Capitolo
15 - Inferno di Fuoco
“Che
c’è, testa gialla?” scattò
Sukie seccata, mostrando però agitazione nella sua
voce.
“Ho
paura”.
“Come
puoi sperare di diventare un maestro di Pokémon se hai
paura?” gridò lei, ma la
sua voce tremava. Erano soli, di preciso non sapevano dove fossero, e
la cosa
non era per nulla piacevole.
Era
buio, stavano camminando da un bel po’ appoggiandosi alla
parete per
orientarsi, e l’unica cosa di cui erano certi era che erano
zuppi fino alla
punta dei capelli.
L’unico
rumore che si avvertiva era quello dei loro passi, che risuonava sul
pavimento
apparentemente morbido con dei continui ciak
ciak.
“Sukie…”
piagnucolò di nuovo Ben, ma fu subito stoppato da Sukie
isterica: “che c’è?”
“Perché
ci siamo cacciati in questa situazione?...”
piagnucolò lamentoso.
“Guarda
che tu ti sei cacciato da solo in questa situazione” lo
scimmiottò nervosa.
“Che
cosa?”
Sukie
si fermò, irritata.
“Comunque
avresti preso la tua bici e te ne saresti venuto solo soletto qui a
Cross Road,
anche senza di me!” spiegò senza controllare la
voce.
“Però
tu mi hai seguita…”
“Sì,
ma non venire a chiedere a me come sei finito qui ché ti
puoi rispondere da
solo: con la bici!”
Ben,
incapace di ribattere a tono, iniziò a frignare.
“Finiscila,
testa gialla! Mi fai innervosire ancora di più”.
Ben
tirò su col naso un paio di volte, mentre proseguivano il
cammino.
“Credo
che mi verrà un raffreddore”.
“E
ti sta bene”.
Sukie
finì quasi per sbattere contro una parete comparsa
all’improvviso e cadendo
all’indietro face rotolare per terra anche il povero bambino,
colto alla
sprovvista. Quindi l’ipotetico corridoio pareva girare a
sinistra. Altra scelta
non c’era se non continuare da quella parte.
“Chissà
dove stiamo andando” borbottò Sukie, perplessa.
Non
avevano idea di come erano finiti lì. Dopo che
l’acqua li aveva inondati tutti,
Sukie aveva totalmente perso cognizione di cosa stesse accadendo
perché
un’ondata l’aveva trascinata sott’acqua.
Se non fosse stato per Ben, che in
qualche modo l’aveva riportata a galla tirandole i capelli
– certo un modo non
troppo delicato – avrebbe come minimo perso i sensi. Si erano
ritrovati presso
quelle che dovevano essere delle scale di collegamento, tutte marce e
semi-distrutte dall’impeto dell’acqua, e dopo
averle salite con non poca fatica
avevano fatto capolino nel buio più profondo.
Non
sapevano se si stavano avvicinando o allontanando all’uscita.
L’unica cosa che
importava, in quel momento, era sbucare fuori da quel limbo nero.
“Secondo
te stanno bene?”.
“Chi?”
chiese Sukie, sovrappensiero.
“I
nostri Pokémon”.
A
Sukie salì un groppo in gola.
“Non
lo so”.
Il
pensiero che qualcosa di veramente brutto sarebbe potuta accadere al
suo unico
Scy la metteva ancora di più in agitazione. Aveva sempre
pensato che la lotta
tra Pokémon non fosse altro che un gioco, ma dopo la morte
di quell’Umbreon non
poteva essere più sicura
dell’incolumità del suo Scyter.
“Chissà
se Oal e Shroommy stanno bene”. Disse poco dopo Ben,
riferendosi al suo Flareon
e al suo Shroomish.
“Sono
certa che stanno bene” lo rincuorò subito, sebbene
non ci credesse nemmeno
tanto lei.
Ben
aveva assistito a battaglie Pokémon fin da quando aveva
memoria, e per via
della professione dei suoi genitori ne aveva visti tanti, di tutte le
risme e
di tutti i livelli di forza.
Ma
non aveva mai visto un Flareon conciato così male come
quello di Miriam,
abbattuto come se fosse stato debolissimo. Ovviamente la cosa lo
metteva
parecchio a disagio: come avrebbe reagito alla vista del suo Oal nelle
stesse
condizioni?
Svoltarono
di nuovo.
“Guarda là” disse a un tratto Sukie,
appena
girato l’angolo a tentoni.
Da
lontano si vedeva una luce, simbolo che ormai il loro vagare nel buio
era
finito.
Doveva
esserci una porta, perché la luce sembrava venire dal basso,
e illuminava
fiocamente il corridoio ma a sufficienza perché i due
potessero finalmente
distinguere i contorni dei loro piedi.
In
un battibaleno si lanciarono in una corsa sfrenata lungo il corridoio,
in
effetti c’era una porta, con foga Sukie tirò la
maniglia verso di sé con Ben al
suo fianco, “forse sono gli altri…”
Si
ritrovarono faccia a faccia con Oal.
“Oal!”
esclamò il ragazzino, contento. “Stai
bene!”
