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Autore: suni    21/07/2011    9 recensioni
“Signore?”
Draco abbassò appena lo sguardo a lato, verso terra, senza muovere un solo muscolo: accanto a lui c'era un moccioso di quattro o cinque anni, che lo osservava con gli occhi spalancati, attento e per nulla intimidito. Draco aggrottò la fronte, impensierito dall'osservazione del bambino: oltre agli occhi d'un castano vivo aveva una preoccupante zazzera corvina e scompigliata che gli ricordava fin troppo una sua vecchia conoscenza. Decise immediatamente che, data la sfortunata analogia, quel bambino era irritante.
“Sì?” rispose seccamente, senza distendere l'espressione aggrottata del viso.
Il pidocchio non sembrò per nulla impressionato dal suo cipiglio ostile, nonostante non gli arrivasse nemmeno alla cintola. Socchiuse le labbra in un sorriso sdentato e, con tutta la serenità del mondo, gli annunciò il motivo per cui gli s'era rivolto.
“Mi sono perso,” affermò infatti, con l'aria di trovarlo più che altro esaltante.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, James Sirius Potter, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Che dire... E' una shot che non ha senso. Forse avrà un sequel, forse no. Mi piacerebbe usarla come spunto, veramente, ma nasce in sé e per sé come storia unica. Non serve a nulla ed è piuttosto stupida.


E' così che funzionano


Draco sventolò lentamente la cartelletta nera in cui erano ordinati i documenti del suo estratto alla Gringott con un leggero sbuffo. Faceva un caldo tale che più che a Diagon Alley sembrava di essere su una spiaggia mediterranea – o almeno lo supponeva, dato che non ci aveva mai messo piede: l'esposizione diretta a un sole troppo violento avrebbe danneggiato la sua pelle candida, senza contare che detestava la sensazione della sabbia che s'infilava dappertutto.

Quei pazzoidi dei suoi connazionali, evidentemente galvanizzati dalla temperatura insolita e dal sole caldo, avevano invaso le vie del centro magico londinese come uno sciame di locuste, e affollavano le strade, i negozi e le terrazze della gelateria e degli altri locali.
Invidiava profondamente Astoria, che se n'era rimasta al fresco nella tavernetta della loro villa. Lui invece aveva dovuto per forza recarsi a Diagon Alley per ritirare dei liquidi e per fare un salto veloce a Nocturne Alley; non gli piaceva farsi vedere lì, soprattutto considerati i precedenti legati al suo cognome, ma per un esperto di incantesimi del suo livello alle volte era inevitabile.
Stava appunto osservando in maniera apatica la vetrina di Borgins, con lo sguardo che esitava sulla copertina di un'enciclopedia degli incantesimi oscuri di cui possedeva le tre versioni precedenti, e continuò a sventolare stancamente la sua cartelletta finché una vocetta esile lo riscosse.
Signore?”
Draco abbassò appena lo sguardo a lato, verso terra, senza muovere un solo muscolo: accanto a lui c'era un moccioso di quattro o cinque anni, che lo osservava con gli occhi spalancati, attento e per nulla intimidito. Draco aggrottò la fronte, impensierito dall'osservazione del bambino: oltre agli occhi d'un castano vivo aveva una preoccupante zazzera corvina e scompigliata che gli ricordava fin troppo una sua vecchia conoscenza. Decise immediatamente che, data la sfortunata analogia, quel bambino era irritante.
Sì?” rispose seccamente, senza distendere l'espressione aggrottata del viso.
Il pidocchio non sembrò per nulla impressionato dal suo cipiglio ostile, nonostante non gli arrivasse nemmeno alla cintola. Socchiuse le labbra in un sorriso sdentato e, con tutta la serenità del mondo, gli annunciò il motivo per cui gli s'era rivolto.
Mi sono perso,” affermò infatti, con l'aria di trovarlo più che altro esaltante.
Draco sollevò un sopracciglio.
Prego?”
Il bimbetto annuì con convinzione.
Non trovo il mio papà,” ribadì, corrucciandosi. Ancora una volta non sembrò spaventato, ma più che altro deluso.
