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Autore: piperina    20/07/2011    12 recensioni
AU perché è ambientata post Hogwarts.
Lei lo amava. Lo amava più di qualunque altra cosa.
Lei gli aveva giurato amore eterno. Che sarebbe sempre rimasta al suo fianco.
Lei lo tradì.
-He spent his whole life tryin' to forget-
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Lucius&Hermione - Wild Rose'
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*Act II*

Her Lullaby

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

The rumors flew

but nobody know how much she blamed herself

 

 

 

Hermione Granger si era chiusa in casa. Dopo il funerale di Lucius Malfoy si era negata al mondo intero per dedicarsi interamente al suo dolore. Piangere. Solo questo le importava. Piangere per cercare di sfogare ciò che la distruggeva.

Inutilmente.

Il senso di colpa la schiacciava. La mancanza di Lucius era soffocante. Il desiderio di non vedere più nessuno… allettante.

Che senso aveva? Durante la breve prigionia dell’uomo non aveva parlato con nessuno dei suoi colleghi al Cavillo, tranne Luna. Era l’unica ad averla trattata come se non fosse successo niente. Come se non avesse mai tradito il Bambino Sopravvissuto per una fuga d’amore con un pericoloso Mangiamorte. Come se non avesse tradito anche lui.

 

Hermione Granger era una traditrice.

 

Quelle voci, quegli sguardi… li odiava. Tutti si permettevano di mettere bocca nella sua vita, ma a che titolo? Cosa ne sapevano di lei, delle sue scelte, delle sue rinunce?

Non era stato facile abbandonare Harry, ma aveva dovuto farlo. Perché Lucius sarebbe stato arrestato. Lei invece… avrebbe potuto appellarsi al perdono dell’eroe del Mondo Magico senza incorrere nelle pene della giustizia.

Ma non era riuscita a zittire la voce della sua coscienza, quella che l’aveva spinta ad aiutare Harry di nascosto prima e apertamente poi.

Pur dedicandosi anima e cuore a Lucius non aveva smesso di leggere e studiare mille modi per sconfiggere Voldemort, aiutando l’amico anonimamente. Sospettava che Lucius lo sapesse, senza mai dirle nulla. Gliene era stata grata.

Alla fine però il suo senso della giustizia aveva avuto la meglio su di lei. Decidere di tradire l’amore della sua vita l’aveva distrutta dentro. Sentiva di averlo illuso, giocato con lui e poi buttato via.

La sera prima della partenza avevano fatto l’amore e si erano addormentati l’uno tra le braccia dell’altra. Rimasta per lo più sveglia, Hermione aveva guardato l’uomo per ore, pensando a tutto ciò che avevano vissuto insieme.

- Ciao.- aveva sussurrato sfiorandogli appena l’orecchio con le labbra - Volevo solo vederti.-

Quella frase era loro. Il simbolo del loro amore. La sua prima dichiarazione.

- E dirti…- un nodo alla gola -…che ti amo.- quasi senza voce.

L’aveva baciato un’ultima volta, si era vestita e, messe le sue poche cose in una borsa, era andata via. Lontano da lui. Per sempre. L’incantesimo estensivo irriconoscibile l’aveva aiutata a viaggiare più comoda, ma ad ogni passo si lasciava dietro un pezzo di cuore.

Con l’anima distrutta e senza più lacrime era arrivata ai cancelli di Hogwarts, dove sapeva che Harry aveva trasferito la sede operativa dell’Ordine della Fenice. Il castello era sicuro e ben protetto, quindi le era bastato muovere un passo in più per far scattare gli incantesimi di allarme.

Due Auror che lei non conosceva l’avevano subito individuata e bloccata per impedire una possibile fuga.

- Sono Hermione Granger.- aveva detto - Chiamate Harry Potter, per favore.-4immobile e silenziosa fino all’arrivo dell’amico, il cuore di Hermione era quasi impazzito per la tensione.

E quando lui era arrivato e l’aveva guadata come fosse stata un fantasma, lei aveva detto soltanto - Sono tornata.-

Gli occhi del ragazzo avevano cercato un’altra figura accanto a lei.

- Non c’è.- un sussurro - Sono sola.-

 

 

Rientrare ad Hogwarts era stato straziante. Solo Harry e Luna non l’avevano guardata come fosse stata un’appestata o un Dissennatore. Non l’avevano insultata, né schifata o giudicata.

