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Autore: RoseScorpius    01/07/2011    61 recensioni
Hermione Granger, nonostante i suoi quarant’anni, era ancora una bella donna. E per quanto schifo potesse farmi l’idea di mia madre che si rotolava su un letto con un uomo che non fosse mio padre (bhe, anche con lui… insomma, credo che a tutti i figli farebbe piacere credere alla storia della cicogna), avrei dovuto immaginare che dopo il divorzio non avrebbe preso un voto di castità. A volte capitava addirittura che mi parlasse dei tizi con cui usciva, e generalmente sopportavo l’idea di lei e un altro piuttosto bene, a patto che non portasse nessuno dei suoi ammiratori a casa. Dio, magari li portava comunque, ma come si dice, occhio non vede, cuore non duole. E figlia non s’incazza.
Di una cosa, comunque, ero sempre stata sicura: mia madre non si sarebbe mai risposata.
… E quando mai io avevo avuto ragione su qualcosa?

STORIA IN REVISIONE
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita è un biscotto ma se piove si scioglie'
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Enjoy :)

 

20.

Ad ogni figlio il suo padre

 

Credo che il papà sia il supereroe preferito di ogni bambino. 

La mamma è la mamma: ti ficca in vasca da bagno quando cominci a puzzare di stalla, ti costringe a mangiare la minestra anche quando non hai fame, ti infila a forza i maglioni quando dice che fa freddo e si preoccupa per te, questo sempre. È per questo che quello che t'insegna ti penetra così in profondità che alla fine te ne dimentichi, scambiandolo per una parte di te, e la mamma resta solo una rompipalle. 

Il papà invece è qualcosa di speciale: è quello che quando sei appena nato ti cambia il pannolino con i guanti di lattiche e la molletta sul naso, quello che se non dici prima 'papà' di 'mamma' mette su una tragedia che neanche i Greci avrebbero saputo fare di meglio, quello che si vanta come un pollo con gli amici se impari a stare sul vasino prima dei loro figli, quello che quando sei ancora troppo piccolo per camminare cerca già d'insegnarti a giocare a Quidditch, quello che a cinque anni ti fa quasi appiccare fuoco alla casa cercando di insegnarti a fare la fattura annoda-lacci con la sua bacchetta, quello che quando la mamma non c'è ti fa provare la sua vecchia scopa da corsa e quando venite sgamati si fa mettere in punizione pure lui, come un bambino, e ti sussurra all'orecchio di non sposarti mai, mai, mai. 

Insomma, il papà è il papà. E ogni bambino dovrebbe averne uno. 

 

***

 

Sev – Avrò pietà di te e del tuo Troll in Trasfigurazione, per il momento. Ma sappi che se non ti sbrighi a mettere a posto le cose con l'altro idiota sarò costretto ad intervenire. 

Rose – Albus-devo-sempre-farmi-i-cazzi-tuoi-Potter, ti odio. 

Sev – Albus-devo-sempre-farmi-i-cazzi-tuoi-perché-tu-da-sola-non-sei-capace-Potter, se permetti. 

Rose – Ti odio comunque. 

Sev – Hai tre giorni. Non un minuto di più. 

Rose – Ora ti odio anche di più...

Lanciai il cellulare sul cuscino, sbagliando clamorosamente la mira e mandandolo a schiantarsi sul pavimento ai piedi del comodino. 

Però in effetti dà più soddisfazione, così...

In realtà non è che rompere il proprio cellulare procuri chissà che gran soddisfazione, ma non potendolo sostituire con la testa di Malfoy Senior avevo dovuto accontentarmi. E per una volta – strano ma vero – avevo anche un valido motivo per avercela con Draco: il simpaticone aveva tenuto fede alla promessa di proteggermi da qualunque danno fisico mia madre avesse provato ad arrecarmi durante i cinque minuti che mi ci erano voluti per farmi andare di traverso la cena e dileguarmi nuovamente in camera mia, ma la presunta solidarietà tra i due non-secchioni di casa non gli aveva impedito di incriccarsi il collo a furia di annuire ai vari “disgraziata” e “qua ci vuole una punizione coi fiocchi, vero Draco?” che mia madre aveva sibilato ininterrottamente tra un boccone e l'altro. 

Non potevo biasimarlo troppo, comunque: nemmeno Gesù Cristo avrebbe osato contraddire mia madre, in quel momento. D'altronde immagino che dopo che si è resuscitati una volta si perda un po' il gusto nel farlo di nuovo.

Le mie riflessioni altamente filosofiche furono interrotte dalla vibrazione del cellulare, proveniente da una zona a caso del pavimento nascosta tra il comodino ed il letto. Sbuffai, per nulla intenzionata ad alzarmi dal mio angolino di parquet ai piedi della scrivania e andare a scoprire l'esatta ubicazione del telefono: Al e i suoi stupidi ricatti da agenzia matrimoniale in bancarotta potevano tranquillamente andare a farsi friggere. Quando il cellulare vibrò una seconda e una terza volta, però, non resistetti alla tentazione di rispondere alla chiamata con un insulto ad effetto e sbattergli il telefono in faccia, ragion per cui mi costrinsi a strisciare fino al letto e, dopo un paio di tentativi andati a vuoto, riuscii a ripescare il cellulare. 

<< Vaffanculo, lasciami in pace. >> sibilai, senza nemmeno leggere il numero sul display. Quando allontanai il telefono dalla bocca per pigiare il tasto rosso, però, mi resi conto che avrei fatto molto meglio a leggerlo, prima di mandare a fanculo mio fratello. 

<< Oh, cavolo, Hugo? >> esclamai, posandomi il telefono sull'orecchio. 

Ma la voce che uscì dalla cornetta, perforandomi un timpano, non era decisamente quella di mio fratello. << Cosa ti ha detto Malfoy su di me? Perché è stato lui, vero? Ci scommetto che quel verme sta facendo di tutto per metterti contro di me! >>

Allontanai nuovamente il cellulare dal viso, per controllare che il numero fosse proprio quello di Hugo. Accertato che, almeno al secondo tentativo, non avevo sbagliato persona, mi portai nuovamente il telefono all'orecchia, badando a tenerlo ad una certa distanza, questa volta. << Ehm... chi parla? >> chiesi. La voce non mi suonava nuova, ma la linea disturbata mi impediva di stabilire con certezza a chi appartenesse. 

<< Miseriaccia... >> borbottò la voce dall'altra parte << Lo dicevo io che questi cosi babbani non funzionano... Rose, mi senti? Sono tuo padre! >>

Per la sorpresa mi feci quasi cadere il telefono dalle mani. << Papà! >> esclamai, incredula. 

