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«Voi Hufflepuff avete vite più interessanti di quello che sembra.» commentò
Terry, il pomeriggio successivo, alla fine dei loro racconti su com’erano
andate le vacanze.
Michael Corner, che non aveva ascoltato una parola e non se ne preoccupava,
a differenza di Kevin che voleva sapere i dettagli, si infilò
accanto a lui al tavolo Hufflepuff che si stava svuotando e gli appoggiò una
mano sulla spalla. Terry sobbalzò e si voltò verso Susan, che stava
ricontrollando il proprio tema per il giorno successivo e si era seduta accanto
a lui.
«Hai fatto qualcosa ai capelli?»
Lei fece cenno di no con la testa, la piuma appoggiata alle labbra e la
fronte corrugata, e poi si voltò verso di lui: «In effetti
li ho spuntati, ma appena.»
«Beh, si nota
comunque. Ti stanno bene.» buttò lì Terry, che sapeva
che c’erano parecchie probabilità che una ragazza cambiasse anche di un minimo
la propria pettinatura durante le vacanze natalizie e che aveva detto la prima
cosa che gli era venuta in mente.
Sally-Anne lo guardò perplessa e poi sussurrò a Georgia: «Fosse stato così
attento con me...»
«Grazie.» disse Susan, compiaciuta.
Stephen in quel momento sbatté con forza eccessiva il libro sul tavolo e
tutti si voltarono verso di lui. «C’erano germi.» spiego lui con dignità.
«Certo.» lo assecondò Wayne, «Qualcuno sa quand’è la prossima uscita a
Hogsmeade?»
«Non ne ho idea, ma non vedo l’ora, sono stanca di studiare.» rispose
Megan.
«Ma se siamo rientrati ieri…»
tentò Ernie. Lei lo freddò con un’occhiataccia.
«Oh!» esclamò Michael, voltandosi verso Georgia, «A proposito!»
«Sì?» lo invitò a continuare lei con tranquillità.
«A te piace Hogsmeade…?» cominciò lui, facendola
suonare come una domanda.
«Sì, lo sai benissimo.» rispose lei con un mezzo sorriso e uno sguardo incuriosito.
«Già.» sorrise anche lui, «E piace anche a me. Quindi… ho pensato che dovremmo
riandarci. È ovvio, questo è ovvio, ci riandremo, ma volevo dire assieme.»
«Certo!» accettò lei e Michael si illuminò, «Non
c’è problema, siamo sempre tutti assieme, no?»
Megan cominciò a ridere e gli altri abbassarono lo sguardo sulle loro cose
o sul tavolo mordendosi le labbra per non seguire il suo esempio.
«Devo andare a prendere un libro.» annunciò Georgia in tutta innocenza,
alzandosi da tavola e dandogli un buffetto sulla testa.
Michael prese un respiro profondo, ripetendosi che lui era meraviglioso e
che sapeva essere più disinvolto di così, e poi si alzò in piedi spingendo la
sedia indietro rumorosamente e attirando l’attenzione, fortunatamente senza rendersene conto,
anche dei pochi presenti agli altri tavoli. Rowan, distolta l’attenzione da ciò
che Helen gli aveva dato da studiare per prepararsi ai suoi M.A.G.O., accennò ad alzarsi per raggiungerlo e
l’amica glielo impedì prontamente.
«Georgia, aspetta!» chiamò Michael, di nuovo nel tono stridulo che lo
perseguitava da Capodanno.
I professori gli gettarono un’occhiata ammonitrice, ma considerando chi
fosse il soggetto e che il pranzo era finito e quindi lui se ne sarebbe andato
presto, lasciarono correre in favore di un po’ di sano origliare. Georgia si
voltò di tre quarti, con un piede quasi fuori dalla Sala Grande.
«A Hogsmeade…» cominciò lui e poi notò la
situazione, ovvero tutti che lo fissavano e lei che
non si era neanche girata del tutto, e si schiarì la gola, «Ti piacerebbe… ti piacerebbe…
andarci con me? Da soli intendo, per parlare. Andare in giro.»
Sandy, dal tavolo Ravenclaw, fece cenno alle amiche di tacere e si mise in
ascolto, divertita e ormai non più gelosa.
«Beh, sai, visto che andare da Mielandia
ti rende felice e tutto.» aggiunse lui nella disperazione, dato che lei si era finalmente
voltata del tutto verso di lui e lo guardava con aria concentrata come se
stesse parlando in un’altra lingua, «E mi piace quando sei felice. Cioè, mi
piace sempre. Cioè, mi piace sempre la gente che è felice, la gente triste non mi… va aiutata a essere felice. Quindi,
Hogsmeade? Andando in giro… camminando, intendo, come le persone. Oh Merlino, cos’ho oggi?»
«Oggi?» ripeté Sally-Anne a voce alta per la sua completa
umiliazione.
Georgia gli scoppiò a ridere in faccia, ovviamente, e Michael si portò una
mano agli occhi.
