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Autore: Jerry93    01/07/2011    15 recensioni
Lunga è la via per la redenzione. Sofferenza, dubbi, odio. Gioia, certezze, amore. Hermione e Draco. You and Me.
"Lo Slytherin alzò un sopracciglio. Lei arrossì.
-Posso baciarti?-
Il sorriso che si aprì sulla sua bocca fu il più bello che Hermione avesse mai visto.
Gioioso, gentile, grato.
-Accomodati- le rispose, come ad invitarla ad entrare in una casa in cui, da tempo, aveva lasciato le sue valige.
Soddisfatto, solare, semplice.
Lei si alzò sulle punta dei piedi, così da poter essere alla sua altezza.
Dolce, desideroso, destabilizzato.
Cercò, improvvisamente spaesata, il contatto con le sue mani. Lui gliele fece trovare subito.
Le loro dita si intrecciarono in un nodo indissolubile.
Afrodisiaco, ansioso, attratto.
Hermione si sporse, instabile sul suo appoggio improvvisato.
Posò la sua bocca su quella di lui.
Indeciso, impressionato, innamorato."

[Chapter 12, Abstinence and Satisfy]
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Becoming Us'
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Chapter eighteen, The shutting of the wings

Alla fine, Horace Lumacorno, dopo aver chiesto il permesso ad Albus Silente, era riuscito a scalfire l’imperturbabile Minerva McGranitt, concedendo solo agli studenti maggiorenni mezzo calice di idromele abbondantemente diluito con Acqua Sorgiva. Una brodaglia leggermente ambrata senza la minima traccia di una qualsiasi gradazione alcolica e tendenzialmente innocua. Hermione, comunque, decise di non berla, almeno per il momento. Perché quel bicchiere le era stato dato da niente meno che Marcus Belby e ciò, con una discreta probabilità, significava che era stato almeno avvelenato. La Gryffindor, dunque, continuava a camminare fiancheggiando il Ravenclaw, facendo attenzione a tenere il più lontano possibile quella sostanza di dubbia bevibilità e stringendo la pochette blu contenente la sua bacchetta. Il ragazzo, intanto, sembrava deciso a non lasciarla libera di muoversi a più di un paio di centimetri da sè e, per questo motivo, se la teneva vicino avvinghiandole i fianchi con il braccio sinistro. “Non siamo stati quasi mai assieme, durante quest’ultime due settimane”, era la scusa ufficiale.

Dopo una lunga attesa, il Ravenclaw si distrasse, perdendosi a parlare con Lumacorno, il quale ne aveva combinata una giusta, finalmente, braccandoli senza pietà. Rapida, aveva odorato il suo intruglio e, con suo estremo piacere, aveva constatato che Belby era un pessimo Pozionista.

Era cosa risaputa che ogni veleno ben riuscito deve essere completamente inodore, così da poter essere somministrato all’obbiettivo predestinato, cosa che quello ideato dal Mangiamorte palesemente non era. Un leggero retrogusto di sangue di salamandra, ingrediente necessario per molte pozioni e alla base di alcuni dei veleni mortali più comuni, era appena mascherato dall’odore dolce dell’idromele diluito.

Il vero problema rimaneva come evitare di finire all’altro mondo a causa di quella brodaglia da fattucchiere, che, nonostante l’imperfezione, sicuramente era ancora velenosa. Presto, infatti, Lumacorno avrebbe dato sfoggio della sua superbia, attirando l’attenzione di tutti i presenti per proporre un brindisi, il quale avrebbe sancito la sua fine.

Fortunatamente, Drew, invitato speciale della serata, sembrava aver intercettato la sua espressione schifata dopo che aveva annusato il proprio bicchiere e stava intrattenendo, con le sue grandi abilità oratorie, l’anziano uomo troppo sciocco per resistere ad un paio di adulazioni ben servite.

Il tempo che le rimaneva per sbarazzarsi di quella sciacquatura di pentolone senza farsi vedere dal suo accompagnatore era comunque molto breve. Avrebbe potuto dirigersi verso Harry e Ginny per salutarli, ma con buona probabilità lui l’avrebbe seguita o, comunque, non l’avrebbe persa di vista. Avrebbe potuto fingere d’inciampare e rovesciare a terra il liquido, ma, visto il modo in cui Belby la teneva stretta a sé, ciò le era praticamente impossibile. Avrebbe potuto fingersi astemia, ma, in questo caso, avrebbe dovuto rifiutare la bevanda fin da subito, in quanto farlo ora non avrebbe fatto altro che aumentare i numerosi sospetti del ragazzo nei suoi confronti.

L’aiuto le giunse inaspettato da chi pensava non si sarebbe mai esposto per aiutarla.

Daphne le stava correndo incontro, mantenendo, nonostante la rapidità dei passi e l’abito bianco ingombrante, il solito incedere regale, seguita a pochi passi da un Blaise sorridente e affabile.

- Hermione!- urlò la ragazza abbracciandola, mentre Zabini porgeva la mano a Belby cominciando una spigliata conversazione. La Granger stava constatando di non aver mai visto lo Slytherin così loquace, quando, approfittando della loro vicinanza, la Greengrass scambiò rapidamente i loro calici, contenenti entrambi idromele.

La Gryffindor guardò estasiata la sua bellissima salvatrice, la quale, pur beandosi dell’ammirazione della ragazza più intelligente dell’intera scuola di Hogwarts, non smise di recitare la propria parte.

- Marcus, vero?-

Il Ravenclaw, in risposta, annuì.

-Credo di averti già visto da qualche parte, ma, al momento attuale, non riesco a ricordarmi dove di preciso … - disse Daphne, portandosi la mano destra al viso e battendo lentamente l’indice sulla guancia.

Il ragazzo fu subito pronto a risponderle, ma venne bruscamente interrotto da Blaise.

-Amore, veramente non ricordi?- le chiese lo Slytherin, dando fondo alle sue doti di attore con una realistica espressione basita – Lo abbiamo incontrato quando è stato così gentile da accompagnare Hermione in infermeria mentre Malfoy vi era ricoverato-

Sul viso di Daphne si dipinse immediatamente un espressione più grave.

-Ti avevo detto, amore, di non nominare più quel verme in mia presenza!- esclamò quella, prendendo ad agitare le braccia per poi appoggiare i pungi chiusi sui fianchi.

-Lo so, scusa- si affrettò Blaise – Puoi perdonarmi?-

Dinnanzi a tale serietà, Hermione fu sul punto di urlare a Daphne di rispondere affermativamente.

-Si, ma solo perché sei il mio Paperotto!- rispose la ragazza, stringendo tra le dita le gote del ragazzo.