- Devo interrogarti.- l’aveva avvertita il ragazzo - Con il Veritaserum.-

- Va bene.- aveva annuito - Lo so.-

Harry aveva condotto personalmente l’interrogatorio all’amica per verificare la sua sincerità, anche se il suo cuore si era già affidato a lei. Era così arrivata la conferma che era davvero lei la fonte di quei preziosi aiuti anonimi, e ancor più preziosa si era rivelata la sua presenza nei momenti più decisivi della battaglia finale contro Voldemort.

Ma nonostante tutto nessuno aveva mai smesso di incolparla: doppiamente infame, doppiamente traditrice, doppiamente infedele.

Gryffindor senza onore né rispetto e lealtà.

Egoista. Sconsiderata. Folle. Plagiata. Inaffidabile.

Ron l’aveva riaccolta con diffidenza, seppur velata di affetto. Ginny invece non le aveva più rivolto la parola.

Così, dopo la guerra e dopo la morte di Lucius, Hermione aveva disperatamente cercato qualcosa che la aiutasse a lenire il dolore. E quale male migliore di quello che aveva aiutato il suo amore negli ultimi mesi di vita?

 

 

 

For years and years

she tried to hide the whiskey on her breath

 

 

 

- Hai bevuto?-

Harry, dopo due mesi, era riuscito ad entrare in casa sua. Un piccolo bilocale in una zona piuttosto tranquilla della Londra magica.

- No.-

Negare. Negare sempre.

Era pallida e con vistose occhiaie violacee sotto gli occhi scuri. Il viso aveva perso ogni colore. Probabilmente era anche dimagrita troppo per il suo fisico.

- Come stai?- chiese, cercando bottiglie sospette qua e là con lo sguardo.

- Bene.- mentì di nuovo - Settimana prossima torno al lavoro.-

Lui sorrise - E’ una bellissima notizia!- esclamò più allegro del previsto - Luna sarà contenta, le manchi.-

Annuì distrattamente - Già.-

Da quando parlare con lei era così difficile? Da quando sentiva di non essere più un fratello per Hermione?

- Senti, io… stavo per farmi n bagno.- disse la ragazza dopo un lungo minuto di silenzio imbarazzato.

- Un bagno.- ripeté Harry e guardò l’orologio: le tre e mezza di pomeriggio.

- Sì.- sapeva di essere stata scortese, ma non voleva nessuno intorno, neanche lui - Ti scrivo.-

- Ok.-

- Settimana prossima. La prima sera, dopo… quando torno al lavoro.-

Harry credette a quelle parole e sorrise - Mi terrò libero.-

 

 

Il gufo non arrivò mai a bussare alla sua finestra.

 

 

Decise di farsi sentire lui il giorno dopo. Le mandò un biglietto e nella risposta Hermione si scusò mille volte. Diceva di essersi addormentata appena rincasata dal Cavillo. In realtà aveva pianto tutta la sera. In redazione avevano finto di non vederla. Solo Luna le aveva parlato, assegnandole alcuni articoli da scrivere per quella settimana.

Li aveva finiti tutti entro sera. Non aveva neanche pranzato, si era solo buttata nel lavoro, sperando di trovarvi conforto. Inutilmente.

Quella sera, tornata a casa, si era scolata un’intera bottiglia di Fire Whiskey.

Aveva bevuto senza niente nello stomaco dalla mattina e questo aveva dato effetti antipatici per tutta la notte. China sul water a tenersi i capelli da sola, Hermione non riusciva a pensare a nulla.

 

 

Il giorno dopo in redazione si accorsero tutti del suo terribile stato di salute.

- Tesoro stai bene?- le chiese Luna a metà giornata.

- Benissimo.- rispose abbozzando un sorriso stanco.

Andò avanti così per sei settimane, ma ad un occhio attento non poteva sfuggire il lento declino della ragazza. Solo dopo otto mesi dal funerale di Lucius Malfoy, Hermione tornò al cimitero.

Tra le mani aveva una singola rosa rossa con un nastro nero legato al gambo, simbolo del loro amore, e il cuore in pezzi. Rimase ferma in piedi davanti alla lapide per un’ora, e le successiva tre le trascorse a fissare il nome inciso.

Lucius Malfoy.

Il suo Lucius.

