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Autore: FRC Coazze    18/08/2011    16 recensioni
E se in una notte di fine ottobre 'qualcuno' fosse corso in aiuto ai Potter? E se questo qualcuno fosse riuscito a salvare la giovane Lily? E se sempre questo qualcuno fosse una persona innamorata da sempre di lei? E se Harry fosse scomparso?
Troverete risposta (forse) a queste domande nelle mia ff!
Dal primo capitolo: "Silente si era accostato ancora. La sagoma che giaceva accanto alle ginocchia della professoressa ora aveva un volto… e, per la miseria, anche un nome! Oh, Albus conosceva bene il colore di fuoco di quei lunghi capelli… conosceva bene i lineamenti freschi di quella giovane donna: Lily Evans giaceva lì, sul freddo pavimento, svenuta e con una sanguinante ferita sul petto… ma viva!"
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Principe della Notte'
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Capitolo 2

UNA VECCHIA BALLATA



“Don’t cry my Fiery Princess,
I’m your Prince from the Night.
Don’t cry, it will be all right.
Let me be a kiss, let me be a caress.”


 

“E’ inaudito! -Stava quasi urlando la voce di Poppy Chips. –E’ inaudito! La ragazza ha bisogno di tranquillità! Non può rimettersi da una ferita come quella con intorno una banda di scapestrati!”

“Vorrei farti notare, Poppy, -rispose sorniona la voce di Silente –che quegli ‘scapestrati’ sono gli studenti della scuola.”

“Poco conta chi siano. –Riprese l’infermiera, burbera. –Questa ragazza è viva per miracolo, ha appena visto la sua famiglia spazzata via… e i suoi studenti, signor preside, farebbero andare chiunque sull’orlo di una crisi di nervi!”

“Tecnicamente non sappiamo se la sua famiglia sia stata effettivamente spazzata via…” Cominciò Silente.

“Non importa. Le trovi un luogo tranquillo in cui possa rimettersi in pace!” Esclamò la voce perentoria di Madama Chips poco prima che i suoi passi si allontanassero verso il suo uffico.

“Facile a dirsi…” Mormorò Silente.

“Non possiamo tenerla qui, Albus. -Intervenne la voce della McGranitt. –Questo non è il luogo adatto per la degenza di un’auror e membro dell’Ordine.”

Severus grugnì cercando di scacciare dalle sue orecchie quelle voci fastidiose. Si strinse di più nelle lenzuola calde e profumate voltandosi su un fianco, gli occhi serrati nel tentativo di trattenere quelle ultime gocce di sonno che non erano state asciugate dalle voci intorno a lui. Trasse un sospiro di sollievo quando queste si estinsero, fagocitate da un silenzio benedetto. Il giovane si rilassò cercando di recuperare quel poco di sonno che poteva ancora concedersi prima dell’inizio delle lezioni.

Un raggio di luce chiara gli colpiva la schiena facendo correre le sue dita fresche su di lui, massaggiando le sue spalle, mentre il silenzio lentamente lo cullava un poco prima di passarlo di nuovo tra le braccia del son…

“Ah, siete qui! –Sbraitò la voce di Malocchio Moody mentre la porta dell’infermeria sbatteva con violenza. –Vi ho cercato per tutta la scuola, dannazione!”

“Alastor! -Esclamò Silente. –Ti pare il modo di entrare in un’astanteria?!”

“Come stanno i ragazzi?” Chiese Moody avvicinandosi con passo pesante.


“Che cosa è successo, Alastor? Perché non avete raggiunto i Potter?” Domandò la McGranitt con un filo di irritazione teso ad intrecciarsi tra le parole.

“Tutta Godric’s Hollow era circondata di Mangiamorte. Siamo stati bloccati. Grazie al cielo non abbiamo avuto feriti, ma non c’è stato verso di superare il cordone. Il Signore Oscuro voleva essere certo che nessuno interferisse.” Disse l’auror.

“Già, ma non aveva tenuto conto del nostro Severus.” Osservò il preside ed il suo sguardo si posò sul giovane rannicchiato nel letto più prossimo a lui, stretto nel lenzuolo bianco come a cercare un più intimo contatto con il suo candido abbraccio.

Anche Moody guardò il ragazzo. Severus era riuscito dove lui e l’Ordine avevano fallito, in un certo senso era grato per questo: Lily era viva, se fossero riusciti a convincere il giovane a rimanere ad Hogwarts probabilmente ora lei giacerebbe sotto ai ruderi della casa insieme alla sua famiglia. Dall’altro lato, però, non riusciva a smettere di darsi dello stupido per non aver considerato l’evenienza di un cordone di Mangiamorte intorno al paese.

