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Autore: Lucenera88    22/07/2011    1 recensioni
Questa fanfiction è stata scritta anni fa, per cui ad affiancare Ash saranno Misty e Brock.
Anche in merito ai Pokémon, stesso discorso: non seguo l'anime dell'ultima serie, per cui vi prego di essere clementi.
Tratta di una strana disavventura accaduta a Fire City, quando Ash e i suoi amici sono coinvolti negli oscuri accadimenti che si celano dietro un combattimento con il capo-palestra della città.
La storia comprende tutti i personaggi, ma in particolare si incentra su Jessie e James.
Spero che vi piaccia, sebbene la storia sia un po' datata.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Brock, James, Jessie | Coppie: Ash/Misty
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15 - Inferno di Fuoco

“Sukie, Sukie”.
“Che c’è, testa gialla?” scattò Sukie seccata, mostrando però agitazione nella sua voce.
“Ho paura”.
“Come puoi sperare di diventare un maestro di Pokémon se hai paura?” gridò lei, ma la sua voce tremava. Erano soli, di preciso non sapevano dove fossero, e la cosa non era per nulla piacevole.
Era buio, stavano camminando da un bel po’ appoggiandosi alla parete per orientarsi, e l’unica cosa di cui erano certi era che erano zuppi fino alla punta dei capelli.
L’unico rumore che si avvertiva era quello dei loro passi, che risuonava sul pavimento apparentemente morbido con dei continui ciak ciak.
“Sukie…” piagnucolò di nuovo Ben, ma fu subito stoppato da Sukie isterica: “che c’è?”
“Perché ci siamo cacciati in questa situazione?...” piagnucolò lamentoso.
“Guarda che tu ti sei cacciato da solo in questa situazione” lo scimmiottò nervosa.
“Che cosa?”
Sukie si fermò, irritata.
“Comunque avresti preso la tua bici e te ne saresti venuto solo soletto qui a Cross Road, anche senza di me!” spiegò senza controllare la voce.
“Però tu mi hai seguita…”
“Sì, ma non venire a chiedere a me come sei finito qui ché ti puoi rispondere da solo: con la bici!”
Ben, incapace di ribattere a tono, iniziò a frignare.
“Finiscila, testa gialla! Mi fai innervosire ancora di più”.
Ben tirò su col naso un paio di volte, mentre proseguivano il cammino.
“Credo che mi verrà un raffreddore”.
“E ti sta bene”.
Sukie finì quasi per sbattere contro una parete comparsa all’improvviso e cadendo all’indietro face rotolare per terra anche il povero bambino, colto alla sprovvista. Quindi l’ipotetico corridoio pareva girare a sinistra. Altra scelta non c’era se non continuare da quella parte.
“Chissà dove stiamo andando” borbottò Sukie, perplessa.
Non avevano idea di come erano finiti lì. Dopo che l’acqua li aveva inondati tutti, Sukie aveva totalmente perso cognizione di cosa stesse accadendo perché un’ondata l’aveva trascinata sott’acqua. Se non fosse stato per Ben, che in qualche modo l’aveva riportata a galla tirandole i capelli – certo un modo non troppo delicato – avrebbe come minimo perso i sensi. Si erano ritrovati presso quelle che dovevano essere delle scale di collegamento, tutte marce e semi-distrutte dall’impeto dell’acqua, e dopo averle salite con non poca fatica avevano fatto capolino nel buio più profondo.
Non sapevano se si stavano avvicinando o allontanando all’uscita. L’unica cosa che importava, in quel momento, era sbucare fuori da quel limbo nero.
“Secondo te stanno bene?”.
“Chi?” chiese Sukie, sovrappensiero.
“I nostri Pokémon”.
A Sukie salì un groppo in gola.
“Non lo so”.
Il pensiero che qualcosa di veramente brutto sarebbe potuta accadere al suo unico Scy la metteva ancora di più in agitazione. Aveva sempre pensato che la lotta tra Pokémon non fosse altro che un gioco, ma dopo la morte di quell’Umbreon non poteva essere più sicura dell’incolumità del suo Scyter.
“Chissà se Oal e Shroommy stanno bene”. Disse poco dopo Ben, riferendosi al suo Flareon e al suo Shroomish.
“Sono certa che stanno bene” lo rincuorò subito, sebbene non ci credesse nemmeno tanto lei.
Ben aveva assistito a battaglie Pokémon fin da quando aveva memoria, e per via della professione dei suoi genitori ne aveva visti tanti, di tutte le risme e di tutti i livelli di forza.
Ma non aveva mai visto un Flareon conciato così male come quello di Miriam, abbattuto come se fosse stato debolissimo. Ovviamente la cosa lo metteva parecchio a disagio: come avrebbe reagito alla vista del suo Oal nelle stesse condizioni?
Svoltarono di nuovo.
“Guarda là” disse a un tratto Sukie, appena girato l’angolo a tentoni.
Da lontano si vedeva una luce, simbolo che ormai il loro vagare nel buio era finito.