Improvvisamente sentì una morsa al cuore - Scusami.- sussurrò - Scusami se sono mancata tanto.-

 

 

Da quel giorno andò a trovarlo ogni sera.

 

 

A volte era lucida, altre così ubriaca da iniziare a parlare a vanvera e dire cose senza un minimo di senso. Gli parlava del suo lavoro quando era in grado di farlo - Oggi Kate non voleva passarmi alcuni rapporti di cui avevo bisogno.- rise - Ci pensi? Ha quarantacinque anni e si comporta come una bambina. Solo perché…- si bloccò di colpo e il sorriso scomparve dalle sue labbra.

- Solo perché ti amo.-

Non sapeva di non essere sola.

Aveva gli occhi lucidi - Ma non importa. Non mi importa di nulla.-

Qualcuno la fissava e lei non se ne era neanche accorta. La fissava in silenzio.

- Mi importa solo di te.-

 

 

 

- Ho visto la Granger.-

- Dove?-

Un sorriso mesto - Al cimitero. Va a trovare mio padre tutti i giorni.-

Harry fissò gli occhi verdi nel suo caffè - Da quanto?-

- Non lo so.- scosse la testa - La prima volta l’ho vista quattro mesi fa.-

Draco Malfoy era cambiato dalla fine della guerra e dalla morte di suo padre. Ancora prima, in realtà, quando l’aveva visto scappare con la giovane Gryffindor.

- Dovresti tenerla d’occhio, Potter.-

Harry si allarmò - Cosa vuoi dire?-

- Puzza di whiskey. Si sente lontano un miglio.-

- Quindi ha ripreso…-

- Credo non abbia mai smesso.-

Al biondo non importava particolarmente quello che Hermione faceva, né si interessava della preoccupazione dello sfregiato. Ma osservando la ragazza sera dopo sera aveva fatto sempre più caso ai suoi occhi. E non gli piacevano.

- Ha lo sguardo di chi non ha più niente da perdere.- si alzò dalla sedia - E’ come il suo poco prima che…-

- Grazie.-

Poco prima che si lasciasse morire.

 

 

 

She finally drank her pain away

a little at a time,
But she never could get drunk enough

to get him off her mind

 

 

 

Harry non riusciva a trovarla. Non era a casa né al lavoro. Aveva saputo da Luna che Hermione aveva cercato di licenziarsi e lei, per evitarlo, da scrittrice di articoli l’aveva spostata di mansione, assegnandole le bozze da correggere.

Questo le permetteva di stare di più a casa e avere meno responsabilità di prima. Ma le cose non andavano bene. Hermione continuava ad assentarsi dal lavoro o presentarsi brilla già alle dieci del mattino.

Dopo aver girato tutti i posti che conosceva si ricordò di un incantesimo di localizzazione che non aveva mai usato, ma imparato per precauzione. Gliel’aveva insegnato lei. Si stupì di trovarla in un locale babbano, una discoteca per la precisione. Hermione non aveva mai frequentato discoteche, almeno non che lui sapesse.

Era lì da sola? Come l’avrebbe trovata?

il moro si poneva queste domande mentre entrava nel locale e cercava l’amica in mezzo alla folla. La trovò. Era in pista a ballare circondata da tre ragazzi che, a suo dire, si stavano prendendo troppa confidenza con lei. Aveva un bicchiere in mano e di tanto in tanto rallentava il ritmo dei passi per sorseggiare quello che sicuramente era un drink altamente alcolico.

La chiamò varie volte mentre le si avvicinava, ma la musica era troppo alta e lei troppo presa da quello che stava facendo. Che, per inciso, ad Harry non piaceva neanche un po’.

Scansò uno dei tre polipi e afferrò la ragazza per un braccio - Hermione!-

Lei lo guardò spaesata per qualche secondo, come se non avesse riconosciuto o non aspettasse minimamente di vederlo lì.

- Harry…?-

- Ehi, che vuoi?- s’intromise uno dei tre tizi.

Lui non lo guardò male, di più.

- Vieni.-

Trascinò letteralmente la ragazza fuori da quella stupida discoteca babbana, a dir poco furante per quel comportamento assolutamente non da lei.

- Che diavolo stai combinando?!- esclamò uno volta in strada. Ad occhi esterni poteva sembrare di assistere ad un classico litigio tra fidanzati.

