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Autore: alessia21685    06/07/2011    14 recensioni
Cosa fareste se vi innamoraste perdutamente del vostro peggiore nemico?
Se sapeste che per salvare il futuro del mondo e delle persone a voi più care dovrete uccidere la vostra unica ragione di vita?
Quando l'amore e la passione sono così forti da strapparti l'anima, anche il bene e il male si mescolano, al punto da non riuscire più a discernere l'uno dall'altro.
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Tom O. Riddle
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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Ciao ragazze!
 Lo so, sono imperdonabile per il ritardo, ma davvero non riuscivo a scrivere nulla di decente, quindi ho aspettato che l'ispirazione arrivasse...
 ...e alla fine è arrivata! (meno male!) 
Ancora grazie per la pazienza con cui aspettate i miei porci comodi (o i porci comodi della mia vena poetica...'sta infame) e per i bellissimi commenti! Buona lettura!!! :)

Dal diario di Tom Orvoloson Riddle:

20 Agosto 1938:

Oggi è accaduto qualcosa di straordinario.

È arrivato un uomo all’orfanotrofio e chiedeva di me.

Ho subito pensato si trattasse di un dottore, perché da un po’ di tempo le istitutrici sussurrano fra di loro sul mio presunto “problema di sanità mentale”.

L’uomo è stato stranamente gentile con me, ma non mi fido lo stesso.

Non mi posso fidare di nessuno.

Ad ogni modo, quello che mi ha detto è stato incredibile, anche se in parte l’ho sempre saputo.

Io ho dei poteri, poteri magici, e quell’uomo lo sapeva.

Sa che sono diverso.

Ha detto che anche lui era “diverso”, come me.

Io non gli credevo,fino a quando non ha appiccato il fuoco, avvolgendo il mio armadio nelle fiamme con la sola forza del pensiero. Magia, così l’ha chiamata. Io lo chiamo potere.

Ha detto che vuole farmi frequentare una scuola, Hogwarts.

Non ho nemmeno considerato l’idea di rifiutare. Qualsiasi cosa, pur di uscire da qui.

E se davvero quello che ha detto l’uomo è vero, se davvero questa scuola può insegnarmi a controllare i miei poteri…ah, Dio sa quanto potrei diventare grande!

Sicuramente , per essere quello che sono, uno dei miei genitori doveva essere un mago, e io sono certo che si tratti di mio padre. Non può essere stata mia madre, perché se avesse avuto poteri magici non sarebbe morta come un cane, abbandonandomi in questo inferno.

No. Deve essere mio padre. E se anche lui ha frequentato questa scuola, troverò qualche notizia su di lui.

Lo troverò, e vendicherò mia madre, per averla abbandonata. Lo ucciderò, per avere abbandonato entrambi. Non avrò pace finchè non l’avrò trovato.


Cap 14: Kisses and tears

“Per l’ennesima volta, Julia, non possiamo far entrare dei veri Folletti della Cornovaglia nel salone! Farebbero un caos assurdo e a questo già ci pensa Pix ogni anno!”

La ragazzina mora, prefetto dei Corvonero abbassò il viso delusa mentre la sua idea veniva bocciata con impazienza dal prefetto di Tassorosso, Tom Ravenwood.

“Potremmo far scendere una pioggia di mais candito allo scoccare della mezzanotte” propose Mark Tunderwall mentre Hermione scribacchiava distrattamente sulla sua pergamena. “Che ne pensi Hermione?”

“Cosa?”

A sentire il suo nome Hermione alzò di scatto il capo,lasciando cadere a terra distrattamente la sua piuma appena intinta nel calamaio, che schizzò di inchiostro nero le scarpe di una ragazza dei Grifondoro.

“Oh!Scusa Rose!” mormorò Hermione sentendosi una completa idiota. Tirò fuori la bacchetta ed effettuò un incantesimo Gratta e Netta, mentre la ragazza  le sorrideva comprensiva.

“Non fa niente” mormorò la biondina. “Non fosse stato per te Hermione, saremmo stati costretti a far venire Riddle alla riunione sulle decorazioni per la festa, quindi te ne siamo infinitamente grati!”

Hermione sentì come un nodo bloccarle la bocca dello stomaco.

Sapeva che non era colpa loro, se odiavano tutti i Serpeverde, e in particolare mister Faccio-venire-la-pelle-d’oca-Riddle.

