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Autore: patronustrip    07/07/2011    5 recensioni
Il destino ha in serbo per noi strane cose.
Un giorno ti mette davanti ad un bivio, e devi solo scegliere da che parte andare. Però mica te lo ricordi tu, quel bivio. È come se nessuno te l’avesse detto che una volta imboccata una strada, una volta aver detto sì invece di no, avresti perso tutto. Tutte le tue possibilità di azione.
Quando scegli di “fare” perdi immediatamente tutte le miliardi, infinite, possibilità che avevi. Perché hai già scelto.
Il destino ti lascia quel libero arbitrio, sta a te capire dove andare, ma presta attenzione, perché un errore ti può costare la vita. E non parliamo di morte, ma di un tragico conseguirsi di eventi che ti portano ad avere settantacinque anni, e a non esserti nemmeno reso conto di come ci sei arrivato.
Ma se un giorno qualcuno arrivasse e ti mostrasse una via di fuga. Se ti riportasse al principio, al momento esatto in cui eri davanti a quel bivio, in cui scegliere a chi donare il tuo cuore. Tu, Harry James Potter, padre di famiglia e marito fedele, che cosa faresti?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Ginny Weasley, Ron Weasley | Coppie: Harry/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Rieccomi!
Le risposte a tutte le vostre domande in questo complicatissimo e pesantino, capitolo XD

Buona lettura!
 



CAPITOLO VI
Il Libro della Vita

«Tiberius D'Ormesson?» Ripeto, mentre Luna si siede accanto a me strofinandosi gli occhi.
Tiberius annuisce «Sono nato nel 1879, e sono…»
«Ehi no no, aspetta un momento! 1879? Non è possibile! Avrai più o meno trent’anni!» Esclamo scettico, trattenendo a malapena una risata. Ma come se fosse la cosa più naturale del mondo, Tiberius annuisce e continua.
«Sono francese, ma conosco sette lingue…»
«Divertente… ora mi dici davvero chi sei e quanti anni hai?» Qui mi scappa una risata, sento Luna sbuffare dietro di me, mentre Tiberius mi sorride.
«Harry, Tiberius è davvero nato nel 1879, è davvero francese, anche se oramai ha perso del tutto il suo accento, ma conosce più di sette lingue, non è vero?» Domanda Luna spingendolo a sbottonarsi di più.
«Beh, non ho contato i dialetti, però sì… ho perso il conto a dire il vero…» E qui cominciano a discutere a riguardo, totalmente ignari della faccia da ebete che ho stampata in volto.
«No, un momento!» Li interrompo bruscamente, facendo calare il silenzio «Qualcuno si degna di spiegarmi?»
Tiberius scambia un’occhiata con Luna, e poi mi sorride. «Mettiti comodo Harry, abbiamo molto di cui discutere.»
Lo squadro incerto, mentre Luna si alza dicendo: «Beh, tanto vale… qualcuno ha fame?» Materializzando una brocca di acqua calda, pronta per il tè.

La sala è accogliente, ogni volta per Halloween Hogsmeade viene addobbata nel migliore dei modi. È piacevole stare al caldo dentro il locale, a bere burrobirre e chiacchierare tutti insieme. È sempre stato il mio sport preferito, dopo il Quidditch ovviamente.
«Allora, Harry, speri già in tanti dolcetti?» Mi domanda Ron sorridendo.
«E come? Da quando i ragazzi frequentano Hogwarts non c’è più scorta per noi!»
«Ma guardali, due uomini grandi e grossi che parlano di dolcetti di Halloween!» Esclama Ginny, ridacchiando in sottecchi con Hermione.
«Ti informo sorellina, che il dolcetto è una cosa sacra! Non ha età.» La ammonisce Ron.
«Manca una settimana ad Halloween, se sei così smanioso adesso, non voglio pensare cosa farai allora…» Borbotta Hermione. Ron sorride.
«Non ne hai nemmeno idea, amore» Mi strizza l’occhio.
«Oh Merlino. Un’altra volta a spaventare i vicini, Ron?» Si aggiunge Ginny.
«No, quest’anno ho in mente qualcosa di sensazionale, supererà anche George in genialità!» Risponde Ron, gonfiando il petto orgoglioso.
