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Autore: RoseScorpius    25/07/2011    63 recensioni
Hermione Granger, nonostante i suoi quarant’anni, era ancora una bella donna. E per quanto schifo potesse farmi l’idea di mia madre che si rotolava su un letto con un uomo che non fosse mio padre (bhe, anche con lui… insomma, credo che a tutti i figli farebbe piacere credere alla storia della cicogna), avrei dovuto immaginare che dopo il divorzio non avrebbe preso un voto di castità. A volte capitava addirittura che mi parlasse dei tizi con cui usciva, e generalmente sopportavo l’idea di lei e un altro piuttosto bene, a patto che non portasse nessuno dei suoi ammiratori a casa. Dio, magari li portava comunque, ma come si dice, occhio non vede, cuore non duole. E figlia non s’incazza.
Di una cosa, comunque, ero sempre stata sicura: mia madre non si sarebbe mai risposata.
… E quando mai io avevo avuto ragione su qualcosa?

STORIA IN REVISIONE
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita è un biscotto ma se piove si scioglie'
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21.
Dei disastri e delle sfighe
(ovvero come i tuoi piani vanno a farsi fottere)

 
 C'è poco da fare, quando il mondo decide di mettersi a girare per traverso. Puoi protestare, arrabbiarti, pestare i piedi, ma se le cose hanno deciso di andare per il verso sbagliato non c'è niente che tu possa fare per impedirlo: ci sarà di sicuro qualche legge di Murphy che lo dimostra.
Quindi se, in via del tutto ipotetica, Romilda Vane dovesse decidere di rovinarti la vacanza in Spagna con tuo fratello e tuo padre, o se, sempre per ipotesi, Draco Malfoy dovesse avere la brillante idea di distruggere definitivamente la famiglia disastrata che ti ritrovi... ecco, se queste due cose dovessero succedere più o meno nello stesso momento vorrebbe dire che la sfiga se l'è presa con te e che l'unica cosa che tu possa fare è procurarti un buon strizzacervelli.
  

***
 

Se domenica sera addormentarmi abbarbicata a Scorpius come un curioso esemplare di piantina rampicante mi era parso perfettamente normale, quasi stessi abbracciando un Hugo un po’ più alto e un po’ più biondo mentre di sotto le voci di mamma e papà si urlavano insulti di ogni sorta, il lunedì mattina dovetti accorgermi che non era esattamente la stessa cosa. Se non altro perché ritenevo di non essere ancora così fuori di testa da farmi fantasie erotiche su mio fratello, cosa a cui invece Scorpius non scampò.
Fui svegliata da qualcosa che si muoveva cautamente sotto la mia schiena e che, quando aprii gli occhi, si rivelò essere i braccio sinistro di Scorpius. Appena i nostri sguardi s'incrociarono, Scorpius arrossì violentemente e si riappropriò del suo braccio con uno strattone secco.
<< Oh, scusa... >> borbottò << non volevo svegliarti... >>
Sbattei gli occhi, confusa, chiedendomi per un attimo cosa diavolo ci facesse Scorpius nel mio letto. Vestito, poi: se proprio doveva starci almeno che fosse nudo.
Poi i ricordi della sera prima tornarono a galla ed arrossii anch'io, sperando ardentemente che Scorpius non fosse un Legilimens: non so come l'avrebbe presa se frugando nella mia mente avesse trovato un'immagine grande come un cartellone di se stesso vestito solo della propria pelle.
<< Oh, ehm, non fa niente... >> risposi, affrettandomi a porre tra i nostri corpi una distanza accettabile, per quanto me lo permettesse il materasso ad una piazza.
Scorpius era raggomitolato sul letto in una posizione assurda: una gamba stesa e l'altra piegata con il ginocchio quasi fino al petto, mentre i fianchi erano girati di quasi novanta gradi per permettergli di starsene con una spalla posata sul cuscino ed il viso voltato verso di me. A meno che non fosse un contorsionista doveva fare piuttosto male...
Feci leva sulle braccia per mettermi a sedere, ma prima che riuscissi a portarmi in posizione orizzontale Scorpius era sceso dal letto con uno scatto talmente fulmineo che non avrebbe potuto fare di meglio se gli avessero punto il sedere con uno spillone.
<< Io... vado a farmi una doccia... >> annunciò, precipitosamente. Se si fosse trovato nella Stamberga Strillante non avrebbe potuto avere più fretta di andarsene.
Ok, magari non lo rifaccio da tre giorni, ma non mi sembra che il mio letto faccia così schifo!
<< Ok... >> risposi alla sua schiena, alquanto perplessa.
Se non avesse avuto un fondoschiena così intrigante probabilmente mi sarei offesa per l'ostinazione con cui mi stava dando le spalle.
<< Bene, allora io vado. >> concluse, e si avviò verso la porta facendo un giro stranissimo pur di continuare a mostrarmi la sua nuca bionda per tutto il tragitto.
Dorme una notte con me e perde completamente la testa... non so se interpretarlo come un segno molto buono o molto cattivo...
Scorpius aprì la porta appena di quanto bastava a farlo passare di fianco e s'infilò nello spiraglio in fretta, come se non vedesse l'ora di fuggire dalla mia camera. Un attimo prima che si richiudesse la porta alle spalle mi sembrò di vedere uno strano gonfiore sotto la cerniera dei suoi pantaloni.
Decisamente, stavo diventando una ninfomane assatanata.

