4 – Non giocare con lui.
Scusate il ritardo, ma
eccomi qui.
Il punto di vista è
quello di Danielle, ma in una parte ho dovuto cambiarlo per forza.
Spero che sia una buona
lettura.
******
Stavo rientrando a palazzo Recamier
accompagnata dal rumore della pioggia che batteva intensa sul tettuccio della
mia carrozza. Quel suono scrosciante faceva da sottofondo ai pensieri più assurdi
e incredibili che si concentravano nella mia testa da che mi ero allontanata
dalla dimora di mio padre.
Oscar e Andrè; la mia mente li vedeva
insieme, bagnati fradici, che correvano a cavallo verso casa, allegri e
impazienti di scaldarsi davanti al camino di palazzo Jarjayes.
Vedevo Andrè preoccuparsi per mia
sorella, avvolgerla con gentilezza nel mantello che le posava sulle spalle; lo
immaginavo rientrare con lei sotto quel diluvio, poi in casa, invitarla a
togliersi gli abiti bagnati.
Li immaginavo alla tiepida luce delle
candele che disegnava strani riverberi attorno a loro, nell’intimità del
salottino privato fermarsi a bere una cioccolata calda, per scaldarsi e
difendersi dall’umidità che entrava nelle ossa.
Sapevo che appena varcata la soglia
di casa, Oscar sarebbe stata avvisata da un paggio che ero tornata a Parigi; mi
ero premurata di lasciarle un messaggio.
Cara Oscar,
quella di oggi è stata una giornata
fantastica. Ho passato delle ore davvero piacevoli.
Era molto tempo che non mi sentivo
così bene. Scusami se non sono rimasta ad attendere il tuo ritorno, ma ho
preferito mettermi in viaggio, prima che le strade diventassero impraticabili,
e il temporale mi bloccasse qui.
Come ho detto al tuo attendente
questa sera, prima che mi lasciasse sola per venire a cercarti, ci terrei molto
che tu venissi a trovarmi, magari la settimana prossima. Spero porterai Andrè
con te. Vorrei rivedere anche lui.
Nella fretta, non ho fatto in tempo a
salutare maman, fallo tu per me.
Con sincero affetto.
Danielle.
Al rientro, la mia cameriera
personale, Ninette, mi accolse e mi informò che i miei figli si erano
addormentati presto, e che Monique, la mia vivace primogenita di nove anni,
aveva bisticciato col fratello e per questo, era stata punita dall’istitutrice.
Ragazza sveglia e solare, Ninette è
una persona semplice, discreta e fedele, e nutre un sincero, caloroso affetto
per i miei bambini.
Di poche persone mi fido come di lei.
Per una natura sensibile che la
contraddistingue, spesso riesce a intuire i miei turbamenti più segreti.
Credo che Ninette conosca alla perfezione
tutte le vicende sentimentali che ho avuto e con chi. I miei amanti non sono
mai stati un segreto per lei, e la cosa non mi crea alcun disagio, perché la
ragazza sa tenere la lingua tra i denti.
Come ho avuto modo di constatare,
anche questa sera, il suo intuito non l’avrebbe tradita affatto.
“La signora contessa da qualche
giorno è insolitamente distratta da strani pensieri.”
Disse, posando la mia camicia da
notte sul letto a baldacchino della mia camera, mentre io mi sedevo alla
toilette per levarmi il trucco dal viso.
“Non ti si può nascondere nulla.”
“Se posso, madame, siete così da
quando frequentate la casa del Colonnello Oscar, ma non credo che il problema sia
vostra sorella; si tratta di un ospite di Palazzo Jarjayes?”
“In un certo senso…”
“Non sarà quel conte svedese di cui
si parla tanto?”
Mi girai verso di lei e sorrisi un
po’ sorpresa.
“Che ne sai tu, di questa storia?”
“Oh, quello che sanno tutti, madame.
Anche tra la servitù, non si parla d’altro.”
Ninette fece una breve pausa, prima
di pormi la domanda diretta.
“Lui è così bello come dicono?”
Mi ero alzata in piedi davanti allo specchio. Sentivo le dita esperte di Ninette
giocare velocemente con i lacci del corsetto, sfilandoli dalle asole, liberando
il mio seno dall’oppressione delle stecche di balena. Nella mia mente, netta si
stagliava l’immagine di Andrè, la linea morbida delle sue labbra e il suo
sguardo verde e profondo, che nulla aveva in comune con gli occhi freddi del
conte.
“Oh, non soltanto bello; è
affascinante, sensibile e gentile. Un uomo come pochi.”