Draco represse un'esclamazione di scorno, tediato. Ci mancava soltanto un poppante smarrito da aggiungere all'elenco di scocciature della giornata. La sua mente accarezzò l'idea di far finta di nulla e mollarlo lì ma, nonostante l'apparente quietezza della vita civile dai tempi della fine della guerra, Nocturne Alley continuava davvero a non essere il posto in cui poter lasciare un bambino incustodito, se non lo si voleva aver sulla coscienza.
Maledisse mentalmente gli inetti ed incoscienti genitori del pargolo, per colpa dei quali avrebbe sprecato inutilmente del tempo, e si ripromise di commentare malignamente le loro gravi ed evidenti lacune educative non appena fosse riuscito a trovarli.
Dov'eri l'ultima volta che vi siete visti?” domandò rassegnato, la voce strascicata, decidendosi ad abbassare un po' la testa verso il piccolo.
Quello scrollò le spalle, noncurante.
Più in là,” rispose spiccio, con un cenno vago del braccio verso il nulla.
Draco trattenne l'impulso di affatturarlo.
Più in là dove?” domandò mellifluo.
In un negozio,” rispose il bambino con inoppugnabile logica.
Il sopracciglio di Draco ebbe un guizzo sinistro.
Quale negozio?” scandì infastidito.
Il piccolo, ancora una volta, si strinse nelle spalle con fare noncurante, beato nella sua ignoranza. Draco trovò la sua ingiustificata strafottenza spiacevolmente familiare. Visto che sembrava arrivato a un punto morto, e i secondi scorrevano sprecati, decise di cambiare approccio.
Che aspetto ha tuo padre?” chiese, incerto. Normalmente, uno si sarebbe aspettato di dover confortare un bambino smarrito, prendergli la mano, rassicurarlo, calmare il suo pianto; il mini-seccatore, invece, non aveva affatto l'aria traumatizzata: Draco era quasi convinto che il più angustiato dei due, al momento, fosse piuttosto lui.
E' il mio papà,” sintetizzò il bambino con quello che doveva sembrargli un assunto perfettamente esplicativo. Draco cominciò a domandarsi se non lo stesse per caso prendendo per il culo.
Prese un lungo respiro, sempre più tentato all'idea di petrificarlo e allontanarsi come se niente fosse. Espulse un sorriso omicida.
Senti, bimbo, com'è che ti chiami?” sibilò esasperato.
Il moccioso fece un gran sorriso, tutto fiero.
James. James Sirius Potter.”
Draco rimase immobile, con il busto lievemente reclinato in avanti, lo sguardo vacuo e un'espressione impenetrabile, quasi trasognata. Ad un osservatore esterno la sua posizione sarebbe parsa sicuramente comica.
Ora tutto si spiegava.
Potter,” ripeté con tono distaccato.
Sì, signore.”
Per una frazione di secondo, nella mente di Draco si spalancò il ventaglio sterminato delle possibili morti lente e dolorose che poteva infliggere al frutto dei lombi dello Sfregiato senza che nessuno mai lo venisse a sapere. Pochi istanti e il mondo intero, se solo ci fosse stata un po' di giustizia, l'avrebbe osannato per aver estirpato dalla società il germe orrendo della stirpe di quel deficiente di un Ragazzo Sopravvissuto-per-puro-culo.
Sei il figlio di Harry Potter,” affermò lentamente, con calcolata indifferenza.
Il bimbo annuì di nuovo con foga.
Conosci il mio papà?” domandò poi, con l'aria di trovarlo, se non insolito, per lo meno inaspettato. Draco aggrottò nuovamente la fronte, dal momento che tutti conoscevano Potter: era l'eroe del mondo magico.
A meno che, naturalmente, il moccioso non ne sapesse nulla.
Lo scrutò per un paio di secondi, pensoso: era possibile che Potter, il campione della modestia a buon mercato, tenesse all'oscuro il proprio figlio dei suoi trascorsi leggendari? Sì. Era esattamente quel genere di cosa buonista e facilona che Harry Potter avrebbe potuto fare.
Eravamo compagni di scuola,” brontolò senza sbilanciarsi, meditando il da farsi.
Mi aiuti a ritrovarlo?” domandò candidamente il piccolo James, con aria vittoriosa.