 
***
 

Alle nove e mezza in punto, valigia in una mano e repellente per insetti tropicali nell'altra (… sì, e allora? Per noi inglesi tutto quello che ha una temperatura media superiore ai venticinque gradi e una spiaggia dove si può fare il bagno è “i tropici”), mi materializzai davanti alla nostra vecchia casa di Godric's Hollow. Mamma aveva sostenuto di non essere assolutamente dell'umore adatto per sopportare “quell'individuo inopportuno e privo di qualsiasi forma di sensibilità” (sue parole testuali), cosa che non stentavo a credere dal momento che nell'ultimo periodo non sembrava in grado di sopportare neppure le persone opportune e sensibili. Indi per cui non avevo trovato nulla da obbiettare alla passaporta che mi aveva ficcato in mano con malagrazia, nonostante essa fosse un calzino che non doveva aver visto una lavatrice negli ultimi due secoli.
<< Ehi, Rose! >> mi salutò papà, sbracciandosi per attirare la mia attenzione.
Lo raggiunsi in giardino, dove si stava ungendo di crema solare accanto a due valigie rosse. Era parecchio ridicolo a torso nudo, con il ventre completamente bianco, l'ombelico trasbordante di crema e le braccia arrossate dal poco sole che aveva preso con una maglietta addosso.
<< Ciao papà. Dov'è la passaporta? >> chiesi.
<< Oh, è proprio qua, sotto il tuo naso. >> fece lui, sollevando le sopracciglia ricoperte di crema bianca in direzione dei bagagli << La valigia rossa. >>
Lanciai uno sguardo perplesso alle due valigie, entrambe delle stesse dimensioni e della stessa tonalità di rosso acceso. << Quale delle due? >>
<< Beh, quella... >> cominciò a spiegare papà, prima d'interrompersi di fronte alle due valigie perfettamente identiche che gli stavano davanti. << Oh, beh, una delle due sarà. >> concluse, scrollando le spalle.
Tutto sommato considerai che era un bene che mamma non mi avesse accompagnata: una tale esibizione di pressappochismo l'avrebbe senza dubbio convinta che se ci avesse affidati alla cure di papà per tre giorni saremmo tornati in Inghilterra con una persona in meno “tanto un figlio in più, uno in meno, magari ce ne facciamo prestare uno da Harry, eh?”. In effetti se al mondo c'era una persona capace di dimenticare un figlio in Spagna, quella era mio padre.
<< Comunque perché tua madre non ti ha accompagnata? >> chiese.
Alzai lo sguardo su di lui, sull'attenti: quando cominciava con i “tua madre” non era mai un buon segno.
<< Che c'è, ha paura che la mangi? >> insistette, spalmandosi la crema sul braccio sinistro con aria strafottente.
Di colpo la sua mise da quarantenne che vorrebbe fare il trentenne ma non ha più il fisico per farlo, i bermuda in cui era riuscito ad incastrarsi un po' per magia e un po' per miracolo, il torso nudo e la sua posa da soldatino a cui hanno ficcato una bacchetta su per il culo, con gli addominali contratti ed il petto in fuori, assunsero un senso.
Oh, Godric, ma quando hanno intenzione di smetterla con questa buffonata del 'visto che ti sei perso/a?'
<< Non credo... forse non voleva disturbare... >> borbottai << Cioè, penso che avesse da fare... >>
Sì, certo, aveva da tenere il muso al mondo.
Papà mi lanciò uno sguardo di profondo sarcasmo, come a dire “see, da fare, come no”. << Dille che la prossima volta venga pure, che non disturba. Non mi fa né caldo né freddo vederla. >>
Merlino, ma perché dovevano essere così idioti? Quando a tredici anni mi mollavo con il fidanzatino e mandavo le mie compagne di stanza a insultarlo da parte mia mi comportavo da persona più matura di loro due.
<< D'accordo, riferirò. >> borbottai.
Grazie a Godric la nostra conversazione non poté degenerare oltre quel limite, perché Hugo ebbe la fortunata idea d'interromperci proprio in quel momento, facendo irruzione in giardino con la gabbia del gatto vuota in mano, i capelli rossi anche più scarmigliati del solito ed un graffio fresco sulla guancia.
<< Papà? >> sbottò, marciando verso di noi in maniera scomposta, con le ginocchia che si alzavano fin quasi all'altezza dei fianchi ed i piedi che incespicavano tra l'erba e le zolle di terra << Ti dispiacerebbe convincere il tuo gatto ad entrare in questa maledetta di gabbia? >>
Papà finì di spalmarsi la crema sul naso con molto ritegno. << È solo un animale un po' vivace, Hugo, smettila di parlarne come se fosse Satana. >> E detto questo gli prese la gabbia di mano e si avviò verso casa con il naso per aria, sbuffando.
Hugo lanciò un'occhiata velenosa al suo didietro che si allontanava rapidamente, strizzato in un paio di bermuda troppo stretti. << Solo un po' vivace, come no. Quella bestia trama di ammazzarci tutti e dominare il mondo, te lo dico io... >> poi si voltò verso di me, come se mi avesse notata solo in quel momento << Ah, ciao, Rose. Come va? >>
<< Non mi lamento. >> risposi, rivolgendogli un sorrisetto divertito << Almeno io non ho un croccantino per gatti nei capelli. >> aggiunsi, sfilandogli dai ricci rossicci la pallina di cibo con cui doveva evidentemente aver tentato di adescare il gatto.
Hugo ringhiò un paio di volgarità irripetibili. << Odio quell'animale... >>
