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Autore: MarchesaVanzetta    25/07/2011    0 recensioni
Queste sono otto leggende legate a Castel Giovo, il castello più importante della Val Passiria (dove sono andata quest'anno in vacanza)ovviamente un po' riviste e corrette :D
Le dediche sono alla mia classe che in un momento difficile si è dimostrata davvero meravigliosa. Grazie :)
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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 A Mariachiara, che quando l’ho chiamata per comunicare la nefasta notizia mi ha lasciata con un “non ti buttare giù” con la voce rotta. Grazie mio genio.

 
Selene era una bellissima fata che abitava ai piedi del monte Giovo. Ella, con i suoi capelli che sembravano intessuti di rugiada, gli occhi verdi come una tenera gemma e il corpo latteo e snello aveva fatto innamorare di sé molti giovani, ricchi e poveri, di regni vicini e lontani, che venivano a centinaia ogni giorno per ammirarla e chiedere la sua mano. La fata però disprezzava gli uomini, poiché li riteneva volgari e sciocchi e gettava loro in faccia le erbacce del suo giardino. Il parco della sua dimora ospitava infatti una grandissima varietà di piante e fiori, provenienti da ogni luogo della terra. Selene curava personalmente il giardino e quando le ragazze del paese arrivavano per portarle il latte per i suoi bagni le faceva vagare a loro piacimento nelle serre, dove potevano cogliere ogni fiore desiderassero.
La bellissima fata visse in questo stato di lusso a lungo e con lei anche la valle viveva un momento di benessere. Ma un anno sopraggiunse una carestia durissima, che colpì anche la valle, riducendola quasi alla miseria; la situazione si aggravò poi con l’arrivo della peste, che mieté centinaia di vite.
Anche al castello della fata si risentiva di questi accadimenti: ella infatti ormai pagava a caro prezzo il latte con cui si faceva il bagno ogni sera, quando prima le veniva regalato e i pretendenti si facevano via via più radi fino a quasi scomparire del tutto e, con essi, i gioielli e i meravigliosi abiti che portavano con loro in dono.
La fata però non si curò dei pretendenti e iniziò a pagare il latte, senza preoccuparsi troppo della misera condizioni dei suoi valligiani.
Una sera però, mentre si faceva il bagno nella tinozza, un raggio si sole, colpito il latte, si rifletté negli occhi di Selene, accecandola. Ella, quando cercò aiuto preso gli abitanti del paese ne venne scacciata in malo modo, perché con la sua altezzosità e presunzione aveva iniziato a farsi odiare da tutti i poveri contadini che morivano di fame mentre lei sguazzava in litri e litri di latte ogni sera.
Così, umiliata e ferita, se ne andò dalla valle come una mendicante e di lei non si seppe più niente.
Quando giunse in tutta la valle la notizia che la fata era scomparsa dalla circolazione, molti pensarono di andare alla reggia della fata, per rubare ciò che di prezioso potesse esserci o anche solo della frutta dal giardino. Si misero tutti d’accordo per andare in un giorno solo, per non intralciarsi gli uni con gli altri, e alla data prestabilita partirono.
Che sorpresa quando trovarono, al posto dell’imponete palazzo e del lussureggiante giardino, solo un terreno incolto pieno di sterpaglie! Vedendo passare di lì una vecchia il capo dei saccheggiatori le chiese cosa fosse successo alla dimora della fata ed essa le rispose, con le lacrime agli occhi per la bellezza perduta, che il Walten, dopo un violentissimo temporale, era straripato e impetuoso aveva raso al suolo la casa e distrutto il giardino.
Allora gli abitanti tornarono nelle loro case, capendo che tutte quelle disgrazie capitate alla fata Selene erano state causate dalla sua cattiveria e ne raccontarono la storia ai figli e ai figli dei figli e ai figli dei figli dei figli per insegnar loro ad essere sempre umili e generosi.

  
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