“Avete notizie del piccolo Harry? -Domandò Minerva portando tutti gli sguardi su di sé. –E’ vivo?

“Beh, tutto quello che sappiamo è che…” Cominciò Malocchio, ma venne interrotto da Madama Chips mentre rientrava a passo di carica nella sala con in mano bende pulite e una boccetta di colore blu notte.

“Ma insomma!- Abbaiò la medimaga. –Questo è un ospedale non un bar! Se volete parlare andate da qualche altra parte! E smettetela di fare capannello davanti ai letti di questi ragazzi! Fuori!”

“Venite… lasciamo Madama Chips ai suoi pazienti. -Disse Silente facendo segno alla professoressa ed all’auror. –Continueremo la discussione nel mio ufficio.”

I tre si incamminarono lentamente verso l’uscita mentre l’infermiera osservava attentamente i loro passi come ad accertarsi che se ne stessero davvero andando.
Quando la porta si fu richiusa dietro alla professoressa McGranitt, Madama Chips tirò un respiro di sollievo.

 

“Oh, che Merlino sia lodato!” Sospirò. Poi appoggiò delicatamente le bende e la boccetta sul comodino tra i letti di Lily e Severus e si voltò verso la ragazza. La luce fresca della luna ancora incorrotta dai raggi balzani dell’alba accarezzava dolcemente i suoi capelli di fuoco animando le mille scintille chiare che riposavano su di essi e facendole danzare al suono del suo flauto. Le sue dita accarezzavano la pelle chiara della giovane come a consolare il suo sonno augurandole bei sogni e cantando struggenti ninnananne. La medimaga sovrappose le sue dita calde a quelle solcate dai brividi dell’astro scostando una ciocca di capelli rossi dalla fronte di Lily.

Sorrise. Poi scostò le lenzuola scoprendo il petto della giovane. La fasciatura non era più corrotta dalla ruggine del sangue tuttavia mostrava le macchie giallognole della polvere che la medimaga aveva spalmato sulla ferita e che stata assorbita voracemente dalla stoffa.

Madama Chips fece svanire le vecchie garze con un colpo leggero della bacchetta. Osservò attentamente la ferita e scosse la testa: non era riuscita a capire cosa potesse averla causata, tuttavia non era impregnata di magia oscura o altro, era semplicemente un lungo e profondo taglio che attraversava il petto della giovane da sopra la spalla destra sin oltre al cuore, e per questo era bastato un po’ di dittamo ed il giusto incantesimo per pulire e rimarginare la ferita.

La medimaga agguantò la boccetta di spesso vetro scuro, la stappò con un po’ di fatica, quindi ripose il tappo di sughero sul comodino e fece scendere qualche grammo di finissima polvere biancastra sulla mano. Posò la boccetta ancora aperta e passò le mani intrise di dittamo sulla ferita di Lily che ormai stava cominciando a guarire. Sarebbe bastato quello da allora in avanti, niente più incantesimi per aiutare il taglio a rimarginarsi.

La guaritrice spalmò con delicatezza la polvere sulle labbra rosse fuoco della ferita la cui pelle lo leccava avida, in cerca di un po’ di sollievo. Madama Chips si versò un altro poco di dittamo sulle dita e lo passò nuovamente sulla ferita lasciandovi uno strato bianco latte brillante che scintillava come metallo fuso alla luce ancora intensa della luna. Sospirò con un sorriso mentre prendeva alcune delle garze pulite e le avvolgeva intorno al petto di Lily prima di rimboccare nuovamente il lenzuolo alla ragazza. La guardò ancora per qualche istante con occhio critico: la giovane dormiva serenamente sotto l’effetto dei sedativi… e si sarebbe svegliata lontana da Hogwarts, in un luogo sicuro dove Silente e l’Ordine l’avrebbero protetta.

Finì di comporre quel pensiero e si voltò verso il letto dietro di lei: Severus era sdraiato sul fianco e le dava la schiena. Si protese verso di lui. Minerva le aveva detto di aver pulito e bendato la sua ferita e di avergli dato un calmante… e aveva fatto bene, pensò Madama Chips, il ragazzo era davvero troppo teso quando aveva fatto ritorno con Lily poche ore prima e l’occhio di una medimaga analizza sempre tutto, anche persone e comportamenti estranee al suo paziente del momento.

