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Autore: Akemi_Kaires    17/07/2011    3 recensioni
Kaires è una ragazza dal passato confuso, dai ricordi immersi nella densa oscurità del dubbio e dell'incertezza. Solo di una cosa è sicura, del suo sogno: diventare una grande Maga Nera.
Per farlo dovrà intraprendere come Adepta un lungo viaggio, attraverso pericoli e numerose insidie alla ricerca del suo passato... del suo futuro... del suo destino.
Dal Capitolo 8:
- Se non ci sbrighiamo, perderemo il nostro Shoopuf – esclama infine lui, proseguendo per la sua strada, lasciandola indietro. Sembra ignorarla, quasi.
- Shupaf? – chiede lei, ignara di cos’è l’essere appena menzionato. Dopotutto non li ha mai visti né sentiti nominare prima d’ora.
- Sono degli animali molto grandi in grado di trasportare le persone sui corsi d’acqua – le spiega il saggio padre, con pazienza e sapienza. Sotto certi aspetti, adora poter donare perle di saggezza alla figlia, educandola al “Mondo Esterno”. Un giorno ella avrebbe dovuto cavarsela con le sue forze e tutti quegli insegnamenti le sarebbero certamente tornati utili.
- Davvero?! – esclama curiosa lei, trotterellandogli accanto gioiosamente. – E ci sei mai andato su?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Lulu, Un po' tutti, Wakka
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Approfitto delle solite righe iniziali per porre i miei più sentiti ringraziamenti a:
I recensori dell’ultimo capitolo: Puccio_, gm19961, Ciccio85, berserker eagle e __gIuLiNa__;
Tutti i lettori che seguono la mia storia;
Coloro che hanno inserito la mia storia fra le preferite/ricordate/seguite: __gIuLiNa__, gm19961, Puccio_, Ciccio85, Shock035, berserker eagle, _Eleutera_ e Storm Leonhart;
Fairy of fire, ros, lancil90 e il mio grande amico L. per la loro pazienza nel sopportarmi!
Grazie di cuore a tutti voi!

Segreti Ribelli

Il Fluvilunio, il luogo che tanto viene ricordato per i suoi spettacoli naturali e per il meraviglioso panorama circostante, ora si trova esattamente dinnanzi ai suoi piccoli ed ingenui occhi smeraldo.
La bambina osserva con curiosità l’immensa distesa d’acqua che si staglia davanti a sé, spalancando la bocca per lo stupore. Estasiata, si lascia sfuggire un gridolino eccitato mentre le sue labbra morbide e rosee si curvano in un largo e raggiante sorriso.
La splendida vista di quella magnificenza la stupisce alquanto. Non aveva mai avuto modo di poter assistere ad un tale spettacolo di luci e colori da così vicino. I fiori che vi sono, poi, rilasciano un gradevole e inebriante profumo dolciastro.
- È… bellissimo… - sussurra con flebile voce, avvicinandosi impacciatamente verso la sponda del lago. Il mantello blu che indossa è fin troppo lungo per lei e rende ogni suo movimento impacciato; più volte rischia di scivolare a terra.
Si china, specchiandosi in quella superficie cristallina e limpida. Le iridi color muschio luccicano dalla gioia, alla vista del suo riflesso. Il viso infantile e pallido è dipinto da un’espressione di pura felicità.
Si sporge un po’ troppo, nel tentativo di riuscire a sfiorare con due dita la sua stessa immagine per accarezzarla, finendo col perdere il già precario ed instabile equilibrio. Sarebbe caduta entro pochi secondi.
Prontamente, una mano la afferra con decisione per il colletto della tunica, trattenendola con forza per impedirle di scivolare. La risolleva dolcemente e delicatamente da terra, aiutandola pian piano a rialzarsi.
Alle sue spalle, ode uno sbuffo spazientito.
La piccola si lascia andare ad un lungo sospiro di sollievo, sollevata per lo scampato pericolo. Per un attimo se l’è davvero vista brutta. – Grazie, papy! – esclama con gratitudine, arrossendo per l’imbarazzo dovuto alla figuraccia appena evitata. Volge lo sguardo carico di ringraziamento all’uomo che le sta accanto.