Eppure quel commento non faceva che incrementare il suo senso di compassione per Tom. Perché nessuno riusciva a vedere quello che era in realtà, un ragazzo triste e solo ?

Eppure lei lo vedeva. Dietro quella facciata di oscura indifferenza, si celava un ragazzo sensibile e ferito.

Aveva passato abbastanza serate a leggere il suo diario di nascosto, per sapere quante pene e ingiustizie aveva subito, e se questo non bastasse , il suo comportamento la sera prima la aveva piacevolmente stupita.

Non solo la aveva salvata da quel viscido di Cam, ma non aveva eseguito la maledizione Cruciatus.

E la cosa più incredibile, era che non la aveva eseguita perché glielo aveva supplicato lei.

Un fiore di speranza le era nato nel petto. Perché quel gesto, per la prima volta da quando lo aveva conosciuto, aveva portato alla luce la sua umanità. Beh, anche quando la aveva ringraziata nella biblioteca per la verità, Tom le era parso diverso, cambiato.

“Forse dovreste essere più comprensivi con lui. Nessuno gli ha mai offerto una mano d’amicizia dopotutto.”

Il rumoroso gruppetto di ragazzi si azzittì all’istante, proprio mentre stavano discutendo le decorazioni delle lanterne, e si voltarono tutti con occhi spalancati in sua direzione.

“Cosa?!” Mormorò un ragazzo moro che Hermione riconobbe come suo compagno di banco a Rune Antiche.

“Stai scherzando spero! Se qualcuno osasse avvicinarsi quello psicopatico gli lancerebbe una maledizione Imperius, nella migliore delle ipotesi!”

Tutti gli altri annuirono e iniziarono a raccontarsi le storie di fantomatici “incidenti” accaduti a varie ragazze della scuola.

Forse avevano ragione loro. Forse il ragazzo incompreso e dolce che lei vedeva in Riddle era solo un’invenzione della sua testa. Perché era troppo innamorata di lui per vedere la realtà.

Hermione arrossì e si pentì amaramente di aver parlato.

Cercò  inutilmente di cambiare discorso,quando un’affermazione di Julia le fece venire la pelle d’oca.

“Sapete come fa, con le ragazze che sono abbastanza pazze e stupide da corteggiarlo?” Sussurrò come se stesse rivelando un segreto terribile e agghiacciante. Il resto dei ragazzi la ascoltava rapito, il silenzio rotto solo dalla pioggia che batteva sui vetri della biblioteca.

“Prima le incoraggia, fa credere loro di provare interesse nei loro confronti, tipo con  sorrisetti e moine. Poi ci gioca come il gatto col topo. Le poverine ci cascano come pere mature, si innamorano come idiote.”

“Beh,Non c’è da stupirsi! È bello come un dio!” commentò con una risatina una ragazza riccia rompendo la tensione, mentre tutti i ragazzi si voltavano verso di lei guardandola male.

“Che c’è?” domandò lei arrossendo, quindi Julia proseguì nel suo racconto.

“Poi le attira nella sua trappola, come un serpente attira nella sua tana le  prede. Le convince a venire con lui in un posto tranquillo, senza testimoni.”  Sussurrò, mentre tutti pendevano dalle sue labbra.

“E poi?” balbettò la ragazza dei Corvonero.

Julia la guardò compiaciuta, come crogiolandosi dell’atmosfera spaventosa e intrigante che aveva creato.

“Poi… la ragazza finisce al San Mungo, o in infermeria nella migliore delle ipotesi. Mi hanno detto…”

Hermione si sentì il cuore pesargli nel petto come un macigno, e gli occhi iniziarono a pizzicarle furiosamente.

Si alzò bruscamente dalla sedia e corse fuori dalla stanza con la borsa sotto il braccio, mentre tutti la guardavano ad occhi spalancati.

Non riusciva distinguere bene le voci che la chiamavano, non riusciva a sentire più niente se non il dolore.

Possibile che fosse tutto vero? Era caduta anche lei in quella trappola come una stupida ragazzina del primo anno?

Mentre le lacrime che le scorrevano sulle guance si tramutavano in singhiozzi violenti, le sembrò di non riuscire più a respirare.

Aria. Aveva bisogno di aria.

Si precipitò verso il portone di ingresso e corse fuori.

