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Autore: GenGhis    17/08/2011    11 recensioni
Questi racconti nascono principalmente da molto tempo libero, uniti ad una notevole capacità di elaborare idiozie e trascriverle su carta. Non mi andava di dover scrivere sempre le stesse cose, quindi non c'è un vero e proprio tema che accomuna queste storie. Solo, appunto, tanto tempo libero e la stessa penna.
Genere: Demenziale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Racconto 4
Cena in famiglia

* * *



-Ma’, mi passi il sale?
-E alzati, una buona volta…
-Sono stanco. Oggi mi sono svegliato che mi faceva male il collo.
-E io ho lavato il bagno! Chi si è stancato di più?
-Ma possibile che ogni volta che torno a casa devo sentire voi che litigate? E Dio santo.
-Buona questa carne, mamma.
Angelica riceve il prevedibile calcio negli stinchi senza fiatare, e osserva il fratello mimarle un “ruffiana” dopo averla assalita da sotto il tavolo. Vorrebbe esternare a tutti i commensali il suo risentimento, ma preferisce non aggiungere ulteriore legna al fuoco. Quindi la pedata se la prende e tace, ma ciò non vuol dire che non attuerà un’adeguata vendetta.
-Dopo pranzo mi puoi restituire i cd che ti avevo prestato? Perché li hai ritrovati, vero?
-Ah, giusto! Hai messo in ordine la tua stanza, una buona volta?
Esiste un piacere più primigenio di quello che investì Angelica nel vedere suo fratello, sentendosi braccato come un topolino di campagna circondato da un gruppo ben nutrito di bisce assetate di sangue di roditore, guardarsi attorno sinceramente spaesato?
-No ma’. Ti ho detto che mi sono svegliato che mi…
-Non è possibile! Sarà un mese che ti ostini a vivere in quel caos.
-Simone, tua madre cucina tutti i giorni, anche se non si sente bene. Credi di vivere in un albergo?
-Io? Ma se l’ho messa in ordine l’altro ieri al massimo.
-Davvero? Strano, perché io ricordo che tua sorella ti ha chiesto i cd che ti ha prestato almeno una settimana fa, e tu non riuscivi a trovarli.
 -Sì, okay, okay. La metterò in ordine domani, giuro. Tanto ci sono abituato al fatto che mi trattiate come un bambino, no? Invece Angelica no, lei è così brava…
-Silenzio.
Suo padre allunga il collo verso il televisore, e stringe le palpebre come fa sempre quando vuole mettere meglio a fuoco qualcosa e ha dimenticato gli occhiali nella tasca della giacca. Scorrono le foto di una ragazzina bruna, con occhi piccoli e neri, che sorride imbarazzata in diverse situazioni. Abbracciata ad alcune coetanee, vestita da Biancaneve al centro di una sala coperta da coriandoli, avvolta in una grossa sciarpa e con un minuscolo cagnolino in braccio…
-Niente di nuovo, mi sembra.
-Sta’ zitto. Voglio sentire.
Lo speaker parla con voce piatta, rivolge le solite domande ad un’ipotetica polizia che probabilmente nemmeno lo sta ascoltando, poi torna a descrivere per l’ennesima volta le circostanze dell’assassinio. E’ piuttosto patetico, vederlo utilizzare termini animosi come “delitto efferato” utilizzando sempre lo stesso tono monotono e inespressivo.
-Dio mio, non sopporto più di vedere la sua faccia ovunque! Come se fosse morta solo lei!
-Finché non trovano il corpo… Secondo me questo non lo risolvono, altro che questura di Parma e questura di Salerno. Va dritto dritto fra gli archiviati, sentite che vi dico io.
-…E poi non è che sia un onore, essere famosa per questo motivo.
Simone fa spallucce, e torna ad abbassare lo sguardo sulla sua fettina di vitello. Il resto della tavolata è ancora interessato al servizio, che ora si dilunga sui conflitti interni della famiglia nella foto, stretta attorno ad una torta che recita “Tanti Auguri Carla e Piero”. Il giornalista conclude il suo monologo senza battere ciglio, con qualche parola di solidarietà per gli amici e i familiari.
-Amen. Ci vediamo un dvd?
-Proponi.
-Io sono troppo fiacca per rimanere sveglia. Finisco di caricare la lavastoviglie e vado a dormire.
-Dài, ma’. Puoi sceglierlo tu il film, se rimani a vederlo.
-Anche se la mia scelta fosse “Via col vento”?
-In quel caso vado a dormire. Anzi, in realtà in ogni caso vado a dormire. Sono stanchissima.
Angelica si alza, e mugugnando un “buonanotte” generico entra in camera sua. Si sfila una felpa slabbrata color melanzana, e slaccia i jeans. Come sempre, prima di infilarsi il pigiama e buttarsi sotto le coperte, osserva il suo nuovo corpo. Non le fanno schifo quelle cicatrici sanguinolente che le attraversano l’intero torace, e si allungano fino alle cosce; più che altro la lasciano ingenuamente affascinata. Di sicuro non si abituerà mai a ritrovarle su di sé, quando si scruta nel riflesso dello specchio.
Si infila una camicia da notte pulita, un po’ infantile per la sua età, ma che ha il potere di farla sentire rassicurata. Ovviamente, il suo talento non può nulla o quasi contro la cosa con la quale dovrà dibattersi durante la notte. Fa sempre lo stesso incubo: sogna il suo corpo lasciato a marcire in una palude poco lontano da casa, e un uomo malvagio che la fissa dalla riva. Poi sale sul suo pick-up rosso, in cui tiene una foto scattata il giorno dell’anniversario dei suoi genitori, dove ci sono tutti e quattro attorno alla torta, e va via sgommando.
  
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