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Autore: _Shantel    31/07/2011    20 recensioni
Liceo scientifico L.
Prendete Alice, liceale di diciotto anni che vive in un mondo fantastico; aggiungete Davide, il bello-e-dannato della scuola che è il suo sogno proibito: sommate anche Federico, il migliore amico di Alice, di cui lei si invaghisce; infine moltiplicate per Edoardo, il fidanzato immaginario della ragazza che assume le fattezze dell'affascinante "Blaine", uno gigolò. Risultato?! Un gran pasticcio per la povera Alice da lei stessa creato, senza immaginarsi quello che poteva succedere. Ma in questo caos riuscirà anche a scoprire l'amore per la prima volta. Già perchè, come dice lei stessa...
Mi chiamo Alice Livraghi e non ho mai baciato un ragazzo
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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C a p i t o l o 16

Buon compleanno


The end.
Tutto era finito quel maledetto 8 marzo. La mia menzogna, il mio continuare a fingere, le mie chiacchierate con Dario, le nostre litigate, i baci, i momenti di pura passione. Non ci sarebbe mai stato più un
noi… se poi c'era mai stato realmente un noi, ma solo un io. Io che piangevo ogni sera, io che avevo il cuore in pezzi, io che avrei dovuto tornare a vivere la mia insulsa vita senza di lui, io che avrei dovuto vivere senza un pezzo di me, della mia anima che aveva seguito Dario e che non l'avrebbe mai lasciato.
Continuavo a ripetermi che avevo fatto la scelta giusta a lasciarlo andare, a non ricadere tra le sue braccia, ma il mio cuore sembrava non volersi arrendere alla triste realtà. Chissà se sarei mai riuscita a trovare la forza per dimenticarlo, per dimenticare il mio primo amore, per voltare pagina e permettere al mio cuore di battere di nuovo per un altro ragazzo, al mio corpo di provare quelle sensazioni uniche con un'altra persona.
Sospirai e appoggiai il mento sul palmo della mano fissando la piscina davanti a me. Non mi interessava affatto quella gara e ben presto tutto si dissolse, ritrovandomi a rivivere il nostro primo bacio, sul suo balcone con la pioggia battente. Avevo assaporato le sue labbra, sentito le sue mani sul mio corpo, con il suo respiro caldo che mi solleticava la pelle. Forse era stato quello il momento in cui mi ero innamorata di lui, ma molto probabilmente questo era accaduto molto tempo prima, quando lo avevo visto varcare la soglia di casa mia. Sì, ne ero più che sicura. Dario era entrato dentro il mio cuore immediatamente, non appena avevo incontrato i suoi occhi. Lo avevo sempre amato, e lo capii solo in quel momento che ero stata vittima del cosiddetto ‘colpo di fulmine’. Mi chiedevo se lui avesse provato la stessa cosa, se anche lui sentisse lo stesso per me, se mi avesse mai amata.
Un pollice strofinò sulla mia guancia, raccogliendo le lacrime che sgorgavano dai miei occhi chissà da quanto tempo. Federico, ancora con i capelli bagnati e il costume da bagno, si sedette accanto a me, stringendomi la spalla e stringendomi a lui. Appoggiai il viso sul suo petto massiccio e umido, mentre lui mi cullava con il suo abbraccio, rimanendo in silenzio a sopportare i miei ennesimi singhiozzi. Se non ci fosse stato Abbate, molto probabilmente sarei impazzita. Avevo assolutamente bisogno di qualcuno che mi stesse accanto, che sopportasse i miei piagnistei, qualcuno che mi capisse e che mi avrebbe aiutata a dimenticare Dario. E Federico era quel qualcuno, il mio migliore amico, colui che rendeva più leggere quelle giornate che, senza di lui, sarebbero state interminabili ed insopportabili.
«Scusami» mormorai, tirando su con il naso.
«E di cosa?» domandò, baciandomi tra i capelli.
«Perché piango» risposi, prendendo un respiro profondo, cercando di non lacrimare più.
«Non dire sciocchezze!» ridacchiò «Piangi pure. Hai bisogno di sfogarti» aggiunse dolcemente.
«Dio, son diventata una piagnucolona!» sbuffai esasperata, allontanandomi da lui e alzando lo sguardo al cielo.
Mi asciugai velocemente le lacrime e respirai a fondo, ingoiando il groppone che mi stringeva la gola e smettendo si piangere, anche se in realtà avrei voluto continuare fino a prosciugarmi.
«Allora» esclamai con un sorriso tirato «Hai vinto?» domandai, cambiando discorso.
Federico sospirò con un sorriso sornione e scosse lievemente la testa.
«Noto che hai seguito» sogghignò ed io sorrisi imbarazzata «Comunque, sì, ho vinto» disse strafottente, strofinando la punta delle dita sul petto «Che ti aspettavi?! Sono il migliore»
«Ma smettila!» esclamai, tirandogli un leggero pugno sul braccio «Hai vinto una stupida garetta di nessun conto»
«È sempre una vittoria» ribatté lui «Garetta dopo garetta arriverò alle Olimpiadi»
Lo guardai esaltarsi con sufficienza e le braccia incrociate, sorridendo sorniona.
«Le Olimpiadi» ripetei divertita «Non credi di puntare un po' troppo in alto?»
«Forse» scrollò le spalle e si alzò, dirigendosi verso gli spogliatoi con la sottoscritta al seguito «Ma ognuno ha i suoi sogni. Io una medaglia d'oro» si fermò all'improvviso, in mezzo al corridoio e si voltò verso di me «Tu il grande amore» mormorò.