Non mi stavo riferendo a Fersen, ma
questo Ninette lo ignorava e non mi interessava puntualizzare quel dettaglio
con lei.
“Sembrate davvero entusiasta, vi
brillano gli occhi.” Constatò, guardando la mia immagine riflessa
illuminata dalla luce di una candela. Sospirai, manifestando una vaga
inquietudine.
“Hai ragione, cara Ninette. Conosci
quella strana agitazione che si prova davanti alla persona che ci attrae? Quel
palpito che attraversa il petto e non riesci a controllare? Ecco, a volte lui
mi fa sentire così. È la prima volta che non mi sento padrona delle mie
emozioni.”
“Parlate proprio da donna innamorata.
Eppure dovreste essere avvezza a queste cose.”
“L’amore ci coglie sempre
impreparati, Ninette. E presenta sempre nuovi ostacoli.” Pronunciai la frase
con un sospiro malinconico che non sfuggì alla sveglia cameriera.
“C’è dell’altro che vi preoccupa?”
“Non ci crederai, ma qui, il problema
potrebbe essere proprio la mia gemella.”
“Cosa? Volete dire che vostra
sorella, Madamigella Oscar, la donna soldato, potrebbe essere vostra rivale in
amore? Non lo avrei mai detto…”
La fanciulla proseguiva il suo
lavoro, e toglieva le sottogonne facendole scivolare ai miei piedi.
“Stiamo parlando di una rivale
inconsapevole, e il terreno di conquista sarà difficile anche per me.”
“Signora, io non ricordo un uomo che
sia stato capace di resistervi, inoltre non capisco come vostra sorella possa
ostacolarvi. – Attraverso lo specchio notai la sua espressione incerta. - Se
non ho capito male, state dicendo che madamigella Oscar ha una certa simpatia
per il conte svedese?”
Chiese Ninette, che aveva tolto le
forcine dai miei capelli e ora li stava spazzolando con cura. Con i capelli sciolti
sulle spalle mi sentivo un po’ come Oscar. Solo allora, mi voltai di nuovo verso
di lei costringendola a interrompere il suo lavoro.
“Mi raccomando, che non ti scappi
nulla del genere con nessuno. Oscar mi infilzerebbe con la sua spada se si
venisse a sapere.”
Le avevo preso le mani e le avevo
parlato con tono molto serio. Ninette accennò un lieve inchino.
“State tranquilla madame, nessuna
vostra confidenza uscirà da questa stanza.”
Potevo essere certa che sarebbe stato
così.
Eppure, nonostante la fiducia, con
uno strano scrupolo dettato dal pudore, o forse era più simile all’ imbarazzo,
avevo preferito non rivelare il mio sentimento per un servo e avevo depistato
Ninette volutamente.
Mi aiutò a finire di svestirmi e
prepararmi per la notte e quando finalmente fui sola nella mia camera da letto,
altri pensieri, forse troppo maliziosi e assai poco verosimili, iniziarono a
vorticarmi in testa e a stuzzicare la mia fantasia sovreccitata.
Con lo scopo di scacciarli, presi il
libro di poesie posato sul comodino, con l’intenzione di concentrarmi nella
lettura, ma fu un tentativo inutile. Essi non mi lasciavano in pace; erano come
fantasmi scatenati da uno strano sentimento di cui non riuscivo ancora a
decifrare i contorni poco definiti, una sensazione ambigua che mi portava a
immaginare una situazione scabrosa che avrebbe potuto coinvolgere mia sorella e
il suo attendente.
Li vedevo non rientrare a palazzo, ma
fermarsi in qualche locanda ad aspettare la fine dell’acquazzone. Complice la
solitudine, uno sguardo acceso dalla frustrazione di dover nascondere una passione
segreta per il favorito della sua regina, vedevo mia sorella cercare
consolazione e appagamento tra le braccia vigorose del suo amico e confidente.
Passavano insieme la notte come un uomo e una donna, forti di quella libertà
audace e disinvolta che esisteva tra loro; un incontro segreto di due corpi
senza la necessità delle parole. Era tale la libertà di cui godeva Oscar, che
avrebbe potuto prendersi tutti i piaceri senza troppe conseguenze; se fosse
stata una persona un poco più disinvolta, con scarso senso dell’onore e senza
remore morali si sarebbe concessa tutto quello che la sua posizione poteva
concederle.
Ma sapevo che in rapporto a lei,
erano pensieri assurdi, del tutto privi di fondamento.
Eppure mi perseguitava l’idea che
quella loro amicizia potesse allargarsi alla sfera più intima.
