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Autore: Ninfea Blu    01/07/2011    21 recensioni
Oscar ha delle sorelle, lo sappiamo. Questa storia parla di una di queste sorelle, una che non conosciamo, perchè la Ikeda non ha pensato a una possibilità del genere. Danielle ha davvero molto in comune con Oscar... stessi capelli, stessi occhi. Qui parlerò dei suoi sentimenti, del suo rapporto con Oscar e inevitabilmente con l'amico Andrè che potrebbe, in qualche modo, mettersi fra loro. Perchè Danielle, gemella identica ma più femminile della nostra madamigella, potrebbe avere il coraggio di essere tutto quello che non è Oscar...
Aggiunte fan art cap. 7 - cap. 12
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi chiamo Josephine De Jarjayes

4 – Non giocare con lui.

 

Scusate il ritardo, ma eccomi qui.

Il punto di vista è quello di Danielle, ma in una parte ho dovuto cambiarlo per forza.

Spero che sia una buona lettura.

 

******

 

Stavo rientrando a palazzo Recamier accompagnata dal rumore della pioggia che batteva intensa sul tettuccio della mia carrozza. Quel suono scrosciante faceva da sottofondo ai pensieri più assurdi e incredibili che si concentravano nella mia testa da che mi ero allontanata dalla dimora di mio padre.

Oscar e Andrè; la mia mente li vedeva insieme, bagnati fradici, che correvano a cavallo verso casa, allegri e impazienti di scaldarsi davanti al camino di palazzo Jarjayes.

Vedevo Andrè preoccuparsi per mia sorella, avvolgerla con gentilezza nel mantello che le posava sulle spalle; lo immaginavo rientrare con lei sotto quel diluvio, poi in casa, invitarla a togliersi gli abiti bagnati.

Li immaginavo alla tiepida luce delle candele che disegnava strani riverberi attorno a loro, nell’intimità del salottino privato fermarsi a bere una cioccolata calda, per scaldarsi e difendersi dall’umidità che entrava nelle ossa.

Sapevo che appena varcata la soglia di casa, Oscar sarebbe stata avvisata da un paggio che ero tornata a Parigi; mi ero premurata di lasciarle un messaggio.

 

Cara Oscar,

quella di oggi è stata una giornata fantastica. Ho passato delle ore davvero piacevoli.

Era molto tempo che non mi sentivo così bene. Scusami se non sono rimasta ad attendere il tuo ritorno, ma ho preferito mettermi in viaggio, prima che le strade diventassero impraticabili, e il temporale mi bloccasse qui.

Come ho detto al tuo attendente questa sera, prima che mi lasciasse sola per venire a cercarti, ci terrei molto che tu venissi a trovarmi, magari la settimana prossima. Spero porterai Andrè con te. Vorrei rivedere anche lui. 

Nella fretta, non ho fatto in tempo a salutare maman, fallo tu per me.

 

Con sincero affetto.

 

Danielle.

 

 

Al rientro, la mia cameriera personale, Ninette, mi accolse e mi informò che i miei figli si erano addormentati presto, e che Monique, la mia vivace primogenita di nove anni, aveva bisticciato col fratello e per questo, era stata punita dall’istitutrice.

Ragazza sveglia e solare, Ninette è una persona semplice, discreta e fedele, e nutre un sincero, caloroso affetto per i miei bambini.

Di poche persone mi fido come di lei.

Per una natura sensibile che la contraddistingue, spesso riesce a intuire i miei turbamenti più segreti.

Credo che Ninette conosca alla perfezione tutte le vicende sentimentali che ho avuto e con chi. I miei amanti non sono mai stati un segreto per lei, e la cosa non mi crea alcun disagio, perché la ragazza sa tenere la lingua tra i denti.

Come ho avuto modo di constatare, anche questa sera, il suo intuito non l’avrebbe tradita affatto.

“La signora contessa da qualche giorno è insolitamente distratta da strani pensieri.”

Disse, posando la mia camicia da notte sul letto a baldacchino della mia camera, mentre io mi sedevo alla toilette per levarmi il trucco dal viso.

“Non ti si può nascondere nulla.”

“Se posso, madame, siete così da quando frequentate la casa del Colonnello Oscar, ma non credo che il problema sia vostra sorella; si tratta di un ospite di Palazzo Jarjayes?”

“In un certo senso…”

“Non sarà quel conte svedese di cui si parla tanto?”

Mi girai verso di lei e sorrisi un po’ sorpresa.

“Che ne sai tu, di questa storia?”

“Oh, quello che sanno tutti, madame. Anche tra la servitù, non si parla d’altro.”

