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Autore: Prue786    05/07/2011    3 recensioni
Artemis si lasciò sfuggire un’occhiata alla cravatta nera che spiccava sulla camicia candida “È mia abitudine vestire così!... Ah, posso chiedere dove sono?” “Questa è villa Phantomhive!” “Quindi, vostro padre sarebbe…” “Io… sono il conte Ciel Phantomhive e questa casa è di mia proprietà!” Esclamò l’altro con una nota di irritazione nella voce.
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2

 

La luce elettrica colpì con forza le iridi azzurre e Artemis fu costretto a coprirle con un braccio. Rimase a sbattere leggermente le palpebre rimanendo a fissare il pavimento sul quale si trovava seduto; questa volta era senza ombra di dubbio quello di casa Fowl.

“Artemis, stai bene?”

Si sentì chiedere prima che la grande mole di Leale gli si avvicinasse per scrutarlo in viso.

“Sì, credo di si.” Il giovane annuì, affrettandosi a tranquillizzare l’uomo e dopo qualche tentennamento si rimise in piedi. Spostò subito lo sguardo attraverso la stanza, alla ricerca della sua macchina del tempo che si guadagnò soltanto un’espressione soddisfatta dal suo creatore strapazzato.

“Cos’è successo? Sei scomparso all’improvviso!” L’euroasiatico posò una mano sulla spalla del giovane e lanciò una rapida occhiata all’invenzione prima di tornare a fissare Fowl che scosse la testa, un lieve sorriso che gli aleggiava in viso. “Ha funzionato! Tutto come previsto… esclusa la partenza a sorpresa, ovviamente!” Artemis mosse qualche passo verso la macchina prima di cominciare a camminare in tondo nella stanza, gli occhi fissi su un punto imprecisato del pavimento e le sopracciglia leggermente aggrottate. “Sono finito nel XVII secolo, in Inghilterra, meglio del previsto dal momento che per il viaggio di prova avevo intenzione di non allontanarmi troppo da quest’epoca, ora resta da capire come mai sono finito proprio in quel periodo storico e com’è stato possibile l’accidentale accensione della mia invenzione! In teoria non sarebbe stato possibile senza l’utilizzo della password, eppure…” Il giovane arrestò la sua camminata alzando li occhi sulla sua guarda del corpo, rimasta ferma a guardarlo.

“Non sai cosa potrebbe essere accaduto?” Leale incrociò le braccia al petto; non sembrava affatto soddisfatto.

“Non ancora, ma non mi ci vorrà molto per…” Fowl aprì con noncuranza la giacca nera e da una tasca interna estrasse un oggetto dall’aspetto di un cellulare di ultima generazione: in realtà era parte integrale della sua invenzione; grazie a quella componente la macchina poteva entrare in funzione anche a molti chilometri, o molti secoli, di distanza.

Dopo aver controllato che non fosse accesa e che nessun dato fosse stato inserito accidentalmente, continuò a frugare nell’indumento.

“Dicevo, non mi ci vorrà molto per capire la causa… ma dov’è?” Artemis si accigliò vistosamente, tolse la giacca, rovistando nelle tasche interne e poi in quelle esterne “Non può essere!”

“Qualcosa non va?” La voce di Leale gli fese alzare di scatto il viso; gli occhi riflettevano il suo disappunto “La ricetrasmittente, non c’è più!” Furono le uniche parole che pronunciò prima di avvicinarsi alla scrivania per una vana ricerca nei cassetti .

“Quale ricetrasmittente? Quella che ti ha dato il capitano Tappo?”

“Esattamente!” Fowl si accigliò ancora di più quando tornò a guardare la sua guardia del corpo “L’avevo addosso prima che sparissi da qui, dev’essermi caduta durante il ritorno…” La mente del giovane cominciò a lavorare febbrilmente alla luce di quella constatazione. Se l’oggetto del piccolo Popolo gli era davvero caduto in quella casa doveva tornare indietro a riprenderlo o, ne era sicuro, sarebbe saltato fuori qualche imprevisto.