I due testimoni, spettatori sconvolti di tale spettacolo, riuscirono a stento a non scoppiare in fragorose risate, nonostante la particolare situazione in cui si trovavano.

-Grazie- le sussurrò quello sulle labbra carnose, laccate di rossetto.

Reggendo ancora il calice contenente l’idromele avvelenato, Daphne intrecciò le mani dietro la nuca di Blaise.

-Ti amo- mormorò lei, prima di alzarsi sulle punte dei piedi per baciarlo dolcemente.

-Anche io- gli rispose l’altro, prima che entrambi scoppiassero in risate imbarazzate e celate a stento.

Hermione tossì piano, cercando di schiarirsi la voce e di riprendere il controllo della situazione, così realistica da apparire veritiera anche ai suoi occhi.

-Scusateci!- esclamò la Greengrass con un’odiosa vocina stridula, che stonava decisamente se fatta combaciare con quel lato di sé che la ragazza aveva mostrato alla Gryffindor fino a quel giorno.

-Dunque, Hermione, a quando l’annuncio pubblico?- chiese ancora Daphne.

Per la seconda volta, la riccia non poté che ringraziare l’altra per l’aiuto che le stava dando.

-Spero molto presto- disse infatti, stringendo contemporaneamente la mano di Marcus. Ciò generò, nella testa di Belby, una serie di fraintendimenti che lo convinsero di avere la vittoria in mano.

Di nuovo, qualcuno tossicchiò.

Era Blaise.

-Amore- disse piano, cercando di attirare l’attenzione della fidanzata.

Questa finse di non accorgersene, obbligando il ragazzo a piantarle una gomitata nel fianco.

-Si, Blaise?- disse, finalmente, furiosa.

Il ragazzo cercò di farle capire qualche cosa con alcuni gesti stentati.

-Parla chiaro, per favore!- esclamò esausta Daphne.

-Il tuo rossetto è sbavato!- urlò esasperato Zabini, liberando una grande quantità di ossigeno che gli svuotò il petto.

La sbavatura in questione era inesistente, visti anche i galeoni spesi dalla Greengrass per comprare il più costoso Rossetto Risoluto francese, che neanche un “Ardemonio” realizzato alla perfezione avrebbe potuto scalfire.

-Furbetto!- disse questa, mentre toccava con il dito indice la punta del naso di lui, causando un altro sconquasso ad Hermione – Va bene, se proprio insisti, possiamo andare in bagno a “risistemare il trucco”- concluse quella facendo l’occhiolino al fidanzato.

Afferrò la mano di Blaise e, tenendo in alto in calice incriminato, si fece largo tra la folla urlando insulti a destra e a manca, concentrandosi principalmente su tutti i Gryffindor che avevano la sfortuna di incontrarla. Casualmente, poi, i due passarono a meno di un metro da Draco che, ancora appoggiato al muro, si era goduto la divertente scenetta.

-Comincia ad aprire il portafoglio, brutto idiota, mi devi più di quello che credi!- ringhiò al biondo, per poi sparire dietro la porta del bagno, trascinandosi dietro Zabini.

-Ma è sempre così, quella?- domandò Belby ad Hermione.

-Solitamente si- mentì quella spudoratamente, mentre con molta nonchalance si portava finalmente il bicchiere alla bocca.

Il suo accompagnatore, vedendo finalmente raggiunto il risultato tanto agognato, trattenne il respiro. Hermione bevve con studiata lentezza, inclinando leggermente il calice. Dopo aver constatato il modo in cui Marcus la stava osservando, oramai con la bocca spalancata in modo poco fine, gli avvicinò il cristallo e cominciò a divertirsi alle sue spalle.

-Ne vuoi un po’?- gli chiese.

Quello prese a scuotere la testa e arrossì.

-Sicuro?- insistette la Granger – Ha uno strano retrogusto, ma non è male-

Poco lontano, Draco Malfoy si godeva la scena.

 

***

 

-Fuori da qui, sgualdrinelle da quattro soldi!- urlò Daphne, entrando nel bagno delle ragazze e trascinandosi un impassibile Zabini.

Una ragazza Hufflepuff dell’ultimo anno, lasciando a metà la complessa impresa con cui stava cercando di sistemare il trucco che qualche muratore aveva spalmato sul suo viso suino, tentò di aprir bocca per controbattere.

La Greengrass alzò il dito indice della mano destra, zittendola con quel gesto imperioso.

-Tesoro, non ti conviene sfidare il mio sangue freddo- l’ammonì la Slytherin – Tendo a diventare piuttosto violenta con chi mi contraddice, sai? Quindi, affatturati da sola quella squallida bocca con cui, vendendola al miglior offerente, hai potuto comprare quello straccetto da quattro soldi-

Quella, sbigottita, fu sul punto di mettersi a piangere, ma provò comunque a replicare, dando prova di grande coraggio e ottenendo un appena sussurrato supporto dalle altre ragazza.

-Io … - cominciò.

– Tu faresti bene ad andare dalla tua mammina a farti consolare, così magari, lavorando tutte e due, il prossimo anno potrai presentarti con qualcosa di decente addosso- la zittì Daphne, provocando uno scrosciare di lacrime da parte della Hufflepuff, la quale, dopo quella pubblica umiliazione, scappò trascinandosi dietro una lunga fila di studentesse sconvolte.

La Slytherin, dopo aver atteso che la folla gremita uscisse dai servizi, prese ad aprire tutte le porte presenti nella stanza, assicurandosi che nessuno facesse da spettatore indesiderato.

-Non credi d’essere stata un po’ eccessiva?- disse Blaise, estraendo la propria bacchetta dalla tasca interna della giacca e lanciando rapidamente un incantesimo non verbale per sigillare l’ingresso che conduceva all’ampio stanzone in cui si teneva la festa.

-La prossima volta aggiungerò un “per piacere” alla fine, contento?- gli rispose lei, avvicinandosi ad uno dei tanti lavandini.

L’altro, in risposta, le concesse uno sbadiglio coperto dal pugno chiuso della mano sinistra.

-Chiaramente, quel Belby non è uno Slytherin – constatò Daphne dopo aver odorato il liquido ambrato contenuto nel calice – Piton lo avrebbe Cruciato per un veleno così mal riuscito-

Dopo questa rapida constatazione, svuotò negli scarichi, con un gesto deciso, l’idromele annacquato.

Improvvisamente, le mani di Blaise presero a muoversi gentili sul corpo di lei. Le cinse i fianchi con le mani e le sue labbra gentili presero a baciarle la schiena, sensualmente lasciata scoperta dal vestito bianco. Accompagnata da quei marchi invisibili, la bocca di lui raggiunse l’incavo tra la spalla e il collo sottile.

