Tu la rosa, io le spine.
Capitolo Cinque.
Draco era fuori dalla Sala Comune di Grifondoro. Per qualche istante si sentì strano.
Era immerso nell’oscurità della Hogwarts notturna, aspettando Hermione Granger.
Aspettava una mezzosangue.
Provava una sorta di ribrezzo ereditario al pensiero ma, l’attrazione che aveva provato per lei fin dal primo istante, lo spegneva come acqua sul fuoco.
Gli piaceva.
Doveva esserci una ragione?
Diavolo no.
Iniziava a credere al colpo di fulmine.
Si sedette a terra, praticamente invisibile, inglobato dall’ombra di una colonna, si passò una mano tra i capelli platinati che aveva sempre tanto amato del suo aspetto ed attese.
Dopo qualche minuto ecco uno scricchiolio.
Da dietro il ritratto della signora grassa uscì Hermione, con un buffo pigiama a righe bianche e rosse e la camicetta appena sbottonata. I capelli erano una cespugliosa nube confusa, come al solito, e sul suo volto vi era un sorriso imbarazzato.
Era probabilmente al suo stato peggiore, ma per Draco non contava. Era venuta, era ad un appuntamento con lei. Sul serio.
Una vocina dentro di lui bisbigliò Certo che è venuta, sei Draco Malfoy. Ed era vero. Perché non sarebbe dovuta venire? Disse la parte altezzosa di lui.
Rimaneva comunque grato alla sua buona stella.
Si alzò in piedi, sbattendosi un po’ i pantaloni, senza alcuna ragione particolare.
« Ciao. » esordì, dondolando appena sui talloni. Ma che stava facendo? Lui aveva un portamento regale, non goffo. Si comportava... si comportava come Weasley. Che fosse Hermione a fare quell’effetto?
« Sei venuto. » mormorò lei, spostandosi un ciuffo di capelli dietro l’orecchio, come se fosse bastato a dare un aspetto ordinato a quella specie di nido di cicogna che aveva in testa.
« Così sembra. » alzò le spalle il Serpeverde.
« E’ imbarazzante. » confessò lei, lasciandosi andare ad una risatina silenziosa.
Poi dei passi.
Probabilmente Gazza setacciava i corridoi.
Se li avesse beccati fuori orario in giro per la scuola... sarebbero stati dolori.
E punti in meno.
Draco non voleva pesare alla sua squadra e non voleva che la voce di lui e Hermione si spargesse troppo per le mura dell’edificio. Era una cosa bella perché era sua. Anzi, era loro.
La prese per un polso e la tirò bruscamente verso di sé, nascondendo entrambi dietro la colonna che creava quella cappa di ombra strategica dentro la quale si era infilato poco prima.
Erano veramente molto vicini, talmente tanto che i loro respiri si toccavano, accarezzavano e intrecciavano. Aveva la testa a contatto con i capelli di lei che, ispidi, gli solleticavano il viso. Hermione era appoggiata al muro di schiena, lui le era davanti, schiacciato il più possibile, per nascondersi.
La stava proteggendo?
Era una sensazione strana.
Draco Malfoy non aveva mai protetto nessuno.
A pensarci, però, non era una brutta sensazione.
Capiva perché Potter e Weasley lo facessero sempre.
Gazza li oltrepassò, la gatta in braccio. Mrs Purr si voltò nella loro direzione, con gli occhi felini iridescenti. Sembrò non vedere nulla. Dopo attimi infiniti scomparvero entrambi dietro l’angolo.
Draco e Hermione ripresero a respirare normalmente.
« Meno male se ne sono... » provò a sussurrare Draco allontanandosi, ma non ebbe il tempo di finire, perché Hermione lo aveva afferrato per il colletto della camicia e lo aveva baciato.
Il fuoco era esploso nella sua gabbia toracica.
NDA:
*se siete arrivati fino a qua la storia deve farsi abbastanza interessante. Spero con tutto il cuore di continuare a non deludervi.* Noth