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Autore: herms    18/07/2011    15 recensioni
Tratto dal capitolo 3:
Allora, dovete sapere che questa è la terza volta nella storia di Hogwarts che il Ballo di Eris e Eirene ha luogo. Avvenne per la prima volta tre secoli dopo che la Scuola fu fondata. Ci fu un periodo di grande discordia tra le Case, gli scherzi si fecero pesanti e alcuni ragazzi rimasero feriti. Così la Preside di quel tempo, Katherine Graam, inventò un evento che avrebbe portato gli alunni a collaborare assieme.
Il nome dell'evento, come alcuni di voi avranno già realizzato – aggiunse, soffermandosi con lo sguardo su Hermione – deriva dal greco antico Ἐρις , la Discordia, e Ειρήνη, la Pace. Entrambe dee figlie di Zeus, Re degli Dei, ma di madri diverse, furono sempre in conflitto tra loro, e Katherine decise di dare questo nome al Ballo per ricordare quanto i due elementi debbano compensarsi tra loro in modo da non creare squilibri.
Così otto giovani meritevoli, due per ogni Casa, si prestarono per la realizzazione dell'evento. Vissero assieme per dei mesi e poco alla volta impararono a rispettarsi.
dal capitolo 23:
Era la prima volta che non si interessava a una ragazza solo per il suo aspetto fisico. Certo, lui la trovava bella, ma quale ragazzo innamorato non crede che l'oggetto del suo interesse sia la più bella ragazza che ha mai visto? Ma quella sua intelligenza e capacità di saper individuare l'unico dettaglio che avrebbe voluto omettere durante le loro conversazioni, la facevano apparire terribilmente intrigante ai suoi occhi, e anche un po' Serpeverde. Ma questo non gliel'avrebbe detto mai, non voleva restare secco, per quello che lui riteneva un complimento.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'L'errore più grande'
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Ce l'ho fatta. Sul serio. Ecco a voi l'ultimo capitolo di questa storia, e con esso parte di me.

Ci si alla fine del capitolo.

 

 

CAPITOLO VENTICINQUESIMO: L'ultimo ballo.

 

 

 

 

Solo poche ore. Pochi momenti trascorsi correndo per il Castello, e poi si sarebbe trovata a scendere le scale e entrare in quel Salone sotto gli occhi di tutti. Era nervosa, profondamente, come per un esame per cui sentiva di non esser preparata al meglio.

Si sedette per terra, a gambe incrociate nel mezzo della Sala Grande, ulteriormente ampliata per l'occasione. Aveva appena realizzato che erano passati anni dall'ultima volta che aveva ballato seriamente un ballo classico, e non era certa di essere ancora in grado di farlo. Si coprì il viso con le mani oscillando con la testa, come nel tentativo di scacciare i pensieri per un attimo.

Avrebbe danzato con Draco, e sapeva che lui era un ballerino eccezionale, come tutti i maghi Purosangue che avevano preso lezioni fin da piccoli. Temeva di farlo sfigurare, di pestargli un piede o sbagliare il tempo. Sarebbe morta per la vergogna, se ciò fosse successo.

Era talmente persa nei suoi pensieri che non si accorse della persona che le si era avvicinata con passo leggero.

- Ti ho cercato per una vita, Mezzosangue – esordì con voce pacata Malfoy qualche passo dietro di lei, pensando che mai affermazione era stata più veritiera.

Lei gli fece un cenno, ritornando poi a fissare il parquet della pista da ballo con sguardo ostile. Una piccola ruga le si era formata all'attaccatura del naso tra gli occhi, segno che qualcosa la preoccupava.

- Cosa c'è che non va? - domandò il biondo sedendosi accanto a lei con aria infastidita per lo sporco del pavimento.

- Devo ballare. - dichiarò Hermione con tono funereo.

- E quindi? Tu sai ballare. - chiese lui, inarcando un sopracciglio.