Doveva esserci una porta, perché la luce sembrava venire dal basso, e illuminava fiocamente il corridoio ma a sufficienza perché i due potessero finalmente distinguere i contorni dei loro piedi.
In un battibaleno si lanciarono in una corsa sfrenata lungo il corridoio, in effetti c’era una porta, con foga Sukie tirò la maniglia verso di sé con Ben al suo fianco, “forse sono gli altri…”
Si ritrovarono faccia a faccia con Oal.
“Oal!” esclamò il ragazzino, contento. “Stai bene!”
Ma Sukie non lo credette affatto. Il Flareon aveva gli occhi tinti di magenta, e li fissava spiritato. Questo fu sufficiente a farla sudare freddo, e il battito del suo cuore raggiunse una velocità mai toccata prima alla vista dell’ambiente attorno al Pokémon: completamente invaso dalle fiamme, vive, ardenti, accecanti fiamme arancioni si stavano mangiando tutto senza alcuna pietà, il caldo sulla sua faccia la inorridì fino a farle rizzare il cuoio capelluto.
Quando anche Ben si rese conto che qualcosa non andava, Sukie aveva già sbattuto la porta in faccia al Pokémon ringhiante minaccioso, e strillando come un’ossessa aveva afferrato il polso del suo amico e si era voltata a correre.
“Ma che fai?” strillò Ben, ma lei non lo sentì e continuò a fuggire urlando; mollò la presa quando raggiunsero il muro, e prese a fare a ritroso il corridoio da cui aveva tanto voluto uscire, seguita da Ben che le gridava dietro: “Sukie, Sukie, sta’ calma!”
Sukie correva con le lacrime agli occhi, terrorizzata, “non ci segue!” le gridò dietro Ben, e in quel momento lei si arrestò ritrovandosi nel buio. Si girò e vide la sagoma di Ben alle sue spalle, con respiro affannato.
“Hai… visto… Oal… sta bene…” gli disse ironica, ansimante anche lei per la corsa e la paura.
In quell’istante udirono un rumore che li fece sobbalzare entrambi.
“Cos’è stato?”
Dei passi si facevano sempre più vicini. Sempre più vicini.
“C’è qualcuno?...” disse ancora Sukie, timorosa.
“Non è qualcuno” la corresse Ben, questa volta impietrito.
Il rumore non era di passi, bensì… di zoccoli.
A piombare nel corridoio fu la figura maestosa ed incendiata del Rapidash di Phil che aveva svoltato senza rallentare la sua corsa ed ora puntava dritto verso di loro.
Era praticamente una palla di fuoco che sfrecciava a tutta velocità in loro direzione. Sukie perse ogni cognizione di sé stessa, era praticamente pietrificata.
Il Flareon era vicino, il fuoco la accecava, correva verso di lei, era bollente, vicino…
“No! Sukie!” con tutta la forza, Ben la tirò di lato. Sukie avvertì l’odore dei suoi stessi capelli bruciati e si riebbe dalla sua paralisi strillando come un’ossessa e dandosi schiaffi nel terrore di avere la testa in fiamme.
“Sukie, stai bene, Sukie!” le gridò Ben cercando di fermarle le braccia.
Il Pokémon equino aveva corso fino in fondo al corridoio, arrestandosi fino a quasi perdere l’equilibrio per via della velocità della sua galoppata. Si girò indietro verso i due ragazzini spaventati, nitrendo terrificante, ed emanando getti di vapore dalle narici si preparò a caricarli sbattendo lo zoccolo anteriore per terra.
“A… andiamo, corri!” le disse Ben che aveva subito intuito le intenzioni del cavallo, tirò Sukie e sfrecciarono entrambi come saette nel tentativo di sfuggire alla furia del Rapidash alle loro calcagna. Svoltarono quasi scivolando per la fretta, quando Sukie e Ben si arrestarono di fronte alla luce e al calore della stanza incendiata. Probabilmente il Rapidash doveva essere venuto fuori da lì: la porta era sfondata mostrando l’inferno della camera, il Flareon a guardia abbaiò loro minaccioso.
“Oal, ti prego! Sono io!” pregò il bambino, ma sembrava non esserci nulla da fare.
“Siamo finiti! Finiti!” gridava Sukie in preda al panico, e il Rapidash che aveva appena imboccato il corridoio si stava preparando a caricare.
Questa volta entrambi strillarono insieme: erano spacciati.
Rapidash, con un nitrito spaventoso, emise dalle narici del fumo rovente e il pavimento del corridoio fu avvolto dalle fiamme. Sukie emise un grido di puro terrore.
Rapidash si fece strada tra il fuoco e alzò gli zoccoli su di loro, pronto a schiacciarli: Ben prese in mano la situazione, e con tutte le sue forze spinse Sukie pietrificata per terra; entrambi rotolarono sotto la pancia infuocata del Pokémon che iniziò quindi a battere freneticamente le zampe posteriori per colpirli. Sukie era così terrorizzata da non avere nemmeno più fiato per urlare, ma Ben che era abituato ai Pokémon seppe star pronto e a spingerla via da sotto le zampe di Rapidash non appena lui le sollevò; con poche bruciature e senza nemmeno un graffio, Ben e Sukie riemersero alle spalle del Pokémon-cavallo oramai quasi del tutto fuori controllo.