Posò lievemente una mano sulla spalla del giovane. Severus si mosse un poco, poi si voltò verso di lei, gli occhi tenebrosi scintillanti  e acuminati, una ciocca di neri fili di ossidiana gli ricadeva sull’occhio destro lasciando trasparire la sua luce come in tanti piccoli frammenti di specchi.

“Tutto bene, giovanotto?” Gli domandò Madama Chips con tono analizzatore.

Severus non parlò, ma annuì con un cenno stanco del capo.

“Fammi dare un’occhiata.” Ordinò l’infermiera con voce perentoria mentre con un cenno del capo lo invitava a mettersi seduto. Severus obbedì tirandosi su e appoggiando la schiena nuda contro il freddo legno della testata del letto.

Poppy Chips osservò con occhio perplesso la fasciatura che il giovane aveva intorno ai fianchi: Minerva McGranitt sarà anche stata un’ottima insegnante di trasfigurazione, ma fosse lodato Merlino che non aveva deciso di studiare da medimaga!

Madama Chips borbottò qualcosa di incomprensibile mentre si impegnava a svolgere la fasciatura debole e mal fatta. Sfilò la garza macchiata di dittamo e la gettò in malo modo sul pavimento, la ferita che nascondeva quasi vergognandosene non si era rimarginata del tutto e ancora stillava piccole gocce di rosso liquido che fluivano sulla pelle pallida rigandola come fiumi di fuoco in un deserto di sale.

La medimaga scosse la testa mentre afferrava un panno pulito che giaceva abbandonato sul comodino. Lo passò leggermente sul taglio pulendolo dal sangue e dalle macchie bianche del dittamo applicato dalla professoressa di trasfigurazione.

Severus osservò distrattamente il panno candido che scorreva morbido sulla ferita ancora bruciante, lo fissava senza davvero vederlo, le iridi di brace perdute negli altrettanto oscuri labirinti del suo spirito. Sotto ai suoi occhi, sentinelle dormienti, le mani della medimaga applicavano con maestria la polvere biancastra passandola tra le palpebre piangenti della piaga come un fazzoletto di seta ad accarezzare ed asciugare le lacrime vermiglie. Le bende vennero subito dopo a coprire, poco più chiare della pelle del giovane, quelle carminie palpebre serrate, profeta bendato, messo sanguinante dei suoi confratelli più profondi e oscuri.

Madama Chips strinse bene le garze e le fissò, poi alzò lo sguardo sul viso imperscrutabile del giovane.

“Ecco fatto. –Affermò soddisfatta. –Non sforzarla troppo e guarirà in fretta.” Il giovane la osservò senza dire una parola.

In quel mentre la porta dell’infermeria si socchiuse e fece capolino il naso adunco di Silente. Madama Chips lo guardò cupa mentre anche il resto del preside entrava nella sala chiudendosi silenziosamente la porta alle spalle.

Silente alzò una mano rugosa verso l’infermiera  a scusarsi per l’intrusione e come muta promessa di non disturbare.

“Vorrei parlare con Severus qualche istante.” Disse lentamente mentre si avvicinava. Il ragazzo posò lo sguardo sul preside mentre Madama Chips annuiva e si allontanava con passò svelto dopo aver recuperato il dittamo e fatto sparire le bende che ancora giacevano sul pavimento.

Silente sospirò sedendosi pesantemente sul bordo del letto di Severus. Si tolse gli occhiali a mezzaluna passandosi una mano rugosa sugli occhi cilestrini. Trasse un secondo, profondo, respiro quando alzò gli occhi sul giovane senza rimettersi gli occhiali, quasi volesse vedere davvero Severus, senza che l’immagine venisse alterata dai giochi delle lenti.

“Severus, -iniziò il preside, -innanzi tutto vorrei chiederti scusa. Ho cercato di trattenerti quando, invece, avrei dovuto correre là fuori insieme con te. E ho perso tempo.

