Anime & Manga > Captain Tsubasa
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Autore: eldarion    11/08/2011    6 recensioni
Tsubasa e Sanae stanno per sposarsi. Sono felici. Tuttavia, la felicità a lungo sognata viene bruscamente spazzata via da una tragica fatalità.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi non sono miei, appartengono a Yoichi Takahashi.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Note personali: non amo scrivere storie con più di un capitolo, perché ho poca pazienza, ma ho voluto tentare. E’ una specie di sfida e spero di fare un buon lavoro!
Ringrazio coloro che dedicheranno del tempo alla lettura della mia storia e coloro che avranno la pazienza di recensirla.

Buona lettura!


 

Scegli me

 

Tsubasa salì in macchina, seguito da Kumiko.
Non disse dov'era diretto, non aveva voglia di parlare.
Concentrato sulla guida, fissava il nastro d’asfalto grigio della strada scorrere via.
Voleva riordinare la mente.
Pensava, poteva solo pensare e ricordare.

Ricordare e pensare...

Tornò indietro a due mesi prima...A quando Kumiko si presentò alla sua porta...
Ricordò il subitaneo impeto di parlarne con qualcuno.
Ritrovarsi di fronte quella ragazza gli procurò una stranissima sensazione.
Non era gioia, non sapeva cosa avesse provato esattamente, forse nulla... A parte...Delusione.
Sì, certo, delusione e rammarico, perché nel suo cuore sperava di vedersi davanti Sanae e invece...
Nemmeno poté ignorare la stretta allo stomaco che lo assalì non appena realizzò chi c'era all'ingresso di casa sua. Significava senza ombra di dubbio che aveva fiutato dei guai ma...Era un'amica.
Si lascia un'amica sulla porta?!...Beh!...No.
E...Se quell'amica è stata l'ultima persona ad aver visto la tua fidanzata ormai scomparsa da mesi?...Certamente...No!
E...Se quell'amica ti chiede ospitalità?... Fai il possibile!
Questo fece, trascinato dalla gentilezza: Tsubasa aveva fatto ciò che ci si aspetta da un vecchio amico.
Non fu semplice.
Mille dubbi gli invasero la mente e il cuore mentre la lasciava entrare, accettando di ospitarla.
Cercò di dissimulare mentre le mostrava la stanza per gli ospiti.
Fece tutto quanto in suo potere per apparire calmo e affabile, nonostante avesse una fretta pungente.
Aveva proprio una gran fretta di uscire: da quando lei aveva varcato la soglia di casa lui faticava a respirare e aveva la pelle d'oca.
Si congedò da Kumiko quasi subito, lasciandola sola a prendere contatto con l'ambiente.
Uscì...Anzi...Ad essere onesti...Fuggì!
Si precipitò al parco della Ciutadella e si fermò all'ombra dell’acacia...La loro acacia.
Il loro albero, quell'angolo di Giappone a Barcellona, come l'aveva definito Sanae.
Lì poteva stare tranquillo, nessuno lo avrebbe disturbato né ascoltato...Lì poteva fare quella telefonata importante.
Si raccolse concentrandosi nei suoi pensieri.
Cercò il numero nel suo cellulare e chiamò.
Il cuore batteva forte mentre il telefono squillava...Non rispondeva nessuno...
Poi... Tsubasa tirò un sospiro di sollievo e parlò.
“Ciao! ...Come stai?”
Il capitano avvertì un certo stupore all'altro capo del filo...
”Tsubasa?!”
“Sì!..Sono io, ciao Yukari...”
La ragazza fu piacevolmente sorpresa dalla telefonata dell'amico, pur trovandola insolita. Tsubasa non le telefonava quasi mai. Si mandavano delle mail, generalmente lui telefonava a Ryo mentre...Era Sanae che chiamava lei...Sanae...Quanto le mancava Sanae, quanti ricordi.