Oal, nel tentativo di schivare il Rapidash imbizzarrito, spiccò un salto e dove atterrò il pavimento cedette distraendolo. Fu questione di un attimo: il Rapidash impazzito, senza accorgersi di colpire un alleato, calò i suoi potentissimi zoccoli su di lui.
“No, Oal!” urlò Ben quanto più forte poté, e Sukie non fece in tempo a fermarlo che lui si era già gettato al collo del suo Pokémon.
Era finita, mezzo secondo e sarebbe stato sfracellato.
Un turbine di fuoco si levò a contrastare la fiamma potente di Rapidash. Ben si ritrovò sorprendentemente illeso e protetto, stringendo al collo il suo amato Flareon intento a reggere il confronto con Rapidash mediante un potentissimo attacco di fuoco.
“Oal!” esclamò il ragazzino, avvolto dalle fiamme e tuttavia immune da esse.
Affondò le mani nel pelo del suo Pokémon-cane, caldo e accogliente, giocando con il fuoco che non poteva fargli più nulla.
Rapidash, in parte perché già fuori di sé, non seppe reggere l’attacco improvviso e stramazzò a terra tra le fiamme, privo di forza.
Ben e Oal si avvicinarono a Sukie che stava accovacciata in un angolo tenendosi la testa far le mani della paura.
Oal tirò a sé il fuoco quasi risucchiandolo, ed in breve le fiamme si estinsero. Del fumo di legno bruciato sicuramente non salutare aveva creato una sottile cortina nel corridoio semibuio.
Ben toccò un braccio di Sukie, e questa strillò.
“Sukie, Sukie!” chiamò Ben scrollandola, “sono io!”
Sukie aprì gli occhi esterrefatta, e lo guardò. Ben sorrise, mentre Oal gli faceva le feste.
“Tu… com’è possibile?...”
Si girò e vide il Rapidash steso per terra, privo di coscienza e dal respiro affannoso.
“Per qualche motivo, Oal è tornato normale” sorrise Ben. Sukie si alzò in piedi, guardandosi bene dall’avvicinarsi al Pokémon del suo amico.
“E chi ci garantisce che non sarà impossessato di nuovo?” azzardò lei timorosa.
“Beh, per ora possiamo fidarci, credo” rispose Ben, e in quel momento Oal abbaiò festoso e si mise su due zampe per leccarlo in faccia, quasi facendolo cadere per terra. “Oal, fermo, Oal!” ridacchiò il suo padroncino, altrettanto contento.
“Adesso però dobbiamo andarcene da qui” li interruppe Sukie ansiosa, e il suo sguardo si posò sulla stanza ancora ardente da cui erano sbucati fuori i due Pokémon.
“Oal ci troverà una strada” disse prontamente Ben. “Vero, Oal?”
Oal abbaiò affermativamente, e condusse i due ragazzini all’imbocco della stanza. C’era troppo fuoco perché Oal potesse estinguerlo come aveva fatto nel corridoio, e l’intenzione chiara del Pokémon era di aiutare i suoi due amici a superare le fiamme seguendolo.
Oal abbaiò verso di loro e fece da apripista entrando nella camera. Ben avanzò seguendo il percorso del suo amico, poi si girò verso Sukie:
“Andiamo, Sukie!”
“Non c’è un’altra via?” chiese Sukie, per nulla convinta dell’opzione proposta dal Flareon.
“Dobbiamo superare la stanza per forza di cose!” gridò Ben. “Sbrigati!”
Ma Sukie non ebbe il coraggio di muoversi.
“E tu vorresti… essere… una maestra… Pokémon?” la provocò il biondino, la fronte sudata per il caldo e con difficoltà a respirare. “Tsé! Sei… di Fire… City… e hai paura… di due… fiammelle!”
Sukie fece il primo passo nell’inferno di quella camera in fiamme.

 

Salve! Lo so, aggiorno ogni morte di Papa, e mi dispiace.
A differenza di quanto vi sareste aspettati, questo capitolo non ha niente a che fare con l’incontro di Pokémon che Ash dovrà disputare con Jessiebell… mostra bensì cosa sta accadendo a Ben e Sukie nello stesso momento da un’altra parte della casa.
Quando ho scritto la prima versione di questa storia, inconsapevolmente avevo relegato i due ragazzini ad un ruolo di secondo piano assieme a Miriam e Phil. Mi sono quindi chiesta: e perché mai, allora, inserirli nella storia? Ho pensato che anche Sukie e Ben dovessero meritare un posticino nella ff, non solo come presenze che seguono Ash e compagnia passivamente.
Ben è illeso dalle fiamme perché è il padrone di Oal, e l’animale si fida di lui. E’ la stessa situazione che si vede nell’episodio 33 della prima serie “Flame Pokémon-athon” in cui Ash tocca Ponyta, ma visto che il Pokémon non si fida di lui lo fa ustionare - a differenza di quando è la sua padrona a toccarlo.
Grazie ancora per la vostra attenzione, e al prossimo capitolo!
Lucenera.

   
 
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