Si abbassò per raggiungere il mio viso e posò delicatamente le sue labbra sulle mie. Fu un piccolo bacio, un semplice sfiorarsi di labbra, un innocente assaporarsi che mi stupì e imbarazzò.
«Vado a cambiarmi» sorrise.
Sparì dietro la porta degli spogliatoi ed io rimasi immobile come una scema a fissare la parete di fronte a me con gli occhi sgranati, sfiorandomi le labbra con le dita. Mi aveva baciata, anche se era stato un semplice bacio a stampo e mi sentii tremendamente in colpa nei confronti di Benedetta. Non poteva lasciarla, non per me, non lo avrebbe mai sopportato, così come io non sarei più riuscita a guardare la mia migliore amica negli occhi. Poi, non mi sarei mai messa con lui, non con il mio migliore amico, con l'ex di Germa.
Forse, però, è lui il tuo principe azzurro. Lui è l'unico che ti capisce davvero, l'unico che ti sta accanto, l'unico che ti ama davvero.
Deglutii a vuoto, stupita dai miei stessi pensieri. Ero ancora innamorata di Dario e forse lo sarei stata per sempre, ma questo non mi impediva di provare a stare con Federico, di diventare la sua ragazza.
No, no e poi no!
Abbate era il fidanzato di Germa e non dovevo fantasticare su di lui. Lui era solo ed esclusivamente il mio migliore amico e non sarebbe stato più di quello.
«Ecco qui il campione!» esultò uscendo, con il borsone che pendeva da una spalla e un'orribile tuta blu che sembrava un pigiama.
Mi strinse la spalla e mi avvicinò a lui, trascinandomi verso l'uscita del palazzetto.
«Fede...non credo...che sia giusto» tentennai, con lo sguardo basso a guardare i nostri piedi.
«Cosa?» chiese dubbioso.
«Quello che hai fatto prima» risposi intimidita «Nei confronti di Germa, intendo»
«Era un bacio a stampo!» ribatté lui imbarazzato «Non... non significava nulla»
Non era per nulla convinto di quello che diceva, il suo tono di voce era insicuro e traballante.
«E poi» sospirò «io non voglio più stare con Benedetta» ammise, con un filo di voce.
Mi allontanai da lui e lo guardai stupita, confusa ed incredula. Quello che temevo si stava avverando e già mi spaventava quello che mi avrebbe detto Abbate, cosa avrebbe fatto Germa.
«Per-Perché?!» balbettai.
Federico si umettò le labbra e si sistemò il ciuffo biondo e sbarazzino che il vento aveva scompigliato. Si guardò le scarpe e sbuffò, grattandosi la nuca.
«È petulante!» esclamò, aprendo le braccia e facendole ricadere lungo i fianchi «È asfissiante, gelosa, sospettosa. Mi chiama ad ogni minuto del giorno e mi fa il terzo grado. “Dove sei, con chi sei, cosa stai facendo”» sospirò, scuotendo la testa «Mi toglie l'aria! E io non riesco più a sopportarla. È una cara ragazza, una buona amica, ma come fidanzata è insostenibile»
Boccheggiai e vagai con lo sguardo, scrutando ogni centimetro dell'asfalto sotto le mie scarpe.
«Fede, non farlo» gli dissi, stringendogli le mani «Non per me» aggiunsi, sicura che quella fosse una scusa.
Abbate si morse le labbra e sorrise imbarazzato, fondendo le sue iridi nocciola con le mie.
«Non l'ho sto facendo per te» sospirò «Te lo giuro. So benissimo che con te non ho speranze, che sei innamorata di quel ragazzo. La lascio perché non sto bene con lei, tutto qua. Molto probabilmente ho sbagliato fin da subito a mettermi con Benedetta, ma volevo lasciarmi la delusione per te alle spalle e stare con lei mi sembrava la soluzione migliore. Credevo che, con il tempo, mi sarei innamorato di lei, ma è davvero troppo gelosa per i miei gusti»
Guardai in quei suoi occhi dolci, trovandoci sincerità e delusione. Era amareggiato per le sue stesse parole, perché il mio cuore era stato ghermito da Dario e pensava che non sarebbe mai appartenuto a lui. Ma le strade del destino erano imprevedibili, così come lo era il cuore fragile di una ragazza ferita che aveva solo voglia di essere amata. Rimanemmo a fissarci per alcuni secondi, mani nelle mani, occhi negli occhi, senza proferire una sola parola.
«Comunque» sospirò, liberandosi dalla mia stretta e riprendendo a camminare «Cos'è successo ieri sera? Non te l'ho chiesto subito perché eri sconvolta!»
Già, non gli avevo detto nulla. Avevo pianto per tutto il tragitto in moto, bagnando la sua giacca con le mie lacrime e lui, sensibile come sempre, era rimasto in silenzio, non si era intromesso nei miei sentimenti e nel mio dolore.
«Dario» risposi in un soffio «Doveva essere una serata di sole donne, spensierata e divertente. E invece c'è stata la sorpresa. Era il nostro regalo per la festa della donna e abbiamo litigato, ovviamente. Ma questa volta è veramente tutto finito. Ho chiuso con lui»
«Mi dispiace. Immagino come starai soffrendo» mormorò.