 

 

 

Nessuno poteva immaginare cosa sarebbe successo quella notte.

 

 

 

- Mi stavo divertendo.-

- Divertendo?- ripeté incredulo - Con tre buzzurri che neanche conosci!-

Lei fece spallucce - Li avrei confusi.-

- No Hermione, sei tu quella confusa!- la afferrò per le spalle e la scosse - Cosa ti prende?-

La fissò negli occhi, ma lo sguardo prima vacuo della ragazza si fece arrabbiato, pieno di risentimento - Lo sai meglio di me cosa mi prende!- esclamò, e con uno strattone si liberò della presa dell’amico.

Lui però non si arrese, le strinse le mano e dopo essersi allontanati dall’ingresso del locale si smaterializzò con lei direttamente nel suo piccolo appartamento.

- Adesso ti fai una doccia fredda e ti fai passare questa sbornia del cazzo.-

Non era da lui parlare così né essere tanto autoritario, ma non era facile aiutare Hermione. La trascinò in bagno e la tenne ferma nella doccia, mentre l’acqua gelida investiva entrambi.

Dopo un po’ di rimostranze la ragazza smise di agitarsi e restò immobile. Harry chiuse il rubinetto e allungò un braccio per afferrare due asciugamani. Hermione non prese quello che lui le porgeva. Se ne stava lì ferma, con la testa basse e i capelli che le coprivano il viso.

- Asciugati, ti ammalerai.-

Scosse la testa - Basta.- disse in un soffio.

Potter la guardò senza capire - Basta cosa?-

- Non ce la faccio più.-

Alzò gli occhi sull’amico. Piangeva. E da lì prese a piangere come una bambina - Ogni giorno, ogni minuto… non va via!-

Si portò una mano al petto e strinse la stoffa bagnata della camicia. Guardò Harry con occhi disperati.

- Fa male da morire.-

Lasciò cadere l’asciugamano per terra e abbracciò l’amica. La strinse probabilmente fino a farle male, ma non poteva sopportare di vederla ancora in quello stato dopo tre anni.

- Smettila di bere, ti prego.- le disse - Ti sta consumando.-

- Sono già consumata.- rispose col viso contro il suo petto - Il whiskey mi aiuta.-

Harry afferrò la sua bacchetta posata precedentemente sul lavandino e asciugò entrambi.

- Cambiati, mangia qualcosa e vai a letto.-

- Harry…- sembrava ancora più disperata -…non voglio essere lucida. Quando bevo va un po’ meglio, ma non…- le mancava il respiro -…non serve.-

Credette che all’amica fosse venuta una sbronza triste, in realtà quello era uno dei suoi sfoghi più sinceri.

- I sensi di colpa, la sua mancanza…- continuò.

- Hermione,- la interruppe - sono passati tre anni.-

- Per me non è passato neanche un giorno.-

 

 

Harry aspettò che si calmasse, la costrinse a mangiare due toast e la mise a letto. Quando la vide più tranquilla pensò di poter tornare a casa e fidarsi a lasciarla sola, dietro le sue insistenze.

- Sto bene.- continuava a ripetere - Ho solo avuto una sbornia triste.-

- Se vuoi resto qui con te.-

Sorrise - Ginny si arrabbierà.-

- E’ stata lei a dirmi di cercati finché non ti avessi trovata.-

Sgranò gli occhi, sorpresa.

- Non ti parla, ma continua a volerti bene.- disse accarezzandole i capelli - Dobbiamo curare il tuo alcolismo.-

- Va bene.- bugiarda, ancora una volta.

Si alzò dal letto poco dopo che l’amico era andato via. Il sorriso debole che gli aveva mostrato era tra i più falsi che avesse mai usato.

 

 

 

Until the night

 

 

 

Cercò subito una bottiglia nella credenza in cucina. Quella sera era stata l’ultima prova del suo stato fisico e mentale.

Aveva mentito ad Harry quando aveva accettato di curarsi. In realtà non ci pensava affatto. Le andava bene così, perennemente lontana, a volta di più a volte di meno, dal totale stato di lucidità.

Si attaccò alla bottiglia come un assetato nel deserto.

Come chi non vede la luce da troppo tempo e arriva a bruciarsi la vista pur di godere di quel dono della natura il più a lungo possibile.

