Questa storia è stata ispirata al romanzo "Another Note" di Nisioisin. La maggioranza dei personaggi non mi appartiene. La
tradizione delle lettere è iniziata proprio con B ed L...
Certo che
dev'essere stato un cambiamento davvero brusco per loro. È
molto
difficile riuscire a cambiare nome usando uno pseudonimo, ma alla
fine ci si abitua, dipende anche dalle persone: ho conosciuto ragazzi
che non danno la minima importanza al proprio nome, quindi si
abituano ad essere chiamati in ogni maniera, altri che considerano
questo tutto quello che hanno, e anche nel caso di B il nome
rappresenta una delle poche cose che gli è rimasta. Tutti i
bambini venivano chiamati uno ad uno da Quillsh e ad ognuno veniva
assegnato uno pseudonimo. Quando venne il mio turno ero parecchio
agitato. Entrai nella stanzetta riscaldata da una stufetta e attesi
sulla sedia girevole. Ero stato chiamato proprio per ultimo, la mia
attesa era stata snervante. Finalmente
l'anziano mi venne incontro tenendo L per mano. Salutai il bambino
silenziosamente e lo vidi ricambiare con un movimento della testa. “Bene
Beyond, ti devo parlare di qualcos'altro oltre al tuo
pseudonimo.”
cominciò dopo un po' di silenzio. Attesi che proseguisse
senza
rispondere. “Ecco... Tu sarai il successore di L.”. Successore?
In che senso? “Come?”
chiesi confuso. “Sì, ecco... Vedi, L è
un genio a tutti gli
effetti, come hai scoperto tu. Sarà necessario un successore
per lui
nel caso gli accada qualcosa, dato che tra qualche anno
intraprenderà
la carriera da detective stesso nella casa.”. Già?
Aveva solo 6 anni! “Tu
sei uno dei più adatti dato che dal tuo test sul QI risulta
che
siete molto simili a livello intellettivo. Comunque non sarai il
solo. Tu sarai il secondo e il tuo nome sarà
Backup...” “Chi è
l'altro?” interruppi senza aspettare. “Il suo
pseudonimo è Any,
lettera A. Devi sentirti onorato di poter svolgere un incarico
simile, B.”. Onorato? Beh, al momento ero solo un po' confuso. Quillsh
mi comunicò anche che da quel momento in poi avrei dovuto
chiamarlo
Watari e poi mi lasciò tornare nella mia stanza. Con mia
sorpresa, durante la mia assenza era stata incisa una grande B in
carattere gotico sulla porta. Chissà quando era successo,
dato che
ero stato l'intera giornata fuori non potevo saperlo. Mi voltai e
notai anche una grande “L” sulla porta di fronte a
sinistra. La
situazione di B stava per diventare come quella di Mello. Mi aveva
sempre incuriosito il suo atteggiamento competitivo nei miei
confronti, il suo volersi mostrare forte e migliore sempre, ma alla
fine chissà quanta debolezza nascondeva sotto la pelle.
Usava questo
atteggiamento come una sorta di difesa da un mondo fin troppo crudele
con uno come lui. Ma B non
sembrava il tipo da instaurare un clima di competitività
così forte
verso A... Durante
il pomeriggio immaginai come sarebbe stato essere il successore di L
e ancora non riuscivo a capire bene come comportarmi in una
situazione simile. All'improvviso
avvertii una piccola morsa al mio stomaco. Fame. Sbuffai ed uscii
dalla mia stanza per raggiungere la sala dove si trovava il grande
buffet dal quale potevamo prendere i viveri. Giunto a
destinazione, tra i bambini scorsi la ragazzina che mi aveva invitato
a giocare a palle di neve per la prima volta. Mi avvicinai a lei e la
salutai cercando di farle ricordare di me. All'inizio non riusciva a
capire chi fossi, ma improvvisamente si illuminò in volto e
mi
riconobbe. Mi salutò con affetto e cominciammo a parlare del
più e
del meno. La sua
compagnia mi piaceva, era sempre molto allegra, perciò
stetti bene
attento a non guardare mai sopra la sua testa. Non volevo vedere
nulla di lei, nulla. Volevo solo che fosse lei stessa a parlarmi di
sé. “Ti
hanno già assegnato uno pseudonimo?” mi chiese
improvvisamente,
facendomi perdere il filo dei miei pensieri. Sbattei un attimo le
palpebre cercando di tornare presente con la mente. “Ehm...
sì. Io
sono Backup, alias B.”. A queste mie parole sgranò
gli occhi.