“Leale!” Esclamò di colpo Artemis, con aria decisa “Dobbiamo…” le sue parole furono bloccate dall’aprirsi improvviso della porta.

“Arty! Eccoti qui, ti ho cercato ovunque! Sbrigati, i tuoi amici sono già in salotto, stanno aspettando te per co…” Angeline Fowl aveva mosso solo qualche passo in direzione del figlio quando si fermò bruscamente; i suoi occhi si erano posati su Leale “E lei chi sarebbe?” Chiese con sorpresa, sbattendo elegantemente le palpebre.

Sul volto dell’uomo si dipinse un’espressione indecifrabile “Signora, cosa intende con ‘chi sono?’”

“Oh, buon Dio, cosa intendo! Artemis, è un tuo amico? Non è un po’ troppo cresciuto? … Ah! Ma cosa ci fai con quei vestiti addosso?” La donna, improvvisamente dimentica dell’euroasiatico, si avvicinò al giovane travolgendolo con le sue parole, senza dargli il tempo per replicare efficacemente.

“Madre…” Fowl lanciò un’occhiata preoccupata alla sua guardia del corpo che si rabbuiò mentre l’altra afferrava la giacca nera, togliendola dalla mani del ragazzo, e lanciandola a terra: possibile che Angeline fosse nuovamente ritornata allo stato in cui versava due anni prima?

“Quante volte ti devo dire che alla tua età dovresti indossare qualcosa di più consono? Sarà certamente elegante questo completo, e obiettivamente meno eccentrico di quello della settimana scorsa, ma è meglio se ti cambi!”

“Madre, per favore…” Il giovane cercò inutilmente di sottrarsi alla presa.

“Da quand’è che hai cominciato a chiamarmi ‘madre’?” La donna gli scoccò un’occhiata sorpresa portando una mano sulla fronte del figlio “Sicuro di sentirti bene, Arty? Chiese guardando il giovane in viso, un dolce sorriso ad illuminarle il volto e lo sguardo.

Artemis rimase per qualche attimo senza parole: no, non poteva essere ritornata in quello stato di confusione mentale!

“Non ti preoccupare, madre, sono in perfetta forma!” 

Un solo sospiro rispose alle sue parole, ma la signora non riuscì a dire nulla perché qualcun altro prese la parola.

“Mi scusi signora, c’è una chiamata per lei, è l’istruttore di equitazione!”

Artemis e Leale alzarono gli occhi sulla giovane ferma sulla soglia della stanza; i capelli ramati raccolti in una treccia, il volto grazioso e pieno di efelidi, il corpo anche troppo minuto: una perfetta sconosciuta!

La donna distolse per qualche secondo gli occhi dal figlio.

“Non ho voglia di starlo a sentire! Karen, digli semplicemente che rimandiamo la lezione!” Esclamò accompagnando le parole con un gesto sbrigativo della mano.

“Sì signora, subito signora!” La ragazza annuì e scomparve dalla vista.

“E quella chi sarebbe? Dov’è Juliet?” Si chiese il rampollo di casa Fowl.

“Su, andiamo, non vorrai far aspettare i tuoi ospiti?! Però togliti almeno quella cravatta!” riprese Angeline, come se nulla fosse, afferrando Artemis per un braccio prima di trascinarlo fuori dalla stanza.

“Mia madre che non riconosce Leale, Juliet che non c’è… non può averla licenziata! Come sospettavo gli eventi sono stati modificati!”

Il giovane lasciò che la madre lo conducesse lungo il corridoio e poi giù per la grande scalinata di marmo.

 “Ecco qui, ve l’ho portato! Divertitevi!”  

A quelle parole il giovane alzò lo sguardo dimenticando per un attimo i suoi ragionamenti quando si ritrovò a fissare per la prima volta in vita sua tre ragazzini che, al contrario, sembravano conoscerlo bene e che lo salutarono amichevolmente.

Una mano accarezzò di sfuggita la chioma scura del giovane Fowl prima che la donna lasciasse la stanza.

“Dove ti eri cacciato, eh? Art?”