Grattastinchi secondo era un gattaccio grosso come un piccolo cinghiale e ricoperto di ispida pelliccia grigia a tal punto da sembrare una Puffola Pigmea zombie assatanata, con due perforanti occhi gialli ed un muso schiacciato e perennemente ingrugnato. Papà aveva passato anni della sua vita a professare con convinzione il suo odio nei confronti del Grattastinchi originale, ma quando un paio di anni prima il gatto aveva finalmente tirato le cuoia si era disperato come un bambino davanti al cadavere di Babbo Natale. Nemmeno organizzare un funerale con tutta la famiglia era servito a consolarlo, così alla fine lo avevamo portato in un negozio di animali, dove aveva scelto il gatto più orrendo e cattivo che fosse stato capace di trovare e non ne aveva voluto sapere di dargli un nome diverso da Grattastinchi.
<< A parte Grattastinchi che cerca di ucciderti come stai? >> m'informai.
Hugo bofonchiò ancora qualche augurio di morte diretto al gatto prima di rispondere. << Me la cavo, per ora. A parte Romilda che si presenta a casa a tutte le ore del giorno e della notte, anche quando papà è al Ministero, per chiedermi se ho visto il suo reggiseno rosso, o il suo fermaglio per capelli, o qualsiasi altra cosa riesca a piantare in giro per casa. Ormai se decide di trasferirsi da noi non dovrà nemmeno fare il trasloco. >> alzò gli occhi al cielo, come a chiedere al creatore se doveva suicidarsi o tener duro << Davvero non lo capisco quell'uomo... o si fa le secchione, o si fa le oche... una via di mezzo no, eh? Per fortuna che adesso andiamo via per un paio di giorni e Romilda non potrà... >>
Ma evidentemente questo genere di affermazioni attirano sullo sfortunato che le ha pronunciate una sfiga pazzesca, perché prima che potesse terminare la frase una voce di donna lo interruppe, strillando il suo nome. << Hugo, tesoro, come stai? >>
Mio fratello sbiancò e mi lanciò un'occhiata supplichevole, come a chiedermi di teletrasportarlo immediatamente in Burundi. << Merlino, ti prego, dimmi che è un incubo... >>
Ma la donna bruna che avanzava ancheggiando verso di noi, fasciata in un leggero prendisole rosso costellato di paillettes, sembrava assolutamente reale. Ci voltammo entrambi verso di lei, con la stessa espressione inorridita stampata in viso.
Cosa cavolo pensa di fare leiqua?
<< R-Romilda? >> balbettò Hugo << Cosa ci fai qua? Cioè, è bello che tu ci sia venuta a salutare prima che partiamo ma... >> S'interruppe, notando l'enorme valigia gialla che fluttuava alle sue spalle.
Romilda sorrise: aveva un sorriso ampio, da ragazzina, nel volto ancora giovanile. << Oh, ma io non ho intenzione di salutare proprio nessuno, caro il mio giovanotto. >> affermò, mettendosi le mani sui fianchi come a volerlo rimproverare scherzosamente per aver pensato una cosa del genere << Figurati se sarei venuta a salutarvi, sapendo che ve ne andavate in Spagna senza di me. >>
La mascella di Hugo si spalancò molto più di quanto ritenessi possibile senza che si slogasse e rimase a penzolare sinistramente nel vuoto. La mia, al contrario, era così contratta che probabilmente i miei molari stavano sprofondando sempre più in basso dentro le gengive.
Fermi tutti... è uno scherzo, vero?
Perché in caso contrario avrei ucciso Romilda, e preferivo accertare la situazione prima di ricorrere a misure così drastiche. Mio fratello non sembrava tanto d'accordo: a giudicare dalla sua espressione terrorizzata, come se Grattastinchi secondo si fosse appena sdoppiato sotto i suoi occhi, doveva star considerando l'opzione del suicidio, più che quella dell'omicidio. 
<< E dai, Huge! >> continuò Romilda, visto che mio fratello era troppo sotto shock per emettere un qualsiasi genere di suono dalle labbra << Non penserai mica che mi sarei persa una vacanza in Spagna, eh? >> chiese, dandogli di gomito con aria complice << Devo abbronzarmi anch'io, cosa credi? >>
Ma, dal momento che Hugo continuava a non rispondere, Romilda decise di cambiare destinatario delle sue attenzioni e si voltò verso di me con un sorriso smagliante. << Oh, e tu devi essere Rose, giusto? >> esclamò, stringendomi entusiasticamente la mano << Ron mi ha parlato così tanto di te, devi essere davvero una ragazza speciale. >>
Mi strizzò l'occhio e, prima che potessi sottrarmi alle sue grinfie e fuggire a nascondermi sotto un cespuglio, mi aveva agguantata per le spalle e mi aveva stampato due bei timbri di rossetto sulle guance.
<< Sono così contenta di conoscerti! >> continuò, quando finalmente riuscii a liberarmi dalla sua stretta asfissiante << Sono sicura che andremo subito d'accordo, non lo pensi anche tu? In fondo tra donne ci si capisce al volo: c'è quella sorta di complicità, d'intesa... a proposito, dobbiamo assolutamente prenderci un pomeriggio libero per fare shopping, mentre siamo a Barcellona. Così magari ti troviamo anche un bel cavaliere, eh? Gli Spagnoli sono davvero niente male... allora, che ne dici?>>
Ci misi un po' a realizzare che si aspettava una risposta. A quel punto, illuminata da quel barlume di comprensione ma ancora rintronata dal fiume di parole che Romilda mi aveva letteralmente rovesciato addosso, feci dondolare il capo avanti e indietro in un cenno d'assenso degno di un Infero particolarmente ottuso. << È davvero stupendo, Romilda. >> dissi, con voce flebile.
 