<< Mi senti?! >> urlò di nuovo lui. 

Sobbalzai ed allontanai il telefono dall'orecchio di quanto mi permise la lunghezza del mio braccio. << Si, ti sentirei anche se non urlassi... >> borbottai. Papà non era mai riuscito a comprendere la tecnologia babbana. 

<< Oh, bene... >> disse lui, senza abbassare il volume di un decibel << Volevo mandarti un gufo ma Leotordo si è quasi fatto mangiare dal gatto e non mi sembrava nelle condizioni di volare... stai bene comunque? Ho saputo che oggi sono arrivati i risultati dei GUFO e volevo assicurarmi che tua madre non ti abbia strapazzata troppo... >>

In condizioni normali mi sarei offesa perché dava per scontato che mamma avesse avuto un motivo per arrabbiarsi ancora prima di sapere i miei voti, o magari gli avrei semplicemente messo il muso per una ragione non meglio precisata, visto che se n'era allegramente fregato di me per tutta l'estate. Ma in quel momento, mentre il mio timpano destro reclamava vendetta ed il cuore mi pompava sangue nelle vene ad un ritmo accelerato, tutti i miei giusti propositi di tenergli il muso fecero le valigie e se ne andarono in vacanza a Honolulu. 

<< Mah, solo un pochino... >> minimizzai << sai com'è fatta. >>

<< Lo so anche troppo bene, fidati... >> grugnì lui, per una volta scordandosi di urlare. << Non serve che ti venga a prendere con una squadra di Auror, vero? >> aggiunse. 

L'immagine di una squadra di Auror capeggiati da papà che faceva irruzione in casa mia era piuttosto allettante, se non altro per la faccia che avrebbe fatto Draco, ma qualcosa mi suggeriva che fosse meglio rifiutare quella generosa offerta. Qualcosa come Hermione Granger, per esempio. 

<< Tranquillo, pa', non mi hanno ancora rinchiusa in cantina. >> lo rassicurai, sebbene fossi la prima a non essere troppo sicura che non lo avrebbero fatto. 

<< Oh, bene... >> commentò papà. Se non avessi deciso di convincermi che per lui la mia salute veniva al primo posto avrei quasi pensato che ci fosse rimasto male, vedendosi sfumare davanti agli occhi la possibilità di irrompere in casa di Malfoy con una squadra di Auror. << Comunque... >> aggiunse, dopo una pausa imbarazzata << … mi dispiace che quest'estate ci siamo visti così poco, ecco... è stata un'estate difficile un po' per tutti... >>

Di colpo mi ritrovai a chiedermi come cavolo avessi fatto a dubitare anche solo per un secondo del fatto che mio padre mi volesse bene: aveva solo avuto un brutto periodo, tutto qui. D'altronde ce l'avevamo avuto tutti, il brutto periodo; sarebbe stato un po' da ipocrita accusarlo di essersi dimenticato di me quando io stessa avevo passato la maggior parte dell'estate in isolamento in camera mia, tenendo il muso al mondo intero. 

<< Dispiace anche a me, papà... >> risposi, sinceramente << ma non ti preoccupare, rimedieremo. >>

Conoscendo mio padre non sapevo se confidare troppo nel fatto che avrebbe rimediato, ma evitai di dar voce a quel pensiero. 

<< Già, ehm... a proposito di rimediare... >> disse lui, passando improvvisamente da un tono di voce adatto per urlarsi dalla cima di una montagna all'altra ad un borbottio indistinto << questo martedì ci sarebbe una partita amichevole tra Inghilterra e Spagna e un mio collega mi ha procurato i biglietti, quindi... beh, pensavo di fare un viaggetto in Spagna con Hugo, giusto un paio di giorni, e insomma... se ti va di venire... >>

<< Se mi va di venire?! >> esclamai, passando io al tono di voce da montanaro << Stai scherzando, vero? Insomma, ovvio che mi va di venire! Quando partiamo? Devo portarmi il costume da bagno? Secondo te giocherà la McKinnon? >>

Papà sembrò piuttosto sollevato dalla mia reazione... anche un po' stordito, in effetti. << Ehm, sì, insomma... noi partiamo lunedì mattina, mi sono fatto autorizzare una passaporta per le dieci... quindi vieni con noi? >>

<< Certo che vengo, cavolo! Aspetta, vado a dirlo a mamma, ci sentiamo dopo! >> e riattaccai senza nemmeno lasciargli il tempo di rispondere. 

Scesi le scale praticamente volando e poco ci mancò che andassi a sbattere su Scorpius, che mi guardò con l'espressione confusa di chi non capisce cosa ci trovi tanto da essere felice una che ha preso dei GUFO del genere. 

Pfff... secchione...

Gli rivolsi un sorriso raggiante e lo oltrepassai saltellando, fregandomene altamente di quello che stava certamente pensando delle mie facoltà mentali e che certamente non era molto lusinghiero. 

Sarei andata in vacanza con mio fratello e mio padre. Sarei andata in vacanza in Spagna con mio fratello e mio padre. Sarei andata in vacanza in Spagna a vedere una partita di Quidditch con mio fratello e mio padre. Cosa poteva esserci di meglio? 

Di meglio in effetti non mi veniva in mente niente, ma quando arrivai in soggiorno e vi trovai mia madre che guardava un telegiornale babbano con espressione imbronciata mi vennero in mente molte cose di peggio. Ad esempio io che non andavo in vacanza in Spagna a vedere una partita di Quidditch con mio fratello e mio padre, ma me ne restavo a casa in punizione. 

Mamma si voltò verso di me, sollevando un sopracciglio con aria decisamente ostile. << Sì? >> chiese, gelida. 

D'improvviso vidi tutte le mie possibilità di riuscita nell'impresa di “convincimento di madre arrabbiata” passarmi davanti agli occhi e volare fuori dalla finestra aperta del salotto. 

<< Ehm... no, niente, volevo solo augurarti la buona notte... >> borbottai. 

Mamma sbuffò, tornando a rivolgere la sua attenzione allo schermo della televisione. << Devi sforzarti molto di più se hai intenzione di farti perdonare quel Troll. >>

<< Non sto facendo la ruffiana per farmi perdonare. >> protestai. In effetti non era proprio una bugia: il mio intento era metterla abbastanza di buon umore da assicurarmi il permesso di andare in Spagna con papà, che poi mi perdonasse per il Troll in Trasfigurazione era un problema secondario. << Volevo solo augurati la buona notte. >>

<< Sì, certo... >> grugnì lei, per nulla convinta << Vai a dormire. >>

Ritenni saggio seguire il suo consiglio, anche perché non sembrava esattamente un consiglio. 