Draco gli gettò uno sguardo di profonda contrarietà. Poteva farlo fuori in dozzine di differenti maniere, rinchiuderlo in una segreta, abbandonarlo sulle rive del Loch Ness o in una sperduta brughiera scozzese, fare di lui le peggiori cose che mente umana potesse concepire, e sarebbe comunque stato perfettamente e pienamente giustificato dal fatto che fosse il figlio dello stramaledetto Potter.
Invece James spalancò gli occhioni nocciola lucenti, il suo labbro tremolò leggermente, le manine si torsero tra loro e la sua vocina uscì speranzosa e toccante.
Per favore?” domandò con un fil di voce.


Yeeee! Cos'è quello? E quello? Signore, guarda quello!”
Draco desiderava profondamente uccidersi. Nel tragitto di trenta metri percorsi fino a quel momento col moccioso Potter si erano già fermati undici volte, il bambino gli era già sfuggito entrando in tre diversi negozi – in uno dei quali era riuscito a spaccare una costosissima provetta contenente delle lacrime di Banshee, per cui naturalmente avrebbe chiesto a Potter di essere rimborsato – e a nulla serviva il fatto di tenerlo per mano o di afferrargli la collottola: quello sgusciava via come una serpe, incontenibile. Di quel passo non sarebbero mai riusciti ad arrivare al Paiolo, dove meditava di smollarlo a qualcuno che diffondesse la notizia della sua scomparsa.
Non lo so,” rispondeva ormai invariabilmente lui, qualunque fosse l'oggetto dell'attenzione del bambino. “Da questa parte, James. Muoviti,” intimava, del tutto ignorato dall'interessato. “James!”
Il figlio di Potter era un piccolo selvaggio, cosa che del resto non lo stupiva affatto: suo padre era un incivile prepotente e ineducato e sua madre una stracciona zotica e sgraziata. Con due genitori del genere, non poteva certo saltar fuori nient'altro che uno sgorbio insoffribile.
Guaaardaaaa! SCOPE!” strillò intanto James, sfuggendo per l'ennesima volta alla sua stretta per andare a spiaccicarsi contro la vetrina del negozio di Accessori per il Quidditch con un suono spugnoso e inquietante. Non sembrò comunque riportare danni evidenti e rimase a rimirare le scope giocattolo per bambini con aria persa e sognante.
Sssì. Senti un po',” lo riprese Draco, sbrigativo. “Non ho solo questo da fare tutto il giorno, sai?” affermò altero, con tono severo.
James lo ignorò bellamente.
Guarda quella!” esclamò rapito. “Guarda com'è bella!”
Magnifica,” fece Draco senza nemmeno guardare la vetrina. “Ora, se non ti dispiace...”
James voltò la testa indietro di scatto, guardandolo attentamente.
Come ti chiami, signore?” chiese assorto.
Lui diede un respiro e levò lo sguardo in aria.
Draco.”
Draco...” ripeté James, tornando ad osservare la vetrina. “Draco,” riprese poi, vivacemente, “me la compri?”
Gli occhi grigi dello Slytherin si spalancarono d'incredulità, prima di tingersi di sdegno. Quel bambino aveva veramente la faccia come le chiappe.
Ora senti un po', specie di goblin...” scandì irritato, afferrandogli bruscamente la mano. La misura era colma: aveva preferito non utilizzare un Sonorus e richiamare direttamente Potter perché avrebbe desiderato che non venisse mai a sapere come fosse stato proprio lui a ritrovargli il figlioletto, ma non ne poteva più di quel nanerottolo irritante e voleva solo liberarsene. Cercò di tirarlo via dalla vetrina ma quello si aggrappò al muro, protestando.
No! Lasciami! Voglio la scopa! Voglio la scopaaaaaaah!”
Scoppiò in forti, melodrammatici singhiozzi disperati, il corpicino squassato dal pianto squassante. Draco rimase immobile, raggelato, mentre James piangeva rumorosamente. La scena era esattamente la materializzazione di un incubo e il motivo per cui fino a quel momento non aveva utilizzato nessuna forma di coercizione o di incantesimi sul piccolo, per farlo star buono.