Lacrime di nostalgia si affacciarono ai suoi occhi.
Non sentendo nulla Tsubasa continuò...
“Yukari stai bene?...Ti ho disturbata?!”
Lei si ridestò dai suoi pensieri...
”No!...Sì...Sto bene, sono solo un po' sorpresa di sentirti, tutto qua...Poi...Qui è già passata mezzanotte...Va tutto bene capitano?”
Tsubasa seguì l’impulso di chiamare Yukari, non per giustificarsi, non per scrollarsi di dosso qualche senso di colpa e nemmeno per trovare in lei approvazione. Parlare con Yukari era un po' come parlare con Sanae, parlare con lei era sentirsi un po' più vicino a Sanae.
Tra l'altro...No, non si sentiva affatto bene, anche se non lo dichiarò apertamente...
”kumiko è a casa mia...E' venuta a trovarmi, vuole che le mostri la città, vuole stare da me...Sa che ho ospitato voi e poi anche Taro! Le ho detto che va bene...Yukari!...Lei è l'ultima persona ad aver visto Sanae viva...”
L’amica colse il tono agitato di Tsubasa: qualcosa non andava. Yukari ebbe un moto di rabbia
“Come ha potuto presentarsi da te?! ...E tu?! La lasci restare? Hai dimenticato che è innamorata di te? E tu sei solo, solissimo...”
“Yukari, ragiona: come potevo mandarla via?...Kumiko è pur sempre nostra amica! Ma non è questo il punto, ascoltami, cerca di capire...Lei è l'ultima persona ad aver visto Sanae viva, se la lascio restare da me potrei avere la possibilità di saperne di più. Tu non eri convinta della sua versione. Ricordi? Potrebbe rivelarmi qualche particolare senza accorgersene. Potrebbe tradirsi...O magari, potrebbe solo ricordare qualcosa di utile che era stato trascurato...Ho bisogno di un appiglio! E' finita Yukari! E' tutto perduto! Le ricerche non danno risultati, la polizia in Giappone sta per archiviare il caso e l'agenzia privata che ho incaricato non trova niente, nessuna traccia! Sanae è stata inghiottita dal nulla, è come se si fosse volatilizzata...Kumiko è la sola possibilità che mi resta...Sempre che ci sia qualcosa da scoprire...o che non sia troppo tardi...”
Il discorso concitato di Tsubasa non faceva una grinza e Yukari poteva ben immaginare la disperazione del capitano. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di riabbracciare Sanae o conoscere la sorte che le era toccata.
“Mmhh...Già...Tsubasa...Ascoltami bene anche tu! Kumiko non è una sprovveduta, non si è tradita con le autorità come puoi pensare che si lasci convincere da te?! Tu sei il fidanzato di Sanae, sei l’ultima persona con la quale si aprirebbe...Non capisci perché ti ha raggiunto a Barcellona?!...Sanae non c'e e tu sei tutto solo e triste...E' lì per consolarti, se sai cosa intendo per...Consolarti...”
Tsubasa si sentì ferito, sapeva benissimo cosa intendeva, ed era una mancanza di fiducia bella e buona la sua!
Il calciatore non se l'aspettava e ci tenne a ribadire, con una certa irritazione...
”Io amo Sanae! La amo ancora...E Kumi era innamorata di me ai tempi delle medie, è passato un sacco di tempo! Comunque... Nemmeno io sono uno sprovveduto e ti ricordo che bisogna essere in due per...OH!...Andiamo!...Io voglio tentare: sono un amico e non un poliziotto, magari abbasserà la guardia con me e poi...Non abbiamo certezze in merito, dobbiamo darle il beneficio del dubbio: una persona è innocente fino a prova contraria. Io non l'attaccherò, cercherò di indagare con pazienza...E non le darò illusioni di alcun genere, stanne certa...Lei è l'ultima speranza che ho...”
Non sfuggì alla ragazza la voce rotta dal pianto...Pianto che stava per contagiare anche lei...