Pensavo di averne ancora un po’… per preparare un piano… per portare via tutti e tre da quella casa prima che Lui arrivasse… ma ho fatto male io miei calcoli. Io ho permesso che Voldemort uccidesse James Potter e, forse, il bambino. Io ho permesso che arrivasse fino a loro. Io ho convinto Sirius Black e Remus Lupin a non correre a Godric’s Hollow come hai fatto tu, io li ho convinti ad andare con Alastor. Ed ora loro, come tutti… come te, anche… non riescono a perdonarsi di non essere arrivati in tempo, di non essere riusciti a salvare i loro amici. Perdonami. La colpa è solo mia.” Severus lo guardava, le parole del preside entravano nelle sue orecchie rimbombando fastidiosamente. Colpa sua? Silente stava dicendo di avere lui la responsabilità di quello che era successo? No. No la colpa non era sua… la colpa era di Voldemort… era sempre stata di Voldemort. Ed era sua… sì, sua! Di Severus Piton, del Mangiamorte che aveva portato in salvo la madre abbandonando il figlio.

“E’ stata colpa mia, signore. –Disse lentamente, dando sfogo ai suoi pensieri. –Io ho abbandonato là quel bambino. L’ho lasciato solo alla mercé del Signore Oscuro.”
Silente scosse il capo, levando una mano rugosa ad interrompere lo scrosciare, così spiacevole, delle parole dell’altro.

“Non hai nessuna colpa, ragazzo mio. –Disse tranquillamente, abbassando la mano. –Non potevi fare altro. Minerva ha detto che hai parlato di un’esplosione…”

“Sì. Non so cosa o chi l’ha provocata. –Il ragazzo scosse la testa. –C’è stato solo un lampo bianco, come una folgore e poi… e poi un boato… un forte boato. La casa ha tremato. Le finestre sono andate in frantumi lanciando vetri e schegge di legno in tutta la stanza.”

“Avrò modo di indagare anche su questo. –Fece Silente pensieroso. –La vera incognita, ora, riguarda il bambino.”

“Che vuol dire?” Chiese Severus guardando il preside con occhi interrogativi.

“Vuol dire che non sappiamo cosa ne è stato di lui… è semplicemente sparito.” Disse Silente in tono grave.

“Significa che qualcuno l’ha portato via?” Domandò il giovane, sperando di ricevere una risposta certa. Ma le sue aspettative vennero deluse. Silente scosse il capo socchiudendo i penetranti occhi azzurri.

“Non lo sappiamo. Non sappiamo se è vivo, se è morto, dove sia in questo momento…” Disse quasi in un sussurro.

“E’ assurdo.” Osservò il giovane. Poi il suo sguardo si posò sulla ragazza addormentata nel letto accanto al suo. Era la prima volta che osava posare gli occhi su di lei da quando l’aveva poggiata a terra all’ingresso del castello. Era bellissima. Lo era sempre stata. Alcuni ricci di quegli splendidi capelli color del fuoco sfioravano tepidi le sue guance candide. Sembrava una di quelle creature fatate che decantavano gli antichi miti… una scintillante regina degli elfi proveniente da arcaiche leggende. Una principessa di fuoco. Una figlia dell’arcobaleno. In quel momento gli tornò in mente una vecchia ballata… una di quelle che canticchiava sempre Brix… forse l’aveva cantata proprio a lui una sera, quando aveva appena abbandonato la via della Magia Oscura e Brix si prendeva cura di lui. Parlava di una Principessa di Fuoco e di un Principe della Notte… come faceva il ritornello?... 

Don’t cry my Fiery Princess,
I’m your Prince from the Night…


Le parole gli echeggiarono dolci nelle orecchie… gli parve di sentire la voce roca e gentile di Brix accanto a sé che canticchiava lentamente quelle parole…

Don’t cry, it will be all right.
Let me be a kiss, let me be a caress…


E la prima strofa parlava del Principe della Notte. Lui avrebbe cavalcato fuori dall’oscurità per lei, aveva ripudiato la via di suo padre, Re dell’Ombra, e avrebbe attraversato i mari per giungere a lei… perché solo lei poteva salvarlo, alla fine, solo un suo bacio di fiamme gli avrebbe ridato la vita…

Chiuse gli occhi, lasciandosi avvolgere dalla melodia suadente della ballata. Avrebbe voluto essere il principe protagonista di quella canzone arcana. Lui aveva lasciato indietro la sua tenebra, aveva cancellato il suo marchio, reciso le catene… aveva offerto la spada al Re degli Elfi per combattere l’ombra di chi aveva chiamato padre… e aveva ricevuto la vita attraverso la dolcezza della principessa. Sorrise amaramente: lui cosa aveva fatto? Aveva offerto completamente la sua vita alla luce? No. Ed il suo Marchio era ancora lì, ben visibile, così come l’oscurità che si scuoteva dentro di lui lacerandogli l’anima con i suoi spasmi… e la sua principessa l’aveva perduta molti anni prima.

