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Autore: TittiGranger    02/07/2011    8 recensioni
- Fino a prova contraria, Ronald, sono io che mi sono fatta un viaggio di otto ore oggi - protestò lei, con la testa praticamente infilata nel baule - Per di più, ora sto anche sistemando tutto questo - disse, riemergendo e alzandosi a fatica, con i capelli stravolti e stringendo tra le braccia un mucchio di pergamene - Mentre tu te ne stai spaparanzato sulla poltrona! - aggiunse, scaraventando le pergamene sul copriletto violaceo del suo baldacchino - Ergo, non sei nella condizione di poter essere stanco!___(Raccolta missing moments).
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Choose me

Choose me

 

 

Ron tirò su con il naso, lasciando che l’aria salmastra si insinuasse tra i suoi capelli spettinati, che gli pizzicasse le guance ispide, che lo colpisse. Che gli facesse male.

Intorno a lui, si estendeva un mondo grigio e angosciante.

Il cielo era grigio, abbandonato ormai dai gabbiani che avevano preferito terre più calde.

Il mare era grigio, abbandonato dalle barche che fino a mesi prima galleggiavano attive sulla sua superficie.

La sabbia era grigia, abbandonata dai raggi del sole.

Lui stesso era grigio, abbandonato… da lei.

 

“Ma non è lei ad averti lasciato”.

 

Rabbrividì a quel pensiero. Strinse le mani screpolate sul bordo dei gradini di Villa Conchiglia, mentre un senso di frustrazione mista a panico percorreva il suo corpo, scuotendolo dall’interno.

Quella forza sconosciuta riusciva a bloccargli i muscoli, a bloccargli il respiro…

Come aveva fatto a trovarsi in quella situazione?

Come aveva potuto lasciare che accadesse?

Come aveva potuto?

Strinse gli occhi, sperando che il lieve fruscio del vento riuscisse a compensare il rumore infernale dei suoi pensieri. Il rumore del senso di colpa.

- Posso?

Riaprì gli occhi, lasciando che il respiro si regolarizzasse, mentre il senso di panico arretrava, nascondendosi in un angolo buio della sua mente, pronto a colpire di nuovo, non appena ce ne fosse stata l’occasione.

Non appena fosse stato di nuovo vulnerabile.

- Certo - disse, spostandosi un po’.

Bill annuì, scendendo un paio di gradini e sedendosi al suo fianco. Indossava un giaccone verde e teneva in mano due tazze da cui fuoriusciva del fumo. Ne passò una a Ron, che non parlò. Si limitò solo a scuotere la testa in un gesto di ringraziamento.

- Che spettacolo, eh? - fece Bill, indicando il mare - Fa quasi paura.

Ron sospirò, ammirando la distesa d’acqua grigia che si estendeva di fronte a loro.

Immensa, indomabile, potente.

- Già.

Inspirò, lasciando che l’aria fredda e salata gli riempisse il naso, facendogli mozzare il fiato per un attimo.

Si portò la tazza di thè vicino alla bocca, prendendone un sorso.

Per poco la tazza non gli scivolò dalle mani quando l’armo del liquido caldo non gli pervase le narici.

Vaniglia. Era thè alla vaniglia. *

Un bruciore lancinante agli occhi lo costrinse a chiuderli.

- Ron… - iniziò Bill, con lo sguardo rivolto verso la distesa d’acqua - Siamo preoccupati per te - si voltò a guardarlo - Lo sai che questa è casa tua e puoi restare quanto vuoi senza dare spiegazioni ma… - prese fiato, scuotendo la testa e lasciando muovere la piccola coda scarlatta che sua madre, per anni, aveva tentato di eliminare - Fleur è preoccupata. Mi ha detto più volte di parlarti… ma io volevo darti più tempo, volevo lasciarti in pace. Solo che sono giorni che vai avanti così Ron… non mangi, non parli… Per un momento ho pensato di avvertire mamma e papà.

Con uno scatto repentino Ron si voltò a guardarlo, facendo oscillare pericolosamente il liquido all’interno della tazza - Non avrai…

- No, certo che no - lo tranquillizzò Bill - Ma, davvero, Ron… se tu potessi… parlarne, farmi capire cosa è successo… io… dammi la possibilità di aiutarti - disse, battendogli una mano sulla spalla, il volto sfregiato segnato dalla preoccupazione.

- Bill, mi dispiace…

- Cosa è successo quella notte, Ron? - chiese Bill ,deciso.

Per un momento Ron rimase interdetto, spiazzato. Prima che il suo cervello avesse la possibilità di macchinare una qualsiasi risposta, Bill parlò di nuovo.

- Hai avuto una discussione con Harry e va bene - fece Bill, fissandolo - Cos’altro, Ron? So che c’è dell’altro.