La testa sul cuscino, cercavo di
dormire, ma il sonno non voleva venire a trovarmi, e il mio cuore batteva
troppo veloce nel petto, mentre un pungolo inopportuno lo infastidiva.
*******
A Oscar le poche parole di quel
biglietto, fecero una strana impressione, che andò ad aggiungersi a tutte
quelle che l’avevano tormentata durante quel giorno.
Le aveva rilette svariate volte,
soffermandosi su alcune frasi; un lieve sconcerto l’aveva presa come se
qualcuno le avesse rubato per un attimo il respiro.
Soprattutto il cenno su André le
diede da pensare, ma non avrebbe saputo dire quale fosse il suo timore.
Di certo, era un vago sospetto che
coinvolgeva la sorella, ma la sua consistenza le sfuggiva, come fumo impalpabile
che si perde nell’aria.
Poche ore prima per lei era stato
penoso dover incontrare Fersen; prima di raggiungerlo si era fermata lungo il
fiume dove aveva dato sfogo a quel dolore che la stava soffocando; aveva pianto
e poi si era apprestata a soddisfare la richiesta che le aveva fatto la regina.
Mentre tornava indietro, sul terreno
fangoso con l’acqua che le inzuppava i capelli e la divisa, era stata felice di
vedere André arrivare sulla strada sotto la pioggia battente; l’aveva
abbracciata per porgerle il mantello e nel percepire il calore di quel contatto
semplice tra loro, aveva dimenticato il tormento che l’aveva accompagnata per
quasi tutto il giorno.
Non era più esistito Fersen, né le
suppliche della regina Maria Antonietta, né la loro relazione scandalosa. Ora
aveva il biglietto di Danielle tra le mani e l’ansia era tornata ad assalirla.
Mentre indugiava in quei pensieri
Andrè richiamò la sua attenzione.
“Sarà meglio toglierci questi abiti
bagnati Oscar.”
“Sì, hai ragione. Dopo raggiungimi in
sala. Prenderemo qualcosa di caldo per scaldarci un po’, ti va?”
“Certamente.”
Pochi minuti dopo, erano ancora
insieme seduti nel salottino privato davanti al fuoco acceso a sorseggiare
cioccolata calda, benché fosse passato l’orario da un pezzo. Oscar guardava
l’amico e pensava che poche ore prima si era trovato in quello stesso
salottino, solo con Danielle, la sua gemella così uguale a lei e così diversa;
si sorprese a chiedersi di cosa avessero parlato in sua assenza, come si
fossero guardati, e come Andrè avesse guardato l’altra. La domanda le uscì
quasi spontanea, sfumata di inaspettata curiosità.
“Ma oggi, tu e Danielle di cosa avete
parlato?”
“Delle solite cose; è stata lei ad
aprirsi maggiormente. Da quello che mi ha detto, ho avuto l’impressione che sia
una donna infelice… della sua vita, del suo matrimonio… non me n’ero mai
accorto.”
Dal tono, Andrè sembrava sinceramente
dispiaciuto.
“Credo che sia così un po’ per tutte
le mie sorelle, ma per Danielle forse lo è ancora di più; è sempre stata un po’
inquieta. Lei si è sposata a 15 anni e certamente mio cognato non deve averla
mai amata per davvero, d'altronde non era un matrimonio d’amore…”
“Quando mai lo è tra membri della
nobiltà, Oscar…”
“A volte possono nascere unioni
davvero solide. Ma come mai Andrè, siete arrivati a parlare di questo?”
Andrè sorseggiò con calma la sua
cioccolata prima di risponderle. Prendeva tempo.
“Così sai, si parlava dei vecchi
tempi. Di quando eravamo bambini. Parlavamo di amicizia; mi ha detto che le manca
un vero amico. Dalle sue parole mi è parso di capire che un po’ ti invidia…”
Oscar quasi rise.
“E cosa dovrebbe invidiarmi?”
Fu tentato di dirle la verità, ma
preferì darle una risposta più vaga.
“La libertà, credo… la tua
indipendenza in un mondo maschile.”
“Noi sorelle Jarjayes siamo strane;
sempre insoddisfatte di qualcosa.”
Il tono di Oscar sembrava vagamente
ironico. Non si era accorta di essersi sbilanciata troppo.
“Io credo che voi gemelle Jarjayes
siete strane; inseguite sempre quello che non potete avere.”
Andrè si era alzato dalla poltrona
per avvicinarsi al camino e ravviare il fuoco.
“Cosa intendi dire questa volta?”
Adesso sembrava piccata dalla battuta del suo attendente.
“Intendo dire che tua sorella non sta
bene dove sta. Spesso cerca altre cose.”