- Sì, ma potrei sempre inciampare. O scivolare. O farti cadere. È tanto che non ballo seriamente. -

- Quanto? -

- Dal Ballo del Ceppo, con Viktor. - borbottò mordendosi un labbro.

- Viktor – borbottò con voce infastidita e arricciando il naso, senza nemmeno rendersi conto di essersi espresso ad alta voce.

Hermione lo guardò stupita e poi scoppiò a ridere.

- Sei incredibile, Malfoy – lo derise, mentre un leggero rosato incredibilmente imporporava le guance d'avorio del giovane. Si calmò dopo poco, e tornò a fissare con preoccupazione la pista.

Draco la scrutò per un po', e seguendo per una volta l'istinto e non la sua mente calcolatrice, si alzò in piedi e le tese una mano.

- Cosa vuoi fare? - domandò lei poco convinta.

Il biondo non rispose, ma la fece alzare senza mai staccare gli occhi dai suoi e fece un mezzo inchino – Puoi concedermi questo ballo, Hermione? -

La Grifondoro gli allungò la mano, convinta più dal tono gentile che aveva usato che dall'idea in sé.

- Non c'è la musica – gli fece notare con un sorrisetto, mentre si mettevano in posizione.

- Non ne abbiamo bisogno – rispose – Ora guardami. Concentrati solo su di me ed elimina quello che ci circonda. -

Fin troppo facile, ultimamente – pensò Hermione. Fissò gli occhi sul volto di quello che – sì diamine – poteva ormai definire il suo fidanzato. Osservò il modo in cui i capelli biondi gli ricadevano leggeri sulla fronte, si vide riflessa nei suoi occhi grigi, e si soffermò a lungo sulla bocca, pensando che non aveva mai desiderato tanto poterlo baciare come in quel momento. Senza accorgersene si stava già muovendo per la pista a ritmo perfetto con Draco. Si muovevano con grazia, seguendo una melodia che sentivano solo loro.

Hermione si sentiva più tranquilla: certo, non stava ballando con addosso dei tacchi o un vestito che le impediva i movimenti, ma sapeva che Draco confidava in lei, e questo bastava.

Si fermarono, e finalmente Hermione poté appoggiare le labbra sulle sue.

- Grazie – sospirò sulla sua bocca.

- Ora andiamo – disse Malfoy, prendendola per mano e conducendola fuori dalla Sala.

 

 

 

 

***

 

 

 

Fece un respiro profondo e aprì le ante dell'armadio.
Il vantaggio di tutto quel circo era l'avere una stanza tutta per sé: non sarebbe riuscita a sopportare la presenza di Lavanda e Calì in quel momento.
Così poté aprire l'armadio e prendere il suo vestito. Osservò l'abito, e portatasi davanti allo specchio, scrutò la sua immagine riflessa. Amava quel vestito.

Le ricordava incredibilmente uno di quelli che vedeva addosso alle attrici quando da piccola guardava la televisione con sua madre.

Era un capo molto elegante, regalatole da Draco nonostante le proteste sue e di Daphne.

Azzurro come gli occhi di Atena, aveva scritto su un biglietto all'interno della scatola dell'abito.

Il bustino era un mono-spalla attillato, retto da una spilla d'argento a forma di civetta; la gonna di seta era leggera così da non impacciare i movimenti di Hermione, per sua fortuna.

Appoggiò l'abito sul letto e si sedette alla sua scrivania, sulla quale aveva prontamente evocato uno specchio.

Si sarebbe preparata da sola quella sera. Daphne e Ginny sarebbero giunte più tardi giusto per darle una controllata, come le avevano fatto promettere.