”Lo so che ami Sanae ma, già il fatto che permetti a Kumiko di restare da te alimenterà in lei proprio quelle speranze che non vuoi darle. Lei è innamorata di te e leggerà la tua disponibilità a modo suo! Tienilo bene a mente Tsubasa!...Stai attento, lei è furba e tu non la conosci abbastanza, non la temi abbastanza! Mi raccomando, non fare nulla di cui potresti pentirti...E ricorda, lei non era poi così amica di Sanae. E' stata molto acida con lei quel maledetto giorno...Per causa tua, direi...Ammetto di avere il dente avvelenato verso quella ragazza e, può essere che lei sia innocente ma tu, fai la massima attenzione: ti vuole per sé, non farti incantare...Promettimelo!”
Tsubasa capiva cosa voleva comunicargli Yukari: lui era in una situazione precaria e, se lei aveva ragione, Kumiko ne avrebbe approfittato. Proprio ora, che aveva faticosamente ripreso a vivere ed era sereno, stava per mettere in discussione quell’equilibrio che aveva recuperato da poco...Tuttavia, Yukari poteva vedere il diavolo più brutto di quello che era in realtà. In ogni caso doveva rischiare, non c'era altro da fare...
”Starò attento, ma devo mettermi in gioco, devo farlo Yukari...Non sono uno stupido!”
“Lo so!...Ti auguro buona fortuna capitano! Ricorda...Potresti perdere tutto quello che stai tentando di riavere...Ciao!”
“Buonanotte!”
Chiuse Tsubasa con un filo di voce...Era vero, poteva perdere tutto.
Yukari era molto preoccupata, e anche lui lo era...Stava per giocare con il fuoco. Kumiko era stupenda e lui si sentiva solo, indubbiamente, ma...Lui amava Sanae e la rivoleva, poi...Possibile che kumiko fosse ancora innamorata di lui?...Era passato un secolo!
Se era vero, stava per cacciarsi in un bel guaio! Comunque...Ormai era fatta: Kumiko era a casa sua!
“Indietro non si torna!”....Così si era detto.
Se lo disse a voce alta per convincersi meglio ma...La sensazione di apnea che lo aggredì, da quando Kumiko era entrata nella sua casa e quindi nella sua vita, non l’abbandonò.
Avrebbe dovuto dare retta a quella sua prima impressione, sarebbe stato tutto meno complicato.
O...Magari no!...Magari era giusta la strada disperata e rischiosa che aveva intrapreso.
Per come erano andate le cose non poteva dirlo. Non lo sapeva...Accidenti!...Non lo sapeva più!
Dopo la telefonata con Yukari, istintivamente, si poggiò all'acacia per trarne conforto, sicurezza, consiglio. Parlò sottovoce all'albero silente tanto caro a Sanae.
Quelle parole erano ancora lì scolpite nella sua mente, parlò rivolgendosi a Sanae, proprio come se lei fosse stata lì...”Sanae...Tu che faresti?”
La pianta era nel pieno della fioritura, i suoi fiori lilla ondeggiavano al vento che giocava spensierato tra i rami flessuosi.
Come avrebbe voluto essere il vento.
Si sentì pervaso di fiducia e coraggio: pensare a Sanae e a tutti i momenti vissuti con lei in quello stesso posto lo sollevò.
Aderì con il corpo al tronco, e poi parlò di nuovo all'albero che, paziente, lo ascoltava ancora e ancora...”...Sanae!...Già, è vero! Che sciocco sono...Tu non ti arrendi mai, mai...”
Nemmeno lui si sarebbe arreso.
Lo giurò a se stesso, lo giurò quel giorno e tornò a casa...Da kumiko.
Era pronto.
Ebbe una sorpresa al suo rientro: Kumiko, appisolata sul divano, parlava nel sonno.
Si lamentava e chiamava Sanae.
Lui restò lì, in silenzio, ad ascoltare.
Per essere onesti era più corretto dire che restò lì a...Spiare!
