Fanfic su artisti musicali > SHINee
Ricorda la storia  |       
Autore: HaruHaru19    01/08/2011    11 recensioni
[2Min] "Giudica un libro dalla sua copertina, ma leggi anche quello che c'è scritto dentro se vuoi essere preso sul serio."
Sapevo che erano lì e che ci sarebbero stati finchè non fossero riusciti a tirarmi fuori da quella stanza. Per un attimo ebbi pure l'impressione che una parte di me provasse gratitudine, ma immediatamente ricordai che era impossibile che provassi qualcosa. Come può una persona senza più un cuore, provare qualcosa?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Taemin
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salve a tutti e tutte! Sono tornata e con una 2Min questa volta! Non so ancora se avrà un continuo o meno, per ora la segno come una One Shot, ma avevo intenzione di scrivere una long fic riguardante la 2Min quindi chi lo sa. Se questa OS piacerà e mi verrà l'ispirazione per il continuo allora continuerò!
Fatemi sapere cosa ne pensate! Commenti e recensioni sono sempre ben accetti.


Aspettando l'alba
 
Uno...Due...Tre...Quattro...
Lo sguardo mi cadde su una goccia di pioggia che lenta scivolava lungo il vetro della finestra, lasciando lievi segni irregolari del suo passaggio. Altrettanto lentamente rivolsi di nuovo la mia attenzione allo spoglio rivestimento bianco del soffitto.
A quanto ero arrivato?
Non lo so. Avevo perso il conto, di nuovo.
Decisi di riniziare. Ormai era diventata un'abitudine.
Passavo la notte praticamente insonne, vittima del mal di testa che peggiorava e peggiorava, torturato sempre dal solito pensiero. Poi, alle prime luci dell'alba, iniziavo a contare lentamente fino a dieci e solo una volta finito di contare mi alzavo dal letto. Non potevo alzarmi e basta. Dovevo contare. Lo facevo dall'inizio e lo avrei fatto fino alla fine.
Mi concentrai nuovamente. Dovevo farcela.
Uno...Due...Tre...Quattro...Cinque...Sei...Sette...Otto...Nove...Dieci.
Bene, alziamoci.