“Lo so. Sarà per questo che ogni
tanto cade tra le braccia di qualche gentiluomo, che però la distrae per poco,
perché si stanca in fretta. Dubito che sia mai stata davvero innamorata di
qualcuno; quello che sta cercando non lo troverà mai nel letto del solito
nobile annoiato e vizioso.”
Il tono di Oscar era pacato, quasi
rassegnato e Andrè si sorprese di sentirle fare certe affermazioni; secondo lui
quello era un argomento che lei non poteva conoscere a fondo.
“Tu non l’approvi, vero? Ti disturba
il suo comportamento.” Sembrava un’ accusa.
“Non si tratta di questo. A volte
vorrei che non si comportasse con tanta leggerezza; spesso prende per grandi
amori quelli che sono solo fuochi di paglia che bruciano rapidamente.”
“Forse tua sorella cerca solo un po’
di felicità; non mi sento di biasimarla.”
E abbassò lo sguardo sulla bevanda
calda, dolce amara che stava sorseggiando.
“Il mio non è biasimo e poi sono la
prima che vorrebbe vederla felice.”
“Ci fu anche quel pittore, ricordi?
Che storia! E non fu un fuoco di paglia.”
“Certo che lo ricordo; fu una storia
lunga e tormentata, c’erano troppe complicazioni. Fortunatamente Danielle ha
sempre saputo evitare gli scandali. Lui si rivelò geloso e possessivo fino
all’inverosimile e mia sorella ha sempre avuto uno spirito libero e
indipendente quanto il mio. Non ha mai gradito certi atteggiamenti.”
“È vero Oscar, in questo siete molto
simili; ma penso che quel pittore fosse sinceramente innamorato di lei e aveva
cercato solo di difendere il diritto di un uomo a reclamare per sé la donna che
ama.”
Andrè aveva parlato con aperta
convinzione, e Oscar ne fu sorpresa; dal tono, le era parso come se l’amico si
sentisse direttamente coinvolto.
“Quindi pensi che Danielle avrebbe
dovuto lasciare suo marito? Il padre dei suoi figli? Per seguire un uomo che
non le avrebbe garantito alcun futuro?”
“Non è del tutto vero; il pittore
aveva una discreta clientela. Credo che tua sorella abbia avuto paura, o forse
non lo amava abbastanza.”
Le fiamme del camino crepitavano bruciando
i ciocchi di legno, e diffondevano il loro calore e la loro luce attorno; Oscar
rimase assorta qualche secondo a contemplarle, prima di riprendere a parlare di
nuovo.
“Però ancora non capisco perché lei
si sia confidata con te. Comunque, tornando a quello che hai detto prima: io
che cosa cerco, Andrè?”
Andrè era rimasto in piedi vicino al
camino con un gomito appoggiato al piano di marmo pregiato; osservava Oscar
illuminata dalle fiamme del fuoco che facevano accendere i suoi capelli biondi,
quindi assunse uno dei soliti toni ironici che tanto pungevano Oscar sul vivo.
“Che cosa cerca il Colonnello delle
Guardie reali del Re di Francia? – parlava guardando in un punto imprecisato
della piccola stanza. - Cerca di difendere Maria Antonietta dagli intrighi
della corte, possibilmente senza farsi coinvolgere emotivamente, ma non sempre
ci riesce… in questo momento, proprio non ci riesce…” e tornò a guardare lei.
“Smettila Andrè, per favore. - Sbottò
Oscar. – Cosa avrei dovuto fare? Ignorare la richiesta della regina che mi
chiedeva di andare da Fersen? Non potevo sottrarmi, lo sai.”
“Ma potevo andare io da lui, in vece
tua…”
“Dovevo farlo io. Comunque, ho deciso
che la settimana prossima non andrò al ballo a Versailles; le chiacchiere dei nobili
attorno a questa storia non le sopporto più. Sai che faremo invece, André?
Accetteremo l’invito di mia sorella e andremo qualche giorno a casa sua. Stare
un po’ con lei mi farà bene…” esitò un attimo poi aggiunse rivolta all’amico.
“Andrè, non ti è sembrato che mia
sorella fosse strana oggi?”
Che strano, pensò lui, era la stessa
domanda che si era sentito rivolgere da Danielle nei confronti di Oscar. Non si
poteva dire che quelle due donne non fossero molto simili.
“Cosa intendi per strana?”
“Mi è sembrata turbata. Non so; forse
le sta accadendo qualcosa.”
Andrè non poté trattenersi dal
ridere.
“Oh Dio, Oscar! Non penserai che si
stia innamorando anche lei del conte di Fersen, vero?”