Ma
Sukie non lo credette affatto. Il Flareon aveva gli occhi tinti di
magenta, e
li fissava spiritato. Questo fu sufficiente a farla sudare freddo, e il
battito
del suo cuore raggiunse una velocità mai toccata prima alla
vista dell’ambiente
attorno al Pokémon: completamente invaso dalle fiamme, vive,
ardenti, accecanti
fiamme arancioni si stavano mangiando tutto senza alcuna
pietà, il caldo sulla
sua faccia la inorridì fino a farle rizzare il cuoio
capelluto.
Quando
anche Ben si rese conto che qualcosa non andava, Sukie aveva
già sbattuto la
porta in faccia al Pokémon ringhiante minaccioso, e
strillando come un’ossessa
aveva afferrato il polso del suo amico e si era voltata a correre.
“Ma che
fai?” strillò Ben, ma lei non lo sentì
e continuò a fuggire urlando; mollò la presa
quando raggiunsero il muro, e
prese a fare a ritroso il corridoio da cui aveva tanto voluto uscire,
seguita
da Ben che le gridava dietro: “Sukie, Sukie, sta’
calma!”
Sukie
correva con le lacrime agli occhi, terrorizzata, “non ci
segue!” le gridò
dietro Ben, e in quel momento lei si arrestò ritrovandosi
nel buio. Si girò e
vide la sagoma di Ben alle sue spalle, con respiro affannato.
“Hai…
visto… Oal… sta bene…” gli
disse ironica, ansimante anche lei per la corsa e la
paura.
In
quell’istante udirono un rumore che li fece sobbalzare
entrambi.
“Cos’è
stato?”
Dei
passi si facevano sempre più vicini. Sempre più
vicini.
“C’è
qualcuno?...” disse ancora Sukie, timorosa.
“Non
è qualcuno” la corresse Ben, questa volta
impietrito.
Il
rumore non era di passi, bensì… di zoccoli.
A
piombare nel corridoio fu la figura maestosa ed incendiata del Rapidash
di Phil
che aveva svoltato senza rallentare la sua corsa ed ora puntava dritto
verso di
loro.
Era
praticamente una palla di fuoco che sfrecciava a tutta
velocità in loro
direzione. Sukie perse ogni cognizione di sé stessa, era
praticamente
pietrificata.
Il
Flareon era vicino, il fuoco la accecava, correva verso di lei, era
bollente,
vicino…
“No!
Sukie!” con tutta la forza, Ben la tirò di lato.
Sukie avvertì l’odore dei suoi
stessi capelli bruciati e si riebbe dalla sua paralisi strillando come
un’ossessa e dandosi schiaffi nel terrore di avere la testa
in fiamme.
“Sukie,
stai bene, Sukie!” le gridò Ben cercando di
fermarle le braccia.
Il
Pokémon equino aveva corso fino in fondo al corridoio,
arrestandosi fino a
quasi perdere l’equilibrio per via della velocità
della sua galoppata. Si girò
indietro verso i due ragazzini spaventati, nitrendo terrificante, ed
emanando
getti di vapore dalle narici si preparò a caricarli
sbattendo lo zoccolo
anteriore per terra.
“A…
andiamo, corri!” le disse Ben che aveva subito intuito le
intenzioni del
cavallo, tirò Sukie e sfrecciarono entrambi come saette nel
tentativo di
sfuggire alla furia del Rapidash alle loro calcagna. Svoltarono quasi
scivolando per la fretta, quando Sukie e Ben si arrestarono di fronte
alla luce
e al calore della stanza incendiata. Probabilmente il Rapidash doveva
essere
venuto fuori da lì: la porta era sfondata mostrando
l’inferno della camera, il
Flareon a guardia abbaiò loro minaccioso.
“Oal,
ti prego! Sono io!” pregò il bambino, ma sembrava
non esserci nulla da fare.
“Siamo
finiti! Finiti!” gridava Sukie in preda al panico, e il
Rapidash che aveva
appena imboccato il corridoio si stava preparando a caricare.
Questa
volta entrambi strillarono insieme: erano spacciati.
Rapidash,
con un nitrito spaventoso, emise dalle narici del fumo rovente e il
pavimento
del corridoio fu avvolto dalle fiamme. Sukie emise un grido di puro
terrore.
Rapidash
si fece strada tra il fuoco e alzò gli zoccoli su di loro,
pronto a
schiacciarli: Ben prese in mano la situazione, e con tutte le sue forze
spinse
Sukie pietrificata per terra; entrambi rotolarono sotto la pancia
infuocata del
Pokémon che iniziò quindi a battere
freneticamente le zampe posteriori per
colpirli. Sukie era così terrorizzata da non avere nemmeno
più fiato per urlare,
ma Ben che era abituato ai Pokémon seppe star pronto e a
spingerla via da sotto
le zampe di Rapidash non appena lui le sollevò; con poche
bruciature e senza
nemmeno un graffio, Ben e Sukie riemersero alle spalle del
Pokémon-cavallo oramai
quasi del tutto fuori controllo.