«Ho i miei dubbi» Sussurrano Hermione e Ginny in coro.
«Tsk… donne. Che ne capite voi!» Conclude lui, mettendo il muso. Io sghignazzo, bevendo l’ultimo sorso della mia burrobirra.
In quell’istante Ginny si appoggia su di me, costringendomi a spostare le gambe, il mio piede però ne tocca un altro di fronte a me. Sto per scusarmi con Ron, quando vedo Hermione arrossire lievemente, trattenere il fiato e abbassare lo sguardo.
È tutto il giorno che fa così e non capisco perché. Quando le ho porto la mano per aiutarla a superare una brutta pozzanghera l’ha rifiutata in malo modo, finendo perciò quasi per cascarci dentro, e così quando l’ho afferrata al volo si è alzata di scatto, ringraziandomi sommessamente, abbassando gli occhi e arrossendo, proprio come adesso. Nel frattempo era accorso anche Ron, e lei si è allontana subito da me muovendosi verso di lui, stringendogli la mano.
Un'altra volta è stata quando le ho porto la sua burrobirra, le nostre mani si sono sfiorate e lei ha ritirato molto in fretta la sua.
Molto strano.
«Oh Harry, quando facciamo una vacanza?» Mi domanda Ginny, stesa sulla mia spalla.
«Già, quando Harry?» Sghignazza Ron.
«Tu che c’entri?» Risponde tagliente Ginny, Ron sorride sornione.
«Pensavo che un’altra vacanza tutti insieme non sarebbe male, no?» Se ne esce poi improvvisamente.
«Ah, come quella volta in Irlanda?» Gli ricorda Ginny, sarcastica.
«Senti, te lo dico per l’ultima volta, non è colpa mia se i folletti sono così suscettibili!» Le risponde per le rime Ron, sventolando la sua bottiglia di burrobirra.
«Volevi barattare con loro i miei vestiti per un mucchio di galeoni!»
«Eh, ma loro non li hanno voluti…»
«Ci hanno perseguitato per GIORNI!» Alza la voce Ginny, duellando col fratello. Entrambi si guardano in cagnesco, ringhiando quasi. Io alzo gli occhi al cielo, ma non sento nessun commento provenire da Hermione così la cerco con gli occhi. La vedo pensierosa, fissare altrove fuori dalla finestra del locale, ha come l’aria di non aver sentito niente di tutta questa discussione.
«Ma tu non dici niente?» La interroga improvvisamente Ron.
«Come?» Si volta d’un tratto lei, con l’aria di chi è stata appena colta in fallo.
«Non hai sentito una parola?» Le domanda Ron, sconsolato dal fatto che lei non possa difenderlo.
«Eri così assorta. A cosa pensavi?» Chiede Ginny, ignorando i lamenti sommessi del fratello. 
«Oh…» Hermione arrossisce lievemente, e sorride impacciata «…a niente, davvero. Ero solo soprapensiero, tutto qui. Ginny le sorride e sposta il suo sguardo fuori, alla finestra.
«Sono stufa di stare qui, andiamo a fare una passeggiata nel parco?»
«Quale parco?» Domanda Ron «Il piccolo minuscolo piccinissimo parco?» Aggiunge poi, strafottente. Ginny gli fa una smorfia.
«Proprio quello, ma tu puoi rimanere qui a compiangerti, se vuoi!»
Ron ringhia, ma la mia attenzione è tutta sulla reazione di Hermione. Alla proposta di Ginny il suo viso si è improvvisamente contratto in un espressione di terrore, ma non fa in tempo a dire nulla che Ron si è già alzato, stiracchiandosi. Ginny lo segue, indossando il cappotto.
«Forza Hermione, seguiamo questa pazza di mia sorella…» Aggiunge, dando una piccola pacca sulla spalla di Hermione, indossando anche lui il giaccone.
«S-sì…» Gli risponde sommessamente lei, lanciandomi una veloce occhiata.
E allora capisco.
Entriamo nel parco, Ginny è troppo intenta a discutere con Ron per starmi appiccicata, così ci ritroviamo io ed Hermione a passeggiare l’uno accanto all’altra dietro i due litiganti.