A Oscar la frase parve stranamente
allusiva, ma non approfondì.
“Se si sta innamorando, non è di
Fersen; lui non c’entra questa volta. L’interesse di Danielle è verso qualcun
altro.” e al commento gli allungò un’ occhiata di traverso.
“Cosa? E chi sarebbe?” Andrè era
davvero sorpreso.
“È solo un sospetto, non sono ancora
sicura. Ma lo scoprirò. È per questo che la settimana prossima andremo a
trovarla, Andrè.”
“Mi sorprendi davvero Oscar; di
solito le avventure amorose di tua sorella non ti interessano tanto.” rispose
Andrè divertito.
“Questa volta è diverso.” E non
aggiunse altro.
*****
Mia sorella ha deciso di venire a
passare qualche giorno da me, ma io ho pensato all’ultimo momento di lasciare
Parigi e di trasferirmi per un po’ nella tenuta di campagna che i Recamier
hanno fuori città. L’ho fatto perché ero stanca dell’atmosfera che si respira
qui, del brusio delle voci e delle insinuazioni; ho bisogno di tranquillità.
Naturalmente ho invitato Oscar a raggiungermi e lei ha accettato. In realtà ho
agito anche per calcolo; sul mio terreno sarà più facile per me gestire la
situazione che potrebbe venire a crearsi.
Particolarmente favorevole è il fatto
che mio marito starà lontano per diversi giorni, a causa di alcuni impegni che
lo hanno portato in alcuni nostri possedimenti nelle terre della Loira.
Volevo invitare anche Fersen; non che
io abbia qualche interesse verso di lui, ma se quello che penso ha un
fondamento di verità, forse mettere mia sorella di fronte alla realtà, servirà
a farle aprire gli occhi. Ho colto da parte del nobile svedese un palese
interesse nei miei confronti; sicuramente l’ho affascinato, anche se certamente
non si è invaghito di me, perché il suo primo pensiero va sempre alla regina,
la donna che sono certa, lui ami. Meglio così, non ho intenzione di gestire un
nuovo innamorato e sedurre Fersen non fa parte dei miei piani. È venuto diverse
volte a farmi visita a Parigi e non ho potuto non notare un atteggiamento che
riconosco fin troppo bene in un uomo che tenta di insidiarmi; quale fantasia
nella sua mente un po’ perversa devo aver scatenato lo posso indovinare
facilmente, sono troppo avvezza a queste cose.
In fondo è un uomo come tutti gli
altri, ma Oscar si è fatta di lui un’immagine troppo ideale che non corrisponde
assolutamente a quello che è la persona e io mi sono messa in testa di
strapparle quel velo che le offusca la vista.
Mi fa una certa rabbia che una come
lei non riesca a capire come stanno davvero le cose.
Improvvisamente mi balza alla mente
l’immagine di Andrè; non so pensare a lui come a un uomo qualsiasi, non a un
uomo come gli altri almeno. Se tentassi di conquistarlo non sarebbe facile.
Sono certa che non è un uomo che si
lascia ammaliare dallo sguardo compiacente di una donna.
No, con il bel attendente non potrei
giocare come ho fatto con altri, e per la prima volta mi sento davvero insicura
di me stessa. Non credo neppure di volerci provare, vorrei solo stargli vicino
e sperare che magari si accorga di quello che provo. Ma non so cosa posso
aspettarmi.
Però intanto, verrà qui con Oscar,
starà qui qualche giorno e io potrò vederlo, parlare con lui e chissà, forse
potrei riuscire a rubarlo a lei.
No, cosa vado a pensare?
Non si tratterebbe di rubare, perché
lui è un uomo libero e Oscar non può certamente reclamarlo.
Non vedo l’ora che arrivi qui.
Ho dovuto attendere solo qualche
giorno e una mattina sul tardi, ho visto sopraggiungere la carrozza dei
Jarjayes.
Naturalmente, da buona padrona di casa
ho dato subito il benvenuto ai miei ospiti.
Mentre davo le disposizioni alla
servitù per sistemare Oscar e Andrè nelle loro stanze, mi fu inoltrato un
messaggio del conte di Fersen; alla fine aveva accettato il mio invito molto
cortesemente e mi comunicava che sarebbe giunto il giorno seguente. Adesso
avrei dovuto comunicare la notizia anche ad Oscar e ancora non sapevo come
avrebbe preso la faccenda. Soprattutto non sapevo come avrebbe reagito Andrè,
ma qui non avrebbe potuto eclissarsi come faceva a palazzo Jarjayes.
L’occasione di metterlo alla prova si
presentò subito dopo pranzo.