Le dispiaceva deluderle, sapeva che avrebbero voluto essere lì con lei, ma aveva bisogno di un po' di tempo sola con sé stessa. Ma non era il solo motivo per cui le aveva tenute lontane: non erano loro che avrebbe voluto accanto a sé quella sera. Sua madre sarebbe dovuta essere di fianco a lei, aiutandola a pettinarsi e a truccarsi, dicendole con le lacrime agli occhi quanto fosse bella quella sera. Avrebbe dovuto presentare Draco a lei e a suo padre, spiegandogli che non era più quel ragazzino viziato di cui si era spesso lamentata durante le vacanze estive. A sua madre sarebbe piaciuta la cavalleria e l'eleganza del giovane, e forse persino suo padre ne sarebbe rimasto impressionato.

La cosa che più la faceva soffrire in quel momento, era l'idea che non avrebbe potuto condividere coi suoi genitori la sua vita futura, quella che l'aspettava una volta uscita da quelle mura. E pensare che gliel'avevano promesso. Ricordava come sua madre le avesse giurato che loro sarebbero stati a casa ad aspettarla quando sarebbe uscita dal Castello, sia per le vacanze che quando avrebbe finalmente finito la scuola. Ma non era stato così. Non che gliene facesse una colpa, sapeva quanto avrebbero voluto esserci in quel momento e per un attimo – uno solo – desiderò che Harry non avesse perduto la pietra della resurrezione, così da vederli un'ultima volta.

Con un respiro profondo cominciò a spazzolarsi i capelli, pregando fra sé e sé di riuscire a sistemarli per bene, almeno per una volta.

Stava appunto lottando con una ciocca pericolosamente tendente al rasta, quando sentì bussare alla porta. Infastidita dall'intrusione, andò ad aprire.

Quando aprì, si trovò di fronte all'ultima persona che si sarebbe aspettata in quel momento.

- Ciao Harry – lo salutò sorpresa.

- Ciao Hermione, scusa se ti disturbo. È solo che.. vorrei parlare un po' prima che tutto questo circo finisca. -

La ragazza si spostò per farlo passare, squadrandolo con un sorrisetto.

- Ma come sei in tiro, Potter – lo prese in giro.

- Non me lo dire. Sono stato bloccato in corridoio dalla Greengrass, che ha deciso che non ero vestito in modo appropriato.. - borbottò, sotto lo sguardo divertito di Hermione.

- Stai bene – lo tranquillizzò lei. Ed era vero. Harry appariva stranamente ordinato quella sera: i pantaloni blu privi di pieghe, i capelli neri sistemati con del gel, e la cravatta blu al collo che copriva i primi bottoni della camicia bianca.

Si sedettero sul letto, lui attento a non stropicciarsi i pantaloni. Hermione aspettò che parlasse per primo.

- Senti, so che non è il momento migliore, ma sentivo il bisogno di scambiare due parole, di sapere veramente come stai. Questa è una sera strana, e vorrei che i miei fossero qui, quindi penso che tu senta la mancanza dei tuoi genitori ancora di più. Credo. - disse, con la voce che diventava sempre più debole col progredire del discorso.

Lo abbracciò forte, toccata ancora una volta dai momenti di comprensione più totale che si creavano tra loro. Era tanto che non parlavano veramente e fino a quel momento non si era resa conto di quanto lui le fosse mancato.

- Sarò sempre dalla tua parte, Hermione – le sussurrò in un orecchio – anche se deciderai di restare col Furetto – concluse poi con tono disgustato.

Lei ridacchiò, accompagnandolo alla porta dopo un'altra decina di minuti.

- A dopo, Harry. -

- A più tardi – rispose, voltandosi poi per aggiungere – Ah, quasi dimenticavo: Malfoy dice di dirti di raggiungerlo in Sala Comune un po' in anticipo -

Lei lo ringraziò con un sorriso e chiuse la porta alle sue spalle.

Non aveva tempo per pensare al motivo di quella richiesta, doveva prepararsi, e anche in fretta.

 

 

 

***

 

 

Era in quella stanza già da un po', non avrebbe saputo dire quanto. Camminava continuamente avanti e indietro, senza conoscere realmente il motivo specifico della sua agitazione.