“Davvero? Io sono Any, ovvero A!”. Lei era
A? Lei era
Any? Eravamo
colleghi in un certo senso, così decidemmo di sostenerci a
vicenda
in quell'impresa che appariva ancora indefinita e più grande
di noi. Le cose
andavano molto bene. Ci vedevamo spesso, anche solo per stare in
compagnia e diventammo amici inseparabili. Sì, le
volevo bene e la nostra amicizia durò sino ai 12 anni.
Quando
raggiunsi quell'età mi resi conto che il mio affetto nei
suoi
confronti aveva raggiunto un'altra dimensione. Sentivo
sempre più voglia di stare con lei e spesso mi capitava di
essere un
po' troppo felice di vederla. Era la prima volta che mi capitava una
sensazione simile. Cominciai
a chiedermi se fosse solo perché era una delle mie prime
amiche,
però non avevo mai provato una cosa simile con gli altri
maschi. Da un
po' di tempo frequentavo anche L. Watari voleva che io lo facessi, ma
la cosa non mi dispiaceva, anche se presto dovetti abituarmi a delle
sue stranezze che mi lasciavano sempre perplesso, come l'abitudine di
mangiare solo ed esclusivamente dolci. L era
molto solitario, ma presto imparò ad interagire con me senza
limitarsi a dire solo l'essenziale. A volte anche Any veniva con me a
trovarlo, ma in quei casi L smetteva di esprimersi. Pareva che
riuscisse a parlare solo con le persone con cui aveva confidenza, ma
non per questo era meno attento. Semplicemente aspettava che Any se
ne andasse per riprendere a parlare. Ricordo
che un giorno, dopo che lei se ne andò, mi disse anche:
“Non è
una semplice amica, vero?”. Io gli chiesi cosa volesse dire
con
questo, dato che anche io avevo questa sensazione, ma se non era
un'amica cosa poteva essere? “Lei
ti piace.” si spiegò L. Piacermi?
Nel senso di... fidanzata? Secondo L sì, dato che dopo
questa
affermazione arrossii vistosamente. Se fosse stato vero cosa avrei
dovuto fare? Poteva il ragazzino dai capelli corvini saperne
più di
me? Ovviamente no a livello pratico, ma almeno a livello teorico
aveva studiato le relazioni sociali da alcuni libri di psicologia. “Credo
che dovresti dirglielo, altrimenti non saprai cosa ne pensa
lei.”
“Troppo facile così! Se alla fine lei non prova
nulla otterrò
solo di allontanarla anche come amica.” risposi un po'
irritato.
Non volevo assolutamente allontanarla. “Allora aspetta, ma
non
credere che così accadrà qualcosa.”. Forse
aveva ragione, così non avrei ottenuto nulla. Comunque
attesi per un po', ma tutto rimaneva normale, l'unica differenza era
che adesso L tentava di parlare anche con altri, Any compresa. Inizialmente
mi andava bene di essere solo un amico e nulla più , ma
più passavo
il tempo con lei e con L, più avevo voglia di esprimere i
miei
sentimenti, ma non trovavo mai il coraggio di farlo. Ricordo anche
che feci vari tentativi. Alcune volte venivo interrotto dall'arrivo
di terzi, altre ero io che non sapevo minimamente cosa dire e
soprattutto come, quindi esclamavo qualcosa di inutile, che non aveva
nulla a che fare con ciò che volevo esprimere davvero e
quindi
rimanevo sempre fermo allo stesso punto. Tutto
sommato però non avevo altre preoccupazioni e stranamente
quell'unica che avevo mi piaceva. Studiai
un piano per dichiararmi. Scrissi su un foglio di carta più
e più
volte quello che avrei detto, correggevo, cancellavo, ricominciavo.
