Nota: Sono
quattordici pagine di word. Spero di farmi perdonare per il ritardo nel postare
il capitolo. Ricordatevi di recensire, abbiamo i biscottini!
Capitolo 5
-Un appuntamento come
Merlino comanda-
Il risveglio di Oliver, sabato mattina, fu particolarmente
traumatico. Percy lo buttò giù dal letto di buon’ora – assurdamente presto – e lo costrinse ad
infilarsi nella doccia.
«Muoviti, Oliver. Non ti lascerò tutto il giorno a letto ad autocommiserarti.
Penelope ha la febbre, quindi tu verrai adHogsmeade con me.»
Oliver rabbrividì – più per le sue parole che per il getto
freddo della doccia – e si rassegnò all’idea di passare una tristissima
giornata con Percy a discutere sull’importazione dei manici di scopa.
Per carità, voleva bene a Percy – era uno dei pochi fedeli
amici che aveva ad Hogwarts –
ma quella giornata ad Hogsmeade se l’era immaginata un tantino diversa.
Con Katie, tanto per fare un esempio.
Quando finalmente si decise ad uscire dal bagno trovò Percy
ad aspettarlo appoggiato allo stipite della porta con aria sussiegosa.
Tentò di fargli un sorriso, ma ne venne fuori una smorfia
tirata, così rinunciò quasi subito. Percy gli lanciò uno sguardo eloquente e
minaccioso allo stesso tempo, e si affrettò ad infilarsi maglione e mantello.
«Andiamo, prendiamoci una Burrobirra ai Tre Manici di Scopa.» disse il
Caposcuola, alzando un angolo della bocca in una parvenza di sorriso.
Oliver lo fermò per un braccio.
«Preferirei non incontrarli.» disse,
lanciandogli un’occhiata eloquente.
Percy alzò gli occhi al cielo.
«E cosa vorresti fare, di grazia? Chiuderti da Madama Piediburro?
Guarda che le coppiette vanno comunque tutte lì.»
Percy si accorse di aver detto qualcosa di profondamente
sbagliato, perché Oliver si lasciò sfuggire un gemito di
puro orrore.
«Come non detto, amico. Andiamo alla Testa di Porco.»
Gli lanciò un sorriso di scuse e gli battè la mano sulla spalla in un curioso
tentativo di solidarietà.
Oliver lo guardò truce e si avviò verso
Percy spese un paio di minuti ad ascoltare, e gli parve di
scorgere tra le note distorte l’inno del Puddlemore United amò di marcia
funebre.
~°~
Sabato, e quindi l’uscita ad Hogsmeade,
arrivò per Katie ad una velocità impressionante. La neve continuava a cadere,
intervallata ogni tanto da rari scrosci di pioggia. Il parco di Hogwarts era
bianco e immacolato, e la luce debole e chiara del mattino gli conferiva
un’aria molto più tranquilla di quella che in realtà non avesse.
Katie si alzò presto e si buttò sotto la doccia
prima che le sue compagne di dormitorio intasassero il bagno, e riuscì ad
occuparlo per un bel po’ di tempo.
Non riusciva a decidersi ad uscire di lì.
Insomma, finché era in bagno, non c’era nessun Jack Sloper ad aspettarla
davanti al portone d’ingresso. Non c’era nessun ridicolo appuntamento ad Hogsmeade.
C’erano solo il camino della Sala Comune, un buon libro, e magari con un po’ di
fortuna un paio di chiacchiere con Oliver.
Pensare ad Oliver non fu affatto una mossa
vincente. Rabbuiata si decise a spalancare la porta del bagno e infilare la
testa nel baule in cerca di qualcosa da mettere.
Rovistò un po’ finché non trovò una normalissima
felpa pesante rosso fuoco e un paio di jeans chiari. Se li infilò di malavoglia
e passò davanti allo specchio, indecisa se truccarsi o meno.
«Oh, Katie si fa bella per Jack!» esclamò
sognante Sophie, la sua compagna di dormitorio.
Katie la fissò per un attimo e chiuse la scatola
dei trucchi con uno scatto. Meglio non dare troppi incentivi al ragazzo, no?
Capiamoci, non è che Jack non le piacesse. Era carino e tutto il resto, ma non era Oliver, e su questo
punto non c’erano dubbi.
Insomma, perchè si era ridotta ad uscire con uno
sconosciuto, per poi accorgersi che Oliver le piaceva da matti?
Tanto ormai era inutile cercare di negare anche
l’evidenza. Lo stomaco in subbuglio ogni volta che lui era nelle vicinanze e il
radar che sembrava individuarlo anche a cento metri di distanza parlavano chiaro, quasi quanto Alicia.
A proposito, dov’era quella disgraziata? Non
aveva mai visto Alicia confabulare tanto con i gemelli Weasley, e questo le
metteva addosso un vago senso di inquietudine.
La sera prima li aveva trovati a borbottare in un angolino, e la sera prima ancora erano entrati dal buco del ritratto
tutti e tre insieme, tutti e tre con un’aria particolarmente soddisfatta
dipinta in volto.
Scosse la testa e scese le scale del Dormitorio
con calma, come se il solo camminare piano fosse stato in grado di ritardare il
suo incontro con Jack.
Decise di fare tappa in Sala Grande per colazione
– non sia mai che Jack Sloper volesse portarla a mangiare qualcosa da Madama Piediburro, che orrore – e lì vi scorse proprio i
gemelli Weasley e Alicia, intenti a guardarsi in maniera eloquente e del tutto
incomprensibile.
Scorse Jack Sloper al tavolo di Grifondoro e si
mise a sedere dall’altra parte, tra Alicia e George.
Fred le lanciò un occhiata sorridente che
probabilmente significava “Buongiorno” e tornò a fissare il gemello. Nessuno
parlava.
Con una certa ansia ingoiò il pancake davanti a
lei pezzo per pezzo, poi si alzò e mollò la scusa di dover scappare in bagno prima dell’incontro.
Fred, George e Alicia le propinarono tre
identici, malandrini sorrisi, e questo incrementò il suo stato di inquietudine.
Quei tre stavano tramando qualcosa, Jack la
aspettava e Oliver ancora non s’era visto da nessuna parte.
~°~
«Bene, se n’è andata. Possiamo procedere con il
piano.» disse Fred una volta che Katie scomparve di corsa da dietro la
porta della Sala Grande.