 

***

 

La mattina dopo un tiepido sole splendeva nel cielo stranamente terso e decisi che doveva essere la mia giornata fortunata. Forte di quella consapevolezza mi alzai prima di tutti gli altri e feci un salto nella pasticceria del paese vicino per comprare la colazione (non era il caso che la cucinassi io, se avevo intenzione di mettere mamma nello stato d'animo giusto per accogliere la notizia della mia imminente partenza). Quando tornai in cucina trovai Draco, ancora in pigiama, che imprecava contro la caffettiera che doveva aver provato ad incantare.

<< Me ne sbatto del CREPA, o SUICIDATI, o come diavolo si chiama… voglio un dannato Elfo Domestico! >> stava sibilando, quando mi sedetti sul bancone alle sue spalle.  

<< Fammi indovinare >> dissi, porgendogli una brioche ancora tiepida (non se la meritava, ma fare la carina con lui faceva parte del mio diabolico piano) << mamma si è barricata in bagno e si rifiuta di scendere a preparare la colazione per una figlia ingrata. >> 

<< Già. >> assentì, impossessandosi della brioche << Quindi non ti aspettare che ti ringrazi per questa, perché me la devi. >>

<< Figurati, non ce n'è bisogno. >> risposi, rivolgendogli un sorriso sornione << Tanto l'ho comprata con i tuoi soldi. >>

Draco si bloccò con la brioche a metà strada verso la bocca spalancata. << Cosa. Hai. Fatto?! >>

Mi sfilai il suo portafogli dalla tasca posteriore degli shorts e glielo porsi, mettendo su il sorriso più bastardo che si fosse mai visto. << Dovresti smetterla di tenerlo nel cassetto del comodino: è terribilmente banale come nascondiglio. >>

Le guance pallide di Draco si tinsero di un acceso color semaforo rosso, mentre si riprendeva il portafogli con uno scatto felino. << Tu hai frugato nel mio comodino?! >>

<< In effetti no… >> ammisi << Ho appellato il portafogli con la tua bacchetta… a proposito, anche quella, io non la nasconderei nel cassetto delle mutande… >>

Per fortuna in quel momento Scorpius entrò in cucina, salvandomi dalla lenta e dolorosa morte che Draco mi avrebbe certamente dato per aver frugato tra i suoi boxer. Scorpius, però, non sembrò contento di vederci quanto lo ero io di vedere lui: dopo averci rivolto un silenzioso cenno di buongiorno, accompagnato da uno sguardo astioso, afferrò una brioche e se ne andò a fare colazione in giardino. 

<< Ma che ha? >> chiese Draco. 

Inarcai un sopracciglio. << A me lo chiedi? >>

Draco masticò lentamente un boccone di brioche, fissandomi con un'espressione che non mi piacque per niente. << Capisco. >> disse << Avete litigato. >>

Lo fulminai con un'occhiataccia. << Immagino che addossarmi la colpa di tutti i mali del mondo ti faccia sentire estremamente realizzato, ma non vedo perché dovrei c'entrare qualcosa con la sindrome premestruale di tuo figlio. >> sbottai. 

Forse la mia reazione era stata un po' esagerata, se volevo davvero convincerlo (e convincermi) di non avere alcun motivo di sentirmi in colpa per il malumore di Scorpius. In effetti, a giudicare dallo sguardo penetrante che non mi staccava di dosso, Draco doveva pensare che avessi una discreta coda di paglia. 

Sentii un'ondata di calore salirmi al volto. << La vuoi smettere di fissarmi in quel modo? >>

Ma ancora una volta fui salvata in extremis dalle grinfie di Draco, questa volta da mia madre, che fece la sua comparsa in cucina con tutta l'aria di non aver per niente sbollito la rabbia durante la notte. In effetti, più che di un salvataggio, mi sembrava tanto che si trattasse di uno scivolone dalla padella dritto dentro la brace. 

<< Ciao mamma. >> la salutai, affrettandomi a porgerle una brioche. << Vuoi un caffè? >>

<< Mpf... ruffiana. >> grugnì lei, ma non rifiutò né la brioche né il caffè. 

<< Quindi sono perdonata? >> chiesi, mettendole in mano zuccheriera e cucchiaino prima ancora che potesse pensare di averne bisogno. 

Se avessi appena bestemmiato mamma non avrebbe potuto rivolgermi un'occhiata peggiore. << Ovviamente no. >> rispose << Ma se ti dovessero andare male anche i MAGO hai un futuro come cameriera. >>

Oh, al diavolo, se aspetto che si dimentichi dei GUFO non andrò in Spagna nemmeno fra due anni!

Mi sedetti di fronte a lei e, dopo aver finito di mangiare la mia brioche, decisi di scoprire se quella era davvero la mia giornata fortunata. 

<< Comunque mamma, volevo dirti che lunedì vado in Spagna con papà. >> la cara vecchia tattica dell'informare a cosa fatta: di solito funzionava << Abbiamo già preparato tutto, non ti devi preoccupare di niente, era solo perché lo sapessi... >>

Me evidentemente quella non era la mia giornata fortunata, a meno che il pacchetto della perfetta giornata fortunata non includesse anche l'ira di mia madre, cosa di cui dubitavo fortemente. 

Mamma, infatti, allontanò la tazza di caffè dalle labbra e mi rivolse uno sguardo che definire minaccioso sarebbe stata un'eufemia. << Prego? >> 

Se avessi avuto un minimo di sale in zucca mi sarei affrettata a dire che era solo una battuta di pessimo gusto, ma notoriamente in zucca non avevo molto, perciò ripetei. << Martedì c'è una partita di Quidditch in Spagna e vado a vederla con papà e Hugo. Staremo via un paio di giorni, niente di che, non devi preoccuparti... >>

<< Io non mi preoccupo infatti. >> disse, con una calma che mi parve ben più preoccupante delle urla del giorno prima << Perché tu in Spagna non ci andrai: sei in punizione per i GUFO. >>

<< Ma dai, mamma, per favore! >> insistetti << Posso stare in punizione quando torno, no? Quest'estate non ho mai visto papà, non è giusto... >>

<< Lo hai visto alla festa di compleanno di tuo zio. >> mi fece notare mamma, senza scomporsi minimamente. << E lo potrai vedere anche ogni giorno quando avrai scontato la tua punizione. >>

Persino Draco era rimasto attonito davanti alla crudeltà di mia madre: era in piedi con la schiena appoggiata al muro, completamente dimentico dell'angolo di brioche che gli restava in mano, e la fissava con tutta l'aria di starsi chiedendo con chi diamine era andato a vivere.