«Ho il cuore a pezzi» ribattei, con un sorriso amaro «Dovrei odiarlo, invece continuo a pensarlo, ad amarlo. Sono una stupida»
«Non è vero» disse Federico, sorridendomi «L'amore è un sentimento nobile e non bisogna sentirsi stupidi»
«Sarà anche nobile, ma è più affilato di una spada» risposi «Ferisce e preferirei rimanere sola tutta la vita, piuttosto che soffrire così un'altra volta»
«Alice, non privarti di qualcosa di così meraviglioso come l'amore» sorrise «Le ferite sono temporanee, si rimarginano e non devono assolutamente condizionarti» si fermò davanti a me e mi strinse le spalle «Ama, Alice. Continua ad amare e prima o poi troverai qualcuno degno di ricevere il tuo amore».
Sorrisi a quelle parole, sentendo un minimo di conforto crescere in me. Federico aveva ragione, perché privarmi dell'amore solo per aver sofferto con Dario? Il mondo era pieno di ragazzi e sicuramente ce n'era uno che stava aspettando me, che mi avrebbe amato, apprezzato, che sarebbe stato degno del mio amore. Io sarei stata la sua principessa, lui il mio principe azzurro, ed avremmo vissuto la nostra favola così come avevo sempre immaginato da quando ero piccina.
Magari era Federico il ragazzo che aspettavo.
«Grazie Fede» mormorai abbracciandolo «Non so come farei senza di te e senza il tuo conforto»
«È il minimo che dovrebbe fare un migliore amico, no?»
Lo guardai negli occhi e sorridemmo all'unisono. Mi morsi un labbro, prima di alzarmi sulle punte e spingerlo verso di me per potergli dare un bacio sulla guancia. Strofinai il mio naso contro la sua canappia e poi appoggiai la fronte contro la sua.
«Ti voglio tanto bene» mormorai.
«Se dicessi anche io, mentirei»


«Come va con mio fratello?» domandai a Claudia, appoggiandomi al pilastro nell'atrio nell'attesa dell'arrivo di Benedetta.
«Va» scrollò le spalle, incrociando poi le braccia «Ci frequentiamo» aggiunse, non del tutto convinta.
Aggrottai la fronte e sorrisi sorniona. Avevo imparato a conoscerla e quando rispondeva con tono vago, dondolandosi da un piede all'altro voleva dire che nascondeva qualcosa. E lo stesso valeva per Smell che, da quel 14 febbraio, sembrava molto più felice e sorrideva in continuazione, cosa mai successa visto che teneva sempre il broncio.
«No ok!» trillò d'un tratto prendendomi le mani «Raffaele è fantastico. È così dolce, è un cucciolotto e ci piacciono le stesse cose. Assolutamente incredibile!»
«Sei sicura di star parlando di Raffaele Livraghi? No, perché da come lo descrivi sembra un'altra persona» ridacchiai.
«Sicurissima, mia cara» rispose con un sorriso «E devo ringraziarti per avermelo fatto conoscere!» cinguettò con le guance rosse.
«Oddio, non credevo possibile che qualcuna potesse prendersi una cotta per mio fratello» commentai sarcastica ed incredula.
«Sarà che mi accontento di poco» ribatté e scoppiammo a ridere «Diciamo anche che ha delle doti nascoste».
La guardai dubbiosa e Claudia indicò verso il basso. Ci volle un po' prima di riuscire a capire che stava parlando di sesso. Nono solo quei due si frequentavano, ma erano già arrivati in quarta base nel giro di nemmeno un mese. Ero l'unica che non la smollava dopo il primo appuntamento.
«Comunque, Ben mi ha detto cosa è successo sabato al Limelight» se ne uscì ad un tratto ed io rimasi impietrita.
«Cos'è successo?!» feci la finta tonta.
«Che hai litigato con il gigolò che c'era alla festa» sospirò «E che quel gigolò era Edoardo. O meglio, Dario».
Incrociò le braccia e mi guardò con sufficienza. Bene, ero stata scoperta. Non ci voleva molto a fare due più due, a capire la farsa che avevo creato. Boccheggiai e abbassai lo sguardo, fuggendo da quello perlaceo di Claudia.
«Alice, perché non ci hai detto la verità?! Siamo le tue migliori amiche»
«Già» sospirai «Avrei dovuto dirvi che non esisteva nessun Edoardo, ma avevo paura che mi avreste presa in giro»
«Tesoro!» esclamò, abbracciandomi «Non lo avremmo mai fatto!».
Ricambiai la stretta e sorrisi. Ero stata una stupida a non fidarmi di loro. Avrei dovuto dire subito la verità, fregarmene degli altri, così magari avrei anche evitato di conoscere Dario.
«Lui ti piace, vero?» domandò, vicino al mio orecchio «A San Valentino eravate così affiatati e tu eri visibilmente cotta!»
«Sì» ammisi in un soffio «Ma abbiamo chiuso definitivamente»
«Perché mai?» chiese perplessa, sciogliendo l'abbraccio.
«Perché è un idiota. Ha giocato con i miei sentimenti» confessai con un filo di voce.
«Umpf... uomini!» esclamò «Sono tutti uguali. Lascialo perdere, ne troverai sicuramente uno migliore di lui, magari che faccia anche un altro mestiere».
Ridacchiai ed annuii mestamente.
«Chi-chissà Germa» cambiai discorso, imbarazzata, soffocata ancora una volta dal pensiero di Dario. Non dovevo pensarlo o sennò non sarei mai più riuscita a dimenticarlo.
«Strano che non sia già qui» rispose preoccupata Claudia.