Alicia lanciò un sospiro di sollievo e gli sorrise.
«Bene. Sapete cosa dovete fare.» disse George,
afferrando un tramezzino e mettendoselo in bocca.
«Non possiamo sbagliare, o salta tutto. Deve
essere tutto assolutamente calcolato alla perfezione. Percy ha accettato senza
fare troppe domande la proposta di trascinare Oliver a Hogsmeade, al resto ci
pensiamo noi.»
Alicia e Fred annuirono, sorridendosi.
«Che il piano abbia inizio.»
«Jack Sloper, vero? Sono Alicia, l’amica di
Katie.» disse in tono affabile, presentandosi davanti a Jack.
Lui alzò lo sguardo dal suo succo di zucca e la
guardò, leggermente incuriosito. O forse era un po’ ebete, dipende dai punti di
vista.
Alicia optò per la seconda opzione e si sedette
facendo sventolare i capelli.
«Beh, mi domandavo se avevi pensato a cosa
regalarle per San Valentino, visto che è tra due settimane.» disse, sorridendo largamente.
Jack tirò fuori un’espressione tra lo sconcertato
e il terrorizzato.
«Beh, veramente no. Insomma, oggi è
la prima volta che usciamo e…» iniziò, ma Alicia non gli diede il tempo di
finire la frase.
«Ma ci penso io!» esclamò, circondandogli le
spalle con un braccio.
Jack la guardò terrorizzato e fu costretto a dare
le spalle al tavolo, mentre Alicia sproloquiava su quanto Katie amasse i
peluches a forma di ragno – non si sa mai, poteva servire un piano B – e
nessuno si accorse di Fred Weasley, che fece abilmente scivolare dalla manica
uno strano liquido nel succo di zucca di Jack.
«…e quindi, spero che tu abbia capito tutto
quello che ho detto!» esclamò Alicia giuliva, notando con la coda dell’occhio
Fred che si allontanava lentamente fischiettando in direzione del portone.
Uno scintillio proveniente dalla sua mano le fece
capire che il piano stava procedendo come doveva.
Jack la guardò stralunato.
«Assolutamente. Peluches ragno, adora Madama Piediburro e se le metto
le mani addosso mi tagli le appendici.» ripetédebolmente.
«Bravo, Jack. Bravo.»
~°~
La giornata, per Jack Sloper, era cominciata in
maniera alquanto bizzarra.
Escluso il ritrovamento di uno Snaso sguinzagliato
per il dormitorio, la sera prima, non riusciva a fare a meno di notare gli
sguardi assassini che mezza squadra Grifondoro gli riservava. In particolare quell’Oliver Baston, il capitano. Pensavano forse che avrebbe
distratto la loro migliore cacciatrice portandola fuori ad Hogsmeade?
Un tantino preoccupato scese a fare
colazione, sentendosi sulla nuca lo sguardo bollente e perforante del Capitano.
Scendendo per le scale incontrò Penelope Light,
sua cugina di terzo o quarto grado, che correva per le scale direttaall’infermeria, avvolta in una pesante sciarpa e con un
termometro in bocca.
Una volta arrivato in Sala Grande
incontrò i ghigni identici di Fred e George Weasley – non aveva perso tempo a
cercare di distinguerli – e si defilò, sedendosi il più lontano possibile da
loro.
Non sia mai che finisse vittima del loro
prossimo, terribile scherzo.
Afferrò una frittella e un bicchiere di succo di
zucca e si mise a mangiare in fretta, preoccupato all’idea di fare tardi al suo
primo appuntamento. Non era davvero il caso di far aspettare Katie, aveva
sentito dire che la ragazza aveva un gancio potente.
Quando perfino Alicia Spinnet – con cui non aveva mai parlato prima – si
sedette al suo fianco e iniziò a sproloquiare su San Valentino, facendolo
voltare, iniziò seriamente a pensare che un’epidemia di Idioziosi avesse colpito
i Grifondoro.
«…e se ti azzardi a metterle le mani addosso ti
taglio le appendici, ragazzo. Hai capito tutto?»
stava dicendo Alicia Spinnet.
Un tantino preoccupato fece volare lo sguardo
sulla sala prima di rispondere, e realizzò che se si
sbrigava, riusciva sicuramente a scappare da lì, evitando perfino uno dei
Weasley, che si stava allontanando proprio ora dal suo tavolo, fischiettando.
Deglutì e riportò l’attenzione ad Alicia.
«Assolutamente. Peluches ragno, adora Madama Piediburro e se le metto
le mani addosso mi tagli le appendici.» ripetédebolmente.
«Bravo, Jack. Bravo.» disse lei con aria
soddisfatta.
Si alzò come se non l’avesse appena minacciato di
renderlo impotente, gli fece un gran sorriso e si mise a sedere vicino
all’altro Weasley, continuando a fissarlo.
Giusto per avere qualcosa da fare che non fosse contemplare uno
scudo per le parti basse, Jack afferrò il suo succo di zucca e lo bevve tutto
d’un fiato.
~°~
«Allora, andiamo?»
Jack sorrise a Katie, e lei
non poté far altro se non ricambiare il sorriso. Notò che Jack aveva un’aria un
po’ verdognola, ma non disse nulla e si limitò a seguirlo lungo la strada per
Hogsmeade.
Aveva smesso di nevicare, e la strada era
ghiacciata e scivolosa.
Per un po’ parlarono del Quidditch – Jack si
allenava come battitore e avrebbe tanto voluto far parte della squadra, magli Weasley erano imbattibili – e quando espresse le sue
curiosità sulle strane occhiatacce di Oliver Baston Katie deviò la
conversazione su una rotta più sicura, i compiti di Trasfigurazione.
Jack si lamentò per una decina di minuti di tutti
gli insegnanti dell’intera scuola, poi sorrise timidamente a Katie e fece delle
tranquillissime domande sulla sua famiglia.
Katie rispose tagliando i dettagli, cercando di
tenere degli argomenti di riserva per quando inevitabilmente
non avrebbero più saputo di cosa accidenti parlare.
Jack ogni tanto rallentava, come per godersi il
panorama candido, e tremava un po’, probabilmente per via del freddo.