«Mi sembra davvero di essere tornata indietro di vent’anni.» commentò la
McGonagall dal tavolo degli insegnanti. Slughorn e Flitwick annuirono con aria
comprensiva mentre Snape sentiva di odiare Stebbins con l’intensità che di
solito riservava ai Gryffindor con i capelli spettinati e gli occhiali. Non che
fosse il primo studente dopo James Potter ad essere
arrogante, stupido, e un cascamorto idiota con le studentesse che meritavano
certamente di più, ma il fatto che avesse urlato
in Sala Grande per richiamare l’attenzione della sua vittima prima di
farfugliare stupidaggini e il commento di Minerva che era chiaramente
affezionata al piccolo teppista non aiutavano i suoi sentimenti già del tutto
negativi.
Slughorn invece aspettava che anche Harry facesse qualcosa del genere,
sebbene fosse chiaro che avesse preso più dalla madre, e si dispiacque di non
vederlo lì in Sala Grande a imparare.
«Almeno stai ridendo… è positivo, vero?» commentò
Michael debolmente.
Georgia annuì tra le risate, «V-va
bene! Mi piacerebbe molto!»
«Ti
piacerebbe molto? Uscire con me, dici?» ripeté subito lui, «Perfetto, allora me
ne vado prima di rovinare tutto!»
Dai tavoli, dove la gente rideva già da un pezzo, cominciarono ad arrivare
anche applausi.
«Camminando… come le persone…»
stava ripetendo Megan con le guance bagnate di lacrime.
«Epico.» commentò Kevin. «Non ho mai chiesto a una ragazza di uscire con me
in quel modo, ma evidentemente far pena funziona.»
«È come se non ti conoscessi più.» commentò Rowan a voce alta, «Un tempo sapevi anche parlare come una persona normale.»
«Io la vedo come una cosa positiva.» interloquì Stephen, «Per una volta non
è migliore di tutti in qualcosa.»
«Per una volta noi non siamo i peggiori in qualcosa.» precisò Quill,
e poi si portò le mani al petto, «Oh, Merlino, mi fa
sentire così bene!»
«Intanto io un appuntamento ce l’ho.» sbottò
Michael, e poi lo sguardo gli cadde sul tavolo dei Ravenclaw, mezzo vuoto
perché buona parte degli studenti se n’erano già andati; i Ravenclaw e i
Gryffindor sparivano sempre per primi, ma quelli del settimo cercavano di fare
le cose con calma perché già a rischio di esaurimento nervoso, e vide che Sandy
e Cho lo guardavano.
Sandy gli sorrise e Michael ricambiò prima di
scappare via.
Georgia si era seduta nella prima sedia libera e stava ancora ridacchiando
rossa in faccia, non aiutata dalla risata sguaiata di Megan che arrivava fin lì.
«Già che si parla di andare a Hogsmeade insieme, ti piacerebbe venire con
me?» domandò improvvisamente Terry.
Susan, Stephen e i Ravenclaw seduti con loro lo fissarono sbalorditi.
Poi la Hufflepuff sorrise e annuì.
«Molto!»
«Ha!» fece Stephen.
Tutti lo guardarono di sorpresa.
«Ho visto Travers! Sta lasciando la Sala Grande!»
esclamò lui, notandolo in quel momento e indicandolo.
Wayne, Dorian, Anthony, Kevin, Megan e Sally-Anne si alzarono come un
sol’uomo.
«Voi restate qui.» ordinò Megan agli altri, «Rowan!»
Lui si voltò a guardarla e lei scandì “Travers”.
«Scusate, torno subito.» disse lui agli amici, unendosi a loro.
«Georgia, mi aiuti a scrivere una lettera per Hannah?» strillò
frettolosamente Susan, agitando un braccio per richiamare la sua attenzione, dato che per fortuna era abbastanza lontana da non aver
sentito Stephen.
«Sì, arrivo!
Dove andate tutti assieme?» domandò lei al passaggio
degli altri.
«Io a pomiciare con Wayne.» rispose Megan serissima, «Loro vorranno
guardare.»
«Abbiamo alcune cose da fare anche noi.» disse Anthony, alzando gli occhi
al cielo.
«Io vado a parlare con Michael.» disse Rowan, ridacchiando con disinvoltura.
Georgia rise di nuovo.
Travers si ritrovò
con le spalle al muro prima di avere la possibilità di vedere in quanti
fossero.
«Non sei stato espulso perché Georgia e il preside sono troppo buoni, ma se
anche solo ti vedrò guardarla un’altra volta, anche per sbaglio, lascerò che
siano lei e lui a occuparsi di te.» disse Wayne, indicando Megan e Rowan che venivano trattenuti da Sally-Anne, Anthony, Kevin e Dorian
per non picchiarlo lì in quel momento. «E Michael, non dimentichiamocelo. L’unico motivo per cui non ti ha ancora fatto la pelle è perché
Georgia non vuole che sia lui quello a finire espulso.»
«Sai già che conseguenze poteva avere quel filtro.» fece presente Megan,
«Saresti stato uno stupratore.»