Ninette fece una breve pausa, prima di pormi la domanda diretta.

“Lui è così bello come dicono?”

Mi ero alzata in piedi davanti allo specchio. Sentivo le dita esperte di Ninette giocare velocemente con i lacci del corsetto, sfilandoli dalle asole, liberando il mio seno dall’oppressione delle stecche di balena. Nella mia mente, netta si stagliava l’immagine di Andrè, la linea morbida delle sue labbra e il suo sguardo verde e profondo, che nulla aveva in comune con gli occhi freddi del conte.

“Oh, non soltanto bello; è affascinante, sensibile e gentile. Un uomo come pochi.”

Non mi stavo riferendo a Fersen, ma questo Ninette lo ignorava e non mi interessava puntualizzare quel dettaglio con lei.

“Sembrate davvero entusiasta, vi brillano gli occhi.” Constatò, guardando la mia immagine riflessa illuminata dalla luce di una candela. Sospirai, manifestando una vaga inquietudine.

“Hai ragione, cara Ninette. Conosci quella strana agitazione che si prova davanti alla persona che ci attrae? Quel palpito che attraversa il petto e non riesci a controllare? Ecco, a volte lui mi fa sentire così. È la prima volta che non mi sento padrona delle mie emozioni.”

“Parlate proprio da donna innamorata. Eppure dovreste essere avvezza a queste cose.”

“L’amore ci coglie sempre impreparati, Ninette. E presenta sempre nuovi ostacoli.” Pronunciai la frase con un sospiro malinconico che non sfuggì alla sveglia cameriera.

“C’è dell’altro che vi preoccupa?”

“Non ci crederai, ma qui, il problema potrebbe essere proprio la mia gemella.”

“Cosa? Volete dire che vostra sorella, Madamigella Oscar, la donna soldato, potrebbe essere vostra rivale in amore? Non lo avrei mai detto…”

La fanciulla proseguiva il suo lavoro, e toglieva le sottogonne facendole scivolare ai miei piedi.

“Stiamo parlando di una rivale inconsapevole, e il terreno di conquista sarà difficile anche per me.”

“Signora, io non ricordo un uomo che sia stato capace di resistervi, inoltre non capisco come vostra sorella possa ostacolarvi. – Attraverso lo specchio notai la sua espressione incerta. - Se non ho capito male, state dicendo che madamigella Oscar ha una certa simpatia per il conte svedese?”

Chiese Ninette, che aveva tolto le forcine dai miei capelli e ora li stava spazzolando con cura. Con i capelli sciolti sulle spalle mi sentivo un po’ come Oscar. Solo allora, mi voltai di nuovo verso di lei costringendola a interrompere il suo lavoro.

“Mi raccomando, che non ti scappi nulla del genere con nessuno. Oscar mi infilzerebbe con la sua spada se si venisse a sapere.”

Le avevo preso le mani e le avevo parlato con tono molto serio. Ninette accennò un lieve inchino.

“State tranquilla madame, nessuna vostra confidenza uscirà da questa stanza.”

Potevo essere certa che sarebbe stato così.

Eppure, nonostante la fiducia, con uno strano scrupolo dettato dal pudore, o forse era più simile all’ imbarazzo, avevo preferito non rivelare il mio sentimento per un servo e avevo depistato Ninette volutamente.

Mi aiutò a finire di svestirmi e prepararmi per la notte e quando finalmente fui sola nella mia camera da letto, altri pensieri, forse troppo maliziosi e assai poco verosimili, iniziarono a vorticarmi in testa e a stuzzicare la mia fantasia sovreccitata.

Con lo scopo di scacciarli, presi il libro di poesie posato sul comodino, con l’intenzione di concentrarmi nella lettura, ma fu un tentativo inutile. Essi non mi lasciavano in pace; erano come fantasmi scatenati da uno strano sentimento di cui non riuscivo ancora a decifrare i contorni poco definiti, una sensazione ambigua che mi portava a immaginare una situazione scabrosa che avrebbe potuto coinvolgere mia sorella e il suo attendente.

Li vedevo non rientrare a palazzo, ma fermarsi in qualche locanda ad aspettare la fine dell’acquazzone. Complice la solitudine, uno sguardo acceso dalla frustrazione di dover nascondere una passione segreta per il favorito della sua regina, vedevo mia sorella cercare consolazione e appagamento tra le braccia vigorose del suo amico e confidente. Passavano insieme la notte come un uomo e una donna, forti di quella libertà audace e disinvolta che esisteva tra loro; un incontro segreto di due corpi senza la necessità delle parole. Era tale la libertà di cui godeva Oscar, che avrebbe potuto prendersi tutti i piaceri senza troppe conseguenze; se fosse stata una persona un poco più disinvolta, con scarso senso dell’onore e senza remore morali si sarebbe concessa tutto quello che la sua posizione poteva concederle.