Katie chiese a Jack dei suoi genitori, e lui si
illuminò e parlò per venti minuti buoni dei commerci di Calderoni di suo padre.
Era un po’ come parlare con Percy Weasley – Percy
era meno muscoloso e più rosso – e di conseguenza Katie si ritrovò ad annuire
senza capire un accidente di Importazioni di Doppi Fondi.
Arrivarono ad Hogsmeade
parlando del più e del meno – bastava lasciar fare conversazione a Jack, che
sembrava inesauribile – e si fermarono in prossimità dei Tre Manici di
Scopa.
Katie guardò speranzosa Jack – era veramente
freddo – ma lui continuò a ciarlare e tirò dritto fino a metà della via
principale, per poi fermarsi con un sorriso soddisfatto esattamente davanti a Madama Piediburro.
La ragazza represse un conato di vomito –
effettivamente anche Jack sembrava sul punto di rimettere – e lo seguì
mestamente oltre la porta.
Dentro c’erano coppiette ad ogni angolo, e una
grassoccia signora sulla quarantina – Madama Piediburro, presumibilmente – serviva i tavoli facendo svolazzare la
gonna e sorridendo ai giovani clienti.
«Beh,» fece Jack. «Mi sembra…carino.»
Katie si costrinse a sorridere al ragazzo – ma probabilmente
le uscì una smorfia – e guardandolo meglio in volto si rese conto che sembrava
davvero malato.
Tremava, e questo poteva essere giustificato dal freddo.
Aveva delle curiose
occhiaie violacee sotto agli occhi, ma magari aveva dormito poco.
Era piuttosto giallognolo in faccia, ma
magari era il suo colore naturale e Katie non ci aveva mai fatto caso prima.
Sudava, e per questo davvero non c’era spiegazione, erano meno
quattro gradi fuori di lì.
Ma ciò che la convinse definitivamente che Jack
stava davvero male furono lo sguardo vagamente febbrile e la mano che si
teneva sullo stomaco, come se stesse veramente per vomitare.
«Jack, ti senti bene?» chiese, esitante, quando
lui non diede segno di volersi muovere da davanti alla porta.
La risposta si perse nel fragore dell’entrata di
qualcuno di particolarmente rumoroso, o forse Jack
non rispose affatto, ma Katie non poteva saperlo.
Venne sommersa da tre
visi alquanto familiari, e i sospetti che aveva avuto a colazione
incrementarono a dismisura.
Fred, George e Alicia fecero ingresso nel locale,
li salutarono allegramente e presero posto su un tavolino di fianco al bagno.
Jack li vide e diventò bianco come un lenzuolo.
Decisa a ignorare la stranezza della situazione,
almeno per il momento – ci mancava solo
«Ci sediamo lì?» chiese. Gli indicò il tavolo più
lontano possibile dai gemelli e Alicia, e Jack parve riprendere un po’ di
energia. Le sorrise con aria di scuse e si sedettero.
Madama Piediburro arrivò da loro
in un baleno e ordinarono due Burrobirre allo Zenzero – Katie si rifiutava di
provare la specialità della casa, Acqua Tonica agli Scarafaggi e Burro – e Jack
approfittò di un suo momento di distrazione per allungare una mano sul tavolo e
posarla a dieci centimetri dalla sua.
Katie cercò di fare finta di niente, ma sentiva
il calore della mano di Jack poco lontano dalla sua e gli sguardi perforanti di
quegli impiccioni dei Weasley – e anche quella che si faceva chiamare la sua migliore
amica – sulla nuca.
Arrivarono le Burrobirre e entrambi ringraziarono
la locandiera. Katie si nascose dietro al suo boccale senza ritirare la mano e
Jack continuò a chiacchierare, interrompendosi ogni tanto per sorseggiare la
sua Burrobirra allo zenzero.
Improvvisamente si bloccò e deglutì a fatica, e Katie
lo guardò preoccupata.
Sembrò per un attimo sul punto di rimettere, ma
poi parve riprendersi e gli sorrise, arrossendo
furiosamente.
Katie cercò qualcosa da dire per dissipare
l’imbarazzo. Nemmeno Jack sembrava molto a suo agio.
«Ti è piaciuta la partita dell’altro giorno?»
chiese.
Niente male, niente male, pensò. Sto migliorando.
Lui si illuminò e le regalò un gran sorriso.
«Da matti. Siete stati fantastici, è stata una
partita veramente meravigliosa. Potter, poi, è stato davvero bravo. Che finta
che ha fatto con quella picchiata, superba.
Katie ridacchiò e Jack le sorrise,
apparentemente soddisfatto per aver concluso una frase senza andare all’altro
mondo, e fece per aggiungere qualcosa, ma si bloccò di colpo.
Un curioso rumore, come un borbottio, attirò
l’attenzione di Katie e lei ne cercò la fonte.
Si guardò per un attimo in giro, mentre Jack
arrossiva di botto, e poi riportò lo sguardo su di lui.
Contemporaneamente, entrambi abbassarono lo
sguardo sullo stomaco del ragazzo, che aveva preso a brontolare a
più non posso, in maniera alquanto inquietante.
Jack emise un suono a metà tra un gemito di
dolore e un mugugno terrorizzato e si portò una mano alla bocca.
Biascicò uno “scusa”ovattato e corse in bagno, sotto lo sguardo esterrefatto di
Katie e di tutto il locale.
La ragazza si ritrovò ad arrossire violentemente
e a fissare la sua Burrobirra per non alzare la testa, e non si mossenemmeno quando tre sedie vennero trascinate prima indietro e poi avanti.
Sapeva benissimo chi si era appena seduto al suo tavolo.
«Ma cos’ha Sloper, Katie?» chiese Alicia
incuriosita e ridacchiante.
Katie alzò lo sguardo su di lei sospettosamente,
ma Alicia sembrava solo molto curiosa e divertita.
«Credo che stia male.» rispose, anche se era particolarmente ovvio.
Fred e George erano immersi in una conversazione
su un loro nuovo progetto, dolci magici e scherzi di ogni genere probabilmente,
e sembravano avere un’aria abbastanza innocente, per i loro soliti standard.
«Beh,» sussurrò Alicia per non farsi sentire dai gemelli, troppo
impegnati per prestar loro attenzione. «Te ne sei liberata in fretta.»
