Capitolo
2
Una
volta che si furono interamente
rivestiti – anche se, in effetti, non erano riusciti a rimuovere la parte
superiore dei loro abiti, a causa delle difficoltà provocate dalle manette -
Holmes e Irene rimasero stesi sul
letto, la testa della donna posata sul
petto del detective e le loro braccia pendevano nell’aria vicino alla
testiera.
“C’è
qualcuno che sa che tu sei qui?" Irene chiese alla fine.
"No.
Non ho detto a Watson che stavo venendo. Ma, molto probabilmente, uno degli
Irregolari mi ha visto quindi, se il
dottore mi sta cercando, alla fine ci troverà." Holmes replicò, fissando il
soffitto.
"Ah
e quanto pensi che ci vorrà?"
"Non ne sono sicuro. All’incirca un’oretta." Rispose
lui.
"Non
che io mi stia lamentando, ovviamente." Irene sorrise, avvicinandosi e posando
un bacio dolce sulle labbra di Holmes.
Una
volta che si fu scostata, il detective la guardò con occhi curiosi. "Ho gli strumenti da scasso." annunciò.
"Davvero? Beh,
perché non li hai ancora usati?" Irene gli chiese, inarcando un
sopracciglio.
"Mi
ero dimenticato di averli." Disse lui, facendo per sedersi. Allungò la mano
verso la sua cintura e si accigliò quando si accorse che non era nei passanti
dei suoi pantaloni. “Irene, dov’è la mia cintura?"
"Um…"
entrambi si guardarono ed Holmes gemette quando la vide sul pavimento vicino al
letto. "Pensi di poterla raggiungere?"
"Ci provo." Borbottò lui, spostandosi in modo da stare sulle
ginocchia. Si
allungò, usando le manette per tenersi su, e cercando di raggiungere la cintura,
ma era troppo lontana. Aggrottando la fronte, si appollaiò ancora di più sul
bordo del letto, chinandosi per raggiungerla e tirando le
manette.
"Sai,
ho una gran bella vista da qui Sherlock." Commentò Irene con aria sorniona,
mentre osservava il fondoschiena di Holmes.
"Oh
sta’ zitta." Il detective sospirò e si sedette nuovamente. "Non riesco a
raggiungerla." Si accigliò.
"Non
puoi usare il tuo piede?"
Annuendo,
Holmes si mosse oltre il bordo del letto per quanto poteva, ed allungò la gamba.
Imprecò quando riuscì soltanto ad allontanare maggiormente la cintura da
lui.
Un’ora
più tardi, entrambi stavano parlando dell’opera, quando fu battuto un colpo alla
porta.
"Holmes? Irene? Siete
lì?" Watson chiamò dall’altra parte della porta.
"Watson! Entrate!"
Holmes fece un sorrisetto.
La
porta si aprì ed il dottore entrò, chiudendo l’uscio dietro di sé prima di
voltarsi e fissare a bocca aperta la coppia sul letto.
"Cosa
diavolo sta succedendo?" sputò fuori.
"Beh,
stavo tentando di vendicarmi di Irene per
quella volta in cui mi ha ammanettato al letto durante il caso Blackwood,
ma lei… era ben preparata." Il detective rispose con una piccola occhiataccia ad
Irene che replicò con un sorrisetto. “Beh, avete intenzione di rimanere lì
oppure venite a liberarci?"
"Avete
le chiavi con voi?" Watson chiese, senza fare alcun movimento per
aiutarli.
"Le
avevo, ma questa maledetta donna le ha scagliate attraverso la stanza. Se non
riesce a trovarle, i miei attrezzi da scasso sono là." Indicò la sua cintura sul
pavimento e Watson sollevò entrambe le sopracciglia.
"E
cosa ci fa la vostra cintura sul pavimento?"
"Non
c’è nessun motive in particolare. Ora, potreste cortesemente liberarmi?"
"Liberarci." Aggiunse Irene.
"Sa
una cosa, non penso che lo farò." Watson ghignò e ritornò verso la porta.
"Divertitevi pure." E se ne andò.
"Watson! WATSON!"
gridò Holmes facendo tintinnare le manette contro la testiera. "ACCIDENTI WATSON!"
"Beh,
è stato di grande aiuto." Irene borbottò sarcasticamente.
"Così
parrebbe." Holmes replicò imbronciato.
Circa
mezz’ora dopo, sentirono nuovamente bussare alla porta.
"Avanti!" disse Irene a voce
alta.
Una
cameriera entrò nella stanza e rimase ferma a fissarli senza proferire parola
per un momento prima che Holmes parlasse. "Ah, forse potete aiutarci? Credo
che la chiave di queste manette sia sul pavimento laggiù." Le indicò la
direzione verso cui la chiave era volata e la cameriera annuì cautamente andando
poi a raccoglierla.
Una
volta che l’ebbe trovata, si avvicinò lentamente al letto, ovviamente confusa e
nervosa. Aprì le manette ed Holmes si alzò, allungando le braccia sopra la testa
e poi massaggiandosi i polsi.
"Cosa
è successo?" chiese la cameriera, esitante.
"Beh,
stavo parlando con la signorina Adler riguardo il suo caso – sono un detective.
Sherlock Holmes, piacere di conoscerla – e mentre lei stava versando del tè, la
finestra si è aperta e tre uomini si sono introdotti nella stanza. Ovviamente,
abbiamo cercato di respingerli, ma loro avevano delle pistole e noi eravamo in
minor numero. Perciò, ci hanno colpito con i calci delle loro pistole e ci hanno
ammanettati al letto. Devono aver lasciato cadere le chiavi durante il
tafferuglio e mi hanno tolto la cintura così che non potessimo liberarci." Il
detective mentì con facilità mentre recuperava la cintura dal
pavimento.
"Oh cielo! Dovremmo
chiamare la polizia?" la cameriera boccheggiò.
"Direi
di no, sono sicuro di sapere con esattezza chi è stato ed i colpevoli verranno
arrestati entro breve tempo. Appunto per questo, andrò ad occuparmi della
faccenda in questo istante, cosicché non dobbiate preoccuparvi del loro ritorno.
Buona giornata Irene, signorina." Holmes fece un cenno con il capo ed Irene gli
fece l’occhiolino, mentre lui se ne andava.
…
Più
tardi, quella notte, tutte le penne di Watson sembravano esplodere ogni
qualvolta lui tentava di scrivere e c’erano diversi tipi di insetti che lo
aspettavano nel letto. Holmes negò di saperne alcunché.
FINE
Le
recensioni sono sempre più che apprezzate.
Spero
che la traduzione vi sia piaciuta.
A
presto
Bebbe5