Ron scosse la testa, passandosi una mano sulla fronte, mentre i ricordi di quella sera si facevano di nuovo vividi nella sua testa. Doveva scacciarli.

- Capisco che questo ora ti faccia male - continuò Bill - Ma tutti possono farsi prendere dall’istinto, Ron! Tu ed Harry siete amici da una vita… tu sei come un fratello per lui. Avrete la possibilità di sistemare tutto… E devi lottare per questo! Non puoi lasciare che il senso di colpa ti riduca in questo stato! Capisco…

- No, tu non capisci, Bill! - lo interruppe Ron, la voce strozzata e gli occhi chiusi - Io me ne sono andato e li ho abbandonati. Io l’ho abbandonata.

Nel pronunciare l’ultima frase si era voltato a guardare il fratello, scontrandosi con gli occhi azzurri di Bill, così simili ai suoi, che si spalancarono per un momento quando comprese il significato delle sue parole.

- Oh… lei.

- Sì. Lei.

Rimasero qualche secondo in silenzio, ognuno concentrato sul contenuto della propria tazza.

- Tu… voi… avete discusso prima che…? - Bill non completò la frase, ma il contenuto della sua domanda era ben chiaro.

Ron scosse le spalle, tirando su con il naso - Sì, più o meno.

- Ti va di parlarne?

Ron fece un lungo respiro. Annuì, mentre una goccia d’acqua si staccò dalla grondaia e precipitò sul corrimano di legno. Ron la vide scendere, schizzare lungo la discesa, finchè…

 

 

…cadde.

Ma non se ne curò. Ne sentì un’altra, poi ancora… poi altre dieci, cento, mille…

Le gocce di pioggia lo colpivano in volto, ma a lui non interessava.

Lui doveva solo raggiungere il confine per Smaterializzarsi.

La sua rabbia era troppo forte per potersi lasciare intimorire dalla pioggia.

Il suo orgoglio era troppo infervorato per poter essere placato dall’acqua.

- Ron, ti prego! Ron!

Ma lui non si voltò, continuò la sua marcia attraverso pozze di fango e cespugli bagnati, senza degnarla di una parola.

- Ron! - all’improvviso, però, si sentì afferrare per un braccio. Lei doveva aver fatto una corsa per potergli stare dietro.

Doveva essere stato così, perché quando si voltò a guardarla aveva l’affanno; a malapena riusciva a parlare, tanto era lo sforzo e… la paura.

Aveva i capelli zuppi, appiccicati al viso. La felpa era fradicia e lo stesso i pantaloni.

Respirava forte, ostacolata ulteriormente dalla pioggia battente che li circondava.

- Ti prego… Ron… - disse, affannata - Torna dentro. Vedrai… che… sistemeremo tutto… - disse, scuotendo la testa mentre si scansava i capelli dalla faccia - Ti prego…

“Sistemeremo tutto”.

Già… perché per l’ennesima volta, lui aveva combinato l’ennesimo danno, vero?

Era lui l’idiota, era sempre sua la colpa.

Senza degnarla di una risposta le diede le spalle, continuando a farsi strada tra pioggia e foglie.

- Ron!

La sentì arrancare dietro di lui.

- Torna dentro, Hermione.

Un fulmine squarciò il cielo, illuminando la radura.

Entrambi si arrestarono per un momento, ma durò ben poco.

- Ron!

- Ti ho detto di tornare alla tenda, Hermione! E’ pericoloso, miseriaccia! - si voltò di scatto, lasciando che i capelli bagnati gli schizzassero sulla fronte.

- Per favore, torniamo indietro… - disse lei, singhiozzando - Ti supplico, Ron… per favore… Non puoi andartene… noi… dobbiamo ancora cercare gli Horcrux che rimangono…

Ron irruppe in una risatina isterica - E io per questa… “impresa”… sono indispensabile, vero? Mi sembra che fin’ora tu ed Harry ve la siate cavata benissimo anche senza di me, o sbaglio?

- Non dire sciocchezze, Ron! - fece lei, mentre sul viso bagnato da acqua e lacrime si dipingeva un’espressione decisa - Certo che sei indispensabile! Devi smetterla con queste… stronzate!

- Perché per te io dico solo stronzate, no? - urlò Ron, rabbioso - Tanto c’è Harry con cui fare le conversazioni serie! Perché voi due siete sulla stessa lunghezza d’onda, no?

Lei scosse la testa - Come… come ti viene in mente?  - gridò di rimando lei, nello sforzo di sovrastare il rumore dell’acqua - Che diavolo stai dicendo? Siamo i suoi amici… abbiamo promesso…

- E ALLORA VAI! - le gridò - VAI! Torna da lui! Torna da Harry! Ci sei tu ed Harry non poteva avere di meglio, no? - disse, mentre l’amaro delle sue stesse parole gli faceva storcere la bocca. Di nuovo, la rabbia dentro di lui continuò a vorticare… i pensieri giravano… l’orgoglio cresceva - Non ha bisogno di me! - si voltò, riprendendo a camminare.