<< Ma non è giusto! >> sbottai << Il tribunale ha deciso che devo vederlo una volta a settimana, non puoi fare così! >> 

Ecco, buttiamola sulla questione legale, così voglio proprio vedere cos'ha da dire!

<< Non ti ho mai impedito di vederlo. >> mi fece notare lei, senza perdere un briciolo della sua apparente calma << Potevi andarlo a trovare in ufficio, come ha fatto Hugo con me. Hai sedici anni, credo che tu sia perfettamente in grado di arrangiarti per conto tuo se vuoi vedere tuo padre. O ti aspettavi che vi organizzassi gli appuntamenti e ti ci portassi in limousine? >>

<< Ma mi spieghi come cavolo facevo a vederlo se per metà dell'estate sono stata chiusa a casa in punizione e per l'altra metà lui non mi ha minimamente considerata?! >> protestai << Dai, per favore, non ti chiederò più niente, lo giuro, ma non puoi fare così! >>

Avrei dovuto smetterla di insistere, lo sapevo: facendo così avrei soltanto peggiorato la situazione. Ma non ce la facevo proprio a stare zitta davanti ad un'ingiustizia del genere: una volta tanto che papà si ricordava di me non poteva impedirmi di vederlo! Lo sapeva benissimo quanto ci tenessi a passare un po' di tempo con lui, almeno una volta ogni tanto.

<< Posso benissimo, visto che tu evidentemente puoi prendere Troll ai GUFO. >> replicò lei, inflessibile. 

Certo, perché notoriamente era colpa dei miei GUFO se lei e papà non si potevano vedere. Anzi, adesso magari mi sarebbe anche venuta a dire che avevano divorziato in previsione del mio Troll in Trasfigurazione. 

<< Non tirare in ballo i miei voti, adesso! >> sbottai << Lo sai benissimo che non c'entrano niente con i dispetti che vi fate tu e papà! >>

Mamma non la prese troppo bene: gonfiò il petto come un drago che sta per arrostire la sua cena (tu) sullo spiedo e sbatté la tazza vuota sul tavolo. << Io e tuo padre non ci facciamo i dispetti, e comunque se anche fosse tu sei l'ultima persona che può dirci come ci dobbiamo comportare! Adesso vai in camera tua a studiare e impara ad avere un rendimento scolastico decente se vuoi andare in vacanza con chicchessia, invece di dare la colpa alla mia cattiveria! >>

Forse era il caso di ascoltarla prima che mi ammazzasse. Stavo appunto per alzarmi e andarmene in camera mia, sconfitta ed incazzata, quando la voce di Draco disse qualcosa di assolutamente incredibile. 

<< Merlino, Hermione, ma vuoi lasciare un po' in pace questa povera ragazza?! Ci credo poi che crea sempre problemi, se la stressi così! >> 

Non potevo semplicemente credere alle mie orecchie. E nemmeno mamma, a giudicare dall'espressione a metà tra il “ti ammazzo” e il “ma è una candid camera?” che gli rivolse. 

<< Sì, è figlia tua, la educhi tu, io non mi devo intromettere e bla, bla, bla, lo so. >> continuò Draco, senza lasciarsi intimorire dai ripetuti sguardi assassini di mia madre << Ma dimmi solo una cosa: ci sei mai andata a parlare con il suo professore di Trasfigurazione, invece di dare sempre la colpa a lei? >> 

Sbattei le palpebre un paio di volte, esterrefatta: non potevo credere che Draco stesse davvero prendendo le mie difese in quel modo. Ma, a meno che non stesse cercando la via più rapida per morire, era proprio quello che stava facendo. 

<< Perché io non ho mai sentito di gente che prende Troll ai GUFO, nemmeno Tiger e Goyle ci sono riusciti. Mi pare evidente che se c'è un problema, qui, Rose non è l'unica ad averlo. >>

Non avevo mai visto nessuno zittirla in quel modo. E neanche lei, a giudicare dalla sua espressione esterrefatta e furiosa al tempo stesso. Mamma boccheggiò, come un pesce scaraventato sulla sabbia da un'onda, e dopo avergli lanciato uno sguardo che prometteva vendetta in tutte le lingue a me note e ignote se ne andò dalla cucina, sbattendo la porta con ferocia inaudita.

 

***

 

26 agosto 1994

 

Ieri sono andato a vedere la finale della Coppa del Mondo di Quidditch tra Irlanda e Bulgaria. Io in realtà tifavo per la Bulgaria, ma visto che hanno perso non c'è bisogno che lo si sappia in giro. Comunque non credo che a qualcuno interessi più chi o cosa tifavo, dopo quello che è successo ieri notte. Ma è una storia lunga, forse è meglio che cominci dall'inizio. 

Dopo la partita mio padre si è fermato a parlare con il ministro per un paio di minuti, poi siamo usciti dallo stadio e mi ha trascinato via senza neanche lasciarmi il tempo di andare a salutare un paio di miei compagni di scuola che avevo visto nel campeggio la mattina. Ho provato a protestare, ma ha detto che dovevamo andare a casa subito perché aveva una cosa importante da fare e poi dormire in campeggio è una cosa da plebei – infatti lo hanno fatto i Weasley. Su quest'ultima cosa non potevo dargli torto – dormirò in tenda solo quando i Maghi serviranno gli Elfi Domestici – ma comunque mi è sembrato che avesse un po' troppa fretta di portarmi via. Quando siamo arrivati a casa, poi, mi ha detto di filare in camera mia e di non uscire per nessun motivo e si è smaterializzato prima che potessi aprir bocca per protestare. 

E stamattina tutti i giornali, anche quelli babbani (anche se io non leggo quella feccia), parlavano di un'aggressione ad una famiglia di babbani nel campeggio e del Marchio Nero, il simbolo del Signore Oscuro. 

Non ho chiesto a mio padre se questo c'entri qualcosa con lui e con la gente strana che ultimamente sta circolando per casa nostra, ma in fondo era troppo ovvio perché ce ne fosse bisogno.