-Sei bellissima- le disse, guardando il riflesso di lei nello specchio che sovrastava il lavandino.

-Ma non sono libera- rispose lei, amaramente conscia del proprio destino.

Blaise poggiò il volto sulla spalla di lei e incrociò le braccia sul ventre di lei. Nascosti dai capelli eternamente spettinati, i suoi occhi erano chiusi.

-È passata una settimana dall’ultima visita a casa di tua padre, Daphne – cominciò a parlare lo Slytherin tranquillo – Sette giorni e ancora zoppichi-

-Sei l’unico ad essertene accorto- replicò rapida lei, voltando il viso verso quello di lui.

-Sono l’unico che ti guarda per quello che sei e che ha il coraggio di dirti la verità- insistette l’altro, non perdendo la sua rinomata calma.

Daphne scosse piano la testa e avvicinò un polso al viso di lui.

Nonostante non la sfiorasse neppure, il dolce profumo di lei, che il ragazzo avrebbe riconosciuto tra mille, raggiunse il suo olfatto e, poi, il suo cervello.

-Le vedi, Blaise? Da catene strette come queste non ci può liberare facilmente-

Lo Slytherin aprì gli occhi. No, non vedeva nulla. Avrebbe dovuto impugnare la bacchetta e sciogliere l’incantesimo Dissimulante, in cui oramai Daphne eccelleva, per poter scorgere i segni rossi che il padre di lei le aveva procurato strattonandola, prima di cominciare ad infierire sul suo corpo.

-Io potrei spezzarle- disse solamente.

La mano della Greengrass, fino a quel momento sospesa, si mosse fino alla testa di lui e, con fare giocoso, si intrufolò tra i capelli, spettinandoli ancora.

-Lo so, ma devo essere io a farlo-

Zabini rimase in silenzio. La osservava ammaliato mentre cercava inutilmente di porre un certo ordine sulla sua testa, con quell’espressione serena che poche volte aveva visto sul suo viso.

La indusse a voltarsi. Le prese una mano e, delicatamente, gliela accompagnò fino alla propria spalla. Voleva che lo toccasse, che percepisse il suo corpo sotto i polpastrelli, che provasse ciò di cui si beava ogniqualvolta la toccava. Spingendola piano, la costrinse contro il lavandino, così che fosse obbligata a sentirlo.

Con le dita ripercorse il tragitto di alcune ciocche bionde di lei, ordinatamente pettinate e sistemate dietro l’orecchio. I loro visi, per volontà di Blaise, si avvicinarono tanto che entrambi poterono avvertire sulla pelle il respiro dell’altro.

La tentazione della bocca dischiusa della ragazza trovò subito un fedele peccatore in Zabini, che subito prese possesso del suo labbro inferiore. La tormentava con morsi gentili, mentre, con la mano non occupata ad alzarle il viso, le lasciava carezzevoli tocchi sul collo.

Quel bacio si fece più passionale. La voleva.

Perché lui ogni giorno sperava di svegliarsi con le sue carezze, inebriato dal suo dolce profumo. Perché lui aveva bisogno di toccarla, sentirla, viverla.

Perché lui l’amava follemente.

-Ti amo- disse piano non appena dovette interrompere quel bacio troppo prolungato.

-Anche io- rispose Daphne, assalendo la bocca del fidanzato e mandandolo, con quel gesto, in estasi.

                                  

***

 

-Pronta?- chiese Ron rivolto a Denise.

Lei annuì convinta.

-Indossa il Mantello- gli ordinò.

Ron, il quale aveva ottenuto in prestito da Harry il Mantello dell’Invisibilità, un tempo appartenuto a James Potter, celò il proprio corpo con quella tela sottile, sparendo non appena vi si avvolse.

Gli abiti di entrambi erano comodi, permettendo loro una grande libertà di movimento. Il rosso, poi, portava uno zaino contenente tutto ciò di cui avrebbero potuto avere bisogno, celato anch’esso dal potente artefatto magico.

La Millay, per sicurezza, si accertò che nessuno stesse facendo una passeggiata nel corridoio del settimo piano, deciso, magari, a fare un salutino alla statua di Barnaba il Babbeo, che, come al solito, si stava facendo bastonare da un paio di troll.

Decisamente utile questa cartina, pensò la ragazza mentre, dopo aver colpito con la punta della bacchetta la carta ingiallita e dopo aver pronunciato la formula magica, riponeva la celebre Mappa nel Malandrino in  una delle tante tasche dei suoi pantaloni troppo grandi.

-Via libera- sussurrò, mentre teneva aperta la porta a Ron affinché anche questo potesse uscire dalla Stanza delle Necessità.

Da quel momento in poi, fino a quando non fossero riusciti ad entrare nella camera di Belby, non avrebbe più rivolto la parola al ragazzo, così, con un rapido cenno della mano, lo invitò a seguirla.

Attraversarono rapidamente quasi tutta Hogwarts, fino a raggiungere l’ala ovest della scuola. Qui, cominciarono a salire un’alta scalinata a chiocciola, dopo un paio di tortuosi corridoi e di alcune scale, le quali non si smentirono neppure in questo caso e cambiarono spesso posizione. Superato anche l’ultimo scalino, Ron si ritrovò dinnanzi ad una situazione famigliare. La torre, infatti, era molto simile a quella dei Gryffindor, sebbene non fosse presente alcun quadro parlante, sostituito da un’ampia porta nera e senza maniglia, sulla cui sommità svettava un batacchio di piombo a forma di corvo.

Un paio di Ravenclaw, probabilmente del primo o del secondo anno, stavano animatamente disquisendo su un argomento che, inizialmente, Ron non comprese. Più che una vera e propria discussione, in effetti, si trattava di una serie di proposte, seguite, il più di una volta, da espressioni tristi e rassegnate.

-Problemi con la parola d’ordine, ragazzi?- chiese Denise, spingendo verso l’alto gli occhiali, scesi lungo il naso.

I due annuirono e abbassarono lo sguardo.

-Capita a tutti, non preoccupatevi- cercò di consolarli la ragazza, mentre si avvicinava al pennuto e bussava.

Il corvo, con sommo stupore solo del Gryffindor, si animò.

-Se per il tuo passo chiedi l’accesso, rispondi a me che di Rowena sono il messo- cominciò quello - Dalla tua mente dissipa il vago e dimmi ciò che può aprire ogni mago. Bada bene, però, a quel nome, perché di richiuderlo non è in grado nessun stregone!-

L’espressione basita di Ron fu memorabile. Purtroppo, però, nessuno poté goderne, visto che il suo viso era celato dal Mantello dell’Invisibilità.