Il freddo era pungente, e la pioggia gelida sulla pelle la fece tornare alla realtà, calmandola un poco.

In giro non c’era nessuno, era quasi ora di cena e tutti erano dentro, al caldo.

Camminò a lungo sotto la pioggia, ma poi si fermò, sotto un salice,senza sapere dove andare.

Voleva così tanto tornare a casa, nel futuro. Voleva che Harry le parlasse, le desse dei consigli con la sua voce rassicurante e sincera. Voleva che Ron cercasse di consolarla, dicendo invece qualche fesseria.

Ma non poteva tornare, perché il futuro che l’aspettava era forse ancora più orribile del presente.

Voldemort avrebbe distrutto tutto, la guerra che si accingevano a combattere contro le forze del male era persa in partenza.

Crollò a terra, affondando le dita nell’erba bagnata e inzaccherandosi i vestiti già fradici.

Tremava come un pulcino,ma non riusciva a trovare la forza per tornare al castello, perché significava anche affrontare la realtà, cioè accettare il suo fallimento, su tutti i fronti.

Le lacrime e la pioggia si mescolavano sul suo viso, quando sentì una mano calda posarsi sulla sua spalla, come una carezza rassicurante.

Nella confusione dei suoi sentimenti, si illuse, convinta che si trattasse di Harry, e strinse a sé la mano, appoggiandovi la guancia calda di pianto.

Solo dopo un istante si rese conto che non poteva essere lui, e si voltò .

Attraverso la nebbia delle sue lacrime,due occhi stupiti e indifesi la fissavano, incredibilmente vivi e profondi. Tom.

“Tutto bene?” La sua voce era così diversa dal solito, quasi tremante.

Il cuore di Hermione batteva come un pazzo contro le sue costole.

All’improvviso non le importava più niente, né di quello che dicevano gli altri su di lui, né del pericolo a cui andava incontro.

Finchè lui l’avesse guardata in quel modo, nulla poteva importarle.

Hermione annuì, mentre la testa le si faceva leggera, e sognava che il tempo si fermasse, bloccandosi in quell’istante per sempre, senza conseguenze, senza più lacrime e paura, senza futuro.

Non riusciva e non voleva dire nulla, aveva paura che se avesse detto qualcosa, lui sarebbe cambiato come all’infrangersi di un incantesimo, tramutandosi di nuovo in un essere freddo e senz’anima.

Sbattè le palpebre per eliminare il velo di lacrime che le impediva di vedere l’unica cosa che voleva vedere: Tom Riddle, che la guardava come un cieco che vede il cielo per la prima volta.

Poi qualcosa di tremendamente sbagliato ma al contempo dannatamente giusto accadde.

Tom si inginocchiò a terra davanti a lei, e l’abbracciò.

Sembrava che il suo calore la avvolgesse da ogni angolo, e lei voleva affondare nel suo abbraccio, annegare in lui.

Sentì la sua guancia calda contro la pelle del collo, il suo respiro affannato nel suo orecchio.

“Hermione…” mormorò stringendola ancora più stretta.

Sentiva il calore del suo petto attraverso la stoffa bagnata della divisa, il suo cuore batteva veloce, all’unisono con il suo.

“Tom.” Sussurrò lei mentre intrecciava le dita fra i suoi capelli scuri e grondanti acqua.

Al suono della voce di lei, Tom tremò, e le prese il viso fra le mani.

Il suo sguardo era scuro e agitato come il mare in tempesta, e lei sapeva che non poteva salvarsi dal suo sguardo, non poteva salvarsi da quello che stava per accadere.

Chiuse gli occhi e sentì le sue labbra calde e morbide sulle sue. Sapeva di pioggia, e profumava come il bosco bagnato attorno a loro.

Le sue labbra non erano più immobili e gelide e nemmeno focose e arroganti,come il loro primo bacio.

La baciava delicatamente, con una dolcezza che Hermione non aveva mai sperimentato, in nessuno dei suoi baci precedenti.

Una scossa elettrica percorse la sua spina dorsale, ed Hermione si spinse contro di lui,stringendogli le dita nei capelli, perché voleva di più, voleva sentire Tom fino in fondo, voleva baciarlo come aveva sempre voluto, morire nel suo abbraccio. Le sue labbra aprirono quelle di lui, cercando assetate il tocco della sua lingua. Tom emise un gemito, e come una scintilla che scatena l’inferno,il bacio divenne di fuoco.