Travers sbiancò: «Non ne avrei mai approfittato! Volevo che lei ammettesse di
volerlo e non era così, d’accordo, ma non ne avrei approfittato!»
«L’unico motivo per cui non sei morto è che il
preside ti crede e lui dovrebbe capirne, quindi ti crediamo anche noi.» affermò
Kevin, «Ma è stato comunque disgustoso da parte tua.»
«Ti terrò d’occhio.» sibilò Sally-Anne, «Una sola mosso
sbagliata…»
«Io direi di dargli comunque una lezione, tanto per.» propose Rowan.
Megan annuì subito.
«Oh, pagherà.» convenne Anthony, «Ma non ora. Un
giorno. Quando meno se l’aspetterà noi gli piomberemo
addosso. Potrebbe essere domani o tra un mese o tra un anno, l’importante è che
sappia che appena si rilasserà, appena sarà convinto che il pericolo è passato e penserà di avere davanti a sé una vita rosea e
felice, noi saremo lì a vendicarci.»
Tutti lo guardarono sorpresi e Travers deglutì.
«Mi piace come pensi.» approvò Sally-Anne, «Ogni tanto ci vuole un po’ di
più che due pugni.»
«Questo lo dici tu, se gli spezzassi tutte le ossa ora
non avrebbe neanche la speranza di averla, la vita rosea.» sbottò Megan, «Fosse
per me gli ammazzerei anche il gufo.»
«No, il gufo no!» protestò Dorian, «Ma povero
animale!»
«Ovvio che non lo farei, ma prima o poi avrà
qualcosa a cui terrà tantissimo e io verrò e gliela prenderò e lui non la vedrà
mai più. E gli darò un calcio nelle pluffe dopo
avergliela presa.» concluse lei perentoria, prima di
indicarlo con aria minacciosa e andare via.
«Hai sentito la signora.» disse Wayne, indifferente.
«Non la guarderò neppure.» promise Travers,
sudando freddo.
«Ti conviene.» ringhiò Rowan.
«Georgia ha
molti, molti amici. Lei è una brava ragazza.» convenne Kevin, «Noi no.»
«Susan Bones? Sul serio?» domandò Michael
Corner, allacciandosi i pantaloni. Burt fece capolino da dietro al letto,
occupato a rovistarci sotto per cercare una maglietta pulita.
Terry, ancora in pigiama, sbadigliò. «È carina, no?»
«Sì, certo
che è carina. Solo che non mi sembrava il tuo tipo.»
commentò lui.
«E qual è il suo tipo?» chiese Anthony, dando una spinta
a Kevin che ancora dormiva e che si arrotolò tra le coperte.
«Una persona
molto più energica, direi. Terry è abbastanza tranquillo,
secondo me c’è sempre bisogno di opposti. Guarda te e Kevin.»
«Ma io e Kevin non siamo fidanzati.» ribatté
Anthony, «E non sempre il discorso “gli opposti si attraggono” è valido.»
«Come sarebbe non siamo fidanzati?» domandò Kevin con voce assonnata,
prendendo poi a sbaciucchiare l’aria, «Io non mi alzo senza il bacio del
buongiorno.»
Tutti scoppiarono a ridere e sobbalzarono al suono della porta che
sbatteva.
«Ma che… Terry?» chiamò Michael, notando che era
lui ad essersene andato di fretta.
«L’avremo offeso parlando di Susan?» azzardò Anthony, perplesso.
Kevin si mise a sedere sul letto con aria improvvisamente sveglia.
«Non credo.
Forse si è ricordato che se non si fa la doccia non arriva a lezione.» commentò
Burt, «E che se Kevin entra in bagno esce dopo due
ore.»
«Mi piace l’acqua calda.» si giustificò lui con voce assente.
Anthony ne incrociò lo sguardo e si accorse che stava riflettendo su
qualcosa; poi l’amico si tuffò di nuovo tra le coperte e a lui non rimase che
il solito modo per tirarlo giù dal letto.
«Oh, Kevin, per l’amor… Aguamenti!»
E come al solito il “gavettone” di acqua gelida
funzionò a meraviglia, le imprecazioni di Kevin puntuali come un orologio.
«Georgia!» urlò Michael, facendo spaventare mezza sala comune e arrivando
di corsa, vestito pesante come se fosse stato all’esterno. Saltò una poltrona
senza problemi, spaventando l’altra metà dei presenti, e si tuffò in ginocchio
davanti alla ragazza, lasciandosi scivolare fino ai suoi piedi: «Cosa fai?»
«I… cosa? Oh, stavo ripassando Antiche Rune…»
«Butta via il libro e vieni con me in cortile.»
Tutti guardarono istintivamente verso la finestra.
«Mike, hai notato che è pieno di neve, vero?» domandò lei lentamente,
pensando che forse aveva sbattuto la testa.
«Ma non sta
più nevicando! Dai, metti qualcosa di pesante, ti aspetto qui!» la pregò, guardandola con occhi languidi.