“Art?” il ragazzo fece appena in tempo a capire chi stesse parlando che venne afferrato per le spalle. “Dì la verità, hai paura per la tua imminente sconfitta?”

“Di cosa stai parlando?” Artemis tentò di divincolarsi, ma l’altro sembrò non farci caso né dette l’impressione di averlo sentito.

“Artemis non ha paura di te, Martin, non è così?”

Fowl lanciò un’occhiata al giovane che ancora si ostinava a trascinarlo; i lineamenti delicati, quasi femminili, non avrebbero fatto sospettare tanta forza nelle braccia. I capelli biondi gli incorniciavano graziosamente il viso e il ghigno che comparve dopo qualche istante quasi storpiò nell’insieme.   

“Vedremo!” Esclamò con calma spingendo il giovane Fowl verso uno dei divanetti gialli davanti la tv, prima di mettergli in mano il joystick di una console come se fosse la cosa più naturale di questo mondo.

Artemis guardò contrariato l’oggetto che stringeva fra le mani.  

“Diamo il via all’ultimo e decisivo incontro!” Le parole furono seguite da una musica di sottofondo; sullo schermo del televisore a cristalli liquidi comparve una scritta incomprensibile e di seguito fecero il loro ingresso due tipi tutto muscoli.

“Non un videogioco educativo, suppongo!” Fu il primo pensiero di Artemis. “Ma non dovrei incontrare molte difficoltà!” Si disse lanciando un’occhiata all’aggeggio fra le mani prima che il conto alla rovescia riportasse la sua attenzione sullo schermo; dei numeri lampeggianti scandirono il tempo rimanente prima dell’inizio e dopo la scritta GO l’incontro prese il via.

 

 “Sconfitto da un videogioco... sto cadendo in basso!” Artemis sollevò di poco le sopracciglia, continuando a fissare lo schermo dove il su personaggio giaceva  a terra, inequivocabilmente KO.

“Il futuro deve esser stato distorto anche sotto questo punto di vista!” Concluse senza fare una piega prima che l’urlo di uno dei giovani lo disturbasse.

“Ehi, Fowl, ma che hai? Oggi non sembri nemmeno tu, hai fatto un incontro quasi pietoso!”  

Il diretto interessato si limitò ad un’alzata di spalle ignorando il paio di occhi castani increduli che lo fissavano.

“Ve l’ho detto che era talmente terrorizzato dalla mia for…”

“Non ho tempo da perdere con queste frivolezze, se volete scusarmi, avrei cose ben più importanti alle quali pensare.” con un gesto sbrigativo della mano il ragazzo si alzò dalla poltrona e fece per abbandonare il trio. Aveva da fare, doveva recuperare un oggetto fatato nel passato e far ritornare tutto al suo posto. Aveva perso fin troppo tempo, ma non sembrava che i suoi ospiti la pensasse allo stesso modo.

“Art, ma che stai dicendo?”

Il giovane si voltò a guardare i tre, che lo fissavano a loro volta con crescente perplessità, limitandosi a piegare la testa in attesa di altro.

“Amico, va tutto bene? Oggi sei davvero strano…” il più alto dei giovani lo guardò con aria accigliata e lievemente preoccupata. Artemis, di fronte a quella scena, sospirò suo malgrado e si portò due dita alla tempia “Scusate, avete ragione, non sono proprio in forma.” Si lasciò scappare un altro sospiro “La ricetrasmittente rimasta in quella casa è riuscita a sconvolgere il futuro in tempi sorprendentemente rapidi, ma dopotutto sono passati due secoli, quindi ha avuto tutto il tempo per…” Il suo sguardo ritornò sui giovani e chiuse per un attimo gli occhi “Dovrò stare al gioco per un po’.”

“Ok, lasciamo perdere i combattimenti, per oggi!” il biondino lanciò un’occhiata agli altri prima di aggiungere “Ce l’hai, vero?”

“Cosa?” chiese Artemis cercando di mascherare l’irritazione nel sentirsi così maledettamente all’oscuro della ragione per cui dovesse dar retta ad un gruppo di petulanti sconosciuti invece di far qualcosa di più proficuo come portare i profitti di una banca sul suo conto personale.