Katie fissò la porta del bagno e non le rispose,
e Jack ne uscì dopo quindici minuti buoni.
Si diresse al loro tavolo con calma, come se
avesse paura di dover tornare davanti alla tazza del water da un momento
all’altro. Ora tendeva veramente al giallo in viso e sembrava sul punto di
ricoprirsi di strane pustole.
«Non sto molto bene, devo andare in Infermeria.
Mi dispiace lasciarti qui.» disse in tono sofferente e monocorde.
Katie lo guardò preoccupata.
«Vuoi che ti accompagno?» chiese.
Lui scosse la testa debolmente, iniziando a
virare vagamente verso il violaceo.
«Non preoccuparti, ce la faccio. Credo.»
Lanciò un ultima occhiata spaventata ai gemelli,
troppo occupati per badare a lui, e a Alicia, che stava guardando con moderato
interesse Michael Corner che baciava una ragazza bionda di Corvonero, e si
defilò attraverso la porta in fretta, senza dire altro.
Fred si girò appena per vederlo uscire e sgranò
gli occhi.
«Katie, perché Sloper ha una coda da canarino
attaccata al sedere?»
A Katie parve di cogliere un luccichio
soddisfatto nello sguardo di George, ma si convinse di esserselo semplicemente
immaginato.
«Beh Katie, noi dobbiamo proprio andare.» esclamò Alicia
all’improvviso.
Tirò su di peso Fred e George, che erano
ritornati al loro discorso contorto su merendine che facevano vomitare, e
uscirono dal locale lasciando lì Katie come un salame, a domandarsi che
accidenti avesse fatto a Godric per meritare una giornata così assurda.
~°~
«Insomma, Perce, ti decidi a scegliere questa dannatissima piuma?»
Oliver era davvero di pessimo umore. Non aveva
incontrato Katie né al Castello né ad Hogsmeade, e
non era esattamente sicuro che fosse una cosa positiva. Certo, si era
risparmiato la vista dei raccapriccianti tentativi del suo rivale di
conquistare la ragazza che amava, ma non vederla gli aveva messo addosso un po’ di ansia.
Come a rendere le sue preoccupazioni più reali,
aveva trovato Fred, George e Alicia intenti a borbottare tra loro a Colazione,
con l’aria aver intenzione di combinare qualcosa di grosso. Dai gemelli Weasley una cosa del genere potevi
aspettartela, ma ciò che maggiormente lo scioccava era l’espressione risoluta e
malandrina di Alicia. Aveva evitato abilmente di domandarsi che accidenti avessero in mente – era
sicuro di non volerlo affatto sapere – e aveva seguito Percy ad Hogsmeade, per
finire un’ora intera rinchiuso in un negozio ad aspettare che Perce scegliesse una
dannatissima piuma d’aquila, visto che la sua era esplosa per un piccolo
incidente a Incantesimi.
«Taci, Baston. Posso ricordati che sei stato tu a
dare sfoggio delle tue doti da piromane dando fuoco alla mia piuma semi-nuova?»
lo rimproverò Percy, saggiando la leggerezza di una piuma color panna.
Oliver strinse gli occhi e lo guardò male.
«Ti ho già chiesto scusa in ginocchio. Cosa devo
fare per farmi perdonare, presentarti a Caramell?»
Percy spalancò la bocca.
«Lo consci?!»
esclamò stupefatto.
«No, Perce. Ti stavo prendendo in giro.»
«Ah.»
Percy gli lanciò un occhiata rancorosa e tornò ad
osservare la piuma, passandola sotto il naso.
Oliver lo osservò per un po’, nella speranza che
l’amico si sentisse sotto pressione e affrettasse la sua scelta,
ma Percy era un tipo pignolo e testardo.
Dopo aver provato quasi tutte le piume del
negozio la scelta cadde sulla seconda che aveva preso in mano appena entrato –
come Oliver aveva ovviamente previsto – e come se non bastasse Percy pagò i sedici Falci che doveva al
venditore in Zellini, posandone uno
per uno sul bancone con fare pomposo.
Uscirono dal negozio e Oliver fu quasi sollevato
nel sentire l’aria gelida di fine gennaio sul volto. Percy invece si ritrasse
nel cappotto e ficcò la faccia nella sciarpa rosso-oro.
«Dove credi che sia?» domandò Oliver, senza
nessuna particolare inflessione della voce. Cercava di mantenere un tono
neutro, ma era sicuro che Percy sapesse esattamente cosa stesse provando in
quel momento.
Desiderò ardentemente di essere sul campo da
Quidditch in sella alla sua Comet 260 ad allenarsi duramente. Almeno in quel modo non ci sarebbe
stato spazio per nessun pensiero molesto che si presentava sotto forma di una
splendida ragazza con i capelli neri.
Sangue, sudore e lacrime, ecco cosa ci voleva
davvero. Doveva smettere di pensare a Katie, doveva concentrarsi sul Quidditch.
Percy lo guardò, vagamente compassionevole, e
Oliver si maledisse per avergli fatto una domanda del genere. Era strano
parlare di queste cose con Percy. Percy stesso era strano fino all’inverosimile
– e pomposo, e rompiscatole, e un Prefetto, e noioso – ma gli voleva bene.
«Fa freddo. Credo che siano in qualche negozio, o
ai Tre Manici di Scopa.» rispose.
Era una mezza verità, e lo sapevano entrambi.
Faceva davvero freddo, e magari Sloper stava cercando un modo di scaldare
Katie. Oliver represse l’improvviso istinto omicida che lo colse nel bel mezzo
della strada e si distrasse un attimo, cosicché non vide la palla di neve
arrivare. Quella lo centrò dritto in faccia, e quasi cadde all’indietro per lo
spavento. Tuttavia, le sue doti straordinarie da Portiere gli permisero di
parare una parte del missile, e vide con la coda dell’occhio due familiari teste
rosso fuoco in un mare di bianco.
«Voi due!» sibilò Percy, contrariato ma anche
sollevato di non essere il bersaglio, per una dannatissima volta, dei suoi
molesti fratelli.
Oliver si riprese dallo shock della paralisi
facciale causata dal gelo della neve e si trovò davanti Alicia e i gemelli
Weasley, come annunciato da Percy.
Fred gli sorrideva – o era George, dannazione? –
e l’altro stava per rotolarsi a terra, spanciandosi dalle risate per la
sua faccia sconvolta.