Guardai l'orologio che segnava quasi le otto e di Benedetta nemmeno l'ombra. Iniziai a preoccuparmi di non vederla arrivare, dato che lei era sempre la prima a mettere piede nella scuola. Se si fosse sentita poco bene, mi avrebbe scritto un messaggio, così come se avesse deciso di rimanere a casa a poltrire. Ma il mio cellulare era rimasto muto per tutta la domenica e quel lunedì mattina, per cui cominciai a farmi ‘i film’ peggiori. Pensai che avesse fatto un incidente, che un maniaco l'avesse rapita per fare un gioco sadico stile
Saw o che fosse stata uccisa da un serial killer. O peggio, era arrabbiata con me per la bugia su Edoardo. Era sicuramente così, era furiosa perché le avevo nascosto la verità.
«Magari è solo in ritardo» ipotizzò Claudia «Direi di iniziare a salire che tra poco iniziano le lezioni».
Annuii e diedi un ultimo sguardo fuori dalla porta a vetri sperando di vederla arrivare, ma di lei non c'era traccia. C'erano solo ragazzi che fumavano e quel demente di Saronno che aveva ancora il coraggio di salutarmi. Di tutta risposta gli alzai il medio, godendomi la sua faccia da merluzzo sotto sale e mi incamminai verso la mia classe, raggiungendo Claudia sulle scale.
«Ci vediamo all'intervallo» disse, raggiunta la sua aula «Adesso provo a scriverle per vedere se va tutto bene»
«Ok» soffiai e la salutai senza entusiasmo, continuando a percorrere il corridoio.
Il professore non era ancora arrivato a giudicare dai miei compagni che bighellonavano. Senza nemmeno essere notata da loro, entrai in classe, sperando di trovarvi Benedetta. Ma il suo posto era vuoto e sentii il mondo crollarmi addosso. Non volevo perdere Germa per una stupida bugia, per quel cretino di Dario.
Sospirai ed andai a sedermi al mio banco. Il chiacchiericcio infernale che c'era in quell'aula, ma soprattutto il continuo
coccodè di quelle galline delle mie compagne erano insopportabili, perciò acchiappai il mio Ipod per estraniarmi da quella classe, anche se in realtà non avevo nemmeno voglia di ascoltare musica. Non cambiai nemmeno la modalità, lasciandolo sintonizzato su radio DeeJay, la stazione che ascoltava mia madre in continuazione. Pubblicità, noiosa pubblicità radiofonica. Programmi, prodotti di cosmesi, partecipa al concorso per diventare Deejay…
Sbuffai sonoramente ed, improvvisamente, una cuffietta mi venne strappata dall'orecchio. Alzai lo sguardo ritrovandomi di fronte la Cariati con le braccia incrociate con l'inseparabile Lamira che imitava qualsiasi gesto di Cristina.
«Ciao Alice!» miagolò la bionda.
«Ciao» risposi intimidita.
«Devi assolutamente dirci cosa è successo sabato!» esclamò.
Lei e la sua stupida passione per il gossip. Sapevo che non sarei riuscita a scappare alle sue grinfie e sapevo anche che mi ero messa in un bel pasticcio.
«Ti abbiamo vista scappare» intervenne Francesca.
«Niente di che» sorrisi tesa «Ha solo allungato un po' troppo le mani» mentii.
«Veramente?!» cinguettò Cristina, portandosi una mano sul cuore «A me sembrava che voi due vi conosceste molto bene. Conoscevi addirittura il suo nome e lui si scusava con te»
Non le sfuggiva proprio nulla a quella gallina. Deglutii a vuoto ed annaspai, senza sapere che cosa rispondere.
«Una semplice studentessa del liceo che conosce un gigolò. Che per giunta è lo stesso ragazzo che era alla festa di San Valentino con te, o sbaglio?» sorrise sorniona.
Abbassai lo sguardo, senza fiato, senza parole per chiudere il becco di quell'oca. In quel preciso istante avrei tanto voluto essere risucchiata dal pavimento o essere rapita dagli alieni, piuttosto che sostenere lo sguardo intenso di Cristina.
«Dovrà pur significare qualcosa tutto ciò!» esclamò, fingendo perplessità.
«Sì, che è una bugiarda» disse una voce alle sue spalle e d'improvviso apparve Benedetta, struccata, i capelli scompigliati e gli occhi pieni di rabbia.
Mi alzai di scatto dalla sedia e la raggiunsi, pronta a spiegarle tutto, a dirle la verità ma non feci nemmeno in tempo ad aprire bocca che la mano di Germa mi colpì con furia una guancia, emettendo un suono sordo che zittì i miei compagni. La guardai con gli occhi sbarrati, massaggiandomi la gota, incredula per quello che aveva appena fatto.
«Benedetta» mormorai tremante.
«Sei una stronza Alice!» sbraitò, cominciando a piangere.
«È per Edoardo?» chiesi sconvolta.
«Non m'importa nulla di Edoardo, Dario o come cavolo si chiama!» rispose mettendosi le mani tra i capelli «Tu, sei solo una puttana» sibilò, puntandomi un dito contro.
Ero basita, completamente senza parole di fronte a quell'indice tremante, di fronte a quella Benedetta in lacrime che mi offendeva con rabbia.
«Dovevo capire che dietro il faccino da santarellina che ti ritrovi si nascondeva una troia» ringhiò.
«Germa, io...» tentai di dire.
«Sta’ zitta!» sbraitò così forte che la voce le si strozzò in gola «Ti ho vista con Federico ieri pomeriggio. Ero andata in piscina per fargli una sorpresa, lui credeva che io fossi da mia nonna. E cosa scopro?!» serrò i pugni e strizzò gli occhi «Voi due che vi sbaciucchiate!»