Lui, in risposta, borbotta qualcosa che a lei risulta incomprensibile ed impossibile da capire. La osserva di sottecchi attraverso le lenti scure dei suoi occhiali a goccia, lanciandole un’occhiataccia.
- Kaires… - dice, con tono carico di rimprovero. – Ti ho già ripetuto più volte che devi prestare attenzione a ciò che fai. Inoltre, se ci fermiamo ogni qualvolta che vedi qualcosa che ti piace, non arriveremo mai in tempo alla nostra meta.
L’infante china il capo, affranta e dispiaciuta. Impaurita, non osa neppure guardarlo in faccia: teme di vedere la sua espressione seccata e, in seconda cosa, le incute timore il dover notare ancora una volta la cicatrice scarlatta che deturpa il profilo sinistro del volto dell’uomo.
Aveva sempre provato paura tutte le volte che trovava il coraggio di osservarlo, sfidando l’istinto di distaccare gli occhi da quell’orrendo particolare che la impauriva. Come se l’era procurata, poi, per lei resta sempre un mistero. Lui elude volutamente ogni domanda a riguardo, spostando intenzionalmente l’attenzione su altri insignificanti argomenti. E la piccola, col passare dei giorni, ha imparato a non tornare più su quel discorso pur di non vedere la reazione di irritazione a quegli insistenti quesiti.
- Se non ci sbrighiamo, perderemo il nostro Shoopuf – esclama infine lui, proseguendo per la sua strada, lasciandola indietro. Sembra ignorarla, quasi.
- Shupaf? – chiede lei, ignara di cos’è l’essere appena menzionato. Dopotutto non li ha mai visti né sentiti nominare prima d’ora.
- Sono degli animali molto grandi in grado di trasportare le persone sui corsi d’acqua – le spiega il saggio padre, con pazienza e sapienza. Sotto certi aspetti, adora poter donare perle di saggezza alla figlia, educandola al “Mondo Esterno”. Un giorno ella avrebbe dovuto cavarsela con le sue forze e tutti quegli insegnamenti le sarebbero certamente tornati utili.
- Davvero?! – esclama curiosa lei, trotterellandogli accanto gioiosamente. – E ci sei mai andato su?
Non per niente, lei ama conoscere nuove e svariate notizie riguardo il passato oscuro dell’uomo, poter sapere tutto ciò che riguarda le sue imprese leggendarie di Guardiano. A volte si sofferma spesso ad osservare la lunga spada da samurai con la quale combatte, estasiata dai suoi movimenti fluidi ed eleganti da spadaccino professionista. Fantastica spesso sui suoi svariati e leggendari combattimenti avvenuti precedentemente la sua nascita, durante i suoi pellegrinaggi assieme agli Invocatori Braska e Yuna.
- Molte volte – ammette infatti, cercando di mascherare un sorriso affettuoso senza successo. – E’ una bella esperienza.
- A me mi piacerebbe tanto salirci… - pensa ad alta voce Kaires, condividendo il suo immenso desiderio con il grande guerriero.
- Lo farai, non appena arriveremo a destinazione – confessa lui, mettendole a posto il cappuccio del mantello per calarglielo sul volto in modo tale da renderla irriconoscibile allo sguardo indagatorio altrui. Non devono vederla per nessun motivo, e questo lui lo sa benissimo. – Dicono che ai bambini piacciono molto e viceversa. Sono alquanto accondiscendenti e docili.
Lei, in risposta a quella rivelazione, sgrana gli occhi, entusiasta ed estasiata. Poco ha capito in realtà delle parole forbite del papà, però ne ha appreso il concetto principale: puro divertimento in arrivo.
Ora ha solo un obiettivo in testa: poter vederne e giocarci lungo tutta la traversata del fiume.
Desidera con tutto il cuore sfogarsi gioiosamente, com’è giusto che sia e come fanno solitamente tutti i suoi coetanei. Dopotutto è un’infante anche lei, ed ha a malapena cinque anni. Seppur in viaggio, deve trovare uno svago e una distrazione al di fuori dei frequenti e magnifici racconti riguardo le gesta passate dell’adulto che le era accanto.