Alicia gli sorrise
incoraggiante, e per un fugace, terrificante momento ebbe il sospetto che tutta
la squadra di Quidditch, compreso il giovane Harry, fosse a conoscenza della
sua tribolazione sentimentale e dei suoi sogni non sempre
castissimisulla loro
migliore Cacciatrice.
«Percy, veniamo giusto ora dal castello. Abbiamo
incrociato Penelope che andava in Infermeria, chiede di te.» disseAlicia, sorridendo anche a Percy. Alicia e Penelope avevano
la stessa età e frequentavano delle lezioni insieme, e potevano dirsi amiche,
anche se non passavano molto tempo insieme.
I baffi da burrobirra dei gemelli Weasley, però,
erano vagamente sospetti, così come i loro occhi – identici – puntati su Percy,
come se il fatto che il ragazzo dovesse correre al capezzale di Penelope Light
fosse una questione di vita o di morte.
Percy parve cogliere l’occhiata dei fratelli, ma
anziché rimproverarli come faceva di solito per le loro occhiate diaboliche
degne di Salazar Serpeverde o di Sirius Black, fece una cosa stranissima.
Aprì la bocca a formare una perfetta, tonda e
silenziosissima “O”, per poi guardarlo di sfuggita annuire, gli occhi
spalancati in un’espressione a metà tra il sospettoso e il sorpreso.
«Ti accompagniamo, stavamo tornando su, fa troppo
freddo.» disse Alicia,
sorridente come non mai. «E poi voglio vedere anche io se Penelope si sente
meglio.» aggiunse, pensierosa.
Percy deglutì, cosa stranissima, e si girò verso
Oliver, passandogli un foglietto di pergamena.
«Avevo delle commissioni da fare. Se ti lascio la
mia lista, le faresti per me? Ti lascio anche i soldi.» disse, supplichevole. Oliver capì che era combattuto tra il
lasciarlo lì da solo come un gatto abbandonato e correre al capezzale della
fidanzata, più che altro perché lei lo avrebbe mollato se non fosse arrivato di
corsa, visto come lo comandava a bacchetta.
Annuì mestamente e afferrò gli oggetti che l’amico
gli porgeva, sotto lo sguardo avido – chissà perché, poi – dei gemelli Weasley.
Percy gli sorrise un’ultima
volta.
«Scusa, Oliver. E grazie!» disse. Poi si voltò e
iniziò a marciare spedito verso il castello più in fretta che poteva,
accompagnato da Alicia e i gemelli Weasley, che esibivano i volti di coloro che
avevano appena portato a termine con estrema efficacia una missione
particolarmente difficile.
Rimase a guardarli allontanarsi chiacchierando –
Percy estrasse la bacchetta un paio di volte e la puntò contro i fratelli – e
se ne stette fermo lì, al freddo, per una manciata di secondi di troppo.
Caso volle che la fortuna passasse di lì in quel
momento, attirata da tutte le cospirazioni in atto a sua insaputa.
«Ehi, Oliver!»
Oliver sgranò gli occhi e rimase immobilizzato
sul posto, senza avere il coraggio di girarsi.
Katie, fu tutto ciò che la sua mente riuscì a produrre.
~°~
«Ehi, Oliver!»
Katie non riusciva a credere ai suoi occhi. Che
diavolo ci faceva Oliver Baston a Hogsmeade, da solo come un cane, in mezzo
alla strada, a fissare Hogwarts da lontano con quell’aria da ebete?
Lui per un istante rimase immobile, come se gli
fosse stato lanciato un Pietrificus Totalus, e Katie fu
quasi sul punto di borbottare un Finite Incantatem per assicurarsi
che nessuno lo avesse stregato, ma poi si mosse.
Si voltò lentamente verso di lei, e sul suo volto
passarono tre diverse reazioni nel giro di un nanosecondo, tanto che a Katie
venne il dubbio di essersi immaginata tutto.
Prima parve estremamente terrorizzato, poi
improvvisamente sollevato, e poi di botto terribilmente imbarazzato.
Katie cercò di sorridergli, e quando vide che
Oliver ricambiava il suo sorriso si sentì vagamente meno preoccupata. Se
riusciva a sollevare gli angoli della bocca, non aveva nulla che non andava. In
genere, per controllare che il soggetto non fosse sul punto di avere un
infarto, si chiedeva di formulare una frase di senso compiuto, ma evitò di fare
la prova, certa che Oliver avrebbe risposto qualcosa come “la pluffa non
entrerà negli anelli”.
Cercò qualcosa di sensato da dire, perché
fissarsi per un determinato periodo senza proferire parola non era esattamente
una buona idea, e se ne uscì con un sofisticatissimo «Cosa ci fai qui tutto
solo?».
Si complimentò mentalmente con se stessa, perché
Oliver parve leggermente più a suo agio e rispose come una persona normale,
senza citare il Quidditch nemmeno una volta.
Raccontò di essere arrivato con Percy e di aver
passato più di un’ora a scegliere una Piuma d’Aquila.
«Poi abbiamo
incontrato i gemelli Weasley e Alicia, » disse. « e Percy è andato con loro al
castello, perché Penelope, la sua ragazza, è finita in Infermeria.»
«Che strano.» fece allora Katie,
mentre camminavano lentamente fiancheggiando il lato sinistro della via. «Anche
Jack è andato in Infermeria. Non stava affatto bene.» disse, guardando Oliver di traverso.
Le parve di
scorgere un lampo di trionfo negli occhi del ragazzo, ma si convinse di
esserselo solo immaginato. Aveva davvero una fervida immaginazione, quel
giorno.
«Ah, ecco, mi
stavo chiedendo dove fosse finito!» si lasciò sfuggire Oliver. Parve pentirsene
immediatamente, perché serrò la bocca e non aggiunse nient’altro.
Katie, alla
luce delle parole di Alicia e degli eventi di quei giorni, si sentì in dovere
di dare delle spiegazioni che lui altrimenti non avrebbe mai preteso,
orgoglioso com’era.
«E’ stato un
fiasco di appuntamento, non credo che ci uscirò di nuovo.» rivelò, arrossendo.