A malapena riusciva a vedere ad un palmo dal suo naso. Tastò il giaccone alla ricerca della bacchetta - Lumos!

- Sono io che ne ho bisogno! Sono io ad aver bisogno di te! - disse lei, gridando, afferrandolo di nuovo per un braccio - Ti prego - fece, stavolta con tono più dolce, per quanto permettesse la pioggia - Non chiedermi di scegliere tra te e lui.

 

“Perché sceglierei lui”.

 

Queste parole si formarono spontaneamente nella mente di Ron.

Era l’unico pensiero che in quel momento la sua testa riusciva a concepire.

Nient’altro contava in quel momento.

Né il fatto che lei lo avesse seguito sotto la pioggia.

Né che lo stesse supplicando di restare.

Né che gli avesse detto di avere bisogno di lui.

Niente.

Non chiedermi di scegliere tra te e lui.

Certo.

Non poteva farlo, perché così avrebbe perso.

Si sarebbe dovuto limitare ad abbozzare, a fare finta di niente, ad accettare che lei lo considerasse una seconda scelta.

“Scegli me”, avrebbe voluto dirle. “Scegli me”.

Scosse la testa, sconfitto, mentre la rabbia gli faceva provare quasi un senso di vertigine.

No, non poteva chiederle di scegliere.

Non serviva.

Con uno strattone, si liberò in malo modo dalla presa di lei e con pochi passi fu fuori dalla copertura che lei stessa aveva creato.

- Tu hai già scelto, Hermione - disse, abbastanza forte perché lei le sentisse.

Non riuscì a capire cosa disse lei dopo, ma mentre vorticava, percepì l’eco del suo stesso nome accompagnarlo… finché fu di nuovo buio.

 

 

 

Tirò su con il naso, di nuovo.

Continuò a fissare il liquido ambrato del the, ormai freddo, anche dopo aver finito di parlare.

Raccontare quell’episodio… renderlo concreto attraverso le parole era stato terribile.

Riviverlo, di nuovo.

Rivederla, mentre lo implorava.

Risentirla mentre gridava il suo nome.

- Capisci, Bill? L’ho lasciata là… io non… - non riuscì a terminare - Potrebbe succederle qualsiasi cosa.

- Non le succederà niente! - rispose pronto Bill, volgendosi a guardarlo - Niente, Ron.

Lui scosse la testa. Posò la tazza su un gradino in basso e si prese la testa tra le mani, mentre un senso di stordimento lo annebbiava.

- Ho rovinato tutto - disse.

Sentì una mano di Bill stringergli una spalla - Sistemerai ogni cosa.

Ron sbuffò, sollevandosi a guardarlo con gli occhi brucianti e arrossati; un sorriso amareggiato stampato in viso - Credi davvero che lei me lo permetterà?  - scosse di nuovo la testa, mentre lo stordimento lasciava spazio ad una rabbia inaudita - Cazzo, Bill, quante volte dovrà perdonarmi? Quante?

- Ron…

- Anni fa non le ho parlato per mesi! Mesi, Bill - disse Ron, passandosi una mano fra i capelli scomposti ed enumerando con le dita - Solo perché credevo che il suo gatto avesse mangiato Crosta. Gliene ho dette di tutti i colori su Krum, le ho detto che lui si mostrava interessato a lei solo perché era amica di Harry… - man mano che andava avanti, il suo tono di voce aumentava - Ho combinato un casino con Lavanda… per ripicca, per farle provare la stessa cosa che avevo provato io… ed ora… - respirò forte, lo sguardo ancora posato a terra - Le ho rinfacciato… che come al solito aveva scelto Harry.

Per qualche secondo rimasero in silenzio. Ron ogni tanto tirava su con il naso, perso nel desolante paesaggio che si estendeva di fronte a lui; Bill era seduto al suo fianco, senza parlare, senza guardarlo.

Ron sentiva le lacrime bruciargli negli occhi, incapaci di scendere.

Incapace di muoversi.

Un po’ come si sentiva lui in quel momento.

- Sai quale è stato il mio primo pensiero quando mi sono risvegliato, dopo l’attacco di Greyback? - disse d’improvviso Bill, ticchettando con le dita sulla tazza.

Ron scosse la testa, voltandosi per guardarlo.

- Ti sembrerà assurdo e probabilmente non ci crederai, ma… - fece una pausa, mentre sul suo volto calava un’espressione addolorata - Non mi interessava nulla di questo- disse, indicandosi con una mano il lato del viso marchiato da strisce lucide - Non ho minimamente pensato al fatto che sarei rimasto… sfregiato per tutta la vita! - continuò, lentamente - C’era solo un pensiero che mi terrorizzava. “Ora lei non mi vorrà più. Lei non vorrà un mostro come me al suo fianco”.

