CAPITOLO 2
15
agosto 1991, Maniero dei Malfoy
Erano le sei del
pomeriggio e qualcuno bussava alla porta. Una donna, presumibilmente una
cameriera, si diresse a passo svelto verso l’ingresso e aprì.
“Buonasera
signore” disse e si fece di lato per far entrare l’ospite. “Prego”.
L’uomo sembrava
conoscere la casa, perché si incamminò subito verso le scale senza aspettare
che la cameriera gli mostrasse la strada, o lo annunciasse. Quando fu al piano
di sopra si trovò in un salone molto grande, con ampie finestre, un camino
spento e una mobilia antica e pregiata.
“Severus, eccoti” fece una donna dai capelli biondi,
alzandosi dalla poltrona su cui era intenta a leggere un libro. “Temevo non
saresti più arrivato”.
“Ti chiedo scusa,
Narcissa, ma sono dovuto andare a Hogwarts
per parlare col preside. Lucius?”
“Lucius sta per tornare. A quanto pare è una giornata ricca
di impegni, visto che anche lui è stato trattenuto al Ministero più del previsto”
disse. Si voltò e chiamò a voce alta: “Dobby!”
Un elfo domestico
comparve dal nulla proprio accanto a lei, con la testa china e le braccia lungo
i fianchi.
“Sì, mia
padrona?”
“Manda a chiamare
Draco, digli di scendere in salone, e poi portaci
subito da bere” ordinò con voce ferma e l’elfo si smaterializzò all’istante.
Narcissa si rivolse di nuovo a Severus.
“Draco è molto entusiasta all’idea di cominciare la scuola.
Sappiamo già che sarà un Serpeverde, naturalmente”.
“Non ho dubbi in
proposito” convenne Severus, con un mezzo sorriso
ironico. “L’ipotesi che possa finire in un’altra casa è tanto probabile quanto
lo è che io insegni Difesa quest’anno”.
“Il vecchio non
molla, vero?” fece Narcissa, con una smorfia
sprezzante. “Quanti anni sono che chiedi quel posto?”
“Tanti quanti
insegno” rispose Severus. “Ormai credo che sia una
battaglia persa, ma continuerò a fargli avere la mia domanda sul tavolo in ogni
caso”.
“Spero che prima
o poi ceda. Proprio tu saresti il più indicato per quella materia, e invece
ogni anno assume qualche mago che a malapena raggiunge un quinto del tuo
livello”.
Severus ghignò di nuovo.
“Così mi
lusinghi, Narcissa”.
“Ma è la verità”
rispose lei. “Tu meriti molto di più, Severus… oh,
ecco Draco” aggiunse poi, quando un bambino con i
capelli ancora più biondi dei suoi e gli occhi azzurri fece il suo ingresso nel
salone.
“Mi hai fatto
chiamare, Madre?” chiese il bambino, rimanendo sulla soglia della porta.
Narcissa gli fece cenno di avvicinarsi. “Sì, Draco. Credo che tu ricordi Severus.
E’ venuto qui da noi diverse volte”.
“Sì, me lo
ricordo” rispose. “Hai detto che sarà anche il mio insegnante di Pozioni”.
“Esatto. E sarà
anche il direttore della tua casa, visto che è certo che sarai un Serpeverde”.
Draco strizzò leggermente gli occhi, come se
stesse cercando di ricordare qualcosa. Nel frattempo, si era avvicinato ai due;
lanciava spesso delle occhiate all’uomo di fronte a lui, con uno sguardo
particolarmente curioso e al contempo ammirato.
“E questo
significa che…?” chiese.
“Significa che
sono il responsabile di tutti gli studenti Serpeverde
e che dovrai rivolgerti a me per qualsiasi cosa riguardi la tua casa. E
aggiungerei che sono anche responsabile dei guai che tu e i tuoi compagni
combinerete” aggiunse.