-Con cosa avete provato?- domandò Denise ai due, i quali, però, scossero la testa all’unisono.

-Abbiamo cominciato a proporre tutto ciò che ci passava per la testa … - iniziò il più piccolo dei due.

- … Ma erano tutti oggetti riparabili con la magia!- esclamò l’altro, che, dopo essersi infilato molte volte le mani nei capelli, aveva spettinato i ricci castani.

La Ravenclaw si lasciò scivolare lungo un muro e divenne incredibilmente silenziosa. Tutti i presenti, visibili e non, ammutolirono con lei. Stava pensando, questo era ovvio, quindi era meglio non disturbarla, se volevano entrare in quella Sala Comune al momento inaccessibile.

Dopo alcuni minuti di silenzio, che trascorsero lenti e durante i quali Ron si chiese quando a lungo Hermione avrebbe trattenuto Belby prima di dargli il ben servito, la ragazza balzò in piedi e si diresse verso il batacchio.

Lo fronteggiò per alcuni secondi.

-È l’uovo di drago?- chiese, rivolgendosi al corvo.

-La risposta, ragazza, è corretta: quest’uovo si schiude in un fuoco che scoppietta! Il suo guscio, poi, riflette ogni magia, complimenti, dunque, per la grande fantasia!-

A queste parole, la porta si aprì e i quattro ragazzi si sbrigarono ad entrare prima che questa si richiudesse.

Lo spettacolo che gli si parò contro, lasciò il Weasley sbigottito. La Sala Comune era un’ampia stanza il cui soffitto era una gigantesca cupola, affrescata con un profondo blu notte puntellato di stelle luminose. Questo motivo, inoltre, si ripeteva sulla moquette, sapientemente trapunta di astri bronzei. Le pareti erano costituite da ampie vetrate a forma di archi, dalle quali era possibile osservare il riflesso della luna nella superficie increspata del Lago Nero, le cui acque, come al solito, erano agitate dai lenti movimenti della Piovra Gigante. Esattamente dall’altra parte di Hogwarts, come Ron constatò con un certo dispiacere, si trovava la torre Gryffindor, luogo in cui da tempo non si trovava più fuori posto, sensazione che provava in quell’istante. La Sala era traboccante di comodi divani, su cui erano appollaiati molti Ravenclaw. Molti, quasi la totalità, reggevano tra le mani un tomo, probabilmente preso dalle ampie librerie colme di volumi e disposte in modo ordinato per tutto il raffinato salotto. Numerosi, poi, erano anche i tavoli di legno scuro, su cui alcuni studenti diligenti stavano cercando di fare i compiti mentre altri, invece, dotati di grande inventiva, sperimentavano i più disperati incantesimi.

Denise, dopo aver salutato alcune compagne, si diresse verso il centro della stanza, dove si trovava un’altra scala a chiocciola che scendeva verso il basso. Lui, silenzioso, la seguì. Ad ogni scalino la luce dei grandi lampadari che illuminavano la Sala Comune si faceva meno intensa, arrecando a Ron molteplici difficoltà. Facendo attenzione a non pestare i lembi del Mantello, comunque, riuscì a tenere il passo della ragazza, la quale fermò la propria discesa dinnanzi ad un arco che dava l’ingresso su un ampio corridoio. Questa, cercando di passare inosservata, svoltò verso destra.

Si stavano dirigendo verso il dormitorio maschile.

Visto che nessun incantesimo impediva l’accesso alle donzelle, tutti i Ravenclaw avrebbero pensato che stesse andato a far visita al proprio fidanzato.

Il Gryffindor la vide contare le porte dietro le quali si trovavano le stanze dei ragazzi.

-Questa- bisbigliò, quando il suo conteggio arrivò al numero sette.

Si guardarono in giro. Erano soli, fortunatamente.

Estratta la bacchetta, Denise constatò che Belby aveva lanciato alcune magie sull’ingresso, per impedire ai ficcanaso di introdursi nella sua stanza. Con buona, probabilità, comunque, gli incantesimi non dovevano essere nulla di particolarmente complicato, per non destare i sospetti dei compagni e, soprattutto, del vecchio Vitious, i cui occhi, nonostante la piccola statura, aveva imparato, con gli anni, a guardare ben più lontano del semplice apparire. Tentò con una semplice combinazione di incantesimi, la quale, fortunatamente, si rivelò vincente.

La porta si aprì e lei la lasciò dischiusa il tempo necessario affinché Ron potesse entrare.

 

***

 

Ginny aveva lasciato solo Harry al tavolino dove erano seduti e si era diretta verso il tavolo delle bevande per prendere qualcosa da bere ad entrambi. Potter, ovviamente, si era offerto di andare al suo posto, seguendo quelle che per lui erano le fondamentali regole della galanteria, ma la ragazza lo aveva rimesso a sedere con un “Tu tieni d’occhio Hermione, perché io, con questo vestito addosso, sono agile e scattante come un tonno in scatola”. Harry, divertito nonostante non fosse molto felice di farsi servire pubblicamente dalla propria fidanzata, accettò.

Con passo felpato, o almeno così Ginny sperava che fosse il suo incidere tanto simile ad una macabra danza sui trampoli, riuscì a raggiungere la meta e ad afferrare due bicchieri puliti. Fatto ciò, alzò il dito indice e cominciò a fare una conta che sua mamma Molly le aveva insegnato molti anni prima, sperando che il fato dirigesse la sua mano verso una brocca di succo di zucca in cui, per uno strano caso fortuito, qualcuno aveva rovesciato una bottiglia di Whisky Incendiario. Come prevedibile, l’allegra filastrocca la condusse ad una caraffa colma d’Acquaviola. Forse, si disse la rossa, avrebbe dovuto provare con quella sconcia di Fred.

Ad un palmo dall’afferrare il contenitore per riempire i bicchieri, qualcuno la fermò.

-Ho visto un ragazzo Hufflepuff del quarto anno sputare l’idromele proprio lì dentro- le disse.

Ginny allontanò immediatamente la mano, schifata.

-Grazie- disse, voltandosi verso il suo salvatore.

-Oddio, Malfoy!- urlò, sussultando non appena capì a chi doveva la vita.

L’altro, palesemente seccato, la guardò dall’alto in basso.

- Weasley – disse, mentre le riempiva le tazze con del Succo di Zucca – Qui dentro non ci ha ancora vomitato nessuno-

Rassicurante pensò lei.

Per la seconda volta nel giro di pochi minuti, lo ringraziò, stupendosi di sé stessa. Qualcosa, palesemente, non stava andando nel verso giusto. Riflette, poi, sul fatto che Hermione stava dando prova di grandi abilità recitative, intrattenendo niente meno che un Mangiamorte.