***
 

<< È davvero uno schifo! >> sbraitai, tirando un calcio ad un bollitore arrugginito che aveva avuto la sfortuna di trovarsi alla portata del mio piede << Come ha potuto anche solo pensare di invitarla?! Doveva essere la nostra vacanza, cazzo! >>
Eravamo in una piccola radura, nel bosco appena dietro il campeggio: avevamo preferito rinunciare al tanto anelato bagno in piscina pur di levarci dai piedi Romilda per un paio d'ore.
Hugo, che se ne stava seduto su una roccia a qualche metro da me, cristallizzato nella stessa posizione da almeno dieci minuti, annuì mestamente. << Non so se ce la farò a sopravvivere al gatto e a quella pazza... forse fisicamente, se riesco a salvarmi da Grattastinchi, ma psicologicamente ne verrò fuori distrutto, lo so... >>
Sembrava davvero terrorizzato alla prospettiva di passare quarantott'ore di fila in compagnia di Romilda, povero ragazzo. Io più che terrorizzata ero solo tanto incazzata, ma probabilmente anch'io me ne sarei andata in giro con un amuleto scaccia-Romilda in tasca, se quella psicopatica avesse passato il tempo a chiamarmi Huge e a pizzicarmi le guance con le sue lunghe unghie smaltate di rosso.
<< Almeno tu non ci devi dormire assieme. >> gli ricordai, con una smorfia.
Eravamo arrivati nel campeggio, a qualche decina di chilometri da Barcellona, con Romilda che saltellava in giro come una bambina di cinque anni, totalmente estasiata all'idea di dormire in tenda.  Il campeggiatore ci aveva guardati un po' male, ma poi doveva aver deciso che eravamo una famiglia di schizzati e che era il caso di lasciarci perdere, dopo che papà aveva tentato di pagargli l'ingresso, in quest'ordine, con un sacchetto di Falci d'argento, con un paio di vecchi scontrini di Mielandia (<< Davvero non capisco come facciate voi Babbani a pagare tutto con questi pezzettini di carta... ma aspetti, eh, se non bastano ne ho di più grandi; anzi, ne ho anche uno azzurro... questo deve valere una fortuna, eh? >>) ed infine tutto in monetine babbane (<< Eh, beh, se non volete la carta... ma fate bene, sapete, io non mi fiderei mica a farmi rifilare dei foglietti così, a caso. Per fortuna che avevo un po' di soldi di quelli buoni. >> aveva concluso con un sorriso, porgendogli un penny).
Arrivati alla nostra piazzola ci eravamo adoperati per montare le tende: il piano originale era di montarle con la magia, ma visto che un paio di bambini babbani della tenda vicino ci fissavano con insistenza, probabilmente convinti che fossimo degli artisti del circo (in effetti, tra Romilda e papà, sembrava di essere in una sitcom particolarmente idiota), avevamo dovuto ricorrere al piano B, ovvero quello che comprendeva sudore, martellate sulle dita, imprecazioni di sorta e assolutamente nessuna magia. Per tutto il tempo che ci era voluto per portare a termine (con non molto successo) il piano B, Romilda ci aveva gironzolato attorno tutta presa dal suo inesplicabile entusiasmo, tentando solo di quando in quando di dare una mano, facendo immediatamente un danno e lasciando perdere subito dopo per correre ad ammirare da vicino una roulotte o un camper (<< Ma davvero i Babbani dormono dentro questi pezzi di metallo? A me verrebbe la claustrofobia... >>).
Finito di montare le due tende era arrivato il fatidico momento della spartizione dei posti letto e, con sommo orrore mio e di mio fratello, Romilda non ne aveva voluto sapere di dormire in una tenda con papà e lasciare a noi l'altra. << Non se ne parla! >> aveva protestato, alzando l'indice con un cipiglio autoritario << Dobbiamo assolutamente fare la tenda delle ragazze e la tenda dei ragazzi! >> E papà naturalmente aveva insistito per accontentarla.
La cosa avrebbe potuto quasi farmi piacere, considerato che in quel modo difficilmente papà e Romilda avrebbero potuto “spassarsela” di notte, se non fosse stato per il piccolo ma assolutamente non insignificante dettaglio che con la nuova disposizione dei posti letto sarei stata io la vittima dei tormenti notturni di Romilda.
<< Io non lo so... >> sbuffò Hugo, tenendosi la testa con aria disperata << pensavo che gente del genere potesse esistere soltanto nei cartoni animati... ma come si fa? Merlino, sembra una Winx! >>
Mi sentii in dovere di ridimensionare la sua affermazione. << Beh, non esageriamo. È solo una schizzata, esaltata, psicopatica, modaiola, convinta di avere vent'anni in meno di quelli che si ritrova... >> Hugo alzò un sopracciglio con aria eloquente << D'accordo, sembra una Winx. >>
Mio fratello sospirò, afflosciandosi sulla roccia. << Mamma e papà stanno andando davvero fuori di testa... prima la convivenza con Malfoy, adesso questo... ci manca solo il matrimonio gay e poi siamo a posto. >>
Mi sedetti accanto a lui, passandogli un braccio attorno alle spalle come facevo anni prima, quando ancora per altezza potevo passare per la sua sorella maggiore. << Dobbiamo farli tornare assieme... >>
<< Già. >> assentì Hugo << Non capisco davvero come facciano a non rendersi conto da soli di quanto siano pessimi i compagni che si sono trovati... insomma, Romilda Vane e Draco Malfoy, ma che gli dice il cervello?! >>
Annuii. << E comunque >> mi sentii in dovere di precisare << Malfoy non è tanto male, alla fine. Insomma, non lo consiglierei a nessuno, sia ben chiaro, ma se impari a conoscerlo dopo un po'... >>
M'interruppi, intimidita dallo sguardo che mi rivolse mio fratello. << Malfoy? >> chiese, incredulo << Quel Draco Malfoy? >>
Arrossii in silenzio.
<< Cioè mi stai dicendo che adesso vai d'accordo con Malfoy? >> insistette Hugo, come se gli avessi appena rivelato di avere un'intricata storia di sesso con la Piovra Gigante. Anzi, forse la storia con la Piovra l'avrebbe presa un pochino meglio...