«No, Ben! Hai frainteso!» esclamai e cercai di afferrarle le mani, ma lei le ritrasse.
«Ah sì?! Allora spiegami perché la sera stessa mi ha mollata» mormorò, cercando di controllare i singhiozzi «Coincidenza?! Non credo proprio. Tu sei l'altra, quella che ha allontanato Federico da me»
«Ti sbagli Ben» soffiai, quasi al limite della disperazione.
«E non tentare di calmarmi con quelle lacrime di coccodrillo» mormorò «Credevo di aver trovato un'amica e invece mi hai pugnalata alle spalle» abbassò lo sguardo e si morse le labbra. Era la prima volta che la vedevo così fragile, così indifesa e la colpa era soltanto mia. «Ti odio Alice. Vorrei dirti di non farti più vedere da me, ma purtroppo siamo nella stessa classe. Per cui, vedi di ignorarmi, da ora in poi. E non provare a cercarmi, non voglio più sentire la tua voce stridula»
Si voltò di scatto e andò a sedersi in fondo alla classe, vicina alla finestra. Avevo gli occhi di tutti posati su di me, perfino quelli del professore che era rimasto ad assistere incredulo a quel litigio. Mi sentivo morire, ferita dallo sguardo pieno di rabbia di Benedetta, logorata dentro da quelle parole.
Ti odio.
La mia migliore amica mi odiava. Nel giro di poco tempo avevo perso due delle persone più importanti per me… prima Dario, poi Benedetta. E l'artefice di tutto quel trambusto ero io.


Benedetta, oramai, si comportava quasi come se io fossi morta. Non un saluto, non un cenno, nemmeno uno sguardo. Anche lei, come Francesca era diventata una specie di caricatura della Cariati. La seguiva dovunque andasse, rideva a qualsiasi sua battuta, si comportava da stronza esattamente come Cristina. Ed io mi sentivo sempre più sola. Certo, c'era Claudia, che però doveva dividersi tra me e Benedetta, lavoro non semplice per lei che doveva sorbirsi i nostri piagnistei in continuazione. Poi c'era Federico, la mela della discordia, colui che aveva spezzato il cuore della mia migliore amica. Forse avrei dovuto tagliare i ponti con lui, scaricargli addosso tutta la colpa, ma non ci riuscivo. Sapevo bene che tutto era nato per colpa mia, per quella mia stupida bugia, per cui non potevo prendermela con Abbate.
Per cui, ricaddi nuovamente in quella spirale di tristezza che credevo di aver superato. Ormai, la mia infelicità era cronica. A tutto questo si aggiungeva il mio compleanno.
Il diciottesimo.
Un traguardo per tutti, da festeggiare in discoteca con migliaia di amici e fiumi di alcool. Peccato che per me non fosse così. Era un giorno come tutti gli altri, monotono e triste e le uniche cose che mi ricordavano che era il 13 marzo erano gli auguri sporadici che mi arrivavano sul cellulare dai parenti e la torta gelato che aveva comprato mia madre. Non mi ero mai immaginata di passare il mio diciottesimo compleanno in un locale notturno, ma nemmeno chiusa nella mia stanza abbracciata al cuscino.
Suonarono al citofono e sospirai scocciata di dover abbandonare il mio confortevole letto. Mi trascinai svogliatamente verso il citofono, chiedendomi chi rompesse le scatole alle quattro del pomeriggio.
«Sì…» biascicai senza entusiasmo.
«Stavo cercando Livraghi Alice» disse una voce scura.
«So-sono io» tentennai insicura.
«Mi hanno detto che oggi è il suo compleanno! E di farla scendere, che c'è qualcuno che la sta aspettando»
Sorrisi, scuotendo la testa, capendo solo in quel momento che a parlare era Abbate.
«Che vuoi Fede? Non ho davvero voglia di uscire»
«Volevo darti il mio regalo di compleanno!» rispose «Scendi, dai!» mi pregò.
«Arrivo» sbuffai.
Fortunatamente ero ancora vestita, per cui non persi tempo e raggiunsi Federico fuori dal palazzo. Mi sorrise e mi strinse a sé, baciandomi tra i capelli. Lo squadrai da capo a piedi, ma non sembrava avere con sé nulla, se non la sua moto.
«E il regalo?» domandai perplessa.
«Dobbiamo raggiungerlo» rispose con ovvietà.
Aggrottai le sopracciglia, sempre più dubbiosa.
«Non fare domande. Avvisa solo tua madre che tornerai per le otto a casa»
Che cosa diavolo aveva architettato Abbate?! Titubante, suonai al citofono e spiegai ad un geloso Smell che sarei uscita con Federico.
Afferrai il casco che Abbate mi stava tendendo e lo indossai, salendo sul quel mostro a due ruote. C'ero già stata sulla moto, ma ero troppo depressa per potermi preoccupare della sua pericolosità. Però quella volta ero abbastanza lucida da impaurirmi anche solo sentendola sgasare. Avevo timore di cadere da quel trabiccolo, di rimanerci secca.
Non appena la moto partì, strinsi il busto di Federico, aggrappandomi alla sua giacca e affondando il viso nella sua schiena. E non avevo la minima intenzione di staccarmi da lui, di guardarmi intorno e vedere le macchine sfrecciarmi di fianco. Avevo fin troppa paura della velocità e se avessi visto la moto zigzagare tra le auto mi sarebbe venuto un infarto.
