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Autore: elefiore    01/08/2011    2 recensioni
La protagonista è una giovane ragazza, , che stranamente si innamora di un ragazzo che odia nel profondo del cuore. Tra amore, odio e tradimenti, la nostra amica perde la testa per un uomo... un professore, a dirla tutta. Si sente confusa e non sa cosa fare ma l'aiuto di un' amica la aiuterà a risolvere tutto... più o meno.
Mi dispiace ma la storia è interrotta a tempo indeterminato. Chiedo scusa a chi la ha seguita fino ad ora.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Fred Weasley, George e Fred Weasley, Hermione Granger, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«Hey, Hermione, come st…?» fece Fred, entrando in infermeria. «Ma cosa…?»
«Fred è colpa mia… lui mi ha salvato la vita e… e un minimo di premio glielo dovevo…»
«Ti ha salvato la vita?! Certo! Come no?!»
«Dico sul serio!»
«Contaci.»
«Ma…»
«Ci vediamo» concluse andando via.
«Mi dispiace, Hermione, io …» intervenne Draco
«No problem.»
«Sicura?»
La ragazza annuì.
«Ora è meglio che lasciate che la controlli per bene. Fuori.» disse la Chips.
«Tu vieni con me, Draco.»
«No!»
«Oh sì, invece.»
Lucius prese il ragazzo per un braccio e lo portò fuori dai confini di Hogwarts per Materializzarsi a Malfoy Manor con lui. Non gli diede nemmeno tempo di riprender fiato: lo sbatté contro il muro
e lo frustò.
«P-padre smettila!»
«No, finché non avrai imparato la lezione!» ringhiò, buttandolo a terra con un pugno e iniziando a prenderlo a calci.
Quando decise di smettere, lasciò Draco tramortito in camera sua e si Smaterializzò.
Il povero ragazzo ormai ci era abituato ma impiegò una decina di minuti buoni a riprender fiato, poi si medicò come poteva le ferite e si Materializzò a Hogsmeade. Andò subito ai Tre Manici di
Scopa e ordinò una Burrobirra.
«Ehi, Draco, oggi hai un’aria mica troppo a posto…» notò il barista
«Sono infuriato.»
«Come mai? Le hai prese ancora da tuo padre? Guarda che occhio nero.»
«Non me lo ricordare»
«Ti lascio un po’ in pace, ok?» concluse andando a servire altre Burrobirre.
“Odio mio padre più di Potter, roba da non credere!” pensò l’altro.
Finita la Burrobirra, pagò il conto e tornò a scuola.
« Draco… qualcosa non va?» chiese la Parkinson
«Non rompere, Parkinson» rispose lui andando fuori a cercare Potter per sfogarsi un po’.
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Intanto Hermione era, finalmente, guarita del tutto, quindi poté uscire a prendere un po’ d’aria al Lago Nero. Indovinate chi incontrò?
«Guarda, guarda… la Mezzosangue!»
«Malfoy ricominci a rompere?!»
«Ormai lo sai che è solo un soprannome»
«Sì ma mi da fastidio lo stesso»
«Uff… va bhè, vorrà dire che ti chiamerò Hermione…»
«Sei uno scemo, lo sai?» disse lei ridacchiando
«Sì, lo so.» rispose lui, prendendola delicatamente per i fianchi e tirandola a sé. La baciò ma lei si tirò indietro.
«Non può funzionare tra noi, Draco»
«Perché non può funzionare? Se tu lo vuoi davvero, può funzionare eccome!»
«Draco per favore! Non lo dico perché voglio farti soffrire ma semplicemente non possiamo andare avanti così… piuttosto, cosa ti sei fatto all’occhio?»
«No, niente…»
Poi, però, la ragazza gli mise le braccia al collo e, per sbaglio, lo colpì su una spalla. Draco si irrigidì di colpo. Chiuse forte gli occhi e strinse i denti, abbassando lo sguardo: il dolore era
insopportabile.
«C’è qualcosa che non va?»
«Ehm… n-no… n-niente» rispose riprendendo a guardarla negli occhi, con un mezzo sorriso forzato.
«Draco tu non me la racconti giusta» disse a bassa voce, avvicinandosi un po’ a lui. «Perché non me lo vuoi dire?» aggiunse, posandogli delicatamente le mani sul petto.
Draco sbiancò. Le prese le mani e le allontanò da sé.
«Draco va tutto bene? Draco?!»
Il ragazzo si voltò e s’incamminò verso i sotterranei.
«Draco dove stai andando conciato così?!»
«Da Piton. Lui è l’unico che può…» ma si bloccò perché sbatté proprio contro il diretto interessato.
«Draco che ci fai da queste parti?» disse Piton guardandolo «Non dirmi che è successo di nuovo.»
Il ragazzo si limitò ad annuire debolmente.
«Professore cosa sta succedendo?!»
«Ti spiegherò poi, Hermione.» rispose per lui Draco, prima di cadere in ginocchio a causa di un forte calo di pressione.
Il professore lo prese in braccio e lo portò nel suo ufficio. Lo posò a terra e ordinò alla ragazza di togliergli la camicia.
«Ma professore…»
«Fallo.»
La Grifoncina si rassegnò. Gli slacciò la camicia e si mise le mani alla bocca, quasi inorridita da quello che vedeva. Il corpo di Draco era pieno di segni di frusta e di lividi grossi quanto un pugno.
«Chi ti ha conciato così, Draco?!» chiese in un tono quasi inudibile.
«L-lucius M-malfoy.»
«Tuo padre?!»
«Q-quello mi odia.»
«Si vede! Povero Draco…»
«Mi concia così da quando… da quando avevo poco più di… di tre anni.»
Il professore si inginocchiò di fianco a lui con una ciotola piena di un liquido strano.
«Te la senti, Draco?»
«Sì. Sempre meglio che i rimedi di mio padre.»
Fece un mezzo ghigno.
«Spero che non ti faccia troppo male.»
«Cos’è mi sei diventato sdolcinato, Severus?»
«Sta’ zitto.»
Piton gli iniziò a spalmare la crema verdognola sulle ferite, mentre il povero Draco stringeva i denti e contraeva i muscoli. Arrivò a una ferita particolarmente profonda.
«Questa sarà insopportabile, Draco. È’ profonda.»
Stavolta il ragazzo gridò, anche se debolmente, dal dolore.
«Quindi… davanti ho finito… è sulla schiena che inizieranno i guai.»
Il ragazzo si girò a fatica mentre Hermione gli toglieva la camicia del tutto. Fu lì che si inorridirono sul serio. C’erano segni di calci lungo tutta la spina dorsale e le ferite erano il doppio della
profondità, rispetto alle prime.
Non gli diedero nemmeno il tempo di respirare: il professore stava già tornando a spalmargli quella strana crema.
Draco faceva di tutto per non urlare e sopportare il dolore allucinante.
«Ho quasi finito, Draco, resisti.» disse quando gli mancavano solo tre ferite, le più profonde in assoluto. Addirittura in una si intravedevano le vertebre.
Spalmò quella maledetta crema anche sulle ultime tre ferite ma la terza non si rimarginò del tutto. Le vertebre non si vedevano più ma il taglio si vedeva ancora, e molto.
«Come va?» gli chiesero in coro la Grifoncina e il professore.
«Stavo meglio prima ma sopravvivo… L’ultima ferita è stata la più dolorosa.»
«Immagino. Era davvero molto profonda. Ora, se riesci, alzati.» concluse Piton.
  
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