Se gli avessero detto che un giorno avrebbe fatto una cosa del genere non ci avrebbe creduto: la spiò! La spiò e, tutte le volte che la sorprendeva sul divano appisolata, ascoltava...Ascoltava i suoi sogni e i lamenti amari: Kumiko aveva un segreto che riguardava quel terribile giorno. Non era chiaro se riguardasse la scomparsa di Sanae.
Lei non rivelò mai nulla. Nè consciamente né inconsciamente.
Forse, lui non aveva saputo ascoltare, non aveva insistito abbastanza, non aveva posto le domande giuste, quelle che non ti lasciano scampo.
Lui giocava a fare il detective ma non lo era...Che Stupido!...Era stato uno stupido...Che ci fosse o meno qualcosa da scoprire lui era stato uno stupido. Uno stupido idiota! Persino un bambino aveva sentito il dovere di metterlo in guardia, come aveva fatto lui a non accorgersene?!...Semplice: lui era troppo coinvolto...Lei, muovendosi in punta di piedi, lo aveva quasi imprigionato e ora si preparava a colpire.
Aveva già sferrato il primo attacco: dalla notte precedente aveva gettato la maschera infilandosi nel suo letto e abbracciandolo e poi quella stessa mattina baciandolo e tentando di spingerlo a fare l’amore...Sentiva ancora il sapore di lei.
Si morse il labbro.
Gli bruciavano gli occhi.
Per tutta la notte aveva sempre e solo rimuginato sulle scelte, gli errori, le speranze, i doveri.
I pensieri non gli concessero riposo.
Nel pomeriggio, in terrazzo, il piccolo Pinto aveva intuito che lui si stava perdendo e lo aveva come risvegliato dal sortilegio: lui non era altro che la preda del ragno intrappolata nella tela...Da quel momento fu un crescendo di tensione...Ed essa raggiunse l'apice, non lasciandogli più scampo quando, la notte, nel buio, sentì la porta della sua stanza aprirsi...Era Kumiko.
Si infilava nel suo letto, come fosse la cosa più naturale del mondo.
Ma perché non l'aveva mandata via?!...Gli aveva tolto lucidità, minato la sua sicurezza, in qualche modo riusciva a farsi desiderare. Eppure lui amava Sanae, ne era certo.
Le carezze, l'abbraccio...Lui aveva continuato a darle le spalle e poi l'aveva fermata.
Era in bilico e, quando finalmente il sonno lo colse, ecco quell'incubo dove Sanae non sembrava più essere la sua Sanae! Non era più sua...Possibile che l'avesse perduta? Possibile che fosse tutto finito? E il bambino? Che cosa volevano dire? Aveva mandato tutto all’aria con la sua sciocca titubanza?
Doveva calmarsi e recuperare la razionalità.
Mentre continuava a osservare l'asfalto fuggire, si sentì avvampare. Mosse la bocca senza emettere alcun suono, ma avrebbe voluto gridare con tutta la voce che aveva in corpo.
“Che stupido!...Stupido idiota!...Quanti schiaffi che mi darei!...No!...Non è vero! Non può essere vero...”
Si rimproverò aspramente muovendo la bocca e trattenendo la voce.
Doveva porre la domanda giusta, quella risolutiva...Se non avevano funzionato la discrezione e l'amicizia, forse poteva tentare di parlare al cuore, scegliendo le parole giuste...Non doveva mollare, non adesso, non era ancora finita.
Kumiko fu stupita da quella strana reazione di Tsubasa. Continuò a studiarlo taciturna.
Non si erano detti una parola da quando erano usciti. Lei lo aveva seguito come un’ombra e se ne stava lì, in macchina, seduta a domandarsi dove la stesse portando, perché l’avesse voluta con sé e cosa gli fosse preso poco prima. Tsubasa non l'aveva scacciata ma, ugualmente, l'aveva rifiutata.