Lo osservai attentamente al fine di
cogliere qualsiasi reazione da parte sua, anche la più dissimulata. Eravamo in
salotto comodamente seduti a fare conversazione.
Oscar stava salutando i suoi nipoti
che si dimostravano sempre molto entusiastici di incontrarla, quando decisi di
darle la notizia.
“Tu non lo sai ancora, cara, ma il
conte di Fersen domani ci raggiungerà qui. Ho voluto invitare anche lui,
pensando che la cosa potesse farti piacere e poi è un uomo di ottima
compagnia.”
Uno sguardo di velato interesse tradì
la sua sorpresa, ma fu la reazione di Andrè a colpirmi principalmente; fino a
quel momento, la sua espressione mi era apparsa serena e rilassata, ma appena avevo
nominato Fersen si era quasi fatto scuro in volto e la sua bocca si era piegata
in una smorfia amara trattenuta a stento. Non fece alcun commento, ma dai suoi
occhi si poteva intuire cosa stesse pensando: non era affatto contento. Mi
dispiaceva un po’ che la prendesse così male, ma il conte era indispensabile
per quello che mi prefiggevo di fare.
Aspettavo il commento di Oscar che
infatti non si fece attendere.
“Sarò lieta d’incontrarlo… - e mentre
lo diceva avevo l’impressione che pensasse esattamente il contrario – Danielle,
sei diventata molto intima con Fersen, o sbaglio? Vi frequentate spesso a
quanto mi risulta.” e la sua non era una domanda, ma un’ ovvia constatazione.
“Sì, è vero. Il conte è venuto spesso
a trovarmi a Parigi…” ammisi indifferente.
“Oh, davvero; posso chiederti in che
rapporti sei con lui?”
Nel tono di Oscar potevo percepire
una lieve apprensione, ma non avrebbe mai formulato a voce il suo timore. Ma io
sapevo benissimo di cosa poteva aver paura.
“Siamo buoni amici. Una sera ci siamo
incontrati a teatro e dal momento che ero sola, mi ha tenuto compagnia tutta la
sera. Da lì ha preso a frequentare la mia casa e devo dire che si è inserito
benissimo nella cerchia dei miei amici. È molto stimato e apprezzato da tutti.
Ma tu questo lo sai già molto bene.” le dissi agitando il ventaglio con
eleganza.
“Avevo capito che lo trovavi poco
interessante; stai cambiando idea?”
La voce di mia sorella era diventata
ironica e io sapevo benissimo dove voleva andare a parare. Pensai bene di smontare
subito la sua teoria.
“Oscar ti prego, non mi fraintendere;
non ho nessun tipo di interesse personale verso il conte di Fersen. È un uomo
non privo di attrattive, interessante, certo, ma non abbastanza da indurmi a
farne uno dei miei amanti, se è questo che pensi.”
Andrè restò in silenzio di fronte a
quel nostro piccolo diverbio, i suoi occhi si posavano ora su di me, ora su
Oscar.
“Non lo penso affatto, altrimenti non
mi avresti invitata qui. E comunque, la cosa non potrebbe riguardarmi.”
Mi rispose con tono fermo e serio.
Troppo serio.
Per quanto tentasse di nasconderlo
era evidente il suo nervosismo ed era ancor più evidente che non avrebbe voluto
incontrare Fersen su quel terreno, ma non capivo esattamente perché.
Andrè invece si manteneva imperturbabile
e non sembrava voler entrare nel discorso. Scoprii solo più tardi che la sua
calma era solo apparente, inoltre aveva intuito che mi prefiggevo uno scopo che
coinvolgeva Oscar. Ancora una volta mi sarei sorpresa di quanto fosse
protettivo nei suoi confronti.
Oscar era andata a riposare qualche
ora ed io ero rimasta sola nel giardino della villa, a camminare sotto gli
alberi da frutto della mia tenuta, quando André mi raggiunse; capii subito dal
suo atteggiamento diretto che non lo avrei blandito con delle banali scuse. Mi
arrivò dietro le spalle afferrandomi per un braccio.
“Danielle, che cosa stai cercando di
fare? I tuoi giochetti non mi piacciono.”
Il suo tono era perentorio.
“Lasciami il braccio, mi stai facendo
male.” Gli dissi decisa.
“Allora? Perché hai invitato Fersen?”
Continuava a stringermi il braccio e
non pareva voler mollare la presa.
“È un amico, e gli amici si invitano
a casa propria. Cosa c’è di strano?”
“Fersen non è un semplice amico, lo
sai benissimo. È forse l’uomo più discusso di Francia in questo momento. Io
trovo molto strano che tu ci abbia riuniti tutti qui, sotto il tuo tetto. Tu
hai in mente qualcosa che riguarda anche Oscar; perché vuoi coinvolgerla nelle
tue trame?”