Non vede l’ora di potersi rilassare, dopo quel lungo cammino senza soste. Se lo merita, in ogni caso, e ne sente il bisogno.
- Che ci facciamo ancora qui?! – urla al suo genitore, additandolo con accusa. Egli si sorprese dell’improvvisa ed inaspettata reazione attiva della piccola.
Questa ha cominciato a procedere a passo svelto, distanziandolo di alcuni metri. Lo sta letteralmente fulminando con lo sguardo, incolpandolo per la sua lentezza.
Auron sorride di cuore, alzando il colletto della sua tunica rossa in modo tale da coprirgli mezzo volto. Non vuole mostrare alla bambina quanto in realtà è felice: non è nel suo stile essere così paterno. Purtroppo – se n’è fatto una ragione – sarebbe sempre stato così per altro tempo ancora e, sotto alcuni aspetti, non ne era affatto dispiaciuto. Chissà per quanto tempo ancora – si chiese mentalmente – gli sarebbe stato concesso di poter godere ancora di quegli istanti di felicità.

- Eh dai, papà! Sbrigati!
La piccola strattonò il Guardiano più e più volte, impaziente e adirata, trascinandolo per la manica con furia. – E poi dici che sono io quella che fa perdere tempo!
Non sarebbero stati di certo lui e la sua lentezza a privarla di quella futura e divertente esperienza ormai prossima. Ci sarebbe voluto ben altro per riuscire a smorzare il suo entusiasmo infantile e per contenere la sua immane esuberanza. Nulla l’avrebbe distratta dal suo nuovo obiettivo né l’avrebbe distratta da questo.
Eppure si sarebbe di certo arresa a lui se fosse stata a conoscenza del vero motivo dello strano comportamento dell’uomo, proprio da colui che prima cercava di velocizzare i tempi della loro marcia. Agisce apposta in quel modo, procedendo a passo lento, in attesa del tramonto e dell’ascesa della luna. Non per niente, aveva deciso di prendere uno Shoopuf in tardo orario, in modo tale da poter risultare irriconoscibile agli occhi dei loro nemici ed inseguitori.
La notte e le sue ombre oscure avrebbero certo facilitato il loro tentativo di camuffamento e così anche la loro silenziosa fuga.
Li può sentire, i loro occhi selvaggi e bramosi di sangue, addosso ai loro corpi. Può scorgere la luce mortale delle loro iridi assassine ovunque, attorno a loro. Forse li ha esattamente alle spalle, al momento, pronti ad attaccarli.
Lo scopo della sua “esistenza” ora è quello di proteggere l’infante dai pericoli che incombono sulla sua dolce e innocente anima, per evitare le facciano del male ingiustamente. È la sua ultima chance e non può permettersi di sprecarla in modo stolto. Ancor meno può distrarsi un attimo e perderla di vista un secondo. Se le capitasse qualcosa, se Loro fossero in grado di prenderla e di “giustiziarla”, lui non se lo perdonerebbe mai.
Nonostante quell’oscuro presagio e quei pensieri dolorosi che infliggono ferite brucianti ricordandogli qual è il suo compito, ride, cercando di mostrarsi sereno e rilassato come sempre allo sguardo furente e adirato della sua Kaires.
Non vuole vederla triste e preoccupata per colpa sua né può sopportare l’idea di essere lui a cancellare la radiosità di quel sorriso infantile e semplice.
Quanto assomigliava a Lei… quanto le era simile. Quanto quella sua immagine gli ricorda gli anni passati a Bevelle, quando era ancora un Templare…
- Voglio salire sullo Shupaf! – sbotta lei, incrociando le braccia al petto, riscuotendolo dai suoi ricordi che lo stavano avvolgendo con le loro spire. La bimba sbuffa, lanciandogli uno sguardo supplichevole e impaziente.
Il suo paffuto viso è contratto in una smorfia buffa, che crea fossette attorno alla sua piccola bocca, e ciò non fa altro che alimentare la segreta allegria di Auron.
Le passa accanto, fingendo volutamente di ignorarla, cercando di non mostrare in realtà quanto è contento di vederla così attiva e vivace. Non la guarda neppure, non l’aspetta né si volta. Quel suo comportamento volutamente indifferente istiga ancor più le reazioni impulsive della figlia, spingendola a ribattere e ad arrabbiarsi. Ama vederla così viva, leggiadra e libera, così semplicemente bambina. Almeno lei è rimasta estranea alle vicende cruente che li circondano e il samurai ne è felice.
