. Però sarebbe stato davvero bello vederlo combattere; anche se lei non provava certo simpatia per la Nazione del Fuoco, considerava Zuko come qualcuno a parte, qualcuno che aveva sofferto come aveva sofferto lei e che stava riunendo tutte quelle persone per combattere contro la sua stessa Nazione. Pensava questo di lui e sperava di non sbagliarsi. Mentre lui continuava a parlarle, cercando in qualche modo di prendere un pesce che aveva notato muoversi nell’acqua, la castana si voltò completamente verso il fiumiciattolo e inspirò prima di cominciare a usare il suo dominio. Muoveva armoniosamente le braccia e le mani e riuscì a bloccare due pesci, infine congelò l’acqua, imprigionandoli. Il ragazzo, notando che lei non lo stava minimamente ascoltando sbuffò e la guardò in malo modo; fece per dirle qualcosa, ma, notando ciò che aveva fatto, rimase in silenzio e leggermente stupefatto. Poi sorrise.

-Che idiota che sono stato, è ovvio che per te è più facile così-

-Già, i domini sono molto utili…-

E gli lanciò un’occhiata, lui, però, non sembrò scorgere il vero senso di quella frase.

-Dovremmo prenderne un bel po’, quindi se vuoi ti posso dare una mano-

Abbozzò un sorriso.

-Faccio prima da sola, tu non sei molto portato per la pesca-

Rimase a guardarla per un momento, poi rise e si mise a sedere.

-E allora prego, potente dominatrice-

Si rigirò verso il fiumiciattolo e congelò altri pesci, mettendoli accanto al ragazzo sull’erba; entrambi erano in silenzio. Il castano la guardava incantato, vederla usare il dominio era qualcosa di veramente bello, lei era qualcosa di veramente bello. Avrebbe voluto danzare con lei in quel momento, acqua e fuoco che si sovrapponevano danzando armoniosamente; ma sarebbe davvero stato possibile? Immerso in quei pensieri non sentì arrivare addosso a sé un getto d’acqua, almeno finchè non lo colpì in pieno bagnandolo. Alzò un sopracciglio, rivolto alla dominatrice e le chiese:

-Non dirmi che anche questa è una nuvola passeggera?-

Lei tornò a occuparsi dei pesci e a dargli le spalle.

-Mi fissavi-

-E allora?-

-Non riesco a concentrarmi se mi fissi-

Abbozzò un sorriso.

-Allora la smetto…-

Pronunciò quella frase lasciandola a mezz’aria, come se avesse voluto aggiungere altro per completarla meglio. Fortunatamente Katara non era stupida.

-Oppure?-

Si alzò in piedi e cominciò a raccogliere i pesci e metterli in delle sacche che aveva portato.

-Oppure possiamo prendere la legna, di pesci ne hai presi abbastanza-

La ragazza diede le spalle al fiumiciattolo ed aiutò Zuko a portare il risultato del suo dominio da Appa. Camminavano fianco a fianco senza dire niente e, dopo aver posato le sacche sulla sella che era sulla schiena del bisonte, presero tutti i bastoncini di legno che trovavano nei paraggi; tutte le volte che uno dei due trovava un legnetto lanciava una breve occhiata all’altro, poi si chinava a raccogliere il legnetto, lanciava un’altra occhiata, e prendeva il legnetto tra le mani, senza mancare a lanciare un’ulteriore occhiata. Il cielo, intanto, si era fatto più scuro e le nuvole grigie minacciavano pioggia e, proprio mentre i due si apprestavano a ripartire, sentirono le prime gocce sulla pelle. Per Katara furono come mille pallottole. Sentendo l’acqua d’istinto Zuko aprì il palmo della mano e guardò in alto, come per assicurarsi che stesse davvero per piovere e, quando ne ebbe la certezza, prese inconsciamente la ragazza per mano e la condusse a una grotta non tanto distante; Appa li seguiva da dietro. Quando arrivarono al coperto non erano molto bagnati, solo un po’ i capelli e i vestiti, ma lei, lasciata la mano del ragazzo, si mise in un angolino e si strinse, portate le ginocchia al petto, come se avesse freddo a causa dell’acqua e volesse in qualche modo scaldarsi. Il castano, guardandola, pensò subito di accendere il fuoco, ma avrebbe dovuto usare il suo dominio… La vide portarsi le mani sulle orecchie e posare la fronte sulle ginocchia, aveva anche cominciato a piangere. Le si avvicinò, chiamandola per nome, ma lei sembrò non sentirlo, ormai era immersa nei ricordi e la cosa che desiderava di più era che quel fastidioso rumore d’acqua se ne andasse. Plic, plic, plic. Le milioni gocce di pioggia che cadevano a terra erano paragonabili a milioni di bombe scagliate sul terreno. Plic, plic, plic. Lo odiava, odiava quel rumore. Plic, plic, plic. Pigiò più forte i palmi delle mani sulle orecchie e questo cominciò a farle male, ma niente era paragonabile al dolore che stava provando dentro. Plic, plic, plic. Vedeva il volto della madre che le diceva di andarsene. Plic, plic, plic. Sentiva la voce del padre che urlava di scappare. Plic, plic, plic. Ricordava il dolore dell’attesa nel rifugio, dolore alimentato dall’inutile speranza di ritrovare tutti vivi. Plic, plic, plic. Provava ancora quel senso di inutilità che l’aveva pervasa quando Sokka la trascinava lontana dal villaggio; lei era una dominatrice, eppure non aveva fatto niente per aiutare gli abitanti del villaggio. Plic, plic, plic. Lei si era salvata e loro no. Plic, plic, plic. Loro avevano combattuto e lei no. Plic, plic, plic. Voleva morire anche lei, avrebbe fatto meno male…