Lei fissa a terra, tenendo gli occhi il più possibile lontano dai miei. Vorrei dirle qualcosa ma non so proprio cosa.
«Accidenti, stupide coppiette, hanno invaso tutte le panchine!» Esclama Ginny, ignorando perentoriamente Ron, che conseguentemente con un gesto della mano ci fa capire che il discorso è chiuso. Almeno per ora.
«Bah…» Sbiascica, ma voltandosi nota qualcosa «Ehi, sediamoci lì!» Indica con il dito un angolo nascosto. Solo sporgendomi riesco a notarlo ed in quell’istante il mio viso perde totalmente colore.
«Non sarà comodissimo, ma almeno stiamo all’aperto. Ehi Harry, vieni qui!» Ginny si precipita a sedersi su quella staccionata malferma, invitandomi a sedere accanto a lei. La raggiungiamo e prendiamo tutti posto l’uno accanto all’altro.
«Ah, com’è bello l’autunno!» Esclama Ginny appoggiandosi a me.
«Già» Dico io, osservando il cielo azzurro.
«Io preferisco l’estate, il freddo non lo sopporto proprio» Puntualizza Ron.
«Questo perché sei un ignorante insensibile» Lo punzecchia Ginny, io mi volto verso Ron facendogli segno di lasciar perdere.
«Godiamoci questi giorni ancora così belli, fra poco arriva l’inverno…» Aggiunge Ginny, stringendomi a sé.
«C’è una parte che mi piace dell’inverno, però…» Sovviene Ron, ripensandoci.
«Cioè?» Domandiamo in coro Ginny ed io.
«Scaldarsi sotto le coperte…» Risponde sghignazzando eloquentemente. Alzo gli occhi al cielo.
«Sei un maiale…» Lo ammonisce Ginny «Te l’avevo detto che sei un insensibile! E tu Hermione non gli dici niente?»
«Eh?» Borbotta lei, tornando improvvisamente fra di noi, come persa chissà dove.
«Ehi, tutto bene? Oggi mi sembri un po’ strana…» Le chiede Ginny preoccupata, sporgendosi oltre la mia spalla.
«No, sto bene, grazie…»
«Non mi sembra. Sai cosa ti ci vorrebbe?» Aggiunge dopo, sorridendo.
«Cosa?»
«Un bel cartone di caldarroste!» Conclude leccandosi le labbra al solo pensiero. «Offerto ovviamente dal tuo insensibile marito, per farsi perdonare le castronerie che dice!» Aggiunge poi, sghignazzando malefica.
«Ehi!» Esclama Ron, mettendo il broncio. Ginny gli sorride furbescamente e lui sospira.
«Ah, d’accordo, tanto avremo dovuto pagare sempre noi. Andiamo Harry…» Mi incita alzandosi. Io faccio per seguirlo ma Ginny mi trattiene.
«Quale parte di “offre l’insensibile Ron” non hai capito, Ron?»
«Mh, e va bene. Un cartone di castagne per tutti…» Ripete, facendo per andarsene.
«Eh no! Due!» Aggiunge Ginny.
«Cosa? Ma non le finirai mai!»
«Ginny, dai, lascia che offra anche io…» Dico, provando ad alzarmi.
«No Harry, sta giù! Vado io con quell’idiota. Se ci vai tu so che ne pagherai la metà, sei troppo buono…» Proferisce, alzandosi «E se ci va da solo, ne comprerà solo una manciata, tirchio com’è… Aspettateci, torniamo subito…» Prima di andarsene mi da un bacio e poi trotterella dietro suo fratello, che ancora si lamenta.
Li osservo svoltare l’angolo fra gli arbusti e sparire dalla vista lasciando solo una scia di urla e insulti da fratelli.
Ci metto molto poco a capire cosa succede, per poi, appena realizzato, voltarmi lentamente verso Hermione, che nel frattempo aveva nascosto metà del viso sotto la sciarpa di cotone, continuando imperterrita a fissare il terreno.
«Ehm…» Azzardo.
«Non. Parlare.» Mi zittisce subito, con la voce soffocata sotto l’indumento.
«Non posso nemmeno parlare?» Domando, infischiandomene del suo ammonimento.
«Non mi sembra che tu stia facendo silenzio» Aggiunge.