Come chi riceve il primo gesto d’amore.

Come chi, l’amore, l’ha perduto.

 

 

 

She put that bottle to her head and pulled the trigger
And finally drank away his memory
Life is short but this time it was bigger
Than the strength she had to get up off her knees

 

 

 

Ogni goccia di whiskey che le toccava le labbra era una lacrima che le cadeva dagli occhi. Ogni sorso di quel liquido velenoso era una scia bagnata sulle sue guance arrossate. Ogni respiro un singhiozzo.

Più beveva più la sua disperazione cresceva. Di tanto in tanto mormorava qualcosa che lei stessa faticava a capire. L’unico suono comprensibile che le usciva dalle labbra era il suo nome.

Lucius.

Più beveva più voleva bere perché, in una visione distorta, si sentiva quasi più vicina all’uomo che non riusciva a smettere di amare.

 

 

 

- Ti amo.-

 

 

 

 

 

Il giorno dopo Harry decise di tirare l’amica fuori di casa per colazione e andare subito da un medico che potesse aiutarla. Si era svegliato col pensiero di andare subito da lei per agire il prima possibile. Come se un angelo gliel’avesse sussurrato nel sonno.

Hermione però non rispondeva al citofono prima né al campanello di casa dopo. Pensò che stesse dormento o, cosa più probabile, che fosse così ubriaca da non sentire nulla.

Un semplice Alohomora bastò per farlo entrare in casa dell’amica: silenzio, non si sentiva altro. La chiamò diverse volte ma non ottenne risposta. Che fosse andata al lavoro?

No, non lo credeva possibile. Di nuovo, qualcosa dentro di lui gli disse di controllare tutta la casa prima di andare alla sede del Cavillo.

E la vide.

 

 

 

We found her with her face down in the pillow
Clinging to his picture for dear life

 

 

 

Qualcosa dentro di lui andò in pezzi, nonostante all’apparenza Hermione sembrava solo addormentata. Corse verso il suo letto, dove era sdraiata a pancia in giù con due bottiglie di whiskey vuote sul materasso e una fotografia stretta in una mano.

L’uomo ritratto nella foto era Lucius Malfoy. Hermione doveva essersi addormentata guardando quell’immagine, piangendoci su. Morendo con essa.

- Hermione!- la chiamò mille volte e la scosse con forza - Svegliati, dai! Apri gli occhi!-

Provò qualche incantesimo di rianimazione ma furono totalmente inutili. Era troppo tardi per lei.

- Hermione…- continuava a dire il suo nome, come se pronunciandolo all’infinito la ragazza sarebbe tornata da lui - Hermione, non…- gli occhi sbarrati e l’evidenza davanti al suo cuore distrutto - …non lasciarmi.-

Chiamò dei medimaghi. Una parte di lui, quella che voleva credere che tutto sarebbe andato bene, sperava. Sperava che lei riaprisse gli occhi e si scusasse per quella sbronza troppo pesante, per averlo fatto preoccupare, e che gli avrebbe detto di voler essere aiutata a star meglio, perché voleva stare meglio, andare avanti, fare quel passo verso la consapevolezza che non era ancora riuscita a fare.

Ma non successe niente. I medimaghi confermarono la morte di Hermione Granger datandola verso le quattro del mattino.

Il whiskey l’aveva uccisa.

I sensi di colpa l’avevano uccisa.

Le chiacchiere della gente l’avevano uccisa.

L’amore per Lucius l’aveva uccisa.

Harry rimase immobile a fissare il volto esanime dell’amica finché non la portarono via e si sentì chiamare da una voce conosciuta. Ginny. Era subito corsa lì appena uno dei medici le aveva scritto un veloce biglietto spiegandole cos’era successo.

Aveva gli occhi lucidi ed erano evidenti i suoi sforzi di non piangere. Era molto preoccupata per Harry. Hermione era sempre stata fondamentale per lui, qualunque cosa accadesse pensava sempre all’amica, a coinvolgerla in tutto, chiederle consiglio.

- Harry…-

- Hermione.- sussurrò il ragazzo - Hermione, lei è… è…-

Lo abbracciò e lo strinse con tutta la sua forza. Accolse le sue lacrime, le sue grida di dolore, il suo pianto disperato. Un altro squarcio nel petto di un mago troppo giovane per aver subito già tante perdite importanti nella sua vita.