Era quasi una
confessione, se ci si pensava bene, e Oliver diventò talmente rosso che quasi
riusciva a sentirsi il calore addosso. Questo parve rincuorarla, e Oliver
riprese a camminare decisamente più soddisfatto, cosa che la rese
davvero felice.
«Devo fare
alcune commissioni per Percy, ma non so davvero dove trovare un…» scorse appena il
foglietto che aveva in mano «…maglione di lana in fibra morbida.» lesse, sconcertato.
Katie gli sorrise e si sentì
avvampare, ma anche molto leggera.
«Ci penso io,
Capitano.»
Il resto della mattinata passò ad una velocità
incredibile per Oliver. Avevano trovato il maglione per Percy, che
evidentemente era deciso a non indossare il solito, lanoso maglione con
Katie era stata fondamentale nelle operazioni di
acquisto: avevano riso a crepapelle della lista assurdamente precisa di Percy,
considerato che l’aveva scritta per se stesso, e risero anche quando Katie
inciampò in quel sasso che sporgeva dalla neve. Oliver l’aveva afferrata per un braccio prima che lei si
spiaccicasse a faccia avanti sulla strada, per poi arrossire di botto per il
contatto e quell’insolita vampata da calore che
l’aveva avvolto.
Si erano davvero sbellicati quando la sciarpa
rossa della ragazza si era inesplicabilmente impigliata in
un lampione, quasi strangolandola.
Ancora una volta Oliver era corso a salvarla,
sorridente e imbarazzato, sentendosi tanto uno sfigatissimo cavaliere che salva
la sua dama in pericolo.
Ma Katie non era tanto una damigella in pericolo
quanto un’autentica calamita per disgrazie e calamità naturali.
Sembrava proprio che non riuscisse a stare dieci
minuti senza che qualcosa la aggredisse, che fosse la sua sciarpa, un sasso o
la capra imbestialita del barista della Testa di Porco.
Oliver aveva già notato questo aspetto di Katie
durante allenamenti di Quidditch e partite. I bolidi avevano sviluppato una
particolare familiarità con il cranio, il naso e le costole di Katie, e i
giocatori avversari sembravano aver messo su un giro di scommesse clandestine
su chi la buttava giù dalla scopa più velocemente.
Sembrava davvero che fosse perseguitata dalla
sfortuna, e Oliver ne era profondamente convinto, ma rimaneva comunque una
giocatrice di Quidditch eccellente.
E forse lui era un po’ di parte, ma diceva
la stessa cosa anche di Harry, e non era di lui che era follemente innamorato,
no?
In quel momento Katie lo riscosse dai propri
pensieri, posandogli con leggerezza disarmante una mano sul gomito.
«Che ne dici se andiamo a mangiare un panino ai
Tre Manici di Scopa?» domandò, mentre il suo stomaco brontolava allegramente
per darle manforte.
Oliver si accorse di essere terribilmente
affamato e annuì, sorridente.
Katie gli restituì radiosa il sorriso e lui non
poté fare a meno di ringraziare Godric, Merlino, Morgana, Silente e tanti altri
per tutte le fortunate coincidenze che l’avevano portato a passare la giornata con Katie anziché
con Percy.
Non poteva certo sapere che Katie, in cuor suo,
stava ringraziando esattamente per la stessa cosa.
Quando entrarono ai Tre Manici di Scopa erano
ormai le due e mezza del pomeriggio e il locale non era affollato come Oliver
pensava.
C’erano solo Sunas Bones e Hanna Abbott di Tassorosso e un altro
gruppo di studenti che conosceva solo di vista. Katie salutò timidamente le due
ragazze con un gesto della mano e Oliver sorrise loro. Avrebbe volentieri
gridato al mondo tutta la sua felicità, ma forse era meglio trattenersi fino a che
non sarebbe stato solo, in Dormitorio.
Era ad Hogsmeade con
Katie Bell, erano da soli, e quello si stava
trasformando sempre di più in un appuntamento in piena regola.
Ora doveva solo pagarle il pranzo, farla ridere, chiderle un altro
appuntamento, riaccompagnarla fino in Sala Comune e magari strapparle anche un
bacio sulla guancia.
Se ci fosse stato Percy, probabilmente lo avrebbe
rimproverato di essere stoltamente ottimista fino alla nausea, lui che di
solito era un pessimista cronico, ma in quel momento non si sentiva né
ottimista né il contrario. Si sentiva solo decisamente euforico.
Si sedettero ad un tavolo all’angolo e ordinarono
due panini, cominciando a parlare di Quidditch.
Katie sembrava entusiasta dell’andamento della
classifica, nonostante a entrambi bruciasse ancora la sconfitta controTassorosso, e
condividevano l’ansia per la partita decisiva, quella contro Serpeverde.
Se Oliver era preoccupato all’idea di annoiare
Katie con l’argomento Quidditch, si sbagliava di grosso.
Lei iniziò a parlarne, godendosi gli occhi accesi
dall’euforia e dall’eccitazione di Oliver, e lei chiuse il discorso,
rassicurando Oliver ottimisticamente e rimproverandolo bonariamente di tentare
di assassinare Harry Potter.
Lui sorrise imbarazzato e si portò una mano tra i
capelli, sulla nuca, posando l’altra a pochi centimetri da quella di Katie.
Lei guardò per un istante le loro mani vicine e
riportò subito lo sguardo su Oliver, vagamente rossa in viso.
«Vedrai che vinceremo la coppa, Oliver. Me lo
sento.»
Perché lo aveva detto lei, Oliver ci credette. Si
sentiva talmente felice e stordito che nemmeno realizzò quello che
stava facendo fino a che non si ritrovò a coprire la mano della ragazza con la
sua, a guardarla negli occhi grigi e a mormorare «Grazie.» con un tono
talmente dolce che sconvolse per primo se stesso.
Quella volta, tuttavia, non si sentì affatto in
imbarazzo. La mano di Katie era fredda e la sua era a dir poco bollente, e il
netto contrasto gli mandava brividi gelati lungo il gomito.
Trovò il sorriso dolce che lei gli rivolse la
cosa più bella del mondo, e decretò che non avrebbe spostato la mano di lì
neanche morto.
Uscirono dal locale ridendo e guardandosi
timidamente di sottecchi. Oliver aveva insistito per pagare e Katie aveva
protestato per un po’, ma sapeva che era una battaglia persa in partenza: se
Oliver Baston si metteva in testa di fare una cosa, non c’era verso di farlo
desistere, in alcun modo.