“Andrè così mi offendi; parli come se
io fossi una di quelle sciocche intriganti che si trovano a Versailles. Non è
nel mio stile divertirmi alle spalle altrui.”
Ero infastidita dal suo atteggiamento
e glielo feci capire, ma lui non si calmò affatto.
“Perché hai invitato Fersen quando
hai detto di aver capito cosa prova Oscar per lui… e cosa provo io? Non stai
cercando di fare in modo che lui e Oscar…”
“Oh, Dio! Ma come ti viene un’ idea
del genere?” ero sinceramente scandalizzata da un’ idea simile.
Il suo sguardo divenne perplesso e
lievemente preoccupato. Non me la sentii di lasciarlo nell’incertezza, e anche
se non potevo spiegargli tutto, volevo che almeno fosse sicuro delle mie buone
intenzioni.
“Andrè non dovrei dirtelo, perché non
è cosa che dovrebbe riguardarti, ma te lo dico ugualmente, così forse ti
calmerai: lo sai che ho notato nel conte un palese interesse nei miei
confronti? Ti assicuro che egli non è nulla per me, ma intendo scoprire da cosa
deriva il suo interesse; forse dal fatto che io sia la sorella di Oscar, o
forse no. Non lo so esattamente, vorrei solo capire quanto sia sincero e
disinteressato.”
“Posso dirtelo io; non è né sincero,
né disinteressato. Lo sai anche tu che ama soltanto la regina e nonostante
questo, non riesce ad esserle fedele.”
Sentivo il suo sguardo che mi frugava
addosso, mi pareva che leggesse attraverso le mie iridi.
“Non è lui che mi interessa, André…”
dissi in un soffio, lanciandogli un’ occhiata eloquente che sono sicura, colse
in pieno.
“Non importa. Se avevi in mente dei
giochini con Fersen, non dovevi invitare Oscar, qui; la farai star male.”
“O forse le farò aprire gli occhi,
dipende.”
Ripresi a camminare con calma lungo
il sentiero e sentivo il sole che scaldava le mie guance; agitavo il ventaglio
per avere un po’ di refrigerio. Andrè continuava a seguirmi. Non si era del
tutto calmato.
“Perché ti preoccupi di questo? Sei
troppo annoiata della vita che fai che devi gestire quella degli altri?” era
diventato cinico e mi sentii offesa.
“André!!”
Mi voltai verso di lui e alzai una
mano, decisa; lo colpii in pieno viso. Lui incassò il colpo senza fare alcuna
resistenza, non reagì se non massaggiandosi leggermente la guancia un poco
arrossata. Posò le mani lungo i fianchi; quando mi rispose, la sua voce mi
colpì con una fitta acuta di dolore.
“Danielle, giocare coi sentimenti
delle persone è come scherzare col fuoco; può essere molto pericoloso. Tienilo
a mente.”
Il tono che aveva usato era stato
severo, poi a grandi passi aveva abbandonato il giardino tornando verso la mia
dimora.
Io non volevo giocare coi suoi
sentimenti e neppure con quelli di Oscar; in realtà volevo solo che lei si
liberasse della sua ridicola ossessione per Fersen, ma non sapevo esattamente
perché avessi questo desiderio. Forse perché mi sembrava infelice? Oppure
perché non volevo che commettesse lo stesso errore che avevo fatto io in
passato, quando mi ero innamorata dell’unico uomo che non avrei potuto avere?
Un errore che forse stavo per fare
nuovamente e sentivo che non sarei riuscita ad evitarlo. Perché ricadiamo
sempre negli stessi sbagli?
Nutrivo l’illusione che se Andrè
poteva amare mia sorella, forse avrebbe potuto amare anche me, per la stessa
ragione.
Ma non era la razionalità a guidarmi,
non sapevo neppure cosa fosse adesso, quel dolore che sentivo nel petto, dopo
che Andrè se n’era andato lasciandomi sul cuore il peso di quelle parole amare.
Non rimasi sola a lungo perché Oscar
mi raggiunse pochi minuti dopo.
Aveva un’ aria stanca; non aveva
sicuramente dormito. Doveva essere rimasta a rimuginare nella sua stanza per
tutto quel tempo e intuivo benissimo quale fosse stato l’oggetto dei suoi
pensieri. Me lo confermarono le sue parole.
“Credevo che Fersen sarebbe rimasto a
Parigi, non mi aspettavo che lo avrei trovato qui.”