-Secondo te, la tua amica quanto attenderà prima di scaricare quel pezzente?- le chiese all’improvviso Malfoy, senza guardarla, ma continuando a fissare imperterrito la coppia.

-Sta cercando di dare più tempo possibile a Ron e Denise, Malfoy – gli ricordò la Weasley – Con buona probabilità lo terrà occupato per molto-

Lui, in risposta, sbuffò.

-Possibile che quei due ci impieghino così tanto tempo?- insistette lo Slytherin.

Ginny, stufa, decise di rimetterlo al suo posto.

-Capisco che il Principino è abituato ad essere sempre accontentato alla prima lamentela, ma Denise è stata chiara: non è possibile fare prognostici su quanto durerà l’incursione nella camera di Belby – cominciò agguerrita – I fattori da mettere in conto sono tanti e molti imprevedibili: potrebbero non superare le difese messe dal Mangiamorte sulla camera, potrebbero essere scoperti, potrebbero avere qualche contrattempo, potrebbero persino non trovare nessuna informazione e continuare a cercare per ore intere. Sta ad Hermione dar loro la possibilità di farlo-

Senza scomporsi, Draco gli restituì il favore.

-Il problema, Weasley, è un altro. Tutta la questione gira attorno al fatto che, fatte alcune rare esclusioni, e la mia fidanzata è una di queste, non c’è un Gryffindor in tutta Hogwarts che possa ritenersi un Pozionista mediocre. Non avete notato, tu e quel fesso di Potter, che il colore dell’idromele di Hermione era leggermente più chiaro di quello che c’era nei vostri bicchieri, ovviamente prima che ve lo tracannaste come dei luridi zoticoni?-

Ginny rimase in silenzio. Forse per la lontananza, forse perché non aveva prestato sufficiente attenzione a ciò che Hermione beveva perché troppo impegnata a controllare le mosse di Belby, ma lei, come con buona probabilità neppure Harry, non aveva notato niente di tutto ciò.

Scosse piano la testa.

-Bene, allora ti informo con piacere, Weasley, che il nostro Mangiamorte questa sera ha cercato di avvelenare Hermione – continuò con un ghigno soddisfatto lo Slytherin -Ma non dolertene, sappiamo benissimo che la “mediocrità” è il vostro cavallo di battaglia-

La rossa fu ben più rapida di quanto Malfoy potesse anche lontanamente aspettarsi.

La malagrazia del ragazzo fu immediatamente ingoiata dallo stesso quando, dopo aver perso improvvisamente la propria instabilità sui tacchi, Ginny aveva preso a conficcargli la propria bacchetta nel petto.

-Forse si, siamo mediocri, Malfoy, ma non sfidare mai così apertamente un Gryffindor già reso suscettibile da una situazione spiacevole, se non vuoi ritrovarti senza testa prima ancora di poter cominciare a lanciare maledizioni contro la tua stupidità- detto ciò, la ragazza rinfilò con sicurezza la bacchetta nella tasca quasi invisibile del suo vestito. Evidentemente, comunque, la Weasley, preda del gene Prewett ereditato direttamente da Molly, non aveva ancora concluso la propria ramanzina.

-Cosa aspettavate per dircelo, che le lanciasse addosso un Avada Kedavra?- gli domandò furiosa.

-Non gliel’avremmo permesso- rispose Draco gelido.

-E con quali riflessi scattanti? Con i tuoi da pollo? O magari con quelli di Zabini, che è perennemente più morto che vivo? Forse l’unica speranza di Hermione era Daphne!-

Offeso, il Malfoy cominciò a pensare di non rivolgerle più la parola fino a quando questa non si fosse scusata per averlo ingiuriato dinnanzi ad una così ampia platea, tra cui, inoltre, si trovava anche quella che sarebbe stata la sua futura moglie. La ragazza sembrò capirlo e, riflettendo su ciò che aveva detto, capì d’essere stata un po’ eccessiva.

Ma del resto, come da tradizione Weasley, nessuno poteva sfiorare i pulcini a mamma chioccia.

-Scusa, Malfoy, tutta questa situazione mi sta facendo diventare come quella pazza di tua zia- disse, abbozzando un sorriso e pentendosi immediatamente per ciò che aveva detto.

Con sua somma sorpresa, Draco non se la prese, anzi.

-In effetti, ci sei andata vicina. Dovresti lavorare un po’ di più sul sorriso sadico e l’espressione assatanata, comunque-

Dopo quel breve scambio di battute, lei si scusò, dicendo di avere un impegno, il quale, come constatò subito lo Slytherin, coincideva con Hermione.

-Cosa vuoi fare?- le chiese, urlando per cercare di superare con il proprio tono il vociare diffuso.

-Ovviamente, faccio una cosa che voi Slytherin non sapete fare- ridacchiò Ginny – Prendo la situazione di petto-

In pochi passi, raggiunse l’amica e sfoderò le sue celebri doti da attrice da soap-opera.

- Hermione devo parlare con te!- esclamò non appena si trovò ad un passo da lei, incrociando teatralmente le braccia sul petto.

- Ginny, non mi pare il momento, sono impegnata- rispose l’altra, indicando con un cenno della testa il Mangiamorte.

La Weasley, la quale non era disposta a darsi sconfitta così facilmente, cambiò strategia.

-Scusa, posso rubarti per un paio di minuti questa stronza della tua fidanzata?- chiese rivolgendosi a Belby.

Questo, troppo basito a causa della situazione, aprì solamente la bocca senza emettere alcun suono.

-Molto gentile- lo ringraziò immediatamente la rossa, afferrando la mano della compagna ed invitandola a seguirla – Seguimi, se non vuoi che ti rifaccia i connotati a suon di sberle!-

Detto ciò, la trascinò fino al bagno delle ragazze e, poi, si chiuse la porta alle spalle.

-E questa imitazione di Daphne Greengrass, Ginny, da quando sei in grado di farla?- domandò Hermione sconvolta.

L’altra le rispose con un sorriso, seguito immediatamente da un’alzata di spalle.

-Non c’è tempo per queste cose. Hai mezzora per liberartene, non un minuto di più- le ordinò dispotica e senza permetterle di rispondere – Ora io esco, tu aspetta un po’. Sono furiosa con te perché mi hai rubato il vestito dall’armadio senza chiedermelo, ok?-

Non ebbe la possibilità di risponderle, visto che si era già volatilizzata.

Come pattuito attese alcuni minuti, approfittandone per rinfrescarsi.

Aveva solo mezzora a disposizione.