Georgia guardò per un momento Dorian, che stava sogghignando a suo
indirizzo, e poi notò anche Sally-Anne, Justin, Ernie e Megan appollaiati sullo
schienale di due poltrone vicine per spiare, e il silenzio che regnava perché
tutti, dopo l’entrata di Michael, si erano messi ad
ascoltare.
«Va bene.» disse, alzandosi e scappando in camera.
Subito si levò un mormorio da cui potevano essere captate le parole “fidanzata” e “tradimento”.
«Okay, tanto
per mettere le cose in chiaro, non ero veramente fidanzato con Monica. Siamo
usciti assieme ma dopo abbiamo fatto una scommessa tra noi che non starò qui a
spiegarvi ed era più che altro uno scherzo da fare ai miei amici.» spiegò
Michael a voce alta, «Monica ha però dovuto lasciare la scuola come tanti altri
ritirati e lo scherzo è finito lì.»
Si levò un coro di “oooh” ed
Helen disse: «Comunque sei veramente un bravissimo attore.»
Michael le sorrise e poi ghignò a Rowan, che scosse la testa con aria
divertita.
Georgia tornò con indosso il cappotto, una cuffia di lana, sciarpa e
guanti. Saltò gli ultimi scalini, si fermò a dare un bacio sulla guancia a
Rowan per salutarlo, cosa che lo fece voltare verso gli amici con una faccia da
schiaffi esemplare, diede un pizzicotto a Dorian che la stava ancora sfottendo
con gli occhi e che si buttò a terra fingendosi in preda al dolore e facendo
ridere Cindy e Jeremy, e infine salutò gli amici presenti agitando una mano,
mentre Michael l’afferrava per l’altra e la trascinava
via.
«Tranquilla, rientriamo prima del coprifuoco.» le assicurò. «Conosci più
gente di Dumbledore.»
Georgia, che non ci stava minimamente pensando, borbottò un assenso.
«Non potevo aspettare Hogsmeade e comunque è una cosa che puoi fare solo
sulla neve.» continuò lui con entusiasmo.
«Spero per te che non sia come la brillante idea di rotolare sulla
collinetta di neve dietro casa tua.» commentò lei e Michael ridacchiò
imbarazzato, pensando alla ferita alla testa che si era procurato
dopo Capodanno andando a sbattere di faccia contro una grata.
«Ma no, ma
no! Niente di pericoloso! Sai che sono magnifico in…
beh, in tutto, ma specialmente in Incantesimi, no?»
«Certo…» disse lei in tono sospettoso.
I due uscirono all’aperto e Michael puntò verso il lago ghiacciato.
«Mike?» tentò lei, preoccupata.
«Aspetta, quasi arrivati.»
Si fermarono soltanto alla riva del Lago Nero e Michael si spostò verso un
albero. Tornò un attimo dopo con in mano due paia di pattini
da ghiaccio babbani.
«No.» trasalì Georgia.
«Sì! Ho
incantato tutta la superficie del lago o almeno tutta quella fino a parecchi
metri da qui in modo che il ghiaccio non si rompa e sia completamente sicuro. E
per questi ho chiesto la misura a tuo fratello, li ho presi dopo Natale.» spiegò lui con aria molto compiaciuta.
Georgia guardò i propri pattini e poi guardò lui
senza parole.
«Oh, io non so minimamente pattinare…» continuò
lui, «Però visto che non posso lasciarti sola a farlo
ho pensato che potresti insegnarmi. Certo, non qui e non oggi, ci metterai
vent’anni. Però magari dopo la scuola in qualche luogo apposta, se ne esistono…»
«Michael.» lo interruppe lei, «Tu non sai quanto io ami tutto questo.»
Indicò il lago ghiacciato e Michael sorrise.
«Sì che lo
so, me l’avevi detto. Ti è sempre mancato il pattinare, ti ci portavano i tuoi
genitori da piccola.»
«Esa… Aspetta, quando te l’avrei detto questo,
scusa?» domandò lei, perplessa, prima di andare a sedersi su una grossa radice
per infilare i pattini.
«Al primo
anno! È stata la prima cosa che mi hai detto di te dopo mesi che ti tartassavo.»
«Al primo…» sussurrò lei.
«Bisogna
tenersi stretti ciò che dici, ho capito subito che non eri una tipa che parlava
molto di sé. Infatti tu ti confidi solo quando la
gente ti fa domande o quando stai proprio scoppiando, altrimenti non c’è verso
che tu arrivi e semplicemente parli di te quando stai male. Non sapevo che i
tuoi genitori fossero morti prima del tuo secondo anno e solo perché Wayne ti
ha fatto la domanda diretta: “dove sono i tuoi
genitori?” dato che parlavi solo di tuo fratello.»
Georgia cercò di ricordare la prima conversazione a proposito del
pattinaggio, ma le veniva in mente solo quella in cui aveva detto di non avere
genitori, e le espressioni degli altri che non se l’aspettavano.
E anche così non ricordava bene quanto lui.
«Parli solo
con me e con Wayne. Cioè, parlavi solo con noi.» si corresse Michael, «Non che
mi dispiaccia essere tra i pochi eletti, se non fosse che devo farti ogni
possibile domanda per indovinare cosa non va.»