 

23 ottobre 1994

 

Ok, potrei essermi dimenticato di scrivere su questo diario per qualcosa come due mesi... sì, in effetti credo proprio di averlo fatto. D'altronde non è colpa mia se sono troppo impegnato ad avere una vita sociale assolutamente esaltante per trovare il tempo di riportare i miei successi su questo. Anzi, è già tanto che oggi sono riuscito a trovare un buco nella mia affollatissima agenda (per dirla tutta ho dovuto dare buca a Pansy per trovare una mezz'ora di tempo... due piccioni con una fava, come si suol dire... anche se a tirare bidone a Pansy c'è sempre una discreta probabilità di finire impalati a testa in giù nei sotterranei).

Comunque, ti interesserà sapere che quest'anno Hogwarts ospiterà il prestigioso Torneo Tre Maghi. Ma – cosa ben più interessante, almeno per me – ospiterà i ragazzi di altre due scuole, Durmstrang e Beauxbatones. Le femmine di Durmstrang non sono tutta questa gran cosa (un po' alla Millicent, per rendere l'idea...), ma in compenso i ragazzi sono gente davvero a posto: tutti Purosangue, e quando dico Purosangue intendo di quelli con il sangue ed il cervello veramente puliti, non come quei babbanofili indegni dei Weasley. Infatti lo hanno capito subito che i Grifondoro sono un branco d'idioti. Davvero non capisco perché mia madre non ha voluto che andassi a studiare a Durmstrang... 

Quelli di Beauxbatones invece mi stanno discretamente sulle scatole: i soliti francesini con la puzza sotto il naso, hai presente? Ma le ragazze sono qualcosa di semplicemente strepitoso... d'altro canto non c'è bisogno che siano simpatiche perché le si possa portare a letto. 

Blaise dice di essersene fatto una – Gabrielle, mi sembra che si chiami. Una sventola tale che se metà della sua bellezza fosse stata distribuita tra le ragazze del mio anno sarei il ragazzo più felice (e con meno ore di sonno per notte) dell'universo. Peccato che Gabrielle sia anche l'unica abbordabile, visto che le altre sono tutte troppo grandi (giuro che non ho mai desiderato così ardentemente avere un paio di anni in più...).

La sera di Halloween comunque verranno scelti i tre campioni del torneo, uno per ogni scuola. Naturalmente sarei stato io quello di Hogwarts, se non fosse per questa stupida regola che vieta la partecipazione a chi ha meno di diciassette anni. Meglio così, in fondo: non avevo proprio voglia di sbattermi i coglioni tutto l'anno per uno stupido torneo. 

 

1 novembre 1994

 

Ed eccomi qua, in diretta dal festival annuale dell'indecenza, per l'assegnazione del titolo di “schifoso porco barone” dell'anno, che questa volta (non che di solito no) va a... rullo di tamburi... ebbene sì, proprio lui, sua eccellenza Harry Potter. Perché non gli bastava andare a svenire in giro toccandosi la cicatrice e piagnucolando perché il Signore Oscuro gli ha fatto fuori i genitori, no, adesso per stare al centro dell'attenzione l'idiota ha pensato bene di farsi scegliere come quarto campione del torneo Tre Maghi. Qualcosa con la matematica non torna, vero? Tipo che forse, ma dico forse, il Torneo Tre Maghi è un torneo tra tre maghi, e non quattro. Ma ormai dovrei saperlo, quando ci sono di mezzo Potter e le sue menate sembra sempre che le regole siano state fatte apposta per essere cambiate secondo i gusti e le necessità di sua eccellenza San Potter.

Credo davvero che comincerò a tifare per quella testa di cazzo di Diggory, se l'alternativa è Potter. Non che Diggory abbia qualche speranza di farcela, con quel suo faccino sbrilluccicoso da belloccio senza cervello, ma almeno c'è qualche speranza che non svenga come un idiota a metà della prima prova. 

 

L'orologio del cellulare segnava le undici e mezza. Sbadigliai e posai il quadernetto sul comodino, cominciando a prendere seriamente in considerazione la possibilità di ficcarmi a letto così com'ero, senza nemmeno cambiarmi o andare in bagno a lavarmi i denti. E probabilmente l'avrei anche fatto, se non avessi avuto abbastanza fame da convincermi ad alzarmi, andare in cucina alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti e poi, eventualmente, fare il resto delle cose che dovevo fare. Mi stiracchiai e scesi dal letto, perdendo un paio d'istanti per maledire mentalmente il pavimento freddo sotto i piedi scalzi prima di avviarmi verso la cucina. 

Quando arrivai in soggiorno, però, scoprii di non essere l'unica ancora sveglia a quell'ora: la tv era accesa, senza il volume, e le immagini si rincorrevano mute sullo schermo davanti agli occhi di Draco, che se ne stava disteso sul divano con una coperta addosso. Gli passai alle spalle, totalmente ignorata, e andai in cucina a riempirmi un bicchiere di latte. Bevvi il latte e sciacquai il bicchiere in silenzio, ma poi, invece di tornarmene in camera mia, andai a sedermi sul tappeto, accanto alle sue gambe. 

A parte lanciarmi una rapida occhiata, Draco non diede segno di essersi accorto della mia presenza. 

<< Mamma ti fa dormire sul divano, oggi? >> 

Draco si strinse nelle spalle. << Così pare. >>

<< E tu glielo lasci fare? >> chiesi << Cioè, fammi capire, quand'è che avete deciso che il letto è suo? >>

Draco mi guardò con un certo sdegno. << Se avessi mandato lei a dormire sul divano non ti sarebbe andato bene comunque. >> mi fece notare. 

<< In effetti no... >> mi trovai costretta a dargli ragione. 

Se avesse mandato mamma a dormire sul divano probabilmente gli avrei dato del bifolco cafone. Non che lei non meritasse di dormire sul divano (o anche per terra), se era per quello: non avevo ancora chiamato papà per dargli la funesta notizia, perché speravo in un'improvvisa ondata di sensi di colpa che l'avrebbe convinta a darmi il permesso di partire all'ultimo minuto, ma a quel punto era piuttosto ovvio che non ci sarebbero stati nessuna improbabile ondata di sensi di colpa e nessun ancora meno probabile permesso di partire. 

<< Comunque mi dispiace che abbiate litigato per colpa mia... >> Draco inarcò entrambe le sopracciglia e mi lanciò un'occhiata profondamente sarcastica. << D'accordo, forse non mi dispiace così tanto... >> ritrattai, ma scoprii mio malgrado che la seconda cosa che avevo detto assomigliava ad una bugia molto più della prima. << Però... beh... grazie per prima... >> 

Mi ritrovai a ringraziare Merlino che fosse buio, perché ero certa di essere appena diventata rossa come una Pluffa. 