Ma sapevo che in rapporto a lei, erano pensieri assurdi, del tutto privi di fondamento.

Eppure mi perseguitava l’idea che quella loro amicizia potesse allargarsi alla sfera più intima.

La testa sul cuscino, cercavo di dormire, ma il sonno non voleva venire a trovarmi, e il mio cuore batteva troppo veloce nel petto, mentre un pungolo inopportuno lo infastidiva.

 

 

*******

 

 

A Oscar le poche parole di quel biglietto, fecero una strana impressione, che andò ad aggiungersi a tutte quelle che l’avevano tormentata durante quel giorno.

Le aveva rilette svariate volte, soffermandosi su alcune frasi; un lieve sconcerto l’aveva presa come se qualcuno le avesse rubato per un attimo il respiro.

Soprattutto il cenno su André le diede da pensare, ma non avrebbe saputo dire quale fosse il suo timore.

Di certo, era un vago sospetto che coinvolgeva la sorella, ma la sua consistenza le sfuggiva, come fumo impalpabile che si perde nell’aria.

Poche ore prima per lei era stato penoso dover incontrare Fersen; prima di raggiungerlo si era fermata lungo il fiume dove aveva dato sfogo a quel dolore che la stava soffocando; aveva pianto e poi si era apprestata a soddisfare la richiesta che le aveva fatto la regina.

Mentre tornava indietro, sul terreno fangoso con l’acqua che le inzuppava i capelli e la divisa, era stata felice di vedere André arrivare sulla strada sotto la pioggia battente; l’aveva abbracciata per porgerle il mantello e nel percepire il calore di quel contatto semplice tra loro, aveva dimenticato il tormento che l’aveva accompagnata per quasi tutto il giorno.

Non era più esistito Fersen, né le suppliche della regina Maria Antonietta, né la loro relazione scandalosa. Ora aveva il biglietto di Danielle tra le mani e l’ansia era tornata ad assalirla.

Mentre indugiava in quei pensieri Andrè richiamò la sua attenzione.

“Sarà meglio toglierci questi abiti bagnati Oscar.”

“Sì, hai ragione. Dopo raggiungimi in sala. Prenderemo qualcosa di caldo per scaldarci un po’, ti va?”

“Certamente.”

Pochi minuti dopo, erano ancora insieme seduti nel salottino privato davanti al fuoco acceso a sorseggiare cioccolata calda, benché fosse passato l’orario da un pezzo. Oscar guardava l’amico e pensava che poche ore prima si era trovato in quello stesso salottino, solo con Danielle, la sua gemella così uguale a lei e così diversa; si sorprese a chiedersi di cosa avessero parlato in sua assenza, come si fossero guardati, e come Andrè avesse guardato l’altra. La domanda le uscì quasi spontanea, sfumata di inaspettata curiosità.

“Ma oggi, tu e Danielle di cosa avete parlato?”

“Delle solite cose; è stata lei ad aprirsi maggiormente. Da quello che mi ha detto, ho avuto l’impressione che sia una donna infelice… della sua vita, del suo matrimonio… non me n’ero mai accorto.”

Dal tono, Andrè sembrava sinceramente dispiaciuto.

“Credo che sia così un po’ per tutte le mie sorelle, ma per Danielle forse lo è ancora di più; è sempre stata un po’ inquieta. Lei si è sposata a 15 anni e certamente mio cognato non deve averla mai amata per davvero, d'altronde non era un matrimonio d’amore…”

“Quando mai lo è tra membri della nobiltà, Oscar…”

“A volte possono nascere unioni davvero solide. Ma come mai Andrè, siete arrivati a parlare di questo?”

Andrè sorseggiò con calma la sua cioccolata prima di risponderle. Prendeva tempo.

“Così sai, si parlava dei vecchi tempi. Di quando eravamo bambini. Parlavamo di amicizia; mi ha detto che le manca un vero amico. Dalle sue parole mi è parso di capire che un po’ ti invidia…”

Oscar quasi rise.

“E cosa dovrebbe invidiarmi?”

Fu tentato di dirle la verità, ma preferì darle una risposta più vaga.

“La libertà, credo… la tua indipendenza in un mondo maschile.”

“Noi sorelle Jarjayes siamo strane; sempre insoddisfatte di qualcosa.”

