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Autore: giulina    24/07/2011    10 recensioni
Alice poggia la testa bionda sul cuscino e si mette a fissare il cielo chiaro di maggio fuori dal lucernario sopra la sua testa, l’unico spiraglio di luce in quella stanza buia.
Bè più che una stanza è un garage.
Il garage del padre di Filippo in cui si vanno a rifugiare da quando hanno sei anni.
Era il loro nascondiglio segreto da piccoli, il luogo in cui potevano rimanere quanto volevano e dove nessuno li andava a cercare per sgridare.
In quel garage sono cresciuti, hanno imparato a leggere e a scrivere, sono rimasti a pomeriggi interi sdraiati sul letto ad osservare il soffitto in silenzio o ad ascoltare vecchi dischi in vinile che si inceppavano sempre in alcuni punti. Si sono scambiati il loro primo bacio girando una bottiglia vuota a dodici anni e sono diventati grandi senza accorgersene.
-Cerca di non russare-
-Ci proverò-
-Bene. Ho sonno e ho bisogno di dormire-
-Cos’è che ti toglie il sonno Lip?- Gli chiede con un tono acido.
-Una bionda che a mezzanotte mi chiede di risentirle storia-
-Potevi dirmi di no- Gli dice Alice alzando di poco la testa per specchiarsi nei suoi occhi verdi leggermente socchiusi.
-Non so dirti di no, Alice-
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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è l'amaro e forte odore di caffè a svegliare Alice la mattina dopo.

Con gli occhi ancora serrati, riesce a sentire suo padre in cucina che toglie la caffettiera dai fornelli e lo sbattere dello sportello vicino al frigorifero che, nonostante siano passati tanti anni, deve essere ancora riparato.

Lo sente camminare sul pavimento, scalzo come sempre, e sedersi ad una sedia del tavolo con, immagina, il giornale di oggi tra le mani.

Alice sente su di sè anche i caldi raggi del sole di luglio che passano attraverso le persiane verde scuro e la leggera tenda di cotone.

Le regalano un risveglio più dolce, illuminando il suo letto dalle lenzuola bianche sfatte e un paio di libri sul comodino coperti da un leggero strato di polvere.

Apre lentamente gli occhi di un caldo marrone e sbatte le palpebre un paio di volte per riprendere il contatto con la realtà, una realtà a cui si aggrappa con le unghie e i denti.

Si gira supina sul materasso morbido e osserva il soffitto bianco coperto da piccole stelle fosforescenti che al buio illuminano la stanza. Quanto avrà avuto quando le ha attaccate? Otto, nove anni, forse? Si ricorda solo che con lei c'era suo padre che per poco non cadde dalle scale traballanti che doveva tenere Alice.

Un tempo c'era anche il poster di Brittany Spears che finì dritto nel cestino quando Filippo le confessò che la trovava attraente.

Sorride, Alice, mentre con la mano si stropiccia un occhio e sbadiglia, buttando un'occhiata all'orologio sulla parete che segna le nove e mezza.

Suo padre è in ferie, ecco perchè la casa non è deserta come al solito e la sigla del telegiornale arriva fino alle sue orecchie.

Qualche giorno fa Stefano le ha anche proposto di andare una settimana al mare, lei e lui da soli. Le ne ha parlato a cena, mostrando un sorriso entusiasta e un pacco di giornalini presi in un'agenzia di viaggi.

Alice gli ha risposto che ci avrebbe pensato quando si è alzata da tavola per posare i piatti sporchi nell'acquaio. Glielo ha detto con il sorriso, però, e Stefano lo ha tradotto come un si.

Alice apre la finestra e guarda il cielo di un azzurro chiaro cosparso qua e là da qualche nuvola passeggera.

Si appoggia alla balaustra del terrazzo, mostrando a tutti i vicini la sua cannottiera a fiori e i capelli biondi scompigliati, e osserva il gatto nel balcone di fronte al suo che si gode il sole sdraiato sul cornicione dentro ad una cesta di vimini.

Nel terrazzo affianco, invece, un ragazzo suona la chitarra seduto sul suo letto con la testa appoggiata al muro dietro di sè.

Si è scordato di chiudere la finestra, come sempre, e offre uno spettacolo gratuito a tutto il vicinato.