Fu l'arrivo di Hermione a togliergli ogni possibile ripensamento.

Scese i tre scalini che separavano il corridoio dalla stanza fissandolo negli occhi.

Draco deglutì inconsciamente, sentendo la gola secca nell'ammirarla da capo a piedi: era bellissima.

I capelli solitamente crespi erano legati in un nodo stretto sulla nuca, il volto era leggermente truccato e gli occhi venivano messi in risalto dalla matita che li contornava.

Con le gote arrossate per lo sguardo ammirato che le stava rivolgendo, Hermione lo raggiunse osservandolo a sua volta. Draco era veramente incantevole quella sera.

Indossava un completo blu notte e sotto una camicia bianca, abbinati a una cravatta a sua volta blu. I capelli biondi erano privi di gel – abitudine fortunatamente persa al quarto anno - ma erano spettinati a regola d'arte, come se fossero appena stati scompigliati da una folata di vento. Ciò che incantò di più Hermione però, furono i suoi occhi: non per il colore ma per la luce d'ammirazione che vi brillava, che l'avrebbe tranquillizzata, se solo lui avesse detto qualcosa.

- Sono così tragica che non hai ancora detto una parola? - gli domandò con tono scherzoso, anche se una piccola parte di lei temeva che fosse così.

- Non dire sciocchezze, sei splendida Mezzosangue – le rispose con voce roca per l'emozione, baciandola poi con crescente trasporto.

Prima di staccarsi da lei, le slacciò la collana dal collo, infilandosela in tasca.

Lei lo guardò interdetta, chiedendosi il perchè di quel gesto.

Quando le pose davanti un astuccio per gioielli, dello stesso verde di quello che le era arrivato a Natale, Hermione fu assalita dalla curiosità. Trattenendo il tremito che minacciava di prenderle le mani, aprì con delicatezza la custodia estraendo la collana con sguardo ammirato.

- Athenas – disse sorridendo – è magnifico, Draco -

Gli diede un bacio a fior di labbra, dolce e colmo della sua gratitudine, per poi girarsi e farsi mettere al collo il nuovo gioiello.

Si stavano guardando con occhi ardenti, quando i loro compagni entrarono nella stanza, pronti a scendere.

- E' ora di andare – le disse prendendola sotto braccio, e assieme uscirono per l'ultima volta dal Dormitorio che li aveva ospitati per gli ultimi mesi e che dal giorno seguente, quando la magia della notte sarebbe stata spazzata via dalla luce, non li avrebbe più visti.

 

 

 

 

Il vociare che popolava la Sala Grande cessò immediatamente quando le sagome dei ragazzi comparvero all'entrata, annunciati dalla voce di Silente.

La Sala era più bella che mai, illuminata da una miriade di candele dei quattro colori delle case che giravano volando sopra le teste degli studenti che le osservavano affascinati.

I ragazzi si augurarono buona fortuna a vicenda e mettendosi in fila entrarono nella Sala. Contrariamente a quanto avevano pensato durante le loro riunioni, alla fine avevano deciso che Hermione e Draco avrebbero fatto il loro ingresso per ultimi e non per primi, poiché, come aveva fatto notare Luna, li si sarebbe notati ancor di più.

Le coppie scorsero veloci, con Harry e Ginny, che indossava una tunica color mattone lunga fin sotto alle ginocchia, in testa a tutti. Seguivano Luna nel suo abito dei colori dell'estate a braccetto con Roger, e poi Blaise e Daphne, perfetta Dea dell'amore e della passione nel suo abito rosso fuoco.

Ognuno dei giovani aveva un simbolo a rendere evidente il dio o la dea che stava rappresentando. Potter ad esempio, oltre al cicatrice ovviamente, indossava una spilla con incisa sopra una saetta, mentre Ginevra camminava accanto al Patronus evocato da Harry per sottolineare la sua rappresentazione della Cacciatrice. Sotto i piedi di Luna, grazie a un geniale incantesimo di sua invenzione, spuntavano fiori e piantine che scomparivano poco dopo il suo passaggio.