Il tono di Oscar sembrava vagamente ironico. Non si era accorta di essersi sbilanciata troppo.

“Io credo che voi gemelle Jarjayes siete strane; inseguite sempre quello che non potete avere.”

Andrè si era alzato dalla poltrona per avvicinarsi al camino e ravviare il fuoco.

“Cosa intendi dire questa volta?” Adesso sembrava piccata dalla battuta del suo attendente.

“Intendo dire che tua sorella non sta bene dove sta. Spesso cerca altre cose.”

“Lo so. Sarà per questo che ogni tanto cade tra le braccia di qualche gentiluomo, che però la distrae per poco, perché si stanca in fretta. Dubito che sia mai stata davvero innamorata di qualcuno; quello che sta cercando non lo troverà mai nel letto del solito nobile annoiato e vizioso.”

Il tono di Oscar era pacato, quasi rassegnato e Andrè si sorprese di sentirle fare certe affermazioni; secondo lui quello era un argomento che lei non poteva conoscere a fondo.

“Tu non l’approvi, vero? Ti disturba il suo comportamento.” Sembrava un’ accusa.

“Non si tratta di questo. A volte vorrei che non si comportasse con tanta leggerezza; spesso prende per grandi amori quelli che sono solo fuochi di paglia che bruciano rapidamente.”

“Forse tua sorella cerca solo un po’ di felicità; non mi sento di biasimarla.”

E abbassò lo sguardo sulla bevanda calda, dolce amara che stava sorseggiando.

“Il mio non è biasimo e poi sono la prima che vorrebbe vederla felice.”

“Ci fu anche quel pittore, ricordi? Che storia! E non fu un fuoco di paglia.”

“Certo che lo ricordo; fu una storia lunga e tormentata, c’erano troppe complicazioni. Fortunatamente Danielle ha sempre saputo evitare gli scandali. Lui si rivelò geloso e possessivo fino all’inverosimile e mia sorella ha sempre avuto uno spirito libero e indipendente quanto il mio. Non ha mai gradito certi atteggiamenti.”

“È vero Oscar, in questo siete molto simili; ma penso che quel pittore fosse sinceramente innamorato di lei e aveva cercato solo di difendere il diritto di un uomo a reclamare per sé la donna che ama.”

Andrè aveva parlato con aperta convinzione, e Oscar ne fu sorpresa; dal tono, le era parso come se l’amico si sentisse direttamente coinvolto.

“Quindi pensi che Danielle avrebbe dovuto lasciare suo marito? Il padre dei suoi figli? Per seguire un uomo che non le avrebbe garantito alcun futuro?”

“Non è del tutto vero; il pittore aveva una discreta clientela. Credo che tua sorella abbia avuto paura, o forse non lo amava abbastanza.”

Le fiamme del camino crepitavano bruciando i ciocchi di legno, e diffondevano il loro calore e la loro luce attorno; Oscar rimase assorta qualche secondo a contemplarle, prima di riprendere a parlare di nuovo.

“Però ancora non capisco perché lei si sia confidata con te. Comunque, tornando a quello che hai detto prima: io che cosa cerco, Andrè?”

Andrè era rimasto in piedi vicino al camino con un gomito appoggiato al piano di marmo pregiato; osservava Oscar illuminata dalle fiamme del fuoco che facevano accendere i suoi capelli biondi, quindi assunse uno dei soliti toni ironici che tanto pungevano Oscar sul vivo.

“Che cosa cerca il Colonnello delle Guardie reali del Re di Francia? – parlava guardando in un punto imprecisato della piccola stanza. - Cerca di difendere Maria Antonietta dagli intrighi della corte, possibilmente senza farsi coinvolgere emotivamente, ma non sempre ci riesce… in questo momento, proprio non ci riesce…” e tornò a guardare lei.

“Smettila Andrè, per favore. - Sbottò Oscar. – Cosa avrei dovuto fare? Ignorare la richiesta della regina che mi chiedeva di andare da Fersen? Non potevo sottrarmi, lo sai.”

“Ma potevo andare io da lui, in vece tua…”

“Dovevo farlo io. Comunque, ho deciso che la settimana prossima non andrò al ballo a Versailles; le chiacchiere dei nobili attorno a questa storia non le sopporto più. Sai che faremo invece, André? Accetteremo l’invito di mia sorella e andremo qualche giorno a casa sua. Stare un po’ con lei mi farà bene…” esitò un attimo poi aggiunse rivolta all’amico.

“Andrè, non ti è sembrato che mia sorella fosse strana oggi?”

Che strano, pensò lui, era la stessa domanda che si era sentito rivolgere da Danielle nei confronti di Oscar. Non si poteva dire che quelle due donne non fossero molto simili.