Georgia scoppiò a ridere: «E hai la faccia di dire
questo? Tu hai sempre parlato della tua famiglia come se fosse una sciocchezza,
ridendo e scherzando, praticamente nessuno sapeva
quanto fosse seria la tua situazione, solo Cedric e Walter! E
io solo dopo tantissimo tempo, anni! Perlomeno con me si capisce quando
qualcosa non va!»
Lui fece spallucce e poi le sorrise e le porse le mani per aiutarla ad
alzarsi.
«Oh, no, caro, vai e prendi i tuoi pattini, ti devo insegnare, no?»
Michael sbuffò: «Speravo te ne fossi scordata…»
«Figuriamoci.» commentò lei.
«O che volessi rinviare…»
«Neanche per idea.»
Insegnare a Michael, una persona così agitata e incapace di stare ferma, a
pattinare, fu esilarante per Georgia, che dopo due ore era riuscita a fargli fare giusto due passi e almeno una cinquantina di cadute,
anche perché entrambi continuavano a distrarsi guardando l’altro.
Alla fine tornarono a buttarsi sulla neve, ridendo forte.
«S-sono congelato… e mi
fa male il sedere.» disse Michael, scatenando altre risate.
«Sarà meglio
rientrare e buttarci direttamente dentro il cammino. Almeno per oggi.» disse lei in tono leggermente minaccioso, mettendosi a
sedere e sorridendo raggiante. «Non posso comunque credere che ti sia ricordata
una cosa così piccola detta più di cinque anni fa.»
«Io ricordo tutto dei miei amici e specialmente di te.» ribatté Michael,
«Questo perché ti amo più di quanto tu ami me.» la
stuzzicò scherzosamente.
«Non credo proprio.» rise lei, «Tu sei l’unico pensiero felice che mi ha
lasciato creare un patronus.»
Michael smise di sorridere e la guardò sbalordito: «Io che cosa?»
Georgia lo guardò allarmata, temendo di essersi
lasciata sfuggire troppo.
«Tu sai evocare un patronus?» riprese lui, «Credevo ci fossero riusciti
solo quelli del D.A.!»
«Non ti
ricordi che avevamo chiesto loro di insegnarcelo? Abbiamo continuato ad allenarci
in tutti questi mesi e finalmente ci sono riuscita dopo Natale. La mattina noi
ci svegliavamo a un’ora decente per provarci assieme.»
«“Voi” sarebbe…»
«Io, Megan,
Stephen e Sally-Anne. Anche Charlotte, ma è troppo piccola e ovviamente non c’è
riuscita. Per ora solo io e Stephen siamo capaci di
evocarlo, credo.»
«Posso vederlo?» domandò Michael in tono concentrato. Georgia lo guardò
incuriosita e poi si concentrò sul fatto che lui ricordava ancora ciò che aveva
detto anni prima e sulla bellissima sorpresa che le aveva appena fatto.
«Expecto Patronus!» esclamò, così
traboccante di gioia che il patronus prese subito la forma corporea di un
coniglio. «Non esattamente l’animale più coraggioso, eh?»
«Lo sapevo che sarebbe stato un coniglio.» commentò Michael con affetto,
guardandolo saltellare sulla neve e prendendo la propria bacchetta, «Lo sapevo.»
«Chissà cosa
sarà il tuo… Ve li insegnano al settimo, vero? Ma tu non hai fatto molto l’anno scorso…»
«Figurati, non sarei mai riuscito a produrre un patronus con i miei
pensieri...» mormorò lui, «Ma quest’estate, dopo
l’arrivo di Monica, sono riuscito ad avere il cane che ho sempre voluto. Giusto
un po’ più argentato dei soliti animali domestici.»
«Un cane?» ripeté lei con un sorriso. Il suo coniglio sparì in una nuvoletta
di fumo al pensiero che fosse Monica il motivo per cui era riuscito a superare
il suo problema.
«Expecto patronus.» sussurrò
Michael.
Georgia si voltò a cercare il cane, ma vide un altro animale sfrecciare
sulla neve. Spalancò la bocca e guardò Michael, cercando di capire.
«Però…» continuò
Michael, con le guance arrossate più di prima, «Dopo Natale ho avuto pienamente
modo di realizzare i miei sentimenti e ho… è come se
tutto il mondo che conoscevo si fosse rotto e ricostruito. Come se finalmente lo
vedessi davvero. È un po’ come guardare un puzzle e vedere tutte le linee tra i
pezzi e poi invece concentrarsi sull’immagine. E
quando mi sono reso conto che solo pensare a te poteva darmi un vero patronus e
ci ho provato… ed è cambiato. Ho sinceramente pregato
che anche il tuo patronus fosse un coniglio, con tutte le volte che hai
trasfigurato le cose in conigli perché eri nervosa, perché almeno avrei potuto
dire “ehi, sapete come funziona, quando una persona è scioccata
da qualcosa, specialmente dall’amore, il suo patronus prende la forma di quello
di chi ama”… Che suona meglio di “Georgie trasfigura conigli, ho pensato a lei
con i conigli e quindi il mio patronus è un poco virile coniglio mentre lei ne
ha uno splendido che è un cavallo o qualcosa del genere”.»