Quando fui abbastanza soddisfatto del risultato finale attesi il
giorno in cui di sicuro l'avrei trovata sola: la domenica mattina. Io
e lei eravamo gli unici a essere tanto mattinieri, quindi di sicuro
non ci sarebbe stato nessun altro a interferire. Arrivò
il giorno e quindi mi avviai alla porta con la grande A incisa in
carattere gotico. Mentre camminavo ero come se avessi perso il
controllo del mio corpo: quasi non mi rendevo conto di dove stavo
andando e la mia mente correva a grande velocità. I pensieri
erano
incontrollati. Bussai
senza nemmeno rendermene conto e quando aprì mi
saltò il cuore in
gola. Sarebbe andato tutto bene: sapevo cosa dovevo dire. Il tempo
sembrò essersi rallentato quando mi salutò col
suo solito sorriso,
quando mi invitò ad entrare nella stanza, quando mi chiese
il perché
della mia visita. “Any,
io sono qui per dirti che...” cominciai. Era il momento. Vuoto. Non
ricordavo più cosa avrei dovuto dire. Possibile? Avevo
impiegato
così tanto tempo! Cercai di ricordare, ma lei mi fissava con
sguardo
interrogativo, non riuscivo più a ragionare. Avvetii
il calore e il sangue che scorreva sempre più veloce nelle
mie vene.
Cominciai a sudare, ero visibilmente nervoso e sentivo lo sguardo di
lei come una freccia pungente. Avrei
detto qualche sciocchezza come al solito? Avrei
rinunciato di nuovo e sarei andato via senza aver concluso nulla? L aveva
detto che così sarebbe stato inutile e che valeva la pena
rischiare.
Aveva detto anche che se lei fosse stata ragionevole non avrebbe
rinunciato a un'amicizia per un motivo simile. E
dopotutto L era un genio, no? “Any
io... Tu mi piaci! Vorrei che diventassi la mia fidanzata!”
dissi
tutto d'un fiato. Quasi
sussultai quando sentii la mia sveglietta suonare. Dovevo
tornare in camera per evitare di essere scoperto di nuovo. A
malincuore lasciai il quadernetto in un cassetto della scrivania,
quindi uscii. B stava
davvero descrivendo tutto nei minimi dettagli, la sua non era solo
una giustificazione per via del fatto che veniva considerato un pazzo
assassino da tutti, ma anche uno sfogo. Da dove
aveva scritto quel diario? Tornai in
camera mia e risalii le scalette per tornare nel mio letto. Mi
rinfilai sotto le coperte e cercai di riprendere sonno, ma nonostante
l'ambiente così silenzioso e rilassante non ci riuscivo. Non c'era
dubbio: mi ero addirittura affezionato a B. Sapevo che non avrei
dovuto farlo, ma in fin dei conti è davvero difficile
leggere una
storia e non affezionarsi minimamente al suo protagonista. Ricordai
che tra le varie porte nella casa ce n'era anche una con una A. Tornai
lentamente in camera mia con pensieri fugaci nella mente e senza fare
il minimo rumore me ne tornai nel mio letto. Mi
affacciai e osservai i miei due compagni dormire senza alcuna
preoccupazione. Loro non avrebbero mai saputo la storia di B. Solo io
l'avrei conosciuta. Mello come
al solito dormiva scomposto, con le coperte aggrovigliate tra di
loro. Era impulsivo, scontroso e tendeva a surriscaldarsi senza un
reale motivo. Competitivo, pronto a fare tutto pur di essere il
numero uno. Matt invece
era più tranquillo, non solo nel sonno, ma anche nella vita.
Non
amava crearsi problemi, anche se avrebbe fatto di tutto per il suo
migliore amico. Dal loro
modo di dormire si potevano comprendere tante cose del loro
carattere. E io? Come
dormivo? Non potevo saperlo, ma probabilmente in maniera molto
composta. E B?
Immaginai che B inizialmente era tranquillo, ma più gli
eventi
sconvolgevano la sua vita, più diventava irrequieto. Pensai che
forse era addirittura colpa di Watari se B era diventato quel che
era. Repressi quel pensiero. Non potevo dubitare proprio della
persona che mi aveva accolto nella casa, la persona a cui dovevo di
più. ___________________________________ Authoress' words Eccomi qui! Aggiorno di sera
perché ho avuto una di quelle sane giornate a non far
niente: so che mi giudicherete una nullafacente, ma non potevo
sopportare di vedere la mia Kinder (mia chitarra elettrica) in un
angolo: in parole povere mi sono messa a suonare invece di preparare il
capitolo... Beh, l'importante è aggiornare in tempo e a
differenza della settimana scorsa ce l'ho fatta (e magari proprio mentre
scrivo adesso si spegnerà il pc senza aver salvato il lavoro
costringendomi a rifare tutto da capo)! Non ho molto da dire se non che mi
mancava scrivere un po' di sana fan fiction, quindi non vi preoccupate
che rimarrò la solita puntualissima Blue! Any