Per tutto il tragitto mi canticchiai quasi tutta la discografia di Tiziano Ferro per dimenticarmi di essere su una moto che viaggiava a chissà quanti chilometri orari. Non seppi nemmeno quanto tempo impiegammo per raggiungere il mio regalo, avevo perso qualsiasi cognizione.
«Siamo arrivati» annunciò a gran voce Federico, spegnendo la moto.
Si era fermato su una piccola strada che costeggiava un verdeggiante boschetto. Scesi da quel trabiccolo, guardando stranita le villette di quel paesello. Non avevo la benché minima idea di dove fossi, né tanto meno cosa avesse in mente Federico. Mi tolsi il casco, tendendolo ad Abbate, che lo sistemò dentro il sellino della moto.
«Seguimi» disse, trascinandosi dietro il mostro a due ruote ed inoltrandosi nel boschetto.
«Che cosa hai in mente, Federico?!» domandai a gran voce, seguendolo titubante.
«Fidati di me!»
Insomma, mi stava chiedendo di andare con lui in un bosco, tanto sicura non lo ero. Se fosse impazzito tutto d'un tratto e avesse dei pensieri sconci su di me? Se avesse voluto farmi del male? Magari era sempre stato un maniaco ed io non me n'ero accorta.
Tutti questi pensieri tragici vennero spazzati via non appena vidi apparire davanti a me una distesa azzurra e cristallina. Rimasi estasiata nel vedere quell'immenso lago nel quale si specchiavano gli alberi e il sole. Sembrava quasi di essere dentro ad un quadro, con quei colori tenui e romantici.
«È... è bellissimo» mormorai, avvicinandomi alla riva.
«Il lago di Pusiano» commentò Federico, affiancandosi a me e stringendomi la spalla «Mio nonno mi ci portava sempre quando ero piccolo»
«È questo il mio regalo?» domandai, persa in quello spettacolo naturale.
«Già» rispose «Volevo che ti ricordassi questo giorno per sempre. Aspetta di vedere il tramonto»
«Davvero splendido» mormorai «Grazie Fede».
Abbate arrossì, abbassando lo sguardo e sorrise. Rimanemmo stretti a guardare il lago per alcuni secondi, coccolati dal vento che spirava tra gli alberi e che increspava l'acqua.
«Ti piace nuotare, vero?» domandai, sorridendo sorniona.
«Sì, ovvio» rispose con le sopracciglia abbassate.
«Bene» ridacchiai.
Gli strinsi un braccio e lo trascinai, cercando di spingerlo dentro il lago. Ma spostare Abbate era come cercare di muovere una montagna. Lui puntò i piedi nel terreno e ogni mio tentativo di spingerlo in acqua era vano. Era immobile e rideva mentre io cercavo disperatamente di farlo muovere da lì.
Improvvisamente, Federico mi afferrò il polso, trascinandomi verso di lui e mi sollevò da terra, prendendomi in braccio. I suoi occhi sprizzavano furbizia, così come il suo sorriso appena accennato.
«Non ci provare» gli intimai, puntandogli un dito contro e ridacchiando.
«Tu volevi buttarmi in acqua, per cui ti accontento» ribatté, avvicinandosi all'acqua «Però tu vieni con me!».
Cominciai a dimenarmi per liberarmi dalla sua presa, ma la sua stretta divenne più forte. Non volevo finire in acqua e fare un bagno fuori stagione, anche perché sarei sicuramente annegata.
«No, ti prego, Fede, lasciami!» lo supplicai ridendo.
Nemmeno gli occhi dolci lo convinsero a lasciarmi andare. Entrò in acqua e lo sentii tremare per il gelo del lago. Avvolsi le mani intorno al suo collo, stringendomi ancora di più a lui perché non volevo assolutamente sfiorare quell'acqua che sembrava gelida. Ma le mie preghiere furono inutili e Federico mi gettò nel lago. Scoppiò a ridere, mentre io annaspavo per cercare un po' d'aria ed evitare così di annegare.
«Federico Abbate sei un uomo morto» sibilai, completamente zuppa.
Fortunatamente toccavo, per cui, impacciata, mi avvinai a lui, schizzandolo. Ridacchiai, mentre lo vedevo scappare da me con le mani davanti al viso per pararsi dai miei schizzi. Ormai mi ero dimenticata del gelo di quel lago, pensavo solo a divertirmi ad inseguire Federico. Come al solito, lui riusciva a rallegrare le mie giornate, ad illuminare con la sua gioia momenti estremamente bui. Con lui mi sentivo felice, anche avendo il cuore infranto, anche dopo aver perduto la mia migliore amica. Era sufficiente solo il suo sorriso perché mi rallegrassi.
«No, dai, basta!» si lagnò, cercando di scappare dagli schizzi.
«Mi sto solo vendicando!» esclamai divertita, inseguendolo e continuando a spruzzarlo.
Uscì fuori dall'acqua scuotendo la testa e si sistemò i capelli bagnati. Lo raggiunsi sulla riva e scoppiammo a ridere come due scemi. Mi avvicinai a lui, con il fiatone, zuppa dalla testa ai piedi e la pelle d'oca e Federico mi strinse a sé, strofinandomi le braccia con le sue mani morbide per cercare di riscaldarmi.
«Un bel bagno fuori stagione era proprio l'ideale» ridacchiò.
«Soprattutto in un lago ghiacciato» ribattei, ridendo.