Alice spera ogni mattina di poterlo vedere suonare ma non capita spesso, però. Soprattutto negli ultimi mesi, la sua chitarra è rimasta rinchiusa nel suo armadio di legno.

Si fa una doccia veloce, sperando di togliersi dai capelli l'odore nauseante di zucchero filato che si è attaccato ieri sera alla fiera e prende un paio di jeans e una maglietta che sono da lavare dal pavimento.

Passa davanti alla scrivania e con la coda dell'occhio si ferma ad osservare il vestito bianco che indossava ieri e che ha lanciato sulla sedia la suo ritorno. è macchiato d'erba e ha un profumo particolare, un profumo maschile. Quello, però, decide di non lavarlo.

Sono le dieci passate quando esce dalla bagno con qualche ciuffo biondo ancora umido sulle spalle scoperte ed entra in cucina dove suo padre sta sistemando delle tazze nella credenza.

La sua la riconosce subito; è blu ed è scheggiata sul manico.

-Buongiorno- lo saluta passandogli a fianco per prendere qualche biscotto dalla busta vicino a lui.

-'Giorno. Stai uscendo?-

-Si, vado in garage- gli risponde appoggiandosi al frigo con il cartone del latte tra le mani.

-Con Filippo?- le chiede Stefano con il sorriso mentre guarda distrattamente una pubblicità alla tv.

-Domanda scontata, papà-

-Già, non potete stare per più di due ore separati voi due-

-Non è vero!- esclama Alice leggermente rossa sugli zigomi.

Suo padre si mette a ridere -Ti ricordi quando si prese la varicella? Una settimana dopo ce l'avevi anche te perchè eri scappata da camera tua arrampicandoti sul balcone della signora Nesti-

Bei ricordi, soprattutto la faccia della povera vedova in questione che si vide apparire una ragazzina di dieci anni dalle lunghe trecce, nel bagno in cui stava tranquillamente facendo la doccia.

-è stato un caso-

Alice chiude il frigorifero con il piede e si affaccia alla finestrella che da sulla strada trafficata per vedere se il suo vicino di casa è già sceso.

-Alice, ti devo fare quel famoso discoresetto?- La bionda si gira verso Stefano che si è messo seduto al tavolo circolare con le mani incrociate sul petto e lo sguardo che vaga per la stanza.

-Vuoi parlare di sesso?-

-No! No..no..io..è un altro discorso- risponde imbarazzato portandosi in avanti con il busto. Non è molto bravo con le parole, Stefano. Chiese a sua moglie di sposarlo scrivendoglielo su un fazzolettino di carta visto che le parole, quella sera di tanti anni fa, avevano deciso di non uscire dalla sua bocca.

Stefano alza gli occhi dalla parete e guarda sua figlia appoggiata al muro che lo fissa in attesa. Ha i suoi occhi, pensa, osservando che bella ragazza è diventata. La bocca e la schietezza sono di sua madre, però.

-E se ti spezzerà il cuore?-

Alice rimane a fissare suo padre con gli occhi sgranati per quelle parole inattese. è una bella domanda a cui lei non sa rispondere, che si è posta tante, troppe volte. E se mi spezzerà il cuore?

-Rincollerò i pezzi- gli risponde con un sorriso prima di chiudersi il portone di casa alle spalle con un colpo secco che risuona per tutto il palazzo e dentro di lei.

 

 

 

Quando scende in strada, nota subito l'Opel nera dai vetri polverosi, parcheggiata davanti al portone verde di Filippo.

Era la macchina di suo nonno che gli regalò per i suoi diciotto anni e Alice ricorda ancora la faccia entusiasta del suo migliore amico quando la vide parcheggiata nell' esatto punto in cui è ora. Una delle poche volte in cui l'ha visto urlare di gioia.

Cammina a passo svelto sulla strada stretta e piena di buche che ha fatto dannare molti anziani che vivono nel quartiere e svolta a sinistra dove ci sono tutti i garage in fila.

Il loro è il secondo e si nota subito perchè la porta esterna è di un grigio leggermente più chiaro degli altri.

Ha lo stomaco in subbuglio quando poggia la mano sudata sulla maniglia arrugginita, e si da della stupita per i pensieri e le sensazioni che prova. "è Filippo, il tuo migliore amico".

Fa un bel respiro prima di entrare, incamerando tutta l'aria presente.