 

Uscì dal bagno. Belby, sperduto, la attendeva dove l’aveva lasciato.

Lo raggiunse.

-Ma sono tutti così i tuoi amici?- le domandò.

-Ti prego, non ricordarmelo-

 

***

 

La camera era estremamente pulita ed ordinata. Ciò, agli occhi di Denise, parve come un chiaro monito che, per trovare qualche prova schiacciante su Belby, avrebbero dovuto faticare non poco.

Ron, intanto, si era tolto il mantello e aveva posato tutti i suoi oggetti sul pavimento. La stanza, come quella di ogni Ravenclaw, era singola e, per questo motivo, decisamente più piccola se paragonata a quelle cameratesche a cui il Gryffindor era abituato. L’onnipresenza dei colori della Casa, poi, era una costante anche nell’arredamento. Una pesante tenda blu, per esempio, copriva parzialmente l’ampia finestra da cui si poteva distinguere, sforzando non poco gli occhi, il profilo scosso dal vento della foresta Proibita.

-Tieni. Controlla, per favore, se il nostro obbiettivo è ancora alla festa- disse Denise porgendo la Mappa del Malandrino a Ron, il quale, estratta la bacchetta, obbedì. Il suo sguardo si diresse rapidamente verso lo studio di Lumacorno. I cartellini recanti i nome erano molti e tendevano a sovrapporsi l’uno con l’altro, ma, dopo una breve ricerca, trovò quello di Marcus Belby, nei pressi dei quali si trovava anche quello di Hermione.

Con buona probabilità la ragazza stava prendendo tempo, affinché loro potessero agire con una relativa calma. Ron la ringraziò mentalmente.

-Per ora è ancora alla festa- disse.

-Perfetto- rispose subito la Millay, la quale, intanto, aveva cominciato a trafficare con alcuni degli oggetti che avevano riposto nello zaino e che erano necessari per la realizzazione di un particolare incantesimo di Individualizzazione.

Come avevano stabilito, il ragazzo, mentre lei preparava l’occorrente per l’incanto, avrebbe cominciato a lanciare magie casualmente, sperando di trovare il luogo, se questo esisteva, in cui il Mangiamorte aveva celato i propri segreti.

Cominciò con la scrivania, che toccò con la punta della bacchetta, accompagnando quel gesto con la formula.

- Specialis Revelio –

Denise, contemporaneamente, aveva preso una bacinella di cristallo e, dopo aver stappato la boccetta che le conteneva, rovesciò le poche lacrime di Vampiro che era riuscita a comprare con i risparmi che aveva messo da parte dando ripetizioni.

Con un Incantesimo di Rabbocco, poi, fece si che il costoso liquido riempisse fino all’orlo il bacile.

-Sei sicura che funzionerà lo stesso?- le domandò Ron.

-Sarà sicuramente meno potente, ma dubito che un ragazzo di diciotto anni sia così esperto di Magia Oscura da riuscire a mascherare completamente le tracce delle proprie magie permanenti-

Dopo aver risposto al ragazzo, prese la spilla della propria casa che portava sulla divisa e si bucò il dito indice. Una goccia cremisi uscì dalla piccola ferita e, dopo aver percorso il breve percorso sul dito di Denise, cadde nel liquido cristallino. La reazione che seguì ciò fu alquanto particolare.

Il sangue, non appena entro in contatto con le lacrime, si solidificò, diventando un’altrettanto grande pietra azzurra dalla forma sferica. Il liquido, per contrasto, smise d’essere incolore e si tinse di un acceso colore scarlatto.

-In fondo, Piton aveva ragione- constatò suo malgrado Ron – I vampiri non smettono mai d’essere assetati-

La Millay annuì appena, troppo concentrata sul potente incantesimo che stava per lanciare.

- Obscurum Reperi!- disse, puntando la bacchetta contro la bacinella di cristallo.

La piccola pietra azzurra prese a correre lungo le pareti di quel contenitore per alcuni minuti, durante i quali Ron, troppo affascinato, si dimenticò di continuare a lanciare i suoi incantesimi.

Improvvisamente, l’oggetto si fermò.

-Ci siamo- mormorò Denise.

L’oggetto, contro ogni aspettativa, prese a galleggiare, ritornando in superficie perfettamente al centro del bacile.

-No- sussurrò appena la ragazza.

-Cosa c’è?- la interrogò Ron.

-In questa stanza non è stata lanciata alcuna magia Oscura-

Erano giunti ad un punto fermo.

 

Il piano B era entrato in atto senza alcun inutile spreco di parole. Entrambi avevano imparato a memoria il modus operandi che si erano prefissati e, ora, lo stavano eseguendo alla lettera.

Parlavano poco tra di loro, limitandosi a brevi suggerimenti o ad esclamazioni di sconforto. Perché nessun oggetto, in quella stanza, sembrava essere stato utilizzato per nascondere qualcosa.

Denise, proseguendo con ordine, era arrivata al comodino che fiancheggiava il letto. Indossò i Guanti Annullatracce della Tiri Vispi, gentilmente concessi dai fratelli di Ron, e aprì il cassetto. Quell’accortezza sarebbe stata sufficiente per cancellare tutte le prove della loro visita in quella camera, sempre che, dopo la fine della sua relazione con Hermione, Belby non avesse la voglia di scagliare magie apposite per individuare il passaggio di estranei o intrusi.

Quando lo vide, i suoi occhi si illuminarono. Forse, si disse la Millay, avevano finalmente trovato qualcosa. Era un piccolo quaderno dalla copertina nera, celato sotto un paio di libri di Incantesimi ed alcune scartoffie di nessun interesse.

Non avendo il tempo per mettersi a sfogliarlo, lo duplicò, si mise la copia in tasca e cercò di ridisporre gli oggetti che aveva trovato nello stesso ordine.

Improvvisamente, Ron la chiamò. Reggeva tra le mani il galeone fallace.

Belby aveva abbandonato la festa.

-Dobbiamo trovare un nascondiglio adatto!- esclamò lei, che ancora non aveva trovato nulla che la compiacesse pienamente.

Il rosso si guardò attorno. L’idea giunse inaspettata.

- Wingardium Leviosa! – disse, puntando la bacchetta verso il pesante armadio addossato alla parete. Il piccolo spazio tra il muro e il guardaroba, si era detto, sarebbe stato sufficiente.

Denise afferrò immediatamente lo zaino. Avevano programmato tutto questo nei minimi dettagli e lei era convinta che il loro piano fosse inaffondabile.

Afferrò la penna stilografica Babbana che Hermione le aveva procurato e sul cui serbatoio, precedentemente, aveva lanciato un incantesimo di Rabbocco ad Azione Intermittente.