Hermione non poteva sentire più nulla tranne Tom, le sue labbra che si muovevano voraci sulle sue, il tocco sublime e febbrile della sua lingua e il suo respiro caldo in bocca, le sue mani bagnate che le accarezzavano il viso, e il suo cuore che le pulsava nelle orecchie come se fosse lì lì per esplodere.

Era così felice che non capì perché un singhiozzo le scuoteva il petto e le lacrime le scendevano sulle guance.Ma poi si rese conto che non era lei che stava piangendo, ma Tom.

Eppure non interruppe il bacio, che invece divenne ancora più disperato, come se interrompendolo sarebbe potuto morire soffocato, come un pesce fuori dall’acqua.

La baciava piangendo, con una tale passione e disperazione che Hermione si sentì il cuore scoppiare d’amore mentre le lacrime e le goccioline di pioggia si mescolavano sulle sue guance.

“Hermione…” mormorò sulle sue labbra con voce rotta.

Lei non ce la faceva più, gli prese i viso fra le mani e lo scostò per guardarlo negli occhi.

Doveva vederlo, doveva vedere il ragazzo di cui si era innamorata, quello che era fin troppo spesso nascosto dietro una maschera.

“Non capisco cosa mi sta succedendo…” Mormorò lui disperato mentre Hermione lo guardava con il cuore a pezzi.

Era lei che gli provocava un tale dolore?

“Dio Hermione! Io…credo di stare impazzendo!”Si morse le labbra nervoso, mentre Hermione lo fissava ancora con il fiato corto dopo il bacio.

 “Non posso smettere di pensarti. Non riesco a mangiare, non riesco a dormire. Continuo a seguirti dappertutto. È assurdo. E adesso guardami!”  Gridò furioso.

“Mi ero giurato, che non avrei mai più pianto.”  Aggiunse scuotendo la testa e socchiudendo gli occhi.

“Non so più chi sono.”

Hermione si sentì stringere il cuore, di tristezza ma anche di gioia.

Tom stava male, perché aveva paura.  Aveva perso la sua corazza, la dura armatura che si era costruito in sedici anni di solitudine e odio, aveva appena dichiarato di provare qualcosa per lei, e questo lo rendeva vulnerabile. Ma lei non gli avrebbe mai fatto del male, mai.

“Tu sei Tom. E sei la persona più intelligente, dolce e in gamba che io conosca.” Rispose lei, accarezzandogli una guancia. Il suo sguardo baluginò attraverso le ciglia umide di lacrime, pieno di speranza.

Nella sua vita non aveva mai avuto nessuno che si prendesse cura di lui. Ora l’avrebbe fatto lei.

“anche per me è lo stesso Tom. Ho paura. Ho paura perché non posso fare a meno di pensarti continuamente. Ho paura perché quando prima mi hai baciato ho pensato che se fossi morta in quell’istante non me ne sarebbe importato niente.”

“Ma io non posso!” mormorò lui disperato . “Io ho…dei piani da eseguire, dei giuramenti da mantenere, che ho fatto a me stesso! Non posso farmi coinvolgere così…”

Hermione tremò. Sapeva bene i piani a cui si riferiva, e avevano tutti a che fare con morte, vendetta, dilaniazione della sua anima in sette parti e dannazione eterna.

Non poteva lasciarglielo fare. Doveva impedirlo, a tutti i costi.

“Potresti provare.” Sussurrò, bianca in volto. “Prova a lasciarti amare Tom. Se poi scopri che non ne vale la pena, potrai tornare ai tuoi piani iniziali. Ma dammi la possibilità di farti provare.”

“Provare…cosa?” sussurrò lui confuso, come ipotizzato dalle sue labbra.

“Questo.” Mormorò lei accarezzandogli il viso e baciandolo dolcemente sulla guancia, sul mento, sulla fronte.

“Questo.” Disse un secondo prima di baciarlo sulle labbra tremanti.

Lui si irrigidì e si discostò da lei, fissandola indeciso e mordendosi furiosamente il labbro inferiore.

Poi però i suoi occhi ebbero un lampo e le sue labbra si piegarono in un sorriso.

“Oh, al diavolo!” e la riafferrò per baciarla.

  
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