<< Beh, non esattamente... >> mi giustificai << Insomma, sai com'è, dopo un ci si stufa di scannarsi e si trova un modo per sopportarsi a vicenda... >>
Hugo scosse la testa, senza scollarmi di dosso il suo penetrante sguardo azzurro. << Oh no, tu non me la racconti giusta sorellina. Non si comincia ad andare d'accordo con un Malfoy da un giorno all'altro, come se niente fosse. >>
Avvampai. << Andare d'accordo è una parola grossa... c'è una bella differenza fra andare d'accordo e sopportarsi a malapena... >>
Hugo scosse la testa. << Non te n'è mai fregato nulla di >> fece il segno delle virgolette con l'indice e il medio << sopportarti a malapena con Malfoy, né con Scorpius né tantomeno con suo padre. E tu non fai una cosa se non te ne importa nulla di farla. >>
Allontanai più possibile lo sguardo dal suo, fissandolo su una colonna di formiche che attraversava il sottobosco. << E con questo cosa vorresti dire? >> chiesi.
<< Ah, non lo so. >> rispose lui << Dimmelo tu. Perché di colpo t'interessa andare d'accordo coi Malfoy? >>
Rimasi in silenzio per un po', osservando con aria assorta una spedizione di formiche che assaliva uno scarafaggio.
<< La scusa che l'ho fatto per mamma non vale, vero? >> m'informai.
Hugo confermò i miei sospetti. << Direi di no. >>
Le formiche avevano circondato lo scarafaggio e, dopo averlo voltato con il lucido dorso nero verso terra, lo sollevarono e cominciarono a trasportarlo verso il formicaio.
Non risposi a Hugo: non sapevo nemmeno cosa rispondergli, in fondo. Era vero: non avrei dato ai Malfoy la possibilità di dimostrarmi che potevo andare d'accordo con loro, se non ne avessi avuto un motivo, ma era successo tutto gradualmente, un passettino alla volta, e non avrei saputo dire dove cominciavano i motivi e dove finivano le occasioni dettate puramente dal caso che, in un modo o nell'altro, mi avevano fatto avvicinare ai due Serpeverde dai capelli platinati.
Hugo sospirò. << Ma fai sul serio? Voglio dire, con Scorpius... ti piace davvero? >>
Stranamente non sentii le mie guance riscaldarsi – forse anche perché non avevano ancora smaltito il rossore dovuto alle precedenti battute di quella conversazione – né mi affannai a negare tutto, chiedendogli come aveva fatto anche solo a pensare un'idiozia del genere e giurando e spergiurando di non poter soffrire quel cretino di un Serpeverde. Forse ormai ero giunta all'umiliante consapevolezza di quanto risultasse evidente agi occhi del mondo la mia patetica cotta.
Alzai gli occhi su mio fratello, in attesa della sua reazione: se anche io non ero saltata in aria strillando ai quattro venti il mio (presunto) odio nei confronti di Scorpius non voleva dire che lui non fosse ancora in tempo per saltare in aria giurando di farmi immediatamente depennare da qualsiasi testamento in cui fossi citata. Invece anche Hugo la prese incredibilmente bene: si limitò ad annuire, con l'aria rassegnata di chi non approva la scelta di un amico ma sa di non poter far nulla per fargli cambiare idea, e mi rivolse addirittura un sorrisetto un po' stentato.
<< Non fraintendermi, se pensi che sia l'uomo della tua vita per me va bene: non sono io che ci devo stare assieme. Ma... non so, è... insomma, è Malfoy, per la miseria! È un secchione, snob... anche un po' sfigatello, se permetti... credi davvero che saresti felice, con lui? >>
<< Sarei felicissima. >> gli assicurai << Avrei qualcuno che mi farebbe copiare tutti i compiti in classe. >>
Hugo ridacchiò. << In effetti è un vantaggio da non trascurare. >>
Restammo in silenzio per un paio di minuti, ognuno assorto nei propri pensieri, osservando le formiche che banchettavano con i resti dello scarafaggio, ai piedi del formicaio. La povera bestia tentò di fuggire per un po', agitando le corte zampine verso il cielo, finché le suddette zampine non le furono staccate dal corpo per andare ad agitarsi negli stomaci delle formiche. Non che fossi sicura del fatto che le formiche avessero uno stomaco, in effetti...
<< Beh, tutto qui? >> chiesi, quando la visione del macabro pasto delle formiche mi ebbe annoiata abbastanza << Non ti arrabbi, non mi dici che sono un'idiota, non mi prendi in giro? >>
Hugo si strinse nelle spalle. << Tutto qui. >> disse <<  L'amore è cieco, ormai me ne sono fatto una ragione. E comunque ho tempo per infierire... >>
Non mi sembrava molto pericolosa come minaccia, considerato che fino a qualche minuto prima temevo che mi avrebbe scuoiata viva.
Gli sorrisi, grata. << Quindi per te è tutto a posto? >>
Mio fratello scosse la testa, ridacchiando. << Merlino, potevi trovare di meglio, ma stiamo parlando di Malfoy, non di un pazzo drogato con precedenti penali. Alla fine è solo uno sfigato che si dà un po' troppe arie per la sua immensa cultura: penso di poterlo sopportare finché si fa gli affari suoi e non mi viene a rompere le palle con i suoi libri. E sì, >> aggiunse, in risposta all'occhiataccia che gli avevo lanciato alla parola “sfigato” << ci godo a chiamarlo sfigato e non ho la minima intenzione di smettere. >>
Annuii. << Immagino che sia il giusto prezzo da pagare per la tua indulgenza... E comunque se fossi in te non mi preoccuperei troppo di avere un cognato Malfoy: dubito che lo “sfigato” mi voglia... >>
Hugo inarcò un sopracciglio con aria scettica. << Come sarebbe a dire “dubito che lo sfigato mi voglia”?! Ehi, sveglia, sei Rose Weasley, hai presente? Lui è il figlio di un Mangiamorte voltagabbana che all'ultimo minuto è passato dalla parte dei buoni per salvarsi le chiappe, mentre tu sei la figlia dei migliori amici del Salvatore del Mondo Magico. Lui è uno sfigato secchioncello che nessuno si fila nemmeno di striscio, tu sei una delle persone più popolari della scuola... >>
<< Non esageriamo, ho un po' di amici ma non mi sembra di essere così popolare. >> lo corressi.