Il coniglio tornò da lui e lui accarezzò la sua pelliccia, che era un po’
come toccare dell’acqua, «Beh, poco virile ma
terribilmente carino. I conigli sono adorabili. Però avrei preferito continuare
col cane perché così Rent non avrebbe potuto ridere di me fino alla fine dei
suoi giorni.»
«Michael…» disse lei, guardandolo con gli occhi
ancora spalancati, «Io…»
«Non voglio
spaventarti. Non ti chiedo niente se non che resti mia
amica. Se non ricambi resta almeno mia amica.» disse Michael, guardandola negli
occhi, «Sai, il filtro funzionava perché spostava i miei sentimenti per te su
Monica, e ha funzionato da subito così bene perché io volevo rifiutarli, ero
terrorizzato all’idea di perderti per colpa di ciò che provavo. Quindi se devi
dirmi che non te la senti o che non provi lo stesso va bene, però…»
«Michael, stai zitto.» sbottò lei, «Prima fammi dire quello che devo dire e
poi mi chiedi di non lasciarti, cosa che tra l’altro non avevo comunque
intenzione di fare.»
«Ah.» disse lui, trattenendo a stento un sorriso, «Dimmi.»
«Io… Ecco, avevo una bella frase da dire e adesso
non me la ricordo!» protestò Georgia, mettendosi comoda e guardandolo con aria
seccata, «Come ti salta in mente…
Hai rifiutato i tuoi sentimenti? E il
coniglio non è poco virile!»
Michael si chiese se fosse il caso di ricordarle il punto del discorso e
aprì la bocca per parlare, ma Georgia gliela chiuse con un dito, ordinandogli di stare zitto.
«Se avessi visto il tuo patronus prima, ora anche il mio sarebbe stato un
cane.» disse con calma, spostando il dito e appoggiandogli una mano sulla
guancia, «Io t…»
«RUNCORN!
STEBBINS!» chiamò la Sprout da lontano, facendoli sobbalzare, «IL COPRIFUOCO VI DICE NULLA?»
«Lo sapevo che sarebbe finita così.» disse Michael, che sembrava estasiato
e creava uno strano contrasto tra parole rassegnate ed espressione, «O era lei
o era Dorian o Megan.»
«È mio!» piagnucolò un mocciosetto del primo, mentre Hansel Buggin faceva
il giocoliere con un pacchetto.
Rent, Jack e Michael aspettavano Cedric e Walter, entrambi a Cura delle
Creature Magiche e si voltarono verso i due che litigavano, o meglio, verso
Buggin che faceva il bulletto.
«No, era tuo, adesso è mio.»
ribatté Buggin, allegro.
«Dovremmo aiutarlo?» domandò Rent, guardando Michael.
«E perché?Lo conosci?» replicò Michael. Cedric l’avrebbe fatto, ma non era
lì e lui sapeva di non essere il bravo ragazzo della situazione, né gli
interessava esserlo quando Cedric non era lì a fissarlo con rimprovero, quindi…
Guardò di nuovo la scena, ignorando le occhiate preoccupate degli altri
due, e ricordò che Buggin era in camera col fratello di Walter e che era sempre
stato descritto come un idiota dal normalmente indifferente Wayne.
Infatti, il bulletto scaraventò senza problemi il primino grassoccio contro il muro, facendo per andarsene e
dicendo: «Ringrazia i tuoi genitori per i dolci.»
«Ehi, tu!» sbottò una voce femminile e Buggin andò a sbattere contro il
muro dopo aver ricevuto una spinta, quasi investendo
il moccioso che squittì di terrore. Michael pensò che fosse Scozia, la primina pazza
che voleva uccidere il fratellino di Walter, ma con sorpresa si accorse che era
un’altra, sempre del primo anno, a mettersi tra il mocciosetto grassoccio e il bulletto.
L’aveva già vista, aveva i capelli sempre legati in due trecce e la faccia
di una bambina che sarebbe diventata prefetto, seria e
sempre per conto proprio a leggere da quando aveva cominciato a frequentare
Hogwarts; Michael l’aveva distrattamente notata a volte in sala comune e aveva
pensato che fosse una futura Wayne. Adesso però sembrava quasi Scozia, con le
mani sui fianchi e la faccia ben sollevata verso l’alto per guardare quella di
Buggin che la superava di almeno una testa. Un’altra ragazzina coi capelli più scuri e l’aria molto più dolce si avvicinò
al moccioso e gli chiese come stava.
«Dammi il
pacco. Gliel’hanno mandato i suoi genitori, non hai il
diritto di prenderlo. E non provare più a spingerlo o colpirlo, o lo dirò ai
professori. Dopo averti gettato dalla finestra.»
«Il diritto?» ripeté Rent a bassa voce accanto a lui, facendo sobbalzare
Michael, «Non ha undici anni? Io parlavo così a undici
anni?»