C'era il chiacchierato Draco Malfoy, ex Death Eater, impalato in mezzo a una sovraffollata Diagon Alley, che stringeva la manina del singhiozzante figlioletto di Harry Potter, eroe del mondo magico, mentre il piccino piangeva di tutto cuore, come se fosse stato sottoposto ai peggiori maltrattamenti.
Draco sudò freddo, cogliendo le occhiate disapprovatici e poi sospettose di alcuni passanti. Rendendosi conto del rischio mollò immediatamente la presa su James, che placò un pochino i singhiozzi ritornando verso la vetrina con un frignare più sommesso, e poi gli rivolse una smorfia truce e assassina travestita da sorriso paziente.
E va bene, Jimmy,” fece a denti stretti, con la voce sufficientemente alta da farsi sentire dalle persone tutt'intorno, tentando di suonare amichevole a dispetto del violento impulso di puntargli contro la bacchetta. “Qual è la scopa che ti piace?”
il mostriciattolo tornò a sorridere radioso, come se nulla fosse, e Draco realizzò che l'aveva perfettamente gabbato. Quindi gli si appese alla mano come una scimmietta e lo strattonò dentro il negozio con un grido trionfale.
Me la pagherai, Sfregiato.
James volle provare quattro diverse scope, sotto lo sguardo intenerito di due commesse che, dapprincipio stupite di veder comparire il figlioletto del loro beniamino insieme a Draco Malfoy, si erano poi mostrate quasi commosse dedicandosi alla clientela con tutta la loro attenzione. Alla quinta, esosa scopetta da bambino su cui posò l'irritante sedere James decise che aveva trovato quel che stava cercando; scaraventò poi a terra due espositori di divise prima che Draco avesse il tempo di pagare e trascinarlo fuori di lì.
Scendi subito da quella cosa o ti romperai una gamba,” ringhiò sfinito, con un tono talmente minaccioso, un'espressione così truce, malevola e sprezzante, una tale enfasi e un portamento tanto rigido e aggressivo che James, finalmente, gli diede retta e lo guardò gravemente, smontando seduta stante dalla sua piccola scopa. Draco, sollevato del risultato finalmente ottenuto, la prese e gliela ficco in mano per verticale, ammonendolo con un'occhiata glaciale.
La portarai a mano, non voglio che tu rompa altra roba o che accoppi una vecchietta facendole lo sgambetto,” intimò, e James ridacchiò trovando l'idea buffa. L'espressione d'invariata freddezza dell'adulto, però, smorzò istantaneamente la sua ilarità. “E adesso cerchiamo di...”
Grazie, Draco,” lo interruppe James, con la vocina traboccante candida riconoscenza. Lui rimase immobile con la bocca semiaperta per un paio di secondi, preso in contropiede.
JAMES! SIRIUS! POTT...”
La voce che aveva appena ruggito quelle parole, interrompendosi a metà cognome, gli suonò tragicamente nota. Draco raddrizzò il busto e sollevò lo sguardo dal bambino per portarlo con riluttanza al genitore che, impalato in mezzo alla strada, congestionato ed evidentemente in preda all'ansia, lo osservava come se fosse stato un Thestral improvvisamente comparso in piena Diagon Alley.
Malfoy?” cinguettò Harry allibito.
Potter,” strascicò lui, gelido. “Credo che questo sia tuo,” aggiunse, sollevando James per la collottola e depositandolo davanti al padre.
Harry puntò due occhi minacciosi sul bambino, tornò a guardare Draco esterrefatto e infine, evidentemente senza riuscire a raccapezzarsi, emise un mezzo gemito di perplessità.
Papà!” sbraitò James con entusiasmo, attirando la sua attenzione e facendogli aggrottare severamente la fronte. “Guarda! Draco mi ha comprato la scopa!” annunciò euforico, mostrando il giocattolo con tanto foga da sbatterlo contro le gambe del padre.