«Prevedo una bella settimana di febbre»
I nostri occhi si incontrarono e le nostre iridi si fusero all'istante. Sentii un piccolo guizzo nel petto, come se il mio cuore stesse riprendendo a palpitare irregolarmente per qualcuno… per Federico. Rimasi a fissare le sua labbra carnose ancora bagnate e sentii lo strano desiderio di concludere quello che avevamo cominciato sul mio divano più di un mese prima e che Smell aveva interrotto. Mi morsi un labbro ed affondai una mano tra i suoi capelli biondi, alzandomi sulle punte. Federico deglutì e si abbassò verso di me, sfiorando le mie labbra con le sue.
Al diavolo Dario e i suoi sbalzi di umore, al diavolo Benedetta e il suo odio, al diavolo tutto e tutti. Quella era davvero la volta buona che le pagine della mia esistenza cominciassero a scorrere, veloci, lasciandosi alle spalle la mia vecchia vita alle spalle. Con Federico, piano piano, avrei sistemato i pezzi del mio cuore, avrei ricominciato ad amare, avrei smesso di pensare a Dario. Lui sarebbe stato il mio nuovo inizio.
Con la punta della lingua gli solleticai le labbra, che dischiuse subito dopo per permettermi di entrare nella sua bocca. Le nostre lingue si incontrarono per la prima volta e, impacciate ed intimidite, si sfiorarono, come se volessero conoscersi. Dopo un primo momento di esitazione da parte di entrambi, quel bacio si fece più passionale, quasi travolgente. Federico mi cinse i fianchi, stringendomi a lui, facendo aderire i nostri corpi bagnati. Mi lasciai completamente trasportare da quel bacio, mordendogli di tanto in tanto il labbro inferiore ed esplorando con le mani il suo corpo scultoreo attraverso gli indumenti fradici. Il mio respiro si fece irregolare e mi sentii andare a fuoco a sentire quei muscoli quasi perfetti scivolare sotto le mie dita. Intanto, le mani di Federico s'infilarono lentamente sotto il mio maglioncino, percorrendo con i suoi delicati polpastrelli la mia schiena in tutta la sua lunghezza e lasciandosi dietro una scia di brividi che si propagarono in tutto il mio corpo.
Ero stata travolta da quella passione, da quel bacio dolcissimo, ma non riuscii a non pensare a Dario, alle sue labbra e al suo corpo, al suo odore e tutto ciò che era legato a lui. Sentivo la sua mancanza e per un solo istante sperai che al posto di Federico ci fosse lui.
No, no, no!
Stavo sbagliando tutto! Dario faceva parte del mio passato, doveva perlomeno, invece Federico era il mio presente e forse anche il mio futuro.
Le labbra di Abbate si allontanarono dalle mie e lui appoggiò la sua fronte sulla mia. Ancora una volta ci ritrovammo occhi negli occhi, senza niente da dire, senza parole per poter descrivere quello che era appena successo. Eravamo entrambi imbarazzati, spiazzati da quel bacio e le nostre guance avevano lo stesso color porpora. Deglutii e mi morsi il labbro inferiore, indecisa se dare voce ai miei pensieri oppure tacere.
«Che» presi un respiro profondo «Che ne dice se...» esitai ancora «provassimo a stare insieme» azzardai, sfuggendo al suo sguardo e torturandomi le labbra.
Federico esitò qualche secondo, prima di sospirare e allontanarsi da me, scrollando la testa.
«No» rispose esitante.
Sgranai gli occhi, incredula di fronte all'ennesimo rifiuto. Credevo che lui provasse qualcosa per me, che non mi avrebbe mai negato il suo amore e invece mi ritrovavo di fronte ad un
No di Federico, l'unico di cui non avrei mai dubitato.
«Alice, credimi, io vorrei tanto stare con te. È da quando avevo undici anni che sono innamorato di te, ma» sospirò affranto, scuotendo la testa «so che tu non proverai mai nulla per me. Sono solo un ripiego»
«Non... non è così» ribattei insicura.
«Sì invece! Lo fai solo perché vuoi dimenticarti di quel Damiano, Daniele o come diavolo si chiama. E stai commettendo un grosso errore, il mio stesso errore. Per non pensare a te, io ho fatto soffrire una ragazza» abbassò lo sguardo e calciò un legnetto «Ed io non voglio soffrire e perderti di nuovo. Perché è chiaro che tra di noi non potrà mai funzionare. Tu non sei abbastanza presa da me e questo rovinerà la nostra amicizia. Preferisco averti accanto per tutta la vita come amica piuttosto che pochi mesi come la mia ragazza».
Lo guardai stupita, colpita nel profondo da quelle parole. Nonostante cercassi di convincermi che Federico fosse quello giusto, che lui sarebbe stato addirittura il mio futuro, sapevo bene che il mio cuore batteva ancora per Dario e che per Abbate non provavo nulla, se non una semplice amicizia. E mi sentii una stupida per averlo baciato, per avergli proposto di essere il mio ragazzo senza in realtà volerlo davvero. Prima di tutto, avrei dovuto allontanare Dario da mio cuore, poi avrei potuto innamorarmi di nuovo di qualcuno.
«Scusami Fede» riuscii solamente a dire.
Lui sorrise mestamente e scosse la testa, affondando le mani nelle tasche dei jeans. Si voltò verso il lago, avvicinandosi alla riva.
«Il sole sta tramontando» sospirò.
Mi avvicinai a lui e intrecciai le nostre dita. Il sole aveva colorato il cielo di un rosso intenso, quasi come se le nuvole avessero preso fuoco tutto d'un tratto. Anche il lago si era tinto di scarlatto, abbandonando per qualche minuto il suo azzurro tenue che ci aveva accolti. Il sole che si abbandonava al lago, che sembrava venir avvolto dalle acque era uno degli spettacoli più belli e emozionanti che avessi mai visto e fui felice di condividere quel momento insieme al
mio migliore amico.