Daphne non necessitava nulla più di quel vestito e del suo aspetto, ma con suo grande divertimento era anche circondata da piccoli cuoricini che continuavano a apparire e sparire attorno a lei. Blaise portava una spada alla cinta e Roger aveva un orologio da taschino che ticchettava rumorosamente. La giovane Asteria aveva un ciondolo con una clessidra appesa al collo. E così anche tutti gli altri avevano il loro simbolo.

Per ultimi entrarono come stabilito Hermione e Draco. Non appena lo fecero, una civetta d'argento – il Patronus che Vitius aveva prontamente evocato – volò attorno alla testa della ragazza e andò a posarsi sulla sua spalla, mentre Draco camminava su un velo d'acqua, incantato perchè non lo bagnasse.

Dopo qualche istante giunsero anche loro al centro della Sala. E la musica cominciò.

Hermione era rigida, ma sotto lo sguardo incoraggiante del Serpeverde ripensò a quel pomeriggio e si fece coraggio. Tutto scomparve attorno a lei: i compagni, gli insegnanti, la Sala gremita di persone che la osservavano.

Rimasero solo loro due, Draco e Hermione. Non Malfoy e Granger, non Serpeverde e Grifondoro, solo Draco e Hermione.

La musica cessò senza che loro quasi se ne accorgessero, mentre volteggiavano per la pista guardandosi negli occhi.

Quando l'ultima nota morì, fu Silente a prendere la parola – Signore e Signori, Benvenuti al Ballo di Eris e Eirene, e che l'equilibrio torni a regnare sovrano in questa scuola! - .

Ma i giovani non lo stavano ascoltando. Harry aveva baciato Ginny in mezzo alla pista, e Roger aveva fatto a sua volta il primo passo con Luna. Ron era andato a cercare Lavanda tra gli altri e l'aveva presa fra le braccia in mezzo a tutti. Ovviamente Blaise non aveva voluto essere da meno.

Hermione e Draco si erano guardati stupiti e allo stesso tempo divertiti, e prima che il ragazzo potesse fare la sua mossa, Hermione l'aveva baciato. Quello che nella mente della giovane sarebbe dovuto essere un bacio casto e dolce era cresciuto rapidamente, mentre attorno a loro l'intera Sala scoppiava in un fragoroso applauso, superato lo choc iniziale.

Fu così che la relazione tra Hermione Granger e Draco Malfoy divenne di pubblico dominio quella sera, quando Eris e Eirene divennero Eros, come era stato predetto.

 

 

 

***

 

 

 

Le ore erano passate veloci, quella sera, quasi volate.

Avevano ballato per delle ore, finchè non erano stati più in grado di reggersi in piedi. La Signora Weasley era corsa da Hermione, e abbracciandola le aveva detto che era felice per lei. Nessuno l'aveva fatto prima quando si era trattato di Draco, nemmeno Ginny.

Hermione stava ricevendo i complimenti per la riuscita delle serata da parte di una McGranitt ancora un po' scossa e un Silente molto divertito, quando Narcissa Malfoy aveva preso il figlio da parte.

Erano usciti nel parco e avevano parlato a lungo. Era una vita che non parlava veramente con sua madre; quando Lucius era ancora vivo i due avevano avuto i loro momenti di confidenza, ma sebbene dopo la morte di quest'ultimo Draco e sua madre si fossero avvicinati molto, non avevano mai parlato di cose serie, di sentimenti.

Ma quella sera lei si era fermata, e l'aveva scrutato con sguardo serio.