“Cosa che non
succederà. Vero, Draco?” intervenne Narcissa, guardando il figlio dritto negli occhi.
“Certo, Madre”
rispose lui, con fare un po’ contrariato. Probabilmente era una frase che aveva
sentito parecchie volte prima di allora. Poi aggiunse: “Posso andare ora?”.
Narcissa guardò un grande orologio a pendolo sul
muro, pensò per qualche istante e poi rispose:
“Sì, vai pure, ma
per le otto e mezza devi essere pronto per la cena. E’ chiaro?”
Draco annuì e si allontanò da loro, uscendo dal
salone. Severus pareva divertito.
“Sembra un
soldatino. Non credo che mi creerà problemi”.
“Lo spero per
lui” disse Narcissa mentre si sedeva sul divano. “È
un bambino ben educato, ma è pur sempre piccolo e non vorrei che ci mettesse
tutti in imbarazzo con qualche stupidaggine. Ricordi il ricevimento dell’anno
scorso? Si è nascosto per ore con i suoi due amici, non riuscivamo più a
trovarlo. Alcuni invitati ci hanno chiesto se avesse paura a stare lì”.
“Credo che ci
voglia più di qualche scherzo da adolescente per infangare il vostro nome, o per
dare l’idea che tu non abbia fatto un buon lavoro con lui” osservò Severus con ironia, e questa volta fu Narcissa
a rispondere con un mezzo sorriso:
“Così mi
lusinghi”.
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Narcissa camminava avanti e indietro da quasi
un’ora. Non trovava una posizione che le andasse a genio; aveva provato e
sedersi sulla poltrona, a stendersi sul letto e a poggiarsi contro il
davanzale, ma non riusciva a stare ferma per più di tre minuti.
Era in preda
all’ansia da ore. Nemmeno il trucco era riuscito a far scomparire del tutto le
pesanti occhiaie che le lunghe notti insonni le avevano procurato, e la cosa
pareva non le importasse affatto. Il piano per uccidere Silente e conquistare Hogwarts era iniziato quella sera, ma ancora non avevano
ricevuto notizie. Nella villa era rimasta solo lei, benché nelle ore precedenti
vi si fossero riuniti parecchi Mangiamorte e il
Signore Oscuro in persona - e Narcissa aveva la
fastidiosa sensazione che non sarebbe stata l’ultima volta.
Aveva una paura
immensa per il suo Draco. Si ripeteva continuamente
che quella missione era una follia, che sarebbe stato ucciso, o magari sarebbe
tornato vivo, ma il Signore Oscuro lo avrebbe punito per il suo fallimento.
Più di una volta
si era dovuta sedere e più di una volta aveva pianto, china in avanti con il
viso tra le mani. L’attesa era divenuta insostenibile e l’orologio sembrava
segnare sempre la stessa ora, come se il tempo scorresse a velocità dimezzata.
Mentre era
poggiata contro il muro, con le mani dietro la schiena e lo sguardo perso in
qualche punto imprecisato del soffitto, Narcissa
sentì delle voci provenire da fuori. Si precipitò alla finestra e guardò nel
giardino.
Alcune figure
vestite di nero erano comparse davanti alla villa e stavano attraversando il
cancello, che al loro passaggio si trasformava in fumo.
Il respiro di Narcissa si fece improvvisamente più veloce e il cuore
pareva sul punto di scoppiarle nel petto. Uscì dalla stanza e percorse il lungo
corridoio più veloce che poté, prestando attenzione ad ogni rumore che provenisse
dall’ingresso. Attraversò il salone, scese l’ultima rampa di scale e si trovò
finalmente nell’ingresso.
Davanti a lei
c’erano alcuni Mangiamorte, di cui poco le importava,
insieme a Bellatrix, Severus
e Draco. Vivo.
Il sollievo aveva
preso il posto dell’ansia così velocemente, che per poco non ebbe un malore. Si
precipitò verso suo figlio e lo abbracciò forte.