Era quasi riuscita nel suo intento ma aveva calcolato male i tempi: il capitano non era pronto...Non ancora...Ma lei non doveva demordere!
Il ragazzo fermò l'auto e, sempre chiuso nel suo mutismo, scese.
Lei lo seguì.
Erano arrivati sulla spiaggia.
Stava già albeggiando.
Tsubasa non aveva più messo piede lì dalla scomparsa di Sanae.
Temeva l'effetto che gli avrebbe fatto quel luogo senza di lei.
Si guardò intorno, quasi a cercarla... C'erano tanti ricordi. L'aria era permeata dei loro ricordi. Essi erano talmente vividi che al capitano sembrò di non essersene mai andato da lì. Era come se lui e Sanae fossero rimasti laggiù a guardare il mare, a sentire il vento, a toccare la sabbia. Quel paesaggio era parte di loro, viveva delle loro memorie, avevano lasciato una traccia, un segno, e quel luogo l'aveva conservata intatta, viva.
Sospirò.
Si chinò per togliersi le scarpe, le ripose nello zaino e cominciò camminare.
Amava camminare sulla spiaggia, gli era sempre piaciuto.
Kumiko era accanto a lui, come una compagna fedele.
Esaminava incuriosita e contrariata il paesaggio. Era molto diverso da quello della spiaggia della Barcelloneta. Pensò che quel posto così vuoto e solitario fosse desolante e ruppe il silenzio facendolo notare a Tsubasa.
Egli rispose, calmo "Non è desolante è solo selvaggio, è la natura..."
La modella si guardò intorno per osservare meglio poi, dubbiosa, proseguì "Sarà!...Sembra un deserto, è desolante...Forse per me è troppo naturale qui!"
Tsubasa sorrise, immaginava che non le sarebbe piaciuto più di tanto.
Era il posto suo e di Sanae...Erano proprio due ragazze diverse, non c'era nulla da fare...
"Il deserto cela molte cose, non è solo sabbia...Devi imparare ad andare oltre..."
Constatò lui mentre, con piglio sicuro, continuava a dirigersi verso il mare.
Tsubasa si fermò in prossimità della riva.
L'andirivieni delle onde lambiva i suoi piedi che poco a poco affondavano nella sabbia bagnata. Chiuse gli occhi.
Si lasciò affondare per meglio percepire la consistenza dei granelli... Come per sentirsi più sicuro, ben in equilibrio.
Alzò la testa verso il cielo e respirò profondamente.
Era bella la sensazione della brezza sulla pelle.
Rilassò il corpo e, con le braccia leggermente aperte, lo offrì all'abbraccio del vento che si faceva più forte.
Si stava rannuvolando, il cielo non prometteva nulla di buono.
Kumiko scrutava il ragazzo rapita e in silenzio.
Temeva che con le parole avrebbe turbato quella visione ammaliante, facendola svanire.
Era Bellissimo....Bellissimo e sconvolto. Attraente e solo. Meravigliosamente malinconico e ferito, disperatamente teso alla ricerca dell’amore. Notò che l'espressione colpevole del risveglio, quando l'aveva allontanata dopo quel profondo ed eloquente bacio, aveva abbandonato il suo viso.
Ora era perfettamente disteso e sereno.
Kumiko si avvicinò e alzandosi sulla punta dei piedi gli bisbigliò all'orecchio...

"Io ti amo Tsubasa...Ti amo, perché non scegli me? Abbandona il tuo fardello. Il passato è passato, non tornerà...E' solo il ricordo di un attimo, non c'è più...Non tornerà, non tornerà..."

 

Continua...

 

 

 

N.B.

Lo spunto per questa storia mi è stato offerto da una novella tedesca “Germelshausen” scritta da Friedrich Gerstacker. Questa storia, nel 1954, ispirò un musical della MGM “Brigadoon”. Dal musical, Vincent Minnelli, trasse l’omonimo film. Fu il suo primo film girato in Cinemascope.

  
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