«Tu non parli così neanche adesso, ecco perché ti sorprendi tanto.» fece
presente Jack.
«Mi hai spinto!» esclamò Buggin, ancora scioccato.
«Sì.» decretò la biondina. «Dammi il pacco, è l’ultima volta che te lo
chiedo.»
Buggin fece un passo avanti, sovrastandola ancora di più. Lei non si mosse
di un millimetro e non sembrò neanche spaventata.
«Non mi sposto.» lo avvisò, «Lui non ti ha fatto niente, lascialo in pace o
te la vedrai con me.»
Ovviamente Buggin scoppiò a ridere alla sola idea e allungò un braccio in
cerca della bacchetta, mantenendo il pacco in alto con l’altra mano. L’amica di lei si
mise davanti al moccioso per proteggerlo e cercò di afferrare la ragazzina per
un braccio.
Michael si alzò in piedi e Rent e Jack saltarono al suo fianco.
«Se la sfiori ti uccido.» lo avvertì serenamente,
e Buggin si voltò, sorpreso: Rent e Jack, che al primo anno erano microscopici
quanto il mocciosetto grasso davanti a loro, ora dopo due anni già superavano
Buggin, e Michael aveva la bacchetta in mano e sorrideva non meno minaccioso.
«Non te l’ha mai detto nessuno che le donne non si toccano neanche con un
fiore?»
Buggins
decise saggiamente di consegnare il pacco in mano alla biondina e battersela.
Lei sorrise con gratitudine ai tre e poi si voltò verso il grassoccio.
«Tieni.»
Il mocciosetto prese il pacco, rosso in faccia, e la guardò con
incredulità: «Non avresti dovuto farlo, ora se la prenderà con te.»
«Non ho certo
paura di quello là! Mio fratello mi ha insegnato un paio di fatture…
Quindi… com’è che ti chiami?»
Michael, Rent e Jack la fissarono sbalorditi mentre il moccioso balbettava
che si chiamava Quill River.
«Non lo conosci?» sbottò Michael e la biondina si voltò, «E perché ti sei
buttata ad aiutarlo?»
«Era nei guai.» rispose lei senza batter ciglio.
«Sì, ma perché aiutarlo?» replicò lui.
La biondina guardò Quill e poi lui prima di parlare più lentamente: «Perché era nei guai. Perché continui a chiederlo?»
Quill la guardò con ammirazione che neanche se avesse avuto davanti Harry Potter,
e lei tornò a voltarsi e gli porse la mano: «Io sono
Georgia Runcorn. Ti accompagno in sala comune?»
«Ah, io sono Susan Bones.» salutò l’altra,
prendendo Quill a braccetto e facendolo arrossire. «Andiamo.»
Georgia si girò un’ultima volta verso di loro e li salutò con un cenno
della mano: «Grazie per prima. Ciao!»
Poi sorrise, un sorriso che le illuminò il viso togliendo del tutto l’aria
da prefettina, e si mise in cammino.
«Carina.» commentò Rent. «Andiamo a-»
«IO… Ehi, io sono Michael Stebbins!» esclamò lui,
andandole dietro in fretta e mettendosi a camminare al suo fianco, «Sei al primo anno, vero? Io sono al terzo! Sei amica di Sco… di Megan Jones?»
«Per il momento sono amica solo di Susan.» rispose lei, stringendosi nelle
spalle.
«Michael!» chiamò Jack alle sue spalle, sconcertato.
«Dite agli altri che sono già rientrato!» urlò lui di rimando.
«Perché mi accompagni?» domandò Georgia, corrugando la fronte.
«Perché vi serve una scorta adesso che avete pestato la coda a Buggin.»
«Non sembrava che la cosa ti preoccupasse quando era Quill quello nei
guai.» ribatté lei in tono petulante.
Michael pensò che avrebbe dovuto mandarla al diavolo, che le stava solo
facendo un favore, ma poi pensò anche che Cedric si sarebbe comportato come quella
ragazzina e che lei aveva un bel fegato a rimproverarlo.
E sentì che gli sarebbe piaciuto essere un po’ più come lei e Cedric,
sentimento che provava ogni volta che l’amico faceva qualcosa di buono, che gli
sarebbe piaciuto piacere a persone come loro, perché voleva dire che anche lui era dalla parte dei
giusti. Il che era particolarmente stupido visto che
non era detto che lei fosse davvero come Cedric solo per una buona azione,
magari l’aveva fatto solo perché aveva voglia di litigare o di mettersi in
vista.
Però lo stava
ancora guardando con aria di sfida, e lui adorava le sfide.
«Questo era
cinque minuti fa, ora sono cresciuto. Lascia che te lo dimostri.» disse, sorridendo sfacciatamente.
«Hai cinque anni davanti a te per farlo.» replicò Georgia, ma stavolta le
sue labbra si erano un po’ curvate verso l’alto.