“Come cosa? Il nuovo numero!”

“Giusto, Colin me l’ha detto ieri, non potevo crederci quel volume è un’edizione limitata, come sei riuscito ad averlo?”

Artemis li fissò con aria indecifrabile “Di cosa stanno parlando, ora?”

“Su, non fare il prezioso, faccelo vederle, lo tieni nascosto in camera, vero?”

Di colpo Fowl riprese il controllo della situazione “Dove, sennò?” Mosse il primo passo fuori dal salone, con i tre alle calcagna. “Spero almeno che la mia stanza sia rimasta al suo posto!”

 

Con sicurezza spalancò la porta e fu costretto a chiudere ed aprire gli occhi più di una volta “Cos’è questo?”

Le pareti stracolme di poster di dubbia provenienza, gli scaffali pieni di volumi allineati ordinatamente, modellini in scala facevano bella mostra sulle mensole situate sopra la scrivania; la posizione privilegiata, però, era occupata da un portafoto di legno intagliato e la foto al suo interno ritraeva un nutrito gruppo di giovani tra i quali con orrore Artemis riconobbe se stesso vestito di un paio di jeans logori e una maglietta color arancio.

Il rampollo di casa Fowl si ritrovò a scuotere involontariamente la testa.

“Allora, vuoi farcelo vedere questo manga, o dobbiamo pregarti?”

La voce dietro la sua schiena lo riscosse dalla sorpresa.

“Manga? Fumetti giapponesi?” Si chiese con una nota di irritazione “Sono un dannato otaku!” Il pensiero fu subito seppellito per far fronte alla realtà “Ma certo!” Esclamò il giovane Fowl con ostentata tranquillità “Anzi, perché, invece, non vediamo chi riesce a trovarlo per primo?” Il giovane incrociò le braccia al petto con un sorrisino e mosse qualche passo nella stanza, lo sguardo vigile a cogliere ogni minimo particolare di quel posto ormai sconosciuto.

“Stai dicendo che abbiamo il permesso di frugare fra i tuoi manga?” Chiese la voce sorpresa di Colin.

Artemis scrollò brevemente le spalle “Beh, perché no?” replicò fissando un Colin multicolore.

“Il signor ‘otaku-perfetto’ ci permette di far man bassa dei suoi tesori e tu ti crei problemi? Se ad Artemis va bene io comincio a cercare!” Esclamò Martin dirigendosi verso uno scaffale ricolmo di volumi, imitato poco dopo dagli altri due.

Fowl rimase a guardarli in silenzio prima di sospirare lievemente.

“Artemis?”

Un bisbiglio lo fece girare di scatto e con sollievo scorse il viso di Leale che si affacciava nella stanza e che gli faceva segno di avvicinarsi.

 

“Cosa sta succedendo?” Chiese l’uomo nel vedere l’arai esasperata del suo datore di lavoro.

“È tutto sottosopra, dobbiamo al più presto rimettere le cose al loro posto!” La fronte del giovane era leggermente corrucciata, ma la sua espressione ritornò subito imperscrutabile.

“Ho capito, quindi…”

“WOW ART! Quand’è che l’hai finito?”

Il discorso dei due venne interrotto bruscamente dal vociare dei ragazzi.

“Questo è il secondo capitolo, vero? Accendo il pc! Posso dare un’occhiata, vero?”

Fowl si voltò di scatto e mosse qualche passo nella stanza prima di allungare la mano verso il giovane che, tutto eccitato, aveva già preso posto davanti al computer.

“Fammi controllare!” Esclamò secco, ritrovandosi immediatamente davanti agli occhi la custodia  di un cd con una copertina davvero ben fatta: esseri dalle orecchie a punta e strane armi la facevano da padrone.

“Ho creato un videogioco con protagonisti gli abitanti del Popolo?” Gli occhi azzurri scintillarono per un istante “La situazione non è così malmessa, dopotutto!” 

   
 
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