«Mh.» Mugugno, nervoso «Ma che hai oggi? Mi eviti come la peste!»
«È  il giorno adatto per evitarti come la peste»
Rifletto un attimo, sospirando «Sei imbarazzata?»
«Ah! Sai, siamo solo nell’identico posto dove un anno fa ci siamo baciati, nello stesso identico giorno, con la differenza che adesso siamo qui con mio marito e tua moglie.»
«E allora? Dov’è il problema? L’anno scorso non è successo niente e loro non lo sanno. Non capisco perché non posso avvicinarmi a te senza che scatti come faceva Grattastinchi!»
«Mi rendi nervosa» Sussurra sotto la sciarpa. Arrossendo vistosamente.
Sbatto le palpebre. «Prego?»
«Mi rendi nervosa!» Sbotta, voltandosi (finalmente) verso di me.
«Hermione, ma… sei stata tu a chiedermelo l’anno scorso! L’ho fatto perché tu me l’hai chiesto!»
«Lo so. Lo so. Lo so!» Risponde, combattuta «Ma non posso farci niente, appena ti ho visto, qui ad Hogsmeade, oggi, mi è preso il panico!»
«Senti, non hai sentito nulla mentre ci baciavamo, allora dov’è il probl…?» Mi interrompo notando la sua faccia. «Hermione, tu non hai sentito nulla mentre ci baciavamo, vero?» Ripeto molto lentamente.
«Non lo so»
«Come sarebbe a dire non lo sai?» Alzo la voce, abbassandola immediatamente, scrutando fra gli arbusti, cercando una possibile sagoma di Ron o Ginny. 
«Non lo so, Harry! Io… io non so cosa ho sentito!» Esclama, poi mi scruta e continua «E tu?»
«Io?» Ripeto come uno scemo. Lei annuisce. Ma non riesco a dire nulla, e lascio un silenzio in sospeso fra i nostri sguardi, fissi l’uno sull’altro. Non dico nulla perché ho una stupida frase che mi gira nella testa, che non voglio assolutamente esca da lì. E perché se non hai niente di intelligente da dire è sempre meglio che tu stia zitto, no?
Perché in fondo “Quello che ho provato quando ti ho baciato non l’ho mai provato, nemmeno con Ginny” non è una buona frase. Sono solo suggestioni che uno si fa, pensando di aver provato qualcosa, ma invece è tutto normale. Già, è solo una cosa psicologica.
Sì, è tutto normale.
Aspetta ancora che io dica qualcosa, ma aspetterà in eterno perché in quel momento Ron e Ginny ritornano, continuando a punzecchiarsi, con un paio di cartoni di caldarroste fra le mani.
Si siedono fra di noi come se nulla fosse accaduto, interrompendo per sempre quel silenzio e, ringraziando al cielo, anche i miei pensieri.
   
 
Siamo circondati dal caos più assoluto. Tomi polverosi, vecchi di non so quanti secoli, carte con scritte a me incomprensibili e roba che non avevo mai visto nemmeno nei compiti di Antiche Rune di Hermione. Tazze da tè vuote, facenti parte di un servizio che Luna mi confesserà aver comprato in Tibet. Le decorazioni sono proprio belle, devo ammetterlo.
«Harry? Ci sei? Presta attenzione!» Tiberius mi sveglia dal mio lieve stordimento. Al momento mi ha solo spiegato cosa fosse un enorme libro che mi stava mostrando, ma non ho capito molto bene. Credo interpretasse i sogni o roba simile. «Ripetimi quello che ho detto» Mi incastra, furbamente, sventolandomi il libro sotto il naso.
«Ehm, questo libro… è tanto vecchio e interpreta i sogni?» Butto lì, sperando di essere fortunato. Ma non lo sono, perché Luna sospira, versandosi dell’altro tè, e Tiberius si passa un mano sul viso.
«Dovrai fare meglio di così se vuoi la tua Hermione» Mi avverte, per poi pazientemente rispiegarmi «Fai attenzione. Questo libro è molto importante. Più importante delle carte che vedi qui sotto. Questo è il Libro della Vita, ne esistono solo cinque copie al mondo, di cui tre sono nelle mani di gente come me. È stato trascritto a mano dai monaci di un convento in Svizzera, nel 1300…»
«Monaci? Ma… è babbano?» Domando, stranito. Tiberius scuote la testa.