Sempre privo di qualsiasi forma di fretta, scivolai fino alla fine del letto e lentamente mi misi in piedi. Gettai le braccia verso il soffitto, permettendo ai muscoli di allungarsi e liberare l'organismo da quello stato di intorpidimento del quale era stato schiavo per tutta la notte.
I muscoli facevano male e gli occhi mi bruciavano, ma ignorai tutto.
Avevo assaporato un tipo di dolore che andava ben oltre tutto ciò. Se resistevo a quello, potevo sopportare queste sciocchezze.
Un fulmine lampeggiò fuori dalla finestra, inondando di luce la piccola stanza d'albergo in cui mi trovavo. Quella manciata di secondi di chiarezza mi permisero di notare il piatto lasciato sul piccolo tavolo. Jinki era venuto anche quella notte, come sempre, di nascosto a lasciarmi qualcosa con cui riempirmi lo stomaco. L'avevo sentito entrare, mentre fingevo di dormire. Aveva ripreso il cibo del giorno prima, intatto, e l'aveva scambiato con quello che adesso avevo davanti agli occhi.
<< Non fare così, Taemin... >> aveva sussurrato nella mia direzione, attento a non svegliarmi. Peccato che non stessi dormendo e anche quella notte avevo ascoltato il suo solito consiglio preoccupato, ma che a me suonava solo come un rimprovero forzato.
Non osava entrare nella stanza di giorno, si assicurava prima che stessi dormendo. La prima e ultima volta che l'aveva fatto gli avevo tirato contro la sedia che adesso giaceva scassata in un angolo della stanza. L'avevo colpito in piena fronte e ricordo ancora la sensazione di piacere che avevo provato. Ricordo di aver sperato che si fosse fatto male, che la testa gli si fosse rotta nello scontro. Volevo che qualcuno soffrisse almeno quanto avevo sofferto io, di quanto stavo ancora soffrendo io.
In realtà non volevo fargli male, per questo fingevo di dormire. Almeno così gli avrei permesso di avere tutte quelle accortezze nei miei confronti, di atteggiarsi a bravo leader qual era. Gli avrei permesso di fare per me tutto quello che prima veniva fatto da un'altra persona. Gli avrei permesso di fare qualsiasi cosa, bastava che la facesse in silenzio.
Svogliato tolsi il coperchio e guardai dentro la scodella. Zuppa. Almeno era adatta a contrastare il clima gelido che imperversava fuori da quelle quattro mura. Presi il cucchiaio di fianco al piatto e lo riempii con una piccola porzione di zuppa che portai alla bocca.
Che schifo, è gelida.
Storsi la bocca in un'espressione disgustata e adagiai il cucchiaio nel suo precedente posto.
Io questo schifo non lo tocco. Credo proprio che non mangerò neanche oggi.
Sentii il bisogno di togliermi dalla bocca il sapore del cibo e mi attaccai alla bottiglia d'acqua, lì vicino, sempre portata da Jinki.
Presi una lunga sorsata perchè la sete si faceva sentire, ma non appena la buttai giù, riaffiorò la sensazione di disgusto. Non sapeva di niente e quel suo vuoto rispecchiava anche fin troppo il mio stato d'animo, così abbandonai la bottiglia e mi diressi in bagno.
Aprii l'acqua della doccia e attesi per qualche attimo che si facesse calda, poi mi spogliai e m'infilai dentro la doccia. Prestai attenzione nel lavarmi, massaggiando delicatamente la testa e passando su ogni ciocca di capelli la giusta dose di balsamo, per poi risciacquarla delicatamente. Dopo un'eternità uscii e mi asciugai il corpo, adagio.
Quando ebbi finito mi concentrai sull'immagine macabra che mi rimandava lo specchio posto di fronte a me. Il mio completo riflesso era decisamente diverso da come l'avevo visto l'ultima volta. La pelle era secca e spenta, le occhiaie attorno agli occhi erano violacee e marcate, ma soprattutto i muscoli che avevo messo su negli ultimi tempi stavano adagiati a casaccio su un corpo diventato troppo magro e fragile. L'impressione che ebbi di me stesso fu quella di un malato nei suoi ultimi giorni di vita, che tira avanti tanto per abitudine con un corpo distrutto e mangiato dalla malattia.
Sì, ero malato. Malato d'amore. O perlomeno, di ciò che ne derivava.
Decisi di porre fine a quella triste vista spengendo la luce del bagno e andando a ripararmi nella confortevole oscurità della camera da letto. Scelsi attentamente cosa mettermi da vestire tra i pochi abiti puliti che mi erano rimasti e gli indossai. Poi mi asciugai i capelli e li pettinai, avendo cura che cadessero perfettamente. Ora li avevo biondi ossigenati. Non avevo mai azzardato un colore tanto chiaro, ma erano diverse le cose alle quali mi sarei dovuto abituare adesso.
Le cose cambiano continuamente. Non possiamo permetterci il lusso di abituarci troppo a qualcosa, figuriamoci poi se potremmo mai permetterci di affezionarci a qualcuno.
No. Sarebbe stato troppo doloroso una volta arrivati al momento dell'addio, e io l'avevo provato sulla mia stessa pelle.
Col mio fare lento erano passate ormai ore e la luce fioca di quel pomeriggio grigio d'inverno penetrava nella stanza e, non volendo, incontrai nuovamente il mio sguardo stanco nell'altro specchio. Gli occhi arrosati circondati dalle occhiaie mi riportarono a quel giorno che ormai mi sembrava così lontano, ma non avevo la certezza di quanto esattamente fosse lontano.
Da quanto tempo stavo rinchiuso in quella stanza? Cinque giorni? Una settimana? Dieci giorni?
Non avrei saputo dirlo. Il tempo sembrava una cosa così lontana da me. La condizione del tempo non mi apparteneva più, ormai mi limitavo a vagare in quel piccolo spazio limitato, senza accorgermi del fatto che stavo precipitando sempre più in basso. O forse lo sapevo benissimo e avevo ormai accettato la cosa. Ma allora perchè non riuscivo ad accettare la sua scelta?
 