Aveva perso i genitori, il padrino tantissimi amici che amava. Ora aveva perso anche sua sorella.

 

 

 

We laid her next to him beneath the willow
While the angels sang a whiskey lullaby

 

 

 

Al funerale di Hermione Granger c’era più gente del previsto. Tanti compagni di scuola, amici che non avevano creduto alle cattiverie su di lei, tanti altri che l’avevano esclusa dalla propria vita pur continuando a voler bene alla strega più brillante del suo tempo. C’erano anche tanti pentiti. Persone che avevano bruscamente chiuso con lei o che non erano riusciti ad aprirle completamente il cuore.

L’ultima volta che Ginevra Weasley aveva parlato con Hermione era stato per dirle che voleva bene alla ragazza che conosceva, non all’estranea traditrice che era tornata con la coda tra le gambe.

Se ne pentiva.

Ronald le aveva parlato poco dopo il suo ritorno, ancor meno durante gli sbalzi di umore e salute dovuti all’alcool. Le sue ultime parole erano state di pura circostanza.

Se ne pentiva.

Molly Weasley non le aveva detto niente. Aveva semplicemente smesso di considerarla.

Se ne pentiva.

Harry Potter non aveva nulla di cui pentirsi ma si sentiva ugualmente in colpa. Si accusava di non aver fatto abbastanza per l’amica, diceva che avrebbe dovuto agire prima, che se l’avesse fatto… il suo crollo fisico ed emotivo era chiaro sotto gli occhi di tutti.

Era sembrata una pazzia ma all’improvviso aveva detto di voler seppellire Hermione accanto a Lucius Malfoy.

Gli avevano detto che nessuno l’avrebbe mai accontentato né ci sarebbero stati pareri favorevoli. Invece ce ne era stato uno, ed era stato decisivo.

 

 

 

Chiese di restare solo ancora un po’ con sua sorella e Ginny fu contenta ad accettare quella richiesta controvoglia.

Fu pochi minuti dopo che si fece avanti. Era rimasto in disparte durante tutta la cerimonia funebre, e quello era il momento giusto e più discreto di farsi vedere.

- E’ stato doloroso?- chiese dopo aver affiancato il Gryffindor - Voglio dire… se ne è accorta?-

Scosse la testa - Dicono che si è semplicemente addormentata.- rispose in un sussurro - E non si è più svegliata.-

Abiti completamente neri, tanti fiori sulla lapide. Gliene aveva donato uno anche lui, perché lei aveva portato uno ogni sera per suo padre.

- Grazie per…- disse Potter poco dopo - …beh, per avermi appoggiato. Se proprio tu non fossi intervenuto probabilmente non mi avrebbero ma preso sul serio.-

- E’ morta per lui.-

La verità. Pura, semplice. Crudele.

- La Granger è morta per mio padre.- Draco ancora non poteva crederci - Sentivo di doverlo fare. Per… entrambi. Sono morti perché - gli costava dirlo, ma alla fine aveva dovuto ammetterlo e accettarlo - credo si siano amati davvero. Tanto.-

Il moro annuì - Si sentiva in colpa. Tradire lui per salvare tutti. È proprio da Hermione, sacrificare se stessa per gli altri.

Draco riconobbe verità in quelle parole. Sapeva che la ragazza si era cancellata dalla vita dei genitori per salvarli e che li aveva spediti dall’altra parte del mondo. Perché la priorità era combattere Voldemort, a costo di dare tutta se stessa e anche di più.

- Mi dispiace.- guardò il ragazzo accanto a lui - Non importa quello che è successo. Era una brava persona.-

Harry non trattenne una lacrima. La lasciò correre sul suo viso prima di asciugarla col dorso della mano.

- Andiamo via. Non ti reggi in piedi.- propose Malfoy - Lasciamoli soli.-

Si lasciò condurre fuori dal cimitero da un taciturno e serio Draco Malfoy. Ginevra corse subito incontro al suo ragazzo, salutò il biondo e lo vide andar via prima di essere notato dagli altri.

Dietro di loro, due anime tormentate dal rimorso e dal dolore si stavano finalmente ricongiungendo.

 

 

 

- Ciao.- un semplice saluto - Volevo solo vederti.-  un desiderio realizzato - E dirti che ti amo.- l’essenza della felicità.

 

 

 

   
 
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