chains ;
guida pratica all’adempimento di un assassinio
Il sangue scorreva
tra le lunghe chiome brune della giovane donna, irrorando la terra col suo
senso di morte. Una mano cadde dall’alto accanto al suo viso bianco come
la neve, mentre l’uomo si lasciava cadere sulle ginocchia tremanti, gli
occhi fissi in quelli spenti e spalancati di lei – ma più vuoti, immensamente.
L’uomo non
ricordava di aver mai avuto un nome o una vita: il mondo intero aveva cessato
di esistere nel momento in cui il lampo di luce verde si era riflesso nelle
iridi che ora, cieche, specchiavano le sue. Mosse la mano quasi senza
accorgersi della sottile bacchetta ancora stretta tra le dita; sfiorò,
carezzò con dolcezza una gota arrossata, seguì la scia rossa nei
contorni delle labbra dischiuse, e tentò infine di abbassare quelle
palpebre crudeli. Inutile. Gli occhi di Helena – Helena; ricordava il suo nome, Helena – erano stati pieni di cielo, e mascherarne la perdita
avrebbe soltanto ampliato il vuoto. Il sangue sarebbe scorso ancora, e il cielo
sarebbe rimasto perduto.
L’uomo rise, una
risata folle e lunga. Rise perché la
colpa che lo sporcava andava al di là delle lacrime.
E nel nulla che gli
era rimasto, seppe che una sola cosa andava fatta. Posò sulla fredda
bocca di Helena la sua, tremante, e strinse la bacchetta contro il proprio
ventre, impugnandola come una spada. Sussurrò così le due parole.
« Avada Kedavra. »
L’ultima cosa
che avrebbe ricordato sarebbe stato il bacio gelido della morte.
[ 240 parole ]
Spazio
dell’autrice
Radicale cambiamento
di genere. Perché la storia del Barone mi ha sempre affascinata, e
perché sarebbe un insulto provare a scrivere di qualcosa che non sia la
sua disperazione, o il senso delle sue catene. (In realtà, il Barone si uccise con un pugnale, ma per restare in tema di incantesimi sono dovuta ricorrere alla licenza poetica.)
Ringrazio infinitamente
chi mi segue e voi che state leggendo in questo preciso istante: spero di
meritare almeno un briciolo della vostra attenzione.
Aya ~