<< Quindi te ne vai? >> gli chiesi, osservandolo passivamente mentre infilava le sue ultime cose nella valigia.
<< Sì. >> rispose secco, premurandosi di evitare il mio sguardo.
<< E' tutto quello che hai da dirmi? >> domandai ancora, la voce sempre più acuta. Mi resi conto che stavo raggiungendo pericolosamente il limite. Dovevo dosare bene le mie parole e i miei silenzi. Se avessi aggiunto anche un'altra sola parola, la voce si sarebbe incrinata e sarei poi scoppiato a piangere senza ritegno.
<< Taemin... >> sospirò lui con voce quasi supplichevole, incontrando finalmente i miei occhi vergognosamente lucidi << Ti prego, non ricominciare con questa storia... >>
<< Ho forse detto qualcosa? >> mentii spudoratamente, fingendomi spavaldo, come se la cosa quasi non mi toccasse.
<< Ti ho già detto che questa cosa è molto più grande di quanto vuoi accettare che sia. >> disse scuotendo la testa << E' una competizione che non posso vincere questa volta. Prova a capirmi. >>
<< No. >> risposi freddamente.
<< Perchè sei così testardo? >>
<< Perchè sei così vigliacco? >> dissi a mia volta quasi ridendogli in faccia.
Minho chiuse gli occhi per un secondo, portandosi le mani al volto. Prese un respiro profondo e poi tornò a guardarmi, se possibile ancor più distaccato di prima.
<< Non possiamo stare insieme, Taemin. Non lo accetterebbero. Per questo me ne vado in America. Starti lontano è l'unico modo per dimenticarti ed è quello che ho deciso di fare. Io ti dimenticherò. Ti prego, fammi questo favore. Dimenticami anche tu. >>

 
Il boato di un tuono mi riportò alla realtà e lentamente mi avvicinai allo specchio. Avevo una dannata voglia di spaccarlo in mille pezzi. Di prenderlo a pugni o tirarci qualcosa contro. Volevo solo che quell'immagine orribile di me stesso sparisse immediatamente, ma non avevo tempo. Dovevo prepararmi.
Presi il correttore e iniziai ad applicarlo sotto e attorno agli occhi. Quelle chiazze dovevano sparire. Successivamente passai un velo di fondotinta e compattai il tutto con cura. Infine decisi di mettermi anche un filo di eye-liner, giusto per sottolineare lo sguardo che altrimenti sarebbe stato troppo spento. Dovevo essere perfetto. Dovevo rimettermi in piedi e se non ci fossi riuscito, avrei fatto come una marionetta rotta che viene sistemata con un po' di colla.
L'apparenza è fondamentale.
Ogni Idol lo sa. E' una delle regole base da rispettare.
Però anche quella di mantenere l'armonia all'interno del gruppo è una regola base, ma lui non si era fatto tanti problemi ad infrangerla.
Ma ripensandoci chi l'aveva infranta per primo? Lui o io?
 
<< Stai scappando! >> urlai battendo un pugno contro il muro << Ti stai nascondendo dietro stupide scuse e pretendi che io faccia altrettanto! Ammettilo! Guardami negli occhi e dimmi che in realtà non mi hai mai amato, che le tue parole e le tue promesse non erano altro che gigantesche buffonate. Sii l'uomo che fingi di essere e smetti di mentirmi! >>
Lo vidi avvicinarsi rapidamente per poi afferarmi per le braccia. Si abbassò quanto bastava per arrivare a far combaciare i nostri sguardi e in quel momento mi persi nei suoi grandi occhi neri, implorando affinchè mentisse ancora. Mi resi conto che ero totalmente dipendente da lui. Avrei accettato qualunque cosa, anche che continuasse a mentirmi, purchè rimanesse al mio fianco.
Ma poi i suoi occhi cambiarono. Da caldi e profondi divennero freddi e distaccati, come li avevo visti poco prima e capii che era davvero tutto finito.
<< Hai ragione, Taemin. >> mi soffiò contro un orecchio << Non ti ho mai amato. Sei stato solo un passatempo. Scusami se mi sono preso gioco di te, ma ora lasciami andare. Perderò l'aereo, altrimenti. >>
<< Spero che si schianti al suolo. E spero anche che sopravvivano tutti, tranne te. Sarebbe la giusta punizione per avermi spezzato il cuore. >> gli risposi allontanandolo il più possibile da me.
Lo sentii chiaramente ridere senza il minimo ritegno mentre prendeva la valigia e si dirigeva verso la porta, superandomi.
<< Arrivederci, Taemin. >> disse.
<< Addio Minho. >> risposi rapido, dandogli le spalle.
Non appena udii la porta della camera chiudersi, lasciai cadere la prima lacrima, alla quale seguirono molte e molte altre.
<< Che bastardo... >> singhiozzai scivolando a terra, la schiena premuta contro la porta << Si è anche portato con sé il mio cuore, senza neanche chiedermi il permesso...>>
Mi portai una mano al petto, all'altezza del cuore e percepii immediatamente il vuoto.
<< Che bastardo... >> mormorai di nuovo, ma questa volta ebbi l'impressione che fossero i residui del mio cuore a parlare.