Oal,
nel tentativo di schivare il Rapidash imbizzarrito, spiccò
un salto e dove
atterrò il pavimento cedette distraendolo. Fu questione di
un attimo: il
Rapidash impazzito, senza accorgersi di colpire un alleato,
calò i suoi
potentissimi zoccoli su di lui.
“No,
Oal!” urlò Ben quanto più forte
poté, e Sukie non fece in tempo a fermarlo che
lui si era già gettato al collo del suo Pokémon.
Era
finita, mezzo secondo e sarebbe stato sfracellato.
Un
turbine di fuoco si levò a contrastare la fiamma potente di
Rapidash. Ben si
ritrovò sorprendentemente illeso e protetto, stringendo al
collo il suo amato
Flareon intento a reggere il confronto con Rapidash mediante un
potentissimo
attacco di fuoco.
“Oal!”
esclamò il ragazzino, avvolto dalle fiamme e tuttavia immune
da esse.
Affondò
le mani nel pelo del suo Pokémon-cane, caldo e accogliente,
giocando con il
fuoco che non poteva fargli più nulla.
Rapidash,
in parte perché già fuori di sé, non
seppe reggere l’attacco improvviso e
stramazzò a terra tra le fiamme, privo di forza.
Ben
e Oal si avvicinarono a Sukie che stava accovacciata in un angolo
tenendosi la
testa far le mani della paura.
Oal
tirò a sé il fuoco quasi risucchiandolo, ed in
breve le fiamme si estinsero.
Del fumo di legno bruciato sicuramente non salutare aveva creato una
sottile
cortina nel corridoio semibuio.
Ben
toccò un braccio di Sukie, e questa strillò.
“Sukie,
Sukie!” chiamò Ben scrollandola, “sono
io!”
Sukie
aprì gli occhi esterrefatta, e lo guardò. Ben
sorrise, mentre Oal gli faceva le
feste.
“Tu…
com’è possibile?...”
Si
girò e vide il Rapidash steso per terra, privo di coscienza
e dal respiro
affannoso.
“Per
qualche motivo, Oal è tornato normale” sorrise
Ben. Sukie si alzò in piedi,
guardandosi bene dall’avvicinarsi al Pokémon del
suo amico.
“E
chi ci garantisce che non sarà impossessato di
nuovo?” azzardò lei timorosa.
“Beh,
per ora possiamo fidarci, credo” rispose Ben, e in quel
momento Oal abbaiò
festoso e si mise su due zampe per leccarlo in faccia, quasi facendolo
cadere
per terra. “Oal, fermo, Oal!” ridacchiò
il suo padroncino, altrettanto
contento.
“Adesso
però dobbiamo andarcene da qui” li interruppe
Sukie ansiosa, e il suo sguardo
si posò sulla stanza ancora ardente da cui erano sbucati
fuori i due Pokémon.
“Oal
ci troverà una strada” disse prontamente Ben.
“Vero, Oal?”
Oal
abbaiò affermativamente, e condusse i due ragazzini
all’imbocco della stanza.
C’era troppo fuoco perché Oal potesse estinguerlo
come aveva fatto nel
corridoio, e l’intenzione chiara del Pokémon era
di aiutare i suoi due amici a
superare le fiamme seguendolo.
Oal
abbaiò verso di loro e fece da apripista entrando nella
camera. Ben avanzò
seguendo il percorso del suo amico, poi si girò verso Sukie:
“Andiamo,
Sukie!”
“Non
c’è un’altra via?” chiese
Sukie, per nulla convinta dell’opzione proposta dal
Flareon.
“Dobbiamo
superare la stanza per forza di cose!” gridò Ben.
“Sbrigati!”
Ma
Sukie non ebbe il coraggio di muoversi.
“E
tu vorresti… essere… una maestra…
Pokémon?” la provocò il biondino, la
fronte
sudata per il caldo e con difficoltà a respirare.
“Tsé! Sei… di Fire…
City… e
hai paura… di due… fiammelle!”
Sukie
fece il primo passo nell’inferno di quella camera in fiamme.
Salve!
Lo so, aggiorno ogni morte di Papa, e mi dispiace.
A
differenza di quanto vi sareste aspettati, questo capitolo non ha
niente a che
fare con l’incontro di Pokémon che Ash
dovrà disputare con Jessiebell… mostra
bensì cosa sta accadendo a Ben e Sukie nello stesso momento
da un’altra parte
della casa.
Quando
ho scritto la prima versione di questa storia, inconsapevolmente avevo
relegato
i due ragazzini ad un ruolo di secondo piano assieme a Miriam e Phil.
Mi sono
quindi chiesta: e perché mai, allora, inserirli nella
storia? Ho pensato che
anche Sukie e Ben dovessero meritare un posticino nella ff, non solo
come
presenze che seguono Ash e compagnia passivamente.
Ben
è illeso dalle fiamme perché è il
padrone di Oal, e l’animale si fida di lui.
E’ la stessa situazione che si vede nell’episodio
33 della prima serie “Flame
Pokémon-athon” in cui Ash tocca Ponyta, ma visto
che il Pokémon non si fida di
lui lo fa ustionare - a differenza di quando è la sua
padrona a toccarlo.
Grazie
ancora per la vostra attenzione, e al prossimo capitolo!
Lucenera.