Ron corrugò la fronte, facendo per bloccarlo - Bill…

Ma Bill gli fece segno con la testa - Era questa la mia paura più grande: il fatto che lei potesse non volermi più - lo disse con una dolcezza tale che Ron si sentì quasi di troppo, quasi stesse violando un pensiero troppo privato per poter essere ascoltato da chiunque - E io non volevo costringerla a vivere una vita… con me. Con quello che ero diventato. Quindi glielo dissi - sospirò - Le dissi che forse era meglio rinunciare al matrimonio, che le cose erano cambiate, che forse sarebbe stata meglio se fosse tornata in Francia - con grande stupore di Ron, all’improvviso Bill sorrise - E lei si arrabbiò. Non credo di aver mai visto Fleur così… incazzata, proprio. Ha cominciato a parlare in francese, come fa sempre quando qualcosa non le va bene… mi chiese come avevo fatto a pensare una cosa del genere e che se credevo di potermi dietro la scusa di Greyback per lasciarla, mi sbagliavo di grosso - scosse la testa ancora sorridendo - Pensa che alla fine dovetti persino scusarmi, praticamente.

Suo malgrado, anche Ron sorrise. La felicità, il sollievo che emergeva dalle parole di Bill, riusciva a rendere in parte felice anche lui.

- Quello che voglio dire, Ron… - riprese Bill - E’ che Fleur mi ha scelto per come sono… ha accettato la mia parte bella, ma anche… quella brutta. Nel momento in cui mi ha scelto, lei sapeva, era consapevole che in me c’erano entrambi: pregi e difetti.

Ron comprese dove suo fratello volesse andare a parare - Bill, non credo sia la stessa cosa…

Di nuovo, Bill gli mise un braccio sulla spalla per guardarlo - E’ la stessa identica cosa, Ron - sorrise - Hai detto tu stesso che Hermione ti perdona da sempre… per la questione del gatto, Krum, Lavanda… lo farà anche stavolta - si alzò, prendendo la tazza - Forse sei l’unico a non essertene accorto, Ron, ma Hermione è una vita che ti ha scelto. E questi fatti ne sono la dimostrazione. Stavolta è compito tuo dimostrarle che anche tu… hai scelto lei.

Bill gli strizzò l’occhio, prima di ritirarsi in casa.

“E’ una vita che ti ha scelto”.

Queste parole continuarono a vorticare nella mente di Ron, producendo un vortice quasi luminoso.

Una luce che parve risollevarlo, condurlo fuori dall’abisso che lo soffocava da giorni.

Perché forse Bill aveva ragione.

Se lui e Fleur  avevano avuto un’altra possibilità, magari…

Forse c’era ancora modo di rimediare.

Forse c’era ancora la possibilità di dimostrarle che anche lei era la sua unica e sola scelta.

Forse…

Forse, forse, forse.

Niente era sicuro in quel momento. Niente di certo, niente di concreto.

Ma finchè ci fosse stata la minima possibilità di sistemare la situazione, lui l’avrebbe sfruttata.

Perché lo doveva a Hermione.

Lo doveva a loro due.

 

Recuperò la tazza, posata su un gradino accanto a lui e se la portò alla bocca.  Sebbene il thè fosse ormai freddo, lo bevve tutto… non potendo fare a meno di pensare, mentre un delicato aroma di vaniglia gli addolciva la bocca, che era la cosa più buona che mandava giù da giorni.

 

 

 

 

Ho sempre pensato che Ron e Hermione si fossero scelti fin dall’inizio… hanno soltanto avuto la sfortuna di dimostrarlo in momenti diversi. Come spesso succede nella vita.

 

So che questo capitolo è arrivato con maggior ritardo rispetto agli altri… ma ho avuto non poche difficoltà a scriverlo. Di solito sono soddisfatta delle mie storie quando le posto (miss modestia, eh?), in questo caso c’è un qualcosa di-non-identificato che non mi convince.

Nel complesso, però, l’impostazione che volevo dargli era questa…

Comunque, mi riservo il diritto di modificarlo, qualora riuscissi a capire cosa c’è che non mi soddisfa, insomma!

Che altro dire?

Per il momento ho un altro paio di momenti da raccontare, per cui, salvo richieste da parte vostra, la raccolta dovrebbe contare altri due capitoli (si tratta di un’informazione alquanto generica, perché fra cinque minuti potrebbe venirmi in mente un altro missing moment e quindi i capitoli diventerebbero tre!)

Quindi… a voi la parola!

Passate un buon sabato, gente! A presto!

Titti

 

* I miei lettori più attenti sicuramente avranno capito al volo questo riferimento, VERO? ;-)

 

 

 

   
 
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