«Assolutamente no. Ma fra i monaci c’era chi era a conoscenza del mondo magico a quel tempo, alla chiesa faceva comodo, attiravano con i loro “miracoli” il popolino.»
«Ma se davano la caccia alle streghe?»
«Tutta scena amico mio, ma non è questo il punto…»
«Scusa, continua»
«Insomma, questo libro lo devi trattare bene, o ti ammazzo.» Aggiunge, sfogliandone alcune pagine «È una cosa troppo preziosa, ti spiega tutto quello che c’è da sapere sul destino e le capacità multiverse della vita.»
«Capacità mutiverse?»
«Esatto, la cosa basilare che devi sapere sulla tua vita è che non è l’unica» Mi spiega, prendendo fra le mani il primo capitolo del libro «Cioè, la tua vita è una vita. Ma non ne esiste solo una, ma molteplici che ti appartengono e che sono sempre la stessa.»
«Ehm, intendi il ciclo vitale?»
«Più o meno, ma non esattamente. La teoria del ciclo vitale fa sì che una volta morto qualcun altro cammini sulle tue ceneri e viva di esse. In pratica quando finisce la tua vita c’è ne è sempre un’altra che continua dopo. Il che è giusto, ma questo concetto comprende la teoria dei multiversi negli universi, spiegata dal capitolo settantacinque in poi. Mentre noi intendiamo soffermarci solo sui multiversi presenti in un unico universo, in questo caso il tuo. Mi segui?»
«Ehm, più o meno.»
«Il concetto in sé non è né complicato né semplice, è solo difficile da spiegare, ma tranquillo, farò del mio meglio!» Mi tranquillizza dandomi una pacca amichevole sulla spalla «Allora, il concetto basilare di questa teoria è che la tua vita consiste in una linea perfettamente retta che ha un inizio e una fine.»
«Ok…» Mi mordo le labbra, concentrato.
«Se la tua linea fosse semplicemente così, in pratica vivresti e moriresti senza variazioni nel campo stesso degli eventi.»
«Oook…»
«Stando alla teoria del ciclo, una volto morto ritorni all’inizio della tua vita, ma se la tua vita è una linea retta vivresti sempre la stessa solfa, senza alcuna variazione. Tu non ne saresti cosciente, ma se ci pensi sarebbe piuttosto tragico non poter decidere niente del proprio destino…»
«Direi di sì. Ma nella mia vita ho imparato a convivere con le scelte forzate, sono piuttosto influenzato dal “destino”…» Mimo le virgolette.
«Ma il destino esiste Harry, solo che non è come tutti se lo immaginano. Stando al Libro della Vita la Linea Retta dell’esistenza ha in realtà diverse Ramificazioni, che alle volte possono essere poche centinaia e altre volte milioni di migliaia…» Dicendo questo mi indica uno schema illustrato su due pagine, tagliate orizzontalmente a metà da una linea retta, con centinaia di ramificazioni a loro volta ramificate su loro stesse.
«Ma …» Dico, notando bene il disegno «Queste ramificazioni tornano sempre a ridosso della linea. Tiberius annuisce, Luna sorride.
«Esatto. Una volta partita una ramificazione esterna nella maggior parte dei casi ritorna alla linea creatrice.»
«E se non ci ritorna, come qua?» Indico una delle pochissime linee dello schema che fuoriesce dalla linea dritta interrompendosi bruscamente.
«Qui? Qui si muore» Dice Tiberius, indicando il punto nella pagina. 
«Come si muore?»
«Si muore. Caput. Hai finito una delle tue linee della vita.»
«Ma… perché? Ci sono più linee?» A questa mia domanda Tiberius e Luna si scambiano uno sguardo scaltro.
«Bingo.» Mi fa Tiberius «Fai attenzione: una Linea della vita è solo UNA vita. Ma questa Linea vive dentro ad un ciclo più grande che al suo interno ne può contenere miliardi, tutte identiche l’una all’altra, anche in Ramificazioni. Sono proprio queste, le Ramificazioni, infatti, a determinare il numero delle tue vite…»
«Perché?»