Hugo sbuffò, scuotendo il capo. << Dopo il casino che hai fatto con Jason lo scorso anno sei più che popolare, fidati. >>
<< E allora perché nessuno dei miei presunti amici si è fatto vivo dall'inizio dell'estate? >> chiesi, irritata.
<< Non è mica colpa loro se hai preferito startene chiusa in casa a socializzare con un secchione piuttosto che uscire a spassartela con loro. >> mi fece notare mio fratello, con un sorrisetto divertito. << E comunque credimi, ci sono un sacco di ragazzi che farebbero carte false per un appuntamento con te, ma sono troppo terrorizzati dalle tue mosse di Karate e dai tuoi amici per farsi avanti. Comprensibile, del resto: sei una VIP, mica sei alla portata di tutti. >>
Storsi il naso. << Hugo, onestamente, non ti ho mai sentito sparare così tante cazzate tutte assieme. E ne hai dette di cazzate nella tua vita, fidati. >>
Hugo si lasciò sfuggire una risatina. << D'accordo, può darsi che stia un po' gonfiando i fatti per tirarti su il morale e farti una ricarica di autostima... ma ehi, sono tutti fatti con basi reali. Sei esattamente il tipo di ragazza popolare, che ha successo in quasi tutto quello che fa – vedi, qua c'è un quasi, tengo conto degli esami di Trasfigurazione – che non guarderebbe mai un tipo come Malfoy. La classica teen love story americana, hai presente? Lo sfigato che si mette con la cheerleader... >>
<< Sì, ma di solito la cheerleader è anche bella. >> obiettai, per nulla incline a lasciarmi rabbonire da quella cascata di lodi campate in aria.
Hugo mi piazzò una gomitata tutto fuorché gentile in mezzo alle costole. << Vuoi per caso che ti dica che sei una cessa? >>
Incrociai le braccia attorno al busto per prevenire altre gomitate. << No, grazie, penso di poter vivere benissimo anche senza che me lo dici. >>
<< E allora stai zitta per una buona volta e lasciati leccare un po' il culo. Bisogna anche sapersi far leccare il culo nella vita, ogni tanto, cosa credi? Ma comunque, dov'eravamo rimasti? Ah, già, la fighissima Rose che fa cadere ai suoi piedi il secchione Malf... >>
<< Hugo, adesso stai davvero esagerando. >> lo avvertii, facendo del mio meglio per non scoppiare a ridere.
<< Sì, lo ammetto, mi hai beccato. >> si arrese << Ma il succo della faccenda è che sei molto più di quello che Malfoy potrebbe ragionevolmente sperare di avere e su questo non transigo: è così è basta, chiaro? >>
Scossi la testa, divertita dal fervore con cui Hugo cercava di ficcarmi in testa quelle false convinzioni. << Se anche fosse non credo che gli interessi. >>
<< Ah, giusto, non dimentichiamo che lui è il misantropo, l'alternativo... >> mi prese in giro Hugo, sogghignando << fammi indovinare, la sua ragazza ideale è tutta brufoli e libri di storia, come la MacMillan. >>
Tessa MacMillan: un nome, una garanzia. Erano stati assieme qualche mese, al quinto anno, e se solo ci ripensavo mi veniva da vomitare.
<< Non mi parlare di quell'essere abominevole... >> ringhiai << E comunque volevo solo dire che Scorpius non è uno che giudica le persone in base a delle cose così stupide come... Ehi, ahia! >> sbottai, quando Hugo mi tirò un vigoroso pizzicotto sul braccio.
<< Eh no, sorellina. >> esclamò, sventolandomi il dito indice davanti al naso << Innamorata persa va bene, ma non metterti a fare la talpetta, adesso. Scorpius Malfoy è uno sfigato – continuerò a ripeterlo finché non te ne convincerai, quindi smettila di fare quella faccia ogni volta che lo dico – e, per quanto mi dispiaccia smontare l'immagine divina che, da brava pera cotta, ti sei fatta di lui, non è nemmeno perfetto: ti ha giudicata male esattamente come hai tu hai giudicato male lui, in questi anni, quindi non venirmi a dire che è troppo intelligente e maturo per abbassarsi a giudicare la gente in base a stronzate, perché con me non attacca, tesoro. >>
Sbuffai e mi lasciai cadere con la schiena sul morbido tappeto erboso che circondava la roccia. << Oh, e va bene, Scorpius Malfoy è un emerito cretino, ti senti realizzato adesso? Tanto non cambia niente: io sono comunque cotta e lui comunque non mi caga. >>
Hugo scivolò giù dalla roccia e mi piombò addosso, ficcandomi prontamente le mani sul ventre, sotto la maglietta. << Oh, ma come siamo disperati. >> motteggiò, solleticandomi l'ombelico.
<< Disperatissima. >> dichiarai, contorcendomi già per il solletico << Non hai idea, ho combinato un disastro con lui... >>
<< Capisco. >> fece Hugo continuando, come aveva fatto per tutta quella stramba conversazione, a rivolgermi espressioni serissime e non prendermi minimamente sul serio << un disastro, dici? >>
<< Un disastro disastrissimo. >> confermai, schiaffeggiando invano le sue braccia perché smettesse di torturarmi con il solletico.
<< Oh, ma allora è proprio grave. >> convenne lui, affondando con più forza le dita nella mia pelle << Secondo me morirai. >>
Non riuscii più a trattenermi e scoppiai a ridere. << Smettila, idiota, mi fai il solletico! >>
<< No, guarda, non me n'ero accorto che ti sto facendo il solletico. >>
Finalmente riuscii a scrollarmelo di dosso e rotolammo assieme nell'erba, allontanandoci uno dall'altra.
<< No, davvero. >> disse Hugo, quando avemmo ripreso fiato << Se hai bisogno di parlarne seriamente con qualcuno... beh, io sono qui. >>
<< Hai veramente voglia di sentirmi dare di matto perché Scorpius non mi degna di uno sguardo? >> chiesi, ironica.
Hugo sorrise. << Se devo essere sincero l'idea di ascoltare mia sorella che frigna su quanto è bello e impossibile Malfoy mi fa venire abbastanza da vomitare, ma se mi paghi abbastanza penso di poterlo fare. >>
<< Uhm... >> replicai, fingendomi pensosa << un pizzicotto sul naso ti va bene? >>
E riprendemmo ad accapigliarci, rotolandoci nell'erba.
Per quel pomeriggio le nostre conversazioni non rientrarono più nella sfera del “serio”.