- Cos'è quella ragazza per te, Draco? - gli aveva chiesto. Non l'aveva chiamata Mezzosangue, non l'aveva mai fatto in passato, né tanto meno l'avrebbe fatto negli anni a venire. In realtà Narcissa Malfoy era più simile a sua sorella Andromeda che a Bellatrix, e non aveva mai creduto realmente nelle diversità del sangue. Certo si sarebbe sempre ritenuta superiore agli altri, ma in quanto Malfoy non come Purosangue.

Lui aveva scosso la testa, volgendo gli occhi al cielo.

- La mia debolezza, il mio errore più grande. - aveva risposto passandosi una mano trai capelli – Ma mai un errore è stato più dolce – aveva poi concluso sorridendo tra sé e sé.

La donna era rimasta stupita dalla maturità che aveva dimostrato suo figlio per la prima volta. Aveva in qualche modo capito che quella che inizialmente era stata solo una debolezza, valeva molto di più, anche se aveva faticato ad ammetterlo persino a se stesso.

Lo lasciò solo coi suoi pensieri, indicandogli con un cenno del capo un movimento che aveva scorto poco lontano da loro.

Draco si diresse verso una delle colonne, e non si stupì quando vi trovò Hermione, che fissava con insistenza il muro. Non disse nulla, aspettò che fosse lei a parlare.

- Ero venuta a cercarti – dichiarò con tono funereo, osservando con falso interesse le venature del marmo della colonna a cui era appoggiata.

- Ho sentito qualcosa rompersi quando hai detto... che sono il tuo errore più grande – cominciò con voce tremolante – ma poi te ne sei uscito con quella affermazione, e come faccio ad odiarti quando dici delle cose del genere?! - finì col gridargli addosso.

Lui rise, sollevato – Non farlo – ribadì semplicemente, chiudendole la bocca con un bacio e spingendola con passione contro la colonna.

- Fermo – mormorò lei dopo qualche minuto, fissandolo con gli occhi lucidi di desiderio– Ho bisogno di sapere perché l'hai detto, perché mi consideri la tua debolezza. -

- Perché mi sei entrata dentro come mai nessuno prima. Sai Mezzosangue... - continuò abbassando la voce – credo di essermi innamorato -

Quella volta fu lei a baciarlo, felice come non lo era mai stata.

 

 

 

***

 

 

EPILOGOTre mesi dopo.

 

 

Giusto qualche mese prima, chiunque avesse visto quella scena avrebbe pensato di essere impazzito o gravemente malato. E se l'avesse anche raccontato a qualcuno, nulla gli avrebbe evitato una visita da Madama Chips.

Sedici ragazzi, provenienti dalle diverse Case, sedevano in cerchio sul prato al limitare del Lago. Era già pomeriggio inoltrato e non era un giorno qualunque: il giorno seguente sarebbero partiti da Hogwarts, lasciandola per l'ultima volta. Quasi tutti, per lo meno. Ovviamente Ginevra e Asteria sarebbero tornate l'anno seguente per terminare gli studi, ma anche qualcun altro aveva in programma di ritornare, sebbene non in qualità di studente.

Hermione infatti aveva fatto la sua scelta: non avrebbe studiato per diventare Auror assieme ad Harry e Ron l'anno seguente, ma per diventare insegnante. Non era però ancora sicura riguardo alla specializzazione che intendeva fare, e l'avere una cultura ampia come la sua, certamente non aiutava a ridurre il campo.

Harry e Ron comunque non sarebbero stati soli nel loro corso. Con loro grande stupore gli era stato appena annunciato che anche Draco Malfoy avrebbe seguito il loro stesso indirizzo di studi su raccomandazione di Silente in persona, che riteneva che quello fosse il modo migliore per tentare di riabilitare il nome dei Malfoy nel Mondo Magico.

- Tu? Un Auror? - esclamò Harry con voce strozzata, tra le risate degli altri ema col sostegno di Ron, che pareva essere ancor più sconvolto dell'amico.