«Ascolta, e rifletti bene, ti faccio un esempio: devi andare da una parte, e l’unico modo per arrivarci è una lunga, lunghissima strada totalmente dritta. Ma se in questa strada ci fossero delle deviazioni, dei cartelli, autostoppisti, code e chissà che, e tu fossi, non costretto, ma comunque scegliessi di prendere le stradine secondarie che ti fanno allungare ma che alla fine ti portano sempre allo stesso punto? Tu faresti quel percorso, ma ogni volta lo potresti fare in maniera diversa»
«Ok, quindi mi stai dicendo, che la vita si ripete, arrivando sempre allo stesso punto, solo con variazioni ogni volta?»
«Esatto»
«Ma se finisce sempre uguale, perché ripetersi all’infinito?»
«Perché per “fine” si intende la Morte. Non importa come ci arrivi, ma devi morire. L’inizio è la tua nascita. Che sarà sempre uguale, non puoi nascere da un’altra madre o da un altro padre, però puoi nascere in un luogo diverso (questo dipende dalle scelte dei tuoi genitori nella loro vita). Ma devi nascere, e quando sei nato è l’inizio assoluto della tua Linea della vita, la Morte però è diversa. Lì è importante che tu muoia, non importa come.
«Ma hai detto che si può morire prima.»
«Esatto anche questo. La Morte può avvenire molto prima, perché quella è soggetta a variabili, che sono le tue scelte. Ovvero le strade (Ramificazioni) che decidi di percorrere.»
«In pratica… decidi tu come arrivare dall’altra parte della linea?» Domando, curioso.
«Sì. E quando muori, ricominci tutto da capo, potendo fare scelte diverse.»
«E se scegliessi sempre le stesse?»
«Allora il ciclo si allungherebbe»
«Quindi il ciclo ce l’ha una fine!»
«Sì, la fine è quando segui la Linea dritta e fai proprio quello che dovevi fare, senza deviazioni»
Faccio un attimo di silenzio, attonito. «No aspetta, mi stai dicendo che continuerò a vivere la mia vita a ripetizione finché non seguirò tutta la Linea dritta, senza variazioni?»
«Questo è il concetto del Libro della Vita»
«Ma allora perché mettere le Ramificazioni?»
«Un uomo non è un uomo senza il libero arbitrio, che comunque resta sempre piuttosto limitato. Perché anche se fai una scelta e crei una Ramificazione, la vita in un modo o nell’altro ti farà tornare sempre al punto di partenza. Ovvero la Linea retta.»
«Ma non ha senso allora che una Ramificazione possa interrompersi con la Morte»
«La Morte è l’unica eccezione in questo caso. Perché quando muori cadi di nuovo all’inizio della tua vita. Nella linea successiva. Ci sono molte possibilità di morire in una sola Linea della vita, dipende da cosa scegli. Tanto la Morte resta sempre e comunque il punto finale della tua linea. Perciò è indifferente come e quando. Quando succede sei arrivato! Hai fatto le tue scelte in quella Linea!»
«Mmh…» Rifletto, con la testa piena di informazioni assurde. Luna mi vede affaticato e mi porge di nuovo una tazza di tè, la ringrazio e mi rivolgo di nuovo a Tiberius, domandandogli: «Ma questo cosa c’entra con i tuoi anni, o meglio… con Hermione?»
Mi sorride, prendendo anche lui un altro po’ di tè «Al capitolo sessanta» Mi dice, porgendomi il libro. Lo prendo fra le mani, è pesantissimo, e lo sfoglio fino ad arrivare al capitolo. Leggo il titolo:
«Saltare Arbitrariamente da una Linea all’altra… COSA?» Domando, incredulo «Ma com’è possibile?»
«Beh, è possibile. Difficile sì, ma possibile. Io l’ho fatto sette volte.» 
«E come diavolo hai fatto? Sei morto?»