<< Figurati... >> borbottò Draco. Era troppo scuro per dirlo, ma mi pareva che anche il suo viso si avesse preso un po' di colore. << Ogni tanto tua madre ha bisogno che qualcuno le faccia notare che sta esagerando... e comunque l'ho fatto perché non vedo l'ora che tu ti tolga dai piedi per un paio di giorni. >> aggiunse. 

Quando i nostri occhi s'incrociarono ci ritrovammo a scambiarci un'occhiatina complice, entrambi con un sorrisetto stampato sulle labbra. << Naturalmente. >> risposi. << Ah, comunque toglimi una curiosità: la tv è senza volume perché non avevi voglia di sentire quello che dicono o perché non sei capace di usare il telecomando? >>

La mattina dopo, quando fui svegliata da Scorpius che suonava ferocemente la quinta sinfonia di Beethoven, realizzai di essermi addormentata sul tappeto del salotto, con la testa posata alla gamba di Draco. 

 

***

 

Più tardi quella stessa mattina, quando il mio diciottesimo tentativo di parlargli fallì miseramente, ebbi la conferma definitiva del fatto che Scorpius mi stava evitando. 

<< Scorpius, non voglio disturbarti, ma non è che per caso hai visto la mia maglietta dei... >> tentai, ma prima che potessi terminare la frase lui aveva già abbandonato lo spartito della musica che stava suonando ed era sparito su per le scale, dicendo che gli era appena venuto in mente di aver scritto un'idiozia nel tema di Pozioni.

<< … dei Singin' Ghosts. >> completai, sospirando << Ha un valore affettivo quella maglia! >> sbottai poi, rivolta alla tromba ormai deserta delle scale.

Scossi la testa e mi lasciai cadere con tutto il peso sullo sgabello del pianoforte, ancora tiepido dopo che Scorpius ci era stato seduto (in effetti aveva passato tutta la mattina con le chiappe piazzate su quello sgabello, suonando una hit list delle musiche più minacciose mai composte). Lanciai uno sguardo depresso allo spartito, su cui erano tracciati dei geroglifici dall'aria parecchio complicata, e feci scorrere la punta delle dita sui tasti bianchi, producendo una serie di deboli suoni stonati. 

Forse ha deciso che per avere tanti bambini biondi è meglio sposare una bionda...

Non riuscivo a capire perché, di colpo, avesse cominciato a trattarmi così freddamente: potevo anche aver ferito i suoi sentimenti ed il suo orgoglio, ma quello era davvero troppo. Mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo di alcuni mesi, quando se per sfortuna ci trovavamo nella stessa stanza uno dei due si affrettava ad uscirne, storcendo il naso con malcelato (anzi, generalmente esibito, e anche piuttosto teatrale) disgusto. Ora perlomeno Scorpius si risparmiava la fatica di storcere il naso, ma d'altronde quando eviti una persona come se avesse la Spruzzolosi non c'è bisogno di ulteriori dimostrazioni di ribrezzo per farle capire quello che pensi di lei. 

La mia deprimente constatazione dell'ancor più deprimente realtà in cui mi trovavo incastrata fu interrotta dal suono di un paio di tacchi alti che scendevano le scale con la delicatezza di un rinoceronte inferocito. Alzai lo sguardo appena in tempo per vedere mia madre attraversare il salotto a passo di marcia, fasciata in un tailleur pantalone nero che faceva molto “avvocatessa spietata che sta per prenderti a calci in culo”, e puntare dritto sulla porta d'ingresso, senza degnare nessuno di uno sguardo. Draco, che si era affacciato dalla porta della cucina per scoprire quale fosse la fonte di tanto rumore, le lanciò uno sguardo perplesso. 

<< Hermione, dove...? >>

<< Al Ministero. >> rispose, con un tono minaccioso che, più che non ammettere repliche, sembrava quasi invitare a farle, in modo che lei potesse sfogare la sua più che palese ira sbudellando il malcapitato contestatore con un coltello da cucina. Ragion per cui, naturalmente, né io né Draco sentimmo il bisogno di farle notare che la domenica in genere la gente non va al lavoro. La gente normale, perlomeno. 

D'altronde era ovvio che mia madre non fosse normale: la gente normale non torna a casa alle tre di domenica pomeriggio, dopo aver lasciato fidanzato e figli ad arrangiarsi per il pranzo (o in alternativa a morire di fame), annunciandoti che rifarai l'esame di Trasfigurazione il 29 agosto. 

<< Come, scusa?! >> esclamai, sputacchiando il latte e cereali che in teoria avrebbe dovuto essere il sostituto del mio pranzo.

<< Ho parlato con il professor Ferguson, con la McGranitt e con un paio di persone che conosco al Ministero ed ho ottenuto che tu possa rifare l'esame a fine agosto. Se lo passerai con almeno O potrai frequentare i corsi di Trasfigurazione per i MAGO, l'anno prossimo. >> ripeté lei. 

Sbattei le palpebre un paio di volte, cercando di convincermi che mia madre non aveva davvero rivoltato il Ministero della Magia per farmi rifare un esame in cui ero stata giustamente bocciata una volta e che non avevo la minima intenzione di rifare. 

<< Ma tu starai scherzando?! >> sbottai. 

Ma, come temevo, mamma incrociò le braccia al petto e mi rivolse uno sguardo severo. << Nient'affatto. Il 29 agosto tu rifarai quell'esame e prenderai O, dovessi anche studiare tutti i giorni e le notti da questo momento in poi: dopo tutto quello che ho fatto per farti avere una seconda possibilità è il minino che tu possa fare. Anche perché, sia ben chiaro, se mi fai perdere la faccia davanti a tutte le persone che ho scomodato per il tuo esame ti sbatto fuori di casa. >>

Ma magari mi avesse sbattuta fuori da quel covo di pazzi! 

Una che probabilmente minaccia il Ministro della Magia per far rifare un'esame a sua figlia, un altro che si specchia anche nel dorso dei cucchiaini da tè ed il terzo che ti sveglia alle sette e mezzo di domenica mattina suonando la quinta sinfonia di Beethoven... meglio perderli che trovarli!