Come quella volta che li aveva costretti ad
allenarsi con una mano legata dietro alla schiena, tanto per fare un esempio.
Katie sorrise divertita al ricordo e si strinse
nella sciarpa e nel mantello per ripararsi meglio.
«Hai freddo?» le chiese Oliver, avvicinandosi a
lei impercettibilmente.
Katie alzò su di lui lo sguardo, sollevando un
sopracciglio con aria divertita.
«Tranquillo, non mi ammalerò e verrò ai prossimi
allenamenti senza problemi.» gli rispose ridendo.
Oliver si finse offeso per il fatto che lei gli
avesse dato del furioso Capitano maniaco e borbottò un paio di dinieghi.
«La sua testa! Galleggiava!», gridò qualcuno,
travolgendoli.
Oliver riconobbe Draco Malfoy, ricoperto di fango
e inseguito dai suoi due soliti scagnozzi, che correva a rotta di collo per le
vie di Hogsmeade, diretto ad Hogwarts. Aveva l’aria di chi ha appena incontrato un lupo
mannaro, e lo sentirono strillare a gran voce fino a che non fu solo un puntino
che correva veloce verso il castello.
Oliver lo osservò per un po’ e poi ridacchiò in
direzione di Katie, scuotendo la testa e alzando le spalle.
Katie rise di nuovo e si sentì estremamente leggera. Qualsiasi questione sarebbe passata in secondo piano, di
fronte a un ragazzo così pazzo, carino, maniacale e dolce.
«Ci avviamo al castello? Fa davvero freddo.» propose Oliver,
rabbrividendo.
Katie, che non disdegnava affatto l’idea di
entrare in Sala Comune con Oliver Baston, annuì.
Per prima cosa, se Jack li avesse visti insieme
probabilmente non le avrebbe più chiesto di uscire. Oliver aveva l’aria da
pazzo pericoloso, soprattutto quando si andava ad intaccare la concentrazione della sua squadra di
Quidditch, e Katie sperava che almeno un po’ fosse geloso.
Secondo, era sicura che avrebbe trovato lì Puffo Weasley,
Pelo Rosso e Pluffa Impazzita, in sua attesa, con tre ghigni esattamente identici.
Sospettava in un loro coinvolgimento negli eventi fortunati e
casuali della giornata, ma non poteva provarlo, se non sottoponendoli
a Veritaserus o Maledizione Imperius, entrambi mezzi un tantino illegali.
«Per me va bene. Rischio di prendermi un
raffreddore, se passo ancora molto tempo al freddo!» esclamò Katie.
Oliver la guardò storto e mormorò qualcosa come “Autoboicottaggio degli allenamenti”, ma alla fine
sorrise e la seguì su per il sentiero che riportava al castello.
Chiacchierarono praticamente di tutto durante il
tragitto di ritorno, e Katie ebbe anche l’occasione di raccontare a Oliver
della misera figura con Jack e della fine tragica del suo appuntamento.
Oliver si disse dispiaciuto per lui, ma il sorrisetto sadico che
aveva in faccia suggerì a Katie che, se Alicia aveva ragione, e lei piaceva a Oliver – cosa
di cui dubitava – in quel momento il ragazzo stava augurando a Jack Sloper
tutti i virus intestinali del mondo.
Entrare nel castello fu un vero sollievo per i
due ragazzi, ormai gelati dalla testa ai piedi. Alcuni studenti stavano
rientrando da Hogsmeade alle loro spalle, dirigendosi in massa verso la torre
di Corvonero.
Oliver vide Cho Chang camminare di fianco ad
un’amica con l’aria civettuola e per niente abbattuta.
Fecero le sei rampe di scale che li separavano
dalla Torre di Grifondoro con calma, mentre Katie raccontava allegramente delle
sue vacanze di Natale e Oliver ascoltava rapito, ridendo di tanto in tanto alle
sue battute, sorridente come un ebete innamorato solo sa essere.
«…e la mia vicina di casa, Babbana, ha chiamato il numero speciale perché dice di aver visto
Sirius Black nascosto nella sua siepe. A Londra! Ma figuriamoci.» stava dicendo Katie.
Oliver ridacchiò.
«Così vivi nel quartiere Babbano di Londra?»
domandò, curioso. «Dev’essere strano stare lontano dalla magia, a casa.»
Katie annuì mesta.
«Sono Mezzosangue,» disse. «Mia madre è una strega e mio padre un Babbano. Abitiamo insieme a mia nonna paterna.»
Oliver le sorrise. Non le importava se fosse
Purosangue o Nata Babbana. Anche lui era
Mezzosangue, nonostante non avesse mai conosciuto il padre*, Babbano.
Era cresciuto con sua madre, e quando lui aveva
dodici anni lei si era risposata con un mago, Arnold, a cui Oliver era molto legato.
«Speriamo che Sirius Black non si faccia vivo ad Hogwarts.» sospirò Katie.
«Insomma, era il più fedele seguace di Tu-Sai-Chi, e Harry l’ha fermato. Vorrà vendicarsi, ora che è libero.» aggiunse, preoccupata.
Oliver le lanciò un’occhiata orgogliosa e
obliqua. «C’è Silente ad Hogwarts, non oserebbe mai.» disse. «E poi, prima di far
fuori il miglior Cercatore che Grifondoro abbia mai avuto, dovrà passare sul
mio cadavere.» annunciò tetro,
sfiorando la bacchetta.
Katie rise di lui per un’intera rampa di scale e
lui si ritrovò a farle il solletico per farla smettere, mentre acceleravano il
passo inconsapevolmente.
Arrivati davanti al ritratto della Signora
Grassa, vi trovarono Sir Cadogan, che lì salutò
con un inchino, chiamandoli Ginevra e Artù, e accettò la parola d’ordine – Vile Canaglia – con estrema
riluttanza.
«Avrei preferito sfidarvi a singolar tenzone, nobile
cavaliere comandante delle tue truppe!» disse, risentito, poi scivolò in avanti
e li lasciò passare.
Katie lanciò un’occhiata alle scale del suo
Dormitorio e poi si girò di nuovo verso Oliver.
«Beh, ho passato una bellissima giornata, davvero.» disse a Oliver. Lui
sorrise, radioso.