«Più o meno. Essendo nello stesso Ciclo, le Linee della vita sono collegate l’una all’altra. Quando arrivi ad uno stato di incoscienza molo elevata, sfiorando quasi la morte è possibile vivere a metà fra la tua vecchia Linea (quella in cui sei incosciente) e la nuova Linea. L’incoscienza però non è un vero e proprio stato di morte, confonde le cause del destino e può portarti a finire in una qualunque parte della nuova Linea. Puoi svegliarti neonato, o vecchio, o trentenne, ma la cosa più interessante dello stato di incoscienza è la capacità della mente di portare con sé tutti i ricordi precedenti. All’inizio è molto difficile, se non si è perfettamente coscienti di stare passando da una Linea all’altra si perdono totalmente tutti i ricordi della vita precedente. Infatti una volta morti, anche per il fatto di rinascere neonati e quindi in uno stadio basso di coscienza, i ricordi della nostra vecchia vita si nascondono, sostituiti da quelli di una vita nuova…»
«Ma se sei incosciente e salti da una Linea all’altra, come puoi avere ricordi della nuova Linea se la vivi partendo da metà della tua vita?»
«Perché lo spazio che si interpone fra le Linee è un tempo di vita futuro. In quello spazio si presuppone che tu sia già morto. E la Linea successiva va avanti…»
«Cioè… esistono più me in questo istante che stanno vivendo pezzi della mia vita?»
«Esatto, universi paralleli della stessa medaglia. Quando morirai in questa salterai alla Linea più bassa, che non è ancora iniziata. E le altre prima di te finiranno il loro ciclo, che avevano già iniziato.»
«Quindi… ci sono universi in cui sto morendo o sono già morto. E universi dove ho ancora undici anni?» 
«Proprio così.»
«Ok… ma non mi hai ancora detto come fai a saltare da una Linea all’altra tenendo i tuoi ricordi»
«Beh, prima di tutto devo entrare in uno stato di incoscienza molto elevata, una volta ho provato con la meditazione, ma è stato difficilissimo. Così da quel momento ho optato per il coma.»
«Cosa?»
«Esatto. Mi facevo mettere in coma, nel modo migliore o in quello peggiore, e passavo alla Linea successiva. Il difficile all’inizio è ricordarsi della tua vita precedente. Perché appena passi non sei per nulla cosciente, e vivi nel corpo della tua vita successiva. La prima volta ho avuto fortuna, mi è bastato un piccolo deja-vu per farmi strane domande che mi hanno riportato ai miei ricordi, così ho vissuto da diciottenne con una esperienza di ottantenne. La seconda volta è stato molto più semplice, ma ho notato che più si va a fondo con la coscienza e quindi più si passa fra una vita e l’altra, meno problemi si hanno poi a ricordare le vite precedenti. È la prima volta che è traumatico.»
«Ma così facendo non togli la vita al te stesso successivo? Quello di cui prendi le parti?»
«Sei sempre tu, non vedo dove sia il problema.»
«Ma cosa succede se mentre sei in coma nella vita precedente… muori?»
«Beh, può essere un problema. Se sei in coma e hai effettuato un solo passaggio da una Linea all’altra verrai risucchiato nella Linea in cui sei passato come clandestino. In pratica perdi tutti i ricordi precedenti e tornerà a prendere possesso il te stesso che hai sostituito.»
«A te è successo la prima volta?»
«No, sono passato oltre quasi subito, ho capito che più volte passi oltre meno rischio c’è di venire risucchiati dalla vita in cui vivi. Praticamente le Morti dei tuoi vecchi corpi non ti costringeranno a nessun salto. Perché la tua mente è già passata molto in profondità.»
«Forse ho capito. Ma tu hai anche parlato di… deja-vu?»
«Esatto. Sono una componente essenziale in questa teoria. Hai presente quel cretino che veniva a dirti sempre “hai avuto un deja-vu? Vuol dire che l’hai già vissuto!»
«Sì»
«Ecco. Non era affatto un cretino, aveva più ragione di quanto sapesse. Il deja-vu nasce come una superstizione, ma in realtà prende il nome proprio da questa teoria. È un criterio nato proprio da qui. Ma c’è una cosa molto divertente riguardo i deja-vu qui dentro…»
«Sarebbe?»
«Beh, non sono banalmente solo strascichi delle vite che ti porti dietro e che poi riconosci quando ne rivedi un pezzo simile o identico nella tua nuova Linea. Cioè sì, sono questo, ma hanno un ruolo molto importante. Sono degli indizi…»
«Indizi?»