- Autoscribo -  disse, lanciando l’incantesimo sull’oggetto, il quale, immediatamente, si animò.

L’avvicinò ad un foglio Autocancellante, comperabile in ogni Cartoleria Magica, che mediante l’incanto Proteus aveva legato magicamente con un quaderno, il quale era stato lasciato nella Stanza delle Necessità, e rimpicciolì entrambi con un semplicissimo Reducio.

Fatto ciò, Ron ripose al suo posto l’armadio e fece Evanescere tutto l’occorrente per la magia di Individualizzazione.

In grande rapidità controllarono di aver riposto tutto al proprio posto e, dopo che il ragazzo si era gettato il Mantello dell’Invisibilità addosso, avevano esaminato la Mappa per controllare se qualcuno stava sostando nel corridoio e dove si trovasse Belby. I Malandrini, quella volta, non furono portavoce di buone nuove. Davanti alla porta vi erano quattro ragazzi e, presto, il proprietario di quella camera avrebbe finito di salire la scala che conduce alla porta d’ingresso della Sala Comune Ravenclaw.

-Usiamola, non c’è altra soluzione!- propose Ron.

-Non vedremo nulla neanche noi, così!- ribatté l’altra.

-Meglio provare a salvarci, che non aspettare che quello ci lanci contro qualche Cruciatus, no?-

Il Weasley, in un impeto di coraggio, dischiuse la porta e lanciò un po’ di Polvere Peruviana Buio Pesto, la quale non permise a nessuno dei presenti, loro due compresi, di vedere ad un palmo dal naso.

Chiusasi la porta alle spalle, Denise ripristinò gli incantesimi protettivi lanciati da Belby sulla stessa, procedendo egregiamente pur lavorando alla cieca.

Fatto ciò, il ragazzo l’afferrò e, stringendola a sé, la nascose sotto il Mantello Invisibile.

L’effetto della Polvere tardò a scemare ma, non appena cominciarono a distinguere il profilo delle cose che li circondavano, si avviarono verso l’uscita del dormitorio.

Rischiando di cadere un paio di volte, salirono le scale e percorsero longitudinalmente la Sala Comune. Qui, attesero vicino alla grande statua di Rowena Ravenclaw che Ron, quando era entrato per la prima volta, nonostante l’imponenza della stessa, non aveva neppure notato. Avrebbero approfittato del loro avversario, di cui conoscevano precisamente la posizione grazie alla Mappa del Malandrino, per infilarsi attraverso la porta nell’esatto istante in cui le ante di questa si sarebbero aperte per farlo passare.

 

I minuti, ad un passo dalla fine, sembravano non voler passare mai. In seguito, Denise aveva avuto solo il tempo per infilarsi la cartina magica in tasca ed afferrare stretto il Mantello, così che questo non sfuggisse alla loro presa durante la corsa.

La mano di Ron, afferrata al fianco di lei, le impose passi rapidi ed ampi, così che riuscì a vedere solo l’espressione furente di Belby.

Poi, non si fermò fino a quando la porta della Stanza delle Necessità non si chiuse alle loro spalle. Avevano percorso intere rampe di scale a due scalini alla volta e lunghi corridoi evitando a stento molti studenti nottambuli.

Muovendo le braccia all’unisono, fecero cadere l’indumento che li rendeva invisibili e lì, nel silenzio di quel luogo, non poterono far altro che guardare le gote arrossate dell’altro.

-È stato … fantastico!- esclamò Denise entusiasta.

-Fantastico? È stato molto di più! Tu sei stata veramente incredibile!- rispose Ron, altrettanto elettrizzato.

-E la faccia di Belby? Hermione non deve essere stata molto gentile!- continuò lei, scoppiando a ridere.

Poi, la ragazza, non smettendo di gioire, si diresse versò l’ampio tavolo quadrato, dove aveva lasciato il quaderno incantato.

Lo aprì e, nel leggere gli insulti che Belby stava lanciando verso tutta la famiglia di Hermione, giustamente perita per mano dei servi del Signore Oscuro, constatò che la spia nascosta nella stanza del Mangiamorte era perfettamente efficiente.

Chiamò il suo compagno di avventure, il quale le si avvicinò immediatamente.

Ciò che accadde dopo, nessuno dei due seppe spiegarlo.

Ron le prese il viso tra le mani e, chinandosi su di lei, la baciò dolcemente.

 

***

 

Il segnale, alla fine, era arrivato.

Lo avevano stabilito di comune accordo qualche ora prima. Harry, al momento opportuno, si sarebbe avvicinato a Drew e questo, approfittando dell’occasione servitagli su un piatto d’argento, avrebbe brindato in onore del professor Lumacorno. Scemata la confusione data dal brindisi, che avrebbe obbligato tutti i presenti ad alzare in alto il proprio bicchiere, Hermione avrebbe agito.

Molti, svuotato il calice, stavano battendo le mani, probabilmente desiderosi di rimanere nelle grazie del grassoccio professore di Pozioni; altri, invece, venendo subito bollati per la loro irruente eccessività, si erano cimentati in spregevoli urla e fischi maleducati.

Guardandola negli occhi, Drew le rivolse un sorriso gentile e calmo. Aveva fiducia in lei, questo era chiaro.

Il sipario calò. Le pesanti tende damascate rovinarono al suolo con un tonfo sordo, incipriando di uno stinto rosso aranciato i nodi e le striature di quel parquet rovinato dai tacchi di qualche attrice maldestra. Fiori recisi dai molteplici colori avevano invaso il palco, ridando lustro a quel teatro in cui, solitamente, venivano messi in scena solo spettacoli rozzi e dalle trame prevedibili.

Non il suo, non quella sera. Perché lei aveva fatto dell’arte dello stupire il proprio mestiere e perché il pubblico, entusiasta, si era alzato in piedi per acclamarla.

E dopo un profondo inchino, era corsa dallo specchio del suo camerino e lì, tolta la maschera, aveva messo fine a quella farsa.

- Marcus, mi dispiace molto, ma tra noi è finita- aveva detto, sfruttando la distrazione generale.

Il volto di lui si era subito fatto serio.

-Perché mai?- le domandò. Se non avesse saputo chi aveva davanti, forse Hermione avrebbe potuto credere nella sua sincerità.

-Per alcuni semplici motivi- rispose lei fredda – Primo, mi hai regalato una collana maledetta. Secondo hai cercato di avvelenarmi. Terzo, sei un Mangiamorte e il tuo Padrone ha versato il sangue dei miei genitori. Credi sia sufficiente?-

Sul volto di lui si dipinse un ghigno.