-Perché…-

Lui la guardò interrogativo; finalmente aveva detto qualcosa, stava cominciando a preoccuparsi davvero. La vedeva così… Così triste. Probabilmente il suo volto aveva la stessa espressione della volta che l’aveva salvata. Piangeva, si capiva dall’intoNazione che aveva preso la sua bellissima voce. Avrebbe voluto fare qualcosa, qualunque cosa, purchè lei si sentisse meglio, ma capiva che l’unica cosa da fare al momento era stare in silenzio ad ascoltarla.

-Perché questa dannata pioggia non la smette di cadere?-

Si passò un braccio sugli occhi per asciugare le lacrime.

-La odio…-

Zuko continuava a fissarla impotente.

-La odio, la odio, la odio!-

Aveva cominciato a urlare e le parole rimbombavano per tutta la grotta.

-Quel maledetto giorno di pioggia mi ha portato via i miei genitori e adesso vuole portarmi via qualcun altro! Perché? Che cosa o fatto? Perché devo essere punita così?-

Il castano protese la mano destra verso di lei. Katara…

-Perché non sono morta io quel maledetto giorno?-

Un fulmine squarciò il cielo e il ragazzo sussultò. Come poteva dire una cosa simile con tanta leggerezza? Col braccio destro le cinse le spalle e la strinse a sé. Lei fu sorpresa da quel gesto.

-Smettila…-

Con le mani strinse la maglietta di lui e cominciò a bagnarla con le sue lacrime.

-Come faccio a smetterla? È colpa mia…-

Chiese tra i singhiozzi.

-Non è colpa tua…-

Continuò lui calmo.

-Se anche io avessi usato il mio dominio e contribuito alla battaglia forse…-

-Non penso sarebbe cambiato molto…-

Rimasero in silenzio per un po’, poi lui cominciò a carezzarle dolcemente i capelli.

-Sfortunatamente le guerre portano solo dolore e distruzione e questo è un fatto che non può essere cambiato. Quindi è inutile che continui a piangerti addosso, capisco che è doloroso perdere i propri genitori, però…-

Il volto sorridente della madre gli apparve davanti per un momento e esitò un po’ prima di continuare.

-Non credo che loro vorrebbero sentirti parlare in questo modo, dico bene Katara?-

Sentì che si stringeva ancora di più a lui.

-In fondo hai ancora tuo fratello-

-E poi ho te-

Avvampò e smise di carezzarle i capelli.

-Katara…-

Lei si staccò dall’abbraccio del ragazzo e alzò la testa, facendo incrociare i loro occhi, poi li chiuse facendo avvicinare le loro labbra e concludendo ciò che la sera prima voleva fare Zuko; il castano fu stupito e contento del gesto. Chiuse anche lui gli occhi per assaporare il momento e sentì che le mani della ragazza aveva lasciato la sua maglietta e cominciarono a toccargli i capelli. Quando la mano destra di Katara toccò la bruciatura situata sulla parte sinistra del volto di lui si bloccò e staccò le labbra da quelle del ragazzo; la mano rimaneva lì. Aprirono gli occhi, lui guardava lei e lei fissava la cicatrice. Cominciò a toccarla con le dita e lui sentì un brivido percorrergli la schiena.

-Chi è stato a farti questa?-

Cercò di guardare con gli occhi da un’altra parte; perché gli aveva fatto quella domanda?

-Incidente di percorso-

Rispose frettolosamente il castano; voleva chiudere velocemente la discussione.

-Ti sei ferito usando il dominio del fuoco, eh?-

Perse un battito e si costrinse a guardarla negli occhi; che lei sapesse? La ragazza, vedendo l’espressione di lui, abbozzò una specie di sorriso.

-Non chiedermi come ho fatto, ma so che sei un dominatore del fuoco-

Fu come un colpo secco per lui. Non poteva… Non poteva crederci… Si voltò dandole le spalle. Non poteva sopportare il suo sguardo.

-E ora che ti prende?-

-Ora mi odierai-

Sbuffò e gli diede dell’idiota.

-Dovrei odiarti solo perché sei un dominatore del fuoco? Che scemenze…-

Gli si avvicinò e posò la fronte e le mani sulla sua schiena.

-Io non potrei odiarti… Ormai mi piaci troppo…-

Zuko si rigirò e, alzandole il mento con la mano destra, la baciò con passione; la ragazza cinse con le braccia il collo di lui. Con delicatezza il castano la fece posare sulla parete della grotta, sempre continuando a baciarla; Katara lo tirava a sé. Per un momento il ragazzo pensò a Jet; sicuramente l’avrebbe odiato per questo, ma non poteva farci niente. In fondo a lui la dominatrice interessava molto di più che al suo braccio destro, che la trovava solo uno svago; lui sentiva di provare qualcosa di autentico.

-Zuko…-

Sussurrò lei staccandosi per un momento; le chiese cosa volesse.

-Tu non mi abbandonerai mai, vero?-

La baciò sul collo.

-Non potrei mai farlo-

Sorrise e, finalmente, si lasciò andare.

 

  
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