 
***
 

Sev– Ah, e così te ne vai in Spagna e non mi dici niente, eh?
Rose– Già.
Sev– Aspetta, quindi io sto spendendo dieci centesimi per ogni messaggio che ti scrivo?
Rose– Dodici, credo.
Sev– Ciao.

 
***
 

Martedì pomeriggio io e Hugo eravamo comodamente svaccati su due lettini accanto alla piscina e stavamo definendo gli ultimi dettagli dell'operazione LSD sotto lo sguardo torvo di Grattastinchi, che ci guardava male da dietro le sbarre della sua gabbietta. Lasciarlo libero nel campeggio era semplicemente impensabile, con tutti gli innocenti bambini che avrebbe potuto aggredire, scuoiare e sbranare.
<< Quindi siamo d'accordo. >> concluse Hugo << Entreremo in azione il 25 agosto. >>
Annuii. << Chi si occupa della pozione? Sarebbe carino se lo facesse Al ma non penso che abbia intenzione di mettere il suo talento di pozionista al servizio dei nostri malefici piani. >> calcai sulla parola 'malefici' imitando l'espressione scandalizzata che avrebbe fatto nostro cugino scoprendo cosa avevamo intenzione di fare.
Hugo fece spallucce. << Potremmo chiedere a Lucy: lei ci starebbe. >>
Sì, Lucy mi sembrava un ottimo compromesso: abbastanza intelligente ed abbastanza diabolica per quell'incarico.
<< Perfetto. >> approvai << Quindi io mi occupo di mamma, tu di papà... serve anche qualcuno che tenga Draco e Romilda fuori dai piedi, però. >>
Non sarebbe stato molo piacevole se uno dei due fosse saltato fuori a metà dell'operazione, mandando a monte la riconciliazione pilotata dei nostri genitori.
Hugo si mordicchiò un'unghia con fare pensoso. << A Draco potrebbe pensarci Scorpius, no? >> propose << Quella volta alla Tana mi sembrava abbastanza propenso ad appoggiare la nostra operazione, magari se provi a convincerlo... >>
Io che convincevo Scorpius a fare qualcosa, come no: ma se non riuscivo nemmeno a convincerlo a rivolgermi la parola, di solito? Decisi di sorvolare sui dettagli di quanto Scorpius non mi calcolasse in condizioni normali (ovvero quando non aveva un disperato bisogno di un confidente in quella casa di matti) e chiesi. << D'accordo, e di Romilda come ci sbarazziamo? >>
<< Ma in qualsiasi modo >> rispose mio fratello << l'hai vista com'è, basta che qualcuno se la porti a Diagon Alley con la scusa di fare un po' di shopping... >>
Stavo per proporre Dominique per l'incarico quando una voce trillante ci fece sobbalzare entrambi.
<< Chi deve fare shopping a Diagon Alley? >> chiese Romilda, comparendoci alle spalle con un sorriso smagliante.
Io e Hugo ci scambiammo uno sguardo colpevole.
Miseriaccia, ma lo fa apposta o ha un talento naturale per saltar fuori sempre nei momenti meno opportuni?
<< Oh, capisco... >> continuò lei, chinandosi su di noi con fare cospiratorio << state tramando qualcosa, vero? >>
Romilda a volte era davvero inquietante: non riuscivo a capire se dietro quel suo sorriso cretino si celasse un cervellino d'oca interessato solo a cose futili o una mente diabolica molto più brillante di quanto le sue maniere frivole lasciassero ad intendere. Magari era in combutta con Grattastinchi e tramava di conquistare il mondo...
Romilda batté le mani, entusiasta. << Oh, avanti, a me potete dirlo! Adoro i piani loschi: sarò la vostra complice! >>
Per fortuna la seccatura di inventarci una scusa per togliercela di torno ci fu risparmiata dall'arrivo di papà in versione capo indiano pronto a scendere sul campo di battaglia, con due vistose bandiere bianche e rosse dell'Inghilterra dipinte sulle guance ed un improbabile cappello sulla cui sommità si accapigliavano un drago color vermiglio e l'armatura bianca di San Giorgio.
<< Hugo, Rose, non avete nemmeno una maglietta dell'Inghilterra? >> esclamò, incredulo, come se ritenesse la nostra mancanza di tifoseria un'offesa personale << La partita inizia fra un'ora! >>
Per ovviare a quella terribile mancanza mi ficcò in testa il suo assurdo cappello e risolse che prima del fischio d'inizio avremmo fatto un salto in qualche bancarella per rifornirci del materiale necessario a fare un tifo quantomeno decente in favore della nostra squadra. La sua idea, seppur inizialmente destasse in me più di qualche dubbio, si rivelò assolutamente brillante visto che ci permise di disfarci di Romilda: la perdemmo in mezzo alle bancarelle, mentre sperperava Galeoni a destra e a manca in cambio di sciarpe bianche e rosse, tazze con gli autografi dei giocatori e magliette con slogan più o meno imbecilli. A nessuno dispiacque più di tanto di averla persa per strada (molto meno di quanto ci sarebbe dispiaciuto perderci l'inizio della partita per colpa sua, in ogni caso), perciò decidemmo all'unanimità di andare a prendere posto sugli spalti e lasciare che terminasse i suoi acquisti senza fretta.
Io e Hugo gradimmo immensamente quella soluzione. Gradimmo anche la partita, sebbene più moderatamente visto che l'Inghilterra perse per 240 a 310, facendosi soffiare il boccino dal cercatore avversario proprio quando le sorti dell'incontro sembravano volgere a suo favore. Ma perlomeno potemmo consolarci assistendo in diretta alla disperazione di nostro padre, che prese a sbattere la fronte sulla ringhiera chiedendo non si sapeva bene a chi come fosse possibile che quella capra del nostro cercatore si fosse fatto fregare il boccino in un modo tanto stupido.
Sarebbe stato perfetto, proprio come ai vecchi tempi, se non fosse stato per Romilda, che comparve in quel momento abbigliata da perfetta Ultrà.
<< Ma allora, questa partita? >> chiese, parecchio delusa nel notare gli spalti ormai mezzi vuoti e neanche l'ombra di un giocatore di Quidditch palestrato.
 