“Cosa intendi per strana?”

“Mi è sembrata turbata. Non so; forse le sta accadendo qualcosa.”

Andrè non poté trattenersi dal ridere.

“Oh Dio, Oscar! Non penserai che si stia innamorando anche lei del conte di Fersen, vero?”

A Oscar la frase parve stranamente allusiva, ma non approfondì.

“Se si sta innamorando, non è di Fersen; lui non c’entra questa volta. L’interesse di Danielle è verso qualcun altro.” e al commento gli allungò un’ occhiata di traverso.

“Cosa? E chi sarebbe?” Andrè era davvero sorpreso.

“È solo un sospetto, non sono ancora sicura. Ma lo scoprirò. È per questo che la settimana prossima andremo a trovarla, Andrè.”

“Mi sorprendi davvero Oscar; di solito le avventure amorose di tua sorella non ti interessano tanto.” rispose Andrè divertito.

“Questa volta è diverso.” E non aggiunse altro.

 

 

*****

 

 

Mia sorella ha deciso di venire a passare qualche giorno da me, ma io ho pensato all’ultimo momento di lasciare Parigi e di trasferirmi per un po’ nella tenuta di campagna che i Recamier hanno fuori città. L’ho fatto perché ero stanca dell’atmosfera che si respira qui, del brusio delle voci e delle insinuazioni; ho bisogno di tranquillità. Naturalmente ho invitato Oscar a raggiungermi e lei ha accettato. In realtà ho agito anche per calcolo; sul mio terreno sarà più facile per me gestire la situazione che potrebbe venire a crearsi.

Particolarmente favorevole è il fatto che mio marito starà lontano per diversi giorni, a causa di alcuni impegni che lo hanno portato in alcuni nostri possedimenti nelle terre della Loira.

Volevo invitare anche Fersen; non che io abbia qualche interesse verso di lui, ma se quello che penso ha un fondamento di verità, forse mettere mia sorella di fronte alla realtà, servirà a farle aprire gli occhi. Ho colto da parte del nobile svedese un palese interesse nei miei confronti; sicuramente l’ho affascinato, anche se certamente non si è invaghito di me, perché il suo primo pensiero va sempre alla regina, la donna che sono certa, lui ami. Meglio così, non ho intenzione di gestire un nuovo innamorato e sedurre Fersen non fa parte dei miei piani. È venuto diverse volte a farmi visita a Parigi e non ho potuto non notare un atteggiamento che riconosco fin troppo bene in un uomo che tenta di insidiarmi; quale fantasia nella sua mente un po’ perversa devo aver scatenato lo posso indovinare facilmente, sono troppo avvezza a queste cose.

In fondo è un uomo come tutti gli altri, ma Oscar si è fatta di lui un’immagine troppo ideale che non corrisponde assolutamente a quello che è la persona e io mi sono messa in testa di strapparle quel velo che le offusca la vista.

Mi fa una certa rabbia che una come lei non riesca a capire come stanno davvero le cose.

Improvvisamente mi balza alla mente l’immagine di Andrè; non so pensare a lui come a un uomo qualsiasi, non a un uomo come gli altri almeno. Se tentassi di conquistarlo non sarebbe facile.

Sono certa che non è un uomo che si lascia ammaliare dallo sguardo compiacente di una donna.

No, con il bel attendente non potrei giocare come ho fatto con altri, e per la prima volta mi sento davvero insicura di me stessa. Non credo neppure di volerci provare, vorrei solo stargli vicino e sperare che magari si accorga di quello che provo. Ma non so cosa posso aspettarmi.

Però intanto, verrà qui con Oscar, starà qui qualche giorno e io potrò vederlo, parlare con lui e chissà, forse potrei riuscire a rubarlo a lei.

No, cosa vado a pensare?

Non si tratterebbe di rubare, perché lui è un uomo libero e Oscar non può certamente reclamarlo.

Non vedo l’ora che arrivi qui.

Ho dovuto attendere solo qualche giorno e una mattina sul tardi, ho visto sopraggiungere la carrozza dei Jarjayes.

Naturalmente, da buona padrona di casa ho dato subito il benvenuto ai miei ospiti.

Mentre davo le disposizioni alla servitù per sistemare Oscar e Andrè nelle loro stanze, mi fu inoltrato un messaggio del conte di Fersen; alla fine aveva accettato il mio invito molto cortesemente e mi comunicava che sarebbe giunto il giorno seguente. Adesso avrei dovuto comunicare la notizia anche ad Oscar e ancora non sapevo come avrebbe preso la faccenda. Soprattutto non sapevo come avrebbe reagito Andrè, ma qui non avrebbe potuto eclissarsi come faceva a palazzo Jarjayes.