“Neppure io ero sicura che avrebbe accettato
il mio invito. Oscar, ho come l’impressione che tu non gradisca incontrarlo. Mi
sto sbagliando, forse? Ci sono state delle incomprensioni tra voi? Forse a
causa della regina?”
“No, niente del genere. Solo che
avevo pensato di venire qui e dimenticarmi per un po’ di Versailles e tutti i
suoi scandali, capisci cosa intendo?”
“Perfettamente, e ti dico che non
devi preoccuparti; trascorreremo tranquillamente le nostre giornate senza
doverci preoccupare di pettegolezzi inutili e fastidiosi.”
“Sarà certamente così.”
Restò in silenzio un momento,
sembrava persa in qualche strano pensiero; poi a bruciapelo, mi fece l’unica
domanda per cui non ero preparata.
“Cosa è successo con André?”
Mi colse completamente di sorpresa e
se ne accorse. Di fronte alla mia espressione incredula mi incalzò nuovamente.
“L’ho incontrato poco fa; aveva un’
espressione seccata e piuttosto arrabbiata, e a giudicare dal tuo stupore,
forse tu sai perché.”
Non seppi cosa risponderle. Quasi
annaspai alla disperata ricerca di una scusa. Poi optai per quella più banale,
ma sicura.
“Non saprei cosa dirti Oscar,
comunque non è accaduto nulla di grave. Abbiamo parlato come facciamo
solitamente.”
“Ultimamente per parlare, cerchi
spesso la compagnia del mio attendente.” constatò.
Potrei giurarci che nello sguardo le
passò l’ombra di un dubbio. Oscar non mi credeva? Cosa pensava davvero?
“Sì, nonostante qualche divergenza di
opinione.” Le dissi cercando di non dare importanza a quello che stavo dicendo.
Cercai di essere convincente.
“Andrè non si arrabbia mai per niente
e qualsiasi cosa tu abbia detto, devi averlo seriamente offeso, Danielle.
Vorrei che tu evitassi discussioni con lui, in futuro.”
“Ma Oscar, non ti sembra di
esagerare? Perché ti scaldi tanto per una sciocchezza?”
Ero davvero sorpresa di notare un
atteggiamento del genere in lei; non sapevo che fosse così protettiva nei
confronti di Andrè, quasi quanto lui lo era con lei. Che cosa significava?
Perché si stava preoccupando tanto per André?
“Danielle, André è il mio più caro
amico; non angustiarlo con i tuoi problemi personali che comunque, non potrebbe
risolvere; non giocare con lui.”
Guardai mia sorella negli occhi e
ammutolii davanti al suo sguardo serio; qualcosa nella sua espressione mi
spaventò.
Leggevo in lei una strana determinazione
che ero certa di non aver mai colto; sembrava reclamare uno specie di possesso.
Aveva calcato il tono sulle parole mio amico, quasi sottolineandole e di
nuovo avvertivo quella specie di esclusività che distingueva il loro legame.
Forse fu in quel momento che capii
che Oscar non ammetteva e non avrebbe ammesso interferenze esterne a quella
loro amicizia.
Oscar teneva a lui più di quanto
credessi, più di quanto lei stessa fosse disposta ad ammettere. E Fersen
allora? Come si inseriva il presunto amante della regina in quella specie di
triangolo? Non aggiunse altro e se ne andò, lasciandomi lì assolutamente
stranita e timorosa di riuscire a entrare nel cuore di Andrè, chiedendomi cosa
avrebbe potuto significare mettermi tra loro.
Continua…
Salve a tutte e scusate
il ritardo di questo aggiornamento, ma prima non potevo.
Questa storia è davvero
complessa e complicata e ammetto che ho qualche timore di fare passi falsi, ma
faccio del mio meglio per rendere credibile e vera Danielle.
Come vedete ho cercato
in massima parte di tenere il punto di vista di Danielle, che poi è quello che
io tendo a privilegiare. Ho pensato molto a una possibile soluzione alternativa,
ho pensato anche di cancellare la scena tra Oscar e Andrè, ma mi pareva che
mancasse qualcosa, e dovevo far capire un po’ i pensieri di entrambi e le loro
reazioni, e non ho trovato altra soluzione che la terza persona. Io spero che
vi sia piaciuto, soprattutto che non stoni troppo nel capitolo, fatemi sapere i
vostri pareri che sono sempre ben accetti.
Naturalmente vi
ringrazio per le numerosissime recensioni che mi hanno davvero sorpreso e mi
hanno fatto molto piacere; avrei voluto rispondere a tutte, ma non ho fatto in
tempo.
Vi saluto e al prossimo
capitolo.