«Anche se a Sloper è spuntata una coda di
canarino per cause sospette?» domandò, ridacchiando.
«A meno che non sia stato tu, direi di
si. Anche se Jack è scappato dal nostro appuntamento.» rispose, spostandosi i capelli dietro l’orecchio.
Oliver le fece un sorriso dolce.
«Non sono stato io, mi dispiace.» disse ridendo. «Mi sono divertito un sacco.» aggiunse, guardandola più intensamente negli occhi. Era
arrivato il fatidico momento, e lui lo sapeva. E probabilmente lo sapeva anche
lei.
«Grazie per avermi fatto compagnia, Katie.» disse. Abbassò lo sguardo mentre lei rispondeva
«Di niente!» , forse un po’ troppo in fretta.
Passò un istante di silenzio imbarazzato, e
Oliver si decise.
Ora o mai più.
«Mi stavo chiedendo,» iniziò, fissandosi le scarpe e
arrossendo, « se per caso non ti andasse…ovviamente, tra un allenamento di
quidditch e un altro…cioè, io…» fece un sospiro e continuò, rivolto ai lacci
delle scarpe. «se magari ti andava di tornare ad Hogsmeade. Con
me. Da soli.»
Arrossì furiosamente, e pregò silenziosamente il
pavimento della Sala Comune di risucchiarlo e richiudersi sulla sua vergogna,
ma quello rimase lì dov’era, dispettoso.
Katie spalancò la bocca e gli occhi e ci mise un
istante di troppo a realizzare ciò che stava succedendo.
Oliver si sentì terribilmente scoraggiato.
Ammosciato, per la precisione.
«Ovviamente, se non vuoi…cioè, magari tu…Sloper…»
fece, costernato, rivolto alle scapre.
Katie sorrise, e fu un sorriso splendido, che
illuminò la stanza, e Oliver lo percepì, tanto che alzò gli occhi sui suoi,
trovandola veramente troppo vicina.
Riusciva quasi a distinguere chiaramente le
ciglia e tutte le pagliuzze azzurre dell’iride…
«Mi piacerebbe un sacco.» rispose lei piano.
Si guardarono per un secondo, poi Katie fece una
cosa meravigliosa e completamente inaspettata.
Si alzò in punta di piedi, lo guardò
maliziosamente un’ultima volta e gli sfiorò la guancia con le labbra.
Oliver rimase lì, imbambolato, senza nemmeno
prendersi il disturbo di arrossire furiosamente. Katie invece si ritrasse,
color bordeaux in viso, mormorò un “ci vediamo domani” e scappò nel suo
dormitorio.
Oliver aspettò di sentire il rumore della porta
chiusa, poi si lanciò verso le scale del suo, di dormitorio.
Doveva trovare Percy, e subito.
Fece le scale due a due, sentendosi l’uomo più
felice sulla faccia della terra.
Prima di trovare Percy, però, ci voleva una
doccia. Una doccia gelata.
Selene’s Corner
Chi non muore si rivede, eh?
Chiedo umilmente perdono, perché ci ho messo una
vita a scrivere il capitolo, ma spero che vi piaccia e che sia di vostro
gradimento. E’ un capitolo bello corposo –quattordici pagine di word, è troppo
lungo? – e spero di farmi perdonare in questo modo :D
Ecco la tanto attesa uscita ad Hogsmeade.
Devo dirvi alcune cose importanti, quindi vi
prego di leggere.
1- Ho inserito
un’immagine della storia, la trovate all’inizio del primo capitolo. E’ il mio
primo esperimento conPhotoshop, spero che vi piaccia :D Fatemi sapere, mi raccomando!
2- Volevo farvi
una domanda importante: come credete che sia la caratterizzazione dei
personaggi di cui parlo? Cosa secondo voi non quadra molto, o non è molto
chiaro? E cosa, secondo voi, è di troppo nelle descrizioni?
Sono un po’ in ansia per via dell’IC, e spero di
averlo rispettato.
3- Ho inserito il
dialogo sui genitori e sulle origini perché servirà da base per il futuro,
insomma. Le informazioni su questo le ho trovate su Wiki Harry Potter.
Non sono certe al 100%, ma dovrebbero essere entrambiMezzoSangue. (E non sanguesporco, attenzione!) Figli di un mago e un babbano, insomma. A metà :D
4- Del padre di
Oliver ho deciso io, rileggendo HP4. Lì dice che Harry viene presentato ai
genitori di Oliver, e ho pensato di condire di più la faccenda. Ora la madre
sta con un mago, quindi nella guerra non correrebbero rischi, ma Oliver è
comunque per metà babbano. :D
Passiamo però ai
ringraziamenti: devo davvero ringraziarvi per le meravigliose nove recensioni
che mi avete lasciato. Dal prossimo capitolo ho deciso che risponderò alle
recensioni qui in fondo alla pagina, perché quel metodo mi piaceva di più, a
dirla tutta :D
Grazie infinite a Perla (benvenuta!) IlaSunnySmile, Ceci Weasley , Wynne_Sabia, Roxas93 (benvenuta anche a te!),Tinotina, Ella18
(welcome!), Queen_(bentornata!!) e AresEris (record
recensione più lunga, mi sa :D)
ANNUNCIO: Oliver tornerà a farsi vedere sotto la
doccia nel prossimo capitolo, dove torneranno anche le sue numerose paranoie
mentali, e apparirà anche il professor Lupin :D Oh, Remus adorato!!
ANNUNCIO 2: Come suggerito da Wynne_Sabia, fondiamo il C.R.A.B : Comitato Riabilitazione Addominali di Baston, decisamente
troppo sottovalutati in questo sito :D
Insomma, se volete partecipare, fatemelo sapere!! Abbiamo tanti pupazzetti di Oliver strizzato sotto la doccia
e tanti poster!! :D E ovviamente, i
biscottini! :D
SPOILER PROSSIMO
CAPITOLO: Oliver parlerà con Lupin, sapremo
finalmente cosa hanno combinato Alicia, Fred e George a Jack Sloper, e
scopriremo anche cosa c’entra Percy.
E ci sarà una piccola sorpresa che spero vi piaccia :D
Beh, che altro dire?
Ah, ma certo!
ACCIO RECENSIONI!
Baci,
Selene