L’occasione di metterlo alla prova si presentò subito dopo pranzo.

Lo osservai attentamente al fine di cogliere qualsiasi reazione da parte sua, anche la più dissimulata. Eravamo in salotto comodamente seduti a fare conversazione.

Oscar stava salutando i suoi nipoti che si dimostravano sempre molto entusiastici di incontrarla, quando decisi di darle la notizia.

“Tu non lo sai ancora, cara, ma il conte di Fersen domani ci raggiungerà qui. Ho voluto invitare anche lui, pensando che la cosa potesse farti piacere e poi è un uomo di ottima compagnia.”

Uno sguardo di velato interesse tradì la sua sorpresa, ma fu la reazione di Andrè a colpirmi principalmente; fino a quel momento, la sua espressione mi era apparsa serena e rilassata, ma appena avevo nominato Fersen si era quasi fatto scuro in volto e la sua bocca si era piegata in una smorfia amara trattenuta a stento. Non fece alcun commento, ma dai suoi occhi si poteva intuire cosa stesse pensando: non era affatto contento. Mi dispiaceva un po’ che la prendesse così male, ma il conte era indispensabile per quello che mi prefiggevo di fare.

Aspettavo il commento di Oscar che infatti non si fece attendere.

“Sarò lieta d’incontrarlo… - e mentre lo diceva avevo l’impressione che pensasse esattamente il contrario – Danielle, sei diventata molto intima con Fersen, o sbaglio? Vi frequentate spesso a quanto mi risulta.” e la sua non era una domanda, ma un’ ovvia constatazione.

“Sì, è vero. Il conte è venuto spesso a trovarmi a Parigi…” ammisi indifferente.

“Oh, davvero; posso chiederti in che rapporti sei con lui?”

Nel tono di Oscar potevo percepire una lieve apprensione, ma non avrebbe mai formulato a voce il suo timore. Ma io sapevo benissimo di cosa poteva aver paura.

“Siamo buoni amici. Una sera ci siamo incontrati a teatro e dal momento che ero sola, mi ha tenuto compagnia tutta la sera. Da lì ha preso a frequentare la mia casa e devo dire che si è inserito benissimo nella cerchia dei miei amici. È molto stimato e apprezzato da tutti. Ma tu questo lo sai già molto bene.” le dissi agitando il ventaglio con eleganza.

“Avevo capito che lo trovavi poco interessante; stai cambiando idea?”

La voce di mia sorella era diventata ironica e io sapevo benissimo dove voleva andare a parare. Pensai bene di smontare subito la sua teoria.

“Oscar ti prego, non mi fraintendere; non ho nessun tipo di interesse personale verso il conte di Fersen. È un uomo non privo di attrattive, interessante, certo, ma non abbastanza da indurmi a farne uno dei miei amanti, se è questo che pensi.”

Andrè restò in silenzio di fronte a quel nostro piccolo diverbio, i suoi occhi si posavano ora su di me, ora su Oscar.

“Non lo penso affatto, altrimenti non mi avresti invitata qui. E comunque, la cosa non potrebbe riguardarmi.”

Mi rispose con tono fermo e serio. Troppo serio.

Per quanto tentasse di nasconderlo era evidente il suo nervosismo ed era ancor più evidente che non avrebbe voluto incontrare Fersen su quel terreno, ma non capivo esattamente perché.

Andrè invece si manteneva imperturbabile e non sembrava voler entrare nel discorso. Scoprii solo più tardi che la sua calma era solo apparente, inoltre aveva intuito che mi prefiggevo uno scopo che coinvolgeva Oscar. Ancora una volta mi sarei sorpresa di quanto fosse protettivo nei suoi confronti.

 

Oscar era andata a riposare qualche ora ed io ero rimasta sola nel giardino della villa, a camminare sotto gli alberi da frutto della mia tenuta, quando André mi raggiunse; capii subito dal suo atteggiamento diretto che non lo avrei blandito con delle banali scuse. Mi arrivò dietro le spalle afferrandomi per un braccio.

“Danielle, che cosa stai cercando di fare? I tuoi giochetti non mi piacciono.”

Il suo tono era perentorio.

“Lasciami il braccio, mi stai facendo male.” Gli dissi decisa.

“Allora? Perché hai invitato Fersen?”

Continuava a stringermi il braccio e non pareva voler mollare la presa.

“È un amico, e gli amici si invitano a casa propria. Cosa c’è di strano?”