***
 

Mercoledì, per coronare la perfetta vacanza andata storta, pioveva. Romilda avrebbe voluto materializzarsi nella vicina Barcellona ed approfittare del brutto tempo per fare un po' di shopping, io e Hugo non ne volevamo sapere e papà non sapeva cosa voleva ma sapeva benissimo cosa non voleva e cioè, precisamente, non voleva mai più vedere uno Spagnolo per il resto della sua vita. Alla fine, dopo una furiosa lite in cui ognuno fece valere con ostinazione le proprie opinioni e con altrettanta ostinazione ignorò quelle altrui, giungemmo al compromesso di tornarcene in Inghilterra prima del previsto. Compromesso che, ovviamente, lasciò tutti più insoddisfatti di prima.
Mentre trascinavo la valigia nel fangoso vialetto di casa (pioveva anche in Inghilterra, ma quello era scontato), quindi, non c'era da stupirsi che avessi raggiunto il valore massimo nella scala delle incazzature. La cosa sorprendente fu invece il fatto che neanche dieci minuti dopo fossi arrabbiata almeno il doppio, ma d'altronde quando c'è di mezzo Draco Malfoy nulla è impossibile, nel bene e nel male (ma soprattutto nel male).
Ancora ignara dell'ignominiosa scena a cui mi sarebbe toccato assistere di lì a poco entrai in casa, registrando vagamente il fatto che la porta era rimasta socchiusa.
Imbecilli. Un giorno arriveranno i ladri, si fregheranno tutto il cibo e loro moriranno di fame.”
Per fortuna io avevo nascosto un paio di barattoli di Nutella in fondo all'armadio. Per sfortuna, invece, in soggiorno c'erano mamma e Draco che si mangiavano la faccia a vicenda. E c'erano anche delle candele. Rosse. E profumate...
Altro che ladri... spero che un giorno arrivino degli assassini!
Mi nascosi nell'ingresso, reprimendo un moto di disgusto.
Ma insomma, poteva esistere qualcosa di più schifoso di quello? Avrebbero dovuto dividerli con un'ascia bipenne, tagliargli le lingue, legarli, imbavagliarli e spedirli come minimo in due pianeti diversi. Magari anche in due galassie distanti qualche miliardo di anni luce, non si sapeva mai.
Stavo appunto per irrompere in salotto con un perentorio e minaccioso “hem-hem” quando la voce di mamma bloccò i miei propositi sul nascere.
<< Draco Malfoy. >> disse, in una sorta di scherzoso rimprovero << Siamo due uomini adulti e con due figli, ti pare il caso di...? >>
<< Tecnicamente tu saresti una donna. >> la corresse Draco, con la solita, insopportabile voce strascicata << Ho avuto occasione di appurarlo in modo piuttosto inequivocabile. >> aggiunse.
Potevo immaginare benissimo il suo ghigno canzonatorio ed il furioso rossore che aveva invaso le guance di mia madre a quelle parole. << Non perdi mai l'occasione di elargire commenti volgari e scontati, vero? E comunque, per tua informazione, quando ho detto “uomini” intendevo esseri appartenenti alla razza umana, indipendentemente dal sesso, quindi l'uso che ho fatto del termine è corretto. >>
<< Sì, Granger, sì. >> la mise a tacere Draco, con un'evidente vena di esasperazione nella voce << Lo sappiamo che hai sempre ragione. >>
<< Mi fa piacere che tu te ne sia finalmente reso conto. >> fu la risposta inacidita di mamma << Ora vuoi spiegarmi perché il salotto di casa mia è invaso da candele e petali di rosa? >>
Draco ridacchiò. << Vediamo se ci arrivi da sola. >>
La breve pausa che seguì mi fece temere che mamma ci fosse arrivata fin troppo bene ed avesse deciso di passare ai fatti senza indugiare oltre, ma per fortuna le mie paure furono prontamente smentite dalla sua risposta.
<< Non credo di volerci arrivare. Devo ricordarti che in questa casa, oltre a noi, vivono due adolescenti? Cosa credi che penserebbero i nostri figli se entrando in casa trovassero il salotto addobbato in questo modo? >>
<< Non lo so... che i loro genitori si danno da fare molto più di loro? >> propose lui.
Lo schiocco di uno schiaffo neanche troppo leggero risuonò nell'aria. << Draco, sei davvero... Merlino, dovremmo dar loro il buon esempio! >>
<< Perché, questo non è un buon esempio? >> chiese. Prima che mamma potesse rispondergli con una sfilza d'insulti si affrettò ad aggiungere << E comunque Rose tornerà solo dopo cena e Scorpius non sarà a casa prima di un paio d'ore: mi sono assicurato che nessuno dei supermercati nel raggio di cinque chilometri avesse il latte di capra, prima di mandarlo a comprarne un litro. >>
Mamma sbuffò, contrariata presumibilmente più per essere stata messa a tacere prima di poterlo insultare che per l'ingiusto trattamento riservato al sedentario Scorpius. << E quindi? >> chiese.
<< E quindi sposami. >> 

   
 
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