- Guarda che, se ti comporterai così male anche là, lo Shoopuf si stuferà di sentirti e ti butterà in acqua – le dice serioso, afferrando la fiaschetta che ha appeso ad un fianco. Sorseggia un goccio di sakè, sorridendo.
L’infante sgrana gli occhi, correndogli immediatamente accanto. Lo scruta con spavento, sinceramente colpita da quell’assurda e contradditoria rivelazione. Non ha capito che, in realtà, si tratta di una scherzosa minaccia attuata con lo scopo di placare i suoi spiriti ribelli.
“Dov’è finita la loro simpatia, allora?” si chiede mentalmente lei, rabbrividendo. È indecisa se credere o meno alle parole del papà.
- E…? – lo incalza, sicura che c’è dell’altro che ha omesso di dirle. Spera con tutto il cuore che si rimangi ciò che ha detto, rassicurandola dai suoi timori.
- E ti lascerà in pasto ai pesciolini famelici per punirti del tuo atteggiamento – conclude invece lui, sogghignando tra sé e sé, osservando con la coda dell’occhio l’espressione sconcertata della figlia che, in quel momento, è rimasta a bocca aperta.
In reazione a quella frase, la piccola si blocca di colpo, inchiodando, lasciando avanzare da solo il padre. Tutta la sua euforia sfuma improvvisamente, sostituita da ben altre emozioni quali paura e terrore. E il suo obiettivo cambia.
- Papà, io voglio rimanere qui! – esclama ad alta voce, catturando l’attenzione del Guardiano.
Finalmente quest’ultimo si gira a guardarla. Sogghigna nuovamente di fronte allo spavento di Kaires, improvvisamente più silenziosa e preoccupata.
Le si avvicina lentamente, chinandosi alla sua altezza per guardarla negli occhi. Ha davvero combinato un bel pasticcio, ora. Come può dissuaderla dall’idea che non vi è alcun pericolo? Come può convincerla riguardo la buona e paziente indole di quegli animali?
Non trova le parole giuste. Come padre è piuttosto inesperto e non ha la più pallida idea i come deve comportarsi in momenti di quel genere.
- Dobbiamo andare, Kaires… - cerca di rassicurarla impacciatamente, prendendola per mano. Si comporta in modo più o meno paterno e dolce, per riguadagnarsi la fiducia della figlia.
Non c’è tempo per i capricci. Le tracce della loro presenza sono ben nascoste, questo è certo, ma i nemici si trovano ovunque, perfino sotto mentite spoglie. Possono trovarli da un momento all’altro e, se questo succedesse, per loro sarebbe la fine. Fermarsi un istante di più allo scoperto è troppo pericoloso per la loro incolumità. Quel posto non può garantire la loro salvezza, sebbene il porto poco distante da loro sia gremito di persone.
- IO NON MI MUOVO! – urla lei, strillando a squarciagola, divincolandosi dalla presa di Auron con furia e indietreggiando di qualche passo, impaurita.
Il sole, nel frattempo, è già calato ed un venticello fresco di innalza sempre più, annunciando l’arrivo della notte e del buio. Le prime stelle già luccicano nel cielo blu.
- Allora mi costringi a passare alle maniere forti – dice lui, sospirando, alzandosi in piedi. Estrae l’altro braccio dall’interno della tunica rossa con decisione, sbuffando. È la prima volta che, con lei si riduce ad utilizzare metodi poco formali ma piuttosto convincenti.
La vede scuotere la testa, con le lacrime agli occhi. – Ho paura…! Io non voglio venire…! Troviamo un’altra strada…
Lui la ignora, nonostante gli dispiaccia alquanto vederla così disperata, e la afferra per la vita con le mani per sollevarla da terra e caricarsela sulle spalle. Anche se ciò è contro la volontà dell’infante, si sente costretto ad agire in quel modo. Almeno possono procedere in modo sicuro e abbastanza spedito.
Strano.