«Mh mh, indizi che il destino crea per aiutarti a tornare sulla retta via. Compaiono solo quando sei andato troppo oltre, in pratica quando hai preso di nuovo una delle Ramificazioni ma…»
«...compaiono solo quando stai vivendo una cosa già vissuta, allora è come un avvertimento, per far capire al tuo corpo e alla tua mente che stai vivendo di nuovo le stesse cose, e che forse è il caso di fare delle scelte diverse. Inconsciamente riescono a influire molto sull’andazzo della nostra vita» Si aggiunge Luna, sorridendomi.
«Cioè… io ho un deja-vu quando sono lontano dalla linea retta della mia vita, e dovrei fare una scelta per ritornarci? Cioè una specie di check-point?»
«Un cosa?» Domandano in coro Luna e Tiberius
«Ehm, niente. Lasciate perdere.» Rifletto un secondo poi domando «Ma allora la vita cerca di indirizzarti alla giusta conclusione per te… e il libero arbitrio?»
«La vita ti mette davanti più possibilità, e ti avverte, ma sei tu col tuo cervellino che devi sentire cosa è giusto e cosa no»
«Ma chi è che decide tutte queste cose? Chi è che alla fine decide che le scelte che ho fatto sono giuste per me?» Chiedo, ancora perplesso e confuso.
«Ma che devi saperlo a fare? Devi solo vivere, cazzo!» Sbotta Tiberius, sghignazzando «Non è che le Ramificazioni sono cose sbagliate, sono solo… deviazioni non troppo giuste che hai preso. Ma sono sempre la tua vita!»
«Mi scoppia la testa…» Sussurro, esausto.
«Tiberius, facciamo una pausa. È stravolto…» Dice Luna, preoccupata.
«Va bene, va bene. Passami il narghilè, mi faccio una fumatina.»
Luna passa il fumo a Tiberius, che si mette comodo fra i suoi cuscini, poi viene da me, e mi invita a distendermi sul sofà lì a fianco.
«Ti porto un asciugamano bagnato, vedrai che andrà meglio» Mi dice sorridendomi.
«Grazie.» Ricambio il sorriso, sdraiandomi. Sento i muscoli della schiena rilassarsi, e vivo un profondo momento di estasi. Tutte queste informazioni mi ronzano in testa confusamente, spero che dormendoci su ritornino ai loro posti, ordinate. Luna mi poggia il panno umido e fresco sulla fronte, la ringrazio sommessamente, mentre sento di star cadendo in un sonno profondo.
Sono esausto.
Che situazione assurda.
Sto in camera con uno che ha più di sette vite e che per averli s’è fatto mettere in coma più…
Mi alzo di scatto facendo volare la pezza sul pavimento.
«Un momento... il coma!»
«Mi chiedevo quanto ci avresti messo…» Sorride contento, gettando un'altra nube di fumo bianco. Luna, che si era spaventata alla mia reazione, si porta una mano al petto sospirando rincuorata.
Ignorando il mal di testa, mi getto di nuovo davanti a Tiberius.
«Se ho capito bene, Hermione è in coma ed è in un’altra vita adesso?»
«Bingo»
«Cosa devo fare per farla svegliare?» Domando concitato, arrancando fra papiri e libri antichi.
«Ehm, se è questo che vuoi c’è un problema…» Dice, mandando occhiate a Luna.
«Perché?»
«Perché non puoi più svegliarla.»
«Ma… ma allora cosa dovrei fare? Che senso ha?» Domando deluso.
«È  per questo che ho dovuto scegliere, Harry.» Interviene Luna, alle mie spalle. Mi volto, è in piedi con le mani l’una sull’altra, leggermente in ansia. «Ho dovuto scegliere fra te e Ron, chi potesse farlo…»
«Fare cosa? Cosa?» Domando, spostando lo sguardo su entrambi. Fanno un attimo di silenzio, in cui mi lasciano bollire nel mio brodo, li fisso concitato e sconvolto. E in un attimo Tiberius dice:
«Passare oltre con lei».

 



Prima di postarlo, ho fatto leggere questo capitolo ad un'altra persona, e mi ha detto che per lei era comprensibile. Spero lo sia anche per voi, perché l'argomento è difficile, e spiegarlo mi è costata taaaanta fatica.
A lunedì :)

  
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