 
Tre colpi forti alla porta dissolsero i pensieri in cui mi ero nuovamente perso.
<< Taemin... >> la sua inconfondibile voce mi raggiunse da dietro la porta.
Mi precipitai ad aprire e me lo trovai di fronte, come ogni giorno.
<< Kibum Hyung... >> lo salutai con voce roca.
Lui mi sorrise caldamente. Mi chiesi perchè gli altri non se ne fossero già tornati al dormitorio, ma subito dopo mi parve palese il fatto che non se ne sarebbero andati da quell'albergo finchè non avessero ottenuto quello che volevano.
<< Hai mangiato? >> chiese con un tono che esprimeva semplice educazione, ma non mi sfuggì il suo sguardo che corse veloce sulle mie guancie scavate e ai polsi troppo esili.
<< No, non mi andava... >> risposi adagiandomi allo stipite della porta.
<< Ah, capisco... >> disse come se la cosa non gli interessasse granchè, ma sapevo benissimo cosa si celasse dietro quella sua recita ben costruita. << Vuoi venire con me a fare un giro? >>
Sapevo che lo avrebbe chiesto. Ogni giorno sempre la solita scena...
Ci pensai un po' su, ma la sola idea di uscire da quelle solide e sicure quattro mura mi fece venire un capogiro.
Come potevo affrontare il mondo? Io, che non riuscivo neanche a stare sulle mie stesse gambe? Ero troppo fragile, troppo debole e troppo minuscolo in confronto al mondo che c'era là fuori. Come sarei potuto sopravvivere senza colui che mi dava la forza?
Gettai uno sguardo alla finestra. Aveva smesso di piovere, ma la giornata non sarebbe stata niente di meglio rispetto a quello squallido grigiore che riuscivo ad intravedere.
Tempo perfetto, a mio parere.
Mi voltai nuovamente verso Kibum che mi fissava ansioso e gli sorrisi falsamente.
<< Oggi non me la sento di uscire. Magari facciamo domani, va bene? >>
<< Non preoccuparti. Torno domani. >> disse con finto entusiasmo, assieme al quale notai anche la poca speranza abbandonare i suoi occhi, di nuovo. << Se mi vuoi sai dove cercarmi. Io, noi, siamo sempre qui. Capito? Siamo qui con te, non andiamo da nessuna parte. >>
<< Lo so Hyung, grazie. >> risposi richiudendo la porta.
Sapevo che erano lì e che ci sarebbero stati finchè non fossero riusciti a tirarmi fuori da quella stanza. Per un attimo ebbi pure l'impressione che una parte di me provasse gratitudine, ma immediatamente ricordai che era impossibile che provassi qualcosa. Come può una persona senza più un cuore, provare qualcosa?
Scuotendo la testa andai di fronte allo specchio e iniziai a struccarmi lentamente. Poi, con altrettanta pigrizia mi distesi sul letto e iniziai a fissare il soffitto.
Anche per oggi, avrei atteso. Avrei aspettato finchè non mi fossi sentito abbastanza forte da poter affrontare il mondo esterno.
Ma per il momento mi sarei limitato a salutare l'alba contando fino a dieci.
 
  
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > SHINee / Vai alla pagina dell'autore: HaruHaru19