Quando abbassa la maniglia, la prima cosa che vede è la vecchia lavatrice con sopra il giradischi che suona. è un disco dei Beatles, il preferito di Filippo.

Il suo sguardo si sposta sulle mensole alla parete, sull'orologio che hanno trovato in una confezione di merendini e infine su di lui.

Filippo se ne sta sdraiato sul letto con il capo appoggiato tra i cuscini rosa e una mano batte il ritmo della canzone sopra la coperta. "Come fa ad essere così tranquillo quando io sto morendo dentro?", è quello che pensa Alice mentre lo osserva.

Il moro apre un attimo gli occhi e individua subito la figura della sua amica, ferma vicino al televisore.

Si alza a sedere sorridendole e le mostra il film VHS che ha portato.

-Jurrasic Park? Credevo non lo trovassi più- gli dice Alice avanzando di qualche passo all'interno di quello spazio ristretto.

-Infatti. Oggi stavo cercando una maglia nell'armadio di Marco e l'ho trovato nella sua collezione di film porno-

-Marco ha una collezione di film porno?-

-Sto scherzando, Alice! Ma era nel suo cassetto delle mutande- le sorride Filippo alzandosi dal letto per avvicinarsi al videoregistratore.

-Una notizia ancora più sconvolgente. Marco indossa le mutande?- Alice è chiaramente divertita mentre si siede sul letto, seguendo i movimenti del ragazzo inginocchiato per terra.

-Mamma gli da dieci euro alla settimana se se le mette e poi le lava-

Prende il telecomando sopra il televisore e dopo aver spento la luce, si sdraia sul letto accanto ad Alice. Cerca di non sfiorarla mentre si accomoda tra i cuscini che improvvisamente non sono più comodi come prima. Gli sembra di stare su un letto di chiodi.

I loro volti seri sono illuminati subito dalla luce delle immagini che si susseguono sullo schermo.

C'è elettricità nell'aria, come se fossero due calamite dai poli opposti. Le mani fremono per toccare la pelle dell'altro ma rimangano ferme nelle loro scomode posizioni; Filippo le incrocia dietro la testa e Alice sul petto.

Entrambi ricordano la loro prima cine-giornata quando avevano solo dodici anni. Il film era Jumanji e se lo guardarono per tutto il pomeriggio davanti ad una scatola di biscotti e una bottiglia di Coca Cola che finì sul copriletto.

Da quella volta, almeno un giorno alla settimana si ritrovavano nel garage per guardare un film insieme.

Di solito era Filippo che li sceglieva, definendosi un cinofilo di prima categoria. Alice si è sempre fidata dei gusti dell'amico, a volte sbagliando, come quando decise di guardare l'Esoricista.

Con il passare degli anni, ogni giorno si ritrovavano nel loro piccolo nascondiglio a guardare un film, spesso quelli in bianco e nero oppure quelli noleggiati alla videoteca vicino casa.

Alan, si chiamava il ragazzo che stava alla cassa che alcune volte non li faceva nemmeno pagare, definendoli i clienti a cui era più affezionato.

Filippo sta pensando ad Alan ed ai suoi rasta quando sente la testa di Alice posarsi sul suo petto. I corpi in contatto e le gambe che si toccano attraverso i vestiti.

L'ha fatto tante volte in passato ma oggi, questo gesto, assume un altro significato.

è naturale immergere la mano in quei fili d'oro che gli solleticano il mento. Ne sente la morbidezza e percepisce l'odore di mela del suo shampoo preferito.

Anche la mano di Alice si è spostata sul petto e disegna delle forme astratte sopra la sua maglietta dei Nirvana. Si muove sopra al cuore che batte veloce e poi scivola verso lo stomaco in un movimento ipnotico. Un movimento che lo fa impazzire.

Cerca di concentrarsi sul film strizzando leggermente gli occhi chiari per vedere con chiarezza lo schermo ma quando Alice alza la testa e strofina il suo naso sulla poca barba che ricopre le sue guance, ormai è troppo tardi.

Si guardano un attimo negli occhi e le loro bocche si incontrano subito.

Filippo le tira i capelli per far avvicinare i loro volti, forse facendole anche male.