Draco si sentì raggelare per la vergogna. Mentre il gemito di Potter diventava un gorgoglio da asfissia e i suoi occhi tornavano verso di lui, ora indubitabilmente sgranati per l'incredulità, lo Slytherin si rese conto di essere arrossito per l'umiliazione dal modo in cui gli bruciavano le guance. Così come quella piccola peste l'aveva messa sembrava che lui avesse appena fatto un regalo al figlio di Potter. Quel micromentecatto l'aveva anche chiamato per nome. Che schifo.
Ah...” bofonchiò Potter sistemandosi gli occhiali sul naso. Evidentemente il flusso di informazioni eccessivo l'aveva ingolfato. Si schiarì la voce e si fece cupo. “James. Ti avevo detto di restarmi vicino. Avevi promesso di stare buono,” esclamò con severità, grave e accigliato.
Ma sono stato buono! Sei tu che...” si difese innocentemente il pargolo.
Non ci provare, Jim!” lo riprese il genitore, incollerito. “Te la sei svignata un'altra volta! E sai cosa significa questo?”
il viso del piccolo si fece atterrito.
Oh no! Per favore! Per favore, papà!” protestò piagnucolando.
Niente ma, signorino,” fece Harry implacabile. “Appena arriviamo a casa dirò a Ted che questo fine settimana non andrai a trovarlo,” scandì marziale.
Papà...” frignò il piccolo, con gli occhi gonfi di lacrime.
Poche storie. E ti avevo detto che è troppo presto per la scopa. Non te l'ho detto proprio poco fa?” continuò Harry seccamente, con rimprovero.
Draco, che aveva seguito silenziosamente l'intera scena con estremo interesse, a quelle parole, seguite dal rossore improvviso delle guance di James, sgranò gli occhi con genuina e riluttante ammirazione. Suo malgrado, nonostante fosse stato la vittima, doveva ammettere che il bambino non era poi così stupido: siccome il padre non voleva comprargli la scopa, aveva coinvolto il primo ignaro passante in una tragicommedia allo scopo di ottenere l'ambito giocattolo. Aveva qualcosa di perversamente geniale.
Ti ringrazio moltissimo di avermelo riportato, Malfoy,” affermò quindi Potter, tornarlo a guardarlo seriamente e tendendogli la mano. Draco la osservò meditabondo ma finì per non stringerla. “Scommetto che ti ha costretto a comprargli la scopa,” aggiunse il Gryffindor dopo essersi schiarito la voce, ritraendo il braccio. “Mi dispiace, ora la riportiamo in negozio così ti fai restit...”
E' un regalo,” lo interruppe Draco, altero.
Harry rimase a bocca aperta.
Come?”
E' un regalo per il piccolo James,” ripeté Draco, esageratamente cortese. Gli occhi del bambino scintillarono. “Mi piace molto sai?” aggiunse lo Slytherin allegramente, con un bagliore perfido nello sguardo che mise l'altro in guardia.
Ridacchiò addirittura, portando elegantemente le mani dietro la schiena.
Voglio dire, il pensiero che tu debba sopportarlo ventiquattro ore al giorno, tutti i giorni, è uno dei più belli che ho mai avuto nella vita,” ridacchiò, mellifluo. “Non avrei saputo immaginare una punizione migliore per te. Mi sembra giusto e doveroso premiarlo,” concluse, con un sorrisetto vittorioso, dando un buffetto sulla testa al bambino.
Forte!” commentò James senza capirci pressoché nulla, mentre il padre taceva basito. “Andiamo a mangiare il gelato con Draco, papà?” continuò allegramente.
Tu sei in punizione!” lo riprese Harry, vagamente stridulo. “E Malfoy, per tua informazione è così che funzionano i bambini,” aggiunse quasi pomposo.
Ne dubito,” fece Draco, sarcastico. "Il mio non lo farà."
Harry sbuffò pazientemente.
Vedremo,” sorrise condiscendente.


Che te ne pare di questo qui, Scorpius? Scorp...?”
Draco abbassò lo sguardo e poi lo spostò intorno tinto di panico: nessuna traccia del bambino.
Oh no,” gemette, mentre un terrore atavico e spropositato lo invadeva. Il suo bambino. Il suo prezioso, magnifico, delizioso, perfetto piccolo Scorpius. Sparito. “Scorpius? Scorpius Hyperion Malfoy!” chiamò con voce querula.