- Paura della concorrenza, Potter? So che non sei alla mia altezza, ma vedrò di non umiliarti troppo al corso – commentò con finta aria di sufficienza il biondo.

In realtà i rapporti tra i due erano migliorati enormemente dopo il Ballo. Certamente litigavano ancora e a volte tentavano i farsi la pelle a vicenda, ma ormai lo facevano più per abitudine che altro, e si insultavano senza reale cattiveria.

In tutta la Scuola regnava un clima di pace in quel periodo effettivamente. Da quando Pansy Parkinson si era ritrovata in un lettino al San Mungo giusto accanto a Allock, per aver tentato di maledire Hermione con un incantesimo che le era rimbalzato contro, la Scuola era del tutto in pace.

Ogni cosa sembrava essere tornata al suo posto.

Persino Roger, da quando aveva cominciato una relazione seria con Luna, aveva appianato i rapporti con Malfoy, anche se quest'ultimo si irrigidiva ogni qualvolta lo vedeva avvicinarsi a Hermione.

Ginny e Harry si erano fidanzati ufficialmente, ma avrebbero aspettato ancora qualche anno prima di convogliare a giuste nozze, qualche mese dopo Draco e Hermione.

Ron invece aveva rotto con Lavanda, e pareva che questa volta la separazione fosse definitiva. fortunatamente però, pareva aver trovato conforto tra le braccia di Hannah Abbott, che l'aveva consolato quando i due si erano separati. Ovviamente i gemelli avevano scommesso sulla relazione con Ginny, che aveva vinto ritenendola di lunga durata: Ron e Hannah sarebbero stati assieme più di sessant'anni, ma nessuno di loro in quel momento avrebbe potuto saperlo.

- Quindi cosa farete quest'estate? - chiese Hermione ai compagni.

- Noi torneremo alla Tana, e poi ci raggiungerà anche Harry dopo aver sistemato la casa di Sirius. -

- Frena un attimo rossa. Mi state dicendo che lo Sfregiato è proprietario della casa dei Black? -

- Sì è mia. Ma sto progettando di darla via, voglio trasferirmi a Godric's Hollow. -

- Darla via? DARLA VIA? E a chi avresti intenzione di dare la mia casa? -

- Ai Weasley, io non ne ho bisogno.. - rispose, con un sorrisetto provocatorio.

- Cosa? Non se ne parla, assolutamente no. La MIA casa non andrà in mano ai Weasley, Potter. - dichiarò adirato il biondo, tra le risate degli altri.

Quella casa alla fine sarebbe stata venduta a Hermione, risolvendo una discussione continua tra i due ragazzi durata più di un anno, con sommo divertimento di Harry. La ex-Grifondoro si sarebbe nella casa per qualche mese, fino a quando non sarebbe andata a convivere con Draco a Malfoy Manor, un anno prima del loro matrimonio.

Le vite di tutti quanti loro sarebbero andate avanti intrecciate per lunghi anni, e ognuna si sarebbe sviluppata per la sua strada.

Ma questa è un'altra storia.

 

 

 

 

 

 

 

FINE.

 

E siamo arrivati a questo punto. Fine. Sono in parte sollevata e in parte triste, è la mia prima storia dopotutto e ne sentirò la mancanza. Ho già in mente di scrivere una one-shot ambientata qualche anno dopo, ma voglio prima prendermi una pausa. Sono cresciuta con questa storia come autrice, e il mio stile si è evoluto con il progredire dei capitoli.

Voglio ringraziare tutti voi che mi avete seguita, sia che abbiate recensito sia che mi abbiate continuato a seguire in silenzio.

Sapere che c'era qualcuno che mi accompagnava in questa impresa mi ha spesso aiutato ad andare avanti a scrivere.

Mi dispiace per i momenti in cui vi ho fatto aspettare dei mesi, ma non avevo tempo né l'ispirazione

giusta per scrivere.

Grazie.

 

 

Herms <3

   
 
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