Georgia stava tornando dal bagno quando Michael la investì come un tornado
e la baciò, con la prepotenza e l’entusiasmo di chi si era vista negata la
dichiarazione d’amore della sua vita per colpa di un coprifuoco e di una donna
di mezza età che insegnava Erbologia e dirigeva una
casa a Hogwarts. Le mise una mano sulla schiena per avvicinarla a sé mentre lei
ricambiava con lo stesso entusiasmo, arruffandogli i capelli con una mano.
Quando lui la lasciò andare, col fiato corto e mordendosi per un momento le
labbra, fece un piccolo cenno col capo come a dire che adesso andava tutto bene e poi le sorrise sfacciatamente. «Anche io ti.»
«Ti
cosa?» chiese lei, ricambiando il sorriso.
«Beh, neanche
tu hai finito di dirlo. Lascia che te lo dimostri ancora, piuttosto.»
«Devo tornare a lezione.» replicò lei, fermandolo con un dito sulle labbra
come tre giorni prima, «Ma hai cinque mesi davanti a te per farlo.»
«Mi farò bastare un paio d’ore.» promise lui,
ghignando e tirandole una guancia prima di scappare.
Georgia tornò in aula rossa in faccia e Megan, che non era mai
sensibile né si accorgeva dei dettagli, ma quando non era il momento opportuno diventava una gazza ladra davanti a una moneta
d’oro, la guardò per circa tre secondi e poi sollevò un pollice in segno di
completa approvazione: «Ci hai dato dentro, eh?»
Tutta la classe di Antiche Rune, escluse Hermione e l’insegnante impegnati
a discutere alla cattedra, si voltò a guardarla con la stessa faccia: un mix di
speranza all’idea di sentire un pettegolezzo gustoso e di sorridente voglia di
metterla in imbarazzo e approvare al tempo stesso.
Georgia si sedette e si coprì la faccia con le mani, tentando di ignorare il fatto che persino Zacharias Smith stesse ridendo
di lei. Ma non poteva nascondere il suo sorriso a
Megan, che le fece l’occhiolino e poi tornò a pasticciare gli appunti.
«Aiutami!» gridò Georgia, sbattendo i pugni contro il vetro. Stephen cercò
di raggiungerla, ma il vetro era troppo spesso per essere distrutto.
Poteva vederla ma non poteva toccarla.
Lei smise di chiamarlo e si limitò a guardarlo con un’espressione terribile,
decisa e terrorizzata al tempo stesso. Ci fu una folata di vento e, immerso in
un silenzio spettrale, Stephen vide volare alle sue spalle ombre scure che non
riusciva a definire, fluttuando verso l’alto come se non avessero peso.
Sentì dei passi di corsa e si voltò in tempo perché Michael gli mettesse
una mano sulle spalle per poi indicargli la torre d’astronomia: qualcosa
cominciò a cadere in quel momento.
«Cos’è?» mormorò lui.
«Merlino.» rispose Michael con ovvietà.
Stephen lo guardò incredulo, poi alzò lo sguardo e un gigantesco serpente
lo inghiottì.
«STEPHEN!» urlò Justin, facendolo sobbalzare. «Oh,
finalmente! Ti stavi lamentando! Ad alta voce!»
Stephen si guardò attorno, scoprendo che era mattina. Era congelato e si
strinse nelle coltri, tremando come se si fosse appena gettato nel Lago Nero.
«Hai la febbre?» domandò Wayne, sentendolo sibilare da sotto il piumone.
«Forse…»
Wayne sospirò pesantemente e si alzò dal letto, avvicinandosi a lui e
mettendogli una mano in fronte: «Sembri normale.»
«Ho sognato
la morte di Merlino. C’erano anche Michael e Georgia.» ribatté Stephen,
allucinato, «E Merlino cadeva dalla torre di Astronomia.»
«Perfettamente sensato.» commentò lui, «Torna a
dormire, dai. Ricorda che se succede qualcosa di brutto c’è Megan.»
«Questa è una rassicurazione contro gli incubi?» domandò Ernie, con voce
divertita, dal proprio letto.
«Con me
funziona. Quando sogno che qualcuno vuole uccidermi compare sempre Megan che lo
fa a fette.» rispose Justin, pensando al basilisco, «So che in teoria è Harry
l’eroe, però lei ha un atteggiamento da assassina che è rassicurante se non ce l’ha con
te.»
«Megan assassina non mi rassicura per niente.» borbottò Stephen, «Notte, va’.»
«Notte.» risposero tutti, Zacharias Smith lo fece mugugnando nervosamente,
preoccupato all’idea di avere incubi sulla sua battitrice.
Ahem.
Faccio
finta di non aver scritto l’ultimo paragrafo.
In
ogni caso Michael e Georgia dovevano continuare con una specie di tira e molla ancora un po’ nella mia mente, ma poi mentre
scrivevo lui ha fatto tutto da solo. Michael comanda qualunque cosa io voglia
scrivere, non ci possa fare nulla.
Possiamo
dire tutti assieme un “FINALMENTE!”? Perché sì, anche io
li shippavo assieme da un sacco e mi ero rotta le
scatole.