Quando il sole calò completamente lasciando il cielo in balia del buio che precedeva la notte, montammo nuovamente sulla mota diretti verso il nostro paese. Mi sentivo quasi sollevata dopo quel pomeriggio al lago, dopo le parole di Federico. Tra di noi non ci sarebbe mai stato nulla, se non una grandiosa amicizia. Sicuramente, lì, da qualche parte, c'era qualcuno che ci stava aspettando, che attendeva di essere trovato da noi ed essere amato. Ma, nell'attesa dell'arrivo del nostro
vero amore, avremmo contato sul nostro supporto, sulla nostra splendida amicizia che ero felice di aver ritrovato.
Dopo nemmeno un'ora eravamo arrivati sotto casa mia. Scesi dalla moto e gli tesi il casco.
«Grazie di tutto» gli dissi, abbracciandolo «E scusami ancora»
«Nah, tranquilla!» esclamò lui sorridendo «Me ne farò una ragione prima o poi» ridacchiò ed io mi unii a lui.
«Ciao, allora» mormorai, indietreggiando.
«Ciao» rispose lui in un soffio «E auguri».
Gli lanciai un bacio con la punte delle dita e entrai nel mio palazzo, salendo in fretta le scale.
«Sono tornata!» esclamai e mia madre uscì dalla cucina, strofinandosi le mani nel grembiule.
«Ciao tesoro!» disse, dandomi un bacio sulla guancia «Auguri alla mia piccolina!» trillò abbracciando «Ah, prima che mi scordi!» esclamò battendosi una mano sulla fronte «È venuto qui il tuo amico, quello di San Valentino. Ti ha lasciato qualcosa in camera».
Il mio cuore perse un battito e rimasi senza fiato. Dario era stato a casa mia e la cosa mi lasciò senza parole. Mi precipitai nella mia camera e subito notai una scatoletta sul mio letto. L'afferrai subito e sotto vi trovai un bigliettino, scritto con una calligrafia elegante, chiara. Prima di tutto, aprii la scatolina blu trovandovi dentro una fine collanina di oro bianco con appeso il ciondolo di una fatina. La strinsi nella mano, avvicinandola al cuore, sentendo immediatamente le lacrime premere agli angoli degli occhi. Inspirai a fondo e lessi il bigliettino, lasciandomi poi cadere sul letto con la collana stretta al petto e quel biglietto bagnato di lacrime.


Un regalo per la mia piccola che oggi diventa grande.
Mi dispiace molto per come sono andate le cose, ma sono sicuro che prima o poi tutto si sistemerà e che tu potrai finalmente sentirti la principessa delle tue favole. Io mi limiterò ad essere la tua fatina.
Un bacio e tanti auguri piccola mia <3
PS: I MISS YOU








__________________________________

Con un tempo da record, eccomi ad aggiornare!
Sono accadute molte cose in questo capitolo. Prima tra tutte la litigata tra Alice e Germa! Si sapeva che prima o poi sarebbe successo. Benedetta è innamorata di Federico e Federico è innamorato di Alice, un bel casotto!  Quindi, un litigio del genere era nell'aria da un bel po'. chissà se la loro amicizia è definitivamente chiusa :3
Claudia e  Raffaele fanno coppia fissa, per la gioia di voi lettrici. E pare che vada a gonfie vele tra i due. Per di più, Claudia ha scoperto la verità su Alice e Dario e non l'ha presa affatto male. Era la nostra cara protagonista a farsi le paranoie, così come le ha detto Federico.
A proposito di quest'ultimo! Alla fine si è deciso a lasciare Benedetta. Ha capito di aver sbagliato a mettersi con lei, forse un po' troppo tradi. Ma errare è umano! E ancora una volta si dimostra dolce e disponibile. È davvero l'apoteosi dello zucchero questo ragazzo >.<
Il compleanno di Alice sembrava essere triste, ma arriva Abbate in sella alla sua moto che la porta al lago a vedere il tramonto. Che romantico ♥ .  ♥ E ci scappa il bacio! Alice vuole dimenticare Dario e l'unico modo crede sia quello di fidanzarsi con Federico, commettendo così lo stesso errore del suo amico.
La bella notizia è che Federico si è fatto da parte, con vostra immensa gioia. Quella brutta è: che fine ha fatto Dario? Le ha regalato la collanina, ma dove sarà? Cosa starà facendo? Tra loro, ci sarà mai qualcosa?
Bah...Never say never :3
Ringrazio le ben 24 (ragazze, sono commossa ç___ç) che hanno recensito lo scorso capitolo. Mi scuso se non ho ancora risposto >.< lo farò presto.
Grazie alle persone che hanno inserito la storia tra le preferite, seguite, ricordate.
Un grazie specialissimo a Nessie e IoNarrante che mi sopportano all day long!

Un po' di pubblicità:

Red District
Come in un Sogno - con IoNarrante.
You're a mistake I'm willing to take - con IoNarrante...leggetela per sapere qualcosa in più del  nostro Dario ;)
Profilo Facebook
Gruppo Facebook - dove troverete spoiler, foto, novità, contest e tanto divertimento (pare la pubblicità di un parco divertimenti xD)

Detto qusto, vi saluto. Sono un po' di fretta, lo ammetto ù.ù Ma dovevo postarlo questo capitolo.
Al prossimo!
Un bacio a tutte/i! Vi adoro ♥

   
 
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