-Brava, Sanguesporco, mi sono divertito molto stasera a vedere come i tuoi stupidi amichetti si affaccendavano per evitarti un rapido viaggio verso la tua mammina-

Le aveva afferrato il viso con una mano, stringendo forte per farle del male. Lei, però, non si scompose.

-Non tiri fuori la bacchetta, principessa?- chiese Belby ad Hermione.

Lei si concesse un’allegra risatina argentea.

-E perché dovrei? Se tu tentassi d’uccidermi in questo momento, ti ritroveresti morto prima di avere la possibilità di impugnare la tua bacchetta-

Lui le lasciò il viso con un gesto violento.

-Vero, lurida Sanguesporco, ma non riusciranno ad essere sempre tutti presenti. Allora, io ti verrò a cercare, quando le difese di questa stupida scuola saranno più basse e tu più esposta- l’ammonì Belby – No, non ti preoccupare, la tua sarà una lunga agonia e mi pregherai in ginocchio di lasciarti morire-

Così dicendo, se ne andò, urtandola rabbiosamente con la spalla.

La ragazza estrasse rapidamente la propria arma dalla pochette e lo Impastoiò.

Porse il proprio scialle blu a Draco, il quale, durante quella breve conversazione si era avvicinato senza che il Ravenclaw se ne accorgesse, con la bacchetta stretta nel pugno.

Lui le sorrise.

-Sei stata bravissima- le disse.

-Lo so-

Raggiunse Belby, che, costretto a restare immobile a causa della magia, stava digrignando i denti.

Sfruttando lo slancio verso l’alto che le davano i tacchi, cominciò a sussurrargli all’orecchio.

-Il tuo bon-ton dov’è finito, Marcus? Nessuno ti ha insegnato che le donne non andrebbero toccate neppure con un dito? Comunque non ti preoccupare, non ti ho fermato per restituirti il favore: io, a differenza tua, non me la prendo con i più deboli- lo prese in giro Hermione, facendolo arrabbiare ancora di più – Volevo solo che tu riferissi a Voldemort un messaggio da parte mia. Digli, per favore, che la prossima volta mandi un Mangiamorte come si deve, se vuole sperare di uccidermi-

Detto ciò, sciolse l’incantesimo.

Belby aveva già estratto la bacchetta, ma quando si voltò verso la Gryffindor, la trovò circondata da uno gruppo di maghi e streghe pronti a combattere.

Vista la netta inferiorità numerica, furente, si diresse verso il proprio dormitorio.

 

***

 

Come stabilito, dopo essersi liberati di Belby, i tre Gryffindor e i tre Slytherin abbandonarono la festa, dirigendosi verso la Stanza delle Necessità, dove Ron e Denise li attendevano. Drew, invece, che dall’alto aveva controllato tutta la situazione al party di Lumacorno, era stato costretto da questo a rimanere per fargli compagnia. Il brindisi in suo onore, aveva gonfiato d’orgoglio l’anziano professore e tutti sapevano quanto gravi fossero le conseguenze che ciò avrebbe comportato per il povero Drew.  

Un invito ad ogni riunione del Lumaclub, oramai, era assicurato.

- Daphne, non so come ringraziarti, ma sei stava veramente fantastica!- esclamò Hermione, la quale, a causa della troppa adrenalina, stentava a comportarsi secondo l’usuale rigore.

La Slytherin alzò le spalle fredda, salvo poi scoppiare in una risata fragorosa.

- Granger, devo ammetterlo,- disse quella – Non mi sono mai divertita tanto! La tua faccia da troll è stata fantastica!-

Questo difficilmente poteva essere catalogato come un complimento, ma in fondo, si disse Hermione, rispetto alla solita superiorità che la ragazza le riservava, poteva essere ritenuto un passo in avanti.

Dopo alcuni passi, Draco le prese una mano, facendoli separare dal gruppo.

 

Non appena la Greengrass e Zabini entrarono nell’ampia sala quadrata adibita a ritrovo, uno stendardo Slytherin, comparso nelle parete opposta a quella dove si trovava quello rosso e oro dei Gryffindor, si srotolò, riempiendo la stanza di nuovi colori.

Ginny guardò con attenzione in fratello, che rispondeva alle domande che gli venivano fatte sulla missione nel dormitorio Ravenclaw con un certo impaccio. Poi, si concentrò su Denise, la quale nonostante avesse già fatto conoscenza di tutti i presenti durante le ultime due settimane, non smetteva di guardarsi le scarpe con le gote arrossate.

Tra i due, si disse, doveva essere successo qualcosa.

Ma questa volta, se suo fratello avesse anche solo provato a far soffrire una sua amica, lo avrebbe ridotto in polvere di Weasley.

 

Si erano infilati in uno dei tanti sgabuzzini di Gazza, sperando che questo non facesse alcuna incursione notturna.

Hermione era stretta contro il muro gelido a causa del corpo caldo di Draco che, mentre la baciava, non riusciva a non spingerla.

Il contrasto di temperatura le piaceva.

Il profumo del biondo le piaceva.

Il solamente suo Draco le piaceva.

-Soli, finalmente- le sussurrò il ragazzo all’orecchio.

-Finalmente- rispose lei, fremendo sotto le mani gentili di lui.

 

Note dell’Autore

Si sembrerà strano, ma è così. Chi scrive è Jerry e il capitolo che avete appena finito di leggere è il diciottesimo di You and Me.

Ve l’avevo detto, no, che con la fine della scuola avrei pubblicato con maggiore frequenza? Beh, quando non ci sono cause di forze maggiore ad impedirmelo, cerco di mantenere le mie promesse!

Cosa ne pensate di questo nuovo amore tra Ron e Denise? E di questa straordinaria cooperazione tra Case? E del travagliato amore di Daphne e Blaise? Riuscirà la prima a spezzare le proprie “catene”? Ma soprattutto, Hermione e Draco potranno finalmente fare i piccioncini o il Mangiamorte si metterà in mezzo?

A quest’ultima domanda, se almeno un po’ mi conoscete, saprete già dare la risposta XD

Se non si fosse capito, mi farebbe molto piacere leggere il vostro parere!

Vorrei riuscire ad aggiornare prima dell’uscita dell’ultimo film di Harry Potter (che se non sbaglio è il 13), impresa difficile ma non impossibile.

Se riuscirò in quest’impresa voglio almeno 15 recensioni! Ovviamente scherzo, più o meno.

Vi rilascio il link per la pagina Facebook (chi ha “mi piaciuto”, oltre a prendersi un sentito ringraziamento, sapeva già da questo pomeriggio che il capitolo era finito): Jerry93's Stories

A presto,

Jerry


   
 
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