<< Ma fallo tu l'esame, se ci tieni così tanto. >> risposi << Io non ho la minima intenzione di rovinarmi il resto dell'estate per potermi rovinare anche gli ultimi due anni di scuola studiando quella materia inutile, ora che finalmente me la sono tolta dalle scato... >>

La mia brillante invettiva contro la Trasfigurazione fu interrotta dall'arrivo di Draco. Il platinato  entrò in cucina fischiettando in stile Biancaneve che fa le pulizie con gli uccellini, apparentemente senza accorgersi del litigio che aveva appena interrotto, e si mise a frugare nella dispensa sotto lo sguardo assassino di mamma, che lo stava chiaramente invitando a levare le tende e lasciarci da sole (supponevo che non volesse testimoni, dal momento che con ogni probabilità stava per avadakedavrizzarmi). Dopo aver richiuso la dispensa senza aver preso niente Draco puntò verso la porta, sempre fischiettando con quella sua aria assolutamente fuori luogo da Alice nel Paese delle Meraviglie, ma subito prima di uscire mi mise in mano un pezzo di pergamena. 

<< Hem-hem. >> tossicchiò, lanciandomi uno sguardo molto eloquente << Hai dimenticato questa in soggiorno. >>

Abbassai lo sguardo sulla pergamena, perplessa, e lessi le poche righe che vi erano tracciate con una scrittura che certamente non era la mia. 

 

Non fare l'imbecille: se ha fatto tutto questo casino vuol dire che crede a quello che dici su Ferguson e ti sta dando la possibilità di dimostrarle che ha ragione a fidarsi di te. 

Se ci tieni alla vacanza in Spagna questo è il momento buono per convincerla a lasciarti andare.

 

In effetti Draco non aveva tutti i torti, anche se il fatto che mi stesse aiutando di nuovo avrebbe potuto farmi pensare che aveva battuto la testa da qualche parte e che non era il caso di fidarsi troppo di quello che diceva. 

Mi ficcai la pergamena in tasca e mi costrinsi a rivolgermi a mia madre con un tono non troppo bellicoso. << D'accordo, va bene, farò questo maledetto esame... >> in effetti il tono “non troppo bellicoso” non mi era riuscito un gran che bene, ma se fossi diventata di colpo tutta zucchero e miele la cosa sarebbe stata alquanto sospetta << Sono comunque in punizione? >>

Mamma sospirò. << No, puoi andare in Spagna. Ma appena torni giura che ti metterai a studiare. >>

A guardarla con un po' di attenzione sembrava davvero esausta, povera donna... avevo sempre pensato che si stressasse troppo e per troppe cose (spesso anche stupide, tra l'altro), ma sinceramente mi dispiaceva pensare di essere io uno dei principali motivi per cui si riduceva in quello stato. 

<< D'accordo, mamma. Ti prometto che studierò.... e... grazie... >> aggiunsi, dopo una breve esitazione. 

Grazie per la fiducia, non di certo per avermi rovinato quel che resta dell'estate con questo stupido esame...

Ma questo ritenni fosse meglio non dirglielo. 

 

***

 

Quella sera stavo finendo di ficcare magliette alla rinfusa in valigia, quando qualcuno bussò alla porta, interrompendo la mia minuziosa operazione di preparazione del bagaglio. Gettai l'ultima maglietta nel borsone e andai ad aprire la porta, chiedendomi se per caso fosse Draco con un mazzo di fiori (dopo quello che aveva fatto negli ultimi giorni ci mancava solo quello, praticamente). Invece al posto di Draco trovai Scorpius e senza alcun mazzo di fiori, con mio sommo rammarico (per i fiori, non per Scorpius). 

<< Scorpius... ciao... >> lo salutai, parecchio sorpresa di vederlo sulla porta di camera mia dopo che mi aveva evitata come la peste per tre giorni. 

<< Ciao... hai un momento libero? >> chiese.

<< Direi di si... >> risposi, cercando di indovinare dall'espressione contrita del suo viso cosa volesse dirmi. Qualunque cosa fosse non doveva renderlo particolarmente felice, in ogni caso. 

Mi feci da parte per farlo entrare e andai a sedermi sul letto, lasciando che lui si mettesse dove voleva (ovviamente il pollo rimase in piedi a fissarsi i piedi in imbarazzo). 

<< Quindi vai in Spagna... >> disse, alla fine. 

Non mi sembrava un commento particolarmente intelligente, ma annuii. << Sì, parto domattina. >>

<< È bella la Spagna... >> osservò lui, spostando nervosamente il peso da un piede all'altro. 

Raccolsi il cellulare dal comodino e controllai di non aver ricevuto nuovi messaggi, tanto per avere qualcosa da fare e non sembrare una perfetta idiota mentre lo fissavo come un pesce  imbalsamato. << Già... >> concordai << Ci sei stato? >>

Scorpius puntò lo sguardo sui poster dei Cannoni di Chudley appesi alle mie spalle, anche lui con il chiaro intento di non assomigliare ad un essere pinnato più del necessario. << No, ma... beh, insomma, ti auguro di fare un buon viaggio... >>

<< Oh... grazie. >> 

Aprii la cartella dei messaggi ricevuti e cominciai a scorrerli distrattamente, nonostante non ce ne fossero di nuovi. Scorpius annuì e si avviò in silenzio verso la porta, ma un attimo prima di posare la mano sulla maniglia parve ripensarci e si voltò nuovamente verso di me. 

<< Comunque non era questo che volevo dirti. Insomma, sì, ci tenevo a augurarti un buon viaggio >> si affrettò a precisare << ma... ecco, credo di doverti delle scuse per come mi sono comportato in questi giorni... >>

<< Delle scuse? >> chiesi, ufficialmente perché non ero certa di aver capito bene quello che aveva detto (o almeno sperai che sembrasse così). La cosa, in pratica, era ben diversa, dal momento che se lo avessi registrato mentre diceva di dovermi delle scuse poi sarei stata capace di passare una settimana intera a riascoltare la sua voce che ripeteva quelle parole. 

A ben pensarci anche io gli dovrei parecchie scuse... ma beh, c'è tempo per quello...

Il mio cuore aumentò vertiginosamente il ritmo dei battiti mentre Calvin, nell'angolino più irrazionale del mio cervello, sventolava bandierine con vistosi cuoricini rossi stampati sopra. Sperai per il briciolo di sanità mentale che mi restava che non iniziasse anche a proiettarmi in testa romantici film in cui alle sue scuse seguiva una smielata dichiarazione d'eterno amore. 

Le guance di Scorpius si tinsero di un delizioso color confetto, cosa che non contribuì particolarmente al mantenimento della mia già instabile sanità mentale. << Sì, lo so che sembra stupido... anzi, è stupido, ma ce l'avevo con te perché... >> esitò, puntando lo sguardo il più lontano possibile dal mio << ero geloso... >>

Non riuscii a trattenermi. << Geloso?! >> ripetei, come un barbone scoprendo di aver appena vinto un milione di Galeoni alla lotteria esclamerebbe “un milione?!”. 