“Severus? –La voce di Silente interruppe i suoi pensieri, trascinando a forza i suoi occhi verso il preside, -Severus, mi stai ascoltando?”

L’interpellato non rispose. Silente sospirò, i suoi occhiali a mezzaluna erano tornati al loro posto, misteriose lune che contenevano il cielo dei suoi occhi.
“Stavo dicendo che, secondo me, dovresti occuparti tu di Lily.” Disse l’anziano preside con un sorriso.

“Io? –Ripetè Severus, confuso, -Ma io ho un lavoro, qui… come posso insegnare pozioni e occuparmi allo stesso tempo di lei?”

“Non puoi più insegnare qui, ragazzo. Almeno per un po’. E’ troppo pericoloso. –Iniziò Silente, alzandosi –Voldemort ti darà la caccia, Severus. Non accetterà la sconfitta che gli hai inferto ieri sera… ti cercherà… cercherà Lily… Non potete rimanere qui. Lui sa che lavori ad Hogwarts, Severus, ed è in questo castello che verrà a cercarti. Ed io ho già sulla coscienza quello che successo con i Potter, non posso permettermi di mettere a rischio la tua vita, quella di Lily e quelle degli abitanti di questo castello.”
“E dove andremo?” Domandò allora Severus.

“A casa mia. E’ un luogo sicuro e tu lo sai.” Rispose Silente.

“E crede che il Signore Oscuro non sospetterà che…” Cominciò, ma Albus lo interruppe.

“Non penserà che io mi esponga tanto per voi due… non sa che l’ho già fatto per te, Severus. Lui ignora che tu abiti con me… che hai sempre vissuto con me, da quando sei venuto a cercare il mio aiuto.” Silente sorrise. Severus lo guardò sospettoso per qualche secondo, mentre ponderava ciò che il preside aveva appena detto, poi accennò un assenso con il capo.

“Bene. Provvederò a farvi trasferire subito. Brix si occuperà di voi.” Disse Silente sorridente, mentre passava lo sguardo da Severus alla giovane addormentata.
Severus allontanò i suoi occhi dal preside per posarli di nuovo su Lily. La sua migliore amica. Era rimasta sempre ‘la sua migliore amica’, anzi, nel profondo era molto di più per lui, anche se lei non gli aveva più parlato, anche se lei non l’aveva perdonato… anche se lo aveva allontanato lasciando in balia del dolore, dell’odio e dell’oscurità. Ora che cercava disperatamente di risalire da quel baratro in cui era caduto, ora che si sentiva così stanco di arrampicarsi lungo quelle pareti di rocce appuntite che gli tagliavano le mani e aprivano ampie ferite nella pelle del suo cuore già martoriato… ora avrebbe avuto bisogno della sua Principessa di Fuoco, voleva sperare che questa l’avrebbe accettato, che non l’avrebbe respinto come aveva già fatto una volta… che gli avrebbe dato una seconda possibilità. Aveva gettato via la sua copertura come spia, si era mostrato a Voldemort per il traditore che era guadagnandosi una condanna a morte certa che pendeva su di lui come una spada di Damocle… aveva cavalcato fuori dall’Ombra ed era venuto per lei, dolce figlia dell’arcobaleno. Solo per lei.

"I ride from the Shadow,
I’m coming for you.
Sweet daughter of the rainbow
Shining on the gates of blue."



 

*******

 

Eccomi! Finalmente ho finito il secondo capitolo. C'è voluto un po', ma alla fine è arrivato... un pochino più corto del precedente, ma ho dovuto chiudere la scena prima che si spostasse a casa di Silente.
Nel prossimo capitolo ci troveremo nella dimora del preside, come accennato, con Severus che si occuperà di Lily insieme a Brix. Chi è Brix? Aspettate la prossima puntata!
Piccolo appunto la "Ballad of the Prince from the Night" è tutta farina del mio sacco! L'ho scritta direttamente in rima in inglese seguendo le regole poetiche della ballata italiana, quindi non fate i furbini a scopiazzarla in giro, please! Ah, e un'altra cosa, il ritonello della ballata che ho inserito all'inizio del primo capitolo l'ho spostato in questo perchè mi sembrava più adatto.

Prima di chiudere, altrimenti divento noiosa, un piccolo sondaggio: volete che Harry sia ancora vivo oppure no? Rispondetemi ed io pondererò le vostre impressioni per decidere se farlo vivere o meno.

 

  
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