Questo bacio è diverso da tutti quelli che si sono dati fino ad ora; è vorace, c'è passione, desiderio, voglia di sentirsi e assaporarsi, di scoprire se c'è fine al piacere che provano quando le loro labbra si modellano insieme.

Alice si appoggia con le mani sul copriletto e scivola sopra di lui, a sedere sul suo corpo che sembra tremare per quel contatto, provocandole una strana sensazione nello stomaco.

L'ossigeno sembra un gas senza importanza in questo momento mentre le loro bocche si mangiano e le lingue giocano lentamente, catturando i loro sapori e mescolandoli.

Le cosce nude di Alice sfregano sui jeans ruvidi di Filippo ma sembra non importale se dopo avrà dei segni rossi sulla pelle chiara. Lei vuole che ci siano dei segni, tanto per ricordarle che non è tutto un fottuto sogno.

Filippo è sdraiato sul letto e i capelli di Alice sono come un sipario dal mondo esterno; vede solo lei, i suoi occhi arrossati e le sue labbra. Non desidera vedere nient'altro.

La sua mano finisce un'altra volta nei suoi capelli e tira qualche ciuffo.

-Filippo...-

Lui nemmeno le risponde baciandole una guancia e poi il collo.

-Filippo i miei capelli-

-...si..scusa- Fa riavvicinare i loro volti e posa le sue labbra su quelle schiuse di Alice.

La mano va sotto la sua maglietta ad accarezzare i suoi fianchi facendole scappare un sospiro che si libera nell'aria.

Quelle di Alice vanno tra i suoi riccioli scuri per poter far avvicinare i loro volti ancora di più, come a volersi fondere con lui.

-Non possiamo nemmeno più vedere un film- dice Filippo specchiandosi nei suoi occhi socchiusi quando lascia libera la sua bocca per cercare di ritrovare il respiro.

-Lo abbiamo visto- replica lei continuando a tenere le mani ancorate ai suoi capelli.

-Per dieci minuti. Poi ci siamo saltati addosso-

-Siamo sempre amici, Filippo- gli dice corrugando la fronte quando vede il suo sguardo confuso.

-Degli amici che si baciano però- La voce di Filippo è incerta.

-Si..-

-Cosa ci sta succedendo, Alice?- chiede Filippo allungando una mano per sistemarle un ciuffo ribelle dietro un orecchio.

Lei gli sorride e si mette a sedere accanto al moro, incrociando le gambe e puntando lo sguardo sul televisore su cui scorrono i titoli di coda.

-Io lo so cosa ci sta succedendo, ora sta a te scoprirlo- Alice gli parla con un tono basso di voce, scandendo bene le parole perchè gli rimangano bene nella memoria.

Filippo sta per risponderle quando il cellulare nella sua tasca incomincia a vibrare.

Si alza lentamente dal letto e guarda il nome sul display del cellulare nero.

-è Marco...esco un attimo e torno- Rimette il cellulare nella tasca dei jeans e si gira a guardare la sua Alice che ora gli sorride impacciata.

Gli risulta impossibile non allungarsi sul letto per lasciarle un bacio sulla fronte liscia e accarezzarle i capelli scompigliati.

-Non ti muovere- E con un sorriso esce dal garage.

Alice rimane nella stessa posizione per alcuni minuti, mentre le labbra sono disegnate in un sorriso dolce, un sorriso che si fa amare.

Alice aspetta in silenzio cullata dai Beatles e dalla luce del pomeriggio.

Alice aspetta ma Filippo quel pomeriggio non torna.

 

 

 

 

 

 

 

 

Buonasera a tutti/e!!

Mi scuso per il ritardo ma purtroppo il mio computer portatile si è beccato un bel virus e a me tocca scrivere sul vecchio pc fisso che non ha nemmeno Word.

Se avete qualche dubbio riguardo ai capitoli oppure trovate che la storia non sia omogenea, non più interessante come all'inizio, vi prego di non esitare a dirmelo. Accetto tutti i pareri e i consigli!

Vi ringrazio per tutte le bellissime recensioni che mi lasciate e per le tantissime letture. Grazie anche a chi mi aggiunge tra gli autori preferiti :) Fatevi sapere cosa ne pensate del capitolo, adoro le recensioni, lo sapete!

Ora vi lascio ma spero di risentirvi presto.

Un bacione,

Giulia :)

   
 
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