Fece qualche passo angoscioso tra gli scaffali del negozio, guardandosi intorno sempre più ansiosamente, prima di scaraventarsi precipitosamente sulla commessa.
Ha visto un bimbo biondo e adorabile, di tre anni? Era qui,” affermò imperativo.
La donna sgranò gli occhi inquieta.
No, signore, io...”
Se gli è successo qualcosa vi farò chiudere questa baracca,” sibilò Draco livido, scagliandosi verso la porta semiaperta della bottega. L'aveva a malapena varcata che il suo respiro si bloccò nei polmoni, annegato nel sollievo del riconoscere la sagometta di suo figlio.
In braccio ad un uomo bruno e scarmigliato che percorreva la via verso di lui, sorridendo amabilmente, con una luce di sinistro divertimento negli occhi verdi dietro gli occhiali da vista.
Malfoy,” esordì schietto. “Credo che questo sia tuo.”
Draco serrò le labbra, irritato.
Era tutto sotto controllo,” affermò con sussiego, affrettandosi a recuperare il piccolo.
Naturalmente,” commentò Harry con un sorriso ironico. Era evidente che si ricordava perfettamente anche lui della loro ultima conversazione, e che ne stava interiormente godendo. Lo stronzo.
Draco lo osservò corrucciato.
Grazie, Potter,” borbottò infine, riluttante.
Prego,” fece Harry cordiale.
Grazie,” ripeté diligentemente Scorpius. Il Gryffindor gli sorrise gentilmente.
Nessuno fece altri movimenti per qualche secondo, quindi Draco sbuffò superiore.
Bene, Potter...”
E il gelato?” fece Harry, guadagnandosi un'occhiata perplessa.
Prego?”
James, ricordi? Abbiamo un gelato in pendenza,” gli ricordò Potter, sempre riferendosi all'episodio di quando, qualche mese prima, lui aveva recuperato il suo figlio maggiore a Nocturne Alley. “Mi sembra doveroso, visto che adesso siamo pari.”
Draco studiò l'interlocutore con cautela. Sembrava allegro, rilassato e stranamente a suo agio. Sarebbe stato uno smacco se lui invece fosse parso insicuro.
Non sopportava Potter, ma c'era da dire che erano passati anni e forse non essere in cattivi rapporti con lui, realisticamente il prossimo Ministro della Magia, poteva essere una buona cosa.
Ora non posso. Devo portare a casa il bambino,” rispose con tono pratico.
Domani pomeriggio?” propose Harry senza scomporsi.
Draco esitò. Non era sicuro di poter sopportare Harry Potter per più di cinque minuti consecutivi. Tornò ad osservarlo, soffermandosi sull'espressione serena e lo sguardo franco. Non somigliava molto all'isterico dei tempi scolastici.
Potrebbe diventare una burrobirra,” ipotizzò vago. Si domandò se ci fosse sotto qualcosa, magari un tentativo di tenerlo d'occhio. Forse, ma Potter sembrava perfettamente in buona fede.
L'ipotesi mi vede favorevole,” fece infatti il Gryffindor, annuendo. “Io stacco dal lavoro alle sei,” aggiunse spiccio.
Io non lavoro, per lo più.”
Quindi alle sei va bene,” constatò Harry soddisfatto.
Potrei avere altri impegni,” osservò Draco sdegnoso.
Harry corrugò la fronte.
E ce li hai?” chiese pacatamente.
...No.”
l'altro soffocò una risata.
A domani, Malfoy,” concluse, congedandosi con un cenno.
A domani,” borbottò lui, stringendo la presa sul figlioletto.
Scorpius gli cinse il collo con le braccia piccole e paffute.
Non ci riprovare, Scorpius,” mormorò Draco, accarezzandogli la testolina biondissima.
Guarda,” affermò quello allegramente, estraendo dalla mantellina un Librolorato dalle pagine luminescenti. Il volumetto, dai disegni incantati, brillava di colori.
Draco, gia rientrato nel negozio, si affrettò a voltarsi indietro alla ricerca della sagoma di Potter, ma quello era già sparito.
Perfetto, mi toccherà anche pagare da bere,” borbottò con una smorfia.
   
 
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