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Autore: Ulisse85    16/08/2011    2 recensioni
La Morte... una storia di omicidi inspiegabili. Il sovrannaturale si mischia alle vicende di vita quotidiana di Marco e Ettore... lungo un cammino che li porrà a confronto con se stessi e con qualcosa di molto più grande di loro.
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Venerdì 14 gennaio

 

Dopo appena una settimana da un grave lutto, è già ora di piangere una nuova perdita: quella del noto imprenditore Nicola Biago. Questi è deceduto nella notte fra il 12 e il 13 gennaio, nella sua casa di campagna, per cause ancora sconosciute. Una lettera rinvenuta accanto al corpo sembra avvalorare l’ipotesi del suicidio. L’imprenditore era rimasto gravemente ferito, già due anni fa, in un grave incidente, in cui aveva perso la vita sua moglie. Le conseguenze dell’incidente lo avevano costretto su una sedia a rotelle e alla assistenza continua di due infermieri. La sua situazione sembra essere una delle cause scatenanti del suicidio. Le sue ultime parole sono rivolte ai figli: “…addio miei cari, figli miei. … perdonatemi se vi abbandono, tra poco mi ricongiungerò con la vostra amata madre.

 

Ettore Anselmi; M.B.

 

 

Sia Ettore che Marco stavano rileggendo l’articolo: “un buon esordio, direi”

Il ragazzo rispose con un sorriso di ringraziamento.

Era da tempo che sperava di riuscire a scrivere qualcosa sul giornale, ma di certo non si aspettava di scrivere il suo primo pezzo così presto.

Ma la politica del giornale era quella di far rompere subito il ghiaccio ai giovani giornalisti. E soprattutto era la politica di Ettore.

Egli aveva dovuto fare molta gavetta prima di scrivere due righe sul giornale dove lavorava da giovane. Non riteneva una politica intelligente quella di non dare spazio ai nuovi. Il preconcetto per cui uno poteva avere diritto di fare tante cose solo dopo un sacco di anni di apprendistato lo trovava spesso nocivo.

Più svariate fossero state le età dei giornalisti, dei politici e di tutte le persone economicamente e socialmente attive e più punti di vista differenti sarebbero entrati nel confronto.

Marco si stava ancora crogiolando nel rileggere il proprio articolo, quando arrivò il Direttore.

Questi entrò senza bussare e dopo un veloce “congratulazioni…bravo” rivolto al ragazzo passò a quello che aveva da dire e che gli premeva dire: erano arrivati i risultati delle analisi effettuate sul primo decesso, quello di Michele de Giovanni.

L’analisi grafologica ha confermato che la lettera d’addio è stata effettivamente scritta di suo pugno.. insomma è opera sua…”

Ettore fece cenno come a dire : ovvio … ce lo aspettavamo.

..ma una cosa strana c’è ” continuò il direttore “non si capisce quale sia la causa del decesso”

Marco ed Ettore si scambiarono uno sguardo perplesso: “che vuol dire?”

Il direttore cercò di riportare in poche semplicistiche parole la questione: “è come se avesse semplicemente smesso di vivere…”

cioè gli si è fermato il cuore” provò Marco,

.. ma non sanno perché ?” rincarò Anselmi.

Il direttore cercò di spiegare un qualche cosa che la scientifica gli aveva spiegato, ma che nemmeno lui era sicuro di aver capito: “no. Non si è fermato un organo causando il blocco degli altri come nel caso di infarto. Tutto in lui si è spento simultaneamente, come un telefono cellulare a cui si levi la batteria. La vita ha cessato di scorrere in lui e basta..”

Finendolo di dire si sentiva quasi più perplesso lui dei due che lo stavano ascoltando. Intanto ognuno dei due stava pensando ad una osservazione o anche una domanda intelligente da fare.

Ma la questione era contemporaneamente semplice ed incomprensibile.

Se nei ragionamenti teorici si poteva sempre trovare una risposta, se la scienza affermava che qualcosa era inspiegabile, si doveva chinare il capo.

Un silenzio imbarazzante sembrava sottolineare l’aria chiusa dello studio.

Comunque Ettore concluse che era inutile scervellarsi sulla questione.

Allora decise di portare Marco da Antonella per fargli imparare una cosa nuova: come funzionava l’archivio dati del giornale.

Sarebbe stata un’esperienza piacevole per il ragazzo. Sorrise al pensiero.

Quindi invitò Marco a seguirlo ed andarono in sala informatica, dove, come in ogni venerdì pomeriggio che si rispetti, c’era solo chi era obbligato ad esserci: Antonella Sifisi.

Sala informatica” era una definizione pomposa per indicare uno stanzone con 4 computer, 2 dei quali si potevano ritenere gli antenati dei computer moderni. Ma dentro nascondevano una potenza insospettabile: avevano la scheda madre e video “truccate”, ed usandoli si notava subito.

La stanza era molto alta, come tutte quelle della Casa Bianca.

D’altronde c’era solo quel piano, sopra una soffitta, che fungeva da magazzino, e sotto la sala stampa.

Questa di giorno rimane va chiusa. Poi quando tutti se ne andavano casa, arrivava Lucio che chiudeva le altre porte ed andava di sotto a premere il “sacro bottone della messa in stampa”.

Antonella era seduta all’ultimo computer, quello vicino al termosifone.

Era sempre molto freddolosa. Ma quest’anno aveva ragione: faceva veramente un freddo glaciale.

Anselmi fece le presentazioni.

Quindi si congedò: doveva fare qualche telefonata e poi fra due ore era finita la settimana lavorativa e avrebbe potuto godersi un week-end con la sua famiglia.

Quindi diede appuntamento al ragazzo a lunedì e si allontanò.

Marco non ne era dispiaciuto: Antonella sembrava simpatica, e non avendo niente da fare, bendisposta a spiegargli quello che aveva bisogno di sapere sull’archivio dati de L’Orizzonte.

..come mai a 25 anni stai ancora finendo i corsi per diventare giornalista?” chiese lei mentre caricava il programma.

perché prima mi sono laureato in filosofia… tu invece?”

io ho finito da un pezzo.. “ sorrise

si questo lo immaginavo – Marco temette di aver formulato male la frase , sembrava voler insinuare che fosse vecchia, quindi aggiunse - visto che già lavori al giornale, ma intendevo: in cosa sei laureata?”

scienze della comunicazione” rispose lei, senza staccare gli occhi dal monitor.

Che si fosse urtata? Poi girandosi verso Marco… “scusa la lentezza, ma è un po’ sovraccarico il programma.” Solo adesso notò che stava seduta con le gambe incrociate nonostante la sedia girevole e i jeans stretti.

Quindi la ragazza si stirò all’interno del suo largo e comodo maglione grigio chiaro con sopra ricamato un fiore viola… e disse “comunque guarda che ho solo 32 anni”.

Marco si aspettava quella precisazione, e sorrise imbarazzato.

Lei finì di stirarsi, così Marco ebbe modo di notare che non indossava né orecchini ne braccialetti, solo uno di corda, di quelli che si regalano per farsi ricordare.

Un bip.

Il programma era riuscito nella titanica impresa di partire. Quindi si misero all’opera… o meglio lei si mise a illustrarne in stile guida turistica il funzionamento, mentre Marco cercava di carpire ogni parola ma anche ogni movimento di quella graziosa 32enne.

Le due ore di lavoro rimaste passarono in modo estremamente veloce.

   
 
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