Ora Calvin poteva ufficialmente partire con il film d'amore. 

Anche se in effetti la sua gelosia mi prendeva parecchio alla sprovvista: non che la cosa non mi facesse abbastanza piacere da poterci gongolare per giorni, ben inteso, ma non mi veniva in mente nessun motivo per cui Scorpius potesse essere geloso di me, visto e considerato che gli unici esseri di sesso maschile con cui avevo avuto contatti quell'estate, tolto lui, erano tutti miei parenti. 

<< Sì >> confermo Scorpius, le guance che ormai richiedevano un tempestivo intervento dei pompieri << di te e di mio padre... >>

Ok, fermi tutti, stop... CHE COSA?!

Davanti alla mia espressione stralunata Scorpius dovette capire che era il caso di spiegarsi meglio, perché si affrettò ad aggiungere. << Non è una bella cosa da pensare, lo so, ma mi ha dato fastidio vedere che ultimamente state legando parecchio... >> i suoi occhi verdi guizzarono sul mio volto per un istante, lasciandomi intravedere un'ombra della tristezza che li oscurava << … più di quanto abbia legato io con lui in questi anni, almeno... >>

E di colpo mi sentii un'idiota. Un'idiota per ogni sguardo complice che avevo scambiato con Draco in quei giorni. Un'idiota per ogni minuto che gli avevo sottratto quando avrebbe potuto – dovuto – stare con suo figlio. Un'idiota perché i presunti sentimenti che provavo per Scorpius non mi avevano impedito di ferirlo, non accorgermene e continuare a non capire niente di lui e di quello che provava. 

<< Io... >> balbettai << cioè, noi... noi non andiamo affatto d'accordo... insomma, è da quando ho messo piede in questa casa che tuo padre non mi può vedere... se anche mi ha difesa una volta o due non vuol dire niente, probabilmente lo ha fatto solo per il gusto di dare contro a mia mamma... >>

Era vero: il fatto che Draco avesse battuto la testa da qualche parte ed avesse iniziato da un giorno all'altro a fare il carino non voleva dire assolutamente niente, se non che l'oggetto contro cui aveva sbattuto doveva essere parecchio duro. Le cose non erano minimamente cambiate da quando ci eravamo alleati per puro opportunismo contro i due secchioni di famiglia: restavamo sempre due cordiali nemici, uniti temporaneamente da un interesse comune, quale per l'appunto sopravvivere alla convivenza con Hermione Granger. 

Eppure mentre balbettavo quelle parole mi resi conto di quanto poco plausibili sembrassero, di fronte alla realtà oggettiva dei fatti. 

Io e Draco siamo davvero diventati... amici?

Scorpius si sedette sul letto accanto a me, scuotendo la testa. << Conosco mio padre, anche se non ci parliamo molto, e credimi, si sta davvero affezionando a te. In fondo lo capisco, per molte cose gli assomigli molto più tu di quanto gli assomigli io... >>

Ed in quel momento mi odiai dal più profondo del cuore per aver rivolto anche solo una parola vagamente amichevole a Draco. << Mi dispiace, io non volevo... >> cominciai, ma Scorpius m'interruppe, sforzandosi di rivolgermi un sorriso. 

<< Non devi dispiacerti, tranquilla, non è colpa tua. >>

Sentii una sgradevole fitta strizzarmi lo stomaco, a quelle parole. Senso di colpa, forse, di fronte ai suoi patetici tentativi di far sembrare che fosse tutto a posto, che in fondo gli andava bene così, che era contento per me. O forse a farmi sentire uno schifo era il fatto che Scorpius aveva messo da parte il suo rancore e si era davvero convinto che gli andava bene così, che era tutto a posto, che aveva sbagliato lui a prendersela per una cosa del genere. E ora mi stava chiedendo scusa perché io gli avevo rubato il padre e stava pure cercando di tirarmi su il morale.

Ma si può essere più fessi... ed altruisti... e stupidi... e...

Prima di riuscire a fermarmi gli ero praticamente saltata addosso e l'avevo stretto in un abbraccio soffocante, cercando di trasmettergli un po' di qualcosa, non sapevo nemmeno io cosa. Forse solo un po' del bene che gli volevo, perché sapesse che al mondo c'era qualcuno per cui era dannatamente importante. Perché sapesse che meritava di essere importante per qualcuno, molto più della maggior parte della gente. 

<< Lo so che è difficile avere un padre che se ne frega di te... >> sussurrai, affondando le dita nella stoffa leggera della sua polo. 

La mano di Scorpius sfiorò i miei capelli, piano, come se temesse di fare una mossa sbagliata. << So che lo sai... >>

Avrei voluto dirgli che non era vero, che suo padre gli voleva bene anche se, Malfoy com'era, non era capace di dimostrarlo, che magari doveva solo fare il primo passo e sarebbe andato tutto a posto, ma alla fine, come al solito, me ne venni fuori con un banalissimo << Mi dispiace... >>

Brava. No, davvero, complimenti eh... per fortuna che ci sei tu a tirargli su il morale.

Sentii le braccia di Scorpius avvolgersi attorno alla mia schiena e ricambiare la stretta, in cerca di conforto. << Non è stato sempre così... >> mormorò << è passato tanto tempo, non ricordo più bene... ma era davvero un padre, prima... >> sentii il suo corpo tremare contro il mio, come se di colpo fosse stato sferzato da una folata di vento gelido << Poi è come se fosse morto anche lui: non aveva più tempo per giocare con me, per insegnarmi a volare, per fare qualsiasi cosa che non fosse andare al lavoro, come un Infero, solo un corpo vuoto, e cercare quelli che l'avevano uccisa... >>

Sfregai le mani sulla sua schiena, come se sperassi di scacciare il freddo che lo gelava da dentro con quel semplice gesto. Anche perché oltre a quello avevo ben poco da offrirgli: con le parole avevo sempre fatto schifo. 

Ma forse a Scorpius non servivano le parole, in quel momento, perché si accoccolò con la testa sul mio petto, come un bambino, e chiuse gli occhi. 

<< Mi mancherai, quando sarai in Spagna... >> sussurrò. 

<< Mi mancherai anche tu... >> 

E poco prima di scivolare nel sonno, stretta a lui in un groviglio confuso di corpi e braccia, ebbi il tempo di realizzare vagamente che Calvin era sparito dalla mia testa: eravamo solo io e Scorpius, in quel momento. Solo abbracciati, come due bambini sperduti, come due fratelli. 

E mi andava bene così. 

   
 
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