Il ragazzo,
tuttavia, si liberò quasi subito dall’abbraccio, e dopo aver guardato per un
attimo la madre negli occhi si allontanò dal gruppo, sparendo dietro una porta;
Narcissa si mosse istintivamente per andargli dietro,
ma si fermò e decise che fosse meglio informarsi prima su ciò che era accaduto.
Gli altri Mangiamorte cominciarono a parlare con fare concitato e
soddisfatto. A quanto pareva, la missione era stata portata a termine con
successo. Si guardò attorno per cercare Severus, ma
lo vide che si allontanava su per le scale. Lo seguì in silenzio fino ad un
salotto che di solito non veniva utilizzato.
Entrò e si chiuse
la porta alle spalle. Severus era seduto sul divano,
la testa china all’indietro e gli occhi chiusi.
“Severus…”
Narcissa si avvicinò con passo incerto e si
sedette accanto a lui. Vide che aveva alcuni tagli sul viso, provocati più
probabilmente da qualche creatura che da un incantesimo.
“Lo hai fatto
tu?” chiese. Severus rispose dopo qualche secondo, ma
rimase ancora con la testa reclinata all’indietro.
“Sì. Dovrò
nascondermi qui per qualche tempo, se per te non è un problema”.
“Certo che puoi
restare!” esclamò lei, come se fosse una cosa ovvia. “Tutto il tempo che vuoi”.
Si sentiva in
colpa. Era consapevole del fatto che per compiere la missione al posto di Draco aveva dovuto fare molti sacrifici, aveva rischiato
addirittura la vita, non solo per le conseguenze del Voto Infrangibile ma
perché aveva dovuto affrontare Silente, un mago detestabile ma di certo
estremamente potente; ora stava lì, stanco e ferito, e le sembrava che fosse
tutta colpa sua. In realtà sapeva che il Signore Oscuro avrebbe in ogni caso
chiesto a lui di intervenire, nell’eventualità in cui Draco
avesse fallito, ma era stata pur sempre lei ad indurlo a pronunciare il Voto,
privandolo di qualsiasi via di uscita.
Severus si spostò in avanti e si voltò a guardare
la donna, con sguardo indecifrabile.
“Tra poco
arriverà qui per parlare con me e con gli altri. Proverò a dirgli che Draco ha fatto comunque un buon lavoro, ma non posso
garantirti che non deciderà di punirlo in ogni caso. Di certo non ci andrà
pesante, perché sarà di buon umore, ma sia tu che io sappiamo che lo farà. Mi
dispiace, ma non sono in grado di aiutarlo ora”.
Narcissa gli prese una mano tra le sue e lo guardò
dritto negli occhi.
“Hai già fatto
abbastanza per lui, Severus” disse. “So quello che
potrebbe succedere, aspettavo questa eventualità, ma ora Draco
è a casa, vivo, e lo devo solo a te. Resta qui quanto vuoi e riposati”.
Severus annuì lievemente con un cenno della
testa, ma non poté aggiungere altro perché una gelida risata trionfante
echeggiò per tutto il castello.
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NdA – buonasera a tutti! Spero che da voi non ci sia
il caldo che c’è nella mia stanza ora =/
In questo
capitolo ho voluto fare una sorta di confronto, un parallelo tra Narcissa e la sua vita prima e dopo, per sottolineare il
grande cambiamento che ha attraversato; spero che questo cambio di atmosfera si
sia percepito perché ci tenevo molto a rappresentarlo.
Severus è un po’ restio a parlare nella seconda
parte, perché come be sappiamo non gli ha fatto certo piacere far fuori
Silente; nella prima, invece, ho voluto rappresentarlo più a suo agio, perché,
per quanto sia antipatico e scontroso, penso che con queste persone, che
conosce da anni e anni e con cui è cresciuto, si trovi comunque bene.
Spero che il
capitolo vi sia piaciuto: alla prossima!:D