Per quanto impieghi le sue energie per sollevarla da terra, gli è impossibile smuoverla dalla sua posizione. Nonostante tutti i suoi sforzi, non ci riesce affatto. E dire che lui è uno dei sette Astri che ha sconfitto Sin! Possibile che non riesca nemmeno ad alzare un’esile bambina di soli cinque anni?
- Hai fatto le radici, per caso?! – esclama stizzito, dopo l’ennesimo e vano tentativo di riuscire nell’impresa ardua. Abbassa leggermente lo sguardo, quel poco che gli basta per notare la reazione della piccola a quell’assurda situazione.
Nota con stupore che ella, invece di ridere o essere compiaciuta e soddisfatta, ha lo sguardo fisso a terra. Sotto la sua presa ferrea, il piccolo corpicino trema infreddolito. Sta singhiozzando, mentre le calde lacrime scivolano lungo le sue tonde guance arrossate.
- Papy… mi sento congelare! – dice con voce rotta dal pianto, spaventata e impaurita, con aria disperata.
Sta osservando con orrore le sue stesse gambe, gemendo dolorosamente.
A quella sua strana affermazione, l’uomo si sofferma a guardarla, esaminando il suo corpo alla ricerca del problema. Preoccupato, comincia a tastare alla cieca la sua tunica blu, la quale copre interamente la piccola, alla ricerca di un segno o qualcosa in grado di dar risposta alle sue domande.
L’iride color miele viene oscurata da uno strano stupore nel vedere quell’insolito spettacolo che ha dinnanzi a sé.
Non aveva fatto le radici.
Peggio.
Un leggero strato di ghiaccio copriva la figlia dalle ginocchia in giù, ancorandola saldamente al terreno.

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Il Concilio delle Maghe:
Come promesso ho pubblicato il più rapidamente possibile questo capitolo. Non andrò ai ritmi iniziali, però posso dire di procedere abbastanza velocemente.
Avete già capito che questo capitolo è nato col puro intento di istigare ancor più la vostra curiosità, vero? Spero di ricevere, infatti, numerose domande riguardo nuovi dettagli appresi durante la lettura di questo.
Ammetto che non sono affatto soddisfatta. Scrivere al presente, per me, è una tortura... però si tratta di un sogno/ricordo, perciò mi devo adattare. Aspettate un secondo… non ditemi che ho fatto degli errori di grammatica mentre Kaires parlava. Diamine, ha 5 anni (vedere errori come "A me mi")! Non potevo farla parlare come Auron XD. Già ho fatto danni con Vidinu, che parla come un dodicenne, nonostante non capisca alcune parole forbite… non volevo rovinare e rendere inumana la mia carissima neo-maghetta! A quanto pare sto riuscendo nel mio intento Anti-Mary-Sue! Ci tenevo a precisare, inoltre, che la piccola continua a dire “Shupaf” al posto di “Shoopuf” per via del fatto che lei non ha la più pallida idea di come sia scritto o cosa sia X°°D
Parlando del caro “paparino”, invece… embè, so che alcuni di voi avranno immediatamente pensato “OOC! AIUTO!”. Invece questo suo comportamento dolce e paterno verrà spiegato in futuro… anche se, credo proprio, avrete già capito che uno dei motivi di questo riguarda una certa e misteriosa Lei citata nel testo… ^^
Spero, in ogni caso, di averlo reso abbastanza simile a come è normalmente.
Spero di avervi incuriosito riguardo questa donna del mistero (Lei) e il problema degli inseguitori (Loro) dell’allegra famigliola in viaggio (fuga). Dopotutto, da quello che avete potuto comprendere nei capitoli precedenti, Kaires è ignara dell’esistenza di questi uomini e del motivo di quella loro fuga. A quanto pare solo Auron sa di che si tratta… e di certo non sono cose molto allegre.
Perché il titolo “Segreti Ribelli”? Beh, semplice… per prima cosa qui di segreti ce ne sono a bizzeffe. Ribelli… perché l’ultimo piccolo segreto venuto alla luce ha un qualcosa di indomato X°D Vi dice qualcosa la parola “Flusso magico”?
Spero di ricevere numerose domande e commenti!
A presto con un prossimo capitolo… su EFP!
Akemi
  
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