“Fersen non è un semplice amico, lo sai benissimo. È forse l’uomo più discusso di Francia in questo momento. Io trovo molto strano che tu ci abbia riuniti tutti qui, sotto il tuo tetto. Tu hai in mente qualcosa che riguarda anche Oscar; perché vuoi coinvolgerla nelle tue trame?”

“Andrè così mi offendi; parli come se io fossi una di quelle sciocche intriganti che si trovano a Versailles. Non è nel mio stile divertirmi alle spalle altrui.”

Ero infastidita dal suo atteggiamento e glielo feci capire, ma lui non si calmò affatto.

“Perché hai invitato Fersen quando hai detto di aver capito cosa prova Oscar per lui… e cosa provo io? Non stai cercando di fare in modo che lui e Oscar…”

“Oh, Dio! Ma come ti viene un’ idea del genere?” ero sinceramente scandalizzata da un’ idea simile.

Il suo sguardo divenne perplesso e lievemente preoccupato. Non me la sentii di lasciarlo nell’incertezza, e anche se non potevo spiegargli tutto, volevo che almeno fosse sicuro delle mie buone intenzioni.

“Andrè non dovrei dirtelo, perché non è cosa che dovrebbe riguardarti, ma te lo dico ugualmente, così forse ti calmerai: lo sai che ho notato nel conte un palese interesse nei miei confronti? Ti assicuro che egli non è nulla per me, ma intendo scoprire da cosa deriva il suo interesse; forse dal fatto che io sia la sorella di Oscar, o forse no. Non lo so esattamente, vorrei solo capire quanto sia sincero e disinteressato.”

“Posso dirtelo io; non è né sincero, né disinteressato. Lo sai anche tu che ama soltanto la regina e nonostante questo, non riesce ad esserle fedele.”

Sentivo il suo sguardo che mi frugava addosso, mi pareva che leggesse attraverso le mie iridi.

“Non è lui che mi interessa, André…” dissi in un soffio, lanciandogli un’ occhiata eloquente che sono sicura, colse in pieno.

“Non importa. Se avevi in mente dei giochini con Fersen, non dovevi invitare Oscar, qui; la farai star male.”

“O forse le farò aprire gli occhi, dipende.”

Ripresi a camminare con calma lungo il sentiero e sentivo il sole che scaldava le mie guance; agitavo il ventaglio per avere un po’ di refrigerio. Andrè continuava a seguirmi. Non si era del tutto calmato.

“Perché ti preoccupi di questo? Sei troppo annoiata della vita che fai che devi gestire quella degli altri?” era diventato cinico e mi sentii offesa.

“André!!”

Mi voltai verso di lui e alzai una mano, decisa; lo colpii in pieno viso. Lui incassò il colpo senza fare alcuna resistenza, non reagì se non massaggiandosi leggermente la guancia un poco arrossata. Posò le mani lungo i fianchi; quando mi rispose, la sua voce mi colpì con una fitta acuta di dolore.

“Danielle, giocare coi sentimenti delle persone è come scherzare col fuoco; può essere molto pericoloso. Tienilo a mente.”

Il tono che aveva usato era stato severo, poi a grandi passi aveva abbandonato il giardino tornando verso la mia dimora.

Io non volevo giocare coi suoi sentimenti e neppure con quelli di Oscar; in realtà volevo solo che lei si liberasse della sua ridicola ossessione per Fersen, ma non sapevo esattamente perché avessi questo desiderio. Forse perché mi sembrava infelice? Oppure perché non volevo che commettesse lo stesso errore che avevo fatto io in passato, quando mi ero innamorata dell’unico uomo che non avrei potuto avere?

Un errore che forse stavo per fare nuovamente e sentivo che non sarei riuscita ad evitarlo. Perché ricadiamo sempre negli stessi sbagli?

Nutrivo l’illusione che se Andrè poteva amare mia sorella, forse avrebbe potuto amare anche me, per la stessa ragione.

Ma non era la razionalità a guidarmi, non sapevo neppure cosa fosse adesso, quel dolore che sentivo nel petto, dopo che Andrè se n’era andato lasciandomi sul cuore il peso di quelle parole amare.

 

Non rimasi sola a lungo perché Oscar mi raggiunse pochi minuti dopo.

Aveva un’ aria stanca; non aveva sicuramente dormito. Doveva essere rimasta a rimuginare nella sua stanza per tutto quel tempo e intuivo benissimo quale fosse stato l’oggetto dei suoi pensieri. Me lo confermarono le sue parole.

“Credevo che Fersen sarebbe rimasto a Parigi, non mi aspettavo che lo avrei trovato qui.”

“Neppure io ero sicura che avrebbe accettato il mio invito. Oscar, ho come l’impressione che tu non gradisca incontrarlo. Mi sto sbagliando, forse? Ci sono state delle incomprensioni tra voi? Forse a causa della regina?”

“No, niente del genere. Solo che avevo pensato di venire qui e dimenticarmi per un po’ di Versailles e tutti i suoi scandali, capisci cosa intendo?”

“Perfettamente, e ti dico che non devi preoccuparti; trascorreremo tranquillamente le nostre giornate senza doverci preoccupare di pettegolezzi inutili e fastidiosi.”

“Sarà certamente così.”

Restò in silenzio un momento, sembrava persa in qualche strano pensiero; poi a bruciapelo, mi fece l’unica domanda per cui non ero preparata.

“Cosa è successo con André?”

Mi colse completamente di sorpresa e se ne accorse. Di fronte alla mia espressione incredula mi incalzò nuovamente.

“L’ho incontrato poco fa; aveva un’ espressione seccata e piuttosto arrabbiata, e a giudicare dal tuo stupore, forse tu sai perché.”

Non seppi cosa risponderle. Quasi annaspai alla disperata ricerca di una scusa. Poi optai per quella più banale, ma sicura.

“Non saprei cosa dirti Oscar, comunque non è accaduto nulla di grave. Abbiamo parlato come facciamo solitamente.”

“Ultimamente per parlare, cerchi spesso la compagnia del mio attendente.” constatò.

Potrei giurarci che nello sguardo le passò l’ombra di un dubbio. Oscar non mi credeva? Cosa pensava davvero?

“Sì, nonostante qualche divergenza di opinione.” Le dissi cercando di non dare importanza a quello che stavo dicendo. Cercai di essere convincente.

“Andrè non si arrabbia mai per niente e qualsiasi cosa tu abbia detto, devi averlo seriamente offeso, Danielle. Vorrei che tu evitassi discussioni con lui, in futuro.”

“Ma Oscar, non ti sembra di esagerare? Perché ti scaldi tanto per una sciocchezza?”

Ero davvero sorpresa di notare un atteggiamento del genere in lei; non sapevo che fosse così protettiva nei confronti di Andrè, quasi quanto lui lo era con lei. Che cosa significava? Perché si stava preoccupando tanto per André?

“Danielle, André è il mio più caro amico; non angustiarlo con i tuoi problemi personali che comunque, non potrebbe risolvere; non giocare con lui.”

Guardai mia sorella negli occhi e ammutolii davanti al suo sguardo serio; qualcosa nella sua espressione mi spaventò.

Leggevo in lei una strana determinazione che ero certa di non aver mai colto; sembrava reclamare uno specie di possesso. Aveva calcato il tono sulle parole mio amico, quasi sottolineandole e di nuovo avvertivo quella specie di esclusività che distingueva il loro legame.

Forse fu in quel momento che capii che Oscar non ammetteva e non avrebbe ammesso interferenze esterne a quella loro amicizia.

Oscar teneva a lui più di quanto credessi, più di quanto lei stessa fosse disposta ad ammettere. E Fersen allora? Come si inseriva il presunto amante della regina in quella specie di triangolo? Non aggiunse altro e se ne andò, lasciandomi lì assolutamente stranita e timorosa di riuscire a entrare nel cuore di Andrè, chiedendomi cosa avrebbe potuto significare mettermi tra loro.

 

 

Continua…

 

 

Salve a tutte e scusate il ritardo di questo aggiornamento, ma prima non potevo.

Questa storia è davvero complessa e complicata e ammetto che ho qualche timore di fare passi falsi, ma faccio del mio meglio per rendere credibile e vera Danielle.

Come vedete ho cercato in massima parte di tenere il punto di vista di Danielle, che poi è quello che io tendo a privilegiare. Ho pensato molto a una possibile soluzione alternativa, ho pensato anche di cancellare la scena tra Oscar e Andrè, ma mi pareva che mancasse qualcosa, e dovevo far capire un po’ i pensieri di entrambi e le loro reazioni, e non ho trovato altra soluzione che la terza persona. Io spero che vi sia piaciuto, soprattutto che non stoni troppo nel capitolo, fatemi sapere i vostri pareri che sono sempre ben accetti.

Naturalmente vi ringrazio per le numerosissime recensioni che mi hanno davvero sorpreso e mi hanno fatto molto piacere; avrei voluto rispondere a tutte, ma non ho fatto in tempo